Egregi signori
ci rivolgiamo a tutti coloro che sono responsabili del benessere degli animali e della legalità delle strutture che li accolgono a Pomezia e comuni limitrofi (amministratori, ASL, prefetto, carabinieri, polizia) ma in particolare ai sindaci (sotto la cui tutela la legge pone gli animali d'affezione) e ai veterinari che dovrebbero riconoscere con facilità quando il benessere si trasforma in malessere, la salute in malattia, l'igiene in sporcizia e le regole in illegalità.
Il canile privato Le tre Querce, convenzionato con i vari comuni della zona, non soltanto ha fagocitato denaro pubblico sul malessere, la malattia, la sporcizia, l'illegalità ma ha reso la vita degli animali una vera tortura tanto che a più riprese è stato posto sotto sequestro.
In questo momento gli animali che non sono morti, nè trasferiti, sono più reclusi che mai, prigionieri oltre che delle loro gabbie anguste anche della privazione dei volontari che non vengono più ammessi tanto che ai cancelli sono stati posti lucchetti a sottolineare quanto poco la libertà e la trasparenza entrino in quel luogo.
Denunciamo quindi la superficialità e l'arretratezza morale delle istituzioni che consentono tali comportamenti, che si permettono di disertare la legge sia nella lettera che nello spirito mentre ne pretendono il rispetto dai cittadini e che su questa licenza costruiscono la loro arrogante impunità.
I cani non sono oggetti, sono creature sociali, hanno bisogno di contatti e di affetti, del rispetto delle loro caratteristiche etologiche.
Chiediamo quindi che le gabbie vengano aperte, i lucchetti eliminati dai cancelli e i volontari lasciati liberi di entrare a dare il loro affetto e il loro aiuto ad animali che hanno molto sofferto.
Ci aspettiamo un risveglio di coscienza.
.................................GRUPPO BAIRO Onlus
articolo di cronaca in allegato: IL MESSAGGERO |