Gentili signori
Vi abbiamo già ringraziato per la frequenza con cui inserite nel telegiornale delle 18.30 servizi sugli animali.
Vogliamo però intervenire sul caso del canile di Via del Gazurlo di Novara gestito da Ileana Bruni dell'Enpa.
Non tutti i canili mal ridotti, con strutture fatiscenti, con depositi di pane secco fuori dal cancello, sono canili lager.
Non dall'aspetto  si può stabilire che un canile è lager ma da come sono trattati gli animali.
Occorre approfondire, non fermarsi all'apparenza nè attaccarsi alle osservazioni o insinuazioni di chi potrebbe risultare concorrente o beneficiario.
Nel sud d'Italia, per esempio, conosciamo canili circondati da alti muri bianchi,  con cancelli elettronici, telecamere,  citofoni;  sembrano ville di lusso intente a conservare la privacy di chi le abita.
Ma il segreto tenuto nascosto non è il lusso. E' un macabro segreto che parla di corde vocali tagliate, di congelatori pieni di cadaveri, di scheletri che camminano, di poveri animali a cui viene tolto tutto tranne la
straziante sofferenza.
Le amministrazioni pagano, le ASL non vedono, il giro di miliardi cuce le bocche di tutti gli interessati.
Altre volte le strutture fatiscenti, le reti, i cani a vista, l'incuria e la trasandatezza fanno pensare a cani maltrattati, prigionieri di una vita miserabile.
Non è così. Non sempre. Mai, come nella statica osservazione dei canili, l'apparenza inganna.
Il vero e unico metro di giudizio per appurare il benessere e il buon trattamento riservato ai cani è la verifica dell'aspetto dinamico.
E per  verificare l'aspetto dinamico di un canile occorre  appurare i rapporti tra animali e persone, le cure fatte, le prevenzioni, l'attenzione posta alle necessità individuali, le passeggiate, le coccole, ecc., cose di cui un cane ha bisogno. Occorre quindi  praticare l'ambiente, più volte, osservare i cani e le varie attività.
Ileana Bruni ama i suoi cani, dedica la vita a loro, il suo impegno, la sua fatica, il suo tempo, il suo denaro. Li segue, ne ha cura e non lascerebbe mai che andassero oltre confine, non accetterebbe mai che di loro si
perdessero le tracce perchè sarebbe come mandarli a morte.
I suoi accusatori possono dire la stessa cosa?
Che fine fanno tutti quei cani che vengono raccolti dalla strada e che non riempiono nè canile sanitario, nè altre strutture?
Cresce soltanto il canile di Via del Gazurlo?
Sappiamo bene che esistono lucrosi traffici che riguardano i cani dei canili, inviati all'estero e non certo come animali da compagnia.
Di questo vorremmo si occupassero le istituzioni di vario tipo che si accaniscono contro una vittima predestinata sviando ogni indagine sulle rispettive inadempienze o, peggio, violazioni.
Vi chiediamo di riflettere e agire non per il bene di Ileana Bruni ma per quello degli animali che hanno trovato in lei una protettrice e nel resto della società indifferenza e dimenticanza.
 
 
........................GRUPPO BAIRO Onlus
bairo.info
 
firme dei sostenitori del messaggio: 
 
 
p.s. articolo di cronaca in allegato 

LA STAMPA
12/10/05

 
Parla Ileana Bruni che in via del Gazurlo gestisce la struttura dell'Enpa definita "canile lager"
"Quell'accusa mi ha rovinato la vita"
Si susseguono le ispezioni, cento cani di troppo
 
Novara: Quell'etichetta di "Canile lager" le ha rovinato la vita. Ileana Bruni, un'esistenza spesa per i suoi cani, ieri mattina era in tribunale. Si è costituita parte civile contro "Studio Aperto" sentendosi diffamare per la trasmissione andata in onda nel telegiornale di "Italia 1" il 18 gennaio 2003. Si denunciava una situazione drammatica riscontrata al canile rifugio gestito dall'Enpa in via del Gazurlo corredata da immagini con cani vecchi ed ammalati, si riferiva di ispezioni del Corpo Forestale e altro ancora. Uno scandolo insomma. Bruni, persona assai conosciuta in città per la sua dedizione ai cani, gestisce la struttura per conto dell'Enpa con cinque dipendenti, ottenne allora numerosi attestati di stima, )fra i tanti quello del sindaco) per il suo lavoro portato avanti a volte in condizioni precarie dovendo badare a ben 150 cani. A rispondere di diffamazione sono chiamati il direttore del telegiornale Mario Giordano (difeso dall'avvocato Ivan Frioni), l'inviato che realizzò il servizio Giorgio Medail (avv. Cocito) e l'attività novarese di un gruppo di ambientalista che rilasciò l'intervista sull'argomento. Cinzia Ferrario (Avv. Gianno Correnti). Il processo ieri è stato nuovamente aggiornato al 29 novembre perchè l'avvocato Frioni ha chiesto la nullità dell'udienza preliminare portata a termine in sua assenza benchè legittimamente impedito perchè malato. Ha chiesto anche l'esclusione della parte civile, costituita con il patrocinio dell'avv. MatteoIato. Se ne riparlerà il mese prossimo e semmai a gennaio. - Quando saranno passati più di tre anni da quel servizio che mi ha rovinato la vita,- commenta amara Ileana Bruni - dopo di allora in canile non va più bene niente. Le ispezioni dei veterinari si susseguono: rigorose come quelle della finanza. E' venuta anche l'Asl, hanno fotografato tutto quel che non andava bene: il pane fuori dai cancelli, gli escrementi di qualche topo (ma siamo vicini all'Agonga) i cani vecchi e malati, mane ho tanti. Cosa faccio? Quello di via del Gazurlo è un canile privato gestito in convenzione col Comune che corrispondeva a 200 milioni per la gestione, dal 2003 la cifra è salita a 167 mila euro e tremila per le terapie. Ma c'è l'obbligo di scendere entro l'anno prossimo a soli cento cani. . Ne ho ancora in carico 220 tutti con microcips. Mi chiedo come farò a dimezzarli in un anno per ottemperare ad una disposizione regionale per i canili pubblici. Da tempo non ritiro più cani. Accanto al mio c'è il canile sanitario con 30 animali gestito da una cooperativa. Mi chiedo che fine fanno tutti gli animali abbandonati, Nessuno sa o vuol darmi risposta. (r.amb)

 

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