Abbiamo letto le sofisticate disquisizioni relative al perchè gli animali non possono avere diritti.
Ci alletta contestarle con altre disquisizioni di cui anche noi, esseri morali, siamo capaci.
Perchè gli esseri umani e gli animali sono radicalmente diversi se alla radice del loro essere c'è la vita?
Ed avendo in comune la vita come si può spiegare simile affermazione?
I diritti che vorremmo fossero riconosciuti agli animali sono quelli nei confronti della vita e quindi del diritto al proprio corpo, al benessere alla libertà.
Questi diritti non appartengono alla categoria degli interessi coniata dall'uomo per l'uomo, interessi trasformati in diritti di cui l'animale non sente il bisogno.
Noi, rispettosi di ogni forma di vita, esprimiamo i diritti degli animali con le parole proprie dell'uomo perchè altro modo non abbiamo per tentare di farci comprendere dai viventi della nostra specie.
Se tutti avessimo cuore e compassione, carità e rispetto, le parole del ragionamento (legato ad abitudini, culture, momenti) che può essere anche folle, illogico e condizionato, non sarebbero necessarie.
Per non dire della coscienza che noi umani creiamo a nostra immagine e somiglianza, ovvero a nostro esclusivo interesse; coscienza che cambia, come il ragionamento, a seconda dei tempi, delle esperienze, degli interessi.
Affermando con la domanda "quale essere vivente può avere solo “diritti” e nessun “dovere?" che gli animali non hanno doveri (mentre i diritti siamo noi animalisti a volerli per loro e quindi loro per se stessi non li meritano), si perviene alla conclusione che gli animali non sono esseri viventi perchè gli esseri viventi hanno diritti e doveri.
Sintetizzando:
Tutti gli esseri viventi hanno diritti e doveri
gli animali non hanno doveri
gli animali non sono esseri viventi.
Il sillogismo a cui si ricorre è una trappola cognitiva in quanto si avvale di una falsa premessa e porta a un'errata conclusione.
E' falso infatti che tutti gli esseri viventi abbiano diritti e doveri perchè un neonato o una persona in coma, un cerebroleso o un handicappato mentale non hanno doveri, non possono avere doveri. Come gli animali.
Ma, mentre alle categorie di persone citate che, come gli animali, non hanno doveri si riconoscono i diritti, agli animali i diritti si negano.
Il motivo vero è che non appartengono alla nostra specie.
I falsi maestri nuocciono alle coscienze più dell'ignoranza.
Questo ragionamento da solo farebbe crollare tutto il castello se non fossimo stimolati a rispondere anche al secondo argomento: quello della sofferenza.
Si dice infatti che gli uomini soffrono i vari gradi del dolore fisico ma anche del dolore spirituale (forse sarebbe meglio chiamarlo psichico).
Anche gli animali hanno sofferenze psichiche: non sono psichici la paura, il terrore, (per i quali animali come il capriolo possono morire appena catturati)?
Non sono psichici l'abbandono, la reclusione, l'alienazione data dall'impossibilità di sviluppare la propria etologia; non è psico il senso di privazione per la morte di un figlio (per cui animali come i primati si rifiutano di abbandonarne il cadavere)?
Non sono psichi la richiesta e l'elargizione di amore, di contatto fisico, di carezze che cani e gatti pretendono e danno ai loro padroni?
Ma cosa è il dolore per coloro che affermano di sapere cosa sia il dolore? (E cos'è la gioia se non si riesce a penetrare la meravigliosa poesia dell'innocenza?).
E non parliamo delle sofferenze fisiche, delle torture, delle aberrazioni crudeli imposte agli animali. A milioni, a miliardi creature che gridano e le cui grida strazianti non sentiamo perchè siamo stati ben attenti a rinchiuderle tra pareti insonorizzate, lontano dalle abitazioni degli uomini benpensanti stracolmi di diritti.
Si criticano le posizioni estreme degli animalisti come se per giudicare un'uccisione, una tortura, una sevizia ci potessero essere formule meno estreme. Come dire, capovolgendo la famosa tesi di Orwell, che tutte le torture non sono uguali perchè alcune torture sono più uguali di altre.
Poi diventa incomprensibile perchè si usi l'estremismo di un ragionamento che altrove si rifiuta e per valorizzare la propria filosofia si debba ricorrere al concetto: "una mosca non ha gli stessi diritti di un cane?". Il cane non ha gli stessi diritti di un uomo e la mosca non ha gli stessi diritti di un cane ma, per tutti vale il diritto intrinseco alla propria specie.
Per l'uomo votare, professare la propria religione, andare a scuola......per il cane vivere con un padrone affettuoso....per la mosca una vita da mosca cercando di stare lontana dagli uomini.
Chi rispetta gli animali rispetta anche le mosche, ognuno ha un ruolo nella catena dell'esistenza e se la catena si è spezzata sappiamo di chi è la responsabilità.
Nell'illusione di ripristinare quell'armonia perduta con il paradiso, gli uomini non sanno che uccidere. Come se attraverso il percorso dell'inferno si arrivasse all'eden. Il fatto più sconvolgente è che per autorizzarsi ad uccidere basti trovare giustificazioni morali.
Gli animali che uccidono altri animali seguono la legge della Natura, ovvero di Dio; sono stati creati prede e predatori, l'uomo che si è allontanato da questa legge, può scegliere di essere crudele o no, di infliggere dolore o no, di uccidere o no, avere per esempio San Francesco oppure........
Quanto male hanno fatto e fanno i falsi maestri!
Grazie.
p.s. articolo di cronaca in allegato
ICN NEWS
Sabato 17 Settembre 2005
GLI ANIMALI HANNO “DIRITTI”?
Le Interviste di “Voce della Bibbia”
a cura di Gianfranco Piccirillo
Al telefono con… Nino Ciniello, responsabile del Settore Consulenza biblica e spirituale di “Voce della Bibbia” ([email protected]).
G. Nino, che cos’hai da proporci, oggi? Beh, oggi mi piacerebbe che parlassimo un po’ dei “diritti” degli animali. G. Interessante! E cos’è che ti ha spinto a voler trattare un argomento come questo? Una frase in particolare di Rita Dalla Chiesa, animalista convinta e militante, che, in un programma televisivo di qualche tempo fa, sosteneva che “anche gli animali hanno un’anima immortale”. E la cosa interessante è che questa sua dichiarazione ha mosso un sacco di gente a scrivere lettere ai giornali per manifestare il proprio accordo o consenso. Ecco, magari questo proprio non me l’aspettavo! Cioè, il consenso intorno a quest’idea e l’interesse verso gli animali e i problemi a essi collegati, sembrano essere ben più vasti di quanto pensassi… G. Ho capito. In ogni caso, poc’anzi hai citato la parola “diritti” nel riferirti agli animali… Che cosa c’è dietro l’uso di questo termine riferito agli animali? Beh, in genere sono due le questioni che si discutono oggi in relazione agli animali: la prima riguarda appunto i loro “diritti”; la seconda, la sperimentazione su di loro a scopo terapeutico. Da qui, le domande: gli animali hanno veramente dei “diritti”? E la sperimentazione su di loro è ammissibile, oppure no? G. E quali sono le posizioni in campo, a questo riguardo? Beh, intanto c’è da registrare che, circa i diritti degli animali, esiste già dal gennaio 1978 una dichiarazione ufficiale dell’UNESCO che, all’art. 1, afferma: “Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all’esistenza”. G. D’accordo, ma su che cosa si fonda quest’affermazione… voglio dire: su quali principî? Questa dichiarazione ha il suo fondamento filosofico nell’animalismo, secondo cui l’uomo ha operato un’iniqua discriminazione tra sé e gli animali. E poiché l’uomo si ritiene superiore agli animali, nega loro quei diritti che ha riservato a sé stesso. Per capirci, l’animalismo più estremo fa questo ragionamento: fra quelli che appartengono alla razza umana, ci sono soggetti come i neonati, gli handicappati mentali, le persone in coma, che, pur privi di facoltà razionali e responsabilità morale, sono riconosciuti esseri umani come gli altri, quindi titolari di tutti i diritti previsti per chi appartiene alla razza umana. Ebbene, secondo gli animalisti, l’ingiustizia è proprio questa: che gli animali, poiché non hanno razionalità e coscienza, si trovano nelle stesse condizioni delle persone prima indicate (neonati, handicappati mentali ecc.)… Perché dunque a questi soggetti umani si riconoscono dei diritti, mentre agli animali no? G. Quindi, se capisco bene, sarebbe per una sorta di pregiudiziale – cioè, quella dell’appartenenza alla specie umana – che si negano i diritti agli animali… Esatto! Inoltre, per gli animalisti, il fatto che gli animali, come gli uomini, provano dolore e piacere, sarebbe un requisito per avere gli stessi diritti degli esseri umani. In sostanza, quale che sia la natura dell’essere vivente in questione, il principio di uguaglianza richiede che la sua sofferenza conti quanto l’analoga sofferenza di ogni altro essere vivente. Se è ingiusto fare esperimenti sui feti o sugli handicappati mentali, perché non hanno idea di quanto sta loro per accadere, è ugualmente ingiusto fare esperimenti sugli animali. G. In definitiva, si vuole elevare lo status degli animali almeno al livello delle persone menomate… Proprio così! Gli animalisti vogliono che gli animali siano trattati con lo stesso riguardo che si dà alle persone mentalmente menomate. G. In pratica, che cosa significa questo? Sul piano pratico, gli animalisti chiedono che gli animali non siano uccisi per l’alimentazione umana (quindi, si deve diventare vegetariani!), perché la carne non è necessaria per stare in buona salute. Poi, chiedono che si vieti la caccia; o che non si facciano sugli animali esperimenti che provocano dolore e morte; o che vengano eliminati allevamenti intensivi che costringono gli animali a vivere in condizioni intollerabili. G. Insomma, Nino, che cosa dobbiamo pensare di questo “animalismo” abbastanza forte (sicuramente, all’interno di questo movimento ci sono posizioni anche meno estreme...)? Beh, prima di arrivare al nocciolo della questione, mi pare utile fare qualche considerazione preliminare per dimostrare l’impraticabilità operativa e concettuale di questa posizione. Mi spiego. L’animalismo, come abbiamo già detto, sostiene che la capacità di soffrire (o anche di provare gioia) è ciò che rende uguali gli uomini e gli animali. Perciò, il primo e supremo interesse di entrambi è l’abolizione della sofferenza. In relazione a questo, uomini e animali hanno uguale diritto. In questo ragionamento, però, c’è un’estensione di categorie propriamente umane, come “interesse” e “diritto”, a esseri non umani, il che non è giustificabile. Perché? Perché gli esseri umani e gli animali sono esseri radicalmente diversi, tant’è vero che non si parla mai di “doveri” degli animali. Quale essere vivente può avere solo “diritti” e nessun “dovere”? G. Giusto! Ma non solo questo… Si può ad esempio pensare che la sofferenza sia veramente uguale, anzi di uguale natura, nell’uomo e nell’animale? No, infatti pensare in questo modo è alquanto problematico. Primo, perché già fra le persone c’è una diversa “soglia del dolore” – di fronte allo stesso sintomo doloroso, alcuni soffrono di più, altri di meno, altri per niente. Secondo, e questo è l’aspetto più importante, la sofferenza umana non è solo un fatto fisico, ma è anche un fatto spirituale. Nell’uomo, insomma, la sofferenza può essere voluta e accettata per i più svariati motivi (per procurarsi da vivere, per obiettivi di lavoro, studio, competizione, per motivi di fede o di ideologia…), ma nell’animale la sofferenza è avvertita sempre come un fatto contrario alla propria natura e quindi da evitare sempre. G. Certo!… Nino, tornerei ora un attimo a quella dichiarazione dell’UNESCO. Se è vero che “tutti gli animali… hanno gli stessi diritti all’esistenza”, non si dovrebbero mai uccidere neppure gli animali nocivi o pericolosi per l’uomo… Esatto! Quindi, dobbiamo tenerci zanzare, scorpioni, mosche, pidocchi, topi ecc. Una mosca non ha forse gli stessi diritti di un cane? E comunque, c’è anche da dire che tante sofferenze e causa di morte degli animali sono provocate da altri animali… E allora, per impedire che il topo sia ucciso dal gatto, o la pecora dal lupo, dovremmo forse uccidere il gatto e il lupo, o costringerli a morire di fame? Ma in tal modo lederemmo il diritto del lupo e del gatto a vivere e a non soffrire la fame! Insomma, l’animalismo estremo, se vissuto coerentemente, porta a dei paradossi incredibili! G. Ma lasciamo queste osservazioni che parlano da sole, per toccare quello che, paradossalmente, è il problema centrale che pone l’animalismo: e cioè, l’identità dell’uomo – chi è l’uomo? In sostanza, oltre a certe somiglianze somatiche con gli animali, c’è una differenza sostanziale fra l’uomo e un animale? I feti, i cerebrolesi, gli handicappati mentali sono veramente simili agli animali, e questi ultimi hanno veramente gli stessi diritti degli uomini, come sostengono gli animalisti? Abbiamo già visto che il modo di considerare l’uomo e la creazione da parte degli animalisti non ha una base adeguata; quindi, l’animalismo estremo non solo rende la comprensione dell’identità dell’uomo più complessa, ma porta seri problemi pratici. Per avere dei punti di riferimento validi bisogna partire dalla rivelazione biblica, perché la conoscenza dell’uomo e quella di Dio sono strettamente unite. Il riformatore Giovanni Calvino affermò giustamente che: “E’ noto che l’uomo non perviene mai alla conoscenza pura di sé stesso fino a quando non abbia contemplato la faccia di Dio e da essa sia sceso a guardare sé stesso”. A prescindere da Dio e dalla sua rivelazione, dunque, non è possibile una vera conoscenza dell’uomo. Nel libro della Genesi troviamo un’affermazione fondante “Dio disse ‘facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, ed abbia dominio sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sul bestiame e su tutta la terra...”. Nella sua estrema sinteticità la Bibbia afferma due cose: l’uomo è una creatura in quanto fatto da Dio, ed è immagine di Dio. G. L’uomo, quindi, non è visto in sé stesso né è il prodotto di sé stesso o di un processo cosmico casuale, ma è visto in rapporto a Dio, e tale rapporto determina tutti gli altri rapporti… Esatto! Per questo fatto, l’uomo occupa nella creazione di Dio un posto unico: egli è una persona, possiede cioè una dignità e una preminenza che lo distinguono dalle altre creature. In Gen. 2 vi è il riconoscimento esplicito di questo fatto, quando si afferma che fra tutti gli animali creati da Dio, l’uomo non trovò un aiuto a lui corrispondente. Ciò non solo legittimò lo specifico intervento di Dio per la donna, ma evidenzia anche la differenza qualitativa tra l’uomo e gli animali. Anche Gesù contrappose il valore dell’uomo a quello degli animali dicendo ai suoi discepoli: “Voi siete da più di molti passeri”. Ciò non significa che gli animali possono essere trattati senza rispetto o che l’uomo non abbia obblighi nei loro confronti. Il rispetto e la difesa degli animali non possono essere fondati cambiando i termini della realtà. Solo l’uomo è stato creato a “immagine e somiglianza di Dio”, quando si comprendono rettamente le implicazioni di questa verità, gli animali e il creato non avranno nulla da temere. G. Nino, dobbiamo chiudere ora. Grazie per il tuo contributo di oggi, e a presto! Questa intervista, realizzata da Gianfranco Piccirillo, produttore di programmi radio per “Voce della Bibbia” (Formigine MO, www.vocedellabibbia.org), è andata in onda su una quindicina di emittenti del Circuito F.A.R.E. (Federazione Associazioni Radio Evangeliche). Per commenti o approfondimenti, scrivere a [email protected]
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