Egregi signori
Ci domandiamo sempre più spesso come si possa essere tanto cinici da prendere un animale fra le mani tagliarlo a pezzi, fracassargli ossa e cranio, con la stessa disinvoltura che si usa nello smontare un giocattolo. Come ci si possa sentire in pace con se stessi, quando a "fine lavoro", si buttano via i guanti macchiati di sangue e umori, si appende il camice e si esce dal laboratorio pensando alle vacanze, discutendo di politica o di sport, andare in piscina o al ristorante in compagnia di amici, parenti e affini. Eppure "gli scienziati" i "ricercatori", coloro che si occupano degli stabulari in genere, ci riescono. Conciliano così bene la sofferenza gratuita con i sentimenti più sinceri da non sembrare neppure umani, ma delle macchine.
Sono esseri che raggelano il sangue proprio per la freddezza delle loro azioni. Il loro cuore è solo una pompa che fa circolare il sangue e nient'altro. Articoli come questi riescono a suscitare in noi sensazioni terribili. Quanti sono gli animali rinchiusi in tutti gli stabulari del mondo? Miliardi? No, sono sicuramente ancora di più e tutti "vivono" (che brutto dire vivono; come si può infatti chiamare la loro una vita?) miseramente, dimenticati e mai considerati. Pensate ai topi: piccoli e così tanti. Immaginate quella scatola di plastica trasparente in cui passano le ore, i giorni, tra un esperimento e un altro. Con sofferenze che fanno star male. Un male sordo e continuo che fa rotolare dal dolore, vomitare, contorcersi come un'anguilla fuori dall'acqua. Forse squittiscono per l'immane tortura inflitta loro pochi minuti prima. Ischemia, diabete, ulcere e chissà cos'altro ancora. Pensate agli innumerevoli altri animali, di ogni tipo e dimensione. Nessuno escluso. E ditemi se questo orrore non vi fa uscire di cervello.
Questo orrore ci fa uscire di cervello e lotteremo strenuamente affinchè si perda perfino il ricordo di quell'unico demone che la terra ha partorito.
........................GRUPPO BAIRO Onlus
bairo.info
firme dei sostenitori del messaggio:
p.s. articolo di cronaca in allegato
LA REPUBBLICA
13 OTTOBRE 2005
Ulcere, l'incubo dei pazienti si cureranno con le staminali
la frontiera
CELLULE STAMINALI di derivazione fetale - che non comportano i problemi etici connessi invece che quelle embrionali - potrebbero risanare le lesioni provocate dalla mancanza di ossigeno (ischemia) nei diabetici e che rappresentano una delle complicazioni più gravi e frequenti della malattia. Ricercatori dell'università di Bristol (Gran Bretagna) e dell'Istituto Neurologico Besta di Milano hanno dimostrato che la somministrazione di cellule staminali umane di derivazione fetale (recuperate
da aborti terapeutici o spontanei) stimolano la riparazione dei tessuti in animali resi diabetici. I risultati della ricerca sono stati presentati di recente al secondo convegno annuale dell'European Vascular Genomics Network di Amburgo. Quando i tessuti dell'organismo soffrono per mancanza di ossigeno (ischemia), come accade durante un infarto al miocardio e nello sviluppo della gangrena diabetica, vanno incontro a necrosi (morte del tessuto). Trattamenti sperimentali però stimolano la guarigione spontanea dell'organismo: somministrando fattori di crescita specifici o impiantando nell'organismo i cosiddetti "Progenitori delle Cellule Vascolari" (VPC), cellule ancora indifferenziate che, se opportunamente stimolate, possono trasformarsi in specie cellulari precise. Le VPC sono state recentemente identificate nell'aorta fetale da Paolo Madeddu (Bristol) e da Giulio Alessandri (Milano). Tali cellule hanno attirato l'attenzione dei ricercatori per la loro capacità di formare in vitro strutture simili ai vasi sanguigni e di stimolare in vivo la rigenerazione vascolare e scheletrica. Per questo Madeddu e Alessandri hanno deciso di verificarne il potenziale terapeutico in topi di laboratorio. Dopo aver causato ulcere negli arti degli animali (occludendo l'arteria femorale), i ricercatori hanno iniettato le VPC umane sulla ferita e hanno osservato che la lesione si riduceva considerevolmente nei 3-7 giorni successivi. "Inoltre", aggiunge Madeddu, "abbiamo constatato che queste cellule incrementano la formazione di nuovi vasi sanguigni nella zona della lesione. Il trapianto di VPC ha accelerato molto la chiusura della ferita. Sono risultati molto incoraggianti e che meritano una intensificazione delle ricerche per arrivare presto all'applicazione sull'uomo. |