Egregi signori
Leggendo l'articolo in calce, una domanda ci viene spontanea: i bufali - maschi intendiamo - non producono latte, non servono all'industria della mozzarella, che fine faranno?
La fine che fanno nelle regioni dove questa industria è una tradizione? Verranno cioè strappati alla madre e abbandonati nei campi appena nati, buttati nei fossi, lasciati vagare fino alla morte per inedia?
Oppure verranno soffocati con la paglia o seppelliti ancora vivi?
Perchè di 100 che ne nascono, presumibilmente  50 saranno maschi e quindi? Avete per caso inventato un sistema per far produrre latte ai maschi? Oppure intendete utilizzarli sul mercato della carne?
Vorremmo conoscere l'alternativa perchè l'Italia, che si è data leggi per la tutela degli animali, contro il loro maltrattamento e quindi contro la barbarie delle loro uccisioni, dovrebbe sapere come e a quale costo si produce la mozzarella di bufala.

........................GRUPPO BAIRO Onlus        
bairo.info
 

firme dei sostenitori del messaggio: 

p.s. articolo di cronaca in allegato


 
GIORNALE DI SICILIA (Cronaca Provincia di Ragusa)
29/06/2005
 
Realizzato allevamento con 140 bufali Azienda punta sulla celebre mozzarella
Caseifici. Le fattorie iblee confermano la loro inesauribile vocazione imprenditoriale in campo zootecnico. Giovane gruppo locale farà concorrenza alle latterie Campane
 
(mdg) Ci mancavano solo i bufali in una provincia ad alta vocazione zootecnica. E così giovane gruppo di imprenditori ha avviato un allevamento sperimentale con oltre 140 capi per la commercializzazione e la vendita delle mozzarelle di bufala. "E' nato tutto per caso - racconta Carmelo Di Natale, uno dei soci dell'azienda agricola Magazzè, lungo la vecchia provinciale Ragusa -Santa Croce Camerina - abbiamo deciso insieme al mio socio di convertire l'azienda in allevamento di bufali per la produzione di latte e quindi la commercializzazione delle tipiche mozzarelle". I bufali si adattano bene al territorio ibleo. "Le preoccupazioni sono tante - racconta l'imprenditore agricolo - con il caldo torrido dei prossimi giorni cercheremo di realizzare una copertura con un impianto idrico a pioggia per refrigerare la stalla esterna dove stazionano gli animali". Nei campi aperti di contrada Magazzè i bufali si sono adattati bene. "E' davvero encomiabile il loro spirito di adattamento - dice - i piccoli bufali allattano direttamente dalle mammelle della vacca". Trattare, seppure sommariamente, dell'introduzione in Italia della bufala e della diffusione dei suoi prodotti, non è facile, e per la frammentazione delle fonti e per la loro scarsezza. Nella letteratura affiorano errori palesi che, anche ad un superficiale esame, rivelano tutta la confusione che si è fatta e si fa intorno a questo animale. L'argomento, infatti, ha destato sempre poco interesse, sia per la particolarità della specie, sia per la limitatezza dell'ambiente in cui si è acclimatato. Il bufalo (dal latino " Bubalus Frisch") è un ruminante della sottofamiglia di bovini: forma tozza, arti corti e grossi, pelame scuro e negli adulti scarso, corna segnate da rugosità trasversali sono le caratteristiche che differenziano il bufalo dal bovino. Frisch, che lo studiò nel 1775, lo distinse in due sottogeneri: bufalo asiatico e bufalo africano. In Italia gli allevamenti di bufalo sono molto fiorenti nelle regioni del Centro. Soprattutto nell'alta Campania, dove esistono anche i consorzi di tutela del prodotto. E' a queste aziende che il giovane gruppo di imprenditori locali dovrà fare concorrenza, magari su scala locale e regionale, dove il mercato presenta delle dinamiche più accessibili. Le idee sono chiare. I propositi netti. La sfida è partita.
Marcello Di Grandi
 
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