Egregi signori
Leggiamo l'articolo allegato carico di rabbia e di odio verso un animale incolpevole, anzi vittima della crudeltà dell'uomo, dei vizi dell'uomo, della sua ipocrisia.
I cinghiali sono troppi. Ma chi li ha resi "troppi"? I cacciatori e i loro adepti, naturalmente. Per cacciare il cinghiale occorrono i cinghiali. Quando gli autoctoni sono tutti sterminati, si importano quelli alloctoni (dell'est Europa), più grossi, più prolifici, più adattabili.
L'uomo, non essendo Dio ma pretendendo di esserlo, stravolge le sue leggi, si pone al di sopra della natura anzichè dentro dove effettivamente si trova. Così facendo perde di mira il tutto per salvaguardare il particolare. Il tutto è l'ambiente e il particolare è la caccia. La stessa legge 157 prevede la tutela dell'ambiente patrimonio di tutti ma in realtà tutela la caccia.
Non importa infatti che i cinghiali importati producano quell'inquinamento genetico proibito dalla legge, che non si tenga conto dell'interesse dei migliori agricoltori a conservare le loro produzioni, che si trascuri attivamente il parere della stragrande maggioranza dei cittadini contrari alla caccia.
La prepotenza in Italia vince. Prepotenza legata al denaro, agli interessi, ai voti, al potere.
La giusta soluzione, come al solito, non è quella cruenta (basta osservare a cosa portano le guerre di vario genere) in quanto la violenza alimenta se stessa.
La soluzione contemplerebbe l'eliminazione della causa determinante e non lo strumento usato (cinghiale), affinchè tale causa non produca i suoi effetti e, nel frattempo, usare quegli accorgimenti dell'intelligenza umana per dissuadere gli animali dall'avvicinarsi alle colture.
La causa determinante si sa, è il ripoplamento continuo, massiccio; l'introduzione di cinghiali anche dove questi non erano presenti.
I cacciatori, gli agricoltori, le istituzioni di ogni grado sanno benissimo che i cinghiali ci sono perchè i cacciatori li hanno introdotti.
Agiscano di conseguenza.
p.s. articoli di cronaca in allegato
LA PROVINCIA DI COMO
10/09/2005
Proposta choc del sindaco Giovanni Botta che scrive in Provincia mentre la Coldiretti chiama anche il prefetto Tolleranza zero verso i cinghiali: «Spariamogli a vista»
Giovanni Botta
LENNO (CO) Per il sindaco Giovanni Botta occorre un provvedimento straordinario per affrontare l'emergenza cinghiali. «Bisogna permettere ai cacciatori di sparare a vista contro i cinghiali». «L'impiego dei trappoloni con cui le guardie provinciali catturano qualche esemplare non basta – dichiara Botta – e non sono neppure sufficienti le battute organizzate dall'amministrazione provinciale. La situazione è tale da richiedere iniziative eccezionali senza badare tanto ai numeri in quanto i cinghiali presenti nel territorio tra Lario, Valle d'Intelvi e porlezzese, secondo gli alpigiani che sono a contatto quotidiano con una realtà ormai sfuggita di mano, rappresentano un'entità maggiore rispetto ai dati riportati dai censimenti». Alle lamentele verbali di sindaci, agricoltori ed alpigiani, ieri Giovanni Botta ha fatto seguire una nota ufficiale indirizzata all'assessore provinciale Giorgio Bin ed all'ufficio caccia e pesca della provincia. «Trasmetto la lettera che mi è pervenuta dai contadini che da anni mantengono in vita lo storico nucleo montano di Narro – scrive Botta – e sollecito interventi drastici e definitivi». Quindici abitanti lamentano danni cospicui con degrado del pascolo, mancata produzione di fieno e rimozione di vaste superfici di cotica erbosa con vere e proprie devastazioni a orti e muri a secco. «Difficilmente potremo continuare la nostra attività in montagna – scrivono gli alpigiani esasperati – e le conseguenze per il territorio saranno notevoli tenendo conto del fatto che i cinghiali stanno arrecando grossi danni anche in località Lera ed è tutta la montagna della Tremezzina a soffrire le conseguenze più gravi con il rischio di un vero e proprio dissesto idrogeologico». In campo è scesa anche la Coldiretti presieduta da Alberto Pagani che ha inviato due telegrammi al prefetto di Como e all'assessore provinciale all'agricoltura chiedendo un deciso intervento su un problema che «si sta sottovalutando nonostante i danni alle aziende agricole e i rischi per le persone»
M. L.
LA PROVINCIA DI SONDRIO
09/09/2005
Intanto le forze politiche alla guida della Provincia chiedono un maggior impegno dell'ente sul fronte dei rimborsi Troppi cinghiali: contadini contro cacciatori Un agricoltore danneggiato: «Uccidono soltanto i maschi per favorire il proliferare della specie»
CARLAZZO (CO) - Una riproduzione stagionale record della specie, sommata al fenomeno dei rilasci abusivi, sta creando anche quest'anno un'emergenza cinghiali. A Carlazzo, come altrove, gli agricoltori sono esasperati. Egidio Travella guarda sconsolato il proprio campo di 40mila metri quadri di via Galbiga coltivato a mais, preso d'assalto dai suini selvatici nonostante il proprietario avesse provveduto a recintarlo con una spessa rete metallica: «Nemmeno la recinzione, che mi è costata fior di soldi, è servita a qualcosa. Dopo tanto sudore per arare e coltivare l'appezzamento, il raccolto l'hanno fatto i cinghiali. Se le promesse e le rassicurazioni degli enti competenti si limitano alle parole - conclude mestamente l'agricoltore - sarò costretto ad abbandonare i terreni». Altrettanto deluso e più polemico è il suo collega Roberto Crispi: «Occorre capire se l'agricoltura è ritenuta ancora importante per la salvaguardia del territorio o meno. Di fronte all'emergenza cinghiali, l'ente Provincia si è finora limitato a risarcimenti talmente irrisori da sembrare un affronto per chi ancora lavora la terra. L'unico che ci sta dando davvero una mano è il guardiacaccia Della Valle, mentre anche i cacciatori sembrano agire nel loro interesse, abbattendo esemplari maschi per favorire la proliferazione della specie». In Alto Lario, Alleanza nazionale sta preparando una mozione da presentare all'unione dei comuni Riviera del Bregagno, che comprende Cremia, Pianello del Lario e Musso, tre dei paesi più interessati dal fenomeno: «Chiediamo al nuovo ente di sollecitare i competenti assessori regionali - afferma Antonio Cozzolino, ma anche vicesindaco di Cremia e assessore dell'unione dei comuni -. È necessario un intervento drastico che consenta un ritorno alla normale attività agricola». Secondo Armando De Lorenzi, presidente del comprensorio caccia Alpi Comasche, il problema esiste ma non è così drastico: «Le scorribande dei cinghiali sono senz'altro dannose per le colture, ma a livello numerico la specie viene controllata abbastanza bene. Stiamo sperimentando anche un repellente che ha dato ottimi risultati nel Pian di Spagna, dove gli incidenti d'auto causati da selvaggina si sono assai ridotti. È un prodotto costoso, ma non si esclude di impiegarlo anche per preservare le colture». Il presidente del consiglio provinciale, Fiorenzo Bongiasca, si schiera con gli agricoltori: «Mi sono fatto interprete del problema prima con l'assessore Giorgio Bin. L'ente Provincia è chiamato a intervenire, se necessario in maniera drastica».
Gianpiero Riva
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Risposta del Direttore Generale Agricoltura - Regione Lombardia - Sandro Diego Cioccarelli