Gentile consigliere e signori dell'amministrazione,
abbiamo letto le dichiarazioni contenute nell'articolo allegato.
Tutto quanto la Regione metterà in atto per la regolamentazione scientifica della caccia non sarà sufficiente  nè da un punto di vista scientifico nè, tanto meno, da un punto di vista etico.
Il punto di vista etico è presto enunciato:
  • uccidere è barbaro e crudele, soprattutto se rivolto agli indifesi e il rispetto di ogni vita è un altissimo valore: permette di considerare gli altri, diversi da noi, meritevoli di attenzione; 
  • la tradizione non giustifica la caccia perchè altrimenti dovrebbe giustificare anche lo schiavismo, il maschilismo, il razzismo, ecc. che  facevano parte di quella tradizione che oggi riteniamo indegna.
Il punto di vista scientifico è molto manipolabile:
  • perchè parte da un dogma: la caccia deve esistere;
  • perchè, di conseguenza, difende interessi particolari anzichè l'interesse generale espresso dalla stragrande maggioranza degli italiani: la sua abolizione; 
  • perchè si regge su uno squilibrio della natura, mai risolto e continuamente alimentato dai cacciatori e loro apologeti: l'eliminazione degli animali autoctoni e l'immissione di quelli alloctoni, conseguente inquinamento genetico, comparsa di specie laddove non erano presenti (esempio eclatante: il cinghiale) attraverso azioni non autorizzate dall'INFS o con il suo  silenzio assenso.
Come si può osservare i motivi reali e incontestabili per considerare la caccia un'attività immorale, antiscientifica e anacronistica,  ci sono tutti.
Naturalmente, per chi è capace di un pensiero rigoroso e non difende interessi, posizioni o ideologie.
 
...............GRUPPO BAIRO Onlus
bairo.info

firme dei sostenitori del messaggio: 

 
p.s. articolo di cronaca in allegato:    
 
 
GIORNALE DI BRESCIA
Sabato 2 aprile 2005
 

Peroni: «Su caccia e fauna un approccio scientifico»

«Agire con raziocinio per tutelare veramente e riscrivere la legge 26/93, due priorità per la caccia», lo sostiene Margherita Peroni. Il crescente interesse della società civile per la tutela e la conservazione della fauna selvatica è, negli ultimi anni, diventato sempre più pressante nella nostra Regione e in particolare nella provincia di Brescia. «Spesso, però, le richieste di controllo e di limitazione delle possibilità di caccia - dice a questo proposito Margherita Peroni, consigliere regionale e presidente della V commissione Territorio, Urbanistica, Ediliza residenziale - sono motivate da ragioni più emotive che razionali. Contrapporsi a un’attività che affonda le proprie radici nelle tradizioni più antiche delle nostre genti non è infatti certamente la strada più efficace». «Già da tempo - prosegue la Peroni - i nostri cacciatori hanno accettato il principio della caccia biocompatibile, mentre sull’altro fronte si disapprova pregiudizialmente ogni forma di caccia. È chiaro che in questa situazione è particolarmente complesso affrontare una pianificazione soddisfacente per tutti. La Regione Lombardia, in questa legislatura, ha perciò scelto l’unico approccio possibile, quello che utilizza criteri scientifici come per esempio i censimenti e i monitoraggi. Ed è su queste basi che in Regione abbiamo predisposto il testo di riforma della legge 26/93, coi relativi regolamenti, abbiamo steso il testo del Piano faunistico venatorio regionale, approvato il nuovo statuto tipo per il funzionamento degli Ambiti territoriali di caccia e dei Comprensori alpini, il calendario venatorio regionale pluriennale e il prelievo in deroga». «Nella prossima legislatura - continua - sarà poi di fondamentale importanza la revisione, ma meglio sarebbe dire una riscrittura globale, della legge regionale sulla caccia 26/93, alla luce delle modifiche costituzionali introdotte dalla legge n. 3 del 18 ottobre 2001. Infine, resta da portare a termine la realizzazione di un Archivio faunistico venatorio georeferenziato, che metta in rete tutte le province, permettendo interventi modulari, aggiornabili e modificabili nel tempo».

 

Risposta del quotidiano Brescia Oggi

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