IL GOLFO
27.12.2007
Una bufera giudiziaria si abbatte sull’inchiesta proprio nel giorno di Natale Misura cautelare al responsabile del canile di Panza Nei confronti di Nicola Cacciapuoti è stato emesso l’ordine di presentazione alla polizia giudiziaria tutti i giorni. Secondo le prime indiscrezioni sarebbero oltre dieci i capi di imputazione. I pm Gargiulo e Sirleo puntavano a qualche misura più consistente e che coinvolgesse un buon numero di indagati. I reati vanno dall’associazione per delinquere al falso materiale e sono costellati da una serie di perquisizioni e indagini iniziate nel 2006 e sviluppatesi soprattutto quest’anno Napoli - Una misura cautelare con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria tutti i giorni è stata notificata la vigilia di Natale a Nicola Cacciapuoti, attuale responsabile del canile di Panza. l’indagato si è dovuto recare presso la Squadra mobile della questura di Napoli ove era stato convocato per gli adempimenti previsti dal giudice per le indagini preliminari che ha firmato il provvedimento accogliendo in parte le richieste avanzate dai sostituti procuratori della Repubblica Maria Cristina Gargiulo e Paolo Sirleo. Dovrà presentarsi negli uffici del commissariato di Ischia per apporre la firma. Tutti gli adempimenti finora eseguiti sono stati compiuti sotto la direzione della squadra di polizia giudiziaria in via Delle Terme ad Ischia. Un’indagine iniziata proprio da questa squadra operativa e poi trasferita alla Squadra mobile. ROGATORIA INTERNAZIONALE IN GERMANIA Di richieste di misure coercitive ne erano state presentate diverse dai due magistrati. In alcuni casi si spingeva per applicare una misura cautelare quantomeno d arresti domiciliari per coloro che sono ritenuti i maggiori responsabili di questo presunto traffico che, si badi bene, si confeziona in oltre dieci capi di imputazione che sono stati “formalizzati” dall’ufficio della procura della Repubblica al termine di una vasta indagine iniziata nel 2006 ed esplosa tra la fine di quell’anno e gli inizi del 2007 con una raffica di perquisizioni domiciliari, in ambienti di lavoro e in casi particolari negli uffici della Asl Napoli 2 ove ha sede la struttura veterinaria. Sono moltissime le persone di fatto indagate, è stata svolta una rogatoria internazionale in Germania ad opera dell’Interpol per capire se sussisteva o meno un vero e proprio commercio di cani che partivano dall’isola d’Ischia e precisamente dal canile di Panza in Germania per traffici diversi. O meglio, ritenuti dagli investigatori illegali. Accertamenti che comunque avrebbero consentito di avere un quadro ben più preciso di questa inchiesta che non è affatto conclusa, se si pensa che sono dovuti passare diversi mesi prima che il gip accogliesse solo una delle misure sollecitate, rigettandone altre. E’ quanto trapela da fonti investigative e della magistratura. Certo è un brutto colpo per chi ha le redini del canile di Panza, che si è sempre dichiarato del tutto estraneo e pronto a dimostrare la sua piena correttezza nella gestione della fondazione intitolata a colei che volle questa struttura, Annemarie Ernst. Nei prossimi giorni sarà più chiara la situazione, quando le parti verranno a conoscenza degli elementi raccolti dalla pubblica accusa. E’ probabile che il difensore di fiducia, avv. Carmine Passaro, presenterà ricorso al tribunale del riesame per chiedere l’annullamento della misura, non ritenendola più attuale, sia perché mancano esigenze cautelari, ma spingendosi oltre sostenendo la mancanza dei gravi indizi di colpevolezza. E’ tutto da definire, da chiarire. E ciò potrà avvenire soltanto quando il Cacciapuoti sarà convocato dal giudice per le indagini preliminari all’interrogatorio di garanzia. In quella sede potrà spiegare il proprio comportamento, il ruolo tenuto nell’ambito della fondazione e quindi del canile di Panza; se è vero o no che abbia favorito, chiuso un occhio o comunque fatto finta di non capire che la gestione dei cani non fosse del tutto limpida. Lo potrà fare con documenti, con dati di fatto o suggerendo al pubblico ministero determinati filoni di indagini che servano ad escludere il proprio coinvolgimento. Certo è che se il giudice ha respinto per molti altri personaggi (tra cui anche pubblici ufficiali che hanno ruoli di responsabilità presso gli uffici dell’Asl Napoli 2), vuol dire che alcune circostanze risultano allo stato concordanti con quanto emerso nella fase delle indagini preliminari e tali da consentire l’applicazione, seppure di una misura meno afflittiva. NEL DICEMBRE 2006 UNA RAFFICA DI PERQUISIZIONI Non è una indagine iniziata poche settimane fa. Anzi, risale al 2006, quando ad operare gli uomini della squadra anticrimine del commissariato di Ischia diretti dal vicequestore Antonio Vinciguerra. Eseguendo una serie di accertamenti, capirono che nel “commercio” dei cani qualcosa non andava per il verso giusto. Tra l’altro, ciò contrastava con una certa faciloneria nel concedere i nulla osta per “l’espatrio” degli animali a quattro zampe. Tenuti peraltro in modo incivile durante il trasporto, come è stato accertato successivamente dalle forze dell’ordine. Il botto pesante dell’inchiesta è avvenuto nel dicembre del 2006. A scendere in campo nientemeno che gli uomini della Squadra mobile della questura di Napoli. Così hanno voluto i due magistrati inquirenti. Una raffica di perquisizioni che hanno interessato gli uffici dell’Asl e il canile di Panza. Ed anche le pertinenze degli indagati, tutti luoghi abitualmente frequentati senza distinzione tra pubblico e privato. In quella circostanza è emerso che l’ipotesi di reato contestata ad alcuni dei partecipanti a tale azione criminosa, andava dall’associazione per delinquere passando per l’abuso d’ufficio e concludendosi con il falso ideologico e materiale. Accuse gravi, che hanno messo in subbuglio il mondo “ovattato” e ambientalistico delle associazioni che salvaguardano gli interessi degli animali. Nessuno ha voluto mai credere a tipi di responsabilità. Tant’è vero che l’azione degli uomini della Squadra mobile, in collaborazione con gli agenti del commissariato di Ischia, si è svolta nella massima segretezza e senza molti clamori. Il tutto nella massima professionalità investigativa. In particolare all’epoca gli agenti hanno sequestrato le certificazioni che hanno autorizzato il trasferimento dei cani dalla struttura di Panza in altre località ed in particolare la Germania. Materiale ritenuto già all’epoca interessante e particolarmente “sviluppato” per l’accertamento della verità. Quello che ha fatto più scalpore è l’iniziativa della procura della Repubblica che il 9 febbraio ha disposto ulteriori perquisizioni domiciliari, questa volta ai danni delle responsabili di associazioni legate alla tutela e alla salvaguardia degli amici a quattro zampe. Quell’ordine di perquisizione è legato all’inchiesta tuttora in corso e che si è allargata a macchia d’olio proprio in relazione alle risultanze acquisite, documentalmente, nelle perquisizioni del dicembre del 2006. Ad essere colpite, la presidentessa e la tesoriera di codesta associazione, per l’appunto I.A. e U.G. Anche in quella circostanza i poliziotti hanno portato via documenti e soprattutto il libro contabile ove sono elencate le offerte per il sostentamento e lo sviluppo di detta associazione. Ma il particolare che ha scatenato questa perquisizione è legato ad un’altra iniziativa della Polizia di Stato, che ha svolto un vero e proprio blitz all’interno della pineta di Ischia. Infatti prima del Natale del 2006 i poliziotti hanno fatto visita all’interno della pineta, scoprendo che erano sistemati diversi cani, ma tenuti in modo non consono, non curati come avrebbero dovuto essere. Facendo scattare di fatto un’altra informativa alla procura della Repubblica riversando le dovute responsabilità su coloro che avevano ottenuto l’utilizzo dell’area L’ACCUSA DI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE L’altro aspetto che è comunque inglobato in questa inchiesta, è capire il rapporto tra il canile di Panza e le varie amministrazioni comunali che hanno stilato un contratto per il recupero dei cani abbandonati sulle strade per alloggiarli in una struttura adeguata. Secondo le prime ipotesi, saremmo in presenza di contratti non perfettamente legittimi e quindi si ipotizzerebbe in questa fase il reato di concorso in abuso d’ufficio. E veniamo all’ultima operazione di polizia giudiziaria che ha avuto un certo clamore e risale al maggio del 2007. Quando la magistratura inquirente ha chiesto ed ottenuto dal gip la proroga alle indagini preliminari. E ciò è legato alle richieste coercitive sollecitate nei confronti di alcuni indagati. Per volere dei pm Sirleo e Gargiulo. In questa fase è risultata ufficiale l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di falsi in relazione ad altri falsi materiali commessi da pubblici ufficiali e in qualche altra circostanza di falso ideologico. Ciò a conferma che saremmo stati in presenza di documenti che non riproducevano fatti e circostanze veri. In quell’occasione ad essere coinvolti, oltre al Cacciapuoti, tali C.D.S., M.B., che sarebbe un dipendente dell’Asl Napoli 2, ed ancora C.P. ed E.S. E’ solo una branca di quella inchiesta, ramificatasi in più direzioni. Per comprendere come è strutturata questa inchiesta, basta rileggersi quanto riportato nel decreto di perquisizione firmato dai pubblici ministeri Gargiulo e Sirleo, in cui motivano la necessità di andare a fondo, consentendo alle forze dell’ordine di poter entrare in questi appartamenti ed uffici per svolgere delle verifiche: «Secondo quanto accertato dalla polizia giudiziaria con informativa del 3 maggio 2006, vi sarebbero elementi per ritenere che dal canile ubicato nell’isola d’Ischia, gestito dalla Fondazione Annemarie Ernst per gli animali abbandonati dell’isola d’Ischia, verrebbero formati atti falsi inerenti alle pratiche di adozione degli animali. Invero la persona informata sui fatti, B.T., sentita il 29 marzo del 2006, ha affermato di avere effettivamente adottato un cane presso la struttura oggetto di attenzione e di avere, però, sottoscritto fogli in bianco, il tutto con la scusa che i promotori dell’adozione dovevano espletare delle non meglio formalità burocratiche. Dalla acquisizione documentale la dichiarazione appare riscontrata». Ed infine nel valutare le circostanze riconducibili a taluni altri indagati e spiegando quali elementi raccogliere che possano interessare la magistratura: «Considerato che – puntualizzano i pubblici ministeri Gargiulo e Sirleo – sempre secondo le parole della B.T., taluni degli atti sarebbero stati confezionati presso la Asl Napoli 2 di Ischia. Poiché vi è fondato motivo di ritenere che nei locali della sede della fondazione, del canile, presso la medesima Asl e in qualunque altro luogo chiuso pertinenziale alle sedi sopra richiamate potrebbero reperirsi elementi utili (documenti, supporti informatici, documenti bancari) in grado di confermare la ipotesi accusatoria; poiché sussiste la concreta possibilità che i beni ricercati (o parte di essi) possano essere detenuti sulla persona dell’indagato o di qualunque altro soggetto anche solo temporaneamente presente perquisendi, dispone la perquisizione nei confronti di tutti gli indagati». Infine questa visita ha consentito di evidenziare la possibilità per taluni degli indagati, anche del reato di maltrattamento agli animali. Che sarebbe molto grave se venisse formalmente addebitato a chi dice di avere a cuore le sorti degli amici a quattro zampe. |
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