Egregi signori
Che bell'esempio di civiltà! Quanta vergogna ci cade addosso, a noi tutti, esseri della stessa specie, davanti a comportamenti tanto brutali, ingiustificati, violenti quanto vigliacchi!
Dobbiamo essere ancora fieri, noi italiani di questa nostra civiltà che consente episodi di tanta barbarie?
E non si tratta di casi sporadici, di cellule impazzite, di eccezioni.
Si tratta di routine, particolarmente nel sud d'Italia, comportamenti che si alimentano e prosperano per l'indifferenza delle istituzioni che non riescono a rispettare le leggi e per l'atavica concezione (che nessuna comunicazione globale riesce a smantellare) che gli animali siano animali e cioè peggio di cose, meno degli oggetti che usiamo quotidianamente, qualcosa di insignificante.
Gli animali, creature innocenti, diventano le vittime di tutti, piccoli e grandi, ignoranti e colti, ricchi e poveri, benpensanti e criminali, perchè l'uomo, peccatore e colpevole, non sopporta la loro innocenza vedendo in essa un traguardo inarrivabile.
Li cancella, li usa, li sfrutta, li sottomette. Ha coniato per loro slogan ed etichette, li pesa, li osserva, li esamina, li compra, li vende, come una volta gli schiavi, e tutto questo lo fa ignorando che sono vivi e come tali possiedono sentimenti, bisogni, attitudini.
Il modo in cui l'uomo tratta gli animali rappresenta l'indice della sua grandezza. Lo diceva Gandhi.
Ma, noi italiani, sappiamo di cosa si parla?
Pretendiamo che la legge in vigore venga applicata e che, primi a rispettarla siano i politici e gli amministratori.
firme dei sostenitori del messaggio:
p.s. articolo di cronaca in allegato
LA SICILIA (Agrigento)
20/08/2005
Nonno uccide con una pietra i cuccioli accuditi dai nipotini
Porto Empedocle (AG)
Finalmente si conosce dove può arrivare l'aggressità di un uomo. Un uomo per giunta di 70 anni che nella vita chissà quante cose ha visto e fatto, ma che al cospetto di una cucciolata di cani è stato capace di ammazzarne due, schiacciandoli con un masso di tufo. Allucinante, agghiacciante. Questa volta inoltre il buon esempio è arrivato da due bambini di 10 anni, i nipotini dell'uomo. Senza pensare a possibili ritorsioni familiari, i piccoli appena hanno visto i poliziotti hanno loro indicato nel nonno la figura dell'autore di quel misfatto. G.L., queste le iniziali del protagonista di questa storia, è stato denunciato per maltrattamenti ad animali, aggravati dall'averne uccisi due. Da lasciare sgomenti la motivazione di un simile gesto. Il pensionato sarebbe infatti «esploso» alla vista dei nipotini che davano del latte ai cuccioli che guaivano per la fame. Latte sottratto dal frigo dell'uomo. Da qui la decisione di ammazzare la cucciolata, fallendo, per fortuna, parzialmente il suo assurdo piano. Il tutto in un paese assediato dai randagi.
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Ha massacrato i cuccioli dei nipotini
Porto Empedocle (AG). Agghiacciante. Questo è il termine più adatto per raccontare quanto accaduto l'altro ieri in via Diaz.
In una delle zone più trafficate del paese marinaro un uomo di 70 anni ha dato sfogo alla propria ottusa anima violenta ammazzando con un concio di tufo due cuccioli di cane al cospetto di mamma cagna e, soprattutto dei suoi due nipoti. Accortosi che i due bambini di 10 anni aveva «rubato» un paio di confezioni di latte dal frigo li ha seguiti fino a compiere l'insano gesto. Accortosi delle cure che i nipotini stavano prestando a quell'allegra cucciolata di cagnolini senza padrone, il settantenne ha scagliato verso di loro un masso di tufo che ha ucciso due cani ancora attaccati alla mammella della mamma. Per puro caso non sono morti anche gli altri tre animaletti e la stessa cagna, segno che il massacratore di via Diaz non aveva preso la mira come avrebbe voluto. Roba da far impallidire anche le bestie più feroci e sanguinarie, incapaci di uccidere in modo tanto truce anche il loro più acerrimo nemico. E invece un tizio descritto da molti come testa calda ha offerto il peggiore esempio possibile di insensibilità verso ogni tipo di atto amorevole nei confronti dei tanti randagi che bazzicano per le strade di Porto Empedocle. Il «nonnino» non immaginava che a incastrarlo sarebbero state poco dopo le testimonianze dei due nipotini, pronti a inchiodarlo alle proprie gravi responsabilità, infischiandosene del legame di parentela. Sul posto sono infatti giunti i poliziotti del locale commissariato ai quali non è rimasto altro da fare che denunciare il tizio per maltrattamento di animali. Un'accusa aggravata dal fatto che due cuccioli sono morti e per questo, G.L., queste le iniziali del «carnefice» di cagnolini, rischia una pena variabile dai tre ai 18 mesi di reclusione. La macabra soddisfazione di avere tolto di mezzo due cuccioli in pochi secondo gli costerà comunque caro, almeno secondo quanto prescrive un'apposita legge dello Stato varata lo scorso anno. Quello di farsi giustizia da solo sul fronte dell'emergenza randagismo nel paese marinaro è comunque rito assai in voga. Tra chi li avvelena, chi li investe apposta con la propria auto e chi li getta appena nati nel cassonetto, ogni giorno si caratterizza per un massacro tanto massiccio quanto silente di cani meno fortunati. Protagonista da sempre della lotta ai maltrattamenti e all'abbandono dei cani è Assunta Dani Rametta che ne accudisce quasi duecento all'interno del canile posto da un paio d'anni nell'area ex Montedison. Tra qualche giorno dagli squallidi capannoni dismessi dall'industria che fu ne dovrebbero essere liberati un centinaio. Dall'Ausl 1 è infatti partito qualche giorno fa l'invito a far sterilizzare un centinaio di bestiole che per legge non possono essere risistemate nel canile. «Quei cani non li farà rimettere in libertà per alcuna ragione. Dovranno passare sul mio corpo prima di procedere alla liberazione per le strade del paese di cento cani che ormai non saprebbero più procacciarsi il cibo, creando anche non pochi problemi per la pubblica incolumità. Una volta sterilizzati i cani dovrebbero essere adottati e non lasciati al loro destino», ha aggiunto Dani Rametta. Un destino che spesso assume connotati tragici per mano di chi decide di porre fine alla proliferazione delle bestiole con metodi cruenti, messi in pratica anche davanti ad attoniti bambini. Francesco Di Mare |