Egregi signori
Leggiamo dall'articolo in calce che la Provincia dell'Aquila promuove corsi per "insegnare" ai cacciatori a uccidere i cinghiali. Ma non sapevano già farlo?
Quello che ci meraviglia (anzi che non ci meraviglia) è come si possano spendere denaro e sapienza per uccidere mentre si negano con le scuse più sfacciate, per far vivere e che una istituzione di tutti non si periti a privilegiare i pochi.
Sappiamo che i cacciatori conoscono bene i sistemi per convincere e che la posta in gioco è alta per entrambi i protagonisti: piacere per gli uni, potere per gli altri.
Non ci sfugge, inoltre, l'ipocrisia delle dichiarazioni nelle quali non appare mai la parola uccidere. Si parla di azioni congiunte, censimento e controllo della fauna selvatica, di materia delicata, di territorio protetto, azioni dissuasive, controllo eco-compatibile, zone ad alta criticità ma, naturalmente, nessuno vuole l'estinzione dei cinghiali. Ne siamo certi, come farebbero altrimenti i cacciatori a "godere" e la Provincia a "potere"?
In questo balletto a favorirsi, tutti dimenticano volutamente di riconoscere che i cinghiali ci sono perchè vengono importati dal centro e dall'est Europa, per sostituire quei cinghiali autoctoni quasi del tutto sterminati. I cinghiali alloctoni sono più grossi, più prolifici e producono quell'inquinamento genetico proibito dall'art. 10 della legge 157.
Se l'ipocrisia non fosse legge fra le parti, se i danni al patrimonio agricolo e zootecnico (ma i cinghiali sono diventati predatori?) fossero reali, se la legge venisse rispettata, i cinghiali non ci sarebbero in provincia dell'Aquila; nè ci sarebbe il protocollo d'intesa nè i cacciatori e l'INFS (Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica) si sveglierebbe dal torpore.
A quando i corsi per formare i cittadini a non abbandonare gli animali d'affezione, a non disperdere bocconi avvelenati, a non maltrattare, a non affamare, a...............................?
Noi ci contiamo.
p.s. articolo di cronaca in allegato
IL TEMPO (ABRUZZO)
sabato 27 agosto 2005
I cacciatori a «scuola» per uccidere i cinghiali
L’AQUILA — Un protocollo di intesa per limitare i danni al patrimonio agricolo e zootecnico arrecati da cinghiali, volpi e corvi. È quello sottoscritto dalla Provincia dell’Aquila e dai sei ambiti territoriali di caccia, che prevede azioni congiunte, compresi corsi di formazione per cacciatori, mirate al censimento ed al controllo della fauna selvatica. A presentare l’iniziativa sono stati ieri, durante una conferenza stampa, la presidente della Provincia Stefania Pezzopane, gli assessori all’Ambiente e all'Agricoltura Michele Fina e Luca Angelini, il dirigente del settore ambiente Francesco Fucetola. Su una superficie di complessivi 5.034 chilometri quadrati, secondo una stima fornita da Fucetola, insisterebbe una popolazione stimata in circa 10 mila cinghiali. «Abbiamo chiesto collaborazione alle associazioni venatorie — ha detto Stefania Pezzopane — per risolvere una materia delicata come quella del controllo della fauna selvatica in una provincia con un’alta percentuale di territorio protetto». Ai cacciatori, ha spiegato l’assessore Fina, sono state inviate delle lettere per verificarne la disponibilità a prendere parte ai corsi di formazione. Al termine saranno formate squadre in grado di intervenire con azioni dissuasive, in base al contesto ambientale. «Nessuno vuole l'estinzione dei cinghiali — ha detto l’assessore Angelini — ma è necessario un controllo eco-compatibile soprattutto nelle zone ad alta criticità, come la Valle Subequana e la Valla Peligna». La prossima settimana sarà presentato un protocollo d’intenti con il Parco nazionale del Gran Sasso. A.Bag. |