IL GOLFO
10 febbraio 2007
Questa volta a danno di una nota associazione animalista
Affaire cani, scattano altre perquisizioni domiciliari
Che si è contraddistinta negli anni per il lavoro svolto in favore degli amici dell’uomo. Gli agenti del commissariato di Ischia guidati dal vice questore Antonio Vinciguerra si sono presentati presso l’abitazione della presidentessa e della tesoriera dell’associazione ed hanno prelevato e sequestrato atti ritenuti interessanti per l’inchiesta, che verranno consegnati quanto prima al pubblico ministero. L’indagine potrebbe coinvolgere anche qualche amministratore comunale che stipulò alcuni contratti per dare un tetto ai cani
Ischia (NA) - Si allarga l’inchiesta sul traffico di cani da parte della procura della Repubblica di Napoli che si avvale della preziosa collaborazione del commissariato di Ischia, diretto dal vice questore Antonio Vinciguerra. Nella giornata di ieri sono state eseguite due nuove perquisizioni domiciliari nei confronti dei vertici di un’associazione che avrebbe il compito di aiutare gli amici a quattro zampe. Si paventa l’ipotesi di un giro per nulla chiaro e in considerazione di ciò, i magistrati, che nel frattempo sono diventati tre che si occupano di più filoni, hanno deciso di mettere mano sugli atti in possesso del presidente e del tesoriere di detta associazione per verificare la correttezza o meno della gestione. Nel frattempo si sospetta l’ipotesi di maltrattamento di animali e di “gestione” degli atti non conforme alla realtà. Ma questo è solo un primo passo, in quanto gli aspetti oggi in mano agli inquirenti sono molteplici e di ampio respiro. Sono stati sequestrati e quanto prima saranno trasmessi ai magistrati che ne dovranno approfondire le contabilità che sono diverse e comunque dovranno essere vagliate da un esperto. Gli agenti della squadra di polizia giudiziaria del commissariato di Ischia si sono recati nella mattinata di ieri presso l’abitazione della presidentessa dell’associazione, I.A., e della tesoriera U.G. Non si conosce quali sono i risultati degli accertamenti compiuti con meticolosa precisione da parte degli agenti che hanno controllato ogni angolo delle abitazioni con l’intento di rinvenire documenti utili all’inchiesta. E a quanto pare – da indiscrezioni trapelate – sono stati portati via alcuni documenti, e soprattutto il libro dove sono elencate le offerte per il sostentamento della stessa associazione da parte di privati cittadini, tra cui persone anche conosciute nell’ambiente isolano e non. E’ una inchiesta che è una costola di quella che è esplosa diverse settimane fa, quando gli stessi poliziotti hanno eseguito altre perquisizioni e notificato contestualmente avvisi di garanzia in ordine alla gestione del canile di Panza e funzionari dell’Asl Napoli 2 che hanno il compito istituzionale di svolgere controlli di loro pertinenza. In particolare nel settore veterinario. Quest’ultima iniziativa dimostra che l’inchiesta non è affatto in stand by, ma si muove a trecentosessanta gradi alla ricerca di elementi per comprendere che fine hanno fatto realmente i cani prelevati dalle strade (perlopiù abbandonati o cresciuti in cattività) e accuditi dallo stesso canile o da queste associazioni. Non più tardi di prima di Natale, gli stessi poliziotti si sono recati nella pineta ove erano allocati diversi cani per un sopralluogo constatando che erano tenuti in modo per nulla congeniale alla cura e al sostentamento degli animali a quattro zampe. Segnalando l’anomalia alla procura della Repubblica, che dopo gli ulteriori accertamenti di polizia giudiziaria ha quindi disposto le perquisizioni che sono state ritenute utili ed indispensabili per il proseguimento dell’accertamento della verità. In questo groviglio c’è anche l’ipotesi di reato di interruzione di pubblico servizio in ordine ad alcune attività che non sarebbero state eseguite da parte di chi si era impegnato a farlo con l’ente pubblico. Si parla in questo caso di un accordo stipulato diversi anni fa tra il canile e alcuni Comuni dell’isola d’Ischia, impegnandosi a prelevare, ogni qualvolta ve ne fosse necessità, i cani rimasti abbandonati per le strade per dare loro un rifugio o un tetto. Stando agli accertamenti compiuti finora dagli investigatori, tale patto non sarebbe stato rispettato in quanto in diverse occasioni i cani non sarebbero stati presi in affido come da contratto stipulato dietro pagamento di una somma di denaro concordata precedentemente. Con la scusa che non vi erano posti disponibili al momento. Non provocando, però, alcun danno per il canile, proprio per come era strutturata la convenzione tra comune e l’associazione che ha in affido l’intera struttura di Panza. In quest’ottica, sempre stando alle indiscrezioni, c’è una ipotesi tuttora al vaglio dei magistrati per individuare i presunti responsabili dei comuni che sottoscrissero l’accordo per contestare a loro l’ipotesi di reato contro la pubblica amministrazione. Si parla con insistenza di concorso in abuso d’ufficio e rifiuto in atti d’ufficio e qualcosa d’altro che deve ancora essere valutato in tutta la sua ampiezza. E’ ovvio che tutte queste persone sottoposte ad indagini devono essere allo stato definite innocenti fino al passaggio di una sentenza in giudicato. Lo riafferma la nostra Costituzione. Certo è che le troppe segnalazioni, le denunce che sono piovute come un temporale sugli uffici del procuratore della Repubblica, hanno provocato indagini a catena, tanto da richiamare l’attenzione di ben tre sostituti procuratori che si occupano di questo o meno presunto affare dei cani. Bisogna capire se effettivamente gli animali venivano dati in affido come è stato scritto in ogni atto rilasciato, o se qualcuno o meno abbia lavorato per fini poco leciti per ottenere dei vantaggi economici. Ecco perché le verifiche vengono svolte in più direzioni e le iniziative della procura della Repubblica vanno proprio verso una meta che preoccupa non poco tutti coloro che hanno avuto un ruolo nella “gestione” di questi animali indifesi. L’atto di sequestro compiuto è ritenuto assai interessante, che sommato a quelli eseguiti nei mesi scorsi, dà la dimensione che il fenomeno è complesso e che ha bisogno di ulteriori verifiche. Essendosi allargato il giro dei presunti indagati. Con la presenza di personaggi che hanno amministrato le comunità isolane e che hanno avuto contatti con i soggetti che hanno promosso, sponsorizzato e sollecitato un accordo per trovare una giusta sistemazione ai cani randagi. Oltre ai cani, nell’inchiesta si parla del fenomeno dei gatti randagi. Anche qui ci sarebbe stato qualcosa di irregolare. Che fine hanno fatto i diversi felini? Se lo chiedono gli agenti della polizia giudiziaria del commissariato di Ischia che cercano di rinvenire in qualche atto un elemento che consenta di ottenere una risposta esauriente a una domanda che il magistrato ha già formulato. Nell’attesa di un chiarimento, si è passati a mettere sotto torchio gli indagati, cercando di far sentire il fiato sul collo in modo da ottenere qualche risultato che al momento non è di tali dimensioni da innescare uno o più provvedimenti di somma urgenza.
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