Egregi signori
Leggiamo l'articolo allegato.
E' veramente indegno che la Provincia attui sempre e comunque l'uccisione degli animali, di qualsiasi animale: siano nutrie, gabbiani, colombi, cormorani o......un ibrido di capra e stambecco. Tutte le creature sono buone per i fucili,  il motivo si trova.
Noi replichiamo a questo vergognoso comportamento con tutta la nostra indignazione. Basta uccidere!!
Basta assecondare la bramosia di morte e favorire chi dell'uccisione degli animali fa una bandiera!
Basta con  la superficialità e l'oscurantismo di asserzioni come:  il Chiampon è tornato puro - ibrido, orrore dei genetisti - colpo di fucile mette fine alla minaccia.....
Dichiarare di voler impedire l'inquinamento genetico è pura ipocrisia quando nei boschi italiani circolano ibridi a volontà; a meno che il Friuli ritenga di non essere una regione italiana.
L'inquinamento genetico in Italia è pratica costante, voluto dai cacciatori e loro complici in affari, avallato dall'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica che per legge dovrebbe impedirlo e, infine, volutamente ignorato dai politici parte dei quali non si cura di  quisquiglie ma bada a ben altri più importanti problemi  come, per esempio, dilatare il periodo di caccia, incrementare la lista delle specie cacciabili, depenalizzare i reati connessi alla cruenta attività dei cacciatori, ecc. ecc. 
L'inquinamento genetico è assicurato. Un esempio? I cinghiali provenienti dall' Europa dell'est che sono stati immessi dai cacciatori, anche dove il cinghiale non era presente come specie, e che si sono ibridati con i cinghiali autoctoni e con i maiali.
Qualcuno ha mai sentito gridare all'inquinamento? Nessuno.
Nessuno ha protestato per questo inquinamento genetico che riguarda centinaia e migliaia di animali, ma tutti gli interessati hanno protestato per la quantità degli animali, utilizzando giornalisti servizievoli, e  Province ossequiose in modo da ottenere deroghe per cacciare tutto l'anno.
Ma, da ogni punto di vista, ancora più grave è l'uccisione dell'ibrido tra stambecco e capra considerato il fatto che era pronto per lui un recinto e che molti appelli erano stati fatti per la sua sopravvivenza.
Il culto della morte ha invece prevalso e tutta la società friulana ha perso in stima e considerazione.
La civiltà, la compassione, il rispetto per la vita non albergano tra i monti del Chiampon e non lo dimenticheremo.

 
...............GRUPPO BAIRO Onlus
bairo.info

firme dei sostenitori del messaggio:   

 
p.s. articolo di cronaca in allegato 
 
 
IL GAZZETTINO DI UDINE
18/04/2005
 
IL CASO L'ibrido tra una femmina di stambecco e un caprone è stato abbattuto dagli agenti della Provincia di Udine su autorizzazione della Regione 
La stancapra è stata uccisa, la razza è salva 
Minacciava la purezza della specie selvatica. Il parco delle Prealpi Giulie voleva, invece, che vivesse in un recinto apposito

 
Udine - La stancapra è custodita nel frigorifero del comando distaccato della polizia ambientale della Provincia di Udine. Il Chiampon è tornato "puro", nei suoi deserti silenziosi di pietra e eriche. L'ibrido tra una femmina di stambecco e un caprone domestico, che fa orrore ai genetisti e ai propugnatori della purezza della specie è stato eliminato. Un colpo di fucile ha messo fine alla minaccia. Un colpo di fucile sparato da un agente della vigilanza venatoria della provincia di Udine, su incarico dell'Ufficio di studi faunistici della Direzione centrale delle risorse agricole, naturali, forestali e della montagna della regione Friuli Venezia Giulia, ha riportato la legalità e l'ordine genetico nella montagna friulana.
 
La storia del "frutto proibito dell'amore impossibile", raccontata su queste colonne il 21 marzo è finita, quindi, tragicamente.
 
A nulla è valso l'appello, l'interessamento, gli interventi del Parco delle Prealpi Giulie perchè non la stancapra fosse si catturata, ma viva. Un recinto era pronto ad ospitarla. Sarebbe diventata una sorta di attrazione, un richiamo per i turisti e i visitatori del parco. Come vedete nelle fotografie che pubblichiamo in questa pagina, l'aspetto della stancapra era sostanzialmente quello di uno stambecco. Anzi, negli individui ibridi di sesso maschile spesso il palco delle corna è più imponente e bello di quello degli animali puri. La direzione delle Prealpi Giulie si era attivata proprio il giorno prima del fatto per scongiurare l'abbattimento dell'animale. Invano.
 
A nulla è valsa l'immediata simpatia che ha suscitato la stancapra nei numerosi frequentatori del Chiampon, alcuni dei quali, sapendola in pericolo, non hanno esitato a ad aumentare la frequenza delle loro escursioni, per "proteggere" in qualche modo l'ibrido dalla pallottola. La segnalazione dell'uccisione è stata resa pubblica propria da una di queste persone, che si trovava (non a caso) sul luogo e ha raccontato con orrore del raccapriccio per le tracce di sangue rimaste sulla roccia.
 
La femmina di stambecco, riconoscibile per il radiocollare che porta al collo, è sfuggita alla cattura rifugiandosi in luoghi inacessibili. Anche per lei era pronto un recinto, ma di osservazione, un periodo di "quarantena", prima di essere riportata nel massiccio del Canin, dove era stata liberata e dove la colonia creata da un progetto specifico del parco delle Prealpi Giulie si sta sviluppando con successo.
 
Il "progetto stambecco" intende riportare nell'arco alpino una specie che un tempo era molto comune anche sulle nostre montagne. Storicamente rappresentava una importante fonte di cibo (anche Oetzi, l'uomo di Similaun ne portava pezzi affumicati nella bisaccia), ma l'avvento delle armi da fuoco nel sedicesimo secolo ha ridotto quasi all'estinzione. Ridotta a un nucleo di circa 100 animali nel massiccio del Gran Paradiso, grazie alla protezione della riserva di caccia istituita dai Savoia nel XIX secolo, la specie fu salvata e con la crescita di questa popolazione furono avviate numerose reintroduzioni in tutto l'arco alpino. Nel Nordest il primo ripopolamento interessò il Triglav nel 1964, poi nel 1978 furono portati ia primi esemplari nel tarvisiano, dove hanno sviluppato una florida colonia (stimata attualmente in 500 capi). Altri 200 animali vivono mnel parco delle Dolomiti friulane. La riserva di caccia di venzone ha liberato tra il 1989 e il 1991 12 stambecchi nella zona del Plauris ora sviluppatinin una colonia di un centinaio di individui, molto interessante perchè è quella che vive alla quota più bassa di tutto l'arco alpino.
 
Umberto Sarcinelli

 

 

risposta
 Risposta di Enzo Marsilio
Assessore regionale alle risorse agricole, naturali, forestali e montagna
Regione autonoma Friuli Venezia Giulia

 

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