Egregi signori
La notizia apparsa sul quotidiano locale La Provincia relativa all’avvelenamento di decine di cani nella zona fra Persico, Robecco, Corte de Frati e Scandolara Ripa Oglio con morte di molti di essi, fa ricordare quanto già avvenuto nell’aprile 2004, più o meno nelle stesse zone, e segnalato al Comando di Polizia Provinciale. Allora piovevano dal cielo gazze morte stecchite, vistosamente morte avvelenate, con schiuma che usciva dal becco. Nella segnalazione effettuata via fax il 12 aprile 2004 alla Polizia Provinciale, competente in materia di fauna selvatica, era stato chiaramente indicato il pericolo rappresentato dallo spargimento o comunque dall’uso di sostanze tossiche e velenose sia per gli animali selvatici che per quelli domestici e si aveva avanzato una chiara richiesta di effettuare controlli seri per evitare il ripetersi di tali fatti illegali. Probabilmente le campagne pubblicitarie contro la presenza di animali selvatici ritenuti dannosi, accompagnate da ordinanze sindacali di abbattimento e da Piani di abbattimento messi in atto dalla Provincia, nonché le campagne terroristiche contro la presenza di cani ritenuti pericolosi ed i pericoli collegati alla presenza delle loro deiezioni (che in un mondo pressoché invaso da sostanze chimiche e tossiche pare rappresentare l’unico problema preso seriamente ed ingigantito ad arte) hanno indotto “brave persone” a liberarsi di problemi che in realtà sono inesistenti, utilizzando metodi a dir poco orrendi, oltre che contrari ad ogni legge esistente. Troppo facile l'uso dei veleni. La legge lo proibisce, lo regola ma l'assoluta mancanza ed inefficacia dei controlli, l'indifferenza verso altri esseri viventi e lo sprezzante svilimento di ogni valore morale e culturale rendono ancora il veleno la migliore arma per i castigatori, i voluttuosi amanti della morte.
Il veleno rappresenta un'arma di facile acquisto, preparazione e uso per i vigliacchi.
Nell'anonimato, nel silenzio e nell'oscurità appagano il loro orgasmo di morte.
Occorre che le Regioni emettano leggi precise contro l'uso di bocconi avvelenati ma che poi, queste leggi, le facciano rispettare.
Toscana e Umbria hanno la legge ma nessuno si impegna veramente a farla rispettare. La Regione stessa non rispetta le norme che si è data. Chi allora deve rispettare la legge? Chi deve farla rispettare?
In questo modo le leggi ritornano quello che erano: inutili, pezzi di carta, acqua sporca gettata con il bambino.
Un'istituzione che si rispetti, che onori il proprio ruolo non dovrebbe accettare l'arroganza e il disprezzo del diritto, dovrebbe trovare (perché niente è impossibile alla volontà determinata) i metodi per fermare i gesti criminali senza aspettare che "ci scappi il morto" umano.
Occorre una posizione salda, vera, sincera e non un'elemosina.
La cultura dell'odio libera la violenza e gli istinti peggiori nell'uomo che si sente autorizzato dalla tradizione e dalla mancanza di freni morali a uccidere creature indifese ma che si traduce o si tradurrà in comportamenti aberranti rivolti alla stessa società umana.
Forse l'autore, o gli autori, di questo vigliacco gesto va in chiesa e prega Dio creatore, chiede che il figlio passi all'esame, che gli aumentino lo stipendio e tante altre amenità ma davanti alla sofferenza tremenda provocata dall'avvelenamento resta imperturbabile. Una morte tanto atroce che neppure i medici riescono a guardarla senza sentirne l'orrore.
Noi, cittadini che voi rappresentante malamente, non abbiamo altra possibilità se non manifestarvi tutta la nostra afflizione e la grande amarezza.
Quando si interviene è troppo tardi, gli avvelenamenti sono avvenuti e sono tanti, in tutta Italia.
I padroni parlano per i loro cani o gatti ma nessuno ascolta.
Noi che non abbiamo sperimentato il dolore di un nostro animale avvelenato, soffriamo per quelli non nostri che, per empatia, diventano nostri e ci meravigliamo come nel cuore delle persone possa persistere, nonostante le campane suonino ogni giorno, tanta cattiveria e tanta indifferenza.
Chi vuole risvegliare la propria coscienza alla difesa attiva di valori come compassione, giustizia, mitezza e rispetto della vita; chi intende dare significato alla parola legge, saprà attivarsi, noi lo speriamo e ci contiamo perché il mare è fatto di gocce.
Enrica Boiocchi vice presidente GRUPPO BAIRO Onlus
Francarita Catelani presidente associazione U.N.A. Cremona Onlus
Roberta Ferraro commissario ENPA Cremona
firme dei sostenitori del messaggio:
p.s. articolo di cronaca in allegato
LA PROVINCIA DI CREMONA
29/11/2005
Più di 20 animali morti, 10 salvati in extremis. Le ‘polpette’ forse destinate a nutrie e volpi. Indaga l’Arma
Bocconi fatali, 30 cani avvelenati provincia di Cremona
Qualcuno, negli ultimi quindici giorni, ha disseminato di bocconi avvelenati la porzione di campagna compresa tra Corte de’ Frati, Persico Dosimo, Barbiselle e Persichello. E’ probabile volesse uccidere nutrie e volpi, presenti in gran numero in quella zona. Ma ha ammazzato una ventina di cani, alcuni da caccia, altri da guardia, altri ancora da compagnia: tutti sono morti tra atroci sofferenze, tra le colture e i loro serragli, con le pareti dell’intestino bruciate. E il bilancio avrebbe potuto essere anche più pesante non fosse stato per l’intervento dei veterinari che hanno salvato almeno altri dieci animali. Sulla strage indagano i carabinieri di Robecco d’Oglio, competenti per territorio: a loro, lo scorso sabato mattina, ha presentato denuncia il proprietario di un bastardino sopravvissuto grazie alle cure tempestive e alla lavanda gastrica. E loro, ora, compieranno accertamenti: un sopralluogo, nell’area dove presumibilmente sono state buttate le polpette killer, sarà eseguito nei prossimi giorni, una volta che si sarà sciolta la neve. Si attendono riscontri anche sul tipo di veleno utilizzato: per ora, dal momento che nessuno dei cani trovati cadavere è stato sottoposto ad autopsia, e visto che le polpette non sono state trovate e dunque non è stato possibile analizzarle, si ragiona sulla base di ipotesi. Ma il sospetto, suffragato dai sintomi e dal tipo di morte degli animali, è che possano essere stati usati liquido anti-gelo, un glicoetilenico che molto spesso risulta letale, o diserbanti. Alla stregua di un veleno potentissimo. L’unica pista che gli inquirenti si sentono di escludere è quella dell’atto intimidatorio volontario rivolto ai cacciatori: ad essere colpiti non sono stati solo cani da caccia e le colture dove tutti i cani si erano spinti poche ore prima di morire non sono frequentate esclusivamente da ‘doppiette’. Insomma, verosimilmente, chi ha sparso i bocconi non voleva ‘avvertire’ chi ama la caccia. E nemmeno cercava vendette. Sta di fatto che ha seminato morte in una fetta di provincia molto vasta, suscitato i timori proprio dei cacciatori che ora si spingono nelle campagne con maggiore diffidenza, e provocato la rabbia dei padroni dei cani morti. Senza contare che il numero delle vittime potrebbe anche essere superiore a quello conosciuto sino ad ora. (mac)
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