Egregi signori
non è assolutamente un vanto diventare "capitale della carne". Carne, erano e sono animali allevati nella sofferenza, trattati come merce da cui trarre il massimo profitto.
Non può chiamarsi civiltà e non è civiltà quella della vostra capitale. Non c'è nessuna gloria nel dichiararsi capitale perchè è sì capitale, Brescia, ma della sofferenza, dell'alienazione, del consolidamento di nuove schiavitù.
Niente è cambiato nell'animo dell'uomo: lo schiavismo di antica memoria basato sull'insostenibile pregiudizio del colore della pelle, si è trasferito sugli animali con il pregiudizio che non appartengono alla nostra specie e, naturalmente, ignorando ciò che di supremo ci accomuna: la vita.
Animali non più legati al territorio, all'aria, all'acqua, ai prati, al cielo, al vento..... ma ai lager degli allevamenti intensivi dove queste povere creature diventano oggetti, mobili, pietre, private di tutto salvo che della sofferenza.
Si richiederebbe quindi, una voce sommessa, un desiderio di riabilitazione, di riammettere nella vita loro consona, povere creature rese schiave dalla voluttà e non dal bisogno.
Reinventare allevamenti estensivi, animali che, prima di morire, possano almeno aver vissuto una vita secondo natura.
Ma una città dove primeggia l'industria delle armi, da caccia, da guerra......armi con cui si uccide, città che basa il proprio benessere sulla morte, come può trasformarsi?
Noi speriamo possa farlo, che ancora ci siano persone a cui l'orrore dell'alienazione, dia spinte propulsive.
........................GRUPPO BAIRO Onlus
firme dei sostenitori del messaggio:
p.s. articolo di cronaca in allegato
GIORNALE DI BRESCIA
31 MAGGIO 2005
Daniele Piacentini
Strutture, fiere ed investimenti mirati: con questi tre strumenti, Rovato si candida a diventare la capitale bresciana del mondo della carne. Il legame fra il centro franciacortino ed il bestiame non è certo una novità degli ultimi tempi: le prime testimonianze storiche riferite al paese riguardano proprio il mercato di animali che i Longobardi avevano organizzato nei pressi della Chiesetta di San Michele sul Monte Orfano attorno al 700 d.C. Da allora, e fino alla metà del secolo scorso, il mercato del lunedì di Rovato continuò ad aumentare di prestigio, favorito in questo dalla felice posizione geografica e dagli speciali privilegi fiscali che i veneziani concedettero nel Medioevo alla «quadra di Roado». Con la fine della seconda guerra mondiale e il successivo boom economico, il declino: il mondo del bestiame ha infatti perso inesorabilmente importanza sia dal punto di vista economico che da quello sociale e culturale, con la contemporanea scomparsa degli antichi mestieri e degli usi e costumi ad essi collegati. Un trend indubbiamente negativo, che tuttavia negli ultimi anni sembra invece essersi invertito grazie alla collaborazione fra il Comune di Rovato e i rappresentanti delle filiere produttive: allevatori, produttori e consorzi di qualità. L’intenzione del Comune franciacortino è infatti quella di creare un «sistema-carne» che non si limiti ad una particolare tipologia di bestiame ma punti invece ad integrare tre diversi ambiti: il settore dei bovini, quello degli ovicaprini e quello dei suini. Trasversale a questi tre settori è il progetto di riqualificazione e riammodernamento che sta coinvolgendo in questi giorni il macello comunale di via Ettore Spalenza: l’operazione, partita l’anno scorso e destinata a protrarsi fino al 2006, dovrebbe costare alla casse comunali tra i 250 e i 300mila euro. Dice il sindaco di Rovato, Andrea Cottinelli: «Con il nostro intervento intendiamo aprire la strada a quanti volessero garantire anche territorialmente la propria carne. La presenza costante dei veterinari dell'Asl nella struttura è inoltre sintomo di credibilità anche per i consumatori». Novità anche nelle singole tipologie di bestiame: per quanto riguarda i bovini - di gran lunga la categoria più rappresentativa nel mercato del bestiame di Rovato -, gli investimenti hanno riguardato il rilancio della fiera nazionale della zootecnia «Lombardia Carne». La manifestazione, giunta ormai alla 116ª edizione, ha fatto registrare negli ultimi due anni oltre 15mila visitatori: un segno importante del ritrovato interesse di produttori e consumatori attorno al tema della qualità della carne. Inoltre, proprio in questi giorni il «Consorzio italiano vitelli di qualità» sta trasferendo la propria filiale di Roma negli uffici del Foro Boario di Rovato. La struttura fieristica ospiterà i prossimi 30 e 31 ottobre anche la terza «Fiera Ovicaprina», ormai un appuntamento di rilevanza regionale per un settore in forte crescita. Proprio l’anno scorso, in un convegno della fiera si decise la nascita di un «super gregge» di prima qualità per la razza bergamasca: 200 fra i migliori capi di Brescia e Bergamo hanno dato vita ad esemplari geneticamente più forti, che verranno poi reinseriti nei greggi d’origine aumentandone così la qualità. Infine, il mondo dei suini: i corsi per novelli norcini organizzati dall’Asl provinciale al distretto veterinario di via I Maggio a Rovato hanno visto la partecipazione in due anni di quasi 100 persone, e per il 2005 le prenotazioni sono già 40. I «masadur» già diplomati dell’Associazione Norcini Bresciani non potevano così che trovare casa nella capitale franciacortina: dopo l’inaugurazione della sede di via Cantine tenutasi qualche settimana fa, a breve dovrebbero partire i lavori al macello per la nascita di un laboratorio per la preparazione delle carni.
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