Egregi signori
E' repellente la rozzezza dell'animo di chi esalta le qualità culinarie dell'agnello.
Un cucciolo lattante, ucciso appena nato, strappato alla mamma, ancora belante, ancora con il cordone ombelicale penzoloni; una piccola creatura bianca e pura, il simbolo stesso dell'innocenza e della tenerezza; un esserino minuscolo e commovente che trasforma l'uomo in un mostro di crudeltà, in un diabolico assassino.
Chi mangia l'agnello per seguire una tradizione crudele, è un essere crudele che non rispetta la vita e rinnega la morale più semplice da capire: quella che ci impone di avere sentimenti, di difendere i neonati, di avere un animo pulito.
Non abbiamo parole!
 
"La sofferenza degli animali e la carne consumata degli animali uccisi intenzionalmente, consumano a loro volta la carne dell'uomo. Le conseguenze sono malattie ed epidemie. Sono gli effetti che seguono a queste e simili cause."
Cap. 21,8 "Questa è la mia parola"- Il Vangelo di Gesù
Vita Universale
 

...............................  GRUPPO BAIRO Onlus

                            

Firme dei sostenitori del messaggio:
 

 
p.s. articolo di cronaca in allegato
 
IL GAZZETTINO DI PADOVA
 
Domenica, 11 Aprile 2004
 
La "prova di Abramo" viene ripetuta ogni anno con l’uccisione di migliaia di agnelli. È il piatto tipico della festività
Il "sacrificio" si rinnova a tavola
Nei macelli della Bassa si è lavorato a pieno regime. Gli animali sono toscani
L'agnello è da sempre il simbolo della Pasqua. Infatti è una costante della vita dell'uomo fin dalle più remote civiltà agricole. La presenza dell'agnello era così rilevante da assumere un aspetto sacrale. La Bibbia lo testimonia a più riprese. La più emblematica è rappresentata dall'episodio della prova di Abramo e nelle prescrizioni riguardanti la prima Pasqua. E proprio dalla trazione ebraica ha attinto mondo cristiano. Nel Veneto di chiara matrice cattolica la tradizione si perpetua e rinnova ad ogni Pasqua con il sacrificio di tanti agnelli. La carne degli animali viene poi servita in una delle pietanze del pranzo pasquale.

«Non ricordo che ci sia mai stata una Pasqua senza l'agnello - dice Laura Rugolotto del ristorante Hostaria S. Benedetto di Montagnana - e credo che i nostri clienti vedrebbero minata una tradizione se non venisse servito. Insomma non è Pasqua senza l'agnello». Una carne che in ristorante viene servita con le erbette di campo, in particolare con una battuta di cime di carletti a crudo. Al ristorante Boccadoro di Noventa Padovana, lo chef e titolare del locale, Renato Piovan, è quasi sorpreso dalla domanda. «L'agnello è il piatto tipico della Pasqua. L'arrosto di agnello è una prelibatezza alla quale nessuno vuole rinunciare: mi sembra inutile strumentalizzare la macellazione di questi animali ad ogni approssimarsi del periodo pasquale. La carne di agnello venne consumata dagli Ebrei dopo la fuga dall'Egitto alla guida di Mosè. Un rito che viene perpetuato». Per rispondere alla domanda di carne di agnello in questi giorni nei macelli della Bassa padovana si è lavorato a pieno regime. Le stime parlano di seicento animali macellati provenienti in parte dagli allevamenti della zona e parte dal centro Italia, Toscana in particolare. C'è anche qualcuno che, provocatoriamente, propone di sostituire la carne dell'agnello con la pizza...

Orfeo Meneghetti

 
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