Egregi signori
I cani non uccidono per ira, uccidono per fame. Dai giornalisti ci aspettiamo un minimo di conoscenza etologica per non antromorfizzare un animale, negando ad esso l'innocenza insita nella sua stessa natura.
Abbiamo letto le dichiarazioni del cacciatore che sembra inorridirsi per l'attacco dei cani ai cuccioli di capriolo.
Ma non sono i cacciatori i legalizzati uccisori di questi animali?
Ma non si comportano allo stesso modo, senza innocenza e non per fame, quando mandano i cani, appunto, a stanare un animale da fucilare, a braccare un cinghiale, provocando sventramenti, avvelenamenti, lacerazioni, mutilazioni, ferite di ogni genere e morte?
Quindi riflettiamo sulla credibilità di chi parla e lasciamo ai cani affamati, abbandonati, maltrattati e perseguitati dall'uomo di trovare, come la natura ha insegnato loro, il cibo per sopravvivere.
Altrimenti, applichiamo le leggi per tutelarli (la prima risale al 1991) e, in tal modo, da parte dei cani non ci sarà uccisione di caprioli, nè di cinghiali, nè di uccelli, nè..........e, noi umani (i cacciatori), non dovremo asciugare le nostre lacrime di coccodrillo.
Invece l'uomo che potrebbe rinunciare a uccidere, continua a farlo in nome dello sport, della tradizione, della voluttà..........in una parola: in nome della sua prepotenza senza sentimento.
Noi soffriamo per la morte di ogni animale e non accettiamo dai cacciatori, uccisori, nessuna verità.
p.s. articolo di cronaca in allegato
IL MESSAGGERO
MARCHE
05/02/05
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