Egregi signori
I cani non uccidono per ira, uccidono per fame. Dai giornalisti ci aspettiamo un minimo di conoscenza etologica per non antromorfizzare un animale, negando ad esso l'innocenza insita nella sua stessa natura.
Abbiamo letto le dichiarazioni del cacciatore che sembra inorridirsi per l'attacco dei cani ai cuccioli di capriolo.
Ma non sono i cacciatori i legalizzati uccisori di questi animali?
Ma non si comportano allo stesso modo, senza innocenza e non per fame,   quando mandano i cani, appunto, a stanare un animale da fucilare, a braccare un cinghiale,  provocando sventramenti, avvelenamenti, lacerazioni, mutilazioni, ferite di ogni genere e morte?
Quindi riflettiamo sulla credibilità di chi parla e lasciamo ai cani affamati, abbandonati, maltrattati e perseguitati dall'uomo di trovare, come la natura ha insegnato loro, il cibo per sopravvivere.
Altrimenti, applichiamo le leggi per tutelarli (la prima risale al 1991) e, in tal modo, da parte dei cani non ci sarà uccisione di caprioli, nè di cinghiali, nè di uccelli, nè..........e, noi umani (i cacciatori), non dovremo asciugare le nostre lacrime di coccodrillo.
Invece l'uomo che potrebbe rinunciare a uccidere, continua a farlo in nome dello sport, della tradizione, della voluttà..........in una parola: in nome della sua prepotenza senza sentimento.
Noi soffriamo per la morte di ogni animale e non accettiamo dai cacciatori, uccisori, nessuna verità.
 
...............GRUPPO BAIRO Onlus
bairo.info

firme dei sostenitori del messaggio:  

 
p.s. articolo di cronaca in allegato

 
IL MESSAGGERO
MARCHE
05/02/05 
 
 
AMANDOLA/PARCO DEI SIBILLINI
 
Capriolo sbranato dai cani randagi tra la neve
 
 
 
Un altro è stato salvato dai cacciatori ed ora è in cura nel centro di recupero della Forestale
 
 
 
di MANUELA TRAINI

AMANDOLA (AP) -La neve troppo alta dei campi gli ha impedito di scappare dall'ira di due cani randagi che lo hanno assalito fino ad ucciderlo. È successo ad un povero cucciolo di capriolo del Parco Nazionale dei Sibillini, a Villavena di Amandola, con la mamma e il fratello maggiore, si era avvicinato alle case della frazione forse per trovare del cibo. «Ero appena uscito di casa racconta Roberto Iozzi, cacciatore residente nel luogo quando ho sentito in lontananza dei lamenti. Ho guardato nei campi che precedono il bosco e ho visto una scena spaventosa: due cani, sebbene di piccola stazza, stavano assalendo una famigliola di caprioli in mezzo alla neve». Il cacciatore ha subito preso un mezzo per raggiungere il luogo ma quando è arrivato il peggio era già accaduto. «I due cani correvano verso il bosco e continua Iozzi mentre un capriolo molto grande, probabilmente la mamma, fuggiva in mezzo ai campi, i due fratellini erano immobili. La neve colorata di rosso mi ha fatto subito capire che non c'era niente da fare per il più piccolo mentre il fratello maggiore respirava ancora. Li ho presi tutti e due». «Abbiamo denunciato il fatto al Comune di Amandola commenta Valentino Rubatti, guardiacaccia - e il veterinario della Asl ha constatato la morte del piccolo capriolo mentre ha constatato spaventosi morsi alla trachea per il fratello più grande che ancora è in vita». Il veterinario ha iniettato dell'antibiotico al povero animale ansimante e ne ha disposto l'immediato trasporto a Pescara presso il centro di recupero della Forestale. Probabilmente si salverà soprattutto grazie agli immediati soccorsi prestati proprio dai cacciatori.
 
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