Animali: cane impiccato nel Messinese, messa taglia 10mila euro
Palermo - L'Associazione italiana difesa animali ed ambiente (Aidaa) ha messo una "taglia" di 10.000 euro per incentivare le ricerche del responsabile dell'impiccagione di una cane nelle campagne di Monforte San Giorgio (Messina). La carcassa e' stata scoperta appesa a un albero da un volontario dell'Aidaa, che ha informato la presidenza nazionale dell'associazione. Nella stessa zona, alcune settimane fa, era stato trovato un altro cane, impiccato quella volta da un pastore dopo che l'animale aveva attaccato e ucciso una sua capra. Il pastore era stato identificato e denunciato dai carabinieri.
GEA PRESS
1 SETTEMBRE 2014
Marino (RM) – Gattino con le zampe fratturate incastrato nella grata. Il sospetto di un evento non casuale
Immediato intervento del Comune e lo sdegno per l'ipotesi di maltrattamento
Marino (Roma) - Era incastrato con entrambe le zampette fratturate. E’ stato trovato così il gattino di Marino, in provincia di Roma: bloccato tra le grate di una caditoia per l’acqua posta nella pubblica via nei pressi della Stazione.
Gli agenti della Polizia Locale, guidati dal comandante Alfredo Bertini, lo hanno liberato affidandolo poi alle cure del servizio veterinario della Asl Rm H.
«Con il musetto ferito il micio, i cui arti sono risultati poi entrambi fratturati – riferisce l’assessore alle Politiche degli Animali Cinzia Lapunzina – E’ stato liberato grazie alla sensibilità di alcuni cittadini che hanno chiesto la collaborazione della Polizia Locale intervenuta tramite gli agenti Cacciatore e Rinaldi».
Un episodio, quello di ieri ai danni del piccolo animale, che ha suscitato dissenso e disappunto da parte dell’Amministrazione e dei cittadini.
Il Comune di Marino tiene a precisare nella sua nota, come l’intervento del Dipartimento Politiche e Diritti degli Animali sia stato immediato.
Nella vicenda è intervenito anche il Consigliere Comunale Stefano Cecchi che, accorso sul posto, ha documentato l’accaduto con le immagini fotografiche riportate sul suo profilo facebook.
«Speriamo sia possibile recuperare gli arti e vedere il micio ancora correre nelle strade della nostra città» scrive Cecchi che, ringraziando, di concerto con l’assessore Lapunzina i cittadini intervenuti e la Polizia Locale, ha auspicato che quanto accaduto sia di natura accidentale. «Non voglio pensare che qualcuno si sia voluto divertire in questo modo – ha aggiunto Cecchi – non solo per quello che penalmente comporterebbe ma per essere un’azione senza scusanti. Aiutiamo ora il nostro piccolo “Romeo” a riprendersi quanto prima».
A ringraziare per la collaborazione i cittadini e la Polizia Locale anche il sindaco Fabio Silvagni. «Grazie alla sollecitudine e alla partecipazione di tutti, un piccolo animale è stato tratto in salvo e assicurato alle cure del valente servizio veterinario della Asl Rm H. Ora ci affidiamo alla Polizia Locale per la ricostruzione della dinamica, dalla quale auspichiamo emergano caratteristiche di esclusiva accidentalità per l’ accaduto. Altrimenti – chiosa – sarebbe solo la tristezza a velare un episodio, vile, perpetrato senza motivazione alcuna, ai danni di un piccolo essere indifeso».
Il Comune di Marino ricorda come, nell’anno 2007, sia stato uno tra i primi ad adottare il Regolamento per la Tutela e la Detenzione degli Animali.
LA ZAMPA.IT
2 SETTEMBRE 2014
Gatto resta incastrato in una grata a Marino, salvato dalla Polizia Locale
Dubbi sulle dinamiche della vicenda: il micio aveva muso ferito e gli arti fratturati
Marino (Roma) - Era incastrato con entrambe le zampette anteriori tra le grate di una caditoia orizzontale per l’acqua. Così è stato trovato un gattino su via Scalinata della Stazione a Marino, in provincia di Roma. Per sua fortuna qualche passante ha avvisato la Polizia Locale che è intervenuta e lo ha affidato alle cure del servizio veterinario della Asl Rm H. Il micio aveva il musetto ferito e gli arti entrambi fratturati. Elementi che fanno pensare che il fatto possa non essere di natura accidentale. «Speriamo sia possibile recuperare gli arti e vedere il micio ancora correre nelle strade della nostra città» scrive il consigliere Stefano Cecchi che, accorso sul posto, ha documentato l’accaduto anche con immagini fotografiche riportate sul suo profilo Facebook -. Non voglio pensare che qualcuno si sia voluto divertire in questo modo non solo per quello che penalmente comporterebbe ma per essere un’azione senza scusanti. Aiutiamo ora il nostro piccolo «Romeo» a riprendersi quanto prima».
Un fatto ancora più spiacevole per il Comune di Marino che nel 2007 è stato uno tra i primi ad adottare il Regolamento per la Tutela e la Detenzione degli Animali.
LA REPUBBLICA
1 SETTEMBRE 2014
Brucia l'allevamento, strage di maiali nel Torinese
E' successo a San Francesco al Campo: nell'edificio c'erano un centinaio di animali che sono arsi vivi o sono stati travolti dal crollo del tetto. A causa il rogo sarebbe stato il malfunzionamento dell'impianto di aerazione
I vigili del fuoco del nucleo Nbcr (Nucleare-biologico-chimico-radiologico) durante le operazioni di messa
in sicurezza del tetto dell'allevamento, parte del quale è crollato, che contiene amianto
di Carlotta Rocci
Un grosso incendio è divampato intorno alle 14 in un allevamento di maiali a San Francesco al Campo. Le fiamme hanno avvolto l'edificio e i vigili del fuoco hanno già recuperato le carcasse carbonizzate di decine di animali. Le squadre sono al lavoro per spegnere le fiamme. Nella cascina di via Benna è arrivato anche il nucleo Nbcr (Nucleare-biologico-chimico-radiologico) dei vigili del fuoco per mettere in sicurezza la copertura del tetto dell'edificio in fiamme, che conteneva fibre di amianto. Nessuna persona è rimasta ferita. Insieme ai vigili del fuoco e ai carabinieri è arrivato anche un veterinario dell'Asl To4 per soccorrere gli animali eventualmente feriti e contare i capi di bestiame morti.
Secondo i primi accertamenti il rogo non sarebbe di origine dolosa: le fiamme sarebbero partite dall'impianto di ventilazione difettoso. Parte del tetto, circa una trentina di metri, è collassata crollando all'interno dell'edificio. L'incendio è stato domato solo diverse ore più tardi. La squadra Nbcr dei vigili del fuoco è ancora sul posto per le operazioni di bonifica.
GEA PRESS
1 SETTEMBRE 2014
Sport equestri – Altri due cavalli morti.
Italian Horse Protection chiede incontro alla FEI
Continuano a morire in una stagione che Italian Horse Protection definisce folle.
Le ultime due vittime si registrano in Normandia, dove si stanno svolgendo i campionati del mondo di sport equestri.
Si tratta del cavallo Dorado, morto lo scorso 28 agosto nel corso gara di Endurance e di Wild Lone, deceduto due giorni dopo nella gara di Cross Country. Secondo IHP il primo animale avrebbe sbattuto contro un albero mentre stava entrando in una strettoia del percorso. Wild Lone, invece, si sarebbe accasciato al suolo dopo aver completato il percorso, morendo poco dopo. Nel primo caso si registra pure il ferimento dell’amazzone.
“In entrambi i casi – riporta la nota di IHP – salta agli occhi il dato relativo ai cavalli che non ce l’hanno fatta a concludere le gare. Nell’endurance, su 173 partenti, ben 135 non sono giunti all’arrivo: ritirati per problemi di salute, o eliminati perché alle visite tra una tappa e l’altra non sono stati considerati idonei a continuare. Nel Cross Country, su 91 partenti, 9 sono caduti e altri 28 non hanno portato a termine il percorso”.
Secondo Sonny Richichi, presidente IHP, si tratterebbe ormai di esasperazione che colpisce il settore di queste competizioni. Gare impegnative ed allenamenti intensivi, anzi, sempre per IHP, si tratterebbe addirittura di gare insostenibili. C’è poi l’aspetto relativo ai viaggi in aereo ed un calendatio di gare fittisime.
Occorerebbe dunque, un maggiore tenere delle regole stabilite dalla FEI (Federazione Equestre Internazionale), alla quale IHP chiederà un incontro per verificare la disponibilità ad effettuare dei cambiamenti sostanziali e concreti.
NEL CUORE.ORG
1 SETTEMBRE 2014
SOANE (TN), GLI ANIMALISTI BLOCCANO IL GIOCO CON I CONIGLI IN PALIO
Un gruppetto interviene e ferma l'iniziativa con animali
Animalisti a Saone, frazione di Tione, in provincia di Trento, ieri, per bloccare il "gioco" con i conigli in palio durante la sagra estiva di san Giovanni. Sotto accusa gli organizzatori del "Gioco del coniglio", che mette in omaggio l'animale. C'è un cerchio con otto scatoloni aperti verso l'interno - spiega "l'Adige" - e i conigli liberi. Si aggiudica il premio in carne e ossa chi indovina in quale "casetta" entrerà il povero coniglio. Un gruppetto di una decina di attivisti è intervenuto per bloccare l'iniziativa con la polizia al seguito. Gli animi si sono accesi. Vola solo qualche parola grossa, ma i carabinieri e i vigili tengono sotto controllo la situazione. Alla fine, gli otto conigli sfruttati per la manifestazione vengono affidati ad una persona di Soane, che li custodirà. Il comitato sta aspettando di sapere, intanto, se dovrà pagare una sanzione.
IL TIRRENO
1 SETTEMBRE 2014
Il micio scappa dalla clinica e torna a casa dopo 20 giorni
PRATO - Quasi tre settimane fa era fuggito dalla clinica veterinaria di Montemurlo dove era stato ricoverato, e sabato sera è tornato a casa, a Montale. Avventura a lieto fine per un bel micio di nome Biondo e Veronica Bisa, la padrona, parla di un vero miracolo. «La veterinaria ci ha detto che avevano lasciato la finestra aperta per far cambiare aria nella stanza degli animali ricoverati - racconta Veronica - e che il nostro gatto era scappato. Non vi dico la disperazione. Lo abbiamo cercato giorno e notte, a Montemurlo. Abbiamo pensato di tutto, anche che fosse morto. Abbiamo messo cartelli ovunque , con la sua foto e i numeri di telefono da contattare. Sono stati quasi 20 giorni di inferno, ma di lui nessuna traccia e sapete perché? Perché Biondo era sulla strada di casa!». Un bel viaggio per un gatto ed è quasi un miracolo che sia riuscito a orientarsi. Sabato sera Veronica ha sentito dei miagolii alla porta: «Era lui - dice - il nostro gattone tanto affettuoso. Era magro e sporco, ma ci ha dimostrato tutto il suo amore cercandoci per tanti giorni».
GEA PRESS
1 SETTEMBRE 2014
Umbria – Niente caccia con l’arco, che però è “etico”
Lo annuncia l'Assessore Cecchini, ma sul caso si vedrà
Niente caccia di selezione con l’arco, che tante polemiche aveva sollevato nei giorni scorsi. Gli animali, però, in Umbria potranno essere uccisi con le armi a canna rigata.
In sintesi, vigerà il regolamento del 1999, mentre il nuovo (quello che prevedeva la caccia con l’arco agli ungulati) non ha ancora completato l’iter.
Lo ha confermato l’Assessore regionale alla caccia Fernanda Cecchini, in una nota diffusa dalla stessa Regione. L’Assessore, però, ha voluto precisare che “sull’atto ci siamo riservati ulteriori valutazioni in Giunta regionale“.
Annuncio di annullamento della proposta o valutazione tecnica?
L’intervento dell’Assessore avviene dopo un incontro avuto stamani con i rappresentanti della LAV mentre, ha riferito sempre la Regione Umbria, venerdì prossimo ne seguirà uno con Animalisti Italiani.
Una serie di incontri, ha ribadito l’Assessore Fernanda Cecchini, secondo la quale “la proposta di modifica al regolamento regionale per la gestione faunistico-venatoria dei cervidi e bovidi con cui si ampliano le modalità del prelievo selettivo, non è frutto né di insensibilità, tanto più che abbiamo predisposto un disegno di legge regionale che riconosce prioritari i diritti e la tutela degli animali, né di decisioni estemporanee. È stata infatti elaborata all’interno del quadro normativo fissato dalle leggi nazionali ed è suffragata dalle linee guida sulla caccia di selezione dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, secondo il quale l’arco è un mezzo di caccia ‘estremamente efficace, etico e sicuro’, ‘privo di invasività ambientale’ e che offre ‘una sicurezza passiva totale“.
“In sede di Giunta regionale – ha concluso l’Assessore Cecchini – faremo ulteriori approfondimenti e valutazioni nel merito. Intanto resta in vigore il regolamento precedente che, voglio ribadirlo, riguarda il prelievo selettivo di alcune specie, con regole rigorose che obbligano, fra l’altro, il selettore a seguire appositi corsi di formazione“.
La Giunta regionale dell’Umbria, nella seduta odierna, ha intanto deliberato l’avvio delle procedure per l’aggiornamento del Piano faunistico-venatorio regionale.
NEL CUORE.ORG
1 SETTEMBRE 2014
CACCIA CON L'ARCO IN UMBRIA, LA GIUNTA CI RIPENSA: "L'ITER CONTINUA"
Esulta l'Enpa: "La nostra campagna ha fatto centro"
La giunta regionale umbra è pronta a tornare sui propri passi sulla caccia con l'arco. Resta ancora in sospeso, per ora, la decisione di utilizzare questo metodo medievale. "In Umbria la caccia di selezione agli ungulati può essere esercitata solo con le armi a canna rigata, secondo il regolamento del 1999. Il nuovo regolamento che prevede l'estensione all'arco non è ancora in vigore: l'iter non è stato completato e sull'atto ci siamo riservati ulteriori valutazioni in giunta regionale", ha sottolineato l'assessore regionale alla caccia, Fernanda Cecchini, nell'incontro che si è svolto stamani "in un clima cordiale e costruttivo" con i rappresentanti della Lav" Umbria. E' stato il primo di una serie di incontri fissati con le associazioni animaliste, riferisce un comunicato della Regione.
"Una buona notizia, una decisione di ragionevolezza che risponde alle aspettative e alla mobilitazione di tantissimi cittadini, non solo nella regione, ma a livello nazionale, in seguito alla grande campagna promossa anche dall'Enpa contro l'uso dell'arco nella caccia di selezione: abbiamo fatto centro - dichiara Paola Tintori, presidente del Consiglio nazionale di Enpa nonché coordinatrice della Protezione animali per la regione Umbria -. Oltre 275mila sono stati i contatti sulla nostra pagina Facebook e migliaia e migliaia i commenti e le condivisioni. Questa vicenda è oramai un simbolo a livello nazionale: basta incrudelire sui selvatici, la società italiana è cambiata profondamente, il futuro è altrove, nel segno del rispetto verso le altre forme di vita. Nell'esprimere la nostra soddisfazione per il ripensamento sul progetto di caccia con l'arco, oggi ci aspettiamo dall'Umbria un'inversione di tendenza su tutto quello che riguarda la fauna, ricordando che, purtroppo, il suo calendario venatorio anche per questa stagione 2014/2015 è uno dei peggiori tra le regioni italiane".
GEA PRESS
1 SETTEMBRE 2014
Piemonte, caccia – Il WWF: una regione chinata innanzi alla preapertura della stagione venatoria
Fucili già carichi contro Tortora, Ghiandaia, Cornacchia grigia, Cornacchia nera, Gazza
Stagione venatoria da aprirsi la terza domenica di settembre. Ed invece, sottolinea il WWF, non mancano Regioni che anticipano ai primi di settembre.
Anzi, le Regioni che strafanno in favore dell’attività delle doppiette, sarebbero tantissime.
Una pratica, quella della preapertura, che il Wwf come le altre associazioni ambientaliste ed animaliste hanno sempre criticato e contestato, perché in contrasto con i principi delle Direttive Comunitarie in materia ambientale oltre che con i principi scientifici per la conservazione e tutela della fauna.
“In Piemonte – dichiara Stefano Bechis, delegato per il WWF Piemonte – da mercoledì 3 settembre è ammessa la preapertura con caccia alla tortora, specie il cui carniere annuale per ogni cacciatore è stato incrementato da 20 a 25 unità, che permetterà di abbattere esemplari in migrazione sulla nostra regione. In alcuni casi non è esagerato parlare di “mattanza”: ad esempio lo scorso anno, per l’Italia, è stato calcolato che, stimando il numero di cacciatori in circa 750.000, le giornate di caccia permesse dai calendari venatori e i “carnieri” potenziali, sarebbe possibile abbattere legalmente 15 milioni di tortore, che è la stima di tutta la popolazione europea”.
In Piemonte sarà inoltre possibile cacciare nelle 8 giornate aggiuntive della preapertura altre quattro specie (cornacchia nera, cornacchia grigia, gazza, ghiandaia), in un periodo in cui sul territorio regionale, sono ancora presenti moltissime specie di avifauna protetta, in fase pre-migratoria, che possono cadere vittima degli immancabili abbattimenti illeciti , senza considerare l’azione di disturbo sulle stesse.
“Inoltre prendiamo atto”, conclude Bechis “che anche quest’anno il calendario venatorio, differentemente da quanto continuiamo a chiedere da anni, prevede l’immancabile caccia alle specie della piccola fauna alpina oggettivamente in stato di cattiva conservazione e per la quale il WWF Piemonte e VdA chiede una sospensione del prelievo venatorio”.
Dieci pattuglie distribuite su tutto il territorio provinciale con particolare attenzione alle zone vocate alla caccia.
Questo quanto predisposto dalla Polizia Provinciale di Ragusa che, secondo le precise direttive del Comandante Raffaele Falconieri, ha operato al fine di prevenire incidenti ed illeciti in materia venatoria, proprio nel giorno di pre-apertura.
Già nella mattinata di oggi sono stati controllati ben 54 cacciatori.
In relazione ai controlli effettuati, un cacciatore originario di Chiaramonte Gulfi, è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria in stato di libertà per uso di mezzo vietato. Si trattava di un faro che il cacciatore si era portato in contrada Rovina di Chiaramonte Gulfi. Allo stesso sono stati sequestrati il fucile, le munizioni, il faro e due conigli che aveva già abbattuto.
In contrada Fossalupo di Vittoria invece è stata recuperata una cartucciera con 23 cartucce, abbandonata da un soggetto non identificato che, alla vista degli agenti di Polizia Provinciale si è allontanato repentinamente dai luoghi.
Per quanto riguarda l’utilizzo del furetto, il comando di Polizia Provinciale informa che sarà ammesso l’uso a partire dal 15 settembre 2014 purché munito di idonea museruola anche all’interno del trasportino.
NEL CUORE.ORG
1 SETTEMBRE 2014
CACCIA, FEDERAZIONE: "LE PREAPERTURE SONO UNA VERGOGNA PER IL NOSTRO PAESE"
Le preaperture sono una "vergogna per il Paese", un "appuntamento annuale con l'illegalità", il via libera alla "vera e propria guerra contro la natura" condotta da amministratori pubblici per compiacere una minoranza (fortunatamente sempre più ridotta) di cacciatori e i produttori di armi. Questo il giudizio della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente - di cui fanno parte Lav, Enpa, Oipa, Lndc, Leidaa, AAE Conigli, AiutiamoFido, Amici Animali Onlus, Cani & Mici per Amici Onlus, City Angels, Earth, Eolo a 4 zampe, Frida's Friends Onlus, I Favolosi Cani 80, Il Rifugio del Micio, Noi Animali, Ombre a 4 zampe, SOSGaia, SOS Levrieri, Tartamondo Onlus, Gaia Italia, L'Arca della Valle,Anita Onlus, Leal, Mondo Gatto Gruppo Volontari Onlus, Anima Equina Onlus - sulla decisione, presa da 16 Regioni, eccetto Val d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Liguria e Lazio, di autorizzare anche quest'anno la caccia per alcune giornate aggiuntive (fino ad 8) e per alcune specie (fino a 9) prima dell'apertura ufficiale della stagione, la terza domenica di settembre.
Non solo il buon senso e le evidenze scientifiche suggeriscono di non consentire la caccia nei periodi di migrazione e riproduzione, ma le direttive europee, già recepite da leggi italiane, vietano la pratica venatoria in questi momenti delicati per la fauna selvatica e numerose sentenze dei Tribunali amministrativi danno ragione ai ricorsi delle associazioni animaliste. Eppure norme e giudici, esattamente come l'opinione di milioni di italiani, nulla possono contro la lobby dei cacciatori, che per il proprio "divertimento" distruggono un patrimonio comune, calpestando – se ne hanno voglia – anche la proprietà privata. Poco importa se ci rimettono ghiandaie, tortore, merli, cornacchie grigie e nere, gazze, colombacci, alzavole, beccaccini, marzaiole, quaglie, germani reali e conigli selvatici, a rischio già da oggi secondo i calendari deliberati da Regioni e Provincie in barba alla logica, alle regole comunitarie, alla legge 157/1992 che prevede la necessità, per la programmazione dell'attività venatoria e per autorizzare le preaperture, di avere piani faunistici venatori aggiornati ogni cinque anni: in molte Regioni sono fermi agli anni Novanta.
Tanta arroganza è incoraggiata dal governo e dalla maggioranza del Parlamento che non solo non ha cancellato l'orrore dei richiami vivi, nonostante la procedura d'infrazione europea, ma col decreto competitività ha autorizzato forme di caccia sulla neve, più possibilità di sparo e la persecuzione di animali come le nutrie.
IL TIRRENO
1 SETTEMBRE 2014
Cinghiali e caprioli sbranati: «Sono i lupi»
LIVORNO - Una sorpresa amara ha dato il buongiorno ad un gruppo di cacciatori livornesi che si sono trovati davanti agli occhi una carcassa di cinghiale divorata. È accaduto qualche settimana fa. E per i cacciatori non ci sono dubbi: “È stato un lupo”. La presenza di questi animali sulle nostre colline è un fatto abbastanza noto. Ma che aggredissero e sbranassero i cinghiali è una novità che desta anche qualche preoccupazione. A farsi portavoce della vicenda è Gino Saltarelli, dell’omonima armeria e decano fra i cacciatori livornesi, che fa il punto della situazione. «Nelle nostre zone collinari - spiega - ci sono sempre stati tantissimi cinghiali e per questo la caccia a questo tipo di animale è molto praticata». Le cose sono però cambiate, poiché se un tempo la cacciagione era abbondante, oggi lo è molto di meno. «Prima si arrivava a cacciare 15 cinghiali in un’unica battuta -continua Saltarelli- ora invece è una miseria, si arriva a 1 o 2 cinghiali perché sono diventati quasi introvabili». Il mistero della sparizione di queste bestie, secondo il cacciatore, è presto svelato. Gli uomini raccontano di aver trovato resti di cinghiale nelle colline labroniche come Castellaccio, Valle Benedetta e Corbolone che l’indomani sparivano stranamente. In coro i cacciatori urlano “Al lupo”. I lupi ci sono e fanno danni come lo testimonia Franco Leonardi, ex guardia della tenuta di Vallelunga di proprietà del Braccitorsi. Quest’ultimo avrebbe introdotto un gruppo di mufloni che col tempo si sono riprodotti formando dei branchi. Uno dei mufloni è stato trovato dal guardiacaccia divorato, lasciando al suo posto la carcassa ridotta ad ossi rosicati e scarni. L’ex guardia della tenuta racconta il ritrovamento. «Una mattina ho trovato un muflone a terra completamente sbranato e divorato - afferma - Fino a 7 o 8 mesi fa i lupi erano soliti aggirarsi nella zona della tenuta ma poi si sono allontanati chissà per dove. Poi all’improvvisio riappaiono«. Diversi son stati gli avvistamenti dei lupi negli ultimi anni, e ad oggi non sono andati a diminuire, commenta a riguardo Riccardo Del Nista, socio della squadra di caccia della Cigna «Molte sono le prove della presenza dei lupi sulle colline livornese - sottolinea- Durante una cacciata ne abiamo visti ben sette e lungo la zona di Ongrilli sono state ritrovate tracce di lupi, ed anche escrementi in cui erano visibili pelo ed unghioli, per non parlare poi delle varie carcasse ritrovate di cinghiali, mufloni e caprioli». Il parere dei cacciatori è che questi lupi siano stati immessi nel territorio, tanto che - stando almeno ai loro racconto - sarebbero stati visti lupi col collare, per far sì che si riproducano in quanto specie in via di estinzione. Il problema di ciò, come fa presente Del Nista, è che “oggi nelle campagne livornesi di lupi ce ne sono tanti e si cibano di cinghiali. Ma quando finiranno la selvaggina cosa faranno? Avranno fame e si avvicineranno sempre più alle zone abitate in cerca di cibo, magari di rifiuti. Ma non è affatto piacevole trovarsi a tu per tu con un lupo».
GREEN ME
1 SETTEMBRE 2014
Bebè in arrivo?...la convivenza con cani e gatti è possibile
L'arrivo di un bebè in famiglia è uno dei momenti più belli e importanti per una coppia. Spesso però in casa è presente un animale e i proprietari temono che questo possa essere un problema nella gestione della nuova situazione, credendo spesso (purtroppo) che l'unica soluzione sia quella di allontanare da casa il proprio amico a quattro zampe; così un momento che dovrebbe essere di piena gioia e felicità, può presentare anche un risvolto triste. Infatti possono insorgere timori che non hanno ragione d'esserci, e che riguardano sia la gravidanza (ad esempio la diffusa paura per la toxoplasmosi, spesso esasperata dal proprio medico curante o ginecologo), sia la futura convivenza (difficoltà nella gestione di tutti gli ulteriori impegni dipendenti dalla nuova nascita, patologie, eccessivi peli in giro che potrebbero “nuocere” al bebè, paura di reazioni negative da parte dell'animale, ecc ecc). Tutto questo può essere affrontato nel migliore dei modi, basta saper gestire la nuova situazione, e la famiglia potrà rimanere così completamente unica...ed anzi, più numerosa! Inoltre diversi studi hanno dimostrato che possedere un animale può essere molto positivo nella crescita di un bambino: per quest'ultimo può rivelarsi un vero e proprio amico di vita, di giochi; il prendersi cura di un altro essere vivente può renderlo più responsabile, più sensibile, oltre che ad avvicinarlo alla natura.
Quindi quali possono essere i consigli? Abituare innanzitutto il vostro cane o gatto alla nuova presenza, non impedirgli di avvicinarsi, ma sì di curiosare, annusare, naturalmente il tutto con le adeguate accortezze e sempre in vostra presenza; questo permetterà ad entrambi di conoscersi un po' alla volta. Ed è estremamente importante che questo avvenga, per evitare future manifestazioni di stress da parte del vostro cane/gatto (Gatti che urinano in giro per casa: è solo un semplice dispetto?), fenomeni traumatizzanti ed episodi negativi, come insorgenza di paure (La paura: spesso affligge anche i nostri animali) e aggressività (Cani "aggressivi"? Come prevenire o risolvere il problema). Non cambiate le abitudini presenti precedentemente e che magari coinvolgevano anche il vostro amico a quattro zampe, non trascuratelo, continuate a manifestargli le solite attenzioni.
Allo stesso modo tenere d'occhio il bambino, soprattutto quando comincia a crescere, a gattonare, ad acquistare un minimo di indipendenza anche nel girare ed esplorare la casa: evitate che giochi pesantemente con suo nuovo amico, che gli tiri orecchie, coda,...inoltre che non si impossessi dei suoi giochi, ma soprattutto che lo vada a stuzzicare mentre mangia. Tutto questo però deve rientrare nei vostri insegnamenti, nella normale educazione del bambino, perchè consiste nell'insegnare ad avere rispetto degli altri esseri, anche se molto più pelosi. Infatti per il bimbo il suo comportamento può sembrare del tutto normale, ma il cane o il gatto potrebbero anche non capire le sue buone intenzioni.
Per aiutare i vostri pelosi nell'adattamento alla nuova situazione, potreste somministrare loro dei fiori di bach appropriati, oppure sempre per tranquillizzarli un po' applicare all'ambiente diffusori di feromoni materni, come il DAP per il cane e Feliway per il gatto.
Se nonostante tutte le adeguate attenzioni e accortezze il vostro animale cominci a manifestare inusuali atteggiamenti, stress ecc ecc, rivolgersi al proprio veterinario che potrebbe darvi un semplice consiglio, magari anche quello di una visita specialistica da un collega comportamentalista che potrà esaminare la situazione in modo più approfondito.
E per quanto riguarda l'igiene? Si spera che sia stata rispettata anche prima dell'arrivo di un bebè!
Quindi, a chi sta aspettando l'arrivo della cicogna posso semplicemente augurare tutta la felicità di questo mondo, per il bebè, la mamma, il babbo...ed il peloso di casa!!!!!!!!!!!!!!
GREEN STYLE
1 SETTEMBRE 2014
Cani: riconoscere e curare una frattura
Un cane vivace amante delle corse e delle scorribande può incorrere in piccoli infortuni o fratture. Questo può capitare anche ad animali anziani, con passo tremolante oppure risultare il frutto di circostanze sfortunate. Come la presenza di dislivelli o buche, oppure una fragilità delle ossa, che possono condurre l’animale verso la problematica. La frattura riguarda l’interruzione di una parte ossea, sempre conseguente a un evento traumatico. Può causare sofferenza e dolore nel cane, coinvolgendo le parti vicine alla parte offesa.
Di solito il cane inizia a zoppicare vistosamente, oppure preferisce sollevare la parte traumatizzata. A volte l’animale non si muove e non cammina, dimostrando la presenza di una frattura grave. In questi casi è bene consultare il veterinario di fiducia oppure condurre l’animale presso il pronto soccorso veterinario più vicino. Indispensabile trasportare il cane nella sua cuccia, così da consentirgli un viaggio il più comodo possibile, oppure avvolto in una coperta morbida per limitare i movimenti bruschi. Potrebbe risultare utile, se possibile, viaggiare accanto a lui per calmarlo e rassicuralo evitandogli stress e posizioni scomode.
Fratture, cosa fare
Per soccorrere in modo corretto l’amico di casa è importante non perdere il controllo così da rassicurarlo, agendo tempestivamente. Ogni frattura può avere una storia a sé, alcune necessitano di semplice riposo, altre di una fasciatura e alcune di una steccatura rigida. Magari con l’aggiunta del collare elisabettiano per cani. L’animale può anche non avvertire subito dolore e fastidio, camminando sulla parte fratturata e peggiorando la situazione. Ma a fronte delle prime avvisaglie e dei sintomi è importante valutare la tipologia di trauma, se composto o scomposto. Nel primo caso l’urto ha mantenuto l’osso nella sua posizione, nel secondo si ha una dislocazione con ferita e fuoriuscita dell’osso stesso.
In questo caso il primo pronto soccorso prevede una disinfezione delicatissima della parte senza che venga toccato l’osso quindi, come anticipato, serve contattare il veterinario e condurre l’animale in ambulatorio. Il medico effettuerà un controllo immediato per individuare la parte lesa, seguito da una radiografia. Nel caso di un urto con frattura composta il medico potrà prescrivere del riposo e del relax, magari con una steccatura provvisoria, per evitare al cane di camminare sulla parte dolorante. Nell’ipotesi di una frattura scomposta il veterinario dovrà agire immobilizzando la parte con bende gessate o stecche. Nei casi più gravi intervenire con un’operazione chirurgica dove verranno inseriti elementi metallici che aiuteranno l’osso durante la calcificazione, eliminati a guarigione avvenuta. Il recupero potrà avvenire in poche settimane o anche in più mesi, in base alle condizioni di salute dell’animale, età e alla gravità della frattura.
Steccatura d’emergenza
Nel caso non fosse possibile condurre immediatamente il cane dal veterinario, ad esempio durante una passeggiata in alta montagna, risulterà utile realizzare una steccatura di primo soccorso. Si fascia la parte con una benda o con un panno pulito, ad esempio un fazzoletto o una bandana. Quindi si ricopre il tutto con del cotone o altra stoffa morbida che verrà nuovamente avvolta da una seconda fasciatura. Per fermare l’arto risulterà utile fissare una stecca di legno, un bastone, un giornale arrotolato, da legare con una terza fascia o delle strisce di stoffa. Nel caso la parte dolorante riguardasse la spalla, si può piegare la zampa verso il torace e creare un bendaggio rigido avvolgendo la parte con delle strisce di stoffa oppure sempre una benda. Quindi condurre l’animale presso il veterinario più vicino.
LA ZAMPA.IT
1 SETTEMBRE 2014
Per due settimane veglia la tomba del padrone
India - È rimasto fedele anche dopo la morte del suo proprietario. È accaduto in India dove un cane per due settimane è rimasto vicino al luogo di sepoltura del suo amico sin quando la Croce Blu non è riuscita a portarlo in un rifugio. Il cane cinque anni fa era stato adottato da Shri Bhaskar, un 18enne che l’ha sempre portato con sé sul luogo di lavoro. Una grande amicizia interrotta bruscamente quando il ragazzo è morto in un incidente d’auto. Ma il legame non si è mai spezzato e lui è rimasto vicino alla sua tomba anche nelle notti fredde. Più volte i volontari hanno cercato di portarlo via, ma lui si è sempre rifiutato, così come non ha accettato cibo e acqua. La situazione si è sbloccata quando sono riusciti a rintracciare la madre di Shri Bhaskar e a portarla sul posto: «Quando il cane ha l’ha vista le è saltata al collo e le ha leccato il viso».Così la signora ha accettato di prendersi cura di lui, un pezzo della vita di suo figlio.
Aggredito da uno sciame di api, bambino viene salvato dalla sua Pit Bull
La cagnolina l’ha trascinato via evitando un gioco si trasformasse in tragedia
NELLA FOTO- Jesse Cole Shaver con la Pit Bull Hades
FULVIO CERUTTI
Poteva morire per le punture di api, ma, per fortuna, la Pit Bull Hades l’ha salvato. Jesse Cole Shaver, un bimbo di otto anni che vive in Oregon, stava giocando con sua sorella e altri dieci amichetti vicino a un torrente quando uno di loro ha calpestato un tronco marcio, rompendo un nido di api.
Mentre gli altri sono riusciti a scappare, il piccolo Jesse è rimasto lì, in balia delle punture degli insetti. «Hades mi ha visto - racconta il ragazzino alla tv KPTV -, mi ha trascinato sull’erba e mi ha portato da mia madre sulla sua schiena».
La signora, attirata dalle urla dei bimbi, è uscita di casa ed è rimasta stupefatta quando ha visto la cagnolina che portava in salvo il suo Hades. Alla fine il bimbo è stato punto almeno 24 volte, mentre Jasmine, la sorella quattordicenne, ha subito cinque punture rischiando molto visto che è allergica.
Entrambi i bambini sono stati portati al Willamette Falls Hospital per le terapie e i controlli e sono stati poi rilasciati dopo poche ore.
«Un paio di questi ragazzini avrebbe potuto stare molto male o morire, ne sono sicura - ha dichiarato la madre di Jesse - Sono così grata alla mia cucciola, sono così felice che l’abbiamo adottata!»
LA ZAMPA.IT
1 SETTEMBRE 2014
New York, nel palazzo di lusso i cani possono entrare solo in braccio ai loro proprietari
È polemica nella “Grande Mela” nel super condominio dell’Upper West Side di Manhattan
No a cani «a piedi» nella lobby del palazzo: i proprietari devono prenderli in braccio per poterla attraversare e andare verso gli ascensori di servizio, gli unici che Fido può usare. Le nuove regole stringenti del super lussuoso condominio dell’Upper West Side di Manhattan dividono i residenti e creano polemiche fra gli amanti degli animali, che descrivono l’«editto» come una norma che solo a New York si poteva stabilire. «Ho poggiato per terra una pianta per due minuti e sono stato ripreso. Mi è stato detto che stavo ostruendo il passaggio» riferisce uno dei residenti, ridendo e ironizzando sulle nuove regole stringenti imposte per il “buon vicinato”.
Il condominio di 54 piani situato sulla 62ma strada nel West Side, e chiamato Hawthorn Park, ha nel suo regolamento anche norme più comuni a New York nei palazzi di lusso, quali il divieto per cani di oltre 6,8 chilogrammi. Ma le nuove norme di Hawthorn Park si spingono più in là, anche per tutelare il prestigioso marmo bianco della lobby. «Temono che i cani facciano i loro bisogni nella lobby, è questa ritengo la loro scusa» afferma Joe Ventel, uno degli affittuari del palazzo, dove la casa più economica in affitto parte da 5.000 dollari per una sola stanza da letto. «È una norma curiosa. I cani piccoli sono solitamente ben addestrati» aggiunge Ventel con in braccio la sua Shih Tzu, Bianca. Ma a fronte delle critiche di molti degli inquilini con cani, altri proprietari di fido difendono le norme, che evitano litigi fra cani nella lobby, aumentando così la sicurezza per gli animali.
Gli scontri fra condomini e residenti a New York per cani non sono una novità. Nel 2012 in un palazzo dell’Upper West Side l’attore di soap opera, Nick Santino, ha prima ucciso il suo cane e poi si è tolto la vita dopo una lunga battaglia con il consiglio di amministrazione del suo palazzo per il suo pitbull.
BRESCIA OGGI
2 SETTEMBRE 2014
Incudine (BS), labrador uccisa a fucilate
Le sparano due proiettili nelle zampe posteriori prima di finirla con uno sparo fra la testa e il collo. La proprietaria: «Non darò pace ai responsabili»
Neppure il tempo di smaltire l'orrore per Moro, il meticcio massacrato a Breno a colpi di pietra e bastone dai suoi padroni, che dalla Valcamonica arriva l'ennesima vicenda di crudeltà verso i cani.
NELLA FOTO- Elena Benenti con i suoi cani nel giardino di casa
Lino Febbrari
A Incudine, Susy, un giovane esemplare femmina di labrador è stata abbattuta a fucilate esplose quasi certamente da una carabina di piccolo calibro. Si è trattato di un'esecuzione in piena regola: due colpi alle zampe posteriori e poi il colpo di grazia alla gola. È accaduto appena fuori l'abitato lungo la strada che conduce al santuario di Sant'Anna. A scorgere la carcassa dell'animale, giovedì scorso è stato un passante che ha poi avvisato del macabro ritrovamento un operaio comunale. «Nel pomeriggio attorno alle 15 - racconta la proprietaria del labrador Elena Benenti che gestisce un negozio a Edolo ma abita da qualche tempo nel piccolo borgo poco più a nord - dal Comune mi hanno telefonato dicendomi che al mattino gli agenti della Polizia locale dell'Unione grazie al rilevatore portatile di microchip erano riusciti a collegare Susy al mio indirizzo. Ho chiesto notizie su come fosse stata uccisa. Mi hanno risposto di chiedere in giro, come dire: sappiamo chi è stato».
Il labrador morto è stato notato prima delle 7. Poco dopo le 8 gli agenti sono risaliti alla proprietaria che è stata informata solo molte ore dopo.
«Fino al tardo pomeriggio la carcassa di Susy è rimasta abbandonata sul luogo dell'esecuzione avvolta da un nugolo di mosche perchè nè Comune, nè Polizia locale e neppure l'Asl l'avevano rimossa - osserva Elena Benenti -. Alla fine è toccato a me rimuovere il cane e lascio immaginare lo strazio che ho provato. Nel trascinarlo ho subito notato i tre fori, piccoli, di pallottola: uno nell'anca, uno nella coscia e l'ultimo nella gola».
A questo punto alla proprietaria del labrador non è restato altro da fare che raggiungere la stazione dei carabinieri di Vezza d'Oglio e sporgere denuncia contro ignoti. «Ho raccontato delle molte minacce verbali ricevute in passato da alcuni abitanti del paese riguardo ai miei cinque cani, quattro perchè Susy me l'hanno uccisa, che ospito nel giardino. Spero che i carabinieri trovino chi ha compiuto questo brutale gesto - conclude Elena Benenti - . Se non ci riusciranno, ci penserò io usando tutti i mezzi leciti possibili e immaginabili».
QUI BRESCIA
2 SETTEMBRE 2014
Cane ucciso a fucilate, orrore a Incudine
Incudine (BS) - Dopo il caso del cane ucciso a colpi di bastonate e pietra a Breno nei mesi scorsi, un altro caso di violenza sugli animali viene dal bresciano e precisamente da Incudine, sempre in Valcamonica.
Una giovane femmina di Labrador, Susy, è stata uccisa a fucilate. È stata la stessa proprietaria, Elena Benenti, a denunciare l’accaduto ai carabinieri di Vezza d’Oglio.
La caracassa del cane è stata infatti raccolta dai tecnici comunali lungo la strada che conduce al santuario e quindi rimossa. Solo allora la donna ha saputo della terribile fine della sua Susy.
L’animale è stato ucciso con tre colpi di proiettile: due alle zampe posteriori e uno all’altezza della gola.
CORRIERE DELLA SERA
2 SETTEMBRE 2014
AD INCUDINE (BS)
Femmina di Labrador
uccisa a fucilate
La denuncia della padrona, che aveva ricevuto minacce in passato: «voglio sapere chi è stato»
di Redazione online
Una giovane femmina di Labrador è stata uccisa a fucilate ad Incudine, in Valcamonica. È stata la stessa proprietaria, Elena Benenti, a denunciare l’accaduto ai carabinieri di Vezza d’Oglio. È lei infatti che, avvisata dai tecnici comunali ha raggiunto la carcassa della sua Susy, lungo la strada che conduce al santuario, e ha dovuto provvedere alla rimozione. Ha notato tre fori di proiettile: due sulle zampe posteriori e uno all’altezza della gola. L’animale è stato quindi ucciso, quasi certamente da qualche abitante del paese. Come ha riferito la stessa Elena al quotidiano Bresciaoggi, in passato aveva già ricevuto minacce riguardo ai suoi cinque cani, che avrebbero «disturbato» la quiete di qualche vicino.
Nemmeno un mese fa nella vicina Breno aveva avuto eco nazionale la notizia di una cane meticcio massacrato a colpi di bastone e pietra dai suoi proprietari, davanti agli occhi di un ragazzino.
BRESCIA TODAY
2 SETTEMBRE 2014
Incudine (BS): giovane femmina di labrador uccisa a fucilate
Nuovo atto di immane crudeltà sugli animali, a poche settimane dal cane ucciso a bastonate: una labrador femmina di Incudine è stata uccisa a fucilate. La padrona chiede sia fatta giustizia
Un labrador femmina di nome Susy sarebbe stato ucciso a fucilate in quel di Incudine, in Valcamonica. Colpita in vari punti da colpi di carabina, di piccolo calibro, per quella che a tratti pare una vera esecuzione: due proiettili alle zampe, e poi il colpo fatale, tra la testa e la gola.
Ad accorgersi del corpo senza vita della giovane Susy un operatore ecologico, di turno di prima mattina. La proprietaria della povera cagna, Elena Benenti, è stata avvisata solo qualche ora più tardi, giusto il tempo di far ‘combaciare’ il chip dell’animale con l’indirizzo di casa.
La donna ha poi sporto denuncia, e ha chiesto che venga fatta giustizia: “Spero che i Carabinieri trovino davvero chi ha compiuto questo brutale gesto. Altrimenti ci penserò io, usando tutte le mie forze”.
NEL CUORE.ORG
3 SETTEMBRE 2014
VALCAMONICA, FEMMINA DI LABRADOR UCCISA A COLPI DI FUCILE
Denuncia ai carabinieri di Vezze d'Oglio
Un'esecuzione in piena regola: due colpi di fucile alle zampe posteriori e poi il colpo di grazia alla gola. Così è morta Susy, femmina di labrador di proprietà della signora Elena Benenti, appena fuori l'abitato di Incudine, in quella stessa Valcamonica che è stata la scena del massacro di Moro, il pastore di Breno.
Giovedì scorso la carcassa dell'animale è stata trovata da un passante che ha avvisato un operaio del Comune. "Mi hanno chiamato dal Comune di Incudine alle 15,00 – racconta la signora Benenti - e mi hanno detto che avevano rinvenuto una labrador femmina ucciso sulla strada.....tramite i vigili di Ponte di Legno che sono stati chiamati perché in possesso del rilevatore di microchip sono risaliti a me..... ma non l'hanno raccolta ......e quando sono arrivata alle 16,00 era lì sulla strada , ricoperta di mosche ....con tre buchi di arma da fuoco nelle gambe e nel collo!"
La signora, che ha sporto denuncia ai carabinieri di Vezza d'Oglio, ha raccontato delle molte minacce ricevuto da altri abitanti del Paese a causa dei cinque cani (ora quattro) che tiene in casa. "Il torto di Susy – conclude amaramente la donna – è di aver corso sui prati di qualche pastore di questa zona! Ora i carabinieri indagheranno".
NEL CUORE.ORG
2 SETTEMBRE 2014
LIVORNO, BRUCIA VIVO UN PICCIONE E LO UCCIDE: DENUNCIATO UN 17ENNE
Chiamati i carabinieri: il ragazzino è stato identificato
Dopo aver versato benzina su un piccione gli ha dato fuoco con l'accendino e lo ha ucciso. L'autore del gesto insensato, un 17enne, è stato denunciato dai carabinieri per maltrattamento di animali. Il fatto è accaduto la notte scorsa in zona Sorgenti, a Livorno, quando il ragazzino, che si trovava in compagnia di un gruppo di amici, ha cosparso l'animale di benzina e gli ha dato fuoco causandone la morte. Ad assistere alla scena, però, anche alcuni residenti della zona che hanno immediatamente chiamato i carabinieri. I militari sono riusciti a intercettare il gruppetto e ad identificare l'autore del gesto, grazie alle descrizioni fornite dai testimoni. L'adolescente è stato denunciato e riaffidato ai propri genitori che nel frattempo erano arrivati sul luogo del delitto su richiesta degli stessi carabinieri.
GEA PRESS
2 SETTEMBRE 2014
Prato – Pre-apertura attività venatoria. Rapace impallinato, penzoloni da un tetto
Intervento delle Guardie ENPA di Firenze
Uno strano zampettio che proveniva dal tetto di un vivaio di piante in località Iolo, nel Comune di Prato.
Il proprietario, insospettito, ha così scorso una Poiana, rapace diurno ancora diffuso nel nostro paese. Il povero animale dibatteva le ali e si rotolava senza essere in grado di prendere il volo.
La segnalazione è così pervenuta alle Guardie Zoofile dell’ENPA di Firenze impegnate in un servizio di controllo in occasione della preapertura della stagione venatoria.
Giunte sul posto, le Guardie hanno subito chiamato il Dr Massimiliano Terraveglia del Centro di Scienze Naturali di Prato, ornitologo ed esperto in rapaci. Una seconda segnalazione veniva altresì indirizzata ai Vigili del Fuoci i quali, muniti di scale e appositi retini, sono riusciti a raggiungere il falco.
Il rapace, purtroppo, risultava colpito agli arti inferiori e ad un ala da colpi di arma da fuoco. Per questo è stato subito trasferito per le prime cure ad un medico veterinario convenzionato con la Provincia di Prato e poi trasferito al Centro recupero fauna selvatica di Livorno.
Nella giornata di oggi, sempre in occasione dei controlli sulla pre-apertura della stagione venatoria, si è avuta notizia di un’altra Poiana, ritrovata dalla Polizia Provinciale di Perugia. Anche in questo caso si trattava di un animale centrato da un colpo di arma da fuoco.
AFFARI ITALIANI
2 SETTEMBRE 2014
Gli uffici sono chiusi. Cani restano nel "lager"
Odissea infinita per gli ospiti del Rifugio Parrelli, sequestrato lo scorso ottobre. Ma le ferie dei comunali rischiano di allungare ancora l'agonia degli animali
Roma - Era il 9 ottobre del 2013 quando la forestale pose sotto sequestro il Rifugio Parrelli, ma centinaia di cani e gatti sono ancora all'interno della struttura sulla Prenestina oggetto di svariate segnalazioni di cittadini che lamentavano svariati episodi di maltrattamento degli animali detenuti. Il presidente della Lav Gianluca Felicetti ha inviato una lettera aperta al Sindaco Ignazio Marino denunciando come nella chiusura degli uffici comunali siano rimaste invischiate le pratiche per il trasferimento degli animali.
"Signor Sindaco, come certamente saprà - essendo Lei il custode giudiziario – sono in corso da alcuni mesi le operazioni di affidamento dei cani e dei gatti, sequestrati nel Rifugio Parrelli ad opera della Procura della Repubblica con il Nirda del Corpo Forestale dello Stato per maltrattamenti agli animali. Si tratta di un’attività particolarmente complessa di cui la LAV, su ordine della Procura, è garante degli animali per i quali viene trovata dalle associazioni animaliste una nuova e sicura sistemazione. Lei - continua Gianluca Felicetti - tanto più da Sindaco, sa bene che i servizi di una città non vanno in vacanza, non possono andare in vacanza. E che la rotazione dei turni delle ferie deve permettere la continuazione delle attività - si legge nella missiva - Eppure, nonostante le disponibilità dell’organo di Polizia e della nostra associazione, il suo delegato alle operazioni di trasferimento - l’Ufficio Tutela e Benessere degli Animali - non solo dal giorno 7 dello scorso mese di agosto ad oggi ma, apprendiamo ora costernati, fino al 10 settembre prossimo, non ha permesso e permetterà il trasferimento dei 123 cani e 40 gatti ancora all’interno della struttura sequestrata. Quando il ruolo del Suo Ufficio, mettere una firma, è svolto da più persone. Ciò viola non solo il buon senso, il dovere civico ma anche lo Statuto di Roma Capitale laddove fissa fra gli obiettivi della nostra città la tutela degli animali. Per questo Le chiediamo un intervento urgente affinchè – vista anche l’importanza di questo sequestro giudiziario per tutta la città, una battaglia più che ventennale - possano essere ripristinate almeno le date di trasferimento degli animali del 4 e del 9 settembre, già concordate fra tutte le parti. Ed averla personalmente lì nella struttura, per firmare le carte necessarie e vedere con i suoi occhi una tragica realtà di sofferenza degli animali di cui ci stiamo liberando. In attesa di una Sua risposta, inviamo distinti saluti".
GEA PRESS
2 SETTEMBRE 2014
Monza – Dalle gabbie del circo al Centro di recupero. Il lungo iter giudiziario scaturito dalle indagini delle Guardie ENPA di Milano e della Polizia Provinciale
Il Servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato : nel centro di Semproniano verranno riabilitate
Un leone e una tigre sequestrati presso un circo con provvedimento della Procura della Repubblica di Monza, sono stati oggi trasferiti presso una struttura idonea in Toscana. Il trasferimento è stato reso possibile grazie all’intervento del Servizio CITES del Corpo forestale dello Stato.
Il sequestro è scaturito a seguito dell’ispezione operata nel 2012 dalla Polizia Provinciale di Monza e dalle Guardie Zoofile dell’ENPA di Milano. Il reato che venne contestato era quello di maltrattamento di animali. Secondo la Forestale, sia il leone che la tigre, sarebbero stati detenuti in condizioni non compatibili con le caratteristiche della loro specie oltre che non idonee a soddisfare quello che il Servizio Cites definisce il livello minimo di benessere psicofisico.
Massima soddisfazione è stata ora espressa proprio dall’ENPA Milano che ricorda come gli animali vennero sequestrati dalle Guardie Zoofile della sezione milanese, unitamente alla Polizia Provinciale di Monza.
Da quell’intervento conseguì un lungo iter giudiziario costantemente seguito dall’ENPA e che ha comportato numerosi ricorsi al Tribunale del Riesame ed in Cassazione fino alla convalida definitiva. Il sequestro riguardava non solo i due felini, ma anche alcuni coccodrilli, un avvoltoio ed una poiana. ENPA ha già annunciato la costituzione di parte civile nel procedimento penale, ritenendo che questo processo servirà a costruire giurisprudenza positiva per cambiare le norme che attualmente regolano l’attività circense.
In una prima fase, ricorda il Corpo Forestale dello Stato, gli animali sono stati affidati agli stessi circensi, in quanto non risultava disponibile altra struttura di custodia idonea ad ospitare i due grandi felini. La legge italiana, infatti, considera tali animali come appartenenti a specie pericolose, ed in quanto tali detenibili solo in strutture autorizzate.
La Forestale ha voluto comunque evidenziare la collaborazione prestata dagli attuali detentori che, unitamente alla professionalità dello stesso Corpo, ha consentito il trasporto dei felini su carri, senza ricorrere all’anestetico. Gli animali sono diretti nel Centro di recupero di Semproniano (GR) gestito dal WWF, mentre le spese saranno affrontate dalla LAV. Seguirà la fase di recupero grazie all’assistenza di personale veterinario sepcializzato
NEL CUORE.ORG
2 SETTEMBRE 2014
LATINA, IN MAREMMA TIGRE E LEONE SEQUESTRATI AL "CIRCO MARTINI"
Trasferiti nel Centro di recupero a Semproniano
Questa mattina a Latina sono iniziate le operazioni di trasferimento di una tigre e di un leone del "Circo Nazionale Aldo Martini", sottoposti a sequestro per maltrattamenti dovuti alle condizioni di detenzione nella struttura circense. Destinazione della tigre e del leone, il Centro di recupero di Semproniano, in provincia di Grosseto, struttura riconosciuta dal ministero dell'Ambiente. L'intervento, operato dal Servizio Cites del Corpo forestale dello Stato, è stato reso possibile dall'iniziativa della Lav. La Lega anti vivisezione aveva, infatti, denunciato le condizioni degli animali e ha poi deciso di intervenire per salvarli, facendosi carico, grazie ai contributi del 5xMille, di tutte le spese di mantenimento per porre fine alla loro ulteriore detenzione. Nel novembre del 2012, infatti, gli animali, una tigre e un leone adulti e in condizioni di salute provate dalla lunga detenzione, vennero dati in custodia allo stesso indagato, con il divieto di impiegarli negli spettacoli e in attesa di una sistemazione più adeguata, che arriva oggi con il trasferimento nel Centro di recupero.
Nonostante il sequestro preventivo avesse accertato l'ipotesi del reato, confermata dal Tribunale del Riesame che aveva rilevato ''l'assoluta inopportunità che gli animali in sequestro rimangano in custodia dei proprietari'', la tigre e il leone erano rimasti fino a ieri in custodia allo stesso Circo Martini, fino ai nuovi sopralluoghi e alle nuove relazioni che hanno confermato l'esigenza del cambio di custodia. "Si tratta di una prassi purtroppo diffusa - fa sapere la Lav - dovuta alla carenza di fondi delle Procure e di strutture adeguate per il recupero di animali esotici che si traduce nell'affidamento degli animali sequestrati ai medesimi autori dei maltrattamenti: un paradosso che rischia di ostacolare le forze di polizia nell'applicazione della normativa vigente, penalizzando gli animali e la giustizia". Per questo la Lav chiede una concreta politica di sostegno dei Centri di recupero, senza i quali non sarebbe possibile accogliere animali sequestrati che non possono essere reintrodotti in natura.
La Lav chiede anche garanzie per le istituzioni che da anni operano per il rispetto delle leggi a protezione delle bestiole, come il Corpo forestale dello Stato che con il servizio Cites mette a disposizione mezzi e competenze qualificate, rendendo possibile la gestione di complesse operazioni, come quella compiuta oggi. Ricordando che in Italia sono circa 2mila gli animali nei circhi, la Lav ringrazia inoltre la polizia provinciale di Monza che ha operato il sequestro degli esemplari e ha favorito il loro trasferimento presso il Centro di recupero di Semproniano. Nei prossimi giorni Lav lancerà sulla sua pagina Facebook un contest per scegliere tutti insieme il nome da dare alla tigre e al leone (https://it-it.facebook.com/LAVonlus).
NEL CUORE.ORG
2 SETTEMBRE 2014
CARPINETO ROMANO, IL PD VUOLE ABBATTERE I BOVINI VAGABONDI
Lo chiede al Prefetto il deputato Renzo Carella
provincia di Roma - Sui tori e le vacche vaganti nel territorio di Carpineto romano, interviene con una drastica proposta il deputato del Pd Renzo Carella: "Ormai non è più rinviabile una decisione forte e decisa in merito alla situazione degli animali che vagano senza controllo nei territori della provincia di Roma e soprattutto nei comuni di Carpineto e Segni: ci sono stati episodi gravi di aggressione da parte di tori nel centro abitato di Carpineto". Per Carella, "L'incolumità dei cittadini e degli automobilisti è a rischio: è chiaro che si sta configurando un problema di protezione civile. Il prefetto di Roma, più volte sollecitato dal sindaco di Carpineto per mettere in campo un'ordinanza per la cattura e per l'abbattimento di questi animali, continua a non decidere e si sta assumendo una gravissima responsabilità", prosegue. "Presenterò un'interrogazione parlamentare e chiederò un incontro al prefetto per assumere decisioni definitive perché la situazione è veramente intollerabile", conclude il deputato del Pd.
Dovrebbero, insomma, pagare gli incolpevoli bovini se molti "proprietari" non li registrano e li lasciano vagabondare. Sarebbero centinaia nella zona i bovini non registrati, di cui 50 vaganti per le strade del paese.
2 RIGHE
2 SETTEMBRE 2014
Traffico di specie animali esotiche: un business in crescita in Italia e nel mondo
Serena Panacchia
Nell’Unione europea il commercio di specie di flora e fauna protetta e dei loro prodotti derivati raggiunge la stima di circa 100 miliardi di euro all’anno. Secondo l’organizzazione Traffic del Wwf all’inizio degli anni ’90 il commercio internazionale di prodotti derivati da fauna e flora selvatica si aggirava intorno ai 160 miliardi di dollari all’anno, raggiungendo nel 2009 la stima di 323 miliardi di dollari, inferiore solo al traffico di armi e droga. Secondo quanto affermato dalla Lav in occasione del World Wildlife Day in Italia è di circa 2 miliardi l’anno il giro d’affari del traffico di specie esotiche.
Questo business però ha comportato gravi conseguenze; negli ultimi 10 anni il numero di elefanti africani uccisi illegalmente è raddoppiato mentre la quantità di avorio sequestrato è triplicata (un kg di avorio è venduto a circa 600 euro al kg). Nel 2013 i bracconieri hanno ucciso 22.000 elefanti. Il numero delle tigri nel mondo è passato da 100mila unità di un secolo fa ad appena 3.500. Il bracconaggio è responsabile inoltre di almeno il 78 per cento della decimazione delle tigri di Sumatra (le ossa delle tigri sono vendute a circa 900 euro al kg). Per contrastare questi crimini contro le specie esotiche che provocano danni gravissimi agli animali, alla natura e alle comunità locali, la Lav propone in Italia pene più dure per gli importatori, fino a sette anni.
I metodi utilizzati per la cattura si rivelano cruenti e prevedono in alcuni casi anche l’uccisione di quegli individui che tentano di difendere i propri cuccioli o gli altri componenti del branco. I trafficanti, approfittando anche della condizione di povertà degli abitanti locali, li convincono, per pochi soldi, ad imprigionare e consegnare esemplari, spesso appartenenti a specie in via di estinzione. Dopo la cattura, gli animali vengono ingabbiati per giorni senza cibo né acqua in attesa del viaggio che li porterà al commerciante occidentale. A causa dello stress, della denutrizione e dei comportamenti aggressivi dovuti al sovraffollamento delle gabbie, giunge a destinazione soltanto un numero di animali compreso fra il 10 ed il 50% di quelli stivati a bordo di navi ed aerei. Molti esemplari non sopravvivono nemmeno alla cattura ed alle fasi immediatamente successive. Una volta giunti a destinazione gli animali si trovano a dover affrontare condizioni climatiche differenti e, soprattutto, un’alimentazione inadeguata. Lo stress è talmente forte che alcuni animali, prevalentemente nei circhi e negli zoo, si lasciano morire d’inedia.
Tra i vari casi abbiamo i pesci cardinale, i quali vengono pescati nei fiumi del Sud America e smistati nei centri di Bogotà e della Florida. Restano a digiuno anche per due settimane. Trasportati in aereo dentro sacchetti pressurizzati, ne arriva a destinazione neanche il 5%. I pesci pagliaccio invece, vengono pescati nei mari tropicali utilizzando false barriere coralline. Ne arriva a destinazione negli acquari europei meno della metà. Ci sono inoltre i pappagalli che vengono catturati nelle foreste dell’Amazzonia, fanno tappa negli Stati Uniti prima di arrivare in Europa dove passano per alcuni centri di smistamento come l’Olanda. Le iguana delle farms centroamericane invece viaggiano negli Stati Uniti, dove le aspetta una quarantena di soli 3 giorni, imbottite di antibiotici. Si trovano poi animali, fra cui le piccole scimmie uistitì, la cui vendita è vietata a causa del virus Ebola. Se vengono trovate dalla finanza finiscono nei centri di recupero per primati o negli zoo d’Europa e, come altri animali esotici sequestrati, non possono tornare nei loro paesi per la mancanza di fondi. Un altro problema infine è quello delle Trachemis, tartarughe dalla striscia rossa che minacciano quelle autoctone. Nel ’96 il governo italiano ne ha vietato l’importazione, ma ne arrivano ancora dall’Olanda, che a sua volta le importa dalla Louisiana.
GEA PRESS
2 SETTEMBRE 2014
Taranto, caccia in pre-apertura – Ingenti i sequestri di armi e animali abbattuti
Gli interventi del Corpo Forestale dello Stato, i nugoli di armati e la fauna non più "res nullis"
Svariati sequestri di selvaggina non cacciabile. Questo, comunica il Corpo Forestale dello Stato, l’esito dei controlli sui cacciatori nella prima giornata di “preapertura” venatoria.
Gli interventi, operati nei territori di Leporano e di Talsano, hanno portato ad accertare come nonostante l’unica specie abbattibile doveva essere la Tortora, alcuni cacciatori hanno sparato contro animali appartenenti a specie faunistiche protette, per la precisione Tortore dal collare e Piccioni domestici.
Una violazione dell’articolo 30 comma 1 lettera h della Legge 157/92 recante “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”.
Si tratta, spiega il Corpo Forestale dello Stato di violazioni di carattere penale che comportano, insieme all’iscrizione dei trasgressori nel registro degli indagati, il pagamento di un’ammenda ed il sequestro dei mezzi di caccia e delle cartucce, nonché la confisca della selvaggina illecitamente abbattuta.
Sono così finite nei guai quattro persone alle quali sono stati sequestrati altrettanti fucili da caccia e circa 250 cartucce. Trovati, ed anch’essi sequestrati, i corpi di ben 65 Tortore dal collare e 2 Piccioni domestici.
Il fenomeno dell’illecito abbattimento di Tortore dal collare, è un’attività che secondo il Corpo Forestale dello Stato si ripete puntualmente ad ogni stagione venatoria. Si tratterebbe di nugoli di “cacciatori” che non esitano a premere il grilletto anche se le differenze fra questa specie e la sua “cugina” selvatica, la Tortora comune o Streptopelia turtur, sono tali da non giustificare alcuna confusione, tanto più se si considera che le Tortore dal collare non hanno paura dell’uomo e si lasciano avvicinare – e quindi osservare più che bene – senza nessun problema.
Analogo discorso vale per i Piccioni domestici: si tratta di animali di derivazione diretta dal Piccione selvatico o Columba livia (animale peraltro rigorosamente protetto), che è stato sottoposto a selezione da parte dell’uomo il quale, selezionando nel corso dell’allevamento i soggetti più produttivi o più belli da vedersi, ne ha ottenuto varietà da carne o ornamentali; da tali varietà derivano gli esemplari che, non più assoggettati a selezione artificiale, costituiscono i Piccioni cosiddetti “torraioli” che è possibile vedere nei centri abitati e che, al pari della Tortora dal collare, non hanno alcuna paura dell’uomo.
Per la Forestale, tali comportamenti, oltre che a costituire un illecito penale ed a costringere chi se ne macchia a dover conseguentemente affrontare un processo, mettono in evidenza come l’abbattimento di animali definibili “domestici” ed il cui comportamento nei confronti dell’uomo non differisce troppo da quello delle galline non è neanche lontanamente assimilabile all’attività venatoria.
Peraltro, la normativa in materia di caccia da oltre un ventennio ha cambiato lo status giuridico dell’esemplare appartenente alla fauna selvatica che, prima considerato “res nullius” (letteralmente “cosa di nessuno”, o, in altri termini, di chi se ne impossessava), è stato elevato al rango di patrimonio indisponibile dello Stato, il cui abbattimento è vietato con l’eccezione di ben determinate specie, e solo negli orari e con i mezzi consentiti dalla normativa stessa a coloro che sono in possesso di idonea licenza.
La prossima giornata di preapertura, indetta per il giorno di domenica 14 settembre, prevederà la possibilità di abbattimento, oltre per che la Tortora, anche per la Quaglia; inutile dire che, anche in quell’occasione, l’attenzione del Corpo Forestale non verrà meno.
IL TIRRENO
2 SETTEMBRE 20
Caccia, stagione al via ieri la preapertura «È l’anno delle donne»
CAMAIORE (LU) - Primi spari in Versilia. Ieri c’è stata la (pre)apertura della nuova stagione venatoria. Una stagione che potrebbe essere caratterizzata dal colore rosa. Sono sempre di più, infatti, le donne che si interessano alla pratica venatoria, come conferma Paolo Lari, della sezione di Federcaccia Camaiore: «Nel nostro Comune ci sono oltre 500 appassionati – spiega Lari – E questo nonostante negli ultimi anni il numero di coloro che praticano la caccia sia andato diminuendo. Il fatto nuovo è rappresentato dalla presenza delle donne. C’è un aumento di ragazze e signore che si interessano di caccia e partecipano alle battute. Nella nostra zona abbiamo anche una campionessa: è una donna di Torre del Lago che ha ottenuto diversi riconoscimenti a livello nazionale». La preapertura di ieri, invece, non ha regalato particolari soddisfazioni. «Si possono cacciare solo tortore, colombacci, merli e altri volatili nocivi come gazze, ghiandaie e cornacchie. In più c’è la caccia in deroga allo storno, che anche nella nostra zona ha causato danni ingenti mangiando uva, fichi e olive. Purtroppo, però, è stata un’apertura in tono minore, rovinata dalle recenti piogge, che hanno anticipato la partenza di alcuni uccelli, le tortore in primis. Per questo anche molti cacciatori non hanno imbracciato il fucile: più o meno alla preapertura avrà partecipato il 20%». Si riparte con l’apertura vera e propria del prossimo 21 settembre quando si potrà dare la caccia a fagiani, lepri e cinghiali. Con questi ultimi che, a quanto pare, hanno creato diversi danni alle coltivazioni. Il coordinamento di Face-Italia ha rivolto a tutti i cacciatori un cordiale saluto ed un sincero "in bocca al lupo" in occasione dell'avvio della stagione venatoria. Augurio che non può prescindere dal richiamo al puntuale rispetto dei canoni che presiedono alla tutela del territorio, dell'ambiente e degli habitat. Ovviamente la preapertura non è stata ben accettata da tutti. L’associazione italiana per i diritti degli animali ha definito le preaperture una “vergogna per il Paese”, il via libera alla “vera e propria guerra contro la natura” condotta da amministratori pubblici per compiacere una minoranza di cacciatori e i produttori di armi.
MATTINO DI PADOVA
2 SETTEMBRE 2014
Cinghiali abbattuti mese da record Ma Coldiretti incalza
di Nicola Cesaro
ESTE (PD) E con agosto è arrivato il record. I 49 cinghiali finiti in trappola nel mese che si è appena concluso hanno fatto segnare una soglia da primato per il Parco Colli: dall’inizio dell’anno, infatti, sono stati ben 685 gli ungulati abbattuti dagli operatori dell’ente e dagli agenti della polizia provinciale, ben più di quelli catturati nel corso dell’intero 2013, quando il Parco dovette “accontentarsi” di 670 animali. In otto mesi, dunque, è stato abbattuto lo stesso numero di cinghiali di un intero anno. Il saldo degli abbattimenti aggiornato al 31 luglio scorso parlava di 636 capi abbattuti, 350 maschi e 286 femmine. Ad agosto si sono aggiunti altri 23 maschi e 26 femmine, per un totale di 685 capi. Resta però da chiarire la lettura da dare a queste cifre: è semplicemente stata incrementata l'attività del Parco o è lievitato anche il numero dei cinghiali? Intanto Coldiretti Padova rilancia la preoccupazione per la vendemmia sugli Euganei, messa a dura prova dagli attacchi all’uva da parte dei cinghiali, e ribatte al presidente del Parco Gianni Biasetto che aveva in parte minimizzato l’emergenza: «Siamo felicissimi che il presidente del Parco si prenda la briga di monitorare personalmente sul territorio gli effetti delle incursioni dei cinghiali: è chiaro che le denunce non sono campate in aria» ribatte il presidente Federico Miotto «Non possiamo certo sperare che ogni annata sia negativa così non dovremo temere i cinghiali! In ogni caso abbiamo numerose segnalazioni e riscontri di agricoltori che stanno perdendo notevoli quantità di uva proprio a causa delle incursioni degli ungulati. Addirittura in alcuni vigneti di moscato e prosecco non è stato raccolto nulla proprio per l’effetto combinato maltempo-cinghiali. Le domande di indennizzo molti agricoltori si rifiutano di presentarle perché i rimborsi sono ridicoli e non ripagano nemmeno del tempo perso a preparare la documentazione. Sono certo che se ci fosse un sistema più agile ed efficiente per la denuncia dei danni le domande arriverebbero a valanga».
IL TIRRENO
2 SETTEMBRE 2014
Scoperti, gettano le arnie nel fiume
Sabrina Chiellini
CASCINA (PI) - Il colpo più consistente, con milioni di api avvelenate, lo hanno messo a segno, nel marzo scorso, a Titignano di Cascina ai danni di «La mieleria», che lavora anche nel settore erboristeria, attrezzature, laboratorio analisi e che produce miele, di proprietà di Sergio D’Agostino. Ma nella settimane successive altri apicoltori, l’ultimo pochi giorni fa a Volterra, si sono rivolti ai carabinieri per denunciare furti di arnie. È successo a Palaia, Cascine di Buti, Santa Maria a Monte ma anche a Collodi e Villa Basilica, così come in altri piccoli centri della provincia di Lucca. Dopo la denuncia di D’Agostino, che aveva fatto presente di avere una serie di sospetti, i carabinieri di Navacchio avevano cominciato le indagini mettendo a fuoco analogie con altri furti avvenuti fuori provincia e lavorando in sinergia con i colleghi di Lucca. Dopo i primi sequestri di arnie e miele, resi possibili grazie anche alla segnalazione di persone che frequentano i Monti Pisani, cercatori di funghi o appassionati di caccia, anche il personale del Corpo Forestale dello Stato ha effettuato alcuni sequestri, come quello avvenuto domenica mattina nella zona del Padule di Bientina e ieri sui Monti Pisani, al confine con Lucca. Due al momento le persone indagate dai carabinieri e del Corpo Forestale: entrambe abitano in provincia di Pisa e hanno tentato di iniziare l’attività di apicoltore alle spalle di aziende già affermate. Sette i sequestri effettuati negli ultimi due mesi di arnie rubate. L’altra mattina un centinaio di arnie sono state recuperate dalla Forestale nel Padule di Bientina. Gli autori dei furti avendo intuito che stavano per essere scoperti potrebbero avere cercato di distruggere “le tracce” dei raid e per questo hanno ucciso le api gettandole nell’acqua, rischiando così anche una denuncia per maltrattamento di animali. In ogni caso la Forestale procede anche con verifiche che riguardano la sicurezza alimentare e ha fatto analizzare la qualità del miele sequestrato ai due indagati. Si cerca quindi di appurare che il miele non sia stato alterato con sostanze vietate. Le indagini, così hanno spiegato sia i carabinieri che la Forestale, sono nelle fasi iniziali. C’è la convinzione tra gli inquirenti che altre persone siano coinvolte nei furti delle arnie. Intanto, D’Agostino stesso conferma con orgoglio di avere collaborato alle indagini e di avere permesso la restituzione delle arnie a numerose aziende che erano state prese di mira dai ladri.
ANSA
2 SETTEMBRE 2014
Sulle navi Tirrenia anche snack per cani e gatti
Alimenti consegnati in omaggio a chi viaggia con i quattro zampe
CAGLIARI, 2 SET - Anche gli snack per cani e gatti a bordo delle navi Tirrenia. In otto unità della flotta (Nuraghes, Sahrden, Bithia, Janas, Amsicora, Bonaria, Florio e Rubattino), grazie a un accordo fra la compagnia e la Sanypet, sono stati consegnati in omaggio i prodotti per gli animali a tutti i passeggeri che viaggiavano nelle cabine riservate agli amici a quattro zampe. Negli ultimi due anni la compagnia ha iniziato una serie di attività per facilitare e migliorare la permanenza a bordo degli animali e, conseguentemente, di chi viaggia con loro: dalle cabine dedicate ai "pet kit" in omaggio."Siamo felici di aver dato avvio a questa collaborazione con Tirrenia, una realtà sempre più attenta al benessere degli animali che salgono a bordo- ha spiegato Sergio Canello, medico veterinario, presidente e fondatore di Sanypet Spa - da oltre 30 anni mi occupo della ricerca di soluzioni in grado di garantire benessere a cani e gatti, partendo dalla loro alimentazione, attraverso lo sviluppo di formulazioni che prevedono l'impiego di carne non proveniente da allevamento intensivo: una scelta che permette di eliminare le cause della maggior parte delle patologie che affliggono cani e gatti fin dagli anni '70".
GREEN STYLE
2 SETTEMBRE 2014
I cani soffrono la depressione post vacanze
Finite le ferie e terminato il relax, è tempo di riprendere con i compiti di sempre, dal lavoro alla scuola fino alle incombenze del quotidiano. Una routine che spesso rattrista perché sancisce la fine del dolce far nulla. Ma c’è chi vive il rientro come una vero trauma, una sorta di abbandono: i cani. Dopo un’estate all’insegna del gioco, della condivisione di tempo e svago, i quadrupedi sono costretti a riprendere la quotidianità dei gesti. Ma anche la solitudine di ore casalinghe in attesa del ritorno dei proprietari e, in particolare, dei loro figli. La ripresa della vita di sempre non può che rattristare i nostri amici cani, che vedono svanire la presenza costante dei lori amici umani, gettandoli nella depressione. Secondo molte ricerche made in USA, l’improvvisa solitudine produce loro ansia da separazione, favorendo quindi derive comportamentali e capricci. Non è certo una prassi, non tutti i quadrupedi si sfogheranno su tende e divani. Ma la probabilità che qualche capriccio sfugga anche agli esemplari più tranquilli è una realtà piuttosto concreta. Per impedire che il cane patisca la separazione è importante riabituarlo alla precedente routine, impiegando la settimana prima del rientro con momenti di solitudine controllata. Magari lasciandolo in una zona comoda della casa con giochi e biscottini, oppure distraendo la sua permanenza in giardino con una mini caccia al tesoro di croccantini. Importante uscire senza salutare o sbaciucchiare l’animale, per non incrementare la sua ansia e lo stato di angoscia. Uscendo dall’alloggio come se nulla fosse, così da lasciare il cane impegnato con i suoi giochi e senza sofferenza.
Il rientro dovrà così risultare meno difficile per tutti, riportando Fido sui binari consueti della quotidianità senza depressione. Questo piccolo percorso comune servirà a tutta la famiglia, impegnata nel ripristino delle abitudini. Allontanando così la malinconia e l’ansia da fine vacanze in favore di nuove passeggiate, nuovi eventi e abitudini da condividere con gli amici scodinzolanti di sempre.
LA ZAMPA.IT
3 SETTEMBRE 2014
I cani soffrono la depressione post vacanze, l’esperto: “Bisogna dar loro il tempo di riprendere la routine ”
L’educatore cinofilo Simone Dalla Valle: «Meglio ancora sarebbe organizzare il periodo di ferie pensando ai suoi bisogni per non spingerlo a esperienze troppo fuori dall’ordinario»
fulvio cerutti
Finite le ferie, si torna, tra lavoro e scuola, alla routine quotidiana. Ma c’è chi rimane a casa e ne soffre non poco: i cani. Dopo intere giornate estive trascorse insieme alla propria famiglia, i nostri amici a quattrozampe si ritrovano spesso soli in casa, annoiati e depressi per il ritorno alla propria quotidianità.
Abbiamo chiesto a Simone Dalla Valle, istruttore cinofilo e recente autore di “Come parla il tuo cane”, alcuni consigli su come arginare gli effetti di questa situazione e far vivere meglio il nostro Fido.
Cani depressi e annoiati. Da che cosa possiamo iniziare?
«Io farei una premessa: gli eventuali problemi per il cane possono essere evitati, o contenuti, già nella fase di vacanza. Mi spiego: impostandola in una certa maniera probabilmente non bisognerà affrontare quelle situazioni problematiche. Se invece coinvolgo il cane in una vacanza piena di momenti di sovraeccitazione, spaccando la routine e le regole che durante l’anno sono abituato a impostare, allora è probabile che per il nostro amico il rientro sarà un po’ problematico. A volte il problema è che il cane viene “spremuto” fino all’ultimo e poi, appena si torna, si vorrebbe che tutto tornasse uguale alla routine. Una cosa da evitare anche quando si fa un’adozione in canile: magari lo si adotta prima dell’estate, si sta con lui 24 ore su 24 e poi al ritorno al lavoro si ritrova da solo» Allora facciamo questo flash-back: che cosa dovremmo fare se dovessimo partire fra poco per una vacanza? «Prima di tutto bisogna pensare come organizzare la vacanza con il cane. E’ vero che è un animale sociale e dunque ha bisogno di vivere dei momenti quotidiani di socialità con gli altri membri della sua famiglia così come con altri amici a quattrozampe. Ma nella vita quotidiana lui non è sempre con noi, dunque deve essere abituato a vivere serenamente dei momenti di solitudine. Questo può essere affrontato creando uno spazio per il cane con la sua cuccia, il suo cuscino, le sue ciotole e i suoi giochi con cui permettere al cane di divertirsi o con noi o da solo. Per capirci cose tipo il kong o giochi di masticazione. Una sorta di corredo da viaggio per fare vivere in maniera meno traumatica il “cambiamento di casa”»
In vacanza però si tende a lasciarsi andare concedendosi dei vizi. Si può fare anche per i cani oppure può diventare problematico?
«E’ meglio non dare al cane dei vizi o delle regole che poi non possiamo mantenere nella vita di tutti i giorni. E’ una regola che vale anche quando si prende un animale in un canile: è inutile che lo si porti a casa e lo si coccoli e vizi per un mese, per poi pretendere che non salga su un divano se viene qualche parente a casa nostra. Se ci sono delle regole nella vita quotidiana, è bene mantenerle anche in vacanza. E’ la stessa cosa vale per i cambi di abitudine: se prevediamo di portarlo in montagna per fargli fare lunghe passeggiate, facciamolo poco per volta. E’ sicuramente qualcosa di bello e salutare, ma è anche impattante sul suo fisico e dunque serve prepararlo. Così come bisogna gradualmente abituarlo al rientro quando quelle passeggiate rimarranno un ricordo per noi, e un qualcosa di atteso e desiderato per lui. Idem se prevediamo di lasciarlo da solo mentre siamo in spiaggia, facciamolo gradualmente, creando dei momenti di distacco via via di durata maggiore e non immediatamente da sei-otto ore».
Questo vale anche per i suoi “rituali” che scandiscono normalmente la sua quotidianità?
«Assolutamente sì. Se il cane, soprattutto se anziano, è abituato a fare una bella passeggiata alla mattina e poi mangiare, allora è utile mantenere gli stessi ritmi. Piuttosto è meglio dilatarli: se in città riusciamo a uscire per mezz’ora, in vacanza cerchiamo di uscire per due ore. Inizialmente bisogna mantenere gli stessi ritmi, da modificarsi un po’ strada facendo se vediamo che il cane non patisce questi cambiamenti»
Ha fatto riferimento anche alla solitudine. Dunque non bisogna sentirsi in colpa se lo lasciamo un po’ da solo?
«Io personalmente non credo che il cane debba seguirci 24 ore su 24. Credo che sia più importante abituare il cane a rimanere due ore da solo mentre noi siamo a cena al ristorante, piuttosto che portarlo con noi 24 ore su 24 e non prenotare un ristorante solo perché lui non è ammesso. Il cane è un animale sociale, che vuole stare con noi, ma non potendoci stare sempre insieme, dobbiamo insegnargli a stare da solo. Come fare? Così come si diceva prima: creandogli il suo spazio di sicurezza con cuccia, cuscino e giochi»
Questo vale per le varie razze?
«Quando è in vacanza, il cane si trova probabilmente in una dimensione migliore rispetto a quella della città in cui vive. Così trova il modo di esprimere le sue motivazioni di razza. I cani sono degli animali molto perlustrativi, alcuni di loro hanno delle attitudini di ricerca molto elevate, altri ancora hanno il semplice bisogno di fare molta attività fisica. Sarebbe bene informarsi su queste motivazioni di razza, riscontrabili anche nei meticci, e dare al cane quotidianamente la possibilità di esprimere le sue motivazioni attraverso le attività più disparate. Questo può essere un vantaggio perché possiamo ridare al cane una sorta di benessere diluito nella quotidianità pur non avendo più otto ore a disposizione per lui»
Questi sono i consigli per una vacanza a misura di cane. Nel caso non si sia fatto tutto questo, che cosa consiglia per evitare che il cane, al rientro, soffra per il ritorno alla routine?
«La prima regola vale anche per noi: evitare di tornare dalla vacanza la sera prima del rientro in ufficio o a scuola. Meglio prendersi almeno una o due giornate di “decompressione” per ridare al cane il ritmo che siamo abituati ad avere nella vita di tutti i giorni. Sicuramente è meglio non enfatizzare il momento del rientro e dell’uscita che potrebbe invece essere interpretato in maniera differente: invece di tranquillizzarlo, potrebbe creargli delle aspettative e dei picchi di eccitazione che poi vengono traditi nel momento in cui si chiude la porta e lui rimane solo per cinque o sei ore».
Qualche consiglio per ridurre i picchi di stress?
«Una buona passeggiata alla mattina prima di lasciare il cane da solo, giochi di masticazione o degli snack, come orecchie di maiale o nervo di bue, che possono durare molto. Un’altra soluzione può essere quella di usare delle strategie differenti per dare da mangiare al cane: usare il kong o facendogli cercare la sua pappa, può stimolare la ricerca olfattiva, può ridurre lo stress e aumentare la sua gratificazione una volta che le ha svolte»
Portare con sé il proprio cane quando si accompagna il figlio a scuola può essere utile a tranquillizzarlo?
«Direi di no. Non credo sia dannoso, è però importante capire che questo non può sostituire la “sua” passeggiata. Io credo che ci sia un momento in cui il cane può accompagnarci a fare qualcosa come accompagnare il bambino a scuola, andare a fare la spesa. Ma non bisogna mai dimenticare che quello che vuole fare il cane durante la passeggiata è tutt’altro. Se siamo appena tornati dalla vacanza e non siamo ancora andati a lavorare, possiamo accompagnare il figlio a scuola e poi continuare la passeggiata con il cane. Se invece sappiamo che dobbiamo andare al lavoro, ci possiamo svegliare un po’ prima del solito per regalargli qualche minuto in più della solita passeggiata cittadina ricordandoci le motivazioni di razza di cui dicevo prima: non solo correre o inseguire una pallina, ma anche, per esempio, la dimensione sociale che li vede stare con altri cani e con altre persone».
NEL CUORE.ORG
2 SETTEMBRE 2014
INDONESIA: ADDIO A MELANI, LA TIGRE STRAPPATA ALLO "ZOO DELLA MORTE"
Era malata. Le cure per un anno non sono bastate
Melani non ce l'ha fatta. La tigre di Sumatra malata, che aveva commosso tutto il mondo e acceso i riflettori sulle condizioni di vita terribili nel più grande zoo dell'Indonesia, è morta un anno dopo essere stata soccorsa. La fine purtroppo di altre centinaia di animali. Lo ha indicato un responsabile della struttura.
Le immagini di Melani, sofferente e scheletrica, in una gabbia sporca, avevano impressionato l'opinione pubblica un anno fa quando erano circolate. Si erano moltiplicati, inoltre, gli appelli per prendere provvedimenti contro lo zoo di Surabaya. Che era stato ribattezzato lo "zoo della morte", per i numerosi animali deceduti prematuramente negli ultimi anni, tra i quali oranghi, una tigre e una giraffa. Tutte vittime dell'incuria e della negligenza del personale e delle "faide" interne alla struttura.
La gestione dello zoo è stata nel frattempo presa in consegna dalla città di Surabaya, ma gli animali continuano a morire prematuramente, mentre le ong (organizzazioni non governative) per i diritti degli animali invocano a gran voce la chiusura della "prigione".
La tigre era stata trasferita nel luglio 2013 in un parco nel sud della capitale Giacarta. L'animale aveva gravi problemi digestivi dopo essere stata nutrita con carne avariata nello "zoo della morte" di Surabaya, sull'isola di Giava. La tigre, 16 anni, si trovava sotto controllo veterinario, ma un anno di cure non è bastato a salvarle la vita. (Foto: TMNews)
GREEN STYLE
2 SETTEMBRE 2014
Sacrifici animali: in India primi passi per il divieto
In India si muovono i primi passi per vietare i sacrifici di animali a scopo religioso. La pratica, fortemente radicata su tutto il territorio, è stata infatti vietata da una corte locale e potrebbe presto espandersi ad altri distretti, costituendo un precedente. Esultano le associazioni animaliste, ma la strada da compiere è ancora lunga e non del tutto priva di ostacoli. Il tutto accade in una cittadina a nord dell’India, dove la corte di Himachal Pradesh ha vietato l’uccisione di animali per scopi religiosi. In particolare, la decisione dei giudici si rivolge alle pratiche Hindu, solite a comprendere il sacrificio di capre e altre specie per le più varie ragioni, dalle festività durante l’anno alla protezione delle nuove abitazioni.
Le corti hanno richiesto la piena collaborazione della polizia, che dovrà monitorare sui comportamenti dei cittadini, segnalando e bloccando qualsiasi forma di infrazione al divieto. Così i giudici hanno motivato la loro decisione:
Nessuna persona sacrificherà alcun animale in nessun luogo di culto. Questo comprende i terreni e gli edifici adiacenti. [...] Una stupefacente scoperta è stata fatta: migliaia di animali sono sacrificati ogni anno in nome della religione. Il sacrificio causa immenso dolore e molta sofferenza ad animali innocenti. Non si può permettere vengano sacrificati per placare un dio o una divinità in un modo così barbaro. La sentenza nasce da una campagna, e da lunghe petizioni, raccolte dalle associazioni animaliste locali, pronte a richiedere un consulto legale per scoprire se certe pratiche fossero ammissibili dalle leggi indiane. Nei fatti tali sacrifici non sono illeciti, ma i giudici hanno comunque optato per la loro eliminazione. Maheshwar Singh, un legislatore della regione, sottolinea però come questa presa di posizione sia in contrasto con la tradizione e il credo di molte persone, quindi sarebbero stati scavalcati dei diritti riconosciuti a tutti gli effetti da secoli. Inoltre, i rappresentanti locali sono preoccupati che il nuovo divieto possa ridurre la portata di due importanti feste tradizionali – “shaand” e “bhunda” – caratterizzate dall’uccisione degli animali all’entrata dei templi.
Non è dato ancora sapere se il ban entrato in vigore potrà espandersi in tutta l’India, ma di certo costituisce un precedente e accenderà le attenzioni dell’opinione pubblica e del governo centrale. Le compagini animaliste auspicano questo sia solo il primo passo per giungere a un divieto generalizzato.
IL SOLE 24 ORE
2 SETTEMBRE 2014
In Kenya armi e droni per difendere gli animali
Nairobi - Armi e droni per difendere gli animali, il Kenya fa sul serio e adotta misure drastiche per combattere il bracconaggio. Dopo l'ennesima strage di elefanti africani e rinoceronti, il governo di Nairobi ha deciso di potenziare il sistema di sicurezza nei 52 parchi nazionali. Ma non solo è previsto l'aumento del numero di ranger in forza ai parchi, che sono dotati di una equipaggiamento militare. Tute mimetiche, visori notturni, fucili e giubbotti anti-proiettili per garantire la sopravvivenza degli animali che rischiano l'estinzione."E' un lavoro pericoloso, si rischia la vita, perchè i bracconieri sono spietati, ma sono molto determinato" racconta il ranger Benson Badiwa."Sembra pazzesco ma questa è in realtà una guerra, c'è una organizzazione criminale internazionale che gestisce il bracconaggio, e la situazione è completamente fuori controllo" spiega Jamie Gaymer responsabile sicurezza e fauna.Il bracconaggio ha raggiunto livelli senza precedenti per la crescita della richiesta di zanne e corni dai paesi asiatici.I costi per la difesa della natura sono in costante aumento e vengono in parte coperti dalle donazioni e dai turisti che pagano per fare safari fotografici.(immagini AFP)
La bambina gioca nel prato con 14 pastori tedeschi
Giocare in un prato con 14 amici è una cosa bellissima quando si ha 5 anni. Ma se i compagni di divertimenti sono tutti pastori tedeschi lo scenario sembra quello di una favola. Ecco quanto accade a Pemille che si diverte con i suoi amici a quattrozampe del rifugio Finika in Norvegia.
MESSICO, 33 TONNELLATE DI PESCI MORTI NEL LAGO CAJITITLAN: INDAGINI
Causa ancora da accertare: al via i test in laboratorio
Le autorità del Messico stanno indagando sulla morte di centinaia di pesci nel lago Cajititlan, nello Stato di Jalisco. La causa esatta della morte dei pesci non è stata accertata con esattezza ma il dipartimento statale dell'Ambiente ritiene che non sia dovuta a cause naturali. Sono oltre 33 le tonnellate di pesci morti che sono stati rimossi dalle acque del lago e ora i campioni prelevati dagli animali sono stati inviati ad alcuni laboratori per essere sottoposti a dei test. È la quarte volta che quest'anno si verifica un simile episodio nel lago Cajititlan, che sorge fra Guadalajara e il lago Chapala. Alcune ipotesi sostengono che i precedenti episodi siano stati causati da cambiamenti improvvisi di temperatura o della quantità di ossigeno nell'acqua.
MOTOCICLISMO
2 SETTEMBRE 2014
Cane in moto
Quella del titolo è una frase che si può interpretare in almeno due modi, ma la foto di apertura di questo articolo li illustra entrambi… Meglio sorriderci sopra con una gallery che riunisce i nostri amici a 4 zampe e le nostre amiche a 2 ruote
di Tarcisio Olgiati
Si sa, oggigiorno la sensibilità animalista è sempre più diffusa e, in particolare, è il quattrozampe definito “miglior amico dell’uomo” ad essere sempre più al centro delle attenzioni e dell’affetto. Quindi perché lasciarlo a casa quando si fa un giro in moto? Perché non far provare anche a lui l’ebbrezza del… vento nei capelli, che tra l’altro gli piace pure parecchio?
Ovviamente c’è modo e modo: un conto è portare con sé “il peloso” in sicurezza, in una cesta o in un sidecar, magari con tanto di giacca tecnica e casco (guardate le foto della gallery...), un conto è piazzarlo semplicemente sulla pedana dello scooter, in sella o sul serbatoio… C’è bisogno di spiegare perché? Poi magari in certi Paesi la normativa lo permette ma, ad esempio, non è così per il “brillantone” della foto di apertura, scattata probabilmente in California. Nello Stato Americano, infatti, il trasporto di animali in moto può avvenire solo in modo da non procurare rischi a seguito di caduta. Cosa significa? Beh, tolto il caso in cui si usi abbondante nastro americano per assicurare l’animale alla sella, si può immaginare che ci si riferisca a gabbiette e trasportini. Ma avete notato che la coda del bellissimo cane copre la targa? E se fosse tutto calcolato?
Del resto anche in Italia la legge è chiara: l’Art. 170 del Codice della Strada (“Trasporto di persone e di oggetti su veicoli a motore a due ruote”) dice che “Sui veicoli di cui al comma 1 (motocicli e ciclomotori, ndr) è vietato trasportare oggetti che non siano solidamente assicurati, che sporgano lateralmente rispetto all’asse del veicolo o longitudinalmente rispetto alla sagoma di esso oltre i cinquanta centimetri. Entro i predetti limiti è consentito il trasporto di animali purché custoditi in apposita gabbia o contenitore”. La legge esiste, si tratta poi di farla rispettare…Restiamo sul leggerino, dai, forse è meglio. Guardate la gallery, non riuscirete a trattenere più di un sorriso, e lo stesso vi succederà guardando i due video seguenti. In uno di questi farete la conoscenza di Chopper, il Cane Biker (chopperthebikerdog.com). Si tratta di un Boston terrier di 4 anni che viene impiegato come “Dog Therapy” negli ospedali e in tutte le situazioni in cui si c’è bisogno di aiutare delle persone a tenere il morale alto. Niente di particolare, direte voi, si fa normalmente. Certo, ma quanti altri cani svolgono questa funzione in moto? Certamente pochi, se non nessuno: Chopper negli USA è una celebrità!
Chiuso in terrazza e malato, cane salvato dalle guardie dell’Enpa
Calenzano (FI) - Con la scusa della “crisi” a volte si esagera, come in questo caso. A seguito di una segnalazione, le guardie zoofile dell’ ENPA di Firenze hanno rinvenuto relegato in una terrazza di un bell’appartamento nel Comune di Calenzano, un cane di razza pastore tedesco di 7 anni, detenuto in condizioni a dir poco spaventose. Il povero animale presentava ferite, pustole e profonde piaghe putrescenti su tutto il corpo con vistose fuoriuscite di liquidi infetti in particolare nella zona degli occhi, orecchie e zampe. La deambulazione risultava fortemente compromessa a causa degli unghielli talmente lunghi da attorcigliarsi. Alle spiegazioni rivolte dagli agenti dell’ENPA al proprietarioriguardo lo stato di totale abbandono dell’animale, il proprietario, un italo-tedesco di 45 anni, da tempo residente a Calenzano, si giustificava di non aver mai avuto modo di curare il cane a causa delle difficoltà economiche che da tempo stava attraversando. Il povero cane è stato subito trasportato dal servizio Sos Animali presso l’ambulatorio ENPA di Firenze, dove il cane è attualmente sottoposto ad un trattamento di terapia intensiva dopo essere stato subito rifocillato, medicato e ripulito dalle secrezioni purulente. Le condizioni rimangono precarie proprio a causa della totale assenza di cure di cui il cane necessitava da tempo. Inoltre, risulterebbe essere stato sempre tenuto in terrazza esposto al caldo e al freddo. Le guardie zoofile dell’ENPA, dopo aver proceduto al sequestro penale del cane, hanno provveduto ad inviare all’Autorità giudiziaria denuncia penale per i reati di maltrattamento e abbandono di animale nei confronti del proprietario.
FIRENZE. GUARDIE ENPA SALVANO UN CANE MALATO CHIUSO IN TERRAZZA
Il proprietario: "Non l'ho curato per la crisi"
Tenuto chiuso in una terrazza per mesi, esposto al caldo e al freddo nonostante le gravi condizioni di salute, con ferite e pustole su tutto il corpo. E' la storia di un pastore tedesco di 7 anni, salvato dalle guardie zoofile dell'Enpa che lo hanno portato via da un appartamento di Calenzano (Firenze). Il proprietario, un uomo di 45 anni di origini italo-tedesche, e' stato denunciato per maltrattamento e abbandono di animali. Interrogato dalle guardie dell'Enpa, intervenute a seguito di una segnalazione, ha cercato di giustificarsi dichiarando di non aver potuto curare il cane a causa della crisi e delle difficolta' economiche in cui versa. L'animale, trasportato nell'ambulatorio Enpa di Firenze, e' stato rifocillato e sottoposto ad un trattamento di terapia intensiva. Le sue condizioni restano tuttavia precarie, spiega l'Enpa, "a causa della totale assenza di cure di cui necessitava da tempo". Al momento del ritrovamento, ha reso noto ancora l'Enpa, "presentava profonde piaghe putrescenti su tutto il corpo con vistose fuoriuscite di liquidi infetti in particolare nella zona degli occhi, orecchie e zampe". Perfino la capacita' di camminare "risultava fortemente compromessa a causa degli unghielli talmente lunghi da attorcigliarsi".
IL TIRRENO
3 SETTEMBRE 2014
Malato e chiuso sul terrazzo, cane liberato dall’Enpa
Denunciato il proprietario che si è giustificato chiamando in causa la crisi economica. L’animale è ancora in gravi condizioni: è piagato e fatica a camminare
FIRENZE. Tenuto chiuso in una terrazza per mesi, esposto al caldo e al freddo nonostante le gravi condizioni di salute, con ferite e pustole su tutto il corpo.
E’ la storia di un pastore tedesco di 7 anni, salvato dalle guardie zoofile dell'Enpa che lo hanno portato via da un appartamento di Calenzano (Firenze). Il proprietario, un uomo di 45 anni di origini italo-tedesche, è stato denunciato per maltrattamento e abbandono di animali.
Interrogato dalle guardie dell'Enpa, intervenute a seguito di una segnalazione, ha cercato di giustificarsi dichiarando di non aver potuto curare il cane a causa della crisi e delle difficoltà economiche in cui versa. L'animale, trasportato nell'ambulatorio Enpa di Firenze, è stato rifocillato e sottoposto ad un trattamento di terapia intensiva.
Le sue condizioni restano tuttavia precarie, spiega l'Enpa, «a causa della totale assenza di cure di cui necessitava da tempo».
Al momento del ritrovamento, ha reso noto ancora l'Enpa, «presentava profonde piaghe putrescenti su tutto il corpo con vistose fuoriuscite di liquidi infetti in particolare nella zona degli occhi, orecchie e zampe». Perfino la capacità di camminare «risultava fortemente compromessa a causa degli unghielli talmente talmente lunghi da attorcigliarsi».
AREZZO WEB
3 SETTEMBRE 2014
Multato per oltre 3mila euro, trasportava animali in modo irregolare
Nella giornata di ieri, lungo il tratto aretino dell’autostrada A1, personale della Polstrada con l’ausilio del servizio veterinario della USL di Arezzo, ha svolto un servizio mirato al controllo del trasporto di animali vivi. In particolare l’ispezione di un autotreno ungherese che trasportava agnelli ha consentito di verificare che la non corretta sistemazione degli animali non ne consentiva un corretto abbeveraggio. Sono state contestate due violazioni relative al mancato rispetto del benessere degli animali per un importo totale di € 3.333,00
GEA PRESS
3 SETTEMBRE 2014
Reggio Calabria – Tiro a segno agli uccelli rapaci. L’appello del CABS: occorre il NOA del Corpo Forestale
Un giornata da incubo quella vissuta oggi dai rapaci in migrazione in Aspromonte. Migliaia di animali, soprattutto Falchi Pecchiaioli, accolti sul versante tirrenico da numerosi colpi di fucile. Falchi che volavano bassissimi a causa della pioggia e decine di bracconieri che, in sfregio alle leggi dello Stato, hanno letteralmente eseguito, secondo i volontari del CABS che presidiavano i luoghi, un vero e proprio tiro a segno.
Solo in un’area dichiarata ZPS i colpi di fucili censiti dai volontari specializzati nell’antibracconaggio, sono stati almeno una cinquantina. Colpi sicuri, contro rapaci che volavano a pochi metri dai crinali ove erano appostati i bracconieri. Un rapporto tra spari ed abbattimenti molto probabilmente pari ad uno contro uno.
In un caso i volontari del CABS sono risusciti a fotografare un bracconiere proprio mentre abbatteva un Falco Pecchiaiolo. La fotografia è già stata consegnata al Corpo Forestale dello Stato per le opportune indagini.
L’appello del CABS è ora rivolto alla Forestale: nelle alture interessate dal passaggio migratorio occorre la presenza del NOA, il Nucleo Operativo Antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato. Un periodo particolarmente delicato, sarà infatti nella seconda quindicina di settembre, quando la caccia sarà aperta e nei luoghi transiteranno soprattutto giovani Falchi Pecchiaioli e Falchi di Palude.
Le località dove oggi si è sparato con particolare accanimento sono state quelle di Melia, Nucillari, Sant’Angelo e Solano, tutte nel Comune di Scilla. Fucili in azione anche in località Acquacalda nel Comune di San Roberto ed in quella di Embrisi, Comune di Montebello Ionico.
I volontari continueranno già da domani e seguire la migrazione ed a segnalare i bracconieri.
Tutti gli uccelli rapaci sono protetti dalla legge. In molte delle località dove oggi si è sparato vige comunque il divieto di caccia, mentre il giorno di preapertura della stagione venatoria calabrese è fissato per domenica. Oggi nessuna doppietta poteva sparare.
Per i volontari del CABS è stata una strage di Falchi
GEA PRESS
3 SETTEMBRE 2014
Fuga di una Iguana. Dalla finestra verso la libertà. Rintracciato il proprietario, era senza documenti
Intervento del Corpo Forestale dello Stato
Una Iguana vagante per le strade di Genova Sampierdarena. La segnalazione, pervenuta al Servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato è stata subito vagliata con un sopralluogo nei pressi di via Carlo Rota.
Grazie all’accorto intervento di un cittadino, l’animale veniva preventivamente catturato e portato presso un negozio nelle vicinanze.
L’Iguana, riferisce il Corpo Forestale dello Stato, è una specie inserita nell’Allegato B – Appendice II della Convenzione di Washington C.I.T.E.S., il cui commercio e detenzione sono regolamentati da specifici regolamenti internazionali, in virtù dei quali occorre presentare l’idonea documentazione giustificativa che provi la legale provenienza degli specimens.
Le indagini, attivate per le ricerche del legittimo proprietario al quale, presumibilmente, l’animale era sfuggito, portavano all’individuazione di un uomo che ammetteva la fuga dell’animale avvenuta, poche ore prima, dalla propria abitazione.
Tuttavia, alla richiesta di esibizione della documentazione CITES che dimostrasse la legittima provenienza dell’animale, lo stesso avrebbe ammesso di esserne sprovvisto. Per questo, veniva effettuata la segnalazione alla Procura della Repubblica di Genova, per la violazione di cui articolo 2 della Legge 150/92, con conseguente sequestro penale del rettile.
La persona che deteneva illegalmente il rettile rischia quindi una sanzione molto elevata.
L’Iguana, in buone condizioni di salute, veniva affidata in custodia giudiziale ad una Associazione di Volontari senza fini di lucro operante in Genova; la destinazione definitiva dell’animale verrà comunque stabilita alla fine del procedimento dalla Commissione Scientifica CITES del Ministero dell’Ambiente, Autorità scientifica nazionale deputata ad esprimere pareri sull’attuazione della Convenzione di Washington CITES in Italia e sulla detenzione delle specie protette.
NEL CUORE.ORG
3 SETTEMBRE 2014
CACCIA, SPARA A SPECIE PROTETTE: DENUNCIATO DALLA POLIZIA
E' accaduto a Grosseto durante la preapertura
La polizia provinciale di Grosseto ha sorpreso un cacciatore che sparava a specie protette. E' successo il primo settembre, giornata di pre-apertura della stagione venatoria, nel corso di una più vasta operazione di controllo. All'uomo sono state sequestrare le armi e la fauna selvatica illecitamente abbattuta. La polizia ne ha poi dato notizia alla procura della Repubblica per l'attivazione del procedimento penale. Nell'operazione, il comando della polizia provinciale ha messo in campo sull'intero territorio 6 pattuglie, affiancate da oltre 50 guardie volontarie. Le cattive condizioni meteo della prima parte della giornata hanno determinato la concentrazione dell'attività venatoria nel pomeriggio e in alcune zone, in particolare nella parte sud della provincia, al confine con il Lazio. A fronte di una sostanziale regolarita' della maggioranza dei soggetti controllati, si sono comunque rilevate violazioni sia di carattere penale, come appunto l'abbattimento di specie protette, sia di carattere amministrativo, come ad esempio la mancata annotazione della giornata di caccia sui tesserini venatori.
GEA PRESS
3 SETTEMBRE 2014
Caccia, incidenti di preapertura e fucili non regolari
Il caso più grave, per come si è svolta la dinamica dei fatti, è avvenuto in provincia di Grosseto, proprio nel giorno di preapertura della stagione venatoria. Una donna, mentre transitava con la propria autovettura a Pian di Barca, nei pressi del fiume Ombrone, è stata raggiunta da un pallino di piombo. Lo sparo, a quanto pare, è stato esploso da un capanno di caccia.
Ferita non grave, ma che è divenuta oggetto di denuncia.
Più particolare quanto successo in provincia di Catania, nei pressi di Licodia Eubea. Nel corso di una battura di caccia un uomo è stato raggiounto dalla rosa di pallini. Traposportato in ospedale a Caltagirone, è stato giudicato guaribile in venti giorni. Del caso se ne occuperanno i Carabinieri, il cui Comando Provinciale di Catania, proprio in occasione dell’apertura della stagione venatoria, ha posto in essere controlli sia amministrativi (porto d’armi e licenze) che di prevenzione in merito al furt0 di armi e degli incendi atti a scovare la fauna selvatica.
Proprio nel corso di uno di questi controlli i Carabinieri di Bronte (CT) hanno posto in stato di arresto un uomo accusato di porto abusivo di armi da caccia con matricola abrasa. I fatti sono scaturiti a seguito del controllo a tre cacciatori. Secondo i Carabinieri, infatti, avevano nascosto un fucile tra la vegetazione, ritrovato poi con un corredo di 39 cartucce e con la matricola abrasa. Nel corso della perquisizione domiciliare è stato inoltre trovato un fucile non detenibile perchè intestato ad un parente morto ventuno anni addietro.
Gli altri due cacciatori sono stati accusati di favoreggiamento, mentre l’uomo è agli arresti domiciliari.
LA PROVINCIA DI BIELLA
3 SETTEMBRE 2014
Perché la Chiesa se la prende con gli animali?
Ero in vacanza quando ho ricevuto la copia dell’Eco del Santuario, il periodico del Santuario di Oropa. Era pieno agosto il mese in cui avviene il maggior numero di abbandoni di animali in questo nostro paese ancora incivile. Era il mese di agosto, ed ogni telegiornale annunciava lo sbarco di centinaia di immigrati sulle coste siciliane.Gente affamata, senza una destinazione, fuggita alla guerra, alle torture, alle mutilazioni; gente costretta ad abbandonare la propria terra.
Era il mese di agosto quando nel silenzio delle autostrade, delle campagne, delle vie deserte delle città sbarcava l’esercito silenzioso degli abbandonati, degli animali, cani e gatti costretti a lasciare la loro casa in un improvviso attimo di smarrimento, di solitudine, di inconsapevole scelta...
Da una parte gli abbandonanti una terra: gli immigrati, dall’altra gli abbandonati da una famiglia: gli animali.
Da una parte la mobilitazione delle risorse dello Stato Italiano grazie Mare Nostrum, dall’altro il vagare verso il colpo di una macchina, la pietra di una mano impietosa, la gabbia di un canile.
Da una parte come dall’altra esseri senza più un nome, un passato, un futuro.
Da una parte quella soggettività che seppur forzata permetteva di scegliere di fuggire, dall’altra impossibilità di non scegliere d’essere abbandonati.
Ecco, in tutto questo caro Don Cuffolo, mi sfugge perché lei abbia sentito la necessità di sottolineare che gli uomini guardano con sguardo pietoso i cani e gli animali abbandonati mentre s’infastidiscono alla vista degli immigrati.
Mi chiedo perché la Chiesa senta così forte e tanto spesso, il dovere di sottolineare che un atto d’amore donato agli animali è un atto d’amore negato agli uomini.
Purtroppo c’è una unica vera, grande, dolorosa verità che accomuna immigrati e abbandonati, senza voce a due e quattro zampe. Sono tutti necessari al funzionamento di una gioiosa macchina da guerra che fa di creature di Dio sfortunate oggetti da inserire in un patrimonio capace di fruttare interessi.
Per me che aiuto entrambi, le sue parole, caro Don Cuffolo, mi hanno lasciato tanto amaro in bocca. In fondo mi sono reso conto che agli occhi di un sistema la permanenza di un uomo presso una struttura a spese dello stato, vale di più di quella di un cane in un canile... Ecco forse, l’etica, la morale, la pietas, altro non sono che semplice fredda matematica e mentre lo Stato impoverisce la sua gente restano a soffrire entrambi: uomini e animali.
Alberto Scicolone
LA REPUBBLICA
3 SETTEMBRE 2014
Il "cane tifoso" ritrovato dal padrone a mille chilometri di distanza
Buck è scomparso da Rimini a giugno. Danilo Bartoletti lo ha riconosciuto nelle foto di Repubblica.it che lo ritraevano allo stadio di Palermo, dove è entrato insieme ai tifosi e ha rubato il pallone
Animali: nate 32 tartarughe Caretta caretta a Lampedusa
Sono passati poco piu’ di 60 giorni da quando la testuggine marina Caretta Caretta e’ risalita sulla spiaggia dei Conigli di Lampedusa per deporre le uova. E proprio questa notte 32 piccoli rettili sono usciti facendosi strada attraverso la sabbia, fino ad emergere dal nido. Cosi’, nel buio della notte, e’ iniziata la loro frenetica corsa verso il mare, dove passeranno il resto della loro vita; soltanto le femmine, una volta adulte, torneranno sulla terra per deporre le uova. Il carapace dei piccoli appena nati misura circa 4 cm e il loro peso si aggira intorno ai 17-18 grammi. Le piccole tartarughe continueranno a nascere anche nelle prossime notti, infatti il nido contiene 91 uova. Sulla spiaggia dei Conigli, uno dei siti piu’ suggestivi della riserva “Isola di Lampedusa”, i nidi di tartaruga vengono sorvegliati costantemente dal personale di Legambiente coadiuvato dai volontari che partecipano ai campi-lavoro estivi per la sorveglianza della Spiaggia dei Conigli. Il rinnovarsi di questo piccolo miracolo – dice Legambiente – e’ una ulteriore testimonianza che la spiaggia dei Conigli e’ un patrimonio naturale di inestimabile valore e per questo va necessariamente difesa. Infatti l’istituzione della Riserva Naturale e gli interventi realizzati in questi anni dall’Ente Gestore hanno dimostrato che una fruizione rispettosa della spiaggia puo’ rendere possibile il ripetersi di un evento cosi’ straordinario come la riproduzione di una specie minacciata di estinzione, senza avere sottratto al turismo uno dei luoghi piu’ incantevoli di Lampedusa.
TELEDIRITTO
3 SETTEMBRE 2014
Finisce in carcere chi maltratta i cani
L’articolo 544 ter Cp punisce chiunque cagiona lesioni «per crudeltà»: confermata la condanna all’imputato, scaraventò per le scale l’animale che non voleva farsi lavare
Nessuna indulgenza verso i maltrattatori di animali. Rischia il carcere chi con comportamenti crudeli, cagiona lesioni alle povere bestiole. Lo ha affermato la Cassazione con la sentenza 36715/14, depositata il 3 settembre dalla terza sezione penale. I giudici di piazza Cavour dichiarano inammissibile il ricorso di un imputato, condannato dalla Corte d’appello di Messina a scontare due mesi e dieci giorni di carcere perché cagionava con calci delle lesioni al cane di una signora, facendolo precipitare dalle scale, oltre a rivolgere minacce alla padrona, usando l’espressione: «Sei una psicopatica, ammazzerò il tuo cane e poi anche te». Contro la decisione dei giudici di secondo grado, l’imputato ricorreva in Cassazione, deducendo che la Corte territoriale aveva accolto la versione fornita dalla donna, piuttosto che tenere conto della diversa versione della madre, presente durante l’episodio contestato. Tentativo vano: per la Suprema corte il ricorso è inammissibile.
La circostanza che la madre della persona offesa non avesse riferito della minaccia rivolta dall’imputato all’indirizzo della figlia non è rilevante, a giudizio degli “ermellini”, «sia perché la donna non è stata esaminata in dibattimento, essendo state le sue dichiarazioni, al pari della querela dell’offesa, acquisite con il consenso delle parti ai sensi dell’articolo 493, comma 3, Cpp, e sia perché nelle dichiarazioni acquisite, gli avvenimenti vennero descritti, sia pur sommariamente, in termini analoghi alla versione resa della figlia». Inoltre, «è stata ritenuta perfettamente comprensibile la circostanza che nell’immediatezza, le due donne non ritennero di esternare al veterinario, cui si erano rivolte, l’increscioso episodio avvenuto tra le mura domestiche e dissero che il cane era caduto dalle scale».
La Suprema corte, inoltre, considera infondato il motivo di ricorso con cui si sosteneva che la reazione del ricorrente fosse stata indotta dalla necessità di sottrarsi al morso del cane, il quale avrebbe attaccato l’imputato intento a sottoporre l’animale a un «normale trattamento igienico». Sul punto, la Corte territoriale ha correttamente ritenuto che l’imputato, «preavvisato peraltro della reazione che, per paura, l’animale avrebbe avuto in conseguenza del trattamento igienico imposto con prepotenza, per essere stato l’animale prelevato come fosse “un sacco di patate”, non si limitò a liberarsi del cagnolino ma, alla preannunciata e dunque prevedibile reazione del cane, lo scaraventò per le scale e, scagliandosi su di esso, lo colpì a calci, come concordemente riferito dai testi, tanto che il veterinario riscontrò un trauma articolare, che altrimenti non avrebbe avuto ragione di determinarsi. L’articolo 544 ter Cp, punisce, come una delle modalità della condotta, «chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale, sicché l’ambito di rilevanza penale del reato, che è a forma libera, è circoscritto alle sole lesioni di animali realizzate per crudeltà o senza necessità». La Cassazione, per questi motivi, dichiara inammissibile il ricorso e condanna il maltrattatore a pagare le spese di processo. Scritto da Mattioli Leonello
Emiliana Sabia www.cassazione.net
LA STAMPA
3 SETTEMBRE 2014
Ogm, test animali e Big Pharma: com’è nato il vaccino anti-Ebola
Il paradosso di un successo maturato tra Usa ed Europa, mentre in Africa è Sos
andrea grignolio
UNIVERSITà LA SAPIENZA – ROMA
«Entro il 2015 sarà disponibile un farmaco contro il virus Ebola, ma sarà disponibile solo per chi non si è mai espresso contro i vaccini, gli Ogm, la sperimentazione animale e BigPharma». La prima parte della proposizione è cautamente probabile, la seconda, seppur inventata, sarebbe auspicabile, almeno come spauracchio, per inchiodare a un principio di coerenza gli antiscientisti che popolano l’Italia. Lo scoppio dell’epidemia di Ebola e l’apparente successo del siero Zmapp, che sembra aver salvato la vita a due americani, insegna diverse cose.
Innanzitutto ci ricorda la realtà della ricerca senza cadere nelle trappole delle «ideologie da benessere». Per millenni l’uomo ha dovuto combattere e trovare forme di equilibrio con vicini, e coinquilini, come virus e batteri. La domesticazione di piante e animali se, da un lato, è stata una liberazione per l’uomo, che si è trovato una fonte energetica e tempo libero a disposizione, dall’altro ha significato adattarsi a numerose infezioni, spesso capaci di passare su un nuovo ospite come l’uomo. Secoli bui di timori religiosi e rimedi inesistenti hanno costellato la storia della civiltà nella guerra contro un nemico misterioso, che flagellava popolazioni inermi. Talvolta sterminandole. È stata questa la storia dell’uomo da quando ha deciso di abbandonare gli alberi, sino a un secolo fa. In 50 anni sono stati sviluppati vaccini per prevenire e poi sulfamidici e antibiotici per curare infezioni in atto, tutti farmaci capaci di rovesciare quello che sembrava essere l’immutabile rapporto di forze tra uomo e organismi infettivi. Eppure, sono bastate poche generazioni di benessere igienico ed economico perché millenni di paure lasciassero il passo a diffidenza e discredito verso le vaccinazioni. Non incontrare più un passante deturpato dalla poliomielite, non guardare più occhi sfigurati dal tracoma o leggere sui quotidiani l’ecatombe dei bimbi morti nei primi anni di vita ha inciso sulla percezione pubblica. La stessa che ora si lascia istruire dal «sentito dire» e che ritiene pericolose le vaccinazioni e inutile la sperimentazione animale e che avversa gli Ogm e detesta le case farmaceutiche, in nome di un poetico ritorno a un passato rurale.
Ma il passato si è riaffacciato: si chiama Ebola. Media e dibattito pubblico mostrano fiducia verso i laboratori che sembrano offrire farmaci in grado di contrastare questa pandemia. Ma sarebbe opportuno ricordarsi dei laboratori anche «in tempo di pace». Un tempo che, solo nell’ultimo anno, ha visto in Italia un disegno di legge per eliminare la sperimentazione animale, un calo drammatico (del 25% per morbillo e rosolia) delle vaccinazioni, una proposta di legge, evitata per un soffio, che voleva la galera per chi piantava gli stessi Ogm che altri Stati europei coltivano. Ricordiamocelo tra qualche mese: è creato grazie a foglie di tabacco Ogm il farmaco Zmapp anti-Ebola. Occorrerebbe anche ricordarsi che, prima di essere stato provato eccezionalmente su due esseri umani, il farmaco è stato ottenuto utilizzando topolini (per creare anticorpi monoclonali) e scimmie (per testarne l’efficacia). Anche i cinque vaccini in sperimentazione (di cui uno italiano, sviluppato dal gruppo di Riccardo Cortesi all’Irbm di Pomezia) sono stati testati su primati che sono sopravvissuti alla successiva inoculazione del virus, indice di una protezione del 100%.
Un’altra bella storia suggerisce Zmapp: quanto sia preconcetta l’avversione per le ricerca farmaceutica. L’azienda biotech di San Diego che lo produce ha deciso di offrire gratis le proprie scorte. È stata fondata nel 2003 e ha una decina di dipendenti, sebbene Zmapp sia il prodotto di una intricata collaborazione tra agenzie canadesi, americane e partner industriali - tra cui una multinazionale del tabacco! - come spesso accade nei casi di virus a rischio di bioterrorismo. Gli altri vaccini sono prodotti da centri di piccola o media dimensione e da multinazionali. Né i piccoli sono stati occultati da Big Pharma, né quest’ultima ha dominato il palcoscenico, con buona pace dei complottisti della Rete che potrebbero incidentalmente percepire questo dato di realtà: la ricerca è perlopiù un trasparente gioco di collaborazione competitiva tra intelligenze, proteso al benessere.
Ieri, all’Onu, la presidente di Medici Senza Frontiere. Joanne Liu, denunciando l’inazione internazionale nei Paesi africani colpiti dall’Ebola, ha chiesto agli Stati che hanno capacità di risposta ai disastri biologici di inviare materiali e personale. L’Italia è in prima linea con un vaccino sperimentale e con un gruppo di virologi dell’ospedale Spallanzani, attualmente in Sierra Leone. In poco tempo e con pochi fondi sembra dunque che l’Italia sia in grado di agire. Quando, invece, un vaccino renderà la cittadinanza immune dagli antiscientisti?
IL MATTINO
3 SETTEMBRE 2014
Attenti!
Si chiama Gdv e puo' uccidere i cani: ecco chi rischia di più
Gdv è l'acronimo inglese. E sta per Gastric dilatation volvulus. E' la torsione gastrica. Una grave patologia dei cani, già nota, ma che, se non presa in tempo, può ucciderli. Ricordare cos'è e come si manifesta aiuta se non altro - facendo gli scongiuri -a riconoscerne i sintomi.
Si ha una dilatazione improvvisa dello stomaco, spesso accompagnata da torsione con conseguente ostruzione dello stomaco. L'organo gonfia, comprime gli organi circostanti, si instaurano alterazioni di circolo ed elettrolitiche e se il proprietario non si accorge subito del problema, il cane muore
Quando si scopre che il cane è in torsione - spiegano i veterinari di Petblog - non bisogna perdere tempo: non è una situazione nella quale dire: "Vediamo come va", "Adesso devo uscire, vediamo dopo". Dopo sarà troppo tardi: il cane muore. Ecco perché la Gdv è un'emergenza veterinaria da codice rosso.
Fondamentalmente non si conosce la vera causa della torsione gastrica nel cane, di sicuro è implicata un'alterata motilità intestinale che va poi a sommarsi a precisi fattori predisponenti. Il complesso dilatazione/torsione dello stomaco nel cane inizia quando lo stomaco si dilata troppo con forte produzione di gas. Si parla di dilatazione dello stomaco quando lo stomaco si dilata e basta, di torsione quando ruota su sé stesso, trascinato da una milza aumentata di volume che funge da volano.Quando accade ciò, il piloro si sposta dalla parte destra dell'addome, passa sotto il corpo dello stomaco e finisce sopra il cardias a sinistra. Questo blocca del tutto il flusso gastrico, lo stomaco si dilata sempre di più e se siete particolarmente sfortunati, anche la milza può finire per torcersi.
I fattori predisponenti a una torsione gastrica nel cane sono diversi: cani di taglia media, grande o gigante con torace profondo; una somministrazione giornaliera del pasto in un'unica soluzione; cani che ingeriscono grandi quantità di cibo tipo pane, pasta, cereali, riso, legumi; cani che bevono troppa acqua durante il pasto, subito prima o subito dopo; cani che bevono acqua fredda; cani che vengono alimentati subito prima o subito dopo un intenso esercizio fisico;cani che mangiano troppo velocemente o con troppa voracità. E veniamo ai sintomi. Conati di vomito non produttivi; forte dolore addominale; dilatazione dell'addome visibile chiaramente ad occhio nudo; inizialmente il cane è agitato, sbava, saliva molto, guaisce. Ha lo sguardo fisso, è dolorante e ha il respiro molto affannoso.
Tutto questo avviene molto rapidamente, nel giro di pochissimo tempo. Certo, se il cane vomita da una settimana, non ha una dilatazione dello stomaco, ma una patologia gastrica trascurata. Pastore Tedesco, Alano, Bracco, Basset-hound, Dogue de Bordeaux, Pastore Belga, Pastore Maremmano e relativi incroci sono le razze più a rischio.
Se ho un cane di grossa taglia, a cui ho dato da mangiare un bel pastone pieno di pasta e legumi, che ha bevuto tantissimo e poco dopo il pasto piange - spiegano ancora i vet - cerca di vomitare, ma non produce nulla, ecco, probabilmente è in torsione.
I consigli sono semplici: non esageriamo con la pasta e i cereali, suddividiamo sempre il cibo in almeno due pasti giornalieri, non diamo da bere al cane litri di acqua, soprattutto fredda, appena torna dalla passeggiata, non diamo da mangiare al cane prima e dopo l'attività fisica. Meglio usare i portaciotole ad altezza regolabile e non a terra. Inoltre, se sterilizziamo una femmina di taglia grande, possiamo sempre chiedere al veterinario di fare anche la gastropessi con la stessa anestesia, è una pratica molto diffusa ormai. E mette al sicuro da un rischio letale.
PET PASSION
3 SETTEMBRE 2014
Perché i cani si mordono la coda?
“Un cane che si morde la coda” non è solo un proverbio che indica un circolo vizioso, ma uno strano comportamento che può capitarci di osservare nei nostri amici a quattro zampe. Secondo uno studio dell’Università di Helsinki, ci sarebbero delle somiglianze tra questo strano comportamento canino e il disturbo ossessivo-compulsivo di cui soffrono alcune persone.
Il bizzarro comportamento
Vi sarà capitato di vedere il vostro cane affannarsi a rincorrere la sua coda. Ma più il cane corre per raggiungere la sua agognata coda, più questa fugge via. Questo inseguimento si esaurirà per il povero cane in un frenetico e perlopiù infruttuoso giro intorno a se stesso.
A noi umani questo comportamento può apparire buffo, ma spesso si tratta di un campanello d’allarme per la salute dei nostri amici cani da non sottovalutare.
La ricerca
Alcuni ricercatori dell’Università di Helsinki (Finlandia) sostengono che i cani che si mordono la coda sono assimilabili alle persone che soffrono di un disturbo psichico del tipo ossessivo-compulsivo, che si esplicita in rituali quali lavarsi continuamente le mani o controllare ripetutamente la chiusura di una porta o del gas.
Sono accomunabili anche i motivi per cui si sviluppa questo disturbo nei cani e negli umani. Il comportamento compulsivo può avere una causa genetica o dipendere dall’alimentazione o da esperienze di vita legate all’infanzia.
Gli studiosi hanno inoltre osservato che i cani che si mordono la coda e gli umani ossessivi-compulsivi presentano ulteriori somiglianze: entrambi sono in genere timidi e tendono a spaventarsi quando sentono rumori forti.
Cosa fare?
Se il vostro cane comincia all’improvviso a inseguire la propria coda nel disperato tentativo di morderla, fate attenzione se si tratta di un episodio unico o se questo tende a ripetersi.
Nel primo caso non c’è da preoccuparsi. Nel secondo invece vi consigliamo di far visitare il vostro amico a quattro zampe da un veterinario.
In ogni caso la ricerca finlandese ha osservato che i cani a cui si somministrano abitualmente integratori vitaminici svilupperanno con minore probabilità un disturbo di questo tipo.
Fonte news: Vetmed.helsinki.fi
NEL CUORE.ORG
3 SETTEMBRE 2014
RAPPORTO COOP: IL 7,1 % DEGLI ITALIANI SI DICHIARA VEGETARIANO
Boom nel carrello degli alimenti bio
Il 7,1 % degli italiani si dichiara vegano o vegetariano. Lo dice il Rapporto Coop 2014 'Consumi & distribuzione' redatto dall'Ufficio Studi di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) con la collaborazione scientifica di Ref, presentato oggi a Milano. Oltre al boom del bio (il giro d'affari solo nella grande distribuzione nel 2014 supererà i 700 milioni di euro), è come se la rinuncia a certi alimenti fosse diventata trend: il 7,1% degli italiani si dichiara vegetariano o vegano, l'attenzione alla digeribilità dei cibi, al netto delle vere e proprie intolleranze, genera un +18% del fatturato della grande distribuzione per prodotti speciali come i senza glutine o gli alternativi al grano. Nella top ten dei prodotti più venduti nel 2014 rispetto al 2013, infatti, occupano il primo posto i prodotti senza glutine (la variazione è del 32,1%) e al terzo campeggiano le bevande alla soia (20,1%). Due italiani su 3 dichiarano di conoscere ed apprezzare i prodotti etici. E' però altrettanto vero che 4 su 10 non possono permettersi di acquistare prodotti etici in virtù del prezzo giudicato troppo elevato (38%) o perché poco facilmente reperibili (37%).
NEL CUORE.ORG
3 SETTEMBRE 2014
MOSTRA DEL CINEMA, ENPA: "GRAVE DISINFORMAZIONE" SUI VEGANI
L'ente critica "Hungry hearts" di Costanzo
«Il Film Hungry Hearts di Saverio Costanzo, presentato al Festival di Venezia, accusa i vegani di essere ortoressici, ovvero di essere affetti da una patologia mentale che porta le persone a controllare il cibo e il suo consumo. Hungry hearts, pertanto, è un film che denota la totale mancanza di conoscenza del movimento e delle motivazioni profonde che spingono le persone, consapevoli, ad intraprendere la scelta vegana». Così il direttore scientifico dell'Enpa, Ilaria Ferri, in una lettera aperta al regista Saverio Costanzo.
«Definire i vegani ortoressici, oltre a causare un danno gravissimo in termini di misinformazione, è evidentemente un grave ed insensato attacco a chi sceglie di non uccidere e di difendere il Pianeta. Probabilmente anche tra i vegani ci saranno persone ortoressiche, così come tra gli onnivori, ma questa patologia è a prescindere dal veganismo. Le accuse che si rivolgono ai vegani sono quelle di controllare il cibo e di essere affetti da un disturbo dell'alimentazione che ha origini mentali. Questo è il punto – prosegue Ferri -. Ma la informo, in primis, che gli animali non sono cibo. Sono esseri viventi capaci di soffrire, gioire, provare empatia e compassione e finanche cordoglio. Sono creature che vivono intensamente le relazioni sociali e i rapporti con la prole, come ha dimostrato la scienza. Viene quindi da chiedersi con quale superficialità, e neanche troppo velata malafede, si possa ricondurre una scelta dal così alto valore etico, empatico e di compassione, ad una patologia mentale. O è patologia mentale quella delle persone che imprigionano gli animali, li sottopongono a cicli vitali alterati in funzione della produzione e li uccidono quando sono coscienti?!»
«Sarebbe stato opportuno incontrare i vegani... persone come me che hanno fatto una scelta di non violenza e di rispetto per tutti i viventi, Pianeta incluso, prima di trattare in modo così poco informato l'argomento. E' inoltre ben noto, ma forse non a lei, che la sopravvivenza del Pianeta, secondo i dati della Fao, del noto economista Jeremy Rifkin e la scienziata Vandana Shiva, dipende dalla scelta almeno vegetariana che dovrebbe essere condivisa, per evitare il consumo di territorio, di acqua e riducendo la Co 2 garantendo un futuro al Pianeta. I vegani sono parte di questa rivoluzione. Le suggerirei di leggere a riguardo anche la numerosa letteratura scientifica – conclude il direttore scientifico dell'Enpa -. Liquidare con superficialità una scelta tanto rispettosa quanto consapevole è un atto di estrema grettezza che non può essere in alcun modo accettato e che non può passare inosservato. Merita quindi che il suo film sia adeguatamente criticato per evitare che si consenta, ancora una volta, che l'ignoranza vinca sulla consapevolezza e il rispetto.»
NEL CUORE.ORG
3 SETTEMBRE 2014
MOSTRA DEL CINEMA/1 DALLA TURCHIA UN FILM SUI COMBATTIMENTI TRA CANI
"Sivas" del regista esordiente Kaan Mujdeci
Dalla Turchia arriva al Lido un'opera prima forte per le immagini cruente dei combattimenti di cani. Sequenze molto crude (senza alcun danno per gli animali, dice la produzione) che hanno suscitato alla proiezione stampa la protesta di alcuni giornalisti. Si tratta di 'Sivas' di Kaan Mujdeci, in concorso alla 71.a edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, che ci porta in un villaggio rurale turco di oggi, tra le montagne, dove è costume praticare queste lotte tra cani locali giganteschi. Un ragazzino, Aslan, che assiste insieme al padre a una di queste lotte all'ultimo sangue, non riesce proprio ad abbandonare il cane apparentemente morto che ha come nome Sivas. E fa bene. Perché il cane si riprenderà, diventerà il suo orgoglio di ragazzino senza giocattoli e anche, ovviamente, suo grande amico. Non solo. Il cane, anche grazie a questa amicizia, tornerà a combattere e, in un "lieto fine" che è tale non potrebbe essere nella realtà, a vincere. 'Il regista nato ad Ankara ma formatosi a Berlino dice di aver voluto "rispecchiare fedelmente la vivacita' della vita nell'Anatolia rurale", con attori "non professionisti". Peccato che di tale "vivacità" facciano parte combattimenti mortali tra animali trasformati in killer dagli uomini.
NEL CUORE.ORG
4 SETTEMBRE 2014
MOSTRA DEL CINEMA/3, ENPA: PER "SIVAS" NESSUN MALTRATTAMENTO?
"La pellicola trasmette l'idea di un Paese arcaico"
«La produzione del film turco "Sivas", in concorso al festival di Venezia, chiarisca in modo assolutamente certo che in occasione delle riprese della pellicola, centrata sui combattimenti tra cani, vietati dalla legge italiana, nessun animale è stato oggetto di maltrattamenti.» Così l'Ente Nazionale Protezione Animali all'indomani di una proiezione che, per la asprezza di alcune scene, è stata criticata duramente dagli stessi "addetti ai lavori".
«Prendiamo atto delle precisazioni del regista ma le riteniamo troppo generiche e del tutto insufficienti a fugare i molti dubbi espressi al riguardo – prosegue l'Ente Nazionale Protezione Animali -. D'altro canto, come sta a ricordare il caso di Tornatore, non sarebbe la prima volta che ad animali vengono inflitte sofferenze inammissibili solo per alimentare quella che viene presentata come una presunta forma d'arte. L'arte, infatti, non può nutrirsi del sangue di creature innocenti.»
Infatti, oltre alla questione del presunto maltrattamento, il film "Sivas" chiama in causa un altro "aspetto sensibile" legato alla trama. «C'è qualcosa che non torna, un elemento dissonante nella storia di un bimbo che prima da un'alta prova di pietas ed empatia salvando la vita di un "combattente" - prosegue l'Enpa -, ma poi si cala nelle vesti di aguzzino sfruttando egli stesso l'animale nel circuito dei combattimenti tra cani. Con l'ulteriore aggravante di uscirne vittorioso.»
Insomma, secondo l'Enpa, a livello contenutistico ci si trova in presenza di un vero e proprio corto circuito (il riscatto del ragazzo e del suo "amico a quattro zampe" passa attraverso la reiterazione di un reato) che rischia di attribuire valenze positive a comportamenti eticamente riprovevoli che non a caso sono puniti a livello penale come reato. Insomma se non siamo all'apologia di reato poco ci manca.
«Tra l'altro – conclude l'Enpa – "Sivas" è un film che non rende giustizia né al popolo turco né alla Turchia. E' opportuno ricordare, infatti, che negli ultimi anni la Turchia ha fatto importanti passi avanti nel modo in cui gli animali vengono trattati. Anche i cani randagi che spesso vengono accolti dalla popolazione con un rispetto e una tolleranza a noi sconosciuti. Ma tutto questo non fa parte delle pellicola, che ci trasmette l'idea di un Paese arcaico e irrimediabilmente ancorato a comportamenti anacronistici e crudeli.»
ANSA
3 SETTEMBRE 2014
Sivas, Anatolia e combattimenti di cani
In concorso al Lido l'opera prima di Kaan Mujdeci
VENEZIA, 3 SET - Dalla Turchia arriva al Lido un'opera prima forte per le immagini cruente dei combattimenti di cani. Sequenze crude (ma senza alcun danno per gli animali, assicurano) che hanno suscitato alla proiezione stampa la protesta di alcuni giornalisti. Si tratta di Sivas di Kaan Mujdeci, in concorso alla 71/a edizione della Mostra, che ci porta in un villaggio rurale turco di oggi, tra le montagne, dove è costume praticare queste lotte tra cani locali giganteschi.
NEL CUORE.ORG
3 SETTEMBRE 2014
MATTANZA DEI DELFINI, BRAMBILLA: "INTERVENGA GOVERNO ITALIANO"
Da settembre il massacro nella "baia di sangue"
Il governo italiano si impegni in tutte le sedi opportune per far cessare il massacro di cetacei che ogni anno, da settembre ad aprile, ha luogo nel Sud del Giappone, a Taiji e nei villaggi vicini. Lo chiede l'ex ministro Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell'Ambiente.
"Nonostante la mobilitazione internazionale e il documentario premio Oscar "The Cove" che ha mostrato al mondo gli orrori della "mare di sangue" – ricorda l'on. Brambilla - le autorità locali pare non abbiano intenzione di vietare questa forma tradizionale di caccia, che consiste nel sospingere i delfini in una baia chiusa dove gli animali sono uccisi a colpi di bastone e di fiocina e poi macellati sul posto. I più piccoli invece sono destinati a "rifornire" i parchi acquatici di tutto il mondo. Si calcola che in ogni stagione siano circa 22 mila i cetacei che perdono la vita nelle acque di Taiji".
"Il governo giapponese non può ignorare le manifestazioni di protesta non violenta in 120 città del mondo, tra cui Milano, e i dubbi che cominciano ad attraversare l'opinione pubblica del Sol Levante, finora poco informata su ciò che accade nella lontana prefettura di Wakayama. Al nostro governo, e in particolare al ministro degli Esteri Mogherini, che presto ricoprirà la carica di Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza dell'Unione Europea, il compito di trasmettere ai colleghi di Tokyo le preoccupazioni e l'indignazione dell'intera comunità internazionale".
NEL CUORE.ORG
3 SETTEMBRE 2014
ANTARTICO, IL GIAPPONE CACCERA' ANCORA LE BALENOTTERE MINORI
Tokyo annuncia missione "scientifica"
Il Giappone ha in programma di riprendere la caccia alle balenottere minori dell'Oceano Antartico, nonostante il divieto imposto dalla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, che ha vietato la caccia a ogni specie di balena nella zona. Tokyo era stata costretta ad abbandonare la caccia a marzo, ma ieri il governo ha annunciato una missione con scopi scientifici per raccogliere ''i dati necessari a calcolare il numero delle balene che si possono catturare'' e di ''costruire un modello dell'ecosistema dell'Ocrano Antartico'' e secondo quanto riferito all'AFP da un responsabile dell'Agenzia giapponese della pesca, il nuovo piano prevede che vengano cacciate solo le balenottere minori.
Le ''minke whale'' si ritiene siano molto piu' numerose delle altre specie a cui si e' dato la caccia nelle precedenti missioni annuali, come la balenottera comune quella azzurra. Il Giappone ha finora proseguito nella caccia alle balene approfittando di un punto debole della moratoria approvata nel 1986 che consente la caccia ai mammiferi marini per motivi di ricerca scientifica, anche se non è mai stato un mistero che le carni delle balene finiscono nei ristoranti di lusso e nei mercati del pesce. E che di studi "scientifici" non c'è neanche l'ombra.
GEA PRESS
3 SETTEMBRE 2014
Africa – Continua la strage degli elefanti
Almeno 200 zanne di elefanti uccisi nella parte meridionale del Camerun, al confine con il Gabon, sono state scoperte presso l’aeroporto internazionale di Yaounde-Nsimalen. Il carico era destinato ad un paese asiatico, confermando in tal maniera una rotta fin troppo volte percossa dai contrabbandieri di avorio.
La polizia è arrivata al sequestro a seguito di una soffiata. E’ attualmente in corso le ricerca dell’ intestatario del carico.
Le zanne appartenevano ad elefanti di tutte le classi di età.
Altre sei zanne di elefante, per un peso complessivo di 18 chilogrammi, sono state sequestrate in Kenya. L’intervento di polizia è scaturito nell’ambito di una vasta operazione che ha portato alla scoperta di un ingente traffico di legname pregiato esportato illegalmente.
A differenza di recenti altri sequestri, , nel commercio di quest’ultime zanne non sembra che siano coinvolti pastori Masai.
LA ZAMPA.IT
3 SETTEMBRE 2014
L’incredibile salvataggio del pastore tedesco
A Los Angeles un pastore tedesco cade o è stato lasciato in un fiume in secca. Il cane è intrappolato fra le pareti ripide di cemento. La sua presenza viene segnalata ai volontari di Hope For Paws che, come in altri casi, riescono a guadagnarsi la sua fiducia e a portarlo in salvo con uno sforzo enorme. Il video di Biggie, così lo hanno chiamato, vi commuoverà.
Trentino – Orso trovato morto nelle montagne di Stenico. Nuovo VIDEO orsa con cucciolo
Lo rende noto il report della Provincia di Trento dedicato agli orsi trentini, pubblicato oggi.
Il 29 agosto scorso, nel Brenta meridionale sopra Stenico, sono stati rinvenuti i resti di un orso adulto.
La carcassa è stata trovata sul fondo di un vallone percorso da grandi vallate e sotto un salto verticale di oltre 100 metri. Numerose ossa, riferisce il report, sarebbero state trovate fratturate. L’ipotesi più probabile, proprio alla luce dei rilievi effettuati, è che la morte sia stata causata da una valanga.
Le analise genetiche stabiliranno di quale animale si tratta.
Da segnalare, oltre ai noti fatti dell’orsa Daniza (nella foto della Provincia di Trento), le numerose segnalazioni di orsi un po’ da tutti i territori frequentati dai plantigradi. Tra queste anche orse accompagnate dai cuccioli, come nel video oggi diffuso dalla Provincia di Trento.
Daniza a parte e con la sola esclusione dei danni causati dall’Orso M4 sull’altopiano di Asiago (VI) non vengono segnalate criticità.
VEDI VIDEO ORSA CON CUCCIOLO, DEL SERVIZIO FORESTE E FAUNA DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
Orrore a Guasticce, cane sbranato dal pitbull dei vicini
Il racconto del padrone: Era libero e mi è saltato addosso, per fortuna mio nipote non era con me, abbiamo fatto denuncia, speriamo serva
di Federico Lazzotti
LIVORNO. Enrico lo ripete più volte raccontando di come quel pitbull ha aggredito, sbranato e ucciso, il suo cane “Tsunami”, un meticcio di 9 anni di piccola taglia. «Per fortuna lunedì mattina ero da solo e non ero a passeggio insieme al mio nipotino come faccio spesso. Altrimenti chissà cosa sarebbe successo. In ogni caso è stata una scena agghiacciante, sono tre giorni che ho l’ansia per quello che ho visto».
La strada dove Enrico Santoni e “Tsunami” sono stati aggrediti, si chiama via della Colmata, una lingua di asfalto un po’ fuori dal centro abitato di Guasticce, a pochi metri dalla casa dove vive la famiglia Santoni. «Come ogni mattina - ricorda Enrico che bada al cane quando il figlio Davide va al lavoro - intorno alle 10 sono uscito con il cane al guinzaglio. Ho percorso circa duecento metri lungo la strada. A quel punto ho visto il pitbull che abita dai vicini venirci incontro: era da solo e libero, senza guinzaglio. Allora vedendo la brutta parata ho deciso di prendere il mio cane in braccio».Un tentativo che non ha scoraggiato il molosso che invece di cambiare aria e strada ha attaccato.«È stato un attimo - ricorda il padrone - il pitbull ci è saltato addosso, me lo ha strappato di mano e lo ha maciullato davanti ai miei occhi, senza che io potessi fare niente. Ho provato a picchiarlo: gli ho dato dei picchi sulla testa, poi ho provato con le pedate, ma non c’è stato modo di farlo smettere». Enrico ha provato a liberare il cane fino a quando ha visto che era possibile salvarlo, poi è tornato a casa per chiedere aiuto e chiamare le autorità.
«Quando sono tornato indietro, erano arrivati anche i nostri vicini ai quali il figlio che vive in paese aveva affidato il cane: ci hanno detto che il pitbull era scappato dal giardino». Per liberare la carcassa di “Tsunami” è servita quasi un’ora. «Non voleva mollarlo», aggiunge Enrico annunciando di essersi già rivolto alle Autorità. «Abbiamo fatto denuncia sia ai carabinieri che ai vigili urbani e abbiamo segnalato il caso all’ufficio Asl riservato ai cani».
Da quello che è emerso dai primi accertamenti però, ci sarebbe un problema di responsabilità. «La vera proprietaria del pittbull - confermano i padroni di “Tsunami” - è in Australia, o comunque fuori dall’Italia. Ed ha affidato il cane al figlio dei nostri vicini che a sua volta aveva lasciato il cane ai genitori». Adesso carabinieri e vigili dovranno quindi ricostruire la genesi dell’affidamento e della responsabilità. Intanto, alemno per il momento il pitbull è ancora nel giardino dei vicini, dal quale è scappato lunedì mattina. «Spero proprio che non faccia altri danni», aggiunge Enrico, anche perché com’è scappato una volta potrebbe farlo di nuovo.
Davide proprietario del meticcio ucciso, dalle pagine di Collenews, sito che per primo ha raccontato la storia dell’aggressione, lancia un appello: «Quel cane è pericoloso, non solo per altri animali, ma anche e soprattutto per i bambini, ma anche per le persone più grandi. Cosa deve ancora succedere? Mio padre è sotto choc per l’accaduto. Vedere tutto quel sangue…. Il nostro cagnolino morire così… Bisogna assolutamente trovare una sistemazione sicura per quel cane, una sistemazione tale per cui non sia più in grado di nuocere a nessuno»
IL TIRRENO
4 SETTEMBRE 2014
Maiali in fuga per le vie del paese
Usciti dal recinto, i suini scappano per le strade del centro. Uno viene preso al lazo
POMARANCE (PI). Caccia al maiale per le vie del centro abitato. Se si trattasse di un film, o di un libro, il titolo più adatto potrebbero parafrasare, del tutto o in parte, quello di un vecchio classico di successo. “I predatori del suino perduto” oppure “Porci con le ali (ai piedi)”. La più prosaica realtà obbliga invece ad una scrupolosa ricostruzione dei fatti, senza indulgere in particolari forme di retorica narrativa. In primis il quando e il dove: sono circa le 22 di domenica scorsa quando alla locale stazione dei carabinieri, a Pomarance, giungono più chiamate il cui tono varia dall’allarmato allo stupito. «Ho visto un maiale per strada». Oppure: «C’è qui un maiale, sta passeggiando sotto casa, per la strada».
Le chiamate, circa un mezza dozzina, arrivano per lo più da persone che abitano nella parte centrale del paese tra via Roma e via XXV Aprile. Angela Ameli, impiegata comunale, residente in via XXV Aprile, racconta questa strana storia: «È accaduto domenica sera, dopo cena, mi ricordo che stavo leggendo, quando a un certo momento ho sentito delle grida, fuori dalla finestra, così mi sono affacciata, e un maiale, un grosso maiale adulto, sarà stato più di cento chili, stava passeggiando per la strada, una scena davvero insolita». Surreale, quasi come una delle più celebri copertine dei Pink Floyd. C’è un maiale in fuga. O meglio, i maiali in fuga sono due; fuggiti da un recinto situato nella zona nord di Pomarance. E ora passeggiano indisturbati per le strade del borgo. I due fuggiaschi, presumibilmente complici, per confondere le acque, giunti in paese, hanno poi deciso di dividersi. I motivi dell'evasione sono tuttora ignoti.
Purtroppo, il sogno di libertà per i due porci ribelli avrà breve durata; uno dei latitanti sarà intercettato dalla “squadra di recupero” organizzata dallo stesso proprietario. L’altro preso al lazo in via Gramsci, a pochi passi dalla principale piazza Sant’Anna, grazie alla proverbiale destrezza di un residente del luogo, quindi riconsegnato indenne al proprio padrone. L’allarme suino rientrerà poco prima della mezzanotte e per i due fuggiaschi il desiderio di libertà accarezzato lungo le vie del paese si chiuderà insieme alla porta del solito, vecchio recinto.
IL TIRRENO
4 SETTEMBRE 2014
Spara a specie protette, denunciato
Prov. Di Grosseto, La polizia provinciale ha sorpreso un cacciatore che sparava a specie protette. È successo al Chiarone (Capalbio) il primo settembre, giornata di pre-apertura della stagione venatoria. All’uomo sono state sequestrate le armi e le carcasse di animali abbattuti,
alcuni esemplari di tortora dal collare. La polizia ha informato la Procura per l’attivazione del procedimento penale.
Nell’operazione, il comando della polizia provinciale ha messo in campo sul territorio 6 pattuglie affiancate da oltre 50 guardie volontarie. Le cattive condizioni meteo della prima parte della giornata hanno determinato la concentrazione dell’attività venatoria nel pomeriggio e in alcune zone, in particolare nella parte sud della provincia, al confine con il Lazio. A fronte di una sostanziale regolarità della maggioranza dei soggetti controllati, si sono comunque rilevate violazioni di carattere penale e amministrativo.
IL SECOLO XIX
4 SETTEMBRE 2014
Apre il fast food “halal”: animalisti in rivolta
La Spezia - Via libera del Comune della Spezia all’apertura del primo fast food che propone solo carne “halal”. E scoppia la polemica. Si tratta di carne ottenuta con una macellazione che segue i precetti dell’Islam, che non consentono di stordire gli animali, ma ne prevedono la morte cosciente, per dissanguamento.
Immediata, la protesta dei movimenti animalisti, contrari alla pratica di uccisione, che aumenta la sofferenza. Il caso riguarda il via libera del Comune della Spezia all’apertura in Piazza Garibaldi del primo punto vendita della catena franchising “Chicken ‘n chicken”: che tratta solo carne “halal”. La protesta, ricalca da vicino quella che sta scuotendo Sarzana: dove il Comune ha deciso di inserire le carni “halal” nel menù scolastico.
L’oggetto della discussione, non sta nelle libere scelte religiose di ciascuno: ma nella scelta delle istituzioni, di introdurre sul territorio delle pratiche considerate crudeli, tanto da essere vietate a tutti gli altri. La norma sulla macellazione, obbliga a stordire gli animali: evitando loro almeno un po’ di sofferenza. Nel caso delle carni “halal”, la macellazione è invece cosciente. Viene consentita in deroga alle norme che tutelano i diritti degli animali. La parola araba “halal” significa lecito, e si contrappone ad “haram”, proibito. Nel rituale islamico, l’animale va tenuto cosciente fino al completo dissanguamento, che può richiedere molto tempo. In questo tempo, gli animali soffrono: e questo innesca la protesta.
L’Enpa, tre anni fa, ha tentato di far abolire la deroga che l’Italia ha prima concesso, poi abrogato, e poi riconfermato. La comunità europea lascia la facoltà agli stati, di stabilire come fare: e ci sono stati che non consentono questa procedura. Il Comune della Spezia, ha scelto di definirsi “Comune contrario alla vivisezione”: ma la macellazione rituale, secondo gli animalisti, è una forma di violenza. Tanti, sono gli aspetti delicati, che si intrecciano nel dibattito – ampio – sull’opportunità di introdurre questo tipo di uccisione degli animali.
C’è chi ritiene che sia opportuno, per favorire l’integrazione, consentire a chi arriva da fuori di beneficiare di regole diverse da quelle che trova qui. C’è chi ritiene che le regole debbano restare uguali per tutti, senza deroghe: e che chi arriva debba inserirsi nel tessuto sociale che trova. La contestazione spezzina, non entra nelle questioni religiose: si pone essenzialmente dalla “parte degli animali”. Chiede al Comune “se ritenga giusto, diffondere carni ottenute senza che sia concesso agli animali di affrontare la morte dopo essere stati almeno storditi, ma soffrendo per ore”.
Al Comune, viene chiesto “come mai non abbia affrontato un sereno dibattito, prima di dare il via libera”, e viene fatto notare che “il fast food è del tutto simile agli altri, e che non c’è alcuna informazione, all’esterno, sulle pratiche con le quali si arriva alla carne “halal”: mentre sarebbe giusto dare piena informazione sulle caratteristiche della macellazione islamica, in modo da consentire una scelta di consumo consapevole”. La commercializzazione di carne “halal” ha dietro di sé, come ogni prodotto, un aspetto economico significativo. Ci sono multinazionali che la commerciano da anni: in Italia la stessa Coop ha deciso di venderla, in alcuni dei suoi ipermercati, nella convinzione che si tratti di una scelta di integrazione.
GEA PRESS
4 SETTEMBRE 2014
Ambulanze Veterinarie – Le Linee Guida del Ministero della Salute
Ci saranno ambulanze di serie A e di serie B. Cosa sono state finora?
La novità apparentemente più significativa è la presenza obbligatoria di un Medico Veterinaro a bordo delle ambulanze adibite al primo soccorso degli animali. Così ha stabilito il Ministero della Salute il quale ha emanato le apposite linee guida sulle ambulanze veterinarie.
Le ambulanze, però, vengono distinte in due categorie: quelle adibite al soccorso degli animali, ove è d’obbligo la presenza di un Veterinaio ed il collegamento con una struttura, e quelle destinate al trasporto degli animali. In entrambi i casi, il personale non veterinario deve essere adeguatamente formato.
Differiscono, inoltre, per le attrezzature richieste.
Da segnalare in particolare, per la prima tipologia, la fonte di ossigeno, la strumentazione per il monitoraggio cardio-circolatorio, la climatizzazione dell’ambiente, le attrezzature per la ventilazione polmonare, materiale sanitario di primo soccorso, presidi medico-chirurgici per la disinfezione delle mani e lo strumentario. Tali prescrizioni valgono in aggiunta a quanto previsto per la seconda tipologia di ambulanza (trasporto animali) che prevede meno obblighi tra i quali gabbie, barelle, strumentazione per la cattura e (per gli animali di grossa taglia) anche una rampa con dimensioni conformi ed adeguate attrezzature di contenimento.
Piccolo particolare: la responsabilità della formazione sopra indicata è a carico del titolare della carta di circolazione rilasciata ai sensi del D.M. n.219 del 9 ottobre 2012, ovvero la disposizione di legge che ha definito le ambulanze veterinarie come veicoli destinati al soccorso o al trasporto degli animali. In base a tale Decreto Ministeriale, il Ministero della Salute, sentito il parere di quello alle Infrastrutture, ha ora disposto le Linee Guida che forniscono le indicazioni per le due diverse tipologie di ambulanza.
In pratica, quello che sembra potersi dedurre, è la definizione di due diverse ambulanze che vanno così incontro alla situazione attuale, sanando, cioè, le ambulanze che di fatto funzionano come mezzi di trasporto. Si definisce così una ambulanza più completa (di primo soccorso) sia in attrezzature che in termini di personale qualificato, e l’altra (quella sul trasporto) più a portata di mano forse del variegato mondo del volontariato animalista. Viene però da chiedersi, visto che l’iter disciplinare sulle ambulanze veterinarie in generale, sembra essere stato concluso solo ora, cosa sono state le “ambulanze veterinarie” finora pubblicizzate richiamando proprio il Decreto Ministeriale del 2012.
IL TIRRENO
4 SETTEMBRE 2014
Pronto soccorso in Feniglia, presa la volpe: ora è in cura al Crasm
Prov. Di Grosseto, L’animale, affamato e malato, si aggirava da due settimane sulla spiaggia: la polizia provinciale l’ha attirato in una gabbia e portato a curare al centro di Semproniano. Il dottor Aloisi: "Se si riprende bene, sarà liberato in zona protetta"
È stata presa la volpe che si aggirava da circa due settimane nella spiaggia della Feniglia. Intorno alle 17,30 di mercoledì 3 settembre è intervenuta la polizia provinciale con delle gabbie. L’animale è stato attirato lì dentro con del cibo; ha risposto subito all’esca entrando nella “trappola” dentro e a quel punto la gabbia è stata chiusa. A osservare la scena una decina di bagnanti che hanno anche collaborato con le forze dell’ordine. Alla fine tutti erano entusiasti e soprattutto sollevati dall’idea che finalmente la volpe potesse essere curata. L’animale è stato caricato in un pick up alla volta del Crasm di Semproniano, il centro di recupero degli animali selvatici. L’animale ha la rogna. «È debilitato e viene e viene trattato con la ivermectina», sostanza medica che cura appunto questa malattia spiega il dottor Marco Aloisi. Se l’animale riprende bene, sarà liberato in una zona protetta.
IVG
4 SETTEMBRE 2014
Casa di riposo aperta anche a cani e gatti: l’innovazione parte da Pietra Ligure, l’Enpa esulta
Savona. In Liguria, più precisamente a Pietra Ligure, sta per aprire una struttura per anziani dove potranno essere ospitati anche cani e gatti. Una novità non da poco che permetterà alle persone affidate alla casa di riposo di non doversi separare dai loro amati quattrozampe. L’iniziativa è della Ayus Casa Famiglia di Alessandra Zucchetta, che si trova in via Pollupice 11 a Pietra, una struttura aperta solo a persone autosufficienti e che fornisce ospitalità e servizi di assistenza non ospedalieri.
Vista la presenza di un parco intorno all’edificio i gestori hanno deciso di aprire le porte anche agli animali. L’inaugurazione di “Ayus” avverrà il 10 ottobre alle 10. La notizia è stata accolta con grande soddisfazione dalla Protezione Animali Savonese che, da oltre 20 anni, si batte, unica associazione il Liguria, per eliminare o ridurre i divieti di accesso agli animali in spiagge, oasi pedonali, lungomari, parchi, ristoranti, alberghi, negozi, ospedali, case di riposo e di cura.
“La battaglia – spiegano dall’Enpa – ha visto discreti successi per le spiagge pet-friendly (nate proprio per opera dell’Enpa savonese) ed in qualche regolamento comunale meno ostile ma, per quanto riguarda le strutture sanitarie, c’è da sconfiggere una diffusa mentalità nella pubblica amministrazione, malgrado una sentenza di un giudice di Varese abbia recentemente ammesso l’accesso regolamentato degli animali negli ospedali”.
“Particolarmente critica la situazione di molti anziani senza parenti e con un cane o un gatto che, proprio nel momento doloroso del loro ricovero in una casa di riposo, sono costretti a separarsene, perché non ammesso; Enpa ha più volte proposto, anche con progetti, di attrezzare, con poco spesa e solo molta buona volontà, i giardini delle residenze protette, dove alloggiare i cani ed i gatti degli ospiti ancora autosufficienti, che possano così averli vicino ed occuparsene, magari coinvolgendo anche gli altri pazienti, con benefici terapeutici fondamentali per la salute ed il morale” aggiungono dall’associazione.
“E’ quindi di grande conforto la notizia che finalmente sta per aprire una struttura per anziani, che potranno essere ospitati assieme al proprio cane o gatto. Con l’augurio che rappresenti uno stimolo a tutte le altre residenze protette e case di riposo, soprattutto pubbliche, affinché accolgano finalmente le nostre sollecitazioni” concludono dall’Enpa. Per informazioni su prestazioni e prezzi della casa famiglia è possibile contattare il numero 348 0540958, oppure scrivere alla mail [email protected] o visitare la pagina facebook.
LA ZAMPA.IT
4 SETTEMBRE 2014
“In futuro potremo ridurre il numero di animali usati nella ricerca farmaceutica”
Alcune aziende tecnologiche danno speranza a chi vorrebbe sostituire gli esperimenti sugli animali con metodi nuovi e innovativi
claudia audi grivetta
Eliminare del tutto gli esperimenti sugli animali testando farmaci e cosmetici attraverso pratiche indolori che garantiscano il rispetto di tutti gli esseri viventi? Può sembrare un’utopia ma gli scienziati assicurano che tutto ciò è destinato a diventare realtà nel giro di tre anni. Come? Ricreando gli organi in provetta. Non stiamo parlando di piccoli numeri, ma di veri e propri allevamenti di tessuti umani. Altro che fantascienza: polmoni, reni e altri organi sono già stati replicati su microchip delle dimensioni di smartphone, per testare la reazione del corpo umano a nuovi farmaci.
Uwe Marx, ingegnere dei tessuti con base all’Università Tecnica di Berlino, nonché fondatore di TissUse, azienda che sta dietro a questa tecnologia, spiega al “Sunday Times” che «nel futuro sarà possibile ridurre in modo significativo il numero di animali usati nella ricerca farmaceutica e sostituire gli esperimenti sugli animali con metodi nuovi e innovativi». «Se il nostro sistema sarà approvato farà chiudere quasi tutti i laboratori in cui si fanno test sugli animali».
Non solo Berlino, anche i ricercatori di Harvard stanno sviluppando una versione a cinque organi per studiare patologie come l’asma. «Proprio ora stiamo sostituendo gli esperimenti sugli animali – racconta Geraldine Hamilton, membro senior di questo staff».
«Questo metodo consente una comprensione più vasta del funzionamento del corpo umano». Solo nello scorso anno e solo nel Regno Unito, quattro milioni di animali hanno subito esperimenti scientifici, nonostante fosse entrata in vigore la legge che proibisce di vendere cosmetici testati sugli animali.
Secondo quanto riporta ancora il “Sunday Times” poi, sono oltre cento milioni gli animali che ogni anno vengono catturati in tutto il mondo per essere sottoposti ad esperimenti scientifici, ovvero torturati barbaramente fino alla morte. Una pratica che forse, molto presto, potrebbe diventare solo un ricordo.
UNIMONDO
4 SETTEMBRE 2014
L’industria degli animali. Tre storie
Alessandro Graziadei
Anche gli animali sono ormai da anni “oggetti” più o meno destinati al nostro uso e consumo e quando escono dai comportamenti, dagli interessi o dalle aspettative di vita definite dall’”industria animale” allora è tempo di abbatterli, mangiarli o destinarli a idonei “centri per la raccolta differenziata”. Così accadde all’orso in Trentino, che dopo aver strumentalizzato la specie per promozioni turistiche, per il marketing della Trentino Trasporti e per la diffusione dell’immagine di una regione integra e selvaggia, scarica l’animale davanti ai comportamenti, non certo imprevedibili, del plantigrado. A farne le spese questa volta è Daniza, la mamma orsa in fuga dalle trappole posizionate dalla Provincia autonoma di Trento (PAT) per catturarla perché colpevole di aver difeso i propri piccoli dall’invadente curiosità umana e aver aggredito un uomo nei boschi di Pinzolo lo scorso 15 agosto.
La PAT dopo aver minacciato l’abbattimento ora pensa di catturarla e rinchiuderla per sempre, anche se la mobilitazione in favore della sua libertà si fa sempre più imponente e comprende il boicottaggio dei prodotti e delle vacanze made in Trentino. Sui social network spopola il messaggio #iostocondaniza, la petizione della Lega Abolizione Caccia (LAC) ha ormai abbondantemente superato le 66.000 firme e numerosi esperti si stanno pronunciando in difesa dello schivo animale ricordando che negli ultimi dodici anni in Trentino nove orsi sono stati uccisi dall’uomo, mentre nessun uomo è stato ucciso dall’orso. L’insensatezza del provvedimento si fa ancora più evidente se pensiamo che nella sola stagione venatoria 2013/14 ci sono state 105 vittime delle doppiette, tra morti e feriti, tutti “incidenti di caccia” riconducibili alla mano armata degli uomini. Può bastare?
A quanto pare no, e il premuroso sindaco - cacciatore di Bocenago Walter Ferrazza ha chiesto la convocazione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, dopo che Daniza il 29 agosto ha addirittura sbranato una capra all’interno di un’azienda agricola del suo Comune. “Ritengo assolutamente doveroso da parte mia - ha dichiarato il primo cittadino del Comune della Val Rendena - a tutela dell'incolumità dei cittadini, intervenire direttamente e personalmente alla cattura immediata o, in ultima istanza, all’abbattimento dell’orsa Daniza”. “Garantire la sicurezza dei cittadini è uno dei principali doveri e responsabilità dell’amministrazione comunale. Quando i cittadini sono o si sentono minacciati, dobbiamo intervenire nei modi più idonei per risolvere tali minacce”. Una premura cha ha fatto sorridere Mauro Nones, animalista del Ente Provinciale Protezione Animali e Ambiente (EPPAA), che al sindaco di Bocenago ha inviato una lettera aperta ricordando a Ferrazza “che, come ogni buon amministratore, anche Lei, consapevole dei limiti e delle risorse a disposizione, penso abbia fatto un elenco dei problemi cui dedicare attenzione ed abbia stabilito delle priorità. Non conosco la realtà da Lei amministrata, ma mi pare improbabile che, relativamente alla sicurezza, sia l’orso il problema al primo posto, mentre ritengo che per la salute dei suoi concittadini rischi assai maggiori derivino dal traffico stradale, dall’inquinamento, dall’uso di pesticidi, dall’uso di attrezzature lavorative pericolose…”.
Per il momento il Presidente della Provincia Ugo Rossi ha escluso la soppressione dell’animale e ha confermato la decisione di mettere l'orsa in cattività. “Prendo le parole di Ferrazza per quello che sono: uno stimolo a garantire condizioni di sicurezza - ha dichiarato Rossi - e mi stupisce che alzi il tiro in questo modo. Io comunque invito tutti, da una parte e dall’altra, ad abbassare i toni, a usare il buonsenso. Il progetto [Life Ursus prima e Life Arctos dal 2010] è un unicum nelle alpi. I cuccioli, dopo la cattura di Daniza, resteranno nei boschi e gli esperti ci dicono che, senza la mamma, non rischieranno la vita. Li aiuteremo a crescere. Agli animalisti che ci criticano ricordiamo che qui gli orsi stanno bene e che qui in Trentino sono nati 70 orsetti”. Una soluzione di comodo per l’EPPAA che ha ricordato quanto la verità sia tanto semplice quanto cruda e drammatica: “L’orso non si è insediato autonomamente e liberamente sul territorio quale conseguenza di un ampio processo di migrazione, come sta avvenendo lentamente per il Lupo e per la Lince, per indicare le specie più conosciute e rappresentative del lento modificarsi, anche in positivo, dell’ambiente, No, quello dell’orso è stato il frutto di un lucido, razionale, velleitario, arrogante e sconsiderato processo di alterazione dei naturali meccanismi che regolano il delicato rapporto ambiente - animale, e questo in funzione di una sperimentazione tanto accademica quanto interessata”, soprattutto allo “sfruttamento a scopo economico/turistico di un’immagine artefatta di salubrità e integrità dell’ambiente”.
Sempre per interessi economici-industriali, questa volta alimentari, si consuma invece la breve vita dei polli allevati intensivamente. Per ricordarcelo tre ragazze vestite da pollo (ribattezzato Rosa) stanno facendo un giro europeo di 39 giorni (39Days4Rosa - 39 giorni per Rosa), lungo quanto la durata della vita di un pollo allevato intensivamente. Si tratta di un tour europeo organizzato dal CIWF, da sempre impegnato nel promuovere pratiche di allevamento rispettose del benessere degli animali, dell'ambiente e delle persone, che la scorsa settimana ha fatto tappa a Rimini per sensibilizzare i cittadini sulle condizioni disumane degli allevamenti intensivi di polli e chiedere con una petizione, l’introduzione dell’etichettatura obbligatoria indicante il metodo di allevamento su tutto il pollame europeo. “Una vita brevissima, quella vissuta dai polli, - ha spiegato il CIWF - e per lo più in condizioni terribili: allevati in capannoni chiusi, a densità altissime che arrivano anche a 23 animali per metro quadrato, prigionieri del loro corpo, programmato per crescere in fretta e raggiungere il peso di macellazione a così giovane età: in media 39 giorni per i maschi e 25-28 giorni per le femmine”.L’etichettatura è oggi il solo strumento che può fornire ai consumatori le informazioni necessarie per capire come sono stati allevati gli animali, ovvero che tipo di vita hanno vissuto e permettere di decidere consapevolmente, a chi consuma carne, quale pollo comprare.
Ma ci sono altri animali che esaurito il loro compito all’interno dei greyhound racing sono destinati ad essere soppressi. Sono i levrieri sfruttati e maltrattati nelle corse in molti paesi del mondo, anche europei. Si stima che, ogni anno, 70.000 levrieri vengano uccisi in vario modo, in Irlanda, Regno Unito e Spagna, dopo un’esistenza fatta di maltrattamenti, doping, infortuni e crudeltà. Il greyhound racing non è altro che un’industria, dunque un sistema finalizzato a produrre profitto attraverso le scommesse sulle corse dei cani. In questo contesto i cani sono merci, mezzi di produzione di reddito, dunque soggetti a valutazione costo-beneficio e i cani che non possono più generare profitto rappresentano un puro costo per i quali ci sono due possibilità: la prima è l’adozione, la seconda la morte e molti vengono eliminati direttamente con metodi brutali: badilate, pistola a proiettile captivo, fosse comuni. Altri vengono usati per la sperimentazione. Altri ancora vengono semplicemente abbandonati. Ma qualcosa si può fare per questa poco conosciuta e drammatica situazione. Da qualche mese Lush, il brand di cosmetici freschi e fatti a mano, sostiene il progetto “Non facciamo le corse”. Acquistando la crema Charity Pot (Sua Bontà) di Lush, si potrà, infatti, sostenere un’iniziativa che intende dare una nuova vita, serena e protetta, ai levrieri grazie alla Pet Levrieri Onlus un’associazione che da anni si occupa di denunciare la reale situazione dei levrieri in Europa, di darli in adozione e di valorizzarne le qualità come compagni dell’uomo, collaborando con le associazioni che a livello europeo si impegnano per porre fine alle corse per fini di lucro. Per Lush e per Pet Levrieri è fondamentale arrivare al più presto ad una "condanna civile delle greyhound racing, per ottenere leggi di tutela e di riconoscimento dei levrieri come animali d’affezione e per far punire i reati commessi in tutti i Paesi europei".
Picchia il cane in ascensore in Canada, amministratore delegato viene licenziato
L’alto dirigente è stato ripreso dalla telecamere di sicurezza mentre prende ripetutamente a calci il suo cucciolo di Doberman Pinscher
fulvio cerutti
Essere un uomo potente e in carriera non lo hanno sollevato dalla cattiveria mostrata nei confronti del suo cane. Desmond Hague, Ceo (amministratore delegato) di un’azienda del Connecticut, è stato licenziato in tronco quando è stato accusato di abusi sugli animali.
L’uomo è stato infatti immortalato dalle telecamere di sicurezza di un’ascensore mentre strattonava, prendeva a calci e pugni Sade, un cucciolo di Doberman Pinscher. Il video, realizzato dell’Hotel Georgia a Vancuover, ha fatto scattare la perquisizione all’interno dell’edificio: Sade è stato trovato in una cassa, incapace di raggiungere cibo o acqua. L’animale, di proprietà di un amico dell’uomo, è stato affidato alla Society for the Prevention of Cruelty to Animals (SPCA).
Il consiglio di amministrazione dell’azienda dove lavorava Hague ha donato 100mila dollari (circa 76mila euro) per la creazione della Foundation Sade, un’organizzazione nata con l’obiettivo di proteggere, sostenere e supportare la sicurezza degli animali nella città canadese. A Hague, invece, è stato concessa la libertà vigilata a tempo indeterminato, ma dovrà svolgere 1000 ore di servizio alla comunità per un’organizzazione animalista.
AFGHANISTAN, "I CANI SONO IMPURI": CATTURATI E UCCISI PURE COL VELENO
Solo l'anno scorso morti così 18 mila quattrozampe
Imprigionati, maltrattati e brutalmente uccisi: ecco la brutta fine che stanno facendo i cani in Afghanistan, per le strade della capitale Kabul. Lo scopo, secondo le autorità? Proteggere gli abitanti da eventuali malattie e soprattutto arrestare la diffusione dei quattrozampe - pensate - considerati impuri dall'Islam. Un'operazione a dir poco brutale. Come il metodo per catturare i cani, come si vede in un video con immagini molto forti di TMNews. Le povere bestiole vengono ingabbiate mediante delle reti, poi fatti agonizzare per un'ora e, infine, portati su alcuni camion per finire nelle discariche di Kabul. Il governo della città ha eliminato così, solo lo scorso anno, 18mila cani.
Ghazal Sharifi cerca di salvare di giorno in giorno qualcuno di loro. L'episodio racconta un episodio molto toccante: "Il cucciolo cercava di scappare, ho cercato di fermarli, ho preso il cane e ho detto a quella gente di finirla, perché ciò che stavano facendo era semplicemente crudele. E' stata una scena disumana, mi sono messa a piangere, poi ho preso il cucciolo fra le braccia e l'ho salvato".
In particolare durante la notte, un altro metodo senza cuore consiste nel versare del veleno lungo le strade. La mattina, allora, si contano i cadaveri. Ci sono dei rischi per la salute pubblica lasciare del veleno lungo la strada - afferma Loyuise Hastie, direttrice del rifugio per animali "Nowzad" - possono essere pericolosi per i bambini. E poi è disumano nei confronti degli animali".Ma per il momento le autorità non hanno alternative. E i cani continuano a morire.
Cani, gatti, cavalli e persino un leone: il cimitero per animali più antico d'America
Storie d'amicizia fra cane e padrone (ma non solo), raccontate dalle foto dell'Hartsdale Cemetery a New York
Eterno riposo per cani, gatti, cavalli e persino un leone: all' Hartsdale Cemetery and Crematory di New York c'è posto per tutti, anche per alcuni padroni, che hanno deciso di essere seppelliti insieme al loro compagno a quattro zampe. Alcune tombe sono davvero antiche: una risale al 1899. Altre hanno un design ricercato, o iscrizioni altrettanto commoventi che quelle riservate ai membri della famiglia. Tutte raccontano una storia.
GB, SERIE TV CON GLI HUSKY: I FAN SE NE INNAMORANO E POI LI SCARICANO
Blue Cross: +700% di abbandoni negli ultimi anni
Hanno le zampe soffici e grandi occhi, quasi sempre azzurri, che ti guardano con amore. Eppure, molti di questi cuccioli stanno lottando per trovare un proprietario disposto a prendersi cura di loro. Sempre più husky e altri cani di razze nordiche sono stati abbandonati di recente in Inghilterra. E a finire sotto accusa sono stati Twilight, il film con i vampiri, e la serie tv di successo Game of Thrones. Il caso è stato riportato dal "Mail Online". Blue Cross, un ente che si prende cura di animali malati e abbandonati, ha fatto sapere che il numero di husky e di razze simili portati nei suoi 12 centri di reinserimento nel Regno Unito è aumentato del 700 per cento negli ultimi cinque anni. Mentre Dogs Trust, un'altra associazione animalista, bada un totale di 34 alaskan malamute e di siberian husky nelle sue 19 sedi.
Si pensa che i fan dello show televisivo e del film, che ha visto i celebri "direwolves" rappresentati dai cani che di solito accompagnano gli Inuit, si siano affrettati a comprare di questa razza, considerata bella, senza pensarci su più di tanto. Taboo, Taco, Tacona, Taloola, Tasha e Taz: ecco i nomi di sei cuccioli di husky abbandonati di recente, parte di una cucciolata di sette femmine e due maschi. La loro madre, Tala, trovata per strada da alcuni volontari, li ha dati alla luce sei settimane fa nel centro della Blue Cross di Thirsk, nello Yorkshire del nord, in Inghilterra, dopo essere stata trovata incinta e affamata mentre vagava per strada.
Si crede che la povera Tala sia stata scaricata dai suoi proprietari, quando hanno capito che avrebbero dovuto prendersi cura di un nutrito gruppo di husky. Il personale del centro è alla ricerca di persone di buon cuore e responsabili in modo tale da dare ai cuccioli delle case, davvero bisognosi di aiuto.
GREEN ME
4 SETTEMBRE 2014
Ecco quanta carne produciamo nel mondo. Toccato il picco
L'Asia ha prodotto 131,5 milioni di tonnellate di carne, che rappresentano quasi il 43 per cento della produzione mondiale nel 2013. L'Europa è seconda (58,5 milioni di tonnellate), seguita dal Nord America (47,2 milioni di tonnellate) e Sud America (39,9 milioni di tonnellate). La Cina da sola ha rappresentato quasi la metà della produzione globale di carne suina nel 2013.
Sono questi alcuni dei risultati che emergono dal report "Peak Meat Production Strains Land and Water Resources", pubblicato da poco dal Worldwatch Institute.
LE 10 AZIENDE PIU' GRANDI - I due più importanti esportatori di carne nel 2013 sono stati gli Stati Uniti (7,6 milioni di tonnellate) e il Brasile (6,4 milioni di tonnellate), che insieme rappresentano il 45 per cento del commercio globale. Solo due i Paesi, l'Australia e la Nuova Zelanda sono i responsabili di ben l'84 per cento delle esportazioni mondiali di agnello e montone.
Le 10 più grandi aziende di carne, misurate dalle vendite 2011-13 vendite, hanno sede in soli sei paesi: Brasile (JBS, BRF, Marfrig), Stati Uniti (Tyson Food, Cargill, Hormel Foods), Paesi Bassi (Vion), Giappone (Nippon Meat Packers), Danimarca (Danish Crown AmbA), Cina (Smithfield Foods acquisita da Shuanghui International Holdings nel 2013).
CONSUMO DI SUOLO - È facile intuire scorrendo questi raccapriccianti dati come la costante crescita della produzione globale di carne stia arrivando a un costo ambientale devastante. I metodi industriali nel settore zootecnico abbattono ettari e ettari di foreste per espandere i pascoli e utilizzano enormi quantità di acqua. Il 70 per cento dei terreni agricoli del pianeta è utilizzato per il pascolo degli animali. Un altro 10 per cento viene utilizzato per coltivare cereali per nutrire il bestiame (per carne e latticini). Tirate voi le somme... ANTIBIOTICI - Inoltre, a produzione utilizza cereali (come il mais o la soia) per l'alimentazione animale e si basa sulle dosi massicce di antibiotici negli animali, necessari per accelerare la crescita degli animali e ridurre la probabilità di focolai di malattie in spazi angusti. Negli Stati Uniti, 13.600 tonnellate di antibiotici sono stati venduti per l'impiego sul bestiame solo nel 2011, quasi quattro volte le 3.500 tonnellate usati per curare le persone malate. Anche questo numero, tuttavia, impallidisce rispetto alle oltr 100.000 tonnellate utilizzate in Cina nella produzione di carne.
Cosa bisogna fare di fronte a questo scenario devastante? Bisogna iniziare a agire in fretta per limitare tali impatti sull'ambiente e sulla salute, a partire dalle nostre scelte alimentari. Non lo dicono gli attivisti ambientalisti o animalisti, ma gli scienziati del Worldwatch Institute.
Crotone – Tra i vivi, i cani morti del Porto. Per l’ENPA è stato avvelenamento
Due cani morti ed altri sedici, tra cui sei cuccioli, ancora nei luoghi.
Questa la scena che nelle scorse ore si sono trovati innanzi i volontari dell’ENPA di Crotone e che ha spinto il responsabile dell’Associazione, Avv. Giuseppe Trocino, a prendere immediata posizione nei confronti delle Autorità locali.
Il dubbio degli animalisti è che la causa di morte dei cani, oltre che il potenziale allargarsi del fenomeno, possa in qualche maniera ricollegarsi ad una derattizzazione che sarebbe stata fatta nei luoghi.
Con una lettera inviata ai diversi Uffici dell’ASL, al Sindaco, al Comandante della Polizia Municipale, oltre che al Prefetto, l’ENPA chiede ora la massima accortezza, oltre che una scrupolosa verifica, delle modalità di effettuazione della derattizzazione.
“Non si può escludere – ha dichiarato a GeaPress l’Avvovato Torcino – che i cani abbiano ingerito esche destinate ai topi. Ciò posto – ha aggiunto il responsabile dell’ENPA - gli avvelenamenti nella provincia di Crotone si ripetono sistematicamente“.
Duro il commento nei confronti di chi è specificatamente chiamato dalla legge sia alla risoluzione del problema del randagismo che per gli aspetti generali relativi al benessere animali. “I Comuni – ha aggiunto l’avv. Trocino – non si scandalizzano nè prendono provvedimenti per prevenire il fenomeno del randagismo così omettendo di applicare la legge“.
Sul caso specifico ora occorso a Crotone, l’ENPA richiama non solo l’esigenza di una giusta politica di sterilizzazione dei cani randagi, ma anche una adeguata sorveglianza del posto che, a quanto pare, si presterebbe all’abbandono dei cani. A riprova di ciò la Protezione Animali sottolinea come tutti i cani del porto fossero già stati sterilizzati dai volontari. Quelli ora coinvolti nell’avvelenamento sono il frutto di nuovi abbandoni. Un fenomeno, quello degli abbandoni, che dovrebbe essere prevenuto, oltre che con la dovuta sorveglianza, anche con il controllo dei microchip dei cani padronali.
Secondo l’avv. Trocino, il problema generale degli abbandoni sarebbe da ricollegare alla disattenzione delle pubbliche amministrazioni. A tal proposito l’ENPA ricorda la decisione del Giudice per le Indagini Preliminari di Crotone che ha accolto l’opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dall’ENPA, ordinando al Pubblico Ministero di formulare l’imputazione coatta nei confronti di un Sindaco di altro Comune che era stato accusato di rifiuto di atti d’ufficio.
NEL CUORE.ORG
5 SETTEMBRE 2014
"PESARO: UN ELEFANTE, UN BABBUINO, 3 PONY MALTRATTATI AL CIRCO ORFEI"
Il blitz dell'Oipa. Chiesto lo stop dell'autorizzazione
Nei giorni scorsi, il nucleo di guardie zoofile Oipa di Pesaro e Urbino ha scoperto una situazione critica al circo Orfei – Flying Martini, attendato proprio a Pesaro fino al 31 agosto scorso. Appena arrivati, gli agenti hanno notato la presenza di un elefante detenuto nel prato adiacente ai tendoni senza nessun tipo di riparo e con una recinzione fatta di semplici nastri (con evidente pericolo per l'incolumità dei presenti), circondato da alcuni cittadini che lo fotografavano e osservavano. Questa condizione, unita al fatto che il pachiderma era l'unico esemplare della sua specie presente nel circo, è fonte di grande stress per l'animale, non rispetta le sue esigenze etologiche e viola le linee guida Cites che i circhi che si attendano nella città marchigiana devono rispettare, secondo quanto prescritto dal regolamento comunale sulla tutela degli animali.
Stesse condizioni di totale solitudine per un babbuino, anche in questo caso in violazione delle linee guida Cites che prevede la detenzione in gruppo per questa specie affinché vengano rispettate le caratteristiche etologiche e di benessere. Un'ulteriore sanzione è stata stabilita per le condizioni di detenzione di tre pony rinchiusi in un recinto angusto di nove metri quadrati, in violazione del regolamento comunale che prevede il medesimo spazio per un solo esemplare.
Il controllo è stato reso difficoltoso dall'aperta ostilità e aggressività verbale dei circensi, che si sono rifiutati di ritirare e firmare i verbali redatti.
Dal momento che non sussistono i requisiti per l'idoneità del circo, le guardie zoofile Oipa hanno ufficialmente chiesto al prefetto di Pesaro che venga sospesa l'autorizzazione a mettere in scena gli spettacoli a Fano, dove il circo è attualmente attendato.
"Come guardie zoofile condanniamo dal punto di vista etico la riduzione in schiavitù di tutti gli animali detenuti nei circhi e costretti, anche con metodi violenti, a umilianti performance totalmente contro natura. Ma vogliamo sottolineare che, oltre alle avvilenti condizioni in cui vivono gli animali prigionieri di questi 'spettacoli' itineranti, spesso i circhi non rispettano nemmeno i requisiti minimi stabiliti dal regolamento Cites – spiega Matteo Ceccolini, coordinatore del nucleo di guardie zoofile Oipa di Pesaro-Urbino –. Chiediamo quindi che le leggi esistenti vengano rispettate, nell'attesa che finalmente la tortura legalizzata del circo con animali venga definitivamente abolita, come chiede da anni la maggior parte degli italiani".
LA ZAMPA.IT
5 SETTEMBRE 2014
“Alta Crudeltà”, il lato amaro della mozzarella di bufala. Lav: in un video la sofferenza degli animali
Diffuso un filmato, realizzato da Four Paws International, dove viene mostrata la situazione riscontrata in alcune strutture campane in un’investigazione durata due anni
fulvio cerutti
Ha un colore molto meno candido del bianco ciò che sta dietro alla produzione della mozzarella di bufala: vitelli caricati a calci nella pala di un trattore, colpiti con pesanti mazze, annegati nei liquami, lasciati morire di fame e sete nel fango, a pochi metri delle loro stesse madri. È l’inferno dell’«Alta Crudeltà» che emerge da un video diffuso in Italia dalla Lav (Lega Anti Vivisezione) e realizzato dall’associazione Four Paws International in oltre 50 allevamenti di bufale del casertano e del salernitano. Un’investigazione durata circa due anni che si è conclusa da poche settimane (agosto 2014), portando alla luce la terribile fine dei bufalini, considerati un “sottoprodotto indesiderato” della produzione di mozzarella di bufala.
«Si stima che ogni anno vengano uccisi senza necessità circa 70mila vitelli maschi, la cui carne è ritenuta di scarso interesse economico - si legge nella nota diffusa dalla Lav -. Solo una minima parte dei vitelli maschi, infatti, viene lasciata vivere, a scopo riproduttivo o per essere destinata al consumo di carne, insignificante in Italia».
Il filmato mette in luce non solo le violenze sui piccoli, ma anche quelle perpetrate sugli esemplari adulti a partire dalle scarse condizioni igieniche in cui versano e alcuni casi in cui gli animali mostrano ferite e problemi deambulatori mai curati. Quando alcuni animali muoiono, i superstiti sono spesso costretti a sopportare la loro vista ed il loro odore per giorni e «può trascorrere anche una settimana prima che i corpi morti vengano raccolti e portati via».
«Le bufale hanno bisogni specifici - commenta la Lav - che nella maggior parte dei casi non vengono rispettati, come il mantenimento di un’adeguata umidità della pelle. Le bufale, infatti, hanno una pelle spessa e una sudorazione ridotta rispetto alle mucche, per questo motivo, hanno assoluta necessità di fare bagni nell’acqua per non incorrere in gravi difficoltà di termoregolazione, con seri rischi per la loro sopravvivenza. I bufali avrebbero bisogno di bagni di fango in pozze esterne o di sistemi interni a spruzzo d’acqua, eppure, la gran parte degli allevamenti visitati non ne dispone».
Diffondendo il filmato, l’associazione animalista lancia un appello diretto ai Ministri della Salute e delle Politiche Agricole perché venga effettuato «un piano straordinario di controlli negli allevamenti e nei caseifici che utilizzano bufale, al fine di perseguire con la massima severità gli illeciti documentati dall’investigazione, ma anche per far emergere tutta la verità circa l’alta crudeltà di un sistema d’allevamento che “usa e getta” i bufali e che ha trasformato le bufale in macchine da latte».
MOZZARELLE AD ALTA CRUDELTA', LA LAV REPLICA AGLI ALLEVATORI
"L'uccisione dei maschi avviene senza necessità"
In merito ai casi documentati di abuso negli allevamenti di bufale resi noti ieri, la LAV ha già denunciato i responsabili di atti criminosi nei confronti degli animali e sarà la Magistratura ad accertare le responsabilità individuali di chi ha commesso simili atti sugli animali.
L'Associazione Nazionale Allevatori Specie Bufalina spieghi invece come sia possibile la notevole differenza di numeri tra le nascite di maschi e femmine di bufala, dichiarata dagli allevatori, che ovviamente non ha conferme etologiche. Non è possibile, infatti, che nascano decine di migliaia di femmine in più dei maschi, anche se per il latte, vero e proprio oro per i produttori, sono necessarie solo le femmine.
Dichiarare che la carne di bufalo non ha mercato e i consumi sono irrilevanti e al tempo stesso dichiarare che tutti gli animali sono inviati alla regolare macellazione in strutture autorizzate è un'affermazione che l'Associazione dovrebbe spiegare con i numeri. Sarebbe infine corretto informare i consumatori di mozzarella di bufala che un maschio di bufalo nato deve comunque essere ucciso subito, ancorché in una struttura autorizzata, perché "non produttivo".
Quanto documentato dall'investigazione in merito all'uccisione dei cuccioli di maschio è già stato oggetto di indagini da corpi di polizia nel corso di altre inchieste ed è un fenomeno ben conosciuto: quali misure ha adottato l' Associazione Nazionale Allevatori Specie Bufalina in questi anni per limitare o fermare questo fenomeno?
L'uccisione dei vitelli maschi è una vera e propria uccisione senza necessità, come stabilito anche dalla Corte di Cassazione che ha confermato come le esigenze economiche non costituiscano una giustificazione all'uccisione degli animali, e costituisce pertanto un delitto punito dal nostro Codice penale con la pena detentiva fino a due anni di reclusione.
L'Associazione Nazionale Allevatori Specie Bufalina ci spieghi come mai questa prassi è confermata dalle numerose testimonianze raccolte, e dica una volta per tutte cosa intende fare per fermare questa vergogna, tutelando anche gli animali da cui ogni giorno viene tratto profitto negli allevamenti.
"Le immagini diffuse dalla Lav non sono affatto belle e rappresentano un danno a tutta la categoria. I protagonisti di questi comportamenti illegali devono essere individuati e denunciati e chiediamo alla Lav di segnalarci i nominativi– aveva dichiarato al "Corriere della sera" Angelo Coletta, direttore dell'Associazione nazionale specie bufalina – Ma non è giusto che le attività discutibili di pochi gettino discredito sull'intera categoria. La prassi dell'allevamento della bufala è tutt'altro. E i vitelli maschi fanno parte della produzione esattamente come le bufale. Vengono avviati alla macellazione oppure alla riproduzione. La carne di bufala, oggi come oggi, ha un suo mercato e quindi è stupido e antieconomico non macellarli come prevede la legge".
NEL CUORE.ORG
5 SETTEMBRE 2014
MACERATA, DUE PICCOLI CINGHIALI E UN CAPRIOLO ABBATTUTI: 1 DENUNCIA
Carabinieri e CfS scovano le carcasse in un parco
Su segnalazione dei carabinieri di Ussita, nel maceratese, che hanno collaborato anche nelle fasi successive, gli agenti del Corpo forestale dello Stato di Castelsantangelo sul Nera sono intervenuti a Vallestretta di Ussita nel Parco nazionale dei Monti Sibillini dove, nel fontanile pubblico, erano presenti le carcasse già eviscerate e scuoiate di due piccoli di cinghiale e di un capriolo, immerse nell'acqua per essere pulite. Le guardie forestale si sono appostate. Verso il tramonto, è arrivato un ventiseienne del luogo che ha rimosso le carcasse, caricandole in auto. L'automezzo è stato fermato e i corpi senza vita degli animali sono stati sequestrati. Trovati pallini di piombo nelle carni, segno che gli animali erano stati raggiunti da colpi di arma da fuoco, illecito punito penalmente. Il ventiseienne è stato denunciato.
NEL CUORE.ORG
5 SETTEMBRE 2014
BUSSOLENGO (VE), DUE LEONESSE SALTANO LA RETE NEL PARCO ZOO
Visitatori allontanati. Poco dopo i felini recuperati
Hanno saltato una rete alta quattro metri per concedersi un po' di evasione: protagoniste del gesto due leonesse di sette anni, da quattro ospiti del parco "Natura Viva" di Bussolengo, in provincia di Verona. Lubaia e Kianga, due sorelle, hanno spiccato letteralmente il volo dalla loro area finendo comunque nel cerchio di sicurezza realizzato per i felini. La "fuga", avvenuta poco dopo l'orario di apertura la struttura, non è passata inosservata ai guardiani che hanno subito attivato le procedure di sicurezza facendo uscire dal parco, come spiega il quotidiano "l'Arena", i 28 visitatori presenti, rientrati dopo circa un'ora. "Sono rimaste nel secondo recinto - ha spiegato il veterinario del parco, Camillo Sandri - significa che non volevano fuggire. Probabilmente una è stata attirata da qualcosa che l'ha incuriosita, forse un uccello, ed è stata seguita dalla sorella". Gli animali sono stati presto recuperati: una delle due leonesse è rientrata dopo un ordine dei custodi, la seconda è stata sedata e riportata nella sua zona. La direzione del parco, nonostante il balzo sia stato considerato una sorta di record mondiale, ha deciso di alzare di un altro metro la recinzione, inclinandola verso l'interno. Rimandato, quindi, il sogno della libertà per le due leonesse.
MATTINO DI PADOVA
6 SETTEMBRE 2014
Due leonesse fuggono dal recinto allo zoo-safari
Bussolengo, balzo di quattro metri e mezzo per superare il primo sbarramento Sandri: «Si sono fermate, ma avrebbero potuto saltare anche la seconda rete»
VERONA. Come il cartone animato «Madagascar», il film in cui un leone e altri animali fuggono dallo zoo di New York. Allo Zoo safari di Busssolengo a tentare la fuga con un balzo prodigioso di quattro metri e mezzo sono state l’altroieri due leonesse sorelle, Lubaya e Kianga, 7 anni, arrivate da quattro al parco Natura Viva da uno zoo tedesco e la loro «evasione» non si è fortunatamente conclusa tra i paesi e le campagne del Veronese, ma a pochi metri dal loro recinto, nel «corridoio di sicurezza» degli animali pericolosi. Un secondo «reparto» nel caso venga abbattuto o danneggiato il primo o un animale riesca a superarlo.
«Il fatto che siano rimaste nel secondo recinto è la prova che le due leonesse non avevano voglia di scappare, altrimenti avrebbero scavalcato anche quello», spiega il veterinario del parco Natura Viva Camillo Sandri che ieri si è occupato della loro fuga. «Probabilmente la prima ha visto qualcosa che l’ha attirata ed è saltata dall’altra parte, seguita dalla sorella. Erano impaurite e gli altri leoni dall’altra parte della rete le richiamavano. Se le due leonesse non si sono mosse molto in lunghezza hanno però battuto un record in altezza, saltando ben quattro metri e mezzo. «Un salto che anche tra i leoni che vivono liberi è difficile vedere», sottolinea Sandri.La fuga dei felini è durata poco. I custodi, si sono subito accorti che mancavano all’appello ed è stata immediatamente attivata la procedura di crisi. «I 28 visitatori che erano entrati (le leonesse sono scappate verso le 9) sono stati fatti uscire, anche se la situazione era sotto controllo. Nel frattempo hanno convinto una delle due leonesse a rientrare, la seconda è stata invece sedata con una siringa lanciata con una cerbottana. Per un paio di giorni i leoni non potranno essere visti dai visitatori per permettere la costruzione di una rete più alta nel loro recinto. «Sarà alzata di un metro e inclinata verso l’interno», spiega Sandri «Durante i lavori il branco dei leoni resterà unito, nel recinto notturno, in modo che non si alterino le dinamiche interne».
GEA PRESS
5 SETTEMBRE 2014
Sicilia, caccia – Preapertura e violazioni: interviene il Corpo Forestale, ma dello Stato
Il CABS di Reggio Calabria: la Sicilia buco nero del bracconaggio
Intervento antibracconaggio in grande stile del Corpo Forestale in terra di Sicilia. Non si tratta, però, dei Forestali della Regione Siciliana ma di quelli dello Stato che, in provincia di Enna, hanno eseguito numerosi controlli in alcune aziende agri-faunistiche venatorie.
Ad essere denunciate all’Autorità Giudiziaria, sono state 13 persone. Altrettanti fucili sono invece stati sequestrati. I reati contestati sono quelli di esercizio abusivo della caccia e detenzione abusiva d’arma da fuoco.
Ad intervenire i Forestali dello Stato appartenenti al Nucleo Operativo Antibracconaggio in Sicilia, in collaborazione con il personale del Centro Regionale Anticrimine di Palermo. Già nello scorso mese di maggio, i Forestali dello Stato avevano denunciato, questa volta in provincia di Messina, quattro bracconieri calabresi.
Gli accertamenti sono ora avvenuti in occasione della pre-apertura dell’attività venatoria. Alcuni cacciatori, stante la nota diffusa del Corpo Forestale dello Stato, avrebbero acquistato un “pacchetto turistico” che comprendeva anche la caccia in aree “cinologiche”, in cui ogni attività venatoria è interdetta.
L’intervento del N.O.A. del Corpo Forestale dello Stato è stato effettuato anche grazie al supporto dei volontari del CABS (Committee Against Bird Slaughter) e dell’Ente Produttori Selvaggina siciliano.
Proprio il CABS, Nucleo di Reggio Calabria, fa sapere come la Sicilia sia di fatto una regione carente nei servizi antibracconaggio. “L’operazione compiuta dal NOA che fa seguito a quella compiuta in provincia di Messina – ha dichiarato Giovanni Malara, responsabile reggino del CABS – conferma come la Sicilia sia un buco nero del bracconaggio. Controlli estremamente carenti – denuncia il responsabile del CABS. “Durante le perlustrazioni notturne si è avuto modo di notare più macchine con i fari illuminanti per la caccia ai conigli. Uno di questi - conclude Giovanni Malara – è stato fermato e denunciato“.
Il CABS ha altresì annunciato di intensificare la sua attività in più province della sicilia.
GREEN STYLE
5 SETTEMBRE 2014
I cani preferiscono le carezze alle parole
Tra le varie modalità con cui il cane ama interagire con i proprietari, carezze e coccole sono ben più preferite di dolci parole di incoraggiamento. Può sembrare una scoperta molto banale per gli amanti degli amici a quattro zampe, eppure è l’oggetto di un serio studio pubblicato sulla rivista scientifica Behavioral Processes. Intitolata “Shut up and pet me!” – ovvero “stai zitto e accarezzami” – la ricerca si propone di scoprire i segreti del comportamento canino, associando a ogni interazione con gli umani una precisa risposta cognitiva o una data emozione. Dall’indagine, elaborata da due autonomi ricercatori, è emerso come il contatto fisico sia per i cani imprescindibile rispetto a qualsiasi altra forma di comunicazione.
La ricerca si è concentrata sull’osservazione empirica di un gruppo di cani, sollecitati sia con il contatto fisico – coccole e carezze – che con l’incitamento vocale. A controllo dei risultati, la ripetizione delle esposizione sia con i proprietari che con individui sconosciuti agli animali. Nei test è stato misurata la durata totale dell’interazione tra quadrupede e uomo, ovvero il tempo massimo d’attenzione concesso dall’animale prima di passare ad altre attività giudicate più invitanti. Così spiega lo studio: In tutti i gruppi sperimentali, i cani hanno preferito le carezze ai complimenti vocali. Non è però tutto: il livello di attenzione stimolato nel cane dalla voce dell’uomo, sia esso il proprietario oppure uno sconosciuto, è praticamente identico a quello suscitato da un individuo che decide di non interagire con il quadrupede, pur condividendo la stessa stanza. Questo può suggerire come i comandi orali, o qualsiasi altra tecnica di addestramento ed educazione basata solo sulla parola, non possa raggiungere gli effetti sperati poiché le indicazioni vengono sistematicamente ignorate dall’animale. Questo non vuol dire, tuttavia, che le parole siano totalmente inutili: la pubblicazione spiega infatti come i cani siano capaci di riconoscere la voce del proprietario, sebbene il tono e la modulazione dovranno essere sempre essere accompagnati da un gesto fisico.
Come già accennato, non si tratta di una scoperta stupefacente per chi già accudisce o è appassionato di un cane, ma non è detto che queste ricerche siano prive di dati scientifici rilevanti. Lo stesso duo, così come evidente su PubMed, lo scorso anno ha condotto degli esperimenti simili per capire se i cani preferiscano il cibo o le carezze. E la risposta, senza troppe sorprese, è quella più semplice da immaginare.
LA ZAMPA.IT
8 SETTEMBRE 2014
“I cani preferiscono le carezze alle parole”
Una ricerca statunitense: l’interazione con i quattrozampe ha bisogno di contatto fisico
fulvio cerutti
«Meno chiacchiere e più coccole per tutti». Probabilmente sarebbe questa la vita ideale per i nostri amici a quattrozampe. Almeno è quanto emerge da una ricerca, intitolata “Taci e coccolami”! e pubblicata sul Journal Behavioral Process, che ha analizzato le reazioni dei cani confrontando gli effetti delle carezze rispetto alle parole degli uomini.
Le loro preferenze sono state misurate in base al tempo che i cani decidevano di rimanere insieme a una persona e interagendo con questa. La ricerca si è concentrata sull’osservazione di un gruppo di cani, di canili e “di casa”, sollecitati sia con il contatto fisico - coccole e carezze - che con l’incitamento vocale. Il test è stato realizzato sia con i proprietari che con individui sconosciuti agli animali.
«In tutti i gruppi analizzati, i cani hanno preferito le carezze ai complimenti vocali» scrivono gli autori nella ricerca. Un risultato che non sembra essere un gran scoperta, ma una conferma di quanto già sa chi condivide le proprie giornate con un cane.
Può invece essere interessante sotto l’aspetto educativo del cane: i risultati raggiunti ricordano che i comandi orali, o qualsiasi altra tecnica di addestramento ed educazione basata solo sulla parola, non può raggiungere gli effetti sperati. Ma tranquilli: la pubblicazione conferma anche come i cani siano capaci di riconoscere la voce del proprietario, meglio se accompagnata da un gesto fisico. Dunque, visto che Fido rimane un instancabile ascoltatore dei nostri pensieri e discorsi, anche quelli più insensati, almeno cerchiamo di non essere avari di coccole.
TIO.CH
5 SETTEMBRE 2014
Sesso con animali: è boom di offerte in Danimarca
Nel Paese nordico la zooerastia è legale e l’offerta di sesso a pagamento con animali sembra in crescita
COPENHAGEN - "Io ho un debole per le cavalle e divento anche un po’ voyeur quando le donne fanno sesso con i cani", confessa Patrik Drohn alla rivista Vice. Patrik è quel che si definisce uno zooerasta – una persona che ha rapporti di natura sessuale con animali – ed è membro del gruppo germanico “Impegno zoofilo per la tolleranza e l’illuminismo" (Zeta), che lotta per i diritti degli zooerasti.
Nel 2013, alcuni Paesi europei che non lo avevano ancora fatto come appunto la Germania, la Norvegia e la Svezia hanno proibito il sesso fra esseri umani e animali. In Danimarca però – dove continuano a vigere solo leggi generali contro il maltrattamento degli animali e il sesso con gli stessi è legale – l’inasprimento delle leggi nei Paesi vicini avrebbe causato un boom del turismo sessuale dei cultori della bestialità. Fra chi chiede a gran voce un divieto anche da parte di Copenhagen c’è il Partito del popolo danese. La formazione di destra populista lamenta in particolare che le leggi dei Paesi confinanti potrebbero trasformare la Danimarca in una vera e propria Mecca del turismo sessuale con animali.
Già nel 2007, la rete danese Tv2 News testimoniava della presenza di Tour del sesso con animali nello Jütland, la parte continentale della Danimarca, che confina con la Germania. Anche il portale danese Metroexpress ha trovato in internet operatori che offrono sesso con cani per cifre che vanno dall’equivalente di 85 a 170 franchi.
NEL CUORE.ORG
5 SETTEMBRE 2014
PARIGI, SVOLTA "VEG": CHEF STELLATO ABOLISCE IL FOIE GRAS E L'ENTRECÔTE
Nel ristorante di lusso del Plaza Athénée niente carne
Via dal menù foie gras, tartare e entrecôte, molto tipici - purtroppo - nella cucina francese. E' la rivoluzione di Alain Ducasse. Lo chef pluristellato trasforma la tavola del Plaza Athénée, l'albergo di lusso di Parigi nei pressi degli Champs-Elysees - che riapre i battenti lunedì dopo qualche mese di lavori di rinnovo - in ristorante vegetariano. Nel menù niente carne, solo verdure e cereali, se possibile bio e a chilometri zero. Unico "strappo" il pesce. "Il pianeta ha risorse rare, bisogna consumare più eticamente e in modo equo e solidale", spiega la star dei fornelli d'Oltralpe, oltre che manager e imprenditore, che da anni promuove la riduzione delle proteine animali e decanta le virtù degli alimenti "naturali". Nel menù figurano, per esempio, verdure dell'orto della reggia di Versailles, limoni di Mentone, quinoa coltivato a Anjou (nell'est).
La parola d'ordine per Ducasse è ormai "mangiar sano". Per cucinare lo chef usa pochissimo burro o panna e privilegia il succo delle verdure. Persino i dessert sono light e alternativi: "Ci chiedono la crema, il cioccolato, il caramello: non cederemo ai diktat, altrimenti saremo in linea con la globalizzazione - afferma -. Si mangia tutti lo stesso grasso, lo stesso zucchero". "La tendenza mondiale è al consumo di zucchero, grassi e fritti - prosegue Ducasse - Io ho voluto fare un menù più leggero. La mia ossessione è togliere zucchero". Il conto tuttavia non si alleggerisce: il menù degustazione arriva a costare 380 euro escluse le bevande. Resta anche il servizio di gran lusso del Plaza Athenée: il cliente è accolto con un succo di erbe e vodka versato su un cubetto di ghiaccio a forma di diamante e servito in un bicchiere di cristallo. La sala del ristorante è stata completamente rinnovata, con mobili in legno e pelle, e specchi alle pareti. Prima della chiusura il ristorante di Ducasse aveva tre stelle e l'obiettivo dello chef è riconquistarle. Il verdetto alla prossima guida Michelin attesa all'inizio del 2015.
TG COM 24
5 SETTEMBRE 2014
Parigi, la svolta eco di Alain Ducasse
Addio alla carne nel suo nuovo menù
Il grande chef, papà della cucina francese, cambia tutto: "Il mondo ha risorse rare, bisogna consumare più eticamente. E' ora di mangiar sano"
Basta carne. Il papà della cucina francese, Alain Ducasse, cambia tutto e, in nome del "mangiar sano", toglie dal menù la pietanza per fare posto a pesce, verdura e cereali. "Il pianeta ha risorse rare, bisogna consumare più eticamente e in modo equo e solidale", spiega a pochi giorni dalla riapertura al pubblico del ristorante a tre stelle Michelin del Plaza Athenee, l'albergo di lusso di Parigi nei pressi degli Champs-Elysee. Stop alla carne, quindi. Ma non solo: "La tendenza mondiale è al consumo di zucchero, grassi e fritti. Io ho voluto fare un menù più leggero. La mia ossessione è togliere zucchero", continua Ducasse.
La rivoluzione di Ducasse passa anche dal biologico. Nel suo locale saranno serviti cereali biologici, verdure raccolte presso il castello di Versailles e solo pesce pescato in modo sostenibile.
LA ZAMPA.IT
5 SETTEMBRE 2014
Regno Unito: boom di foche nel Tamigi, quadruplicati gli avvistamenti
Gli scienziati stimano che la popolazione sia di circa 940 esemplari in un’area di 4mila chilometri quadrati (l’anno scorso erano solo 250)
Il numero delle foche avvistate nell’estuario del Tamigi è quadruplicato nel giro di un anno, passando da 250 a mille esemplari. Il grande fiume inglese, dichiarato «biologicamente morto» negli anni Cinquanta a causa del forte inquinamento, è tornato a essere il luogo ideale per le cosiddette «foche del porto» e per quelle grigie, come ha rivelato a London24 la società zoologica di Londra.
Gli scienziati stimano che la popolazione delle foche sia di circa 940 esemplari in un’area di 4mila chilometri quadrati, «un risultato incomprensibile considerata l’estrema vicinanza a Londra», viene sottolineato. Chiaramente, secondo gli studiosi, il tutto è dovuto alla buona qualità delle acque dell’estuario e alla conseguente abbondanza di pesce, quindi di cibo per le foche. Ora la società zoologica chiede ai turisti e agli abitanti dei paesi sull’estuario di riportare tutti gli avvistamenti, in modo da poter stilare una vera e propria mappa e capire quali siano le zone preferite da questi animali.
LA STAMPA
5 SETTEMBRE 2014
Aggredire i tumori “affamandoli”. Presto i primi test sugli animali
Lo studio dei ricercatori dello Ieo di Milano
valentina arcovio
Roma E’ possibile aggredire i tumori lasciandoli morire di fame. A riprendere in mano questo approccio, dopo 40 anni di stallo, è un gruppo di scienziati coordinato da Ugo Cavallaro, ricercatore del programma di Medicina Molecolare all’Istituto Europeo di Oncologia.
In uno studio, pubblicato sull’anteprima on-line del Journal of Clinical Investigation, gli studiosi annunciano la scoperta di L1, una molecola del sistema nervoso espressa anche sulla superficie endoteliale dei vasi delle cellule tumorali, che può essere un nuovo bersaglio per farmaci anticancro.
«I nostri risultati dimostrano che non solo questa molecola è presente in modo abbondante e specifico nei vasi sanguigni tumorali, mentre è quasi assente in quelli normali – spiega Cavallaro – ma anche che rappresenta un potenziale target terapeutico nel contesto di trattamenti diretti ai vasi stessi.
L’inattivazione di L1 attraverso anticorpi o altri approcci, infatti, rallenta sensibilmente la crescita tumorale, ne riduce la vascolarizzazione e induce la ‘normalizzazione’ dei vasi tumorali, rendendoli più simili a quelli normali».
Il ricercatore spiega che le modifiche strutturali e funzionali che avvengono nel corso della normalizzazione vascolare migliorano il flusso sanguigno all’interno del tumore. «Ma anche se dal punto di vista terapeutico l’idea di rendere più funzionale la rete vascolare di un tumore può sembrare paradossale – continua Cavallaro – in realtà questo approccio potrebbe risolvere un problema molto comune nell’ambito delle chemioterapie convenzionali, ovvero la scarsa penetrazione dei farmaci in tutte le aree del tessuto neoplastico. L’inattivazione di L1 avrebbe così un doppio effetto: il blocco della vascolarizzazione e il potenziamento della chemioterapia o di altri trattamenti anti-tumorali».
Bersagliare L1 vascolare andrebbe ad aggiungersi alle poche terapie tumorali anti-angiogeniche al momento disponibili, come il Bevacizumab utilizzato contro il tumore del colon e dell’ovaio, che sono in gran parte basate sull’inibizione del fattore di crescita vascolare VEGF (Vascular Endotelial Growth Factor)e stanno evidenziando alcune limitazioni cliniche. Questa classe di farmaci è comunque importante perché ha modificato l’atteggiamento di ricerca molecolare, mostrando che ci sono nuove vie in alternativa al bersagliamento diretto del gene alterato nelle cellule cancerose e responsabile del processo di formazione del tumore. Togliere il nutrimento al cancro potrebbe essere l’approccio giusto.
Le prossime fasi della ricerca prevedono il passaggio all’avatar – cioè in tumori umani che crescono nell’animale – e poi all’uomo.
GEA PRESS
6 SETTEMBRE 2014
Napoli – 65 gatti e 18 cani in casa. Denunciata per maltrattamento di animali
65 gatti e 18 cani. Sono stati trovati dai poliziotti del Commissariato di Scampia tutti all’interno di una casa.
Ad essere stata denunciata in stato di libertà è la proprietaria dell’appartamento. L’accusa dalla quale dovrà difendersi è quella di maltrattamento di animali.
Gli Agenti si erano recati nell’appartamento in ausilio dei Vigili del Fuoco. Questi ultimi erano stati a sua volta contattati dai condomini che lamentavano da giorni infiltrazioni provenienti dall’appartamento della donna che però si rifiutava di fornire spiegazioni.
Dopo aver convinto la donna ad aprire la porta, i poliziotti hanno trovato quello che viene definito come un appartamento in stato di fatiscenza ed in gravissime condizioni igienico sanitarie. Numerosi cani sarebbero apparsi legati ognuno ad un mobile con delle corde di massimo 20 centimetri. Un numero elevato di gatti circolavano liberamente per l’appartamento.
L’alloggio, scarsamente illuminato, emanava un odore nauseabondo verosimilmente causato dalle pessime condizioni igieniche.
Per quanto riguarda le infiltrazioni, i Vigili del Fuoco hanno evidenziato come queste sarebbero state dovute all’abitudine della donna di pulire il pavimento con grossolane secchiate d’acqua.
Personale medico-veterinario dell’ASL avrebbe poi accertato il grave stato di salute degli animali.
Per questo sono stati tutti sequestrati ed affidati a spese dello Stato a due ditte della provincia di Caserta.
NEL CUORE.ORG
6 SETTEMBRE 2014
NAPOLI, DENUNCIATA DONNA CHE TENEVA IN CASA 65 GATTI E 18 CANI
L'intervento della polizia su richiesta dei vicini
Nuovo caso di "animal hoarding" a Napoli. I poliziotti del Commissariato Scampia hanno sequestrato 65 gatti e 18 cani e denunciato in la proprietaria, una 61enne di Via Cupa Santa Cesarea per maltrattamento di animali. Gli agenti si sono recati presso l'appartamento della donna, situato al 5° piano di un edificio del quartiere napoletano, in ausilio dei Vigili del Fuoco. Questi ultimi erano stati contattati dai condomini che lamentavano da giorni infiltrazioni provenienti dall'appartamento della 61enne che però si rifiutava di fornire spiegazioni. Dopo aver convinto la donna ad aprire la porta, i poliziotti hanno trovato un appartamento in stato di fatiscenza ed in gravissime condizioni igienico sanitarie. Numerosi cani erano infatti legati ognuno a un mobile con delle corde di massimo 20 centimetri e un numero altissimo di gatti circolava liberamente per l'appartamento.
L'alloggio, scarsamente illuminato, emanava un odore nauseabondo. Per quanto riguarda le infiltrazioni, i vigili del fuoco le hanno attribuite all'abitudine della donna di pulire il pavimento con semplici secchiate d'acqua. Personale medico-veterinario della Asl ha poi accertato il grave stato di salute e di subìto maltrattamento degli animali che sono stati pertanto tutti sequestrati ed affidati a spese dello Stato a due ditte della provincia di Caserta.
QUOTIDIANO.NET
7 SETTEMBRE 2014
Napoli, aveva in casa 65 gatti e 18 cani che teneva legati ai mobili: denunciata
La donna puliva il pavimento, al quinto piano di uno stabile di Scampia, gettando secchiate di acqua. Gli animali sono stati sequestrati e per molti di loro le condizioni sono gravi
Napoli, 7 settembre 2014 - Aveva in casa 65 gatti e 18 cani, tutti accuditi in pessime condizioni igienico-sanitarie. Denunciata, a Napoli, per maltrattamento di animali una donna di 61 anni residente in via Cupa Santa Cesarea nel quartiere Scampia. I poliziotti del locale Commissariato si sono recati presso l'appartamento della donna, situato al quinto piano, con i vigili del fuoco. Ad allertare i caschi rossi erano stati alcuni condomini che lamentavano, da giorni, infiltrazioni provenienti dall'abitazione della 61enne che, però, si rifiutava di fornire spiegazioni.
Dopo aver convinto la donna ad aprire la porta, i poliziotti hanno trovato un appartamento fatiscente e in gravissime condizioni igienico-sanitarie. Numerosi cani erano legati ognuno a un mobile con delle corde di massimo 20 centimetri e un numero altissimo di gatti che circolava liberamente per la casa. L'alloggio, scarsamente illuminato, emanava un odore nauseabondo verosimilmente causato dalle pessime condizioni igieniche.
I vigili del fuoco hanno accertato che le infiltrazioni erano da attribuire all'abitudine della donna di pulire il pavimento con grossolane secchiate d'acqua. Personale medico-veterinario dell'Asl ha verificato il grave stato di salute e il maltrattamento degli animali che sono stati sequestrati ed affidati, a spese dello Stato, a due ditte della provincia di Caserta.
LA STAMPA
6 SETTEMBRE 2014
Un gatto inzuppato di petrolio salvato dalla Liv
I volontari trovano e curano anche un cane gravemente ferito a colpi di sassi e pietre
andrea formagnana
PAVIGNANO (BI) Se non fosse stato per i volontari della Liv un povero gatto nero avrebbe rischiato di morire. Il suo pelo era inzuppato di gasolio. Lavato e asciugato ora sta bene. Anche un cane, in questo caso trovato con profonde lacerazioni sul suo corpo, ha rischiato di perdere la vita. È ora in cura ma si sta riprendendo. Questi due episodi si sono verificati nella stessa giornata a Pavignano. «Il gatto probabilmente è finito in un pascolo sul quale i margari avevano versato il gasolio per poi appiccare il fuoco: una vecchia pratica utilizzata per migliorarne la resa, ma che è molto pericolosa oltre ad essere vietata. Il cane invece è evidentemente stato oggetto di una sassaiola». A parlare è Valerio Vassallo dell’associazione animalista Liv che vorrebbe sensibilizzare cittadini ed istituzioni, in particolare i comuni, a vigilare sul benessere degli animali.
GEA PRESS
6 SETTEMBRE 2014
Camera dei Deputati, mucche a terra – Curiamole come è dovuto a cani, gatti e persone. Lo chiede in Aula l’On.le Cova (PD)
Una lunga serie di interventi, aventi ad oggetto il semestre europeo di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea.
Ben cinque mozioni tutte centrate sul benessere animale e gli impegni che il Governo italiano dovrebbe assumersi.
Un po’ tutti gli schieramenti polici ne hanno preso parte, spaziando dall’orsa Daniza, ai richiami vivi, fino al randagismo ed al commercio di cuccioli e la vivisezione. Unica eccezione la Lega Nord che, nella sua mozione, riduce la questione del benessere animale al solo problema della cosiddetta macellazione rituale.
Appare comunque improbabile che in sei mesi, si riesca a recuperare la pluridecennale distrazione che contraddistingue il settore. Ad ogni modo, quanto riferito giovedì scorso alla Camera dei Deputati rappresenta un segnale importate dell’attenzione che vi è sull’argomento.
Uno spunto particolare e forse inatteso è stato quello portato in Aula dall’On.le Paolo Cova (PD), Medico Veterinario eletto in Lombardia, regione di allevamenti e non sempre di posizioni prettamente animaliste (vedasi questione caccia e richiami vivi).
L’On.le Cova ha infatti deciso di centrare il suo intervento dedicando ampio spazio alle questione delle mucce a terra.
Si tratta, come è noto, dei bovini stabulati in stalla e non più in grado di reggersi sulle zampe. Per loro, molte volte, sono stati documentati incredibili e dolorosi viaggi verso i macelli. Per l’On.le Cova, però, le mucche a terra andrebbero curate, al pari di cani, gatti ed uomini.
Le norme europee, ha preliminarmente ricordato l’On.le Cova nel suo intervento, prevedono infatti che questi animali debbano essere abbattuti.
“Ad ognuno di noi – ha riferito alla Camera dei Deputati l’On.le Cova – capita di potersi fare male, di rompersi una gamba: viene trasportato in un ospedale. Un cane, un gatto, che subisce un incidente viene trasportato in una clinica veterinaria, in un ospedale veterinario. Per le vacche o per gli animali da reddito questo no, perché per il loro benessere non avviene“.
Dunque, aggiunge il Deputato PD, è necessario pensare a delle buone pratiche, “perché a nessuno di noi viene chiesto di uccidere un cane o un gatto perché si è rotto una gamba e non possiamo trasportarlo in una clinica veterinaria, così come nel caso di una persona“. La stessa cosa, cioè, deve essere fatta per gli animali da reddito.
LA NUOVA VENEZIA
6 SETTEMBRE 2014
Mette in vendita il Rolex per far operare il suo cane
Jesolo. Il veterinario ha voluto subito gli 800 euro necessari per l’intervento. La donna non li aveva: ha compiuto questo gesto d’amore per salvare il meticcio
JESOLO (VE). Vende il Rolex pur di far operare d’urgenza il suo cane in fin di vita. Lo ha raccontato, vivendo ancora quella tensione, la padrona dell’animale, ora sano e salvo. La donna è residente a Jesolo e la sua avventura risale a qualche giorno fa. Una tragica esperienza sul finire della stagione, quando ancora Jesolo è invasa dai turisti e la vita di tutti i giorni è frenetica per il via vai di gente da tutti i Paesi. Il suo cane, un meticcio di media taglia, stava molto male, problemi allo stomaco e intestino, difficoltà di respirazione, battito accelerato. La sua padrona, conoscendolo ormai molto bene, ha subito capito che non era un malore passeggero.
Stava rischiando di morire e così la donna si è recata all'ambulatorio di un veterinario di Jesolo per chiedere aiuto nell'immediato. È arrivata a tutto gas in auto, tenendo il cane in braccio. Il veterinario, come lei ha raccontato, lo ha visitato accuratamente, accertando la necessità di un intervento urgente per salvarlo. Ma il costo era di circa 800 euro, da pagare subito, contanti o assegno. Altrimenti, sempre stando al racconto, niente operazione chirurgica che solo un professionista esperto avrebbe potuto eseguire salvandolo al cento per cento, senza aspettare oltre. A quel punto, in preda al panico e alla disperazione, la donna ha detto di non avere con sè quella somma ingente e ha cercato di dare garanzie per il pagamento, promettendo di trovare i soldi in un secondo tempo.
«Ho dovuto chiamare un parente», racconta ricordando quei momenti, «perché mi aiutasse a trovare i soldi. E lui ha dato come garanzia il suo Rolex: lo abbiamo dovuto vendere per arrivare alla somma. Siamo stati costretti a fare questo pur di assicurare che l’operazione fosse effettuata senza perdere altro tempo, perché, senza i soldi, il veterinario non avrebbe portato sul tavolo chirurgico il mio cane».
L'operazione è stata dunque eseguita e l'esito è infine stato positivo. Il cane si è salvato e zampetta ancora con la sua padrona sulle strade della città e sulla spiaggia. La donna ha anche segnalato l’episodio ad alcuni storici iscritti dell’associazione per i diritti degli animali di Jesolo, l'Ada. Gli stessi sono rimasti senza parole e le hanno consigliato di fare una segnalazione all’Asl 10 di quanto accaduto. «Posso capire che il veterinario sia un professionista con anni di studi ed esperienze alle spalle e che il suo operato deve essere pagato», commenta amareggiata, «ma, di fronte a un animale che soffre e rischiava di perdere la vita, mi sarei aspettato un trattamento diverso, maggiore comprensione e compassione e non l'esigenza di avere subito i soldi per il pagamento, visto che di certo non potevo avere quei soldi con me in quel momento».
LA ZAMPA.IT
8 SETTEMBRE 2014
Jesolo (VE), vendono il Rolex per far salvare il cane
Così una donna ha recuperato i soldi per far operare il suo amato meticcio
L’amore di un cane non ha prezzo, figuriamoci se può valere meno di un Rolex. E così una donna, e un suo parente, non ci hanno pensato due volte a liberarsi del prezioso orologio per recuperare i soldi utili a far operare il meticcio della signora. A raccontare la storia è La Nuova Venezia.
Il cane di media taglia da qualche giorno aveva problemi allo stomaco e intestino, difficoltà respiratorie e battito accelerato. Così la donna lo ha portato dal veterinario per una visita: per il medico l’unica soluzione era quella di sottoporlo immediatamente a un intervento chirurgico. Un’operazione dai risultati certi, ma molto costosa: circa 800 euro da pagare subito.
«Ho dovuto chiamare un parente - racconta la donna alla Nuova Venezia - perché mi aiutasse a trovare i soldi. E lui ha dato come garanzia il suo Rolex: lo abbiamo dovuto vendere per arrivare alla somma. Siamo stati costretti a fare questo pur di assicurare che l’operazione fosse effettuata senza perdere altro tempo, perché, senza i soldi, il veterinario non avrebbe portato sul tavolo chirurgico il mio cane».
Alla fine l’operazione è andata a buon fine e il cane si è salvato, ma il comportamento del medico non è andato giù alla donna che ha deciso di raccontare l’accaduto a un’associazione animalista locale e di segnalarlo all’Asl 10.
«Di fronte a un animale che soffre e rischiava di perdere la vita - commenta la donna al quotidiano veneto -, mi sarei aspettato un trattamento diverso, maggiore comprensione e compassione e non l’esigenza di avere subito i soldi per il pagamento, visto che di certo non potevo avere quei soldi con me in quel momento».
LA NUOVA VENEZIA
10 SETTEMBRE 2014
«Ho operato il cane non so del Rolex»
JESOLO (VE) Veterinario jesolano sotto accusa risponde: «Ho subito operato il cane di quella signora che stava male e non aveva i soldi per pagarmi». Il dottor Renzo Tasinato non si nasconde certo nell’anonimato dopo anni di lavoro ed esperienza nel mondo degli animali. Una donna di Jesolo lo accusa di non aver voluto operare il suo cane se non fosse stato pagato subito con 800 euro e di essere stata costretta a vendere il suo Rolex pur di trovare i soldi. «Sono veterinario e direttore sanitario della Clinica Veterinaria Città di Jesolo», dice Tasinato, «mio malgrado, mi ritrovo coinvolto, e da molti miei clienti e amici associato a quanto riportato in un articolo, apparso lo scorso sabato. In effetti, la vicenda ricorda troppo da vicino un mio recentissimo caso, ma la realtà è piuttosto diversa. Durante un turno domenicale, in condizioni di urgenza è pervenuto alla mia struttura un cane femmina che presentava torsione dello stomaco. Tale patologia richiede un tempestivo intervento medico-chirurgico, essendo potenzialmente letale, e prevede l’impegno congiunto di più professionisti». Poi entra nello specifico e affronta la questione dei soldi richiesti. «Nonostante la padrona del cane non avesse con sé la somma richiesta come anticipo, 800 euro», aggiunge il veterinario, «fidandoci solo della sua firma sul preventivo, ho deciso comunque di intervenire subito e a meno di un’ora dall’arrivo e giusto il tempo di raccogliere l’equipe, il cane era già in sala operatoria. Il paziente ha superato brillantemente l’intervento e, a due giorni dal ricovero, la cagnolina era del tutto fuori pericolo e pronta alle dimissioni». «È stato soltanto allora», aggiunge Tasinato, «che la donna ci ha comunicato di non avere la possibilità di provvedere al pagamento. Trascorsi altri quattro giorni di ricovero nella nostra clinica, a titolo completamente gratuito, la signora è passata finalmente a ritirare l’animale ormai pienamente ristabilito e ha provveduto a saldare, grazie all’aiuto di un parente, un importo comunque inferiore a quello preventivato. Ora, che la signora si sia dovuta impegnare il Rolex per curare il suo cane di razza, non è questione che mi riguardi. Piuttosto ciò che mi ha amareggiato», conclude il dottor Tasinato, «è essere accusato solo perché ho preteso di essere pagato per il mio lavoro».
ANSA
6 SETTEMBRE 2014
Orso: 1.650 firme anti-caccia,che riapre
E per cattura Daniza, Agenda Pianeta Terra chiede ripensamento
TRENTO, 6 SET - Prime 1.650 firme raccolte on-line in un giorno inviate al presidente della provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi. E' una petizione 'No caccia' dell'Agenda del Pianeta Terra in vista della riapertura della caccia, domani in Trentino. "Intendiamo esprimere - dice l'Apt Italia - l'opposizione di molti contro l'aggressione della natura.Aspettiamo un segnale di comprensione e ripensamento". E il riferimento è all'ordinanza di cattura per l'orso che a Ferragosto ha ferito un uomo.
LA NUOVA SARDEGNA
6 SETTEMBRE 2014
La Maddalena
Allarme cinghiali vicino al centro, al via il censimento
LA MADDALENA (Olbia Tempio). È di nuovo allarme cinghiali nell’arcipelago. L’incidente avvenuto sulla strada panoramica ne è solo un esempio. Un’auto ha investito, uccidendolo, un cinghiale che attraversava la strada. Ma da più parti arrivano lamentele per la presenza di questi animali che vivono sempre più vicini alla città.
Tra le segnalazioni arrivate al comando della polizia locale c’è quello di una femmina con i cuccioli nel canalone dell’Olanda, vicino all’ospedale, alle abitazioni e agli eservizi commerciali. La famigliola in cerca di cibo ha messo a soqquadro la zona arando il terreno. Nella zona sopra Fangotto è stata segnalata la presenza di un grosso cinghiale che si aggira tutte le notti fra le case sparse nella vegetazione. Un caso di difficile convivenza con l’uomo che ha messo casa negli spazi verdi in cui questi animali vivono. Il cinghiale adulto è entrato nei cortili distruggendo i piccoli orti dei proprietari delle case.
Il Parco, chiamato a rendere conto della presenza di questi animali, al momento non si pronuncia. L’ente di via Giulio Cesare sta raccogliendo dei dati precisi sulla presenza di questo animale. Sulla base del censimento il Parco deciderà come procedere. Se alla cattura con le gabbie con conseguente trasferimento delle bestie o con la loro uccisione.
NEL CUORE.ORG
6 SETTEMBRE 2014
TRENTINO, PETIZIONE "NO CACCIA": RACCOLTE 1.650 FIRME IN UN GIORNO
Iniziativa Apt "contro l'aggressione alla natura"
Le prime 1.650 firme raccolte on line in un giorno sono state inviate al presidente della provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi in una petizione 'No caccia' dell'Agenda del Pianeta Terra in vista della riapertura della caccia, domani in Trentino. "Questa iniziativa, come tante altre - scrive l'Apt Italia in una nota - ha un significato: esprimere l'opposizione di molti contro l'aggressione della natura e in particolare degli animali, la preoccupazione per un nuovo pericolo per Daniza e i suoi cuccioli - con tutti quei fucili -, per la morte sicura di animali belli e innocenti, e per una gestione ignorante del Progetto Orso (ora anche i lupi in Trentino). Siamo stanchi, aspettiamo tutti un segnale di comprensione e ripensamento". E il riferimento e' all'ordinanza di cattura per l'orso che a Ferragosto, in presenza dei propri cuccioli aveva ferito un uomo nei boschi.
NEL CUORE.ORG
6 SETTEMBRE 2014
ANZIO E NETTUNO, IL TAR: 10 GIORNI PER APRIRE LE SPIAGGE AGLI ANIMALI
Accolti i ricorsi dell'associazione Earth
L'estate sta finendo, ma la questione è di principio: entro 10 giorni i Comuni di Nettuno e Anzio dovranno individuare uno o più tratti di spiaggia libera, ove consentire l'accesso anche di animali. L'ha deciso la II sezione bis del TAR del Lazio, accogliendo le richieste di Earth, associazione che si occupa della tutela giuridica della natura e dei diritti degli animali e aderente alla Federazione Italiana Associazione Diritti Animali e Ambiente. I due ricorsi si opponevano ad altrettante ordinanze con le quali i comuni di Nettuno e Anzio avevano vietato ai conduttori di animali di poter accedere alle spiagge libere durante la stagione balneare 1 maggio-30 settembre 2014.
IO DONNA
6 SETTEMBRE 2014
L’amore per un animale domestico
Ricevo: Tu che non sai nemmeno sorridere sei stata la prima a farmi sorridere dopo non ricordo più quanto tempo: ero segregata in casa, senza più una vita sociale di alcun tipo.
Tu sei stata la forza per vestirmi e uscire, per andare in un supermercato a scegliere il cibo buono per te, come si fa per un figlio che si ama davvero.
Tu sei stata quella che si è sdraiata a dormire accanto a me quando ormai “chi sai t”u aveva sbattuto i miei vestiti nello sgabuzzino e non dormiva più con me.
Tu sei stata quella che mi ha fatto riascoltare il suono della mia voce: con te parlavo e tu mi ascoltavi e basta, a volte sbadigliavi, altre volte ti accoccolavi su di me e ricordo bene che ogni volta che piangevo …. scappavi via nell’altra stanza, come a dirmi che non sopportavi di vedermi piangere.
Tu sei stata il divertimento, la compagnia, la morbidezza, il calore e la gioia quando gli umani mi giudicavano. Per te ero tutto, e tu piano piano diventavi molto per me.
Tu sei stata l’unica che non mi hai mai fatto del male una sola volta. Mai un graffio da te mentre gli umani mi avevano graffiato la dignità, l’onore, i sogni, le certezze affettive.
Tu non sei mai stata oppressiva, non mi hai mai scaricato addosso le tue frustrazioni. Il tuo amore era una certezza assoluta, oltre lo spazio.
Tu dormivi per ore, sentivi tante auto entrare e uscire dai garage, ma schizzavi in piedi e venivi sul balcone a guardarmi solo quando arrivavo io, perché riconoscevi la mia macchina.
Tu ti sei sempre sdraiata a pancia all’aria ogni volta che aprivo la porta e entravo a casa, per dirmi quanto eri felici di rivedermi.
Per questi motivi, mia amata Pallinetta, mio gatto, per quanto dicano di te che sei inferiore agli umani, che sei solo un’istintiva, che non hai un’anima, che non andrai in paradiso, ti dico che fra te e chiunque altro al mondo … io scelgo te, come essere superiore, che ha amato senza alcuna riserva, senza sorprese, compromessi, condizioni di sorta.
Come dire che l’amore che ci unisce la fa in barba a qualsiasi amore che abbia mai vissuto con chicchessia.
RISPONDO: L’animale ci guarda e noi siamo nudi davanti a lui. Pensare comincia proprio da qui.” scrive Jacques Derrida. Evviva, un’occasione per parlare, tra le forme dell’amore, dell’amore per gli animali!!! Raccontatemi esperienze con loro, anche per prendere una pausa post vacanze dalle relazioni coi maschi!!”
LA ZAMPA.IT
6 SETTEMBRE 2014
Cane smarrito da 9 giorni salvato su una scogliera
Sprig, uno springer spaniel, si era perso da nove giorni e la sua famiglia stava pensando di averlo smarrito per sempre o che qualcuno l’avesse rubato. Il loro cane era vivo, ma era rimasto intrappolato in una scogliera vicino a Devon. Per fortuna, in quella zona, nove giorni dopo il suo smarrimento, si stavano esercitando in mare gli uomini della Royal National Lifeboat Institution (Rnli) che, con grande sorpresa, l’hanno avvistato su uno scoglio e sono intervenuti in suo soccorso.
SAN FRANCISCO, LA PASSEGGIATA DI DUE CERVI SUL GOLDEN GATE BRIDGE
Il video sta spopolando su internet
Due cervi hanno bloccato il traffico serale nell'ora di punta passeggiando come se nulla fosse sul Golden Gate bridge di San Francisco. Gli animali, per niente scossi, hanno attraversato il ponte che collega la città californiana con la contea di Marin sotto gli occhi dei passanti che, incuriositi dall'insolito episodio, hanno filmato e postato su Instagram e YouTube la scena. L'episodio risale a venerdì sera.
Spagna, svolta animalista a Mataelpino: palle giganti al posto dei tori per l’encierro
La sfera, di 125 kg per tre metri di diametro, è stata dipinta con zampe e coda simili al toro
claudia audi grivetta
Una svolta animalista e tutto sommato inaspettata quella che ha interessato un piccolo paese della Spagna, per la precisione Mataelpino. Inaspettata perché si sa che la corrida è una tradizione che gli spagnoli difendono strenuamente, pur con le polemiche che negli ultimi anni si sono fatte sempre più forti. Ma la cittadina che dista pochi chilometri da Madrid è diventata famosa per aver deciso di rimpiazzare i tori con un gigantesco pallone che rotola per le strade della città nella tradizionale corsa estiva detta “encierro”. Una corsa preliminare alla corrida in cui, solitamente, si contano feriti sia fra gli animali che fra le persone. Dopo le proteste degli attivisti che chiedevano di fermare la festa a causa dell’inutile maltrattamento inflitto agli animali, la città si è inventata uno stratagemma che salvaguardasse sia la tradizione che il benessere. La palla in questione pesa ben 125 chilogrammi per tre metri di diametro, è stata dipinta con zampe e coda simili a quelle del toro e, come assicura chi ha preso parte alla corsa, può andare piuttosto veloce. Il divertimento è garantito anche ai bambini: per loro sono state realizzate delle palle più piccole e colorate, perché possano allenarsi e diventare esperti “corridori” da grandi. Il plauso all’iniziativa è giunto ovviamente dalle associazioni animaliste e da molti abitanti della cittadina ma non sono mancate le critiche, soprattutto da parte dei commercianti. «I guadagni sono diminuiti rispetto a quando si organizzava la corsa tradizionale – commenta un negoziante ai microfoni della tv spagnola “Antena 3” - . In questa zona la popolazione ha sempre avuto una grande passione per i tori, ci auguriamo che tornino». Secondo molti giornali anglosassoni, al contrario, gli arrivi dei visitatori sono aumentati, insieme alla curiosità, proprio da quando la città ha deciso di “bandire” i tori dalla sua corsa.
Storia a lieto fine di Thor, cane meticcio, che ha trovato una nuova famiglia di Renzo Rossi
NELLA FOTO- Mattia, Valentina e Thor; il meticcio ha subito ‘legato’ con Maya e Mirea, i due cagnolini della coppia
Imola (BO), 7 settembre 2014 - Investito in una fredda sera d’inverno da un’auto che percorreva una strada di campagna, abbandonato al suo destino dal proprietario, ma assistito e adottato da chi lo aveva travolto. E’ l’avventura a lieto fine vissuta da Thor, cane meticcio di media taglia e di poco più di due anni, costretto a confrontarsi con la sofferenza delle gravi ferite subite, ma anche con il tradimento di chi avrebbe dovuto essere il suo vero amico.
Ora però Thor è stato accolto con tanto amore in una famiglia di Conselice: quella di Mattia (il 34enne che era alla guida dell’auto che lo investì la sera del 9 gennaio scorso) e della sua compagna Valentina (al suo fianco al momento dell’investimento). A fare compagnia al nuovo arrivato sono due cani di piccola taglia e dal mantello bianco: Maya di 6 anni e Mirea di 14, che vivono dalla nascita con la giovane coppia.
«La presenza di Thor — commentano Mattia e Valentina — e sopratutto l’esperienza che con lui abbiamo vissuto ci hanno posto di fronte al problema dell’abbandono di un cane da parte del proprietario, ma fatto conoscere una singolare realtà sociale: quella della Cooperativa Coala di Imola, che ci ha dato un’assistenza preziosa in una situazione davvero difficile. Questo fin dal momento in cui fu investito Thor, mentre in compagnia di un altro cane, poi risultato suo fratello, correva lungo la strada al buio, dopo aver lasciato il recinto della sua casa a Sasso Morelli di Imola. E’ stata infatti un’operatrice del canile di Imola a ricevere la nostra telefonata e a giungere con un furgone dopo appena 15 minuti per soccorrere Thor, rimasto a terra immobile, con le zampe fratturate e un trauma polmonare. Poco dopo, purtroppo, abbiamo avuto una spiacevole sorpresa: il proprietario, rintracciato tramite il micro-chip, ha infatti deciso di lasciare Thor al canile».
Grazie alla dedizione del personale e dei veterinari del canile, ma anche alle continue visite di Mattia (di professione impiegato tecnico), e Valentina (laureanda in marketing e organizzazione d’impresa), Thor ha superato due interventi chirurgici e iniziato a riprendersi. L’affetto per lo sfortunato animale ha portato ripetutamente i due ragazzi conselicesi ad assistere Thor nel lungo periodo della convalescenza, fino a quando, il 23 aprile scorso, è arrivato per loro l’affidamento provvisorio. Per tre mesi Thor ha vissuto con la sua nuova famiglia, insieme e in buona armonia con i nuovi amici Maya e Mirea. Non è mancato un controllo diretto da parte degli operatori del canile, seguito dall’affido definitivo.
«Ci abbiamo messo cuore, dedizione e non pochi sacrifici — dicono felici Mattia e Valentina — per ridare a Thor una positiva prospettiva di vita. Ci auguriamo che storie come quella capitata a noi avvicini altra gente al benemerito mondo del volontariato dei canili, un mondo che opera con tanta dedizione al servizio del miglior amico dell’uomo. A noi, comunque, questa esperienza ha cambiato veramente la vita e soprattutto l’ha arricchita».
di Renzo Rossi
IL MESSAGGERO
7 SETTEMBRE 2014
Ecco il circo: «Rispettiamo gli animali»
I dirigenti dell’Orfei: vivono il doppio rispetto a quelli non nati in cattività. Primo show l’11 settembre con il saluto della friulana Miranda, classe 1931
di Chiara Benotti
PORDENONE. «Gli animali sono partner e amici». Giancarlo Ragazzoni, ex domatore e manager della famiglia Orfei, lo ha detto a Pordenone, due anni fa e la filosofia circense non cambia. E’ un mantra per i circensi attendati con Andrea De Palma in via Prasecco. «Gli animali fanno parte integrante della nostra famiglia – hanno aperto il dialogo con gli animalisti pronti alla protesta -. Il loro benessere è la nostra massima priorità. Animali privilegiati e amati: con i confort e spazi adeguati».
La regina del circo Moira è attesa a Pordenone il 10 settembre: una friulana di Codroipo, classe 1931, che offrirà i saluti nell’arena circense, al suo pubblico. «La magia del circo di Moira – ripetono Ragazzoni e De Palma - rispetta tutti». Si prevede tutto esaurito nei 1.200 posti sotto il tendone circense più grande d’Italia. «Non siamo il circo che sfrutta gli animali – aprono il confronto i circensi -. Sono nati in cattività e rispettati». La mitica Moira è stata un’icona del cinema di Fellini negli anni Settanta (ha lavorato con Germi, Totò e altri nella Hollywood sul Tevere): un’inossidabile diva senza tempo e tra le star del circo è attesa anche Brigitta Boccoli, nuora di Moira.
Quello che turba le coscienze animaliste non è lo show dei circensi, ma il diritto alla libertà per il leone bianco Artù, l’elefante, l’ippopotamo pigmeo, cavalli, scimmie, zebre, capre, che non può attendere. «Circhi – rivendicano online da dopo Ferragosto gli Animalisti Fvg – senza animali». Moira e il suo staff li anticipa nel sito. «L’insieme delle cure dà loro una speranza di vita maggiore di quella in natura. Una tigre oppure un leone selvaggi, vivono una decina d’anni – dicono i tecnici della colonna Orfei -. Al circo, la durata della loro vita può raggiungere 20 anni».
La storia del circo è raccontata sul web. «Fin dagli esordi del nostro circo abbiamo sempre presentato gli animali nei nostri spettacoli e lo abbiamo sempre fatto nel loro massimo rispetto». La magia del circo? Si chiama anche occupazione, da difendere. «Siamo in 150 nello staff di Moira e ci teniamo al nostro lavoro con Moira e gli animali – ha continuato De Palma -, che sono attesi il 9 settembre. Nessuno è costretto a venire al circo».
Primo show l’11 settembre con Miranda Orfei, Moira per tutti, dal look inconfondibile da icona kitsch con l’inseparabile turbante vintage: c’è da scommettere che incasserà la standing ovation come nel 2012. Da regina dell’arte circense.
DOVATU.IT
7 SETTEMBRE 2014
Mozione di Forza Italia contro utilizzo animali nei circhi
Nei circhi italiani ci sono 2.000 animali prigionieri, sottoposti a condizioni di torture e sofferenze. La materia è disciplinata con legge statale ma la Regione Friuli Venezia Giulia può rendere non agevole o vietare, ed ecco la ragione per cui i consiglieri regionali FVG di Forza Italia Rodolfo Ziberna e Roberto Novelli hanno presentato una mozione in consiglio regionale con cui, in snitesi, promuovere regolamenti comunali che disciplinando la materia in oggetto, facciano divieto all’attendamento nel territorio regionale di circhi e mostre viaggianti con esemplari delle seguenti specie al seguito: primati, delfini, lupi, orsi, grandi felini, foche, elefanti, rinoceronti, ippopotami, giraffe, rapaci diurni e notturni. “La tortura degli animali è reale – hanno sostenuto Ziberna e Novelli – se si considerano le dimensioni medie di un circo e gli animali ospitati (un leone o una tigre del circo vive in uno spazio di 3 metri quadri). La realtà dell’addestramento, inoltre, si basa prevalentemente sulla violenza, fisica e psicologica, sulla paura del dolore fisico prodotto da bastoni, percosse, a volte anche dai pungoli elettrici, e sulla privazione del cibo. In gabbia gli animali soffrono, e che i segnali del loro malessere sono evidenti: in cattività sviluppano atteggiamenti stereotipati, come dondolarsi continuamente, o girare su sé stessi.”
“Non ci sia nulla di educativo in tutto questo – commentano i due consiglieri di Forza Italia- e che, oltre ad essere un’ingiustizia nei confronti di animali innocenti, il circo sia un insegnamento pericoloso per tutti i bambini che vanno a vederlo: uno show basato sul comando e lo sfruttamento di animali inermi insegna al bambino a ridere di situazioni che dovrebbero invece generare un profondo senso di ingiustizia e indignazione.”
“La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale – ricordano Ziberna e Novelli – sottoscritta il 15 ottobre 1978 presso la sede dell’UNESCO a Parigi, avente lo scopo di fornire un codice etico per sancire i diritti che spettano ad ogni animale, stabilisce – tra l’altro – che ogni animale ha dei diritti e che il disconoscimento e il disprezzo di questi diritti hanno portato e continuano a portare l’uomo a commettere crimini contro la natura e contro gli animali; che il riconoscimento da parte della specie umana del diritto all’esistenza delle altre specie animali costituisce il fondamento della coesistenza delle specie nel mondo; che l’educazione deve insegnare sin dall’infanzia a osservare, comprendere, rispettare e amare gli animali.”
“In Italia – hanno aggiunto i consiglieri azzurri – le leggi 281/91 e 189/2004, hanno fissato principi di grande valore etico, quali il dovere dello Stato di tutelare gli animali d’affezione, il riconoscimento dei reati di maltrattamento e uccisione degli animali se compiuti per crudeltà e senza necessità, punendo chiunque maltratti gli animali, anche contravvenendo alle loro caratteristiche etologiche e che per tale via sono state poste le basi per il riconoscimento giuridico degli animali in quanto esseri senzienti e non più “res”.”
“Il maltrattamento di animali nei circhi – sostengono Ziberna e Novelli – si concretizzerebbe nel mancato rispetto delle Linee Guida CITES , che vietano l’attendamento di circhi che detengono primati, delfini, lupi, orsi, grandi felini, foche, elefanti, rinoceronti, ippopotami, giraffe, rapaci diurni e notturni nonché l’esposizione di rettili.”
“La legge – notano i consiglieri regionali – attribuisce al Sindaco la responsabilità del controllo e della vigilanza sul benessere e la tutela di tutti gli animali presenti nel territorio comunale, siano essi d’affezione, da reddito, da cortile, selvatici o esotici e che tale obbligo deve quindi considerarsi naturalmente esteso anche alle strutture che detengono gli animali, imponendo l’attenzione sui loro aspetti gestionali, strutturali, amministrativi, igienici, sanitari, urbanistici e ambientali. Ed ecco la ragione per cui abbiamo depositato una mozione in Consiglio regionale con cui si chiede alla Giunta regionale di attivarsi, in collaborazione con l’ANCI Fvg, affinché tutte le competenti istituzioni comunali presenti sul territorio regionale provvedano a dotarsi di appositi regolamenti che disciplinando la materia in oggetto, facciano divieto all’attendamento nel territorio regionale di circhi e mostre viaggianti con esemplari delle seguenti specie al seguito: primati, delfini, lupi, orsi, grandi felini, foche, elefanti, rinoceronti, ippopotami, giraffe, rapaci diurni e notturni”.Rodolfo ZIBERNA Gruppo Forza Italia – Consiglio Regionale FVG
ANSA
7 SETTEMBRE 2014
Sequestro farmaci sospetti per animali
Carabinieri Macomer trovano a due romeni steroidi e antibiotici
NUORO, 7 SET - Farmaci per animali di provenienza sospetta sono stati sequestrati dai carabinieri della compagnia di Macomer a due fratelli romeni fermati ieri in auto vicino a Suni, nel Marghine. I militari li hanno trovati in possesso di steroidi, antibiotici, disinfettanti intestinali che i due vendevano presumibilmente ad allevatori della zona a prezzi scontanti del 70%. Sarà ora la competente Procura di Oristano ad accertare se si tratti della punta di un iceberg di un traffico illecito di medicinali.
MACOMER (NU) - I carabinieri della compagnia di Macomer hanno stroncato un traffico di farmaci a uso veterinario provenienti dalla Romania e destinati agli allevamenti della Sardegna centrale. I militari ne hanno sequestrato un grosso quantitativo nella casa di un cittadino romeno che, assieme al fratello con cui vive, lavora come servo pastore in un comune della zona. Nel paese di produzione i farmaci costano un terzo rispetto all’Italia. La preoccupazione riguarda la provenienza, ma anche la concentrazione e il dosaggio di somministrazione. Le istruzioni stampate sulle confezioni sequestrate dai militari sono scritte in romeno. Negli allevamenti del Marghine accade spesso che i trattamenti veterinari siano affidati al fai da te o al passa parola. Il rischio di un dosaggio non corretto dei farmaci per animali potrebbe avere delle pericolose conseguenze: le sostanze potrebbero finire nel latte e nella carne ed essere poi assunte dal consumatore finale. Le indagini che hanno portato al sequestro dei farmaci sospetti traggono origine dalle informazioni sul traffico delle medicine che interessava gli ovili della zona. Nel corso di un servizio di monitoraggio degli immigrati, i carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Macomer, coordinati dal tenente Gabriele Tronca e i militari della stazione di Suni hanno controllato un cittadino romeno. In auto aveva delle confezioni da 50, 250 e 500 cc di progesterone (un ormone impiegato per stimolare la fertilità degli animali), antiparassitari intestinali e antibiotici. Nel corso di una perquisizione in casa dell’immigrato sono state trovate altre confezioni. La quantità ha insospettito i militari. L’immigrato non possiede bestiame e non fa l’allevatore, ma lavora come servo pastore. Si sta cercando ora di capire come i medicinali venissero smerciati. Il ritrovamento è stato segnalato all’autorità giudiziaria, all’autorità sanitaria (la Asl), e all’autorità amministrativa (il prefetto). La qualità e la genuinità della carni dei capi provenienti dagli allevamenti del Marghine sono noti. Lo stesso vale per i formaggi. Un uso incontrollato di farmaci non autorizzati compromettere l’immagine delle produzioni locali.
GEA PRESS
7 SETTEMBRE 2014
Vibo Marina (VV) – Il Diavolo di Mare nel porto
Il WWF lancia un appello ai natanti: non disturbiamolo e lo aiuteremo a riprendere il largo
Si è spostato poco più a sud il “Diavolo di Mare” che dalla seconda metà di agosto ha fatto bella mostra tra i bagnanti di Pizzo, in provincia di Vibo Valentia (vedi articolo GEAPRESS). La grossa Manta, comunica il WWF di Catanzaro, è ora nel porto di Vibo Marina.
A determinare lo spostamento e la probabile ricerca di un rifugio, potrebbe essere stato il maltempo che in questi giorni ha causata le mareggiate lungo la costa occidentale calabrese.
A partire dal pomeriggio del primo settembre, in coincidenza con la prima mareggiata, il grosso pesce è stato visto allontanarsi dalla riva. I volontari del WWF, infatti, lo avevano monitorato al fine di garantire la giusta protezione. Ora la novità. Il Diavolo di Mare, così chiamato per via delle caratteristiche pinne cefaliche a forma di corna e per il colore nero delle parti dorsali, è stato visto aggirarsi tra le barche del porto di Vibo Marina.
Sono però le imbarcazion a creare qualche problema. La grossa Manta (circa due metri di larghezza e un peso stimato superiore al quintale) e la particolare conformazione delle enormi pinne pettorali a forma di ali, non è adatta alle ristrette acqua di un porto. Il gestore del lido “Stella del Sud” ha così allertato il WWF dopo che la Manta si era avvicinata al rimessaggio. Per fortuna il grosso animale si è poi allontanato rimanendo però sempre all’interno dell’area portuale.
Proprio al fine di evitare danni irreparabili all’animale, il WWF invita tutti i diportisti a prestare particolare attenzione durante le manovre di ormeggio, di entrata e di uscita dal porto, con la speranza che la Manta possa quanto prima riprendere il largo e la sua vita di vagabonda del mare.
LA NUOVA VENEZIA
7 SETTEMBRE 2014
Il nido d’anatra blocca i lavori
SPINEA (VE). La nidiata dell’anatra blocca i lavori sul ponte. Ad accorgersene sono stati i volontari del gruppo “Mi prendo cura della mia città”, impegnati nelle piccole manutenzioni al parco Nuove Gemme. Sospensione dei lavori, in attesa della schiusa.
LA NUOVA VENEZIA
7 SETTEMBRE 2014
la curiosità
Aperto un “dog bar” a San Donà (VE)
La proprietaria: «Ho già molti clienti, arrivano anche tanti bambini»
Una bar prima per i cani e poi per i padroni. Anche a San Donà nasce il “dog bar”, dove gli amici a quattro zampe possono entrare da clienti privilegiati, senza problemi, ostacoli e cartelli. Lo ha inaugurato Olga Torresan, della nota famiglia di gioiellieri, in via Sabbioni, poco dopo piazzetta dei Marinai verso la zona delle scuole.
Campeggiano grandi ciotole per l’acqua, biscottini di ogni genere, giochi e intrattenimenti colorati. In un bar accogliente, i cani possono stare a loro agio con i padroni, giocare, abbaiare e senza rischi di sgridate o peggio di essere cacciati. Naturalmente il locale è ottimo anche per chi un cane non ce l’ha e si può sedere al banco, piuttosto che sulla terrazza esterna in via Sabbioni. «È stata una mia idea», spiega Olga,«qui i residenti hanno subito capito e sono arrivati in massa con i loro cani. Ci sono anche tanti bambini in un’atmosfera serena e rilassata».
Anche a Jesolo sono già arrivati i locali dog friendly, uno su tutti la Terrazza Regina, gestita da un sandonatese, Alberto De Lucca con la moglie Stefy.
CORRIERE DELLA SERA
7 SETTEMBRE 2014
“Live and let live”. Ovvero: perchè mangiamo animali?
di Valentina Ravizza
Ci sono Erna ed Else, maiali fuggiti da un laboratorio che testava su di loro nuovi metodi chirurgici, e Martin, il bue che resta sempre un po’ indietro rispetto ai suoi compagni. «Non sono solo animali o gruppi di animali, ma individui, ognuno diverso dagli altri» raccontano Jan & Karin, fattori tedeschi che hanno trasformato la loro tenuta in un santuario per gli animali. «Lo specismo è come il razzismo: noi costruiamo una morale per giustificare che siamo i più importanti» teorizza Peter Singer, professore di bioetica all’università di Princeton. La risposta a un mondo che considera gli animali abiti, cibo, giocattoli, strumenti è Live and let live, «vivi e lascia vivere», come il documentario che sarà presentato domenica alle 20.30 all’interno del Milano Film Festival (e in replica giovedì 11 e venerdì 12 settembre alle 22).
Storie di vita vegana raccontate con semplicità, senza estremismi e senza giudicare chi non ha ancora compiuto questa scelta: «La maggior parte di noi mette animali morti nella propria bocca e nel proprio corpo dal momento in cui inizia a mangiare» spiega la sociologa Melanie Joy, «e molti sono condizionati a non smettere mai, e a non chiedersi che cosa stanno mettendo in bocca e nel corpo». Joy definisce “carnismo” questo sistema di credenze: non mangiamo gli animali perché siamo “cattivi”, ma perché nessuno ci ha mai fatto capire che è sbagliato farlo.
Ci prova il film del sociologo Marc Pierschel, una sorta di versione video del bestseller Se niente importa (sottotitolo: Perché mangiamo gli animali?) di Jonathan Safran Foer che attraverso le storie di ex-onnivori, come il cuoco Aaron Adams, prima specializzato in foie gras e ora ristoratore vegano, mostrano che vivere cruelty free non solo è possibile, ma è anche consigliabile. Perché fa bene alla salute (il dottor T. Colin Campbell, professore di biochimica nutrizionale illustra la correlazione tra il consumo di carne e la maggiore propensione al cancro e ai disturbi cardiaci), all’ambiente (secondo la Fao gli allevamenti influiscono per il 18% sul cambiamento climatico globale), ma soprattutto alla coscienza: «Un cane o un topo, o persino un pollo, soffrono come un essere umano». E non nascondiamoci dietro al paravento delle “fattorie felici”, anche senza le torture degli allevamenti intensivi, c’è solo una fine per gli animali che cresciamo solo per portare in tavola: la morte.
LA ZAMPA.IT
7 SETTEMBRE 2014
Afghanistan, il massacro dei cani randagi
In corso una campagna di eliminazione di massa dei quattrozampe per paura di rabbia e altre malattie. L’anno scorso oltre 17.600 animali vennero uccisi con il veleno
fulvio cerutti
Cercano di scappare, ma non ci riescono. Vengono intrappolati con reti o lunghi ganci metallici. Si dimenano per cercare di liberarsi, ma è tutto inutile. La loro vita dura pochi minuti dopo che sono costretti a ingerire il veleno. I loro “diavoli” sono uomini vestiti di arancione che fanno pulizie dei cani per le strade di Kabul. Dopo lo sterminio di massa dell’anno scorso, quando vennero uccisi 17.600 quattrozampe, in questi giorni è ripresa la “campagna di pulizia” della capitale afghana per proteggere i residenti dai rischi di diffusioni di malattie come la rabbia.
In alternativa vengono lasciati pezzi di carne per strada e alla mattina non resta che passare con i camion a raccoglierli. Non sempre muoiono subito, ma rimangono a sopportare atroci sofferenze. Morti o ancora in vita, vengono gettati sui mezzi, ammassati uno sull’altro, per essere portati alle discariche dove vengono lasciati a marcire con la comune immondizia.
Nell’Islam i cani sono considerati esseri impuri, e in Afghanistan quelli che ci sono vengono utilizzati o come cani da guardia o per i combattimenti. Non c’è compassione per il loro destino. La paura è quella di contrarre la rabbia tramite morsi, aggressioni o graffi. Spesso, durante la cattura, la popolazione si raduna per assistere all’uccisione quasi come se fosse uno spettacolo liberatorio.
Ghazal Sharifi, un dentista residente a Kabul, racconta all’Afp di come si fosse affezionato a un cane e ai suoi sei cuccioli che girovagano vicino al suo studio e che un giorno li avesse trovati tutti avvelenati. «Gli operatori ridevano di me per come ho avuto cura dei loro corpi morenti. Questa crudeltà disumana non ha nulla a che vedere con la cultura islamica. Ho visto i cani gettati in un camion quando erano ancora vivi, accatastati uno sull’altro».
Alcuni animalisti del posto hanno provato a proporre progetti di vaccinazione e a ridurre il numero dei randagi con la sterilizzazione. «La mattanza - racconta Louise Hastie, una signora inglese che gestisce un rifugio a Kabul - significa solo che nuovi branchi sostituiranno i precedenti, e quelli nuovi hanno più probabilità di avere la rabbia perché scendono dalle montagne. Il benessere animale non è però fra le priorità del governo. Ma la verità è che gli afghani sono esterefatti da questo massacro quotidiano. Dobbiamo solo cambiare il modo di pensare dei funzionari».
NEL CUORE.ORG
7 SETTEMBRE 2014
CINA, 5 PERSONE MORTE DI RABBIA E 5 MILA CANI UCCISI A BAOSHAN
La strage decretata per contenere l'epidemia
Le autorità cinesi hanno ucciso circa 5 mila cani dopo aver attribuito alla rabbia la m orte di cinque persone nella provincia dello Yunnan, nel sud-ovest del Paese. Secondo l'agenzia ufficiale Xinhua, l'amministrazione del capoluogo provinciale Baoshan (2,5 milioni di abitanti) ha fatto uccidere 4.900 cani e ne ha vaccinati altri 100 mila nel corso della sua campagna antirabbica. Capita spesso che le autorità locali cinesi autorizzino la soppressione in massa di cani o ne vietino la detenzione per tenere sotto controllo la diffusione della malattia.
Nel 2009 quasi 37 mila cani perirono a nord, nella città di Hanzong dopo un'epidemia di rabbia. Molti degli animali sono stati uccisi a bastonate.
LA ZAMPA.IT
7 SETTEMBRE 2014
Mosca, gli orsi dello zoo soffrono la fame
L’embargo commerciale ha limitato fortemente l’arrivo degli alimenti per gli animali
fulvio cerutti
L’embargo commerciale all’importazione di alcuni cibi in Russia sta colpendo anche gli animali dello zoo di Mosca. In particolare gli orsi della struttura stanno letteralmente morendo di fame e gli operatori stanno cercando rapidamente di sostituire la carne, pesce, frutta e verdura di cui gli animali si sono sempre nutriti. Fra questi anche il miele polacco di cui gli orsi vanno ghiotti, ma anche le mele che vengono consumate in grande quantità. «Molti dei cibi di cui si nutrono gli animali sono di importazione, perché più economici, magari rari o non disponibili in Russia - spiega Anna Kachurovskaya, portavoce dello zoo -. Non è possibile smettere di nutrire gli animali a causa delle sanzioni. Sono in corso discussioni per nuovi contratti con altri fornitori e nuove modalità di approvvigionamento. Ma questo potrebbe incidere sugli ospiti della struttura, non tutti sono pronti per cambi e modifiche: alcuni mostrano preferenze specifiche date dalla provenienza geografica».Un esempio è dato dall’alimentazione dei pinguini, che prediligono il pesce pescato al largo del Sud America, mostrando apertamente di non gradire una tipologia differente. Al momento, questo tipo di embargo non ha colpito la fascia più fragile della Russia, ovvero i bambini, i quali possono avvalersi di cibi specifici, adatti per la loro salute e crescita. Mentre lo stesso riguardo non è stato rivolto agli animali, che ora si trovano a lottare contro le difficoltà alimentari.Questa settimana il Primo Ministro Dmitry Medvedev ha assicurato che il divieto verrà leggermente modificato, consentendo l’accesso a qualche alimento proveniente da UE, Stati Uniti, Australia e Canada. L’embargo alimentare è una conseguenza delle sanzioni imposte alla Russia dall’Occidente, in risposta alle scelte politiche di Vladimir Putin nei confronti dell’Ucraina.
GEA PRESS
8 SETTEMBRE 2014
Monza – La triste storia della pecorella smarrita. Abbandonata al canile, non c’è stato niente da fare
Niente parabola della pecorella smarrita e del pastore che si rallegra per il suo ritrovamento. Quella abbandonata innanzi al canile di Monza, rappresenta una storia di crudeltà per la quale, purtroppo, il lieto fine è venuto a mancare.
Il povero animale, ritrovato dai volontari dell’ENPA, era stato privato della marca auricolare. Molto difficile, dunque, risalire all’allevamento.
Il nome del pastore, può solo essere ipotizzato. Il luogo dell’abbandono, riferisce l’ENPA di Monza, fa presupporre ad un gregge del luogo forse già indicato per vicende di maltrattamento.
Un animale che sarebbe morto di stenti se, nella serata di giovedì 28 agosto, non fosse stato notato da un cane a passeggio con il proprietario.
Il suo fiuto, riferisce l’ENPA di Monza, è stato provvidenziale, dal momento in cui la pecorella era del tutto invisibile. Era stata abbandonata tra i rovi e i cespugli che costeggiano la pista ciclabile lungo il canale Villoresi, a pochi passi dal canile di Monza.
Subito sono scattati i soccorsi dell’ENPA e così la pecora è stata portata in una carriola nella struttura di via Buonarroti. In condizioni di estrema denutrizione e di totale debolezza, Freccia – così è stata chiamata – è stata affidata alle cure dei veterinari, operatori e volontari ENPA.
Questa però è una storia senza lieto fine. Nonostante qualche barlume di speranza, dopo oltre una settimana di terapia e amorevoli cure le sue condizioni si sono aggravate. “Non abbiamo potuto fare niente per salvarle la vita – riferisce l’ENPA di Monza - ed è stata addormentata per risparmiarle ulteriori sofferenze“.
LIBERTA’
8 SETTEMBRE 2014
Cucciolo si avvicina al cancello: sbranato dal cane da guardia
Nulla da fare, purtroppo, per il piccolo Apple Martin, questo il nome di un cucciolo Siberian Huski di tre mesi, aggredito domenica scorsa intorno alle 19 da un cane di razza American Staffordshire, mentre si trovava al guinzaglio del suo padrone lungo via Radini Tedeschi. Il cagnolino, intento a socializzare con i suoi simili, si è avvicinato ad una cancellata attratto dalla presenza di un altro cane all’interno di un giardino, ma improvvisamente quest’ultimo infilando il muso tra le sbarre lo ha afferrato tirandolo all’interno e lo ha aggredito a morsi.
L’aggressore, un Amstaff di taglia media, è stato subito richiamato dal suo proprietario all’interno dell’abitazione, mentre il cucciolo è stato immediatamente trasportato alla clinica veterinaria di via Beati, dove il veterinario di turno purtroppo non ha potuto che constatarne il decesso a causa delle lesioni subite.
Una pattuglia della Polizia Municipale, intervenuta sul posto su richiesta dei proprietari dei cani, ha effettuato i rilievi del caso, anche al fine di valutare eventuali
responsabilità a carico del proprietario. Entrambi i cani sono risultati regolarmente registrati all’anagrafe canina e pare che l’American Stafford Shire non abbia mai avuto in precedenza comportamenti aggressivi in presenza di altri cani.
NEL CUORE.ORG
8 SETTEMBRE 2014
ASTI, RINVIATO A GIUDIZIO IL FANTINO CHE CAVALCO' MAMUTHONES
Il cavallo morì durante il palio del settembre scorso
La Procura della Repubblica di Asti ha rinviato a giudizio Jonathan Bartoletti., il fantino 33enne accusato di avere causato con la propria condotta la morte del cavallo Mamuthones deceduto in occasione del palio di Asti dello scorso settembre. La Procura della Repubblica ha altresì riconosciuto tra le parti danneggiate l'Enpa, che chiederà pertanto di essere ammessa quale parte civile.
Il fantino rischia – se riconosciuto colpevole – la condanna alla reclusione da tre mesi ad un anno o al pagamento di un multa da tremila a 15 mila euro. Peraltro, essendo il cavallo deceduto a causa di tale condotta, la pena potrebbe essere aumentata della metà. All'uomo è stato infatti contestato il reato di maltrattamento con l'aggravante di avere causato, con la propria condotta, la morte dell'animale. «Se il giudice, come ipotizzato nell'atto di rinvio a giudizio e come noi speriamo accada, dovesse riconoscere tale aggravante - commenta l'Enpa -, si tratterebbe di un precedente molto importante perché andrebbe a stabilire un nesso di causa-effetto tra il maltrattamento subito da un animale e la sua successiva morte, con un evidente peggioramento per la posizione dell'imputato.»
Per il fantino, qualora fosse riconosciuto colpevole dei reati contestati, l'Enpa auspica dunque una condanna esemplare con il massimo della pena. «Ma ci aspettiamo anche che costui sia radiato una volta per tutte dai palii, manifestazioni che mettono in pericolo l'incolumità degli animali e delle quali abbiamo più volte chiesto l'abolizione – prosegue l'Enpa - . Civiltà e buonsenso avrebbero richiesto che, in attesa del pronunciamento della magistratura, il fantino venisse sospeso (non solo dal palio di Asti) in via cautelare subito. E invece sembra proprio che l'imputato abbia proseguito la propria attività. Evidentemente civiltà e buonsenso non fanno parte del mondo dei palii, delle sagre e di tutti gli eventi che sfruttano gli animali.»
NEL CUORE.ORG
8 SETTEMBRE 2014
TERNI, SORPRESO DAI CARABINIERI CON UN CANE DA CACCIA RUBATO
Denunciato per ricettazione un agricoltore a Ferentillo
Un agricoltore di Ferentillo (Terni) è stato sorpreso dai carabinieri in possesso di un cane da caccia risultato rubato ad un quarantenne del posto. E' scattata la denuncia per ricettazione. L'uomo - spiegano i militari dell'Arma - al momento del controllo avrebbe fornito risposte evasive in merito alla provenienza dell'animale, un segugio porcelaine, tanto che i carabinieri hanno deciso di controllare il microchip. Ecco la scoperta: il quattrozampe era stato rubato tre giorni prima. Proprio a Ferentillo e ad Arrone, sempre secondo quanto riferito dai militari, negli ultimi mesi si sono verificati numerosi episodi di furto di cani di razza pregiata addestrati per la caccia e la ricerca dei tartufi. In corso indagini sugli altri episodi del genere e sulla destinazione degli animali rubati.
LA REPUBBLICA
8 SETTEMBRE 2014
Il furto dei cani, un reato inesistente e senza database
Raramente per la restituzione dell'animale viene chiesto un riscatto. Il sospetto è che gli animali vengano sottratti ai proprietari per essere rivenduti per scopi illeciti: dalle lotte clandestine al mercato di carne e pelle, dalla vivisezione all'accattonaggio. E, vista la mancanza di una banca dati comune alle forze dell'ordine riguardo al fenomeno, per le famiglie l'unico conforto viene dai social network
di MARGHERITA D'AMICO
"NON avrei mai creduto di soffrire così, è un dolore atroce. Non voglio immaginare cosa possano fare a Flo, preferirei quasi saperla morta". Dal 17 agosto una famiglia di Albinea, in provincia di Reggio Emilia, ha perduto la pace. In pieno giorno, scassinando il cancello del giardino, qualcuno ha portato via la cagnolina di un anno, schnauzer nana. "Mi sedeva accanto nel camion, era la mia ombra", racconta Alessandro, trasportatore. "Quel giorno l'avevo lasciata in cortile, chiusa nel suo box, giusto il tempo di una visita medica. Poi saremmo partiti tutti insieme per le vacanze". Ma c'era chi osservava di nascosto. "Sono entrati a colpo sicuro, hanno preso solo lei. Mia figlia ha sei anni e piange da settimane, al pari di mia moglie e dei nonni. Ho sporto denuncia ai carabinieri, mi hanno detto: 'Non riusciamo a ritrovare le biciclette, figuriamoci i cani'".
Flo non è l'unico animale domestico di cui appare chiaro il furto. Al contrario, il suo caso va ad aggiungersi a una fitta e misconosciuta lista che, ignorata dalle istituzioni, cerca conforto nei social network. La mappa dei disperati appelli di chi ha visto sopraggiungere un furgone e dissolversi l'affetto a quattro zampe, o chi piuttosto ha subito una ruberia che ha coinvolto cane o micio nell'appartamento, riguarda tutta Italia concentrandosi nelle regioni del Centro-Nord. Il Sud abbonda maggiormente di randagi, e in tutta la Penisola, comunque, si registra il probabile (e illegale) prelevamento di animali liberi: colonie feline decimate, cani di quartiere svaniti. Soprattutto nelle zone di campagna, tanti privati non sporgono denuncia temendo multe perché il cane non è microchippato. Non sono affatto pochi, però, quelli che invece lo fanno, senza ottenere particolari riscontri"."Ash, il mio san bernardo meticcio di cinque mesi, è stato portato via il 29 luglio da un furgone bianco, sotto gli occhi di mio padre. Lavorava nell'uliveto, ha visto il veicolo ma credeva fossero i tecnici del bombolone gpl, dovevano cambiarci la valvola. Quando li ha sentiti ripartire di corsa si è guardato intorno, Ash non c'era più", riferisce Annamaria da Bivio San Polo, vicino Tivoli. Appena due giorni prima, era sparito anche Nemo, il maremmano dei vicini. "Mi sono mobilitata al massimo, ho inseguito personalmente un furgone che faceva manovre sospette nei dintorni". Forse perché il rapimento di Ash e Nemo impazza su social e stampa, poco dopo Nemo viene rilasciato in un centro a parecchi chilometri di distanza, legato a un palo. È stato lavato, ha una coscia tosata con escoriazioni, l'impressione è che sia stato anche narcotizzato. "Devono essersi spaventati. Ash era cucciolo, per ridarcelo si sono avvicinati ma non abbastanza. L'abbiamo ritrovato cadavere sulla ferrovia: è stato investito mentre cercava di tornare a casa". Fra amarezza e rabbia, Annamaria non riesce a trattenere le lacrime: "Al pari dei padroni di Nemo abbiamo denunciato il furto ai carabinieri, non ci hanno aiutati affatto. Come pure ci ha abbandonati la polizia, benché mio marito sia agente come i miei due fratelli, uno dei quali ispettore morto prematuramente".
Spiega Maria Luisa, fra gli amministratori della pagina Facebook Cani rapiti: "Il nostro sito è nato per dar voce ai tanti cani oggetto di sparizioni più o meno chiare, probabile opera di criminalità che quasi mai chiede il riscatto e ben più spesso rapisce per poi rivendere a scopi illeciti. Il ritrovamento purtroppo è raro: sarebbe importante che le forze dell'ordine indagassero per debellare questa piaga diffusa. Impuniti, i malviventi si sentono liberi di agire. Abbiamo testimonianza di furti dentro abitazioni da cui vengono portati via solo i cani. Possibile che si consideri più grave rubare un orologio che un essere vivente, indifeso e pianto da intere famiglie? E chi rivende quest'ultimo quale reato commetterebbe, ricettazione?".
Replicano dall'Arma dei Carabinieri: "Il furto di animali non rientra fra i reati censiti nella nostra banca dati, come invece accade per le automobili. Esistono riscontri cartacei delle denunce presso i vari comandi, ma non venendo inseriti nel sistema non possediamo un dato statistico che consenta l'analisi del fenomeno". Né tanto meno esiste una specifica banca dati comune alle varie forze dell'ordine, perlopiù sprovviste di lettore di microchip e ben di rado inclini a indagare sul singolo episodio. Quanti cani, gatti e altri soggetti d'affezione - tutelati dalla legge penale 189/04 contro maltrattamenti e uccisioni - scompaiano in circostanze oscure, allo stato attuale ce lo suggerisce in abbondanza solo il Web.
Da cosa nasce tanta avidità di animali, gli stessi che a decine di migliaia cercano adozione da canili e rifugi sovraffollati? Rarissime le richieste di riscatto mentre di frequente i rapitori snobbano generose ricompense. Le ipotesi finali sono variamente sinistre: lotte clandestine, accattonaggio, il mercato di carne e pelle, vivisezione, allevamento irregolare, zooerastia, messe nere e sadismi. A quali speranze può affidarsi allora chi si veda privare dell'amico di altra specie?
"Da un mese la nostra vita si è fermata, a causa di un dispiacere che non avrei mai pensato di provare", dice la padrona di Melody, maltesina di sei mesi. "Ce l'hanno presa il giorno in cui siamo partiti da Udine per le vacanze. Affidata alle cure di una dog sitter era in giardino con il nostro jack russell. Hanno fatto un buco nella rete e non hanno avuto difficoltà a estrarla. Abbiamo offerto inutilmente tremila euro a chi ce la restituisca, sei volte il suo valore commerciale. Se solo si capisse la disperazione che fatti del genere provocano".
Anche la chihuahua Trilli, a Cittanova (Modena), è stata portata via con il taglio della recinzione. "Sto entrando in depressione", afferma la padrona "Trilli ha cinque anni, ma a causa di una disfunzione sembra un cucciolo, pesa 800 grammi e senza le sue medicine è condannata. Alcuni vicini hanno visto rallentare davanti casa mia un furgone chiuso. Ho sporto denuncia alla Questura di Modena, sono stati cortesi ma il loro modulo nemmeno prevedeva l'opzione furto, l'hanno registrata 'smarrita'".
"È come se mi avessero rapito una figlia", riferisce Emanuela, la cui Sissy è scomparsa il 26 giugno scorso a Vermicino, nel Lazio. "Avevo due maltesi in giardino, hanno afferrato la più remissiva. Un paio di giorni dopo nella nostra via è passato uno di quei camion che raccolgono le ferraglie e il mio vicino ha visto che gli uomini caricavano il suo cane. Ha avuto la prontezza di correre dietro al veicolo in fuga e per sua fortuna quelli hanno lanciato fuori l'animale".
Saetta, un meticcio di cui la stampa locale emiliana si è occupata nel novembre 2013, è stato caricato su un'automobile scura dinnanzi ai proprietari. "Passeggiava con mio padre, ha fatto uno scatto per inseguire un fagiano. In quell'istante si è fermata una vettura, a bordo c'erano un uomo e un bambino. 'Papà, un cagnolino!', ha esclamato la voce infantile. Si è aperto lo sportello e in un secondo Saetta è stato tirato a bordo. Se si fosse davvero trattato di un malinteso, possibile che il veterinario di quelle persone non abbia verificato l'esistenza di un microchip?". Di recuperare il golden retriever Pluto, rubato da casa in zona Fontanellato a Parma due anni fa, i proprietari hanno perso speranza: "Abbiamo denunciato ai carabinieri, cercato in tutti i canili possibili: niente".
Per puro caso a Torvaianica (Roma) il meticcio lupo Roy si salva. "Lo scorso dicembre, mentre ero al lavoro, hanno sradicato la recinzione del mio giardino con un piede di porco. Da qualche tempo girava in zona un furgone sospetto. Il giorno dopo, di fronte a un bar, un mio amico lo vede parcheggiato e sente abbaiare dall'interno", racconta Massimo. "Sapeva che cercavo il cane, e ha avuto la prontezza di aprire il portellone. Roy è saltato giù e i rapitori sono scappati a una tale velocità che non è riuscito a prendere la targa. L'avevano sicuramente addormentato, era intontito e aveva il muso impolverato di bianco, ma è di nuovo con me".
Zoe, Ares, Maya... Fece scalpore, nell'estate del 2011, la scomparsa di Alì, l'indispensabile pastore tedesco di nove anni che faceva da guida a Tommaso Ferraro, un ragazzo non vedente di Ragusa. Per chiedere la sua restituzione si mobilitarono i media e pure l'attore Luca Zingaretti lanciò un appello, rimasto tuttavia inascoltato. Si distingue, naturalmente, fra i furti o presunti tali (in base a effrazioni, eclissamenti troppo repentini e categorici per essere considerati fughe, mancato ritrovamento dei corpi investiti per strada) e i normali smarrimenti che non di rado conoscono un lieto fine.
Nel 2013 per esempio la Muratella, il canile municipale di Roma, ha contribuito a restituire ai padroni qualche centinaio di esemplari. Nella Capitale, peraltro, già nel 2007 la senatrice Monica Cirinnà, allora assessore all'Ambiente, in base a una casistica allarmante diramò una circolare con cui esortava a non lasciare gli animali incustoditi in automobile o legati fuori dai negozi, e periodicamente la stampa locale segnala qua e là il pericolo di furti. Ciò nonostante, in tutta Italia cani e gatti seguitano a volatilizzarsi, lasciando chi li ama in preda a un'angoscia che istituzioni e inquirenti con ogni evidenza ignorano.
MESSAGGERO VENETO
8 SETTEMBRE 2014
Cani rapiti, la testimonianza: "Così ho perso il mio Ash"
a cura di MARGHERITA D'AMICO
Ash e Nemo appartengono a due famiglie vicine di casa a Bivio San Polo, vicino Tivoli, alle porte di Roma. I due cani vengono rapiti alla fine di luglio, a tre giorni di distanza uno dall'altro. Nel caso di Ash, cucciolone di sanbernardo meticcio, al momento della scomparsa il proprietario ha visto allontanarsi di corsa un furgone. A seguito del polverone sollevato su social network e stampa, Nemo, pastore maremmano sterilizzato e microchippato adottato da un canile, viene restituito. E' legato a un palo, a parecchi chilometri da casa. E' intontito, l'hanno lavato e ha una coscia tosata e ferita. Ash invece viene rilasciato nei pressi della ferrovia e muore investito da un treno nel tentativo di tornare a casa. Numerosissimi, sottovalutati da istituzioni e inquirenti, i furti di animali d'affezione (cani e gatti) colpiscono tutta la Penisola e creano disperazione fra i proprietari, ma le relative denunce, contrariamente a quanto si fa per le automobili, non sono raccolte in una banca dati che permetta di studiare e combattere il fenomeno
"CONTRO I FURTI DI ANIMALI ATTIVARE IL DATABASE DELL'ANAGRAFE CANINA"
Associazioni: altrimenti è impossibile parlare di reato
"Chiediamo alle Regioni di implementare il database dell'anagrafe canina nazionale per contrastare il fenomeno, in aumento, dei furti degli animali". Così Lav, Enpa, Avcpp ed Animalisti italiani alla scoperta, dopo la pubblicazione di una inchiesta giornalistica sull'argomento, dell'assenza di un sistema informatico nel quale le forze di polizia italiane possono inserire le denunce di sparizione/furto degli animali domestici presentate dai cittadini italiani.
"Si tratta di un fenomeno in aumento da anni. Sono moltissimi i cittadini che segnalano il furto dalla propria abitazione dei loro animali ma, una volta presentata la denuncia, essa non viene inserita in un sistema elettronico nazionale ed ogni denuncia rimane una querela contro ignoti chiusa nei cassetti delle forze di polizia - segnalano le associazioni -. Se invece il sistema dell'anagrafe canina nazionale venisse implementato con due nuovi campi, i tutori dell'ordine potrebbero accogliere la denuncia e trasmetterla anche all'Asl competente per territorio la quale potrebbe flaggare (segnare, ndr) i campi degli smarrimenti e delle sparizioni ed il fenomeno dei furti sarebbe misurabile su scala nazionale".
"I cani dotati di microchip, da decenni obbligo di legge, se ritrovati vengono certamente ricongiunti alla loro famiglia ma, fino a che il fenomeno dei furti e delle sparizioni sospette non sarà reso misurabile e non sarà misurato, è come se non esistesse, dando ampio spazio di manovra a chi di questo commercio fiorente sta facendo un drammatico business. Invitiamo tutti i cittadini a non lasciare mai incustoditi i propri animali e a predisporre ogni accortezza per tutelare la sicurezza dei propri cani e gatti: gli avvistamenti di furgoni sospetti e di effrazioni negli appartamenti si moltiplicano, specie nel centro nord d'Italia quindi occorre la massima attenzione".
GEA PRESS
8 SETTEMBRE 2014
Reggio Calabria, pre-apertura caccia. Migliaia di spari in area protetta. Appello al Ministro Martina
Intervento della Forestale e del CABS. Quattro persone denunciate
Apertura della caccia bollente in provincia di Reggio Calabria. I volontari del CABS, che monitorano il territorio dallo scorso 22 agosto per evitare l’uccisione di specie protette, hanno registrato migliaia di spari nella ZPS Costa Viola, nella quale ogni forma di caccia è vietata fino al 20 settembre.
Particolarmente colpite le località di Melia, Catona e Campo Calabro. Spari vengono altresì denunciati anche per il territorio del Parco Nazionale dell’Aspromonte.
Secondo il CABS sarebbero state abbattute specie protette, tra cui almeno due Falchi Pecchiaioli, visti cadere nelle campagne di Sinopoli.
Il passaggio di migliaia di uccelli rapaci e gruccioni ha favorito l’attività di bracconaggio, scatenatasi sin dal primo mattino. Un servizio di controllo realizzato dal Corpo Forestale dello Stato, Comando di Sant’Eufemia d’Aspromonte, svolto in collaborazione con il CABS ha portato alla denuncia di 4 persone che cacciavano illegalmente nel territorio di Solano ed al sequestro di quattro fucili.
Il CABS si rivolge al Governo ed in particolare al Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Maurizio Martina, responsabile dell’osservanza degli impegni internazionali assunti dall’Italia per la protezione delle rotte migratorie degli uccelli, affinchè siano potenziati i controlli e fatto finire lo scempio delle specie protette, in particolare in vista dell’arrivo delle specie più sensibili, come i Falchi di Palude.
L’associazione tedesca, specializzata in antibracconaggio e con numerosi Nuclei attivi in Italia, ha predisposto un dossier che verrà consegnato alla nuova Commissione Europea, che si insedierà nel prossimo autunno. Nel documento sono esposte in forma dettagliate quelle che il CABS definisce inadempienze dell’Italia sulla sorveglianza dell’attività venatoria e sul commercio di specie protette in Calabria, Sicilia e Sardegna, con la richiesta di aprire una nuova procedura d’infrazione contro il nostro Paese per inosservanza degli obblighi comunitari.
I presidi dei volontari del CABS proseguiranno fino alla fine del passaggio migratorio degli uccelli rapaci.
Già nei giorni scorsi il CABS aveva denunciato il diffuso bracconaggio in danno ai Falchi Pecchiaioli, chiedendo l’intervento del NOA, il Nucleo Operativo Antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato (vedi articolo GEAPRESS).
TARGATO CN
8 SETTEMBRE 2014
Ormea (CN): cani da difesa contro i lupi, un problema o una risorsa? Una lettera al sindaco
Michele Corti, del Progetto Propast Regione Piemonte, scrive al sindaco: "I margari subiscono ogni anno perdite e si sono dovuti attrezzare - anche sulla spinta del Parco e dei lupologi - di cani abruzzesi. Ora la beffa: il nuovo sindaco è intenzionato con il rinnovo degli affitti a proibire o limitare l'uso dei cani"
"Amarezza tra i margari di Ormea e quelli (e non sono pochi) che frequentano la località dell'alta val Tanaro. Il nuovo sindaco, prendendo spunto da alcuni episodi (uno a carico del figlio di un consigliere comunale parrebbe) lancia una campagna contro i cani da protezione delle greggi e delle mandrie che i margari e i pastori sono stati - obtorto collo - costretti ad adottare su pressione del WWF e del Parco delle Alpi Marittime.
La vicenda delle Alpi marittime è emblematica. Agli enti 'ambientalisti', che hanno fatto del lupo un totem, interessava far adottare ai pastori e ai margari i cani da protezione.
Una volta che ciò è avvenuto, considerato che, per i suddetti, con i cani da protezione "è possibile convivere con i lupi", essi hanno raggiunto il loro obiettivo: impedire ai pastori e ai margari di lamentarsi del lupo. Se lo fanno vengono accusati di non saper gestire i cani, di non allestire bene i recinti dal momento che questi mezzi sono ritenuti infallibili. La realtà è un altra. Questi mezzi non solo non sono infallibili ma creano altri problemi.
Con i cani il problema lupo non è stato affatto risolto e in più si apre il contenzioso con gli escursionisti, i bikers, gli operatori turistici (in particolare i gestori dei rifugi alpini), di rimbalzo gli amministratori locali che temono che la presenza dei cani allontani il turismo.
Bisogna però ricordare che senza mandrie e greggi la montagna alpina non avrebbe più prodotti autenticamente "del territorio" da offrire e che il paesaggio che i turisti cercano (fatto di pascoli, manufatti pastorali, animali al pascolo) non esisterebbe più. Non ci sarebbero più neppure molti sentieri, molti ponticelli ed altre piccole opere d'arte che consentono la frequentazione della montagna cadrebbero in rovina.
Il sindaco denuncia: i cani sono un problema (ma da quanti anni esiste il problema?)
"Prima avevamo il «problema lupi». Adesso abbiamo anche quello dei cani da guardia. Prenderemo provvedimenti, perché riteniamo ci sia pericolo per l’incolumità delle persone"!. ha dichiarato Giorgio Ferraris. Nelle ultime settimane sui monti intorno alla localitàdell’Alta Val Tanaro alcuni esemplari di razza maremmana, utilizzati dai margari per difendere i pascoli dall’aggressione dei lupi, sono stati protagonisti di attacchi a escursionisti.
"Un danno d’immagine senza precedenti", secondo Ferraris. Ha ragione ma come pensa di risolvere il problema il primo cittadino di Ormea? Penalizzando ulteriormente gli allevatori? Purtroppo si è colta qualche avvisaglia in tal senso. E quel che è peggio assumendo provvedimenti che vanno indiscriminatamente a colpire tutta la categoria dei margari.
Il Comune di Ormea è proprietario di 20 alpeggi che sono in rinnovo di contratto e il sindaco ha fatto sapere che nuove regole restrittive saranno introdotte nei capitolati.
Se si vuole il lupo si devono accettare anche i cani e il loro utilizzo efficiente
Volere il lupo significa accettare, quanto meno, che il pastore si doti di cani (abruzzese o dei Pirenei) in grado di difendere efficacemente il bestiame. In realtà i pastori di tutta Europa, confrontati con la presenza del lupo, chiedono altro. Chiedono a gran voce di poter integrare le misure di difesa passiva (recinzioni, dissuasori ottici e acustici, mute di cani da guardiania) con la possibilità di poter difendere con il fucile gli animali.
Una richiesta che deriva dalla basilare constatazione che l'aumento della soglia di rischio per il predatore rappresenta un efficace deterrente dal momento che il lupo, animale intelligentissimo, non tarda a capire che in determinate circostanze... si gioca la pelliccia ed è meglio rinunciare ad una rischiosa (sia pure in sé facile) preda faticando un po' di più nella caccia alla fauna selvatica.
Per ora, in omaggio ad un animal-ambientalismo ideologico, in Italia l'impiego di mezzi attivi di difesa è impossibile (salvo poi assistere ogni anno ad una strage di lupi con mezzi anche crudeli).
Se intendere stare nella legalità il pastore/margaro oggi può contare sui cani come migliore arma difensiva. Ma impegare un solo cane è impossibile. Innanzitutto i cuccioli vanno integrati nel gregge/mandria in presenza di altri cani. Inoltre come tutti gli animali sociali la mancanza di un compagno/a è sconsigliabile per il benessere psicologico dell'animale (in Svizzera è obbligatorio avere due cani anche per chi li detiene da compagnia).
Ma la questione principale è un'altra: dal momento che il lupo agisce solo raramente da solo (giovani maschi in dispersione) la presenza di un solo cane è del tutto insufficiente a tutelare gli animali dall'attacco di più lupi.
In soldoni un gregge di 1500 ovini dovrebbe essere protetto da almeno 10 cani.
La gestione del conflitto con i turisti
I pastori e i pastoralisti come il sottoscritto (che gli enti ambientalisti si guardano bene dall'interpellare perché 'scomode' voci a difesa di una categoria - pastori e margari - che ha ben pochi sinceri avvocati difensori) hanno sempre sostenuto che le condizioni delle Alpi, specie una parte di quelle occidentali e quelle centrali) sono ben diverse dalle condizioni appenniniche e che l'impiego di un numero adeguato di cani (anche tenedo conto delle aspetrità morfologiche del terreno) avrebbe comportato gravi conflitti con i turisti. Anche perché ci sono molti più escursionisti sui sentieri alpini che su quelli abruzzesi.
Però, siccome agli enti ambientalisti non interessa affatto difendere efficacemente il pastoralismo (che viene visto come un 'disturbo' alla fauna e alla flora selvatiche) il problema per loro non si poneva. "Vi abbiamo dato i cani, se avete lo stesso predazioni e se si cerano conflitti con i turisti siete voi pastori/margari incapaci". Insomma loro la coscienza se la sono ipocritamente lavata.
La soluzione? Sostenere gli allevatori
Di certo, però, sappiamo che la mitigazione del conflitto tra presenza dei cani e turismo non si risolve con la bacchetta magica e tantomeno con dei cartelli. I pastori/margari vanno supportati con un ventaglio di misure che consentano loro di operare con maggior serenità. Addestramento e controllo cani, presenza più assidua di personale sono cose che vengono da sé se il margaro/pastore ricevesse un serio aiuto e serie compensazioni per tutti i costi e i disagi chge deve sostenere per la libertà e la proliferazione del lupo. Specie bellissima, affascinante, misteriosa, intrigante, dicono loro. Il pastore la pensa diversamente e in realtà dal punto di vista dell'ecologia biologica e non dell'ecologia spettacolo, ideologia, strumentalizzazione economica, un predatore opportunista, capace di nutrirsi alle discariche, che si approfitta degli spazi ecologici, delle opportunità esattamente come una cornacchia grigia o un gabbiano.
Il progetto Wolf Alp di cui il Parco Alpi Marittime è il capofila ha un budget di 7 milioni di euro. La montagna manca di tante cose necessarie ma al lupo e, soprattutto, a chi parla in nome e per conto di esso, non si deve fare mancare niente. Una politica offensiva nei confronti della montagna che fa conto sulla passività politica dei montanari, sui soliti meccanismi clientelari di mantenimento del consenso, su rappresentanze degli interessi dei montanari e degli allevatori che in realtà rappresentano articolazioni della casta che alligna nelle città, nelle segreterie dei partiti, nelle fondazioni bancarie ecc. ecc. Il consiglio che mi sono permesso di dare al sindaco di Ormea è di far scucire al Parco un po' di quei soldini per mitigare il conflitto tra margari e turismo.
Ad ogni buon conto ho scritto al Sindaco di Ormea
Gentile Sig. Sindaco di Ormea
Con la presente le trasmetto in allegato la delibera della Giunta Regionale che stabilisce i criteri per la corresponsione del premio a sostegno degli oneri sostenuti da pastori e margari per la difesa dal lupo.
Come potrà constatare la graduatoria per l'assegnazione dei premi tiene conto non solo della presenza del cane da guardiania ma anche del rapporto tra il numero di cani e i capi di bestiame.
La ratio del provvedimento è facilmente ravvisabile nel'obiettivo di promozione di una difesa più efficace dal predatore con il conseguente contenimento delle perdite e degli indennizzi liquidati a fronte di perdite.
La invito pertanto a riconsiderare la posizione assunta in materia di presenza dei cani da protezione tenendo presente che la mitigazione del conflitto tra presenza del lupo, attività di allevamento e valorizzazione turistica non può passare dalla penalizzazione degli allevatori che già si sono accollati oneri non lievi a seguito della reintroduzione del grande carnivoro sulle Alpi marittime.
Le rammento che il Progetto Life Wolf Alp - primo anno operativo 2014 - è finanziato per la ragguardevole cifra di 7 milioni di € (di cui 1,5 destinati al Piemonte) e che nell'ambito della cospicua dotazione finanziaria del progetto possono (dovrebbero) essere previste tutte le azioni di mitigazione del potenziale conflitto tra frequentatori turistici ed operatori zootecnici (informazione, posa di cartelli segnaletici, dotazione di altri mezzi di dissuasione di tipo ottico e acustico, addestramento di cani con idonee caratteritiche comportamentali).
Ritengo che è attraverso lo studio e l'attuazione di misure di mitigazione e non attraverso la criminalizzazione degli allevatori che si potrà pervenire a contemperare gli interessi in gioco, tenendo però presente, sul piano dell'onestà intellettuale e politica, che senza allevatori non esistono prodotti agroalimentari di qualità specifica da offrire ai turisti né paesaggi, sentieri, manufatti che costituiscono larga parte dell'attrattività della montagna alpina.
Distinti saluti Michele Corti Progetto Propast Regione Piemonte"
NELCUORE.ORG
8 SETTEMBRE 2914
TREVISO, AFFIDAMENTO CONGIUNTO PER IL CANE DI DUE EX FIDANZATI
I legali: un fine settimana a lui e l'altro a lei
Affidamento un fine settimana sì e l'altro no, ma anche per un periodo durante le vacanze. Non si tratta di un accordo di separazione per l'affidamento dei figli, ma dell'intesa per la custodia del cane di razza whippet, una specie di levriero inglese, che starebbero per prendere due ex conviventi. I legali dell'uomo e della donna - rivela "Il Gazzettino" - stanno trattando su questo punto. Resta il fatto che, comunque, l'intesa non sembra impossibile. Un accordo che metterebbe probabilmente fine alla "guerra" tra i due ex per la proprietà del cagnetto. Una lite che è sfociata in due distinti processi: uno penale e l'altro civile. La donna, 35 anni, di Oderzo, in provincia di Treviso, assistita dallo studio dell'avvocato Barnaba Battistella, ha infatti denunciato l'ex fidanzato compaesano 36enne. Per riavere il levriero dall'uomo, difeso dall'avvocato Lorenza Secoli, è stata contestata anche l'accusa di appropriazione indebita. Ma si vede una via d'uscita, per fortuna.
IL GIORNALE
8 SETTEMBRE 2014
Cane conteso tra gli ex, il giudice decide: "Un weekend a testa"
Nel Trevigiano una coppia di ex conviventi si è rivolta al tribunale per stabilire con chi dovesse stare il loro levriero Whippet
Trascorrerà un finesettimana a casa di lui, un altro a casa di lei, lo ha deciso il giudice. A fare notizia però è il soggetto in questione, che non è, come ci sarebbe da aspettarsi, un bimbo, ma un cane. Più precisamente un Whippet, un levriero inglese di media taglia.
La storia arriva da Oderzo, un paese di ventimila abitanti in provincia di Treviso: l'edizione locale de Il Gazzettino racconta che un avvocato di 35 anni ha denunciato l'ex fidanzato per appropriazione indebita dell'animale.
Dalla denuncia sono scaturiti addirittura due procedimenti, uno civile e l'altro penale. Ora gli avvocati delle due parti sembrano aver raggiunto un accordo e il cane ha potuto scoprire chi sarà il suo padrone. A settimane alterne, prima l'uno e poi l'altro dei due ex conviventi.
LIBERO
10 SETTEMBRE 2014
Animali, quattro anni in tribunale per la custodia del cane
di Alessandro Gonzato
Pochi giorni fa gli avvocati di due ex fidanzati 35enni di Oderzo, in provincia di Treviso, avevano raggiunto l’accordo: il cane di quella che un tempo era una coppia, un esemplare di razza Whippet di cinque anni - della famiglia anglosassone dei levrieri - avrebbe trascorso in modo alternato un fine settimana col padrone e l’altro con la padrona. Anche le vacanze le avrebbe passate un po’ con l’uno e un po’ con l’altra.
Il giudice aveva trattato l’animale come si fa per le cause di separazione che riguardano l’affidamento di un figlio. I legali, dopo un lungo duello in aula in cui i clienti si erano dati battaglia per tenere con sé Fido, sembravano aver finalmente trovato un punto d’incontro, almeno per quello che riguarda il profilo civile della causa. Ora tutto si è complicato. La donna infatti ha deciso di opporsi al giudice che la scorsa settimana aveva rigettato il suo ricorso d’urgenza per l’affidamento totale del cane sulla base della proprietà indicata dal microchip.
Il magistrato - fa sapere il legale dell’uomo - aveva sentenziato che la cosa era riconducibile a una semplice questione di opportunità. «Siamo pronti» dice l’avvocato «a dimostrare che in questi quattro anni il cane si è affezionato al suo padrone, il quale ne aveva pagato l’acquisto e ha continuato a curarlo, mentre l’ex compagna da almeno due anni non ha contatti con l’animale e non contribuisce alle spese del suo mantenimento». Ma come sarà possibile dimostrare in un’aula di tribunale che Fido vuole più bene all’uno o l’altra? Dipenderà da quanto volte scodinzolerà verso ciascuno dei due padroncini o da come gli correrà incontro? E se abbaierà, il gesto sarà preso come un atto d’amore o di ribellione?
La donna ha inoltre chiesto il risarcimento dei danni morali: ha da poco messo alla luce un figlio, e questo scontro legale l’avrebbe turbata. La questione, quantomeno in sede civile, è destinata ad andare ancora per le lunghe. Sul fronte penale invece si sa già che gli ex fidanzati torneranno in aula il 26 febbraio. Parenti, amici e il veterinario saranno sentiti come testimoni. Sul padrone di Fido pende l’accusa di appropriazione indebita: l’ex convivente sostiene che dopo la fine della relazione l’uomo sarebbe rimasto in casa con l’animale.
«Casi come questo» dice a Libero l’avvocato Fabio Capraro del foro di Treviso (ha in uscita un libro dal titolo «Separazioni e divorzi. Storie, leggi e personaggi», con una parte dedicata agli animali) «sono in aumento. Spesso è un mezzo per danneggiare la persona dalla quale ci si sta separando. Di recente mi sono occupato di un signore che in tutta la sua vita aveva conosciuto una sola donna. Dopo aver scoperto che lo tradiva, è scoppiata una guerra che ha coinvolto subito il cane. Ma di mezzo» conclude «finiscono pure gatti e pappagalli». L’80 per cento delle volte, sottolinea il legale, è la donna a spuntarla.
La cagnolina più celebre e contesa degli ultimi anni è stata sicuramente quella di Liz Taylor, Daisy, per la cui custodia - dopo la morte dell’attrice - si sono battuti il figlio e l’ex manager della diva. La bestiola era già balzata alle cronache per aver ingoiato la famosa perla «La Peregrina» (battuta all’asta nel 2011 a quasi 12 milioni dollari) che l’allora marito Richard Burton regalò a Liz il giorno di San Valentino. Il prezioso, in qualche modo, venne poi recuperato.
METEO WEB
8 SETTEMBRE 2014
Salute: col contatto con gli animali diminuisce il rischio asma
Avere animali in casa quando si ha un bimbo molto piccolo puo’ diminuire il rischio di asma e allergie dell’80% fino all’eta’ di sei anni. Lo afferma uno studio presentato al congresso dell’European Respiratory Society in corso a Monaco dell’Helmholtz Zentrum Munchen Research Centre, secondo cui la protezione, anche se minore, dura almeno fino ai 10 anni. I ricercatori hanno usato le informazioni di 2441 neonati tedeschi seguiti per la prima decade di vita, il 55% dei quali aveva avuto contatti con gli animali entro i primi tre mesi di vita che arrivavano anche a dormire su pellicce. In questa categoria il rischio di asma fino all’eta’ di 6 anni e’ risultato pia’ basso del 79%, mentre fino ai dieci del 41%. ”Studi precedenti hanno suggerito che i microbi trovati nelle localita’ rurali possono proteggere dall’asma – sottolineano gli autori -. La pelle degli animali puo’ essere allo stesso modo un serbatoio per diversi tipi di microbi, proteggendo attraverso lo stesso meccanismo”.
FARMACIA.IT
9 SETTEMBRE 2014
Gli animali in casa riducono il rischio di asma nei bebè
Gli animali in casa riducono il rischio di asma nei bebè: uno studio tedesco dimostra che il pelo riduce fino all’80 per cento i rischi di problemi respiratori.
Lo studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Helmholtz Zentrum Munchen Research Centre, coordinato da Christina Tischer, ha rilevato che i neonati che nei primi 3 mesi di vita dormono a contatto con il pelo degli animali mostrano un rischio di sviluppare l’asma a 6 anni, inferiore dell’80%, e del 40% più basso all'età di 10 anni.
La ricerca presentata al Congresso della Società europea di malattie respiratorie di Monaco di Baviera, è giunta a queste conclusioni dopo aver seguito quasi 2500 bambini sani fino ai 10 anni. I risultati osservati dagli specialisti tedeschi hanno indicato che il 55% di loro aveva dormito con una pelliccia di questo tipo e mostrava una riduzione delle possibilità di possibilità di asma a 6 anni del 79%.
"Studi precedenti hanno suggerito che germi trovati in ambienti rurali possono proteggere dall’asma - ha dichiarato Tischer -. Il pelo animale può essere un serbatoio per varie tipologie di microrganismi". Il vecchio adagio che crescere in campagna, senza eccessi di prevenzione o troppe manie igieniste è confermato dunque dalla scienza: è l’eccessiva salvaguardia dalle contaminazioni che rende i bimbi molto vulnerabili alle allergie.
Per queste ragioni, il team di studiosi tedeschi suggerisce di utilizzare l’uso di tappezzerie con pelli di pecora biologiche per lettini, carrozzine e passeggini. Ed è vivamente consigliata inoltre, oltre che per la piacevolezza e i solidi benefici psicologici, anche la presenza di animali domestici che possano accompagnare la crescita del bebè in modo sano.
GREEN STYLE
9 SETTEMBRE 2014
Asma nei bambini: cani e gatti riducono il rischio
La presenza di animali domestici in casa, come i più diffusi cani e gatti, potrebbe ridurre il rischio d’asma nei bambini. È quanto svela uno studio condotto da alcuni ricercatori tedeschi, esteso per 16 anni e presentato all’European Respiratory Society (ERS) International Congress di Monaco. Secondo i dati raccolti dall’Helmoltz Zentrum di Monaco, i bambini che rimangono nei primi tre mesi di vita a contatto con la pelliccia animale hanno possibilità ridotte di soffrire di asma con la crescita. Il tutto sarebbe dovuto all’esposizione ripetuta ad alcuni microbi normalmente presenti sulla pelle degli animali, capaci di stimolare e sviluppare il sistema immunitario degli infanti. Così spiega la dottoressa Christina Tischer: «Studi precedenti hanno suggerito che i microbi rinvenuti nei contesti rurali possano proteggere dall’asma. La pelle degli animali può essere una riserva per i più svariati tipi di microbi, seguendo così un meccanismo simile a quello osservato negli ambienti rurali».Per oltre 16 anni, i ricercatori hanno analizzato la crescita di 2.441 individui nati senza alcuna complicazione o patologia ereditata, il 55% dei quali abituati nei primi mesi di vita a dormire su pellicce di originane animale. Giunti ai 6 anni, le probabilità di sviluppare asma si sono rivelate del 79% ridotte in questo gruppo, un dato che scende fisiologicamente ai 10 anni al 41%. I responsabili di queste chance ridotte, e quindi di condizioni di salute migliori, sarebbero proprio gli agenti presenti sul pelo e la pelle animale: «I nostri dati hanno confermato come sia cruciale studiare ulteriormente l’ambiente di microbi sulla pelliccia animale, per confermare l’associazione rilevata».Sebbene non si faccia riferimento esplicito a cani e gatti, bensì alle pellicce, pare che sia molto probabile che la possibilità di giocare frequentemente con un amico a quattro zampe possa garantire gli stessi risultati, un’ipotesi che verrà presto a fondo analizzata. In particolare proprio sui mici, perché rispetto alle controparti canine sono normalmente più coinvolti in casi di allergia al pelo, date le speciali proteine naturalmente presenti sul loro manto.
Altre ricerche, come quella della John Hopkins University pubblicata lo scorso luglio, svelano come la mania degli ultimi anni alla sterilizzazione potrebbe essere in realtà nociva per i nuovi nati, poiché il loro sistema immunitario in formazione non ha la possibilità di confrontarsi con degli agenti praticamente ubiquitari a cui saranno esposti per la gran parte della vita. Questo non vuol dire che un bambino debba essere accudito nella sporcizia, semplicemente come l’eccessiva ricerca dell’igiene possa portare a risultati opposti rispetto a quelli sperati.
LA ZAMPA.IT
8 SETTEMBRE 2014
“I cani in ufficio? Rendono l’ambiente meno stressante”
I risultati di una ricerca statunitense dimostrano i benefici della convivenza con un quattrozampe sul luogo di lavoro
FULVIO CERUTTI
Meno stress, migliore comunicazione, maggiore soddisfazione sul lavoro e più collaborazione tra impiegati. Sarebbero questi i benefici portati dalla presenza di un cane in ufficio. A dirlo i risultati di una ricerca condotta dalla Virginia Commonwealth University pubblicato sul Journal of Workplace Health Management.
Lo studio, eseguito presso la Replacements, Ltd., un’organizzazione che ha circa 550 dipendenti, ha monitorato gli effetti della presenza di 20 a 30 cani presenti ogni giorno. In particolare, sono stati rilevati e analizzati i livelli di ormoni dello stress presenti nella saliva degli impiegati per tutto il giorno, oltre ad averli coinvolti in test scritti. I ricercatori hanno confrontato i risultati di tre diversi gruppi: quelli che portano il loro cane in ufficio, quelli che lasciano il loro cane a casa, e quelli senza cani. E’ apparso un evidente calo dello stress durante il giorno per coloro che hanno portato il loro cane in ufficio o per chi ha interagito con loro durante il giorno, e un aumento dello stress per quelli che non avevano cani accanto né avevano interagito con quelli del primo gruppo.
Oltre a un calo dello stress per coloro che hanno portato il loro cane a lavorare, si è registrato un aumento della comunicazione e dell’attività fisica in tutti e tre i gruppi sottoposti al test. Spesso, un dipendente che non aveva con sé il proprio cane, si offriva di portare a spasso il cane di un collega per una breve passeggiata. «La presenza di un animale domestico ha un basso costo - ha dichiarato il professor Randolph T. Barker, direttore del gruppo di ricerca - e rappresenta una pronta soluzione per migliorare il benessere in ufficio, ne possono beneficiare in molti e può aumentare la soddisfazione organizzativa e la percezione di sostegno».
NEL CUORE.ORG
8 SETTEMBRE 2014
"LA GLOBALIZZAZIONE NON BATTE LA FAME: SERVE MANGIARE MENO CARNE"
Ecco lo studio dell'Università della Virginia
Poiché la popolazione mondiale continua a crescere, di circa un miliardo di persone dai 12 ai 14 anni dal 1960, l'approvvigionamento alimentare globale non può soddisfare la crescente domanda. In particolare, per i Paesi agricoli poveri nelle regioni aride e semi-aride, come il Sahel in Africa, che già dipendono dalle importazioni per gran parte del loro sostentamento alimentare.
Una nuovo studio dell'Università della Virginia, pubblicato online sulla rivista dell'American Geophysical Union, "Earth's Future" (Il futuro della terra), prende in esame la sicurezza alimentare globale e le correnti di scambio del cibo che - fino a questo rapporto - sono state studiate solo minimamente. Utilizzando i dati della produzione e del commercio di materie prime agricole alimentari raccolti dalla Fao (Food and agriculture organization), delle Nazioni Unite, lo studio ricostruisce il la rete commerciale globale del cibo in termini di calorie scambiate tra i Paesi. Un punto di vista innovativo, insomma.
"Abbiamo riscontrato che, nel periodo tra il 1986 e il 2009, la quantità di cibo che viene scambiata è più che raddoppiata e la rete alimentare globale è diventata per il 50 per cento più interconnessa", ha detto Paolo D'Odorico, professore di Scienze ambientali dell'ateneo americano e autore principale dello studio. Che prosegue: "Il commercio alimentare internazionale rappresenta ormai il 23 per cento della produzione di cibo mondiale. E gran parte di questa produzione si sposta dai Paesi agricoli ricchi a quelli più poveri".
D'Odorico ha osservato che la produzione di cibo durante questo periodo di più di due decenni è aumentata del 50 per cento, "fornendo una quantità che sarebbe sufficiente a sfamare la popolazione mondiale con una crescente dipendenza dalla redistribuzione attraverso il commercio".
Lo studio fornisce un'analisi dettagliata del ruolo del commercio alimentare in diverse regioni del mondo, con le mappe che mostrano aree di autosufficienza e altre che rappresentano il commercio di dipendenza. D'Odorico e i co-autori dimostrano che la maggior parte dell'Africa e del Medio Oriente non sono autosufficienti, ma gli scambi commerciali hanno migliorato l'accesso al cibo proprio in Medio Oriente e nella regione del Sahel - una vasta, popolosa, regione semi-arida che si estende in tutta la parte centrale del continente africano - che altrimenti non sarebbero in grado di produrre abbastanza cibo per le proprie popolazioni. I ricercatori hanno riscontrato, tuttavia, che il commercio non ha sradicato l'insufficienza alimentare nell'Africa sub-sahariana e in Asia centrale.
"Nel complesso, negli ultimi due decenni, si è registrato un aumento del numero di Paesi dipendenti dal commercio che raggiungono la sufficienza attraverso proprio l'affidamento agli scambi commerciali", ha spiegato D'Odorico. "Questi Stati possono diventare più vulnerabili nei periodi di scarsità di cibo, come è accaduto nel corso di una crisi alimentare nel 2008 e nel 2011".
Il professore dell'Università della Virginia ha anche scoperto che 13 prodotti agricoli - grano, soia, olio di palma, mais e zucchero, tra gli altri - costituiscono l'80 per cento della dieta e degli alimenti del commercio mondiale. Ma è stato anche rilevato un fatto molto curioso: la Cina sta aumentando notevolmente il suo consumo di carne, che già sta cambiando il modelli di utilizzo del territorio in quel Paese. Perché la produzione di carne richiede molta più superficie rispetto all'agricoltura con i raccolti. "I grassi e le proteine tendono ad aumentare con lo sviluppo economico dei Paesi emergenti - ha commentato D'Odorico - Un incremento del consumo di prodotti di origine animale sta potenziando ulteriormente la pressione antropica sui campi coltivati e i pascoli".
GREEN STYLE
8 SETTEMBRE 2014
Uccisi 5.000 cani randagi in Cina, pericolo rabbia
Oltre 5.000 cani randagi sarebbero stati soppressi in una cittadina cinese per contenere il pericolo della rabbia. È quanto riporta un’agenzia locale, Xinhua, poi ribattuta da tutte le altre testate occidentali. La decisione deriverebbe dalla morte di 5 persone, tutte contagiate dalla pericolosa zoonosi. Il tutto sarebbe successo a Baoshan, nella provincia sud-occidentale di Yunnan, dove vi sarebbero stati diversi contagi dal cane all’uomo di rabbia. Circa 5.000 randagi sarebbero stati soppressi, mentre 100.000 altri esemplari – compresi anche quelli domestici – sarebbero stati sottoposti all’adeguata profilassi di vaccinazione. L’intervento si sarebbe reso necessario a seguito del decesso di cinque persone, una lo scorso luglio e quattro ad agosto. Sebbene la rabbia non sia un’infezione particolarmente frequente nella zona, la malattia è mortale sia per gli animali che per l’uomo, poiché danneggia irrimediabilmente il sistema nervoso. Non è la prima volta che in Cina vengono adottate misure così drastiche, ma a quanto pare inevitabili date anche le condizioni igienico-sanitarie di alcune località: nel 2006, ad esempio, sono state 16 le vittime contagiate dai quadrupedi, con la conseguenze soppressione di moltissimi esemplari in libertà. Alcune associazioni animaliste locali, tuttavia, da anni sostengono come le misure di contenimento debbano essere preventive con la vaccinazione e la sterilizzazione, per evitare vere e proprie mattanze.
La rabbia, un virus ormai raro nelle nazioni occidentali e nei centri urbani, viene trasmesso all’uomo a causa del contatto ravvicinato con un animale infetto, spesso tramite un graffio o un morso poiché alte concentrazioni del virus sono presenti nella saliva. I cani, così come le volpi, sono fra gli animali più frequentemente coinvolti. In Europa, tuttavia, per gli amici a quattro zampe il rischio è ridotto al minimo, pur non essendo l’agente completamente debellato: dal 1977 a oggi, sarebbero poco meno di 20 i cani contagiati. Per gli animali selvatici, invece, da decenni vengono messe in atto delle estensive campagne di vaccinazione, con appositi bocconi lasciati strategicamente in boschi e spazi verdi per proteggere proprio volpi e altri esemplari.
NEL CUORE.ORG
8 SETTEMBRE 2014
HONG KONG: FA MORIRE IL CUCCIOLO NELLA LAVATRICE, INDAGINE
Due foto su Facebook e una petizione da 20mila firme
La polizia di Hong Kong, riferisce "The Straits Times", ha aperto un'indagine per maltrattamento di animali a carico di una persona – il nickname è Jacky Lo - che su Facebook ha postato due foto di un cucciolo dal pelo bianco alle prese con una lavatrice: nella prima l'animale lotta per uscire dal cestello, nella seconda per tenere la testa fuori dall'acqua mentre il cestello appare in moto.
"lo" ha spiegato di aver voluto mostrare "come lavare rapidamente un cane". Ad un altro utente che gli aveva chiesto se l'animale era morto l'autore delle foto ha scritto: "Sì, vuoi vedere?"
Il mese scorso è stata diffusa una petizione, arrivata quasi a 20 mila firme, che sollecitava l'intervento delle autorità.
La legislazione in vigore in Hong Kong prevede che atti di crudeltà contro gli animali possono comportare sanzioni fino a tre anni di carcere e una multa di oltre 30 mila dollari.
LA ZAMPA.IT
8 SETTEMBRE 2014
Mette il cane in lavatrice e pubblica le foto sul web
Un cucciolo bianco si aggrappa ai bordi interni di una lavatrice che sembra essere in pieno movimento. Così si presentano le immagini pubblicate su Facebook dall’utente Jacky Lo e che hanno scatenato un fiume di proteste da tutto il mondo. La Polizia di Hong Kong ha annunciato di aver aperto un’inchiesta per presunta crudeltà sugli animali.
«Un modo ultra-veloce per lavare un cane» lo ha definito il ragazzo a chi lo attaccava. E come se non bastasse, quando un altro utente del social network gli ha domandato se avesse ucciso il cane, lui ha risposto: «Sì. Ti piacerebbe vedere?»
La legislazione in vigore in Hong Kong prevede che atti di crudeltà contro gli animali possono comportare sanzioni fino a tre anni di carcere e una multa di circa 26mila dollari. Ma per ora non è stato arrestato nessuno.
Guardiano dei mari per salvare i delfini da catture e mattanze
È lo scopo di vita del veterinario udinese Eugenio Fogli. Dal Giappone alle Faer Oer le vacanze sono per i mammiferi
di Federica Barella
UDINE. Ormai le sue ferie lui se le gioca così: salvando delfini. Da quelli belli, da immagine classica e da favola a rischio nelle acque del Giappone fino a quelli meno affascinanti che migrano a Nord, poco sotto l’Artico, anch’essi nel mirino dei pescatori.
Eugenio Fogli, veterinario con studio a Udine, è sempre più ormai cittadino del mondo, anzi cittadino degli oceani. Il mare è la sua dimensione. I delfini il suo scopo di vita, anche se non l’unico. Quest’inverno quasi un mese a Taiji, nel paese del Sol Levante, armato di macchina fotografica per scattare immagini che poi fecero il giro del mondo, grazie anche all’associazione ambientalista internazionale di guardiani del mare “Sea Shepherd”. Immagini che ritraevano la crudele mattanza dei delfini, la cattura di branchi di centinaia di animali, compreso un rarissimo esemplare albino, e le acque delle piccole baie tinte di rosso dal sangue di questi dolci mammiferi massacrati.
Per permettersi un mese in Giappone aveva risparmiato sulle ferie del 2013 e aveva attivato una rete di colleghi per coprire le esigenze e le richieste dello studio veterinario che gestisce, per non abbandonare del tutto i suoi vari clienti a quattro zampe e non.
E ad agosto lo ha rifatto. Un po’ sentendosi in colpa nei confronti dei colleghi. Ma sapendo comunque di agire per una causa giustissima. Parte di agosto Eugenio, sempre con “Sea Sheperd”, lo ha trascorso alle isole Faer Oer, protettorato danese ma extra Ue dove la caccia ai delfini è ancora, per la popolazione locale, una tradizione irrinunciabile. «Tanti non sanno nemmeno che stanno cacciando delfini. Quelli di questa zona sono globicefali, non hanno il “simpatico” muso degli altri. Ma anche se fossero balene non ci sarebbero scuse. Invece questi della balena hanno solo un falso nome, ovvero “pilot whales”».
Gli abitanti delle Faer Oer li cacciano, li uccidono a centinaia. A volte, in una sola stagione, catturano e macellano anche oltre mille esemplari. Ma quest’anno, ennesima campagna di vigilanza di “Sea Shepherd” in questi mari del nord, i numeri sono decisamente diversi. Solo nell’ultima settimana di agosto i cacciatori sono riusciti a intrappolare in qualche baia dell’isola degli esemplari.
Per il resto la tecnica di questi volontari vigilanti del mare ha funzionato. «Niente violenze, nessun contatto diretto con la popolazione locale – spiega il veterinario friulano –. In questi casi, come già in Giappone, anche se con modalità di intervento diverse, cerchiamo solo di tenere lontani i branchi delfini dalle zone a rischio». A volte rischiando loro stessi. Nell’ultimo week end un gruppo di volontari è stato fermato dalle forze di polizia dell’isola, in un intricato gioco di contraddizioni.
Le Faer Oer sono protettorato danese, ma indipendenti. E così se la Danimarca rispetta il divieto di pesa dei delfini imposto dall’Ue, per queste isole il discorso è diverso, visto che la caccia a questo genere di delfini è considerata una tradizione irrinunciabile. Anche da parte dei più giovani, i primi a mal sopportare la presenza dei “guardiani dell’oceano” sull’isola, tanto da prodigarsi in gestacci e diti medi alzati quando vedevano qualche “volontario”.
«Ma noi comunque continueremo le nostre campagne – spiega Eugenio Fogli –. L’opinione pubblica deve sapere. Queste mattanze non sono più ammissibili. Accanto a noi per fortuna c’erano anche volontari danesi, di terra ferma. Segno che anche in quelle terre ormai il pensiero comune sta cambiando. Il delfino è un animale essenziale. L’intelligenza di questi esemplari è potenzialmente grandiosa. Le circonvolute del cervello di un delfino sono addirittura più sviluppate di quelle di un uomo. Ammazzare i delfini significa ammazzare il nostro futuro».
E proprio al futuro va poi il pensiero di questo veterinario udinese. «Ora devo lavorare duro, accumulare nuove ferie. Ma è ovvio che anche le mie prossime vacanze saranno al fianco dei delfini! Dove? Non so, ma purtroppo c’è ancora molta da fare in loro difesa».
GEA PRESS
9 SETTEMBRE 2014
Sea Shepherd – Le Isole Faroe condannano i sei attivisti. I volontari: non paghiamo, per noi non è un crimine salvare la vita dei delfini
Milleduecento euro a testa per i sei attivisti di Sea Shepherd, arrestati nei giorni scorsi nelle isole Faroe per avere tentato di salvare i delfini globicefalo (vedi articolo GEAPRESS). I sei, inoltre, dovranno lasciare l’arcipelago facente parte del Regno Unito di Danimarca, sebbene quest’ultimo aspetto sarà confermato nelle prossime ore.
Stante quanto comunicato da Sea Shepherd, dell’allontanamento dei sei se ne dovrebbe occupare la Danimarca. Proprio lo stato membro della UE, è divenuto oggetto delle accuse degli ambientalisti.
Le Isole Faroe, infatti, non fanno parte della UE per via della loro autonomia. La marina danese, però, sarebbe stata presente nell’arcipelago proprio in occasione delle operazioni degli ambientalisti che si erano schierati in difesa dei delfini. Un’accusa, quella del presunto coinvolgimento danese, che era stata rilanciata anche dalla Fondazione Brigitte Bardot.
“Vogliamo proprio vedere come farà la Danimarca a trasferire dei cittadini europei, dall’Europa“. Questo il commento di Sea Shepherd che ricorda come attualmente nelle isole sono presenti due dei sei arrestati. Il giorno dopo l’arresto, gli attivisti vennero rilasciati con obbligo di apparire due giorni dopo presso la Corte. In quattro, però, avevano già programmato la partenza e la Corte aveva acconsentito al loro allontanamento.
Dunque, nelle Faroe, rimangono due attivisti dell’equipaggio di terra coinvolto negli arresti. Si tratta dell’italiana Maggie Gschnitzer e dello spagnolo Sergio Toribio.
Altri otto componenti di Sea Shepherd, facenti parte di dell’equipaggio imbarcato, saranno invece ascoltati dalla Corte il prossimo 25 settembre.
Secondo la ricostruzione fornita dagli ambientalisti, il gruppo di terra si era interposto tra i delfini globicefalo e la spiaggia, tentando di allontanare i poveri animali, battendo in acqua un bastone. L’intervento della polizia e, afferma sempre Sea Shepherd, dei militari danesi, ha però impedito l’azione di distrubo.
Sea Shepehrd sta in queste ore lanciando un appello per coinvolgere nuovi volontari, facendo però notare che mai, in questi giorni, è venuta a mancare la vigilianza.
Sea Shepherd ha altresì invitato a protestare contro le Ambasciate danesi.
Le condanne inflitte ai sei dalla Corte delle Isole Faroe, riguardano disturbo dell’ordine pubblico, ostacolo dell’attività di caccia e non aver rispettato l’ordine di lasciare la zona. Per questa ultima accusa, sono stati condannati solo in tre. Si tratta del cittadino spagnolo, un francese ed un messicano.
Relativamente alla sanzione pecuniaria, i volontari di Sea Shepherd hanno annunciato di non voler pagare la sanzione pecuniaria. Il motivo? Non riconoscono come crimine il tentativo di salvare la vita ai delfini.
LA ZAMPA.IT
8 SETTEMBRE 2014
Paura del dentista? Tranquilli, c’è Brooke
La paura del dentista c’è, soprattutto se si è piccolini. Così il Dr. Paul Weiss, dentista pediatrico di Williamsville (New York), da due anni ha scelto un assistente del tutto particolare: il golden retriever Brooke, “assunto” con il compito specifico di rendere sereni i suoi pazienti più giovani. Un’idea che ha avuto successo: se un bambino è terrorizzato dal trapano e gancetti, può scegliere di avere accanto a sé il cagnolone e poterlo accarezzare. Un modo per rendere positiva un’esperienza che normalmente viene vissuta con il terrore negli occhi.
All’inizio qualcuno sul web aveva accolto questa iniziativa con qualche dubbio, soprattutto sull’igiene: ma il dr. Weiss assicura che dopo ogni “visita a quattrozampe”, la poltrona viene adeguatamente ripulita così come lo studio. La presenza di Brooke non è ovviamente obbligatoria: per lasciare la libertà di scelta ai suoi pazienti, il dentista si è inventato il “Giorno di Brooke”, tendenzialmente fissato per il martedì. Un non problema vista la continua richiesta dell’assistente “peloso”.
Si chiama Brooke, è una golden retriever di 4 anni e rassicura i piccoli pazienti alle prese con il trapano
OSCAR GRAZIOLI
Il martedì mattina di ogni settimana l'ambulatorio dentistico del Dr. Paul Weiss, è letteralmente stipato di genitori che accompagnano i bambini a curare carie, valutare «ponti» e protesi varie, prelevare impronte, insomma a fare tutto quanto si fa di solito in uno studio odontoiatrico specializzato in dentistica pediatrica. Il martedì mattina però è anche un giorno speciale ed è dedicato ai bambini che raggiungono lo studio, accompagnati solitamente dalla mamma, senza quegli occhi sbarrati che contraddistinguono la tensione di chi deve affrontare l'iniezione di anestetico e il trapano a turbina con il suo caratteristico e obiettivamente poco piacevole rumore.
Williamsville, dove il dentista esercita, è un villaggio di New York e conta non più di 5000 abitanti. A cosa è dovuto dunque l'affollamento del martedì mattina in questo studio dentistico e le liste d'attesa che si prolungano ogni settimana di più? A un nuovo membro dello staff che opera nell'ambulatorio. No, non si tratta del famoso Professor Tal dei Tali, luminare della protesica ortodontica infantile che viene dalla capitale una volta la settimana a risolvere i casi più complicati. Si tratta invece di Brooke, un cane di razza Golden Retriever, femmina, di quattro anni, che mette a disposizione dei piccoli pazienti, e di chi li accompagna, le sue doti di cane certificato per la pet therapy.
Tutti ormai sappiamo di che cosa si tratta, se non altro perché se ne parla ormai ogni giorno.
La pet therapy è l'ausilio alla cura delle malattie ottenuto attraverso il coinvolgimento e la frequentazione di un animale, spesso a ciò addestrato. Può essere un cavallo, un asino, un cane, un gatto, un coniglietto nano, ma si può affermare che ormai non ci sono più barriere di specie.
Anche la semplice vista di un acquario con i lenti e misurati movimenti dei pesci in quelle luci tenue azzurre e verdi, crea uno stato di relax che pare faccia a gara con i migliori antidepressivi e ansiolitici nel curare disturbi d'ansia e depressivi minori e nell'aiutare il paziente in quelli maggiori.
Bene, il martedì mattina Brooke attende i suoi piccoli amici nella sala antistante la reception per ricevere carezze, offrire la zampa e interagire con i bambini distraendoli mentre gioca con la sua palla favorita o sceglie uno di loro per stendersi sul pavimento a zampe aperte e farsi coccolare la pancia e accarezzare il folto mantello. Già l'arredamento dello studio cambia, a livello di colori, strutture, soprammobili, tutto a misura di bambino. All'interno di questo contesto si muove sicura Brooke che ha seguito un lungo percorso in cui le è stato insegnato a interagire con le persone, ma soprattutto con i bambini, senza mai scomporsi neanche di fronte a un'inevitabile trazione un po' rude della coda o a un ditino che, durante il gioco, le finisce nell'occhio.
Come per molti Golden Retriever lo scopo primario della vita di Brooke è quello di coccolare e la possiamo trovare seduta di fianco al bambino particolarmente terrorizzato dal trapano, per confortarlo e distrarlo.
È un po' distante, ma se volete un appuntamento basta dire all'infermiera che volete portare il bambino nel «Brooke Day» (Il giorno di Brooke). Lei capirà.
GEA PRESS
9 SETTEMBRE 2014
Cagliari – A caccia di notte con armi clandestine e non. Nel vascone i resti di un’Aquila reale
La Forestale della Regione Sardegna: il raro rapace era stato ucciso a colpi di arma da fuoco
Il servizio Ispettorato di Cagliari del Corpo Forestale della Regione Sardegna, in occasione dell’anticipo alla apertura della caccia alla Tortora, ha disposto servizi di controllo atti a reprimere i fenomeni di bracconaggio.
In questo contesto sono state individuate e denunciate cinque persone, oltre che ad essere sequestrati due fucili da caccia e diverse munizioni.
Il primo intervento è avvenuto alle pendici del Monte Arcosu. In località Sa Canna, oasi del WWF, i Forestali della Stazione di Capoterra hanno sorpreso due uomini di Villaspeciosa che intorno alle 23.00 si apprestavano ad appostarsi nel bosco per la caccia notturna . I due, che hanno pure tentato la fuga, sono stati bloccati dai forestali. Erano in possesso un fucile calibro 12.
Sono stati trattenuti in stato di fermo poiché non è stato possibile accertare al provenienza dell’arma, pur avendo regolare matricola.
In località S. Gregorio nell’area del complesso dei Sette Fratelli i Forestali della Stazione Forestale di Sinnai hanno invece sorpreso due persone munite di un fucile da caccia caricato a pallettoni con il quale si apprestavano ad appostarsi per esercitare la caccia notturna. Anche in questo caso i due tentavano la fuga ma sono stati prontamente bloccati dalla Forestale della Regione Sardegna. Uno dei due aveva dei pregiudizi per bracconaggio.
L’arma, un fucile fucile calibro 12 con torcia applicata alla canna è stata sequestrata insieme a diverse reti e trappole per uccellagione.
In località Arcuentu infine, i Forestali della Stazione di Guspini hanno fermato, nel corso di un posto di controllo stradale, un uomo provvisto dell’armamentario necessario per la caccia notturna. In particolare il soggetto era in possesso di una potente torcia, diverse munizioni caricate a palla e pallettoni, e diverse mandorle, verosimilmente da utilizzare per la pastura dei cinghiali.
Anche in questo caso si è proceduto al sequestro delle munizioni detenute illegalmente, poiché la persona risultava non titolare di licenza di porto di fucile.
A tutte le persone denunciate sono state contestati, oltre alla violazioni alle norme venatoria, anche quelle relative alle leggi che regolano la detenzione e porto d’arma.
Durante il servizio generale di controllo sono state inoltre accertate diverse violazioni amministrative derivate dalla mancata osservanza delle distanze da fabbricati e dalla mancanza di raccolta dei bossoli. Contestate di sanzioni amministrative per complessivi 1200 euro, accertate a Pula, Sarroch, Muravera, Sadali.
Molto grave, inoltre, quanto scoperto nel corso dei servizi in regione “Montixi” (Pula). All’interno di un vascone utilizzato per antincendio è stata rinvenuta la carcassa di un raro esemplare di Aquila Reale che al controllo veterinario è risultato ucciso da arma da fuoco
IL RESTO DEL CARLINO
9 SETTEMBRE 2014
Banda organizza razzia di cani. "Rubati per vendere i loro cuccioli"
Ogni anno ne spariscono un centinaio. L’appello dei proprietari
di Manuel Spadazzi
Rimini, 9 settembre 2014 - E’ BASTATO un attimo di distrazione e sono letteralmente scomparsi nel nulla. Rubati, a distanza di pohe ore uno dall’altro. Tra la disperazione dei proprietari dei due cani, e le segnalazioni partite sulla Rete, anche attraverso i volontari del canile di Rimini. Ma per ora non c’è traccia dei due cagnolini di razza, un Chihuahua e un barboncino, rubati rispettivamente nella zona di via Lagomaggio e a Viserba. Che non si tratti di una semplice scomparsa, i proprietari hanno pochi dubbi. Il barboncino era in giardino, e nel giro di qualche secondo è sparito. A Lagomaggio invece, ai proprietari hanno riferito che qualcuno ha fatto salire il Chihuahua su un furgone e se l’è portato via.
SBAGLIATO pensare che si tratti di casi eccezionali. Anche se non era ancora mai capitato che due furti avvenissero uno a sole due ore dall’altro, «purtroppo il fenomeno è in forte aumento – conferma Uliana Vergoni, la responsabile di una delle onlus che gestisce il canile comunale ‘Stefano Cerni’ – I furti di cani stanno aumentando nella nostra provincia, quasi sempre con due scopi: o per rivendere gli animali o per farli accoppiare e avere così cuccioli di razza da poter vendere a caro prezzo». Nel 2013, tra i casi denunciati alle forze dell’ordine e quelli segnalati al canile, si contavano un centinaio di furti di cani nel Riminese.
«Nel 2014 sono purtroppo cresciuti i casi, sicuramente andremo oltre i 100 – continua la Vergoni – Qualche cane poi è stato ritrovato, perché i ladri hanno deciso di disfarsene quando hanno capito che non gli serviva». Nel mirino ci sono soprattutto i cuccioli e i cani di razza di piccola taglia come Chihuahua, barboncini, Jack Russell: «Sono più facili da rubare, rispetto ai cani grandi, e più facili da piazzare. Pochi sanno distinguere un Chihuahua adulto da uno di un anno: in questo modo cani anche di una certa età vengono venduti, in nero, come cuccioli». Un veterinario riminese, a cui avevano rubato il suo inseparabile amico a quattro zampe, un volpino, grazie alle segnalazioni ai colleghi ha scoperto che il suo cane era stato venduto a un privato a Firenze. Solo grazie al microchip è riuscito a riprenderselo. Nella maggior parte dei casi, dei cani non si ha più traccia. L’obiettivo principale dei ladri è assicurarsi cani giovani, non ancora sterilizzati, «per farli accoppiare e vendere poi i cuccioli».
GEA PRESS
9 SETTEMBRE 2014
Prato, bocconi avvelenati – In campagna per fauna selvatica e ripopolamenti. In città per dissidi condominiali
L'intervento della Polizia Provinciale. Il numero per le segnalazioni
Cartelli che segnalano il pericolo di avvelenamento per i cani. Li ha installati la Polizia provinciale, in accordo con il Comune di Prato, nelle zone di Villa Fiorita, Santa Lucia e Le Sacca. In tal maniera, informa la nota della Polizia Provinciale sono stati privilegiati i punti di accesso, sia stradale che pedonale, in modo da avvisare la cittadinanza del possibile pericolo di presenza di bocconi avvelenati.
Sui cartelli, posizionati con l’ausilio di personale volontario, si legge; “attenzione bocconi avvelenati” e le relative norme di riferimento.
“ Negli ultimi anni sono stati 7 i casi di avvelenamento che hanno causato la morte di animali domestici e selvatici – spiega il comandante della Polizia provinciale Michele Pellegrini – Cittadini e veterinari hanno segnalato, permettendone il rinvenimento, anche esche tossiche nelle stesse località”. Pellegrini aggiunge che, in base alle analisi dei campioni di organi prelevati dagli animali morti (fra le vittime 4 cani e 1 lupo), in sei casi su sette è stata riscontrata la presenza di sostanze venefiche. Le analisi tossicologiche dell’Istituto Zooprofilattico per le Regioni Lazio e Toscana hanno accertato la presenza di sostanze tossiche anche in due esche.
La Polizia provinciale, alla quale è affidata dalla Regione Toscana la competenza per le indagini in materia di utilizzo e detenzione di esche avvelenate, ha quindi deciso di delimitare le aree e installare la cartellazione. Si tratta infatti di un obbligo previsto dalla legge in presenza di ripetuti casi accertati di avvelenamento. L’obiettivo è informare i cittadini dell’eventualità della presenza di altri bocconi avvelenati e sensibilizzarli sul problema, anche per incoraggiarli a collaborare con la Polizia provinciale all’individuazione dei responsabili di questa pratica illegale e particolarmente crudele.
L’uso dei bocconi avvelenati è da collegare, per quanto riguarda le zone agricole e boschive, ad una gestione errata della fauna selvatica e delle immissioni di animali di allevamento a scopo di ripopolamento. Mentre in città fa spesso seguito a dissidi condominiali. Sono infatti sempre più frequenti i casi di animali domestici avvelenati con prodotti tossici all’interno delle proprietà private (giardini, recinti, strade ecc.). Con sempre maggiore frequenza si gettano bocconi avvelenati negli insediamenti urbani, nei giardini pubblici, nelle piazze, nei laghetti cittadini e così via. Un comportamento che mette a grave rischio l’incolumità delle persone che frequentano tali zone. La Polizia Provinciale per ogni caso svolge indagini per risalire all’autore, in quanto l’utilizzo di bocconi avvelenati è un crimine punito dalle leggi penali.
Si ricorda la disponibilità della Polizia provinciale a fornire informazioni e ricevere richieste e segnalazioni al numero 337-317977 o attraverso il sito internet della Provincia di Prato.
LA NUOVA VENEZIA
9 SETTEMBRE 2014
Vandali alla colonia felina, rubati alcuni gatti
Gian Nicola Pittalis
Prov. Di Venezia. Continuano i problemi per la colonia felina di Forte Marghera. Non fossero bastate le diatribe tra i volontari e le associazioni animaliste a suon di carte bollate e avvocati e l’aggressione denunciata dagli stessi volontari nei primi giorni del mese di agosto, tra sabato e domenica l’ennesimo atto vandalico. Nella notte tra sabato e domenica, dopo le 3, c’è stata un’effrazione da parte di ignoti. Nessuno sembra aver notato qualcosa di sospetto e anche i ragazzi della Cooperativa Controvento, rimasti al Forte fino alle 3 del mattino, non si sono accorti di qualcuno che si aggirava in zona. La domenica, recatisi alla colonia, i volontari si sono invece subito accorti che qualcosa non andava. «Sono stati messi a soqquadro gli interni», racconta Andrea Venerando a nome di tutti, «trafugati animali e provocati vistosi danni da effrazione. Lunedì mattina abbiamo sporto querela contro ignoti. Per il resto possiamo solo metterci le mani nei capelli». La tensione è palpabile così come la paura che questi atti si ripetano. «Siamo in pensiero per i gatti rubati», continua Andrea, «non sapendo quale destino li attende e non capiamo a quale scopo una simile effrazione. Cosa cercavano? Non possiamo affermare che questo violento fatto si possa collegare all'accesa controversia tra associazioni animaliste sul territorio; non vogliamo che le dispute lascino il posto alle azioni violente». Questa la cronaca ricostruita da chi la domenica mattina ha accertato i danni: alcuni soggetti hanno avuto accesso ai locali di presidio alle attività dei volontari che si occupano della colonia felina di Forte Marghera (area 10 bis) scardinando la porta d'accesso e una finestra posta sul fianco laterale. Il contenuto della casetta è stato messo a soqquadro, per lo più biancheria, cibo, scope e detergenti. Portati via anche gatti di appartenenza alla colonia in quel momento presenti all'interno dei locali, leggi sei esemplari adulti residenti più quelli scappati per la paura e sfuggiti alla cattura. Ora si attendono le indagini e, dopo aver avvisato il direttore del Forte, Renato Vidal, l’ok alla riparazione dei danni.
NEL CUORE.ORG
9 SETTEMBRE 2014
"PUGLIANO (PU), DECINE DI ANIMALI SOFFRONO ALLA FIERA DEL BESTIAME"
Il blitz dell'Enpa e dall'Apas alla manifestazione
Enpa e Associazione sanmarinese protezione animali si schierano contro la Fiera della Madonna di Pugliano (PU). "Si è riaperta la fiera del "bestiame", che altro non è, purtroppo, come si è rivelato agli occhi di molti visitatori che inorriditi si sono rivolti alle scriventi associazioni, teatro di sofferenza e bieco sfruttamento degli animali". A nulla è servita, segnalano le associazioni in un comunicato, l'opera di sensibilizzazione svolta in passato sull'amministrazione del Comune di Montecopiolo e sul Servizio veterinario, culminata dopo molti sforzi in un regolamento di tutela del benessere degli animali esposti. Perché gli animalisti sono andati ieri a Pugliano e hanno scoperto che "la maggior parte degli allevatori esponeva i propri animali senza tenere conto delle norme minime di benessere e tutto ciò con assoluta noncuranza del Servizio veterinario".
Ecco il resoconto choc delle associazioni: "I bovini, anziché liberi di ruminare all'interno di box, conquistati con fatica a suon di trattative, erano nuovamente legati alle transenne con appena 20 centimetri di corda, fra l'altro ben stretta attorno al muso, per cui bere o masticare un po' di fieno risultava per loro quasi impossibile. I maiali, tutti dentro i camion, di cui uno non ombreggiato, erano stipati uno accanto all'altro, senza abbeveratoi, coricati su una lettiera intrisa di letame. Quando le volontarie hanno fatto presente la situazione all'allevatore, questi, negando l'evidenza e sostenuto da un capannello di degni compari di pari livello, si è profuso in una serie di invettive, gesti volgari e minacce, arrivando persino a spintonare con violenza qualche maiale che docilmente giaceva nel camion".
E ancora: "I pony non avevano un attimo di pace, perché continuamente montati e condotti loro malgrado a spasso per il campo, sotto il sole, per l'intera giornata. Paradossalmente poi non era possibile per i più piccoli neppure fare una salutare bevuta per via degli abbeveratoi collocati troppo in alto".
Non è andata per niente meglio agli animali da cortile, "stipati miseramente in gabbie anguste, senza possibilità di bere come si deve". Le anatre, in particolare, "non potevano utilizzare il microscopico beverino tanto conteso a causa della forma del loro becco. Altri gallinacei erano ammonticchiati sul camion, stipati gli uni sugli altri in gabbie da trasporto, che non permettevano loro neppure di sollevarsi sulle zampe. Erano costretti a mantenere per ore la stessa posizione accasciata".
"I rappresentanti di Enpa e Apas - si legge infine nel comunicato - continueranno a monitorare la situazione pretendendo che il Servizio veterinario faccia rispettare agli espositori, come concordato, le norme fondamentali vigenti in materia di benessere animale. In caso contrario, valuteranno l'ipotesi di intraprendere azioni legali per denunciare i maltrattamenti cui gli animali della Fiera sono sottoposti".
ALTA RIMINI
9 SETTEMBRE 2014
Fiera di Pugliano, denuncia animalisti: 'sofferenza e sfruttamento degli animali'
SAN LEO - Come ogni anno, gli stand della fiera della Madonna di Pugliano di San Leo sono passati in rassegna non solo dalla curiosità dei visitatori, ma anche rappresentanti dell'associazione animalisti di Rimini e San Marino, sempre accorti in particolare nei confronti degli allevatori che commerciano in animali.
"I bovini, come ai 'buoni vecchi tempi', anziché liberi di ruminare all’interno di box, conquistati con fatica a suon di trattative, erano nuovamente legati alle transenne con appena 20 cm di corda, fra l’altro ben stretta attorno al muso, per cui bere o masticare un po’ di fieno risultava per loro quasi impossibile.
I maiali, tutti dentro i camion, di cui uno non ombreggiato, erano stipati uno accanto all’altro, senza abbeveratoi, coricati su una lettiera intrisa di letame. Quando le volontarie delle Associazioni hanno fatto presente la situazione all’allevatore, questo, negando l’evidenza e sostenuto da un capannello di degni compari di pari livello, si è profuso in una serie di invettive, gesti volgari e minacce, arrivando persino a spintonare con violenza qualche maiale che docilmente giaceva nel camion!
I pony, non avevano un attimo di pace, perché continuamente montati e condotti loro malgrado a spasso per il campo, a pieno sole, così per l’intera giornata. Paradossalmente poi non era possibile per i più piccoli neppure fare una salutare bevuta per via degli abbeveratoi collocati troppo in alto. Vita ancora peggiore per gli animali da cortile, stipati miseramente in gabbie anguste poste al suolo, senza possibilità di bere come si deve, soprattutto le anatre, che non potevano utilizzare il microscopico beverino tanto conteso, a causa della forma del loro becco. Altri gallinacei erano ammonticchiati sul camion, stipati gli uni agli altri in gabbie da trasporto, che non permettevano loro neppure di sollevarsi sulle zampe, obbligandoli a mantenere per ore la medesima posizione accasciata, il tutto considerato normale dagli allevatori, che confutavano le obiezioni loro rivolte con toni e risposte di convenienza o con argomentazioni provocatorie. I rappresentanti di ENPA e APAS continueranno a monitorare la situazione pretendendo, che il Servizio Veterinario, faccia rispettare agli espositori, come concordato, le norme fondamentali vigenti in materia di benessere animale, in caso contrario valuteranno l’ipotesi di intraprendere azioni legali per denunciare i maltrattamenti cui gli animali della Fiera sono sottoposti".
Stroncone (Terni), cani adottati all’estero: stop del Tar. L’associazione: «Svolta nella tutela degli animali»
Il ricorso era stato presentato dalla Grandi Amici Onlus che ora esulta: «Riconosciuta l'assenza di garanzie nel sistema di adozioni verso gli altri Paesi»
di F.T.
«Siamo davanti a una svolta positiva in fatto di tutela di diritti degli animali». A parlare è la presidente dell’associazione Grandi Amici Onlus, Silvia Festuccia. Cos’è accaduto? Il Tar dell’Umbria ha accolto il ricorso proposto dall’associazione che da tempo si batte contro le adozioni dei cani da parte di soggetti – singoli e associazioni – residenti all’estero, in particolare in Germania. Di fatto, il tribunale amministrativo ha annullato sei adozioni avvenute fra la fine del 2012 e l’inizio del 2013, con gli animali partiti da un canile di Stroncone convenzionato con il comune.
Motivazioni La decisione è stata accolta con grande soddisfazione dai volontari dell’associazione. Dopo il ‘precedente’ di neanche un anno fa, quando il Tar aveva respinto la richiesta della onlus di accedere ai nomi dei cittadini adottandi, le speranze di ottenere una sentenza favorevole nel merito delle adozioni si erano un po’ ridotte. Una previsione cancellata dall’ultima sentenza, depositata lo scorso 4 settembre, che evidenzia il «vizio di incompetenza» legato all’iter autorizzativo, che non doveva essere sottoscritto dal sindaco, in quanto «provvedimento amministrativo di competenza dirigenziale».
Soddisfazione Cavilli o motivazioni a parte, il risultato portato a casa dagli animalisti è di quelli importanti: «I cani a cui il ricorso era legato sono già partiti da mesi verso la Germania, ma la nostra intenzione è riportarli qui. La cosa più importante è che viene affermato un principio generale: gli animali non possono essere adottati senza adeguate garanzie su quello che sarà il loro destino».
Le ragioni Ma perché l’associazione si batte tanto contro le adozioni di cani all’estero? «Nessun preconcetto – spiega Silvia Festuccia – ma solo ragioni oggettive. Una di questa sta nel fatto che in Italia la microchippatura è obbligatoria, mentre all’estero, come in Germania, non è così. Se il cane si perde, nessuno può trovarlo. Fuori dai confini, nessuno sa che fine può fare l’animale che potrebbe essere dirottato altrove, anche in paesi che applicano sistematicamente l’eutanasia all’interno dei canili. Poi crediamo sia importante conoscere le persone che vogliono prendere un cane in adozione e, a queste distanze, non è possibile. Se poi a mediare questo ‘traffico’ ci sono talvolta realtà che operano in maniera tutt’altro che trasparente, spesso approfittando dell’assenza della microchippatura fuori dall’Italia, ecco che il quadro è completo e la nostra posizione sicuramente comprensibile».
Colleluna Lo scorso luglio l’associazione Grandi Amici era finita nell’occhio del ciclone in seguito a un vero e proprio ‘blitz’ compiuto dalla Forestale all’interno del canile di Colleluna e presso le abitazioni di alcune volontarie. Ad oggi sarebbero sei le persone indagate: «Non abbiamo ricevuto alcuna notifica e non sappiamo a che punto siano le indagini – afferma la presidente -. Presto faremo un accesso agli atti per approfondire la questione. Informalmente, durante le perquisizioni, ci è stato detto che le verifiche riguardavano una possibile ‘detenzione illecita’ di animali, come si ci venisse contestato di aver rubato o nascosto dei cani. Speriamo di fare chiarezza al più presto. Il mio pensiero è che qualcuno abbia voluto colpirci, e non sarebbe la prima volta, attraverso un esposto pieno di falsità».
CORRIERE DELL’UMBRIA
9 SETTEMBRE 2014
Adozioni di cani all'estero: stop del Tar
Il Tar dell’Umbria ha stoppato le adozioni di cani all’estero, una pratica che aveva suscitato nei mesi scorsi diverse polemiche da parte degli animalisti. Ad esultare per primi sono coloro che si sono visti accogliere il ricorso dal tribunale regionale: i volontari dell’associazione Grandi Amici Onlus di Terni. La presidente Silvia Festuccia parla di “svolta positiva sul fronte della tutela degli animali”.
Di fatto, il Tar ha annullato sei adozioni avvenute fra la fine del 2012 e l’inizio del 2013, con gli animali partiti da un canile di Stroncone convenzionato con il comune. La sentenza, depositata lo scorso 4 settembre, evidenzia un “vizio di incompetenza” legato all’iter autorizzativo che non doveva essere sottoscritto dal sindaco, in quanto “provvedimento amministrativo di competenza dirigenziale”. Cavilli a parte, il risultato portato a casa dagli animalisti è di quelli importanti: “I cani oggetto del ricorso - spiega la responsabile dell’associazione - sono già partiti da mesi verso la Germania ma la nostra intenzione è riportarli qui. Finalmente viene affermato un principio generale: gli animali non possono essere adottati senza adeguate garanzie su quello che sarà il loro destino”.
L’ECO DI BERGAMO
9 SETTEMBRE 2014
In Italia una strage di animali
«Ogni anno 598 mila vengono uccisi»
Sono numeri impressionanti quelli diffusi dalla Aidaa, l’associazione italiana difesa animali e ambiente: ogni anno in Italia vengono uccisi 598 mila animali.
«Sta per iniziare la stagione della caccia e con essa una nuova mattanza di animali, mattanza legale e non legale. In Italia tenendo conto delle immissioni di animali da cacciare, delle varie denunce e segnalazioni su uccisioni illegali di animali domestici da parte dei cacciatori, degli animali che muoiono investiti, negli incidenti domestici o che vengono uccisi per farne pellicce clandestine vengono ammazzati ogni anno 598.000 animali».
«La caccia la fa da padrone con oltre 200.000 volatili uccisi, oltre 160.00 tra lepri, fagiani ed altri animali di terra immessi spesso dagli stessi cacciatori che poi li ammazzano oltre a 92.000 selvatici ed in particolare ungulati, nutrie ed altri animali spesso sottoposti a caccia di selezione. A questi vanno aggiunti circa 56.000 gatti uccisi in vario modo (cacciatori, investiti, uccisi in riti vari),60.000 Cani (ogni anno solo gli stessi cacciatori uccidono oltre 2000 cani di proprietà in incidenti di caccia e oltre 8.000 per i bocconi avvelenati e circa 4.300 seviziati) e circa 30.000 animali domestici. Dal conteggio sono stati esclusi in quanto non in possesso di dati affidabili i piccioni morti avvelenati o sparati volontariamente e i pesci degli acquari o dei laghetti di acqua dolce».
«Una strage senza fine» commenta il presidente di Aidaa Lorenzo Croce: «Questi sono dati ufficiali che hanno come fonti gli stessi cacciatori, le immissioni compiute nel territorio e le segnalazioni e denunce raccolte da Aidaa e da altre associazioni. Dovremmo tutti metterci una mano sul cuore e renderci conto di quanto male facciamo alle altre specie viventi che popolano il nostro Paese».
LA TRIBUNA DI TREVISO
9 SETTEMBRE 2014
Nutrie: caccia o anticoncezionali?
Prov. Di Treviso, C’è chi pensa a sterilizzarle, con un’iniezione, o con cibo «anticoncenzionale» ; chi vorrebbe abbatterle, adesso che le legge non le ritiene più specie protetta; e chi vorrebbe cacciarle dalla Marca, rendendo loro impossibile la vita lungo fiumi canali e fossati. Il guaio è che ogni soluzione presenta pro e contro, e poi c’è il piano dei costi /benefici ... Intanto, loro, proliferano. Sono le nutrie, arrivate a 100 mila esemplari nella Marca, secondo le stime. Per la rabbia degli agricoltori e di chi vive lungo i fiumi , che vede argini distrutti e buche ovunque; e per lo sconcerto e la sorpresa (mettiamola così) di chi vive anche in città e in periferia, perché ormai le nutrie la fanno da padrone lungo i fossati delle mura, i parchi delle ville (a villa Manfrin, ad esempio, continuano gli avvistamenti, e i nostri lettori segnalano e immortalano gli esemplari che sguazzano attorno al laghetto dove passano le giornate bambini e famiglie). Come risolvere il problema nutrie, che sta diventando quasi un’emergenza in alcune zone della Marca? Un summit, ieri a Ca’ Sugana, fra Comune e Provincia ha fatto il punto della situazione. E in realtà, ha preso in esame le diverse opzioni, decidendo di approfondire da un lato i possibili interventi sanitari o chimici, dall’altro gli effetti di un’apertura all’abbattimento, dall’altro le direttive della Regione. Quest’ultimo aspetto sarà curato dall’assessore provinciale Mirco Lorenzon, che non esclude a priori la linea dura dell’abbattimento («certo la nuova legge va in tal senso»). Ma c’è chi ricorda come la caccia lascia in vita gli esemplari più forti, e dunque liberi di proliferare con nuove nutrie ancor più selezionate, per non parlare del fatto che i roditori, sotto lo stress da caccia, si riproducono più velocemente. Ca’ Sugana, con l’assessore Roberto Grigoletto e il consulente Luigi Calesso, è per linee più soft: o la sterilizzazione (cattura da affidare in convenzione ai volontari delle associazioni animaliste, consegna a Usl per l’intervento, quindi remissione in libertà delle nutrie) o la fornitura agli animali di cibo corretto con ingredienti che blocchino la riproduzione. Ma qui pende lo spettro dei costi, che potrebbero diventare astronomici e insostenibili (c’ è chi parla di oltre 100 euro a esemplare). Un anno fa, peraltro, il famoso imprenditore Massimo Donadon, titolare delle Meyer Braun Deustchland, specialista nel liberare le metropoli dai ratti, si era detto disponibile a indicare una soluzione alimentare all’amministrazione, ma in quel caso parlava di avvelenare le nutrie per abbatterle, esattamente come per i topi. Soluzione che aveva subito fatto insorgere gli animalisti. In Comune si sta vagliando anche un’ulteriore ipotesi, suggerita dal dirigente Paolo Pierobon: l’installazione di reti nella zone più ghiotte per le nutrie, che rendano queste aree off-limits agli (sgraditi) roditori. E dunque una mossa per impedire anche l’insediamento e la proliferazione.
GEA PRESS
9 SETTEMBRE 2014
USA, PETA ATTACCA: ESPERIMENTI INUTILI SU CUCCIOLI DI MACACO
Nel mirino due centri di ricerca federali
L'associazione animalista americana Peta attacca due centri di ricerca federali, che per anni hanno condotto esperimenti su cuccioli di scimmie di Macaco Rhesus. Gli studi, accusa la People for the Ethical Treatment of Animals (Peta) secondo quanto riporta Cbs News, non hanno dato risultati e hanno causato inutili sofferenze ai primati tanto da essere paragonabili a "abusi su minori".
Peta ha diffuso parte di oltre 500 ore di filmati e di centinaia di fotografie. Le ricerche dei National Institutes of Health, iniziate nel 2007, puntavano a comprendere le malattie mentali umani legate alla mancanza di cure parentali. I cuccioli venivano lasciati in presenza delle madri prive di coscienza, rinchiuse in gabbie minuscole e bombardate con suoni forti e improvvisi, sottoposte a procedure mediche invasive come la somministrazione di farmaci per via intracranica.
Secondo il direttore del dipartimento investigativo di Peta, Justin Goodman, gli esperimenti sono inutili perché questioni simili sono già state studiate sulle persone o potrebbero esserlo in modi più efficaci. Inoltre, non è detto che siano utili all'uomo. "Totalmente ingiustificate e scientificamente fraudolente", ha concluso.
In un'email a Cbs News, Stephen J. Suomi del National Institute of Child Health and Development, ritiene invece che gli studi "sono stati condotti con i massimi standard etici in centri specializzati, da professionisti e persone altamente formate che si occupano degli animali". Constantine Stratakis, direttore scientifico dell'istituto, ha dichiarato che i metodi di ricerca non sono attualmente in uso e che molti risalgono al 2009.
GEA PRESS
9 SETTEMBRE 2014
Cina – Centinaia di gatti salvati dal macello. La polizia provvede all’acquisto del cibo
In un'altra località, però, quasi 5000 cani abbattuti per la rabbia
Nuovi interventi degli animalisti cinesi e salvataggio di altri 350 gatti.
Il mezzo con i poveri mici, verosimilmente destinati alla macellazione, è stato individuato in un sobborgo di Shangai. Subito è scattato il tam tam sul web ed i due trasportatori, stante quanto riportato dall’ONG Animal Welfare Project, sarebbero stati arrestati.
Questa operazione si va ad aggiungere a molte altre che in meno di un mese hanno portato al salvataggio di migliaia di cani e di alcune centinaia di gatti. In questo caso, però, vi è una nota aggiunta che dimostra la sensibilità crescente verso questi temi.
Tre poliziotte, accorse nei luoghi, hanno provveduto ad acquistare a proprie spese l’alimentazione per i gatti.
Il sequestro, avvenuto lo scorso 5 settembre, è stato reso noto solo ora.
Purtroppo, in queste ore, arriva dalla Cina una brutta notizia. Secondo una nota diffusa dall’Agenzia di Stampa Xinhua, almeno 4900 cani sarebbero stati abbattuti nella provincia sud occidentale dello Yunnan, nel corso di una campagna antirabbica. Gli interventi, che hanno comunque comportato la vaccinazione di 100.000 cani, sono stati determinati dalla morte di cinque persone, tra i mesi di luglio ed agosto. I casi di rabbia nell’uomo si sarebbero verificati nella contea di Shindian.
La rabbia non è una malattia particolarmente diffusa in Cina, ed è probabile che i recenti casi, abbiano dettato misure più severe sebbene molto criticate, anche sul piano tecnico, dagli animalisti.
A questo proposito si ricorda come possibile mezzo di veicolazione della rabbia, proprio il commercio di cani destinati alla macellazione.
In Cina non è vietato alimentarsi di carne di cane, ma gli animali devono essere accompagnati dai documenti necessari comprovanti provenienza e quarantena. Obbligo, quest’ultimo, che presenta dei costi ben superiori a quelli della vendita di carne di cane. Da qui il sospetto della provenienza illecita degli animali.
GREEN STYLE
9 SETTEMBRE 2014
Zoo di Gaza: animali vittime innocenti del conflitto
Il conflitto tra Israele e Palestina ha avuto gravi e drammatiche ripercussioni sulla popolazione civile, con moltissime vittime anche molto giovani. Ma a subire il peso del fuoco incrociato non è solo la popolazione, anche gli animali e nel dettaglio gli ospiti dello zoo di Gaza. La struttura è parte integrante del parco ricreativo Al-Bisan della cittadina di Jabalya. Anche loro vittime innocenti delle armi finiscono per soccombere oppure per patire la fame, in una condizione di trauma perenne. Le immagini strazianti della loro reclusione fra le macerie hanno fatto il giro del mondo, smuovendo le coscienze degli animalisti. Alcuni gruppi, come Four Paws International, si sono già mossi per fornire i primi aiuti sul posto. Stanno aspettando tutti i lasciapassare per trasportare gli animali fuori dalla zona del conflitto. I responsabili dello zoo si trovano impossibilitati ad agire, non possono spostare gli esemplari dalle gabbie perché quasi tutte le strutture sono distrutte. Quindi molti animali condividono lo spazio con altri simili morti, per inedia oppure a causa delle armi. Mancano soldi e fondi, il cibo scarseggia, alcuni esemplari rischiano di morire di fame e a oggi si conta la perdita di circa 10 scimmie, un pavone, una gazzella, un leone e una volpe. A riportare le informazioni alla CNN è stato Abu Sameer, capo veterinario dello zoo. L’obiettivo delle organizzazioni animaliste coinvolte è quello di acquistare tutti i premessi necessari per trasportare gli animali fuori dalla zona del conflitto, passando attraverso la Giordania.
Il sacrificio delle vittime per questo eterno conflitto è molto alto, solo nell’ultimo periodo sono morte 2.130 persone e 11.000 è la cifra dei feriti. Accanto a questi dati si deve sommare il numero degli animali deceduti per errore, coinvolti ingiustamente nel fuoco incrociato come vittime innocenti di una guerra senza fine. Ora lo zoo appare come un cumulo di macerie intervallato da gabbie fatiscenti e strutture pericolanti, dove gli esemplari reclusi aspettano una soluzione nella speranza che la tregua persista.
Gaza, la guerra colpisce anche lo zoo: 86 animali morti a Bisan
A risentire del conflitto nella striscia di Gaza non sono state solo le popolazioni di adulti e bambini (almeno 2200 i morti) ma anche gli animali. Una squadra di esperti, dell’organizzazione per i diritti animali«Four Paws International» si sta occupando di curare gli animali dello zoo di Bisan, nel nord striscia di Gaza, colpito durante la guerra tra Hamas e Israele. Secondo l’organizzazione sono almeno 86 gli animali uccisi. Al momento nella struttura rimangono 20 animali, tra cui due leoni e una leonessa incinta. è stato lo stesso responsabile dello zoo a chiedere aiuto all’organizzazione perché gli animali non avevano più cibo e acqua e molte delle gabbie erano danneggiare (REUTERS/Mihai Vasile/Four Paws)
STRISCIA DI GAZA, ANCHE GLI ANIMALI SOFFRONO: "E' PERICOLOSISSIMO"
I volontari di "Four Paws" al lavoro nella struttura
La guerra nella striscia di Gaza non colpisce solo gli adulti e i bambini, ma anche gli animali del giardino zoologico. Una squadra di esperti, dell'organizzazione per la cura degli animali "Four Paws International", si sta occupando di curare gli animali dello zoo di Al-Bisan, nella striscia di Gaza, colpito durante la guerra di sette settimane tra Hamas e Israele.
L'associazione ha riferito che più di 86 animali sono morti durante il conflitto e un team di emergenza da "Four Paws", guidato dal dottor Amir Khalil, è arrivato allo zoo per portare le medicine e il cibo per gli animali sopravvissuti. "Abbiamo ancora tre leoni qui e abbiamo iniziato a curarli e a prendercene cura, ma si tratta di una situazione molto pericolosa. Le gabbie, come vedete, sono totalmente distrutte", ha detto l'esperto. "Four Paws" ha poi affermato in una nota che "non è ancora chiaro se lo zoo sarà in grado di andare avanti. Valuteremo se i leoni potranno essere trasferiti in un luogo sicuro al di fuori di Gaza". Al-Bisan è uno delle cinque "prigioni" per animali nella Striscia di Gaza.
Clicca qui per guardare il video pubblicato sul sito dell'agenzia LaPresse.
Animali incastrati nei barattoli per la disattenzione dell’uomo
Animali incastrati nei barattoli per la disattenzione dell’uomo. Purtroppo, sono episodi che accadono spesso e non sempre è possibile intervenire. Recipienti lasciati in zone frequentate da animali selvatici possono essere pericolosi. Un gesto di curiosità e l’animale si può ritrovare con il muso incastrato in un barattolo o qualcosa di simile. Per loro, sono quasi delle trappole. Purtroppo, si registrano spesso casi di animali incastrati nei barattoli per la disattenzione dell’uomo. Recipienti e scatole possono essere delle vere trappole per animaletti, ma anche per esemplari di taglia più grossa. In Alaska, qualche anno fa, un cucciolo d’orso è rimasto incastrato in un barattolo, probabilmente un rifiuto. Il piccolo è stato salvato da un escursionista studioso di valanghe, che l’ha trovato per caso, ma se non fosse passato nessuno, l’orsetto sarebbe potuto morire. Questo ci insegna a fare attenzione e a non disperdere rifiuti nell’ambiente. In questi video, vediamo insieme la storia del cucciolo d’orso e di una volpe, anch’essa incastrata in un barattolo.
La quattrozampe è indispensabile per la vita di una 32enne affetta da una particolare malattia, ma i condomini a New York non la vogliono perché abbaia troppo
FULVIO CERUTTI
Olivia è un Bearded Collie. Ma non un cane qualunque. Per Elizabeth Woodard è un angelo perché è capace di sentire i sintomi della sua malattia prima che ne manifesti gli effetti. La 32enne infatti soffre di “sindrome da attivazione mastocitaria”, una malattia che le provoca improvvisi e imprevedibili variazioni della pressione sanguinea, tachicardia e vertigini. Dunque Olivia è un cane speciale, ma non per tutti. Elizabeth vive in un appartamento nell’Upper East Side di New York e gli altri condomini non sopportano il suo abbaiare, a tal punto di averle chiesto di allontanare il cane o di andarsene.
La famiglia Woodard, di fronte al possibile sfratto, non ha dubbi: preferiscono rimanere senza un tetto piuttosto che abbandonare la loro cagnolina. «Se perdiamo Olivia, perdiamo Elizabeth - racconta la madre Harriet al NYDaily -. Devono stare insieme».
La quattrozampe è indispensabile nella vita della donna e ne facilita la vita. «A volte capita che Elizabeth stia mangiando qualcosa che pensiamo non le faccia male e Olivia, che la conosce meglio di tutti, inizia ad abbaiare e poi salta sulla sedia per spingerle via il cibo» confessa la signora Harriet Woodard.
Secondo l’avvocato incaricato dall’amministratore del condominio, i Woodards si sarebbero rifiutati di affrontare il problema dell’abbaiare di Olivia, non rispondendo alle ripetute richieste di insonorizzazione acustica del loro appartamento o cercando di addestrarla a rimanere in silenzio.
Olivia è arrivata tre anni fa come regalo e non è stata presa come un cane di servizio così come potrebbero essere quelli per i non vedenti o per i veterani di guerra. Ma è stato subito chiaro che non era un animale domestico qualunque. Anche per questo la famiglia è pronta a dare battaglia per difendere la loro posizione: i Woodards sono in quella casa da 25 anni e non vogliono spostarsi, ma, soprattutto, non vogliono separarsi dalla loro Olivia.
USA, "NON ABBANDONERO' IL MIO ANGELO OLIVIA: MEGLIO SENZA CASA"
La 32enne: capisce i sintomi della mia malattia e mi aiuta
Olivia è un bearded collie e per l'americana Elizabeth Woodard rappresenta un angelo, perché è in grado di avvertire i sintomi della sua malattia prima che si manifestino gli effetti. La 32enne, infatti, è affetta da "sindrome da attivazione mastocitaria", una malattia che le provoca improvvisi e imprevedibili variazioni della pressione sanguigna, tachicardia e vertigini. Dunque, Olivia è un cane speciale per Elizabeth, che vive in un appartamento nell'Upper East Side di New York. Ma c'è un problema: gli altri condomini non sopportano il suo abbaiare a tal punto da averle chiesto - addirittura - di allontanare il cane o di andarsene. La storia raccontata da "La Stampa".
La famiglia Woodard non ha dubbi: anziché abbandonare la cagnolina, preferisce rimanere senza casa. "Se perdiamo Olivia, perdiamo Elizabeth - racconta la madre Harriet al 'NYDaily' -. Devono stare insieme".
La cagnetta è indispensabile nella vita della donna, anzi le agoleva l'esistenza. "A volte capita che Elizabeth stia mangiando qualcosa che pensiamo non le faccia male e Olivia, che la conosce meglio di tutti, inizia ad abbaiare e poi salta sulla sedia per spingerle via il cibo", racconta la signora Harriet Woodard.
Secondo l'avvocato chiamato dall'amministratore del condominio, la famiglia di Elizabeth si sarebbe rifiutata di affrontare il problema dell'abbaiare di Olivia, non rispondendo alle ripetute richieste di insonorizzazione acustica dell'appartamento o cercando di addestrarla a rimanere in silenzio. Olivia è arrivata tre anni fa come regalo e i suoi proprietari hanno capito presto che sarebbe stata molto importante per la 32enne, pronta a dare battaglia per difendere la posizione. La richiesta è chiara: sono in quella casa da 25 anni e non vogliono spostarsi. Ma, soprattutto, non vogliono separarsi dalla loro Olivia, un angelo per Elizabeth.
GEA PRESS
9 SETTEMBRE 2014
Camerun – L’orrore dei trafficanti di fauna selvatica
Nuovo intervento dell'Ong LAGA
Nuovo intervento degli investigatori dell’ONG LAGA (Last Great Ape Organization), attiva nel Camerun nella repressione dei traffici illeciti di fauna selvatica. Questa volta a finire arrestato è stato un trafficante trovato in possesso di quattro teste di gorilla e 16 altre parti anatomiche, tra zampe e piedi.
Si tratta di un nuovo sequestro avvenuto nel paese africano, che mette ancora un volta in evidenza la gravità di un fenomeno che rischia di dare il colpo di grazia alla sopravvivenza di specie rare e minacciate di estinzione. Nei precedenti interventi, LAGA aveva altresì informato del sequestro di parti di scimpanzè e di elefante.
Secondo l’ONG, l’intervento oggi comunicato vuole rappresentare un concreto giro di vite in danno ai trafficanti che sono comunque ben organizzati in una catena che dalle foreste dell’africa centro occidentale, arriva fino agli acquirenti spesso occidentali.
Sull’intervento odierno non sono finora state diffuse ulteriori informazioni, ma la fotografia da sola esplicita l’orrore che si cela dietro tali traffici.
NEL CUORE.ORG
9 SETTEMBRE 2014
USA, ESULTANO I RICERCATORI: NATO UN CUCCIOLO DI ORCA A PUGET SOUND
Osservato nelle acque dello stato di Washington
Gli studiosi di balene stanno celebrando la nascita di un nuovo membro di una popolazione di orche in via di estinzione che frequentano Puget Sound, nello stato di Washington, negli Stati Uniti. Il piccolo di orca avvistato durante il fine settimana nelle acque al largo di San Juan è il primo venuto alla luce nella popolazione dal 2012. Un ricercatore l'ha visto nuotare tra due femmine adulte, probabilmente la mamma orca e la zia, ha detto Ken Balcomb, che con il Center for Whale Research si occupa un censimento delle balene.
La baby orca ha probabilmente meno di una settimana, ha aggiunto lo specialista. Gli scienziati non sanno ancora si si tratti di un maschio o di una femmina. Certo è che, comunque, il cucciolo fa parte della L pod, una delle tre famiglie allargate di balene che vengono strettamente monitorate e fotografate dai ricercatori. La sua nascita è motivo di festeggiamento, ha esultato Balcomb. Ma ha ammonito che le orche stanno ancora lottando per riprendersi a causa di inquinamento, della mancanza di cibo e di altri motivi. L'orca neonata porta il numero di orche della popolazione Puget Sound a quota 79, ha poi segnalato lo studioso. Quest'anno, tra l'altro, è stato confermato che due balene risultatno disperse e presumibilmente morte.
La popolazione unica contava più di 140 esemplari alcuni decenni fa, mentre ha raggiunto un minimo di 71 nel 1970, quando decine di mammiferi sono stati catturati vivi per essere portati nei parchi marini e negli acquari in tutto il Paese. Le orche sono state inserite nell'elenco delle specie a rischio di estinzione nel 2005, dopo gli sforzi locali e regionali al via nel 2000 per la loro conservazione.
CENTRO METEO ITALIANO
9 SETTEMBRE 2014
Mutazione animali marini, trovato Squalo Toro con due teste
Natural news, spiega la nascita di squali a due teste ed accusa l’inquinamento chimico nell’oceano
Era il 2014, quando un pescatore, osservo’ a riva, in Turchia, un delfino con due teste, ed avviso, inorridito le autorità che accorsero’ immediatamente a prelevare campioni. Dopo le analisi emerse che si trattava semplicemente di un insieme di due gemelli, quelli che noi chiamiamo gemelli siamesi. Storia diversa per uno Squalo Toro a due teste, che venne ritrovato nell’utero di uno squalo pescato, nel Golfo del Messico, dopo anni di analisi e ricerche, nel 2013, gli scienziati hanno confermato che si trattava davvero di uno squalo a due teste e non di gemelli. I sospetti, naturalmente sono rivolti verso i cambiamenti climatici ed il riscaldamento delle acqua ma, viene puntato il dito, anche verso le industrie che scaricano di tutto in mare senza pensare alle ripercussioni sulla Natura e gli Animali. Sembra come se il regno animale inizi a rivoltarsi verso questi cambiamenti con delle vere e proprie mutazioni
IL TIRRENO
9 SETTEMBRE 2014
Ginocchio e naso hanno qualcosa in comune
Gian Ugo Berti
Ginocchio e naso – strano ad immaginarsi - hanno fra loro qualcosa in comune, di molto importante: la cartilagine. Se quella del ginocchio si rompe e deve in ogni modo essere ricostruita, oggi è possibile farlo prendendo la cartilagine del naso, sostituendola a quella del ginocchio. Ancora a livello sperimentale, l’intervento chirurgico sta ottenendo confortanti risultati prima sugli animali ed ora anche sull’uomo, sia strutturali che funzionali, con aumento della motilità ed assieme riduzione del dolore. Il dato, quanto mai interessante, emerge dalla rivista Science Translational Medicine. La cartilagine del ginocchio – si apprende dallo studio – presenta infatti scarsissime capacità rigenerative e quindi quando viene danneggiata da lesioni, incidenti o osteoartrite, compromette la motilità ovvero la capacità di movimento e deve comunque essere trattata innestando dei materiali artificiali. Gli esperti hanno dunque pensato di utilizzare una cartilagine naturalmente più attiva nel rigenerarsi, quella cioè del setto nasale, per riparare ginocchia lesionate. In sostanza- si continua - hanno estratto la cartilagine dal setto nasale prima di animali poi dei pazienti, l'hanno poi fatta espandere in provetta nutrendola con un cocktail di fattori di crescita per un paio di settimane e infine l'hanno trapiantata con successo nelle ginocchia. La cartilagine così sviluppata a partire da cellule nasali – concludono allora i ricercatori - si è integrata alla perfezione nel ginocchio, divenendo in particolare indistinguibile dalla cartilagine originale e migliorando al contempo la funzionalità delle ginocchia dei pazienti. Si attendono, a questo punto, ulteriori risultati nella casistica clinica finora raccolta per dare corpo alle prime, positive rilevazioni dell’indagine.
NEL CUORE.ORG
10 SETTEMBRE 2014
PISTOIA, TRE CAVALLI RINCHIUSI DA UN ANNO E UNA PULEDRA DENUTRITA
IHP: "Scandaloso: per l'Asl stanno tutti bene"
Tre cavalli rinchiusi da un anno e una cavalla denutrita a Serravalle Pistoiese. Ma per l'Asl "gli animali sono in condizioni di benessere". Lo segnala IHP in un comunicato. "Il 30 agosto, a seguito di segnalazioni di cittadini, alcuni volontari dell'Enpa di Pistoia - si trova scritto - si recano sul posto, trovando tre equidi reclusi: uno stallone chiuso tra quatto mura, con solo una piccola finestra da cui sporgere il muso. E poi una cavalla e una puledrina dentro un altro piccolo fabbricato in muratura, con lettiera marcia e deiezioni accumulate da tempo, tanto da aver prodotto funghi e da costringere gli animali a tenere i piedi immersi nel letame. Inoltre, il contenitore dell'acqua pieno di larve e incrostazioni. Nessuna traccia di cibo. Nessuna traccia di calpestio fuori da quelle mura (e del resto non esiste un'area esterna recintata). A pochi metri vi sono alcune abitazioni".
Italian Horse protection segnala ancora: "Viene chiamata la polizia Municipale e si viene a conoscenza che" lo scorso 20 dicembre "era stata emanata un'ordinanza comunale per la medesima situazione. L'Enpa chiama sul posto il veterinario ippiatra dell'IHP per fare una valutazione in base a ciò che è osservabile dall'esterno: oltre a tutto quanto sopra detto, nella puledra si evidenzia uno stato di magrezza eccessivo, deviazioni angolari degli arti, insufficiente sviluppo muscolo-scheletrico (dovuti probabilmente all'impossibilità di movimento), urine di colore latteo, lesioni cutanee diffuse. Nella stessa giornata viene richiesto un intervento dell'Asl che però, di fronte all'atteggiamento alterato del proprietario giunto sul posto, decide di rinviare eventuali provvedimenti alla settimana successiva, senza fornire spiegazioni".
"Passano diversi giorni senza grandi novità e l'IHP chiede l'intervento del Ministero della Salute, che sembra ottenere il risultato sperato in quanto l'Asl stessa chiede all'associazione supporto operativo e disponibilità a prendere gli animali in custodia giudiziaria. Enpa intanto - si legge poi nel comunicato - si impegna ad organizzare il trasporto. L'appuntamento è per lunedì mattina (8 settembre, ndr). Di lì a poco la Procura di Pistoia firma il provvedimento di perquisizione e finalmente, in tarda mattinata, polizia municipale e Asl arrivano sul posto. Ma da quel momento inizia una lunga chiacchierata con il proprietario, alla quale i volontari Enpa e IHP sono costretti ad assistere da lontano. Dopo quasi due ore, i veterinari pubblici escono dichiarando che il sequestro non si fa, perché secondo loro gli animali non sono in condizione di maltrattamento, in quanto nel frattempo gli ambienti sono stati ripuliti e il proprietario ha anche dichiarato di essere in attesa di alcuni permessi per allestire un paddock".
La nota di IHP prosegue: "Le associazioni tentano invano di far presente che i cavalli sono reclusi in spazi non idonei da un anno, che non c'è alcuna prospettiva certa di un miglioramento delle condizioni, che c'è una puledra estremamente magra, che non sono stati effettuati approfondimenti diagnostici ma solo un'osservazione dall'esterno, che i veterinari pubblici dovrebbero tutelare il benessere animale e quindi anche gli aspetti legati alle condizioni di vita: nulla scalfisce i veterinari e il tecnico dell'Asl 3 di Pistoia, che anzi dichiarano pubblicamente che gli animali sono in condizioni di benessere".
"Questo è il racconto di una giornata surreale in cui la stessa Asl, che la mattina aveva chiesto il sequestro in Procura, smentisce se stessa e dice che va tutto bene - dichiara Sonny Richichi, presidente IHP -. Continueremo a lottare fin quando i cavalli non verranno liberati da quella prigionia forzata e visitati da un veterinario, con i dovuti accertamenti".
GEA PRESS
10 SETTEMBRE 2014
Pistoia – Il mistero dei cavalli: sequestro o non sequestro?
Una lunga storia occorsa in provincia di Pistoia e che vede protagonisti tre cavalli ed un puledrina. Anzi, secondo IHP (Italian Horse Protection) la storia sarebbe tutt’ora in corso visto che lo stato di detenzione dei poveri animali, non avrebbe dato corso ad una azione che invece, agli animalisti, appare inderogabile.
La storia dei poveri cavallini, sembra peraltro essere in corso da ben prima dell’intervento degli animalisti. Da oltre un anno, un’Ordinanza comunale avrebbe palesato, sempre ad avviso di IHP, una situazione analoga.
Quando i volontari giungono nei luoghi, a seguito di segnalazione di cittadini, lo stallone viene desceritto come “chiuso tra quattro mura, con solo una piccola finestra..“. Un piccolo fabbricato sarebbe poi stato riservato a cavalla e puledrina con lettiera definita “marcia e deiezioni accumulate da tempo“. Nel contenitore dell’acqua, poi, si sarebbero evidenziate larve ed incrostazioni.
Nel corso di tale sopralluogo, chiamata la Polizia Municipale, si viene a sapere dell’Ordinanza.
Nei luoghi giunge un Veterinario ippiatra chiamato da IHP. Per quanto osservabile dall’esterno, viene riferito di una puledra smagrita, deviazione angolare degli arti, urine di colore latteo ed altre presunte problematiche. L’ASL, subito chiamata, decide per un successivo sopralluogo.
IHP chiede nel frattempo l’intervento del Ministero della Salute e, secondo quanto riferito dalla stessa associazione, l’ASL chiede a sua volta agli animalisti un supporto operativo oltre che la disponibilità alla custodia degli animali. La Procura della Repubblica, nel frattempo, firma il provvedimento di perquisizione.
Programmato il sopralluogo, avviene però quello che IHP descrive quasi come un colpo di scena. Gli ambienti sarebbero stati ripuliti e per questo non sarebbero state riscontrate condizioni di maltrattamento.
Dunque, nonostante le rimostranze dei volontari, gli animali rimangono nei luoghi.
Per Sonny Richichi, presidente di IHP, l’ASL da un lato avrebbe chiesto il sequestro, salvo poi dire che va tutto bene
Come stanno le cose lo diranno probabilmente le carte che saranno prodotte per la Procura ma per IHP non sembrano esserci dubbi: “continueremo a lottare – ha dichiarato il presidente di IHP – fin quando i cavalli non verranno liberati da quella prigionia forzata e visitati da un veterinario, con i dovuti accertamenti”.
NEL CUORE.ORG
19 SETTEMBRE 2014
PISTOIA, CAVALLI DENUTRITI: L'ENPA CHIEDE ANCORA IL SEQUESTRO
L'istanza dell'associazione per il caso di Serravalle
Dopo il sequestro, nei giorni scorsi, di due cavalli denutriti e tenuti in pessime condizioni in una struttura a Serravalle Pistoiese, l'Enpa depositera' stamani un'ulteriore istanza alla Procura della Repubblica per chiedere il mantenimento del provvedimento di sequestro. "Per il futuro - dichiara Rossella Ghelardini presidente Enpa sezione di Pistoia - ne auspichiamo anche la confisca". I due animali si trovano da ieri in sicurezza e in luogo idoneo a cura dell'associazione Ihp che si e' resa disponibile a ospitarli. "Siamo soddisfatti per questo primo risultato reso possibile grazie alla sinergia creata fra Asl e Enpa - prosegue Rossella Ghelardini - e in particolare con il direttore del Dipartimento della Asl, gia' responsabile della sanita' pubblica veterinaria, dottor Cantini, che ha promosso e ottenuto dalla locale Procura un nuovo decreto di perquisizione". Nei prossimi giorni l'Enpa si occupera' anche degli altri animali rimasti presso la struttura, uno stallone e alcuni cani di razza alana, con l'obiettivo che anche loro siano custoditi secondo le norme vigenti.
IL TIRRENO
20 SETTEMBRE 2014
Enpa: confermate il sequestro dei cavalli
Alessandra Tuci
PISTOIA L’Enpa ha depositato ieri mattina un’ulteriore istanza alla procura della repubblica per chiedere il mantenimento del sequestro dei due cavalli avvenuto in una stalla privata di Serravalle pistoiese lo scorso mercoledì. «Per il futuro ne auspichiamo anche la confisca» dice Rossella Ghelardini, presidente Enpa Pistoia. La vicenda dei cavalli denutriti e mal tenuti era stata segnalata già due volte, fino all'emissione del sequestro l'8 settembre e mai avvenuto. Solo grazie all’insistenza dell’associazione Ihp (Italian horse protection) e dell’Enpa, Asl e vigili urbani hanno eseguito il sequestro mercoledì scorso. Però, sono state prelevate solo la cavalla Innamorada e la puledra Navidade, portate poi in un centro di recupero a Montaione, Firenze. «Siamo soddisfatti per questo primo risultato reso possibile grazie alla sinergia creata tra Asl ed Enpa – prosegue Ghelardini - E in particolar con il direttore del dipartimento dell’Asl, già responsabile della sanità pubblica veterinaria, il dottor Cantini, che ha promosso ed ottenuto dalla locale procura un nuovo decreto di perquisizione». Nei prossimi giorni l’Enpa si occuperà anche dello stallone e degli altri animali rimasti nella struttura di Serravalle, ovvero alcuni cani di razza alana, con l’obiettivo che anche loro siano custoditi secondo le norme vigenti.
LA REPUBBLICA FIRENZE
10 SETTEMBRE 2014
Attraversa sulle strisce: lui ferito, muore il suo cane L'incidente è avvenuto a Viareggio. L'uomo era a spasso con un doberman di otto mesi
Viareggio (Lucca) - Investito da un'auto mentre stava attraversando la strada con il suo cane, un uomo di 33 anni è rimasto ferito in modo grave e l'animale, un doberman di 8 mesi, è morto. L'incidente è avvenuto ieri sera a Viareggio in via Pisano, strada in cui ci sono state in passato già polemiche legate alla velocità di transito dei veicoli.
Il pedone, 33 anni era a spasso con il suo cane attraversando sulle strisce pedonali, è stato investito da una Giulietta Alfa Romeo condotta da un quarantenne, il primo poi a chiamare i soccorsi. Nell'urto l'uomo ha riportato varie fratture ed è stato trasportato in codice rosso all'ospedale Versilia dai sanitari della Croce Verde. Il cane, trasferito nell'ambulatorio di un veterinario, è poi morto. Le indagini dei vigili urbani.
LA NUOVA VENEZIA
10 SETTEMBRE 2014
Trova una nutria davanti al negozio
Prov. Di Venezia, Era adagiata lì, sonnacchiosa, fra la saracinesca a maglie e la vetrata del negozio di via Circonvallazione. Ed è improbabile che stesse attendendo il titolare, l’ottico mestrino Giorgio Benedetti, per farsi fare una visita o per acquistare un paio d’occhiali. Il cliente in questione, infatti, è una nutria che non ha fatto una piega quando il negoziante mestrino è arrivato alle 8.30 per aprire l’attività. È rimasta immobile mentre Benedetti, allibito, s’è ben guardato dall’alzare la serranda, preferendo chiamare prima i vigili poi la polizia provinciale, che ha preso in consegna l’innocuo ma temuto animale dall’aspetto del castoro e dalla coda da ratto. «Quando ho visto la nutria incastrata fra la saracinesca e il vetro», racconta l’ottico, «non volevo crederci, anche se in zona, soprattutto nel parco di fronte, questo tipi di animali sono presenti. Inizialmente non avevo idea di come muovermi e allora ho chiamato i vigili». La Polizia municipale, che non si occupa di questi recuperi, ha detto al negoziante di chiamare la Polizia Provinciale che, verso le 10.30, è intervenuta, agguantando la nutria e portandosela via. In un paio d’ore dal ritrovamento, insomma, la situazione è tornata alla normalità, anche se, per precauzione, Benedetti e la moglie hanno pulito a fondo tutto il negozio, operazione che ha comportato un’altra perdita di tempo sottratto alla normale attività. Il ritrovamento di un animale importato in Italia dal Sud America ancora negli anni 30, fa allarmare ancor più i commercianti e gli abitanti di via Circonvallazione, già preoccupati dal degrado che investe la zona. Proprio oggi, alle 18.30 al bar San Patrizio, di fronte all’ex ospedale, negozianti e residenti si incontreranno per discutere appunto di degrado. «Ormai siamo arrivati al punto che verso sera abbiamo paura a uscire dal negozio», spiega Benedetti, da sempre in prima linea per riqualificare la strada in cui lavora. «Bisogna risolvere il problema dell’ex Umberto I e presidiare l’area».
NEL CUORE.ORG
10 SETTEMBRE 2014
ANIMALI, COMMISSIONE UE: OK ALLE PROPOSTE SU MEDICINALI E MANGIMI
Borg: "Un fondamentale passo in avanti"
La Commissione europea ha adottato oggi alcune proposte sui medicinali veterinari e sui mangimi medicati per migliorare la salute e il benessere degli animali, combattere la resistenza antimicrobica (Amr) nell'Unione europea e per promuovere l'innovazione. La proposta sui medicinali veterinari mira, in particolare, a rendere disponibile nell'Ue un numero maggiore di medicinali per curare e prevenire le malattie degli animali. La proposta include ora nel suo campo di applicazione i mangimi per animali da compagnia. L'idea è quella di garantire un adeguato livello di qualità e di sicurezza dei prodotti in Europa, aprendo nel contempo la strada a cure migliori per gli animali malati. La regolamentazione proposta apporterà benefici agli animali, comprese le specie acquatiche, ai loro detentori, ai proprietari di animali da compagnia, ai veterinari e alle imprese dell'Ue, comprese le imprese del settore farmaceutico e dei mangimi. Tonio Borg, commissario europeo per la Salute, ha commentato: "Queste proposte, seppur imperniate sulla salute e sul benessere degli animali, costituiscono anche un fondamentale passo in avanti per la sanità pubblica in quanto introducono misure che contribuiscono a combattere la crescente minaccia della resistenza antimicrobica (Amr) assicurando l'efficacia degli antibiotici sia per l'uomo sia per gli animali".
LA PROVINCIA PAVESE
10 SETTEMBRE 2014
Niente rinvio, la caccia apre il 21
Umberto De Agostino
PAVIA La Consulta faunistico-venatoria provinciale ha confermato la data di domenica 21 settembre per l’inizio della caccia. Confagricoltura e Confederazione italiana agricoltori (Cia) avevano chiesto lo slittamento dell’apertura della stagione per via del ritardo nella maturazione di riso e mais. La Provincia, però, ha ribadito che la caccia ad appostamento fisso, quella più diffusa, si svolgerà dal 21 settembre al 31 gennaio per tre giorni settimanali a scelta del cacciatore, come da calendario venatorio regionale, con l’integrazione di un giorno settimanale nel mese di novembre solo per la caccia alla fauna migratoria acquatica. Ieri a Robbio, al dibattito sullo stato dell’agricoltura provinciale, Luciano Nieto, direttore di Confagricoltura Pavia, ha polemizzato con l’assessore provinciale Michele Bozzano: «Ci saremmo aspettati un rinvio per tutelare migliaia di aziende agricole che traggono il loro reddito da riso e mais. Purtroppo, prendiamo atto che Piazza Italia ha favorito il mondo venatorio senza soffermarsi sul fatto che le condizioni meteorologiche dell’estate non hanno favorito la maturazione dei prodotti in campo». Bozzano, che ha la delega alle Riserve naturali, ha replicato con diplomazia di fronte a una platea composta di risicoltori: «La decisione presa dalla Consulta è dovuta a una serie di fattori». Il presidente Daniele Bosone è più esplicito: «Non c’erano i tempi tecnici per esaudire la richiesta del mondo agricolo. La Consulta ha tenuto conto anche di dettagli operativi, come il rilascio degli animali». Anche la Coldiretti si era rivolta alla Provincia. «Fin dalle prime riunioni avevamo chiesto di posticipare sia l’apertura sia la chiusura della caccia, ma era stato espresso parere negativo – spiega l’organizzazione presieduta da Wilma Pirola – Oggi molti raccolti sono ancora in campo e quindi potrebbero verificarsi problemi. Comunque, nell’ottica di una convivenza tra mondo agricolo e venatorio, chiediamo alle guardie di vigilare che tutti si comportino correttamente e ci aspettiamo che i cacciatori rispettino il lavoro degli agricoltori».
EUROPA QUOTIDIANO
10 SETTEMBRE 2014
Religione e mondo animale, una relazione importante
Un libro appena uscito per la Libreria Editrice Fiorentina racconta i legami profondi esistenti tra le grandi religioni e tutte le forme viventi, a partire dagli animali. Titolo del volume: "I santi e gli animali. L’Eden ritrovato"
«L’uomo può e deve amare le creature di Dio. Da Dio le riceve e le guarda e le onora come se al presente uscissero dalle mani di Dio». Così recita un passaggio della Gaudium et spes, costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, promulgata da papa Paolo VI l’8 dicembre 1965, ultimo giorno del Concilio Vaticano II. Si potrebbe pensare che con tale atto la Chiesa cattolica recuperasse secoli di disattenzione verso le forme viventi, ma non umane, animali in particolare (a parte la nota eccezione di San Francesco d’Assisi), ma non è così. A smentire tale opinione, spesso diffusa anche in ambienti di ecologismo nostrano e d’oltralpe, viene in soccorso del lettore un colto e affascinante volume, pubblicato dalla Libreria Editrice Fiorentina con il titolo I santi e gli animali. L’Eden ritrovato.
L’autore, padre Guidalberto Bormolini, che ha già pubblicato per la stessa casa editrice, nella prestigiosa collana “Ricerca del Graal” fondata a suo tempo da Padre Giovanni Vannucci, l’altrettanto insolito e notevole La barba di Aronne. I capelli lunghi e la barba nella vita religiosa, non si è però limitato a smentire il presunto antropocentrismo della tradizione cristiana, ma ha offerto un saggio di vera e propria “religione comparata degli animali”. Infatti, se larga parte del testo è rivolta alla tradizione biblica, ai Padri della Chiesa e alla tradizione monastica, il capitolo iniziale offre una impeccabile introduzione al rapporto fra le grandi religioni e il mondo animale, mentre il penultimo capitolo si sofferma sulle tradizioni sciamaniche, il cui rapporto con alcuni santi cristiani è ancora tutto da esplorare, dopo alcuni cenni di Èlemire Zolla e un pionieristico lavoro di Riccardo Scotti.
Indicare al lettore luoghi particolari del volume sarebbe fatica improba, perché tutto si tiene e richiama nella trama e nell’ordito dell’autore, ma ci piace ricordare almeno l’ampio spazio dedicato al cristianesimo celtico e al mondo selvatico, perché conferma la straordinaria importanza di una forma di religiosità medievale dal carattere tutt’insieme cosmico e mistico, che senza elaborare complessi sistemi speculativi ha diffuso per secoli simboli e riti di straordinaria efficacia spirituale, come i recenti studi di Nuccio D’Anna (richiamati anche da Bormolini) ci mostrano definitivamente.
Il testo, che porta la prefazione del noto biblista Paolo De Benedetti, autore da par suo di recenti studi di “teologia degli animali”, si conclude su quanto promette il sottotitolo: «Occorre quindi tornare a essere tutti di fuoco, il fuoco dell’amore per Lui, per gli altri, per tutte le creature. Allora ci si sentirà di nuovo a casa e la nostalgia struggente per la Bellezza, la Giustizia, l’Armonia, che tormenta gli animi di tutti gli esseri sensibili, sarà benedetta per averci spronato a ritrovare la strada».
BLOG YOU-NG.IT
10 SETTEMBRE 2014
5 animali che vengono mangiati vivi dagli esseri umani (FOTO)
Non è grande notizia quella che vi fa sapere che talune persone mangiano animali. Il punto è che alcuni animali vengono mangiati vivi. Per quanto un certo senso di ripugnanza possa giungere ad affliggerci, è così. Scopriamoli insieme.
1. Polpo
I coreani lo chiamano “Sannakji,” ma si potrebbe quasi chiamare “disgustoso”. Di solito leggermente condito con sesamo e olio di sesamo, il polpo vivo può essere tagliato in piccoli pezzi o preparato intero. Servite poi con le sue braccia che ancora si dimenano.
2. Rane (Giappone, Cina e Vietnam)
Ricordate il video virale che mostra una donna giapponese mangiare una rana viva?Lei non è sola. Un altro uomo proveniente dal sud-est della Cina è diventato famoso nel 2007, dopo aver detto che 40 anni di deglutizione di rane e topi vivi lo avevano aiutato a evitare disturbi intestinali rendendolo “più forte.” Questa “delicatezza” non è strana in paesi asiatici come Cina, Vietnam e Giappone. Si tratta di solito rane speciali allevate per la cottura, che vengono poi affettate su un piatto e sventrate in vita. Tutto viene fatto proprio di fronte a voi, mentre siete seduti in attesa del vostro pasto. Mangerete dunque la rana mentre il suo cuore ancora batte e gli arti si agitano.
3. Tarantole
La maggior parte degli esseri umani non riuscirebbe mai a mangiare tarantole o scorpioni vivi, né penserebbe mai di mangiare pene e testicoli di un certo. Se cercate su YouTube Louis Cole, potrete vedere 36 dei video più disgustosi presenti in circolazione sulla rete.
4. Larve
Famoso per il fatto di contenere larve di insetti vivi, il “casu marzu” è un tradizionale formaggio di latte di pecora della Sardegna. Le larve vengono introdotte nel formaggio deliberatamente, allo scopo di promuovere un livello avanzato di fermentazione e la ripartizione dei grassi del formaggio. Questo rende il formaggio molto morbido, con del liquido che fuoriesce. Alcune persone tolgono le larve dal formaggio prima di consumare, mentre altri non lo fanno.
5. Serpenti
Nel 2007, il 46enne Sutari Nayak di Orissa, India, è diventato famoso per mangiare serpenti vivi solo per divertimento. A quanto pare, il contadino, ormai padre di tre figli, cattura serpenti fin dall’infanzia, dopo la sfida di un amico: “I serpenti ci mordono, non possiamo mordere noi i serpenti?”
Da allora, ha morso e mangiato serpenti diventando la più grande star della città. Ha anche guadagnato qualche soldo extra con il suo singolare spettacolo.
Gli animali sognano, Aristotele lo sapeva: oggi si è convinta anche la scienza
Chi ha un peloso in casa lo sa, ora anche la scienza con prove alla mano, si è convinta.
Chi ha un animale in casa sa che può sognare, non ha bisogno che glielo dica la scienza. Sbuffano, abbaiano sommessi, muovono le zampe come se sognassero di correre. Il primo a teorizzare che gli animali erano in grado di sognare, ben per tre secoli prima dell'arrivo di Cristo, è stato Aristotele, il filosofo greco, nella Storia degli animali, oggi anche la scienza si è convinta con prove alla mano che ha raccolto attraverso studi empirici. L'ulteriore conferma si deve a Jason G. Goldman, psicologo cognitivo dell'università di Los Angeles (University of Southern California di Los Angeles) che ha studiato il comportamento degli animali nello stato di sonno attraverso i movimenti involontari e cercando di individuare le analogie tra il funzionamento con il cervello umano. Questi studi tuttavia erano già stati fatti negli anni Sessanta e gli scienziati dell'epoca avevano notato che nella fase rem gli animali, come gli esseri umani, compivano dei movimenti. Sembrerebbe una banalità, ma in detta fase del sonno i muscoli risulterebbero paralizzati. Già il ricercatore Stanley Coren, dell'University of British Columbia, autore de "L'intelligenza dei cani", aveva scritto che gli animali sognano secondo delle modalità molto simili a quelle umane. Tale capacità è stata ad oggi attribuita ai mammiferi e ad alcune specie di uccelli. Ne sarebbero esclusi insetti e rettili, forse perché gli scienziati non hanno la più pallida idea, al momento, su come fare a verificare in una mosca o in un serpente lo stato di rem. Comunque la ricerca professor Goldman è importante anche se non è stata in grado di verificare se al risveglio gli animali si ricordano i loro sogni o comunque questi ultimi lascino qualche traccia o ricordo nello stato di veglia, come accade per gli umani.
Un passo avanti è comunque stato fatto grazie al professor Goldman, visto che il compito della scienza è teorizzare l'evidenza empirica. Ci sono ancora altri miti scientifici da sfatare come quello che gli animali non hanno il senso del tempo. La questione è ancora molto dibattuta. Studi condotti in proposito dimostrerebbero che per gli animali un minuto o un giorno, un anno non farebbe differenza. Solo gli umani sono in grado di cogliere il trascorrere del tempo in ore, minuti e secondi. Ma chi ha un animale domestico non ci crede.
ARTICOLOTRE
10 SETTEMBRE 2014
Gb. Tiene un leone morto nascosto nel frigo del ristorante
Un leone morto, conservato all'interno del freezer di un ristorante a Chichester, in Gran Bretagna.
E' quanto ha scoperto un addetto al controllo d'igiene durante un'ispezione all'interno del locale, situato a poca distanza dallo zoo cittadino. Il corpo del felino era adagiato al fianco della carne e del resto del cibo normalmente servito in sala, senza alcuna copertura.
Il proprietario del ristorante ha ammesso di aver ricevuto la carcassa dagli addetti dello zoo, ma ancora non sono chiari i motivi.
Ad ogni modo, trattandosi del primo caso di un ritrovamento simile, l'ufficio indagini non ha ancora potuto provvedere alla chiusura della struttura, in quanto non previsto dal codice della legge.
GREEN STYLE
10 SETTEMBRE 2014
Cani randagi: 21 al giorno vengono uccisi in Gran Bretagna
Quando si parla di cani randagi, si è soliti pensare alle grandi nazioni asiatiche come la Cina o, in alternativa, ai fatti di cronaca animale che hanno coinvolto Ucraina e Romania nell’ultimo biennio. Eppure anche i più avanzati stati europei si trovano a dover fronteggiare il randagismo ogni giorno, una questione che sta diventando sempre più grave anche data l’assenza di misure di contenimento efficaci, quali la sterilizzazione. Le ultime rilevazioni in merito arrivano dalla Gran Bretagna, dove nel 2013 si è registrato il tasso di 110.000 cani in libertà, 21 dei quali catturati e soppressi ogni giorno. I dati provengono da una ricerca condotta da Dog’s Trust, un ente per la protezione dei cani più sfortunati del Regno Unito. Come già accennato, dall’aprile del 2013 al marzo del 2014 sono stati oltre 110.000 i randagi individuati, con 21 soppressioni al giorno. Questo perché i canili, già sovraffollati, sono tenuti all’eutanasia quando i quadrupedi non vengono reclamati da nessun proprietario.
Non è però tutto, perché la survey ha voluto indagare anche dei fattori aggiuntivi rispetto a un fenomeno così ampio. Si parte con le tempistiche legali, con il 72% dei proprietari Oltremanica ignari di come un cane possa essere reclamato solo entro 7 giorni dalla scomparsa, prima che venga soppresso. Ma non è tutto negativo quello che emerge: oltre a essere diminuiti i randagi di 1.000 unità rispetto alla rilevazione precedente, aumenta il numero di amici a quattro zampe che riesce a ricongiungersi con la famiglia d’origine: oltre 10.000 ogni anno.
I dati svelano anche come vi sia un gap tra le concezioni dei proprietari e quello che avviene realmente agli animali di strada. Il 96% degli intervistati ritiene che nel Regno Unito non circolino più di 20.000 cani randagi, mentre il 46% non ricorre all’aiuto delle autorità in caso di smarrimento del cucciolo domestico, preferendo invece affidarsi ad amici e conoscenti. Al contempo, emerge come tali proprietari tengano particolarmente a ritrovare il cane fuggito, con una media nazionale di 4,2 giorni di assenza dal lavoro l’anno proprio per dedicarsi alla ricerca attiva dell’animale. La gran parte degli intervistati, tuttavia, svela una certa ansia nell’ammettere a superiori e colleghi le reali motivazioni dell’assenza in ufficio, forse perché si teme di non ottenere i permessi richiesti o di essere derisi. Il 63% sfrutta i giorni di ferie accumulati durante l’anno, il 33% indica invece generiche ragioni familiari.
Infine, la ricerca pone in evidenza un problema fondamentale del randagismo, probabilmente comune agli altri paesi europei: i proprietari non sono ben informati sulle modalità di recupero e sugli enti da contattare in caso di smarrimento di un animale domestico, inoltre sarebbero ancora molti coloro che sottostimano l’importanza del microchip, un dispositivo essenziale per permettere ai cani fuggitivi di tornare fra le quattro mura di casa.
GEA PRESS
10 SETTEMBRE 2014
Tailandia – Si schianta con l’automobile. All’interno del mezzo 120 pangolini e 400 chili di scaglie
Scoperto a causa di un incidente d’auto. Il carico dei pangolini, ben 120, e dei 400 chili di scaglie, era infatti occultato in alcuni sacchi nascosti nel bagagliaio.
Nel pauroso incidente, sette pangolini sono rimasti uccisi mentre il guidatore-trafficante ha riportato solo lievi ferite.
La macchina si è letteralmente ribaltata in una strafa del distretto di Lang Suan, nella Tailandia peninsulare. La Polizia, subito intervenuta, ha così scoperto i particolari bagagli, ovvero alcuni sacchi in rete nera che contenevano i poveri pangolini.
Il guidatore è ora tratto in arresto mentre le indagini stanno cercando di appure il luogo di provenienza e destinazione dei sempre più rari animali.
Sia la carne che le scaglie del pangolino sono rischieste dalla medicina tradizionale. Oltre alle specie asiatiche, i trafficanti stanno sempre di più indirizzando la loro attenzione verso i mercati africani.
CENTRO METEO ITALIANO
10 SETTEMBRE 2014
La mucca che crede di essere un cane, video
Si chiama Milkshake ed è una mucca che vive da sempre insieme ai cani tanto da essere convinta di esserlo
La mucca che crede di essere un cane, video – Ha vissuto da sempre in mezzo ai cani al punto da credere di esserlo anche lei. Si tratta di una mucca, chiamata Milkshake, che però vive e si comporta esattamente come un cane, rifiutandosi di pascolare nei campi insieme alle altre mucche ma cibandosi esclusivamente dalla scodella. Milkshake infatti ha sempre vissuto vicino ai cani, non crescendo in mezzo alle altre mucche e si è dunque abituata a mangiare in maniera diversa: tutti i giorni la mucca attende che il cibo le sia portato dalle persone che si occupano di lei e poi lo mangia insieme ai cani che vivono nella proprietà. Entra senza problemi nella struttura, proprio come fanno i cani, e lo preferisce ai campi di fieno. Milkshake si trova sul terreno di una fondazione dopo essere stata sottratta a un allevatore che maltrattava gli animali. Probabilmente questo trauma associato al modo in cui è cresciuta negli anni seguenti, l’hanno portata a rifiutarsi di pascolare e cercare il cibo abituandosi a mangiarlo insieme ai cani.
Un uomo ha trasformato la sua casa in un’area ideale per far divertire i suoi felini
Claudia Audi Grivetta
Se di solito i genitori fanno costruire altalene o case sugli alberi per far giocare i bambini in giardino, negli Stati Uniti, precisamente in Minnesota, c’è un uomo che ha trasformato la sua casa in un gigantesco parco giochi per gatti. Tunnel, passerelle sul soffitto e cucce nascoste ben in alto, un vero e proprio parco divertimenti a misura di micio. «Adoro sentieri e percorsi – ha dichiarato l’ideatore Greg Krueger – e naturalmente amo anche i gatti. Così ho pensato di unire le due cose». Krueger ha lavorato alla sua casa per quindici lunghi anni. Ora i suoi quattro gatti lo guardano dall’alto al basso mentre attraversano i cento metri di passerelle sparse per tutta l’abitazione. Quando desiderano un po’ di privacy possono anche zampettare via e scegliere uno dei tanti nascondigli illuminati e caldi.
«Non mi sento mai da solo, anche se sono l’unica persona a vivere qui. Siamo come una famiglia», ha spiegato Krueger. Negli anni la sua passione si è trasformata in vera e propria ossessione. «Non riesco a pensare ad altro – continua – non riesco a dormire. Ci penso la mattina quando mi sveglio e anche tutto il giorno al lavoro». Poi la scoperta: a 49 anni gli viene diagnosticata la sindrome di Asperger, che però Krueger considera una forma di benedizione che gli ha donato la capacità di mettere a fuoco le cose più importanti. «Ovviamente la mia casa non sarebbe stata esattamente così se io non avessi l’Asperger – confessa – ma non mi interessa se ci vuole tempo, amo quello che faccio, quasi non vorrei mai smettere».
Un amore, quello per i gatti, nato quando Greg era ancora un ragazzo e che negli anni è diventato anche riconoscenza e desiderio di rendere omaggio ai suoi fedeli compagni. “E’ stato detto che tutti i gatti hanno la sindrome di Asperger” spiega Krueger (tra l’altro, un libro del 2006 intitolato proprio “Tutti i gatti hanno la sindrome di Asperger” e scritto dall’australiana Kathy Hoopman descriveva i comportamenti tipici degli Asperger attraverso paragoni con il mondo felino, ndr) . “Penso che uno dei motivi per cui amo davvero i gatti sia che posso capire profondamente la loro personalità”. E viceversa, ovviamente. «Posso dire con certezza che loro mi amano perché io amo loro a mia volta».
STRAGE DI RANDAGI A LICATA (AG), "UNA BARBARIE: IMMAGINI TERRIBILI"
Lndc: "Aberrazione nella lotta al randagismo"
La Lega nazionale per la difesa del cane sta valutando azioni legali da compiere contro i responsabili - non ancora individuati - del tragico episodio avvenuto nei giorni scorsi in Contrada Stretto a Licata (Agrigento), dove è stato ucciso brutalmente un gruppo di randagi. "Una mattanza orribile che ripropone l'annoso problema del randagismo nel nostro Sud - spiega Antonino Giorgio, coordinatore regionale Sicilia Lndc -. Purtroppo, questo è l'ennesimo sterminio di massa che si verifica nella zona di Licata. La responsabilità di queste terribili uccisioni, che denotano una preoccupante mancanza di umanità e la negazione di ogni regola del vivere civile, ricade non soltanto sugli autori di crimini così efferati - è bene ricordare che l'uccisione e il maltrattamento di animali sono reati puniti dal nostro codice penale - ma indirettamente anche sulle istituzioni locali, colpevoli di pesantissimi ritardi nelle politiche di prevenzione e gestione del randagismo". "Voglio ricordare - continua Giorgio - che ai tempi dei fatti successi a Modica (Ragusa), il ministero della Salute stanziò dei fondi per la lotta al randagismo tramite un piano che venne presentato presso l'Assessorato della salute della Regione Sicilia, ora ci chiediamo: che fine hanno fatto i fondi? E' assurdo, tra l'altro, pensare di combattere il randagismo con la deportazione dei cani verso il nord, sperperando denaro pubblico. I Comuni inizino una volta per tutte e concretamente ad affrontare il grave problema del randagismo - si auspica il coordinatore - mettendo in atto una seria politica di controllo delle nascite, di identificazione e iscrizione di tutti i cani nell'anagrafe regionale nonché di vigilanza da parte degli enti preposti".
Le immagini terribili dei cadaveri dei poveri cani, molto probabilmente morti per avvelenamento e alcuni anche brutalmente torturati, sono destinate a restare impresse nella memoria, segnala l'associazione. E non soltanto in quella di chi ama gli animali. Condannare la strage di Licata e assumere una posizione ferma e precisa su tali gravi episodi rimane l'unico mezzo che abbiamo per scongiurarne la ripetizione, sottolinea la Lndc.
"Tutto questo - aggiunge Antonino Giorgio - rappresenta una aperta violazione della normativa italiana che su questa materia prevede una chiara divisione dei compiti, individuando nel sindaco il responsabile per gli animali vaganti sul territorio. Naturalmente, le nostre prossime iniziative legali tengono conto anche di questo elemento: è intollerabile che animali innocenti siano trucidati con tanta efferatezza. Questo è un crimine che dovrebbe ripugnare alla coscienza di tutti noi, soprattutto a quella di chi - conclude - è chiamato ad amministrare il territorio ed a portare a soluzione le criticità".
ARTICOLOTRE
11 SETTEMBRE 2014
L’orsa Daniza è morta, non è sopravvissuta alla cattura L'orsa Daniza non è sopravvissuta alla narcosi effettuata per catturarla. Lo rende noto la Provincia di Trento.
-Redazione- Qualcuno si era chiesto che fine avesse fatto Daniza, l'orsa a cui si stava dando la caccia dopo che il 15 agosto scorso aveva assalito un cercatore di funghi nei boschi di Trento, probabilmente per difendere i propri cuccioli. Dopo un mese di latitanza tra le montagne, Daniza è stata catturata.
Questa mattina la triste notizia diffusa dalla provincia di Trento, in una nota si spiega che: "In ottemperanza all'ordinanza che prevedeva la cattura dell'orsa Daniza, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire, in sicurezza, con la telenarcosi.
L'intervento della squadra di cattura – prosegue la Provincia – ha consentito di addormentare l'orsa, che tuttavia non è sopravvissuta".
"E' stato possibile catturare con la medesima modalità, per poi prontamente liberarlo – aggiunge la Provincia – anche uno dei due cuccioli, che è stato dotato di marca auricolare per assicurargli il costante monitoraggio. A tal fine sul posto è già operativa la squadra d'emergenza". La Provincia conclude spiegando che dell'episodio sono stati informati il ministero dell'Ambiente, l'Ispra e l'Autorità giudiziaria. Per Daniza l'autopsia è prevista già in giornata.
La vicenda di Daniza, 19 anni, arrivata in Trentino nel 2000 nell’ambito di un progetto di ripopolazione dell’area, aveva alimentato il dibattito per tutta l’estate. La colpa dell’animale era stata quella di aver ferito un cercatore di funghi che si era avvicinato per guardare i suoi cuccioli. Nonostante le proteste degli animalisti la provincia di Trento aveva deciso di catturarla.
LA ZAMPA.IT
11 SETTEMBRE 2014
L’orsa Daniza uccisa dalla narcosi che serviva a catturarla. L’animale, addormentato, non è sopravvissuto alla somministrazione del sonnifero
A Ferragosto, in per difendere i propri cuccioli, aveva ferito un uomo nei boschi del Trentino. Da allora la serrata caccia per trovarla. Uno dei suoi piccoli è stato preso con la stessa modalità ed è stato immediatamente liberato.
L’orsa Daniza non è sopravvissuta alla narcosi che è stata effettuata nella notte per catturarla, secondo quanto comunica la Provincia di Trento. Si tratta dell’orso che a Ferragosto, in presenza dei propri cuccioli, aveva ferito un uomo nei boschi del Trentino.
Le informazioni sulle operazioni di cattura dell’orso sono state fornite dalla Provincia di Trento in una nota, in cui viene spiegato: «in ottemperanza all’ordinanza che prevedeva la cattura dell’orsa Daniza, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire, in sicurezza, con la telenarcosi. L’intervento della squadra di cattura - prosegue la Provincia - ha consentito di addormentare l’orsa, che tuttavia non è sopravvissuta».
«È stato possibile catturare con la medesima modalità, per poi prontamente liberarlo - aggiunge la Provincia - anche uno dei due cuccioli, che è stato dotato di marca auricolare per assicurarle il costante monitoraggio. A tal fine sul posto è già operativa la squadra d’emergenza».
La Provincia conclude spiegando che dell’episodio sono stati informati il ministero dell’Ambiente, l’Ispra e l’Autorità giudiziaria. Per Daniza l’autopsia è prevista già in giornata.
CORRIERE DELLA SERA
11 SETTEMBRE 2014
L’orsa Daniza morta durante la cattura: «Non ha retto l’anestesia»
L’orsa che a ferragosto aveva ferito un uomo nei boschi dopo che si era avvicinato ai cuccioli, catturata nella notte
di Redazione Online
Dopo quasi un mese di latitanza l’orsa Daniza è stata catturata. Ma non è sopravvissuta alla narcosi che è stata effettuata. A dare la notizia è stata la Provincia di Trento in un comunicato. Si tratta dell’orso che a Ferragosto, in presenza dei propri cuccioli, aveva ferito un uomo nei boschi del Trentino. Dopo l’accaduto la Provincia di Trento aveva prima deciso di uccidere l’orsa e poi di catturarla. Per salvare Daniza si erano mobilitate le associazione animalista, Lav in testa che adesso denuncia: «Esecuzione annunciata, responsabili paghino»
«Preso e liberato uno dei cuccioli»
Le informazioni sulle operazioni di cattura dell’orso sono state fornite dalla Provincia di Trento in una nota, in cui viene spiegato: «in ottemperanza all’ordinanza che prevedeva la cattura dell’orsa Daniza, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire, in sicurezza, con la telenarcosi. L’intervento della squadra di cattura - prosegue la Provincia - ha consentito di addormentare l’orsa, che tuttavia non è sopravvissuta». «È stato possibile catturare con la medesima modalità, per poi prontamente liberarlo - aggiunge la Provincia - anche uno dei due cuccioli, che è stato dotato di marca auricolare per assicurarle il costante monitoraggio. A tal fine sul posto è già operativa la squadra d’emergenza». La Provincia conclude spiegando che dell’episodio sono stati informati il ministero dell’Ambiente, l’Ispra e l’Autorità giudiziaria. Per Daniza l’autopsia è prevista già in giornata.
La vicenda
La vicenda di Daniza, 19 anni, arrivata in Trentino nel 2000 nell’ambito di un progetto di ripopolazione dell’area, aveva alimentato il dibattito per tutta l’estate. La colpa dell’animale era stata quella di aver ferito un cercatore di funghi che si era avvicinato per guardare i cuccioli. Nonostante le proteste degli animalisti la provincia di Trento aveva deciso di catturarla.
IL MESSAGGERO
11 SETTEMBRE 2014
Morta l'orsa Daniza, catturata a Ferragosto in Trentino
L'orsa Daniza non è sopravvissuta alla narcosi che è stata effettuata nella notte per catturarla. A comunicarlo è la Provincia di Trento. Si tratta dell'orso che a Ferragosto, in presenza dei propri cuccioli, aveva ferito un uomo nei boschi del Trentino.
Daniza, morta l’orsa del Trentino. “Non è sopravvissuta alla narcosi”
Dalla Provincia fanno sapere che l'animale è stato narcotizzato, insieme a uno dei suoi cuccioli, ma non è sopravvissuto. L'esemplare di 19 anni verrà sottoposto ad autopsia, mentre del fatto sono stati avvertiti anche il ministero dell'Ambiente, l'Ispra e l'autorità giudiziaria. In agosto, dopo che l'orso aveva aggredito un cercatore di funghi, la istituzioni avevano assicurato: "Non verrà abbattuta, ma solo catturata"
È morta l’orsa Daniza, l’animale che la Guardia Forestale stava cercando dopo che, a Ferragosto, aveva aggredito un cercatore di funghi nei boschi di Pinzolo, in Trentino. La Provincia aveva assicurato che “l’abbattimento sarebbe stata la soluzione estrema”, ma, fanno sapere, l’orso “non è sopravvissuto alla narcosi che è stata effettuata nella notte per catturarla”.
Nella notte, i responsabili che monitoravano gli spostamenti dell’animale hanno creato la situazione ideale per la cattura. Hanno, così, narcotizzato sia la madre che uno dei suoi cuccioli che, successivamente, è stato liberato con tanto di marca auricolare per monitorarne i movimenti. L’esemplare di 19 anni verrà sottoposto ad autopsia per accertare le cause della morte. Del fatto, intanto, sono stati avvertiti il ministero dell’Ambiente, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) e l’autorità giudiziaria.
La Provincia di Trento ha diffuso i particolari dell’operazione di cattura. Secondo quanto riportano, l’orso era sotto monitoraggio intensivo da un mese e “la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire”. L’orsa è stata fermata con la telenarcosi, così come uno dei suoi cuccioli. L’esemplare adulto non è però sopravvissuto, mentre il più giovane è stato liberato.
L’animale era stato portato nei boschi del Trentino nel 2000, nell’ambito di un progetto di ripopolazione dell’area. Il 15 agosto scorso, però, Daniza aveva aggredito un cercatore di funghi sulle montagne di Pinzolo e, per questo motivo, era partita la caccia all’animale e ai suoi cuccioli. Le istituzioni locali avevano da subito dichiarato che l’abbattimento dell’orsa “rimane come ipotesi estrema qualora l’animale, durante l’operazione di cattura, dovesse provocare un imminente, grave e non altrimenti evitabile pericolo per gli operatori e per terzi”. Sulla questione si erano espressi molti rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni ambientaliste locali. Lega Nord e Forza Italia avevano voluto sottolineare l’emergenza orsi in quella zona. “Ma cosa si aspettavano che facessero gli orsi con i piccoli in giro per le montagne? Mangiassero l’erba?”, aveva commentato Giacomo Bezzi, consigliere provinciale di Forza Italia. Diversa la posizione della delegata regionale della Lega abolizione caccia (Lac), Caterina Rosa Marino, che, invece, era contraria alla cattura dell’animale e aveva spiegato come l’uomo aggredito si fosse trovato nella peggior situazione possibile: “Di fronte a una madre che difende i suoi cuccioli”.
Morta l'orsa Daniza, uccisa da anestetico dopo la cattura
L'anestesia è stata fatale all'animale, 'ricercata' dopo l'aggressione di Ferragosto a un cercatore di funghi. In giornata l'autopsia. Uno dei suoi due cuccioli catturato, dotato di targa auricolare e rimesso in libertà. Proteste contro le istituzioni per la gestione del caso: Enpa chiede le dimissioni ministro dell'Ambiente, la Lega quelle del presidente della Provincia
di PIERA MATTEUCCI
TRENTO - Non ha retto all'anestetico utilizzato per consentire di catturarla. L'orsa Daniza, che a Ferragosto aveva ferito un uomo nei boschi di Pinzolo, in Trentino, è morta la notte scorsa. Con lei è stato preso, dopo essere stato narcotizzato, anche uno dei suoi due cuccioli che è stato 'targato' e poi rimesso in libertà. Negli ultimi giorni, probabilmente per necessità alimentari legate all'approssimarsi del periodo del letargo, Daniza aveva fatto diverse incursioni in zone antropizzate, uccidendo tre pecore in una stalla della Val di Borzago, altre pecore a Caderzone Terme e una capra a Bocenago.
Tecnica collaudata, ma margine di rischio. A rendere necessario l'utilizzo del narcotico, secondo fonti del ministero, è stato il fatto che i tentativi messi in atto nei giorni scorsi con le trappole, più sicure e che avrebbero consentito di catturare contemporaneamente anche i due piccoli, non hanno sortito effetti. L'orsa non è mai entrata nei grandi tubi con l'esca e la chiusura a ghigliottina posizionati nelle zone che l'animale frequentava. Quindi si è optato per l'anestesia a distanza con un farmaco utilizzato spesso e collaudato. Esiste, però, in questo caso un margine di rischio, legato sia all'età che alle condizioni fisiche dell'animale. Sarà l'autopsia, già prevista in giornata, a rivelare cosa ha determinato la morte. Cuccioli monitorati. Non dovrebbero esserci grandi problemi, secondo i tecnici del ministero, per i due cuccioli: a 6/7 mesi di vita, pesano circa 30 chili, sono svezzati e autosufficienti. Uno dei piccoli è stato catturato insieme alla mamma, sempre con l'anestetico: gli è stata posizionata una targa auricolare con un chip che consentirà di monitorarne costantemente gli spostamenti e le condizioni. A questa età, i cuccioli difficilmente si separano. Quindi, probabilmente in tempi brevi, si tenterà di catturare anche l'altro per applicargli lo stesso tipo di auricolare. L'ambiente in cui i due orsacchiotti vivono, affermano al ministero, non è abitato da predatori ed è ricco di cibo. Qualora, però, si dovessero riscontrare difficoltà, gli organi competenti sono pronti a intervenire per assicurare le cure necessarie.La nota ufficiale sulla 'cattura'. Le informazioni sull'operazione di cattura sono state fornite in una nota dai toni burocratici della Provincia di Trento: "In ottemperanza all'ordinanza che prevedeva la cattura dell'orsa Daniza, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire, in sicurezza, con la telenarcosi. L'intervento della squadra di cattura - prosegue la nota - ha consentito di addormentare l'orsa, che tuttavia non è sopravvissuta. È stato possibile catturare con la medesima modalità, per poi prontamente liberarlo, anche uno dei due cuccioli, che è stato dotato di marca auricolare per assicurarle il costante monitoraggio. A tal fine sul posto è già operativa la squadra d'emergenza". La Provincia conclude spiegando che dell'episodio sono stati informati il ministero dell'Ambiente, l'Ispra e l'Autorità giudiziaria. Inchiesta della Forestale. Il Corpo Forestale dello Stato ha aperto un'indagine, ipotizzando i reati di maltrattamento di animali e uccisione senza motivo reale. A quanto si apprende, nell'agosto scorso, la Forestale aveva inviato una lettera al ministero dell'Ambiente ed al presidente della Provincia di Trento esprimendo perplessità sull'iniziativa della Provincia di catturare e isolare in cattività in una struttura solo l'orsa, senza i propri cuccioli.L'Enpa chiede dimissioni Galetti. La fine tragica di Daniza è diventata rapidamente un caso politico. L'Ente nazionale protezione animali (Enpa) la definisce un 'animalicidio' e chiede le dimissioni del ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti. "Ciò che è accaduto all'orsa Daniza non è un incidente né un fatto casuale: è un animalicidio in pieno regola. Nei giorni e nelle settimane passata avevamo più volte chiesto di lasciare in pace l'animale, arrivando a diffidare le autorità locali: questo è il risultato della caccia alle streghe, del clima di terrore scatenato contro il povero plantigrado", dice in una nota la presidente nazionale Carla Rocchi, che preannuncia iniziative legali da parte dell'associazione.
La Lega Nord del Trentino ha chiesto invece le dimissioni del presidente della Provincia autonoma, Ugo Rossi. Le proteste. Durissime le parole del co-portavoce nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli: "Con la morte dell'orsa Daniza lo schifo e la vergogna sono stati raggiunti. Contro la mamma orsa si è costruito un accanimento da parte delle istituzioni che hanno portato alla sua morte e per questi motivi ritengo che la procura, sulla base del nostro esposto già presentato, debba aprire immediatamente un'inchiesta penale. E' morta per mano delle istituzioni e chi doveva difenderla, ovvero il ministero dell'Ambiente, ha assunto una posizione indecente e fuori dall'ordinamento giuridico italiano. Da questi atti purtroppo e drammaticamente - conclude Bonelli - si misura anche il grado di non civiltà della nostra società".
ORSA DANIZA, E' FINITA NEL PEGGIORE DEI MODI: L'HANNO NARCOTIZZATA E UCCISA
Hanno ucciso Daniza. L'orsa non è sopravvissuta alla narcosi che è stata effettuata nella notte per catturarla, secondo quanto comunica la Provincia di Trento. Stiamo parlando del plantigrado che, a Ferragosto, aveva difeso i propri cuccioli al cospetto di un cercatore di funghi nei boschi del Trentino. La Forestale ha avviato un'inchiesta e ipotizza il reato di uccisione senza motivo reale dell'animale.
Le informazioni sulle operazioni di cattura dell'orso sono state fornite dalla Provincia di Trento in una nota, in cui viene spiegato: "In ottemperanza all'ordinanza che prevedeva la cattura dell'orsa Daniza, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire, in sicurezza, con la telenarcosi. L'intervento della squadra di cattura - prosegue la Provincia - ha consentito di addormentare l'orsa, che tuttavia non è sopravvissuta". "E' stato possibile catturare con la medesima modalità, per poi prontamente liberarlo - aggiunge la Provincia - anche uno dei due cuccioli, che è stato dotato di marca auricolare per assicurarle il costante monitoraggio. A tal fine sul posto è già operativa la squadra d'emergenza". La Provincia conclude spiegando che dell'episodio sono stati informati il ministero dell'Ambiente, l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e l'autorità giudiziaria. Per Daniza l'autopsia è prevista già in giornata.
Il Corpo forestale dello Stato, intanto, di iniziativa ha aperto un'indagine dopo la morte dell'orsa, ipotizzando i reati di maltrattamento di animali e uccisione senza motivo reale dell'animale. A quanto si apprende, nell'agosto scorso, il CfS aveva inviato una lettera al ministero dell'Ambiente e al presidente della Provincia di Trento esprimendo perplessità sull'iniziativa della Provincia di catturare e isolare in cattività in una struttura solo l'orsa, peraltro senza i propri cuccioli. In giornata, Daniza verrà sottoposta all'autopsia per chiarire meglio la situazione.
I veterinari: "Anestesia troppo rischiosa"
La povera Daniza è deceduta dopo essere stata anestetizzata, una procedura che "è sempre rischiosa negli animali selvatici, per due ragioni: lo stress che può provocare e l'assenza di controlli preventivi che avvengono invece quando una persona, o anche un cane o un gatto domestico si sottopongono a un intervento che richiede la sedazione". Lo spiega Marco Melosi, presidente dell'Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi). "I veterinari lo sanno bene - prosegue l'esperto - Questo tipo di anestesie sono sempre rischiose perché l'animale subisce uno stress importante, anche per lo 'sparo' dell'anestetico che è necessario effettuare per raggiungerlo (telenarcosi) e le complicanze che l'anestesia può comportare quando non è possibile eseguire test prima di agire: l'orsa potrebbe aver avuto un problema cardiaco o metabolico sottostante che era impossibile rilevare senza analisi accurate pre-anestesia. La dose di farmaco che si utilizza per addormentare gli animali selvatici è comunque standard e dipende dal peso del soggetto".
La Protezione animali: "Si dimetta Galletti"
L'Enpa, ancora, definisce la morte del plantigrado un "animalicidio" e chiede le dimissioni del ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti. "Ciò che è accaduto all'orsa Daniza non è un incidente né un fatto casuale: è un animalicidio in pieno regola. Nei giorni e nelle settimane passata avevamo più volte chiesto di lasciare in pace l'animale, arrivando a diffidare le autorità locali: questo è il risultato della caccia alle streghe, del clima di terrore scatenato contro il povero plantigrado", dice in una nota la presidente nazionale dell'Enpa Carla Rocchi, che preannuncia una vera e propria mobilitazione legale da parte dell'associazione. "Insieme alle centinaia di migliaia di cittadini che si sono schierati con noi a difesa di Daniza - prosegue Rocchi - consideriamo responsabili di questa morte tutte le autorità che hanno fatto del terrorismo psicologico contro l'orso: in primis la Provincia di Trento e gli amministratori locali ed i politici locali che hanno scatenato questa guerra di religione. Ma anche coloro i quali hanno materialmente eseguito l'intervento di telenarcosi. Al riguardo chiediamo di sapere se tale intervento sia stato posto in essere da personale medico-veterinario e se siano state rispettate tutti i protocolli veterinari".
Inoltre, la Protezione Animali chiede quale ruolo abbia giocato il ministero dell'Ambiente in questa vicenda "visto che si è dimostrato incapace di tutelare l'animale: per questo l'associazione chiede le dimissioni immediate del ministro". "Chi a vario titolo è coinvolto nell'animalicidio di Daniza stia sicuro di non dormire sonni tranquilli: questo per noi e per tutti i cittadini italiani che hanno preso a cuore il caso dell'orsa è il punto di partenza di una battaglia che porteremo avanti finché Daniza non avrà giustizia", conclude l'Enpa.
La replica del ministro
Il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, ha "già inviato alla Provincia di Trento la richiesta di una relazione sull'accaduto per chiarire la dinamica dei fatti e chiedendo misure affinché episodi come questo non si ripetano più". "La morte di un'esemplare di un orso - dice Galletti - è sempre una sconfitta. Ora pensiamo a seguire e tutelare i due cuccioli". Il titolare dell'Ambiente definisce "davvero una brutta notizia" il decesso di Daniza. "La morte di un esemplare di orso e' sempre una sconfitta, a prescindere dalla responsabilità", afferma il ministro. Daniza era un'orsa che il ministero seguiva da anni essendo una delle prime inserite nel progetto di ripopolamento. "Ma a questo punto - rileva il ministro - fermi restando i chiarimenti da acquisire sulla morte dell'orsa, mi preme la sorte dei due cuccioli, uno dei quali non e' stato ancora munito di radiocollare. Vanno seguiti e protetti per garantirne il costante benessere e consentire loro di diventare adulti". Per Galletti, "vanno adottate le migliori soluzioni per l'intera popolazione di orsi di Trentino, Veneto, Lombardia e Friuli. Facciamo in modo che quanto accaduto - conclude Galletti - ci serva da insegnamento per il futuro".
Wwf: "Sconcerto per la morte di Daniza"
"La notizia della morte dell'orsa Daniza lascia sconcertati e giunge come una tristissima conferma della inopportunità della sua cattura più volte richiesta dal Wwf Italia. Le istituzioni nazionali, che hanno dimostrato di non saper gestire con la dovuta competenza questa situazione, forniscano celermente i risultati dell'autopsia e facciano emergere la verità su quanto accaduto, su come sia stata gestita questa delicatissima fase della cattura di un animale già spossato, perchè in fase di allevamento di due cuccioli, e si suppone in perenne stato di allerta nelle ultime settimane". E' quanto chiede il Wwf, che in una nota "ribadisce il proprio dissenso per la decisione infausta di catturare un esemplare come Daniza per la quale non sussistevano le condizioni di pericolosità a cui si era appellata la Ordinanza della Provincia". "Non c'era ragione alcuna di procedere alla cattura di un animale che si era comportata secondo natura. Quanto successo rafforza ancora di più la convinzione che il Piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso sulle Alpi centro orientali vada completamente rivisto e reso uno strumento che sappia considerare le diversità degli eventi. Purtroppo è già il secondo esemplare di orso bruno che muore durante le fasi di cattura e narcosi operate dai tecnici della provincia di Trento e pertanto è irrinunciabile una dovuta verifica sulle capacità e l'operato per verificare se si sia trattato dell'ennesimo evento casuale o ci sia imperizia anche solo nella scelta del prodotto e del momento in cui procedere".
Per Donatella Bianchi, presidente del Wwf Italia, "è inaccettabile quanto accaduto, tutta questa vicenda dimostra la incapacità di gestire una sana e legittima relazione tra la presenza dei grandi carnivori e le attività umane. Vanno accertate con puntualità le responsabilità individuali e amministrative. Chiediamo rassicurazioni sul monitoraggio e l'impegno per la sorte dei due cuccioli ora rimasti senza le cure materne, alle porte dell'inverno".
DIRETTA NEWS
11 SETTEMBRE 2014
Morta orsa Daniza: sgomento degli animalisti. Attesa autopsia
Una notizia che è subito rimbalzata sulle pagine dei social network e sul web, facendo sollevare lo sgomento e sentimenti misti di rabbia e sdegno condivisi sui social tramite l’hashtag #iostoconDaniza con il quale si stanno moltiplicando i messaggi di condanna per la morte dell’orsa Daniza.
La notizia che riguarda la morte dell’esemplare femmina che, in compagnia dei suoi cuccioli, lo scorso 15 agosto ha aggredito un cercatore di funghi nei boschi di Pinzolo nel Trentino e sul quale pendeva un ordine di cattura della Provincia di Trento.
Dopo poco meno di un mese di ricerche, ieri sera, l’animale è stato individuato e vi erano, secondo le autorità, tutte le condizioni favorevoli per una sua cattura.
In una nota la provincia di Trento ha però annunciato che “l’orsa Daniza non è sopravvissuta alla narcosi che le è stata effettuata nella notte per catturarla”.
“In ottemperanza all’ordinanza che prevedeva la cattura dell’orsa Daniza, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire, in sicurezza, con la telenarcosi. L’intervento della squadra di cattura ha consentito di addormentare l’orsa, che tuttavia non è sopravvissuta”: una nota che come un fulmine ha colpito l’opinione pubblica, scatenando l’ira degli animalisti che in questo ultimo mese hanno cercato di salvare l’animale e far in modo che decadesse l’ordinanza, presentando anche delle istanze per la sua irregolarità.
“È stato possibile catturare con la medesima modalità, per poi prontamente liberarlo anche uno dei due cuccioli, che è stato dotato di marca auricolare per assicurarle il costante monitoraggio. A tal fine sul posto è già operativa la squadra d’emergenza”, ha poi aggiunto la provincia.
Del fatto, hanno riferito le autorità locali, sono stati avvertiti il ministero dell’Ambiente, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) e l’autorità giudiziaria, che secondo le indiscrezioni provvederà già da oggi a sottoporre l’animale ad un’autospsia.
Daniza era stata introdotta in Trentino nel 2000, nell’ambito del programma Life Ursus. La sua età era di circa 18 anni.
La Lega Anti vivisezione (Lav), lo scorso 5 settembre, aveva scritto alla Commissione Europea chiedendo che sia sospeso il partenariato della Provincia di Trentonl progetto LIFE “Dinalp Bear” con Slovenia, Austria e Croazia, che è stato lanciato quest’anno e che si concluderà nel 2019 per un valore di quasi 6 milioni di euro.
Un progetto, che aveva sottolineato la Lav, ha gli obiettivi specifici di diminuire i conflitti tra uomo e orso, promuovere una migliore coesistenza tra l’orso e l’uomo, promuovere l’ecoturismo valorizzando la presenza degli orsi, migliorare la gestione da parte delle autorità locali delle relazioni tra orso e umani e promuovere soluzioni non- letali nella gestione degli orsi.
La Lav ha ricordato i numerosi casi di cattura degli orsi nella Provincia di Trento negli ultimi anni e il loro trasferimento in cattività in centri faunistici, ovvero zoo, della Provincia e ha poi denunciato che la Provincia continua la caccia ad un’orsa, separandola dai propri cuccioli solo perché ha espresso dei comportamenti naturali come proteggere i propri piccoli in presenza dell’uomo.
ECO BLOG
11 SETTEMBRE 2014
L'orsa Daniza è morta, la Forestale indaga per maltrattamento e uccisione di animali
Uno scarno comunicato della Provincia autonoma di Trento annuncia che l'orsa Daniza è morta per non aver tollerato l'anestesia
Il Corpo Forestale dello Stato interviene sulla morte dell'orsa Daniza morta per non aver sopportato l'anestesia (questa è la versione ufficiale rilasciata dalla Provincia di Trento) annunciando l'apertura di un'indagine. La Forestale, che si dissocia dalla cattura di Daniza avvisando che nessun agente ha partecipato alle operazioni, è già al lavoro con i suoi uomini altamente specializzati per acquisire documenti e informazioni presso l'amministrazione provinciale autonoma di Trento e tutte le altre autorità coinvolte. Il delitto ipotizzato è maltrattamento e uccisione di animale. Scrive la Forestale nel suo comunicato stampa:
La notizia è stata appresa con rammarico e costernazione, considerato anche che già nel mese di agosto il Corpo forestale dello Stato in una lettera indirizzata al Direttore Protezione Natura del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e al Presidente dell'Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) aveva espresso forte preoccupazione per la sopravvivenza dei cuccioli dell'"orsa nati nell'anno e privati dell'assistenza della madre nella ricerca del cibo, nella scelta dei luoghi di rifugio, negli itinerari da percorrere e nella difesa da possibili minacce e da eventuali predatori". Si evidenziava inoltre nella lettera la "necessità di un'attenta valutazione di come, in tali circostanze, la cattura e la captivazione possano configurarsi come ipotesi di maltrattamento nei confronti dei cuccioli". Per tali ragioni il Corpo forestale dello Stato chiedeva di "considerare la possibilità di un'ulteriore approfondita riflessione sulle future scelte da mettere in atto".
Ora la preoccupazione è rivolta ai cuccioli che potrebbero non sopravvivere senza la loro mamma.
Prima di ogni parola o commento tengo a riportarvi per intero il comunicato, scarno e asettico della Provincia autonoma di Trento che annuncia la morte dell'orsa Daniza:
In ottemperanza all'ordinanza che prevedeva la cattura dell'orsa Daniza, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire, in sicurezza, con la telenarcosi. L'intervento della squadra di cattura ha consentito di addormentare l'orsa che, tuttavia, non è sopravvissuta.
E' stato possibile catturare con la medesima modalità, per poi prontamente liberarlo, anche uno dei due cuccioli, che è stato dotato di marca auricolare al fine di assicurarne il costante monitoraggio. A tal fine sul posto è già operativa la squadra d'emergenza. Dell'episodio sono stati informati il Ministero dell'Ambiente, l'Ispra e l'Autorità giudiziaria.
Già in giornata l'animale sarà sottoposto ad analisi autoptica.
Ora tutti i politici che a vario titolo si sono espressi su questa tristissima vicenda tacciono. Per ora nessun commento, ma solo un imbarazzante silenzio.
Daniza era un orsa inserita nel 2000 con il programma di ripopolamento Ursus in Trentino, programma pagato profumatamente dalla Comunità europea. Era monitorata attraverso il radiocollare e era anche riuscita a partorire tre cuccioli, di cui uno per cause naturali non era sopravvissuto. Era una mamma felice tra i sui boschi. Ma il caso ha voluto che incontrasse a Ferragosto un cercatore di funghi. L'orsa si è comportata da mamma e proteggendo i suoi piccoli ha scacciato il cercatore di funghi che se l'è cavata con ferite a braccia e gambe. In ospedale lo hanno medicato e dimesso in giornata.
Ma in Trentino, come in ogni altra parte del mondo, certi episodi servono a dare voce alla politica e sopratutto a quanti sgomitano per avere uno spazio e una poltrona. Daniza dunque è diventata un caso politico e l'orsa è stata usata come grimaldello per fornire voce a chi fino a quel momento non l'aveva avuta. La decisione presa, con l'avallo del Ministero per l'Ambiente consisteva nel catturare l'Orsa Daniza, senza i suoi cuccioli e di confinarla a Casteler in quella che sarebbe stata la sua gabbia all'aperto.
L'orsa Daniza ha reagito da orsa e chi da quelle parti proprio non ci doveva stare era il cercatore di funghi che non ha nemmeno saputo reagire all'improvviso incontro. L'etologo Roberto Marchesini ebbe a scrivere nella sua relazione:
La gestione di un territorio dovrebbe prevedere non tanto l’allontanamento delle specie utili a un particolare bioma – peraltro reintrodotte proprio dall’uomo – ma la capacità di dare le corrette indicazioni, anche in termini di zone dove porre attenzione oltre che in termini di comportamenti, a chi frequenta questi luoghi di incontro tra l’uomo e l’ambiente silvestre. Ora, non voglio inferire che il comportamento della persona aggredita sia stato avventato, anche se alcune descrizioni riportate dai giornali lo lascerebbero presupporre – per esempio il mettersi dietro un albero a spiare il comportamento dei cuccioli, un comportamento che ricorda l’atteggiamento predatorio – ma è certo che l’incontro debba aver avuto quel margine di sorpresa che si presta a essere equivocato da una mamma che sente come primo obbligo naturale e istintuale di difendere i propri cuccioli. Un comportamento umano siffatto sarebbe salutato come il più grande gesto di autentica generosità e non si capisce perché lo stesso comportamento debba tradursi nella stigmatizzazione di pericolosità dell’animale in questione.
Scriveva l'assessore regionale Michele Dallapiccola il 16 agosto in un suo tweet: NESSUNO VUOLE UCCIDERE DANIZA! Effettuiamo sole operazioni di tutela delle persone.
Ma le cose sono andate diversamente, proprio come temevano saggiamente tutte le associazioni animaliste intervenute in difesa dell'orsa e dei suoi cuccioli.
Il ministro Galletti chiede spiegazioni, sul web monta la protesta. Il plantigrado è stato catturato dopo un mese di caccia, ma la procedura di "telenarcosi" si è rivelata fatale
TRENTO. L'orsa Daniza è morta. Dopo quasi un mese dall'aggressione di un fungaiolo nei boschi sopra Pinzolo, e dopo una lunga fuga sulle montagne trentine, il plantigrado è stato catturato dagli uomini della Provincia ma non ha retto alla dose di anestesia che è stata iniettata nel suo corpo per completare l'operazione di cattura. La Provincia ha subito diffuso un comunicato per spiegare quanto accaduto: "In ottemperanza all'ordinanza che prevedeva la cattura dell'orsa Daniza, dopo quasi un mese di monitoraggio intensivo, la scorsa notte si sono create le condizioni per intervenire, in sicurezza, con la telenarcosi. L'intervento della squadra di cattura ha consentito di addormentare l'orsa che, tuttavia, non è sopravvissuta. E' stato possibile catturare con la medesima modalità, per poi prontamente liberarlo, anche uno dei due cuccioli, che è stato dotato di marca auricolare al fine di assicurarne il costante monitoraggio. A tal fine sul posto è già operativa la squadra d'emergenza. Dell'episodio sono stati informati il Ministero dell'Ambiente, l'Ispra e l'Autorità giudiziaria. Già in giornata l'animale sarà sottoposto ad analisi autoptica".Il caso di Daniza aveva fatto scattare fin da subito la protesta degli animalisti , che in più occasioni avevano minacciato il Trentino di avviare una sorta di "sciopero della vacanza", arrivando anche a fare irruzione nella sede della giunta provinciale.
Già nel 2008 divampò la polemica dopo che un orso morì annegato nel lago di Molveno dopo essere stato narcotizzato durante un tentativo di cattura.
IL MINISTRO CHIEDE CHIARIMENTI. Il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, ha «già inviato alla Provincia di Trento la richiesta di una relazione sull'accaduto» in relazione alla morte della orsa Daniza «per chiarire la dinamica dei fatti e chiedendo misure affinchè episodi come questo non si ripetano più».
«La morte di un'esemplare di un orso - afferma Galletti - è sempre una sconfitta. Ora pensiamo a seguire e tutelare i due cuccioli». Galletti definisce «davvero una brutta notizia» la morte di Daniza. «La morte di un esemplare di orso è sempre una sconfitta, a prescindere dalla responsabilità» afferma il ministro.
Daniza era un'orsa che il ministero seguiva da anni essendo una delle prime inserite nel progetto di ripopolamento. «Ma a questo punto - rileva il ministro - fermi restando i chiarimenti da acquisire sulla morte dell'orsa, mi preme la sorte dei due cuccioli, uno dei quali non è stato ancora munito di radiocollare. Vanno seguiti e protetti per garantirne il costante benessere e consentire loro di diventare adulti».
Ad avviso del ministro, «vanno adottate le migliori soluzioni per l'intera popolazione di orsi di Trentino, Veneto, Lombardia e Friuli. Facciamo in modo che quanto accaduto - conclude Galletti - ci serva da insegnamento per il futuro».
IL CORPO FORESTALE AVVIA UN'INCHIESTA. Il Corpo forestale dello Stato ha aperto un’indagine d’iniziativa a seguito della morte dell’Orsa Daniza che non è sopravvissuta alla narcosi disposta dalla Provincia Autonoma di Trento.
Lo rende noto la Forestale in un comunicato. In queste ore personale del Corpo sta acquisendo documentazione e informazioni presso la stessa amministrazione provinciale e le altre autorità statali e locali coinvolte.
Una squadra altamente specializzata in questo tipo di indagini è stata inviata dall’Ispettorato Generale su disposizione del Capo del Corpo per supportare l’attività investigativa dei reparti territoriali.
LE REAZIONI. «Con la morte dell'orsa Daniza lo schifo e la vergogna sono stati raggiunti. Contro la mamma orsa si è costruito un accanimento da parte delle istituzioni che hanno portato alla sua morte e per questi motivi ritengo che la procura, sulla base del nostro esposto già presentato, debba aprire immediatamente un'inchiesta penale». Lo afferma il co-portavoce nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli.
«È morta per mano delle istituzioni un'orsa che voleva difendere i propri cuccioli dal pericolo e ora anche i piccoli cuccioli sono in pericolo di vita senza la protezione della loro mamma. Chi doveva difendere l'orsa, ovvero il ministero dell'Ambiente - prosegue Bonelli - ha assunto una posizione indecente e fuori dall'ordinamento giuridico italiano. I boschi non sono degli zoo e un bosco senza animali sarebbe come una città senza umani e da questi atti purtroppo e drammaticamente si misura anche il grado di non civiltà della nostra società».
«Ciò che è accaduto all'orsa Daniza non è un incidente nè un fatto casuale: è un animalicidio in pieno regola. Nei giorni e nelle settimane passate avevamo più volte chiesto di lasciare in pace l'animale, arrivando a diffidare le autorità locali: questo è il risultato della caccia alle streghe, del clima di terrore scatenato contro il povero plantigrado». Lo dichiara la presidente dell'Ente nazionale protezione animali (Enpa), Carla Rocchi, che preannuncia una mobilitazione legale da parte dell'associazione.
«Insieme alle centinaia di migliaia di cittadini che si sono schierati con noi a difesa di Daniza - prosegue Rocchi - consideriamo responsabili di questa morte tutte le autorità che hanno fatto del terrorismo psicologico contro l'orso: in primis la Provincia di Trento e gli amministratori locali ed i politici locali che hanno scatenato questa guerra di religione. Ma anche coloro i quali hanno materialmente eseguito l'intervento di telenarcosi. Al riguardo chiediamo di sapere se tale intervento sia stato posto in essere da personale medico-veterinario e se siano state rispettate tutti i protocolli veterinari».
Inoltre, l'Enpa si chiede quale ruolo abbia giocato il ministero dell'Ambiente in questa vicenda «visto che si è dimostrato incapace di tutelare l'animale». Per questo l'associazione chiede le dimissioni immediate del ministro.
«Chi a vario titolo è coinvolto nell'animalicidio di Daniza stia sicuro di non dormire sonni tranquilli - aggiunge la presidente dell'Enpa - questo per noi e per tutti i cittadini italiani che hanno preso a cuore il caso dell'orsa è il punto di partenza di una battaglia che porteremo avanti finchè Daniza non avrà giustizia».
Dimissioni immediate del governatore Ugo Rossi vengono chieste dal segretario trentino della Lega Maurizio Fugatti. "La morte di Daniza perché non avrebbe retto la dose di anestesia iniettata durante il tentativo di cattura, dimostra tutta l'incapacità gestionale del progetto Life Ursus da parte della Provincia Autonoma di Trento. Noi siamo stati i primi a chiedere la cattura dell'orso dopo l'aggressione di Pinzolo; oggi, dopo quasi un mese dall'incidente, l'orso viene ucciso a causa di una anestesia troppo pesante eseguita dal Corpo Forestale.
Da parte nostra siamo dispiaciuti della morte di Daniza, ma allo stesso tempo crediamo che le responsabilità per come si sono svolti tragicamente i fatti, vadano addossate ad una giunta provinciale che non è oggi in grado nemmeno di catturare un orso munito di radiocollare senza ucciderlo. Vista la gestione imbarazzante e la mancanza di professionalità dimostrata sin dall'inizio nel gestire le proprie competenze da parte della giunta provinciale, con tutte le ripercussioni negative che avrà il Trentino sotto il profilo dell'immagine e dell'impatto turistico per i prossimi anni, crediamo che il presidente Rossi debba rassegnare le dimissioni per incapacità e incompetenza manifesta".DOPPIO ESPOSTO IN PROCURA. Sia la Lav che il Codacons annunciano un esposto alla Procura della Repubblica di Trento e al Corpo forestale dello Stato. «È un episodio molto grave - sostiene il Codacons in una nota - sul quale le autorità competenti devono fare massima chiarezza. Per tale motivo presentiamo oggi un esposto alla Procura di Trento e al Corpo forestale, affinchè sia aperta un'apposita indagine volta a verificare i fatti e le responsabilità dell'accaduto, alla luce delle fattispecie di maltrattamento di animali e uccisione senza motivo reale, e per la violazione della normativa nazionale e internazionale a tutela dell'Orso Bruno, della Legge quadro dell'11 febbraio 1992 n. 157, della Convenzione di Berna e della Direttiva comunitaria 92/43/Cee (Direttiva Habitat) recepita dall'Italia con DPR 8 settembre 1997 n. 357, oltre che del Pacobace, Piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno, cui la Provincia di Trento aderisce».
L'ULTIMA ESCURSIONE. Soltanto due notti fa Daniza era scesa verso valle assieme ai suoi due cuccioli facendo un'incursione in una stalla della Val di Borzago, di proprietà di Luciano Pellizzari, a quattro chilometri dall’abitato di Spiazzo. Luciano Pellizzari nel periodo estivo-autunnale è nella sua “casa da monte” raggiungibile da una comoda strada asfaltata e composta dall’edificio d’abitazione e con vicino una solida costruzione destinata a stalla delle pecore.
Orsa Daniza – Senza più la mamma. Secondo i Forestali dello Stato, i due orsetti orfani potrebbero rischiare grosso
Sul caso Daniza, probabile riunione in Procura
Si potrebbe tenere mercoledì prossimo una riunione presso la Procura della Repubblica di Trento, alla quale sarebbe stato convocato il Corpo Forestale dello Stato, la Provincia di Trento ed il Nucleo di PG dei Carabinieri che ha eseguito i primi rilievi sul caso Daniza. In Procura, intanto, sarebbe già stata depositata l’informativa di reato prodotta dal Corpo Forestale dello Stato che stamani, sul caso della morte dell’orsa Daniza, si era espresso in maniera molto dura, quasi da scontro istituzionale, annunciando l’avvio di una indagine (vedi articolo GeaPress).
Intanto, le polemiche sulla morte dell’orsa non si fermano. Oltre ad un elevato numero di comunicati e prese di posizione da parte delle associazioni, superiori probabilmente anche al noto caso di Green Hill, giunge una nuova nota del Corpo Forestale dello Stato. Questa volta i dubbi sono centrati sul destino al quale potrebbero andare incontro i due orsetti rimasti orfani di mamma Daniza.
Il Comandante Regionale del Veneto del Corpo forestale dello Stato, Daniele Zovi, ha infatti espresso preoccupazione per la loro sopravvivenza. I pericoli potrebbero derivare dalla mancata assistenza della madre nella ricerca del cibo, la scelta dei luoghi di rifugio e nella difesa dalle possibili minacce da parte dei predatori.
“In particolare – ha riferito il Comandante della Forestale in Veneto – i cuccioli rimangono con la madre per un periodo molto lungo, da 24 a 36 mesi e dalla madre imparano tutto: dove trovare il cibo, cosa mangiare, dove nascondersi, come individuare la tana per l’inverno, di chi aver paura. Solo dopo i due – tre anni se ne vanno per il mondo da soli.”
“I cuccioli di Daniza – continua Daniele Zovi - hanno ora circa sette mesi e ci sono solo pochissimi casi simili a questo presi in esame. In taluni casi i cuccioli sono sopravvissuti all’inverno, in altri sono morti. Di certo se la regola della specie prevede questa lunga convivenza con la madre, gli orfani sono decisamente svantaggiati nella lotta per la sopravvivenza. La montagna trentina è molto severa, specie in inverno!”
Sempre secondo il Corpo Forestale dello Stato, alcuni ricercatori svedesi e croati concordano nel ritenere non opportuno catturare i cuccioli. In tal maniera rimarrebbero condizionati negativamente dal contatto con l’uomo. Uno dei due orsetti di Daniza è stato fornito di marca auricolare per il suo monitoraggio.
PARMA QUOTIDIANO
11 SETTEMBRE 2014
Orsa Daniza uccisa. Non c’è posto per gli animali
La morte dell’orsa Daniza, uccisa dall’anestetico utilizzato per catturarla, segna il punto più basso raggiunto dall’uomo nel suo rapporto con la natura e con gli altri animali e sorprende che ciò sia accaduto in Trentino, una Provincia che fa della valorizzazione dell’ambiente naturale l’asse portante di sviluppo del suo turismo. Non vi era alcuna ragione di procedere alla cattura di un animale che si era comportato secondo natura, se non un’erronea concezione degli amministratori locali che pensano di poter gestire i boschi e i monti come se fossero il proprio giardino.
E’ inaccettabile quanto accaduto ora ci aspettiamo che la Magistratura esegua le dovute verifiche sui comportamenti del personale della Provincia Autonoma per accertare le responsabilità individuali e amministrative.
Gabriella Meo consigliera regionale dei Verdi
NEL CUORE.ORG
11 SETTEMBRE 2014
ORSA DANIZA, BRAMBILLA: "CRUDELTA' E PREPOTENZA, SI DIMETTA ROSSI"
La richiesta avanzata a nome della Federazione
"E' finita nel peggiore dei modi, come temevano, dentro e fuori di questo Paese, tutti coloro che amano gli animali. Sull'ultimo atto della persecuzione contro l'orsa Daniza e i suoi cuccioli farà chiarezza la magistratura, ma fin d'ora è evidente quale giudizio politico meritino l'incompetenza, la rozzezza, la prepotenza e la crudeltà dell'amministrazione provinciale di Trento: le dimissioni del presidente Ugo Rossi sono il minimo sindacale in un caso come questo. E non meno gravi appaiono l'incapacità e la negligenza di cui ha dato prova il ministro Galletti nel valutare il caso, nonostante io stessa gli abbia prospettato, in due interrogazioni parlamentari, quali rischi comportava la strada intrapresa dalla Provincia autonoma di Trento". A nome della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, l'on. Michela Vittoria Brambilla esprime "profonda indignazione" per l'uccisione dell'orsa, che era diventata "un simbolo della libertà e della natura insidiata dalla prepotenza umana, e chiede ai responsabili politici di trarre le debite conseguenze dal compimento di questo "animalicidio" annunciato, lasciando la propria carica.
"Ancora una volta, un animale innocente – sottolinea l'ex ministro – ha perduto la vita per l'arroganza e l'incapacità dell'uomo, che pretende di asservire tutti gli altri viventi alle sue convenienze e ai suoi capricci. Ci attiveremo in tutti modi in tutte le sedi opportune perché il crimine compiuto nei boschi del Trentino non resti impunito. Nel frattempo si dimetta il presidente Rossi, che ha usato la sua "autonomia" per avallare l'ordinanza di cattura ed aprire la caccia a Daniza che ne ha provocato la morte. Attendiamo garanzie adeguate e impegni efficaci sull'incolumità e il benessere dei piccoli dell'orsa, che hanno ora scarse possibilità di sopravvivenza, dovendo affrontare l'inverno senza la protezione della loro mamma".
NEL CUORE.ORG
11 SETTEMBRE 2014
ORSA DANIZA, L'ESPERTO: "E' IL TERZO ESEMPLARE UCCISO NEL TRENTINO"
Filacorda (Univ.Udine): "Cattura non consigliabile"
''E' il terzo orso che muore in un incidente di cattura, in provincia di Trento, negli ultimi anni''. Lo afferma Stefano Filacorda, dell'Universita' di Udine, un esperto nella gestione dei plantigradi in Friuli Venezia Giulia. ''Non conosco la dinamica di quanto e' accaduto, per cui mi astengo dal giudicare le responsabilita' - afferma Filacorda -. Noi abbiamo catturato 4 orsi per attrezzarli di radiocollare e sappiamo quanto l'operazione sia delicata e problematica per la sicurezza dell'animale e degli operatori''. Nel caso specifico di Daniza, secondo Filacorda la cattura non era affatto consigliabile, ''dal momento che l'orso non aveva dimostrato comportamenti a rischio, ma tipici di un grande carnivoro che protegge i suoi piccoli''. Quanto ai casi precedenti di morte, durante la cattura, un orso era deceduto - riferisce Filacorda - a causa di un rigurgito e l'altro per annegamento.
Come ricorda lo stesso sito della Provincia di Trento, in Italia, nelle Alpi e negli Appennini, non sono documentate aggressioni deliberate nei confronti dell' uomo negli ultimi 150 anni.
GEA PRESS
11 SETTEMBRE 2014
ORSA DANIZA, CFS: GIA' AD AGOSTO UN INVITO A DESISTERE ALLA CATTURA
"Avevamo lanciato anche un allarme per i cuccioli"
Il Corpo forestale dello Stato già ad agosto aveva espresso forte preoccupazione per la sopravvivenza dei cuccioli dell'orsa Daniza - morta oggi per le conseguenze dell'anestetico che le è stato iniettato per catturarla - nel caso appunto fosse stata catturata. Lo ricorda lo stesso Cfs in una nota, precisando di averne informato in una lettera il direttore Protezione natura del ministero dell'Ambiente e il presidente dell'Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra).
La preoccupazione per i cuccioli nati nell'anno, aggiunge il Cfs, riguardava la privazione "dell'assistenza della madre nella ricerca del cibo, nella scelta dei luoghi di rifugio, negli itinerari da percorrere e nella difesa da possibili minacce e da eventuali predatori". Si evidenziava, inoltre, nella lettera la "necessità di un'attenta valutazione di come, in tali circostanze, la cattura e lo stato di cattività possano configurarsi come ipotesi di maltrattamento nei confronti dei cuccioli". Lo stesso, continua la Forestale, aveva fatto il comandante regionale del Veneto del Corpo Daniele Zovi, che aveva indirizzato una nota nota al Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Ugo Rossi, invitandolo a desistere dalla cattura. Il dirigente esprimeva tutta "la preoccupazione del Cfs per la sorte dei cuccioli dell'orsa Daniza in caso venisse catturata e posta in cattività". La Forestale conclude facendo presente che nessun appartenente del Corpo ha partecipato alle operazioni di cattura dell'orsa Daniza.
LA ZAMPA.IT
12 SETTEMBRE 2014
Orsa Daniza, il fungaiolo: “Dopo l’aggressione insulti e minacce. Non ce la faccio più”
«È un mese che mi maltrattano, ricevo minacce e insulti anche dai bambini sui social network, su Facebook, ovunque. Basta, voglio solo uscire da questa storia». Daniele Maturi, detto «Carnera», non ha nemmeno più la forza di arrabbiarsi. Sembra stremato e deluso, risponde con un filo di voce.
«Non ho niente da dire, non ce la faccio più». Ha appena parlato con i carabinieri, gli insulti dal mondo virtuale sono approdati ieri al telefono. E tutto – si sfoga con una pacatezza che sfiora la rassegnazione – perché ha raccontato quanto gli è successo lo scorso Ferragosto. È diventato «il fungaiolo di Pinzolo aggredito dall’orso», da Daniza, 18 anni e altrettanti cuccioli secondo i conteggi dei forestali. Ci fece a pugni, si salvò, qualche sbrego, paura, qualche ora di (non voluta e richiesta) notorietà che adesso gli si ritorce contro. «Ho raccontato della mia disavventura, non ho chiesto che l’orso venisse abbattuto, eppure...». Il Web gli scarica addosso di tutto, gli attribuisce la responsabilità dell’uccisione dell’orsa. Certo in questa valle del Trentino occidentale stretta fra le Dolomiti di Brenta e il gruppo dell’Adamello, gli orsi sono ormai di casa. Ce li portò un progetto, «Life Ursus» sponsorizzato dal Parco Adamello Brenta, con il via libera della Provincia e dell’Europa. Riportiamo i plantigradi a casa, dissero sfidando le resistenze di parte della popolazione che da decenni non sentiva parlare di orsi a piede libero e non ne aveva nostalgia. Rassicurarono: «andrà tutto bene», monitoraggio costante, collarini con gps. I primi li presero dalla Slovenia, due subito (era il 1998) altri otto entro il 2002. Daniza è (era) la più vecchia ormai, sbarcata nel 2000. Il conteggio su quanti siano ora è approssimativo; fra i 42 e i 50 esemplari dicono ufficialmente, ma fonti della Forestale spingono la cifra «più in su, almeno 70». L’idea che qualcosa sia andato storto con il progetto è condivisa da molti, esperti e non. Il documento che ufficialmente apriva «Life Ursus», fissava a 50 il limite di plantigradi. Ma se la sola Daniza ha dato alla luce 18 cuccioli, non è difficile pensare che anche altre femmine siano state prolifiche. E non tutti gli orsi, è evidente, sono monitorati, la natura non si ferma per farsi imbrigliare da un gps. Da almeno 15 anni la gente del Trentino convive con gli orsi. Li tollera almeno, in un sentimento che è un mix fra timore e curiosità. Non si contano nemmeno più gli avvistamenti; un’estate decine di auto si fermarono sopra un ponte del fiume Sarca che taglia la Val Rendena perché il gigante stava facendo il bagno. «Disturbato», se ne andò nei boschi. Tutti hanno un aneddoto, un racconto sulla bestia, Daniza o i suoi fratelli; chi l’ha visto e filmato nascosto dietro un albero con i cuccioli, chi lo ha visto frugare nei bidoni dell’immondizia, chi ne narra imbufalito le razzie nel pollaio sotto casa, le arnie distrutte, le pecore dilaniate, gli alberi da frutto spogliati dal vorace animale. Che non resta fermo in alta quota, ma scorrazza nel fondo valle, vicino, troppo, all’uomo. Solo nell’ultimo mese Daniza era stata avvistata almeno una decina di volte vicina (quando non dentro) i centri abitati. È questo che l’ha «fregata». Walter Ferrazza, sindaco di Bocenago, paese della zona ed ex sottosegretario alle Autonomie nel governo Letta, aveva provato subito dopo l’aggressione a Maturi a creare un comitato coinvolgendo Provincia, sindaci e autorità varie per affrontare il problema. «Non volevo - spiega - che abbattessero l’orso, ma serviva un coordinamento per affrontare il problema perché Daniza era una minaccia». Tutto rimasto carta straccia fino a quando l’altra notte la squadra speciale della provincia individua la bestia in una stalla e l’abbatte. «Sono degli incompetenti», sbotta Ferrazza. «Il danno d’immagine per noi è terribile, ora per tutti siamo i killer dell’orso». Gli animalisti da un mese erano sul piede di guerra; il 25 agosto c’erano stati scontri a Pinzolo, una seconda manifestazione, con poche decine di esagitati, era stata di fatto bloccata dalle forze dell’ordine. «Animalisti che - spiega una giovane di Pinzolo – non hanno nulla a che fare con noi, vengono da fuori, solo per fare caos, provocare, non sanno niente degli orsi».
LA ZAMPA.IT
12 SETTEMBRE 2014
Orsa Daniza, la Forestale: “Ora i suoi due cuccioli sono in pericolo”
Preoccupazione per i piccoli che ora hanno solo sette mesi. Il comandante regionale del Veneto: «Solo dopo i due-tre anni se ne vanno per il mondo da soli».
fulvio cerutti
L’orsa Daniza non c’è più. Dopo quasi un mese di fuga da quell’uomo che l’ha giudicata «pericolosa» per aver aggredito un fungaiolo, Daniza è rimasta uccisa dal narcotico usato per catturarla. Con lei è stato fermato uno dei suoi due cuccioli, subito liberato dopo avergli applicato un microchip per monitorarne i movimenti. Il giorno dopo questi fatti, mentre le polemiche per la morte della madre sono solo all’inizio, la vera preoccupazione va ai suoi piccoli rimasti orfani in un’età in cui dovrebbero avere una guida che insegni loro a sopravvivere in natura, a cercare il cibo, a scegliere i luoghi di rifugio, a difendersi dalle minacce e dai possibili predatori. «I cuccioli di orso nascono tra gennaio e febbraio nella tana usata durante il letargo - spiega Daniele Zovi, comandante regionale del Veneto del Corpo forestale dello Stato -. Di solito nascono due o tre piccoli, solo raramente quattro. I piccoli sono inetti, pesano alla nascita 300-400 grammi, hanno gli occhi chiusi e sono privi di pelo. Crescono rapidamente fino ad arrivare al peso di 10 chilogrammi a giugno. I cuccioli rimangono con la madre per un periodo molto lungo, da 24 a 36 mesi e dalla madre imparano tutto: dove trovare il cibo, cosa mangiare, dove nascondersi, come individuare la tana per l’inverno, di chi aver paura. Solo dopo i due-tre anni se ne vanno per il mondo da soli». I cuccioli di Daniza, con i loro circa sette mesi, sono ben lontani da avere quell’età dell’indipendenza. «Ci sono solo pochissimi casi simili a questo presi in esame - spiega ancora Zovi - In taluni casi i cuccioli sono sopravvissuti all’inverno, in altri sono morti. Di certo se la regola della specie prevede questa lunga convivenza con la madre, gli orfani sono decisamente svantaggiati nella lotta per la sopravvivenza. La montagna trentina è molto severa, specie in inverno». «I ricercatori svedesi e croati - conclude il comandante regionale - concordano nel ritenere non opportuno catturare i cuccioli, che rimarrebbero condizionati negativamente dal contatto con l’uomo».
LA ZAMPA.IT
12 SETTEMBRE 2014
Morte dell’orsa Daniza, veterinari: “Anestesia rischiosa senza controlli preventivi”
L’etologo aggiunge: «Era una madre stremata»
fulvio cerutti
L’orsa Daniza è morta dopo essere stata narcotizzata. Un evento non previsto, soprattutto perché, sostiene il presidente dalla Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi, il personale della Provincia ha seguito «tutti i protocolli sia giuridici che medici previsti in queste procedure».
Individuata in val Borzago, l’orsa è stata accerchiata da quattro forestali e un veterinario ed è stata colpita con una dardo munito di anestetico, una dose per un animale di 80 kg, ben al di sotto dei suoi 106 kg di Daniza, dicono in Provincia a Trento.
Avendo un radiocollare applicato per monitorarne gli spostamenti, non è la prima volta che l’orsa Daniza viene sottoposta a un’anestesia, ma il risultato questa volta è stato diverso dal passato. «L’anestesia è sempre rischiosa negli animali selvatici, per due ragioni: lo stress che può provocare e l’assenza di controlli preventivi che avvengono invece quando una persona, o anche un cane o un gatto domestico si sottopongono a un intervento che richiede la sedazione». Lo spiega Marco Melosi, presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi). «I veterinari lo sanno bene - prosegue l’esperto -. Questo tipo di anestesie sono sempre rischiose perché l’animale subisce uno stress importante, anche per lo “sparo” dell’anestetico che è necessario effettuare per raggiungerlo (telenarcosi) e le complicanze che l’anestesia può comportare quando non è possibile eseguire test prima di agire: l’orsa potrebbe aver avuto un problema cardiaco o metabolico sottostante che era impossibile rilevare senza analisi accurate pre-anestesia. La dose di farmaco che si utilizza per addormentare gli animali selvatici è comunque standard e dipende dal peso del soggetto». Sulla dose di narcotico interviene anche l’etologo Enrico Alleva: «E’ difficile dosarlo nella giusta misura, soprattutto quando si è in presenza di un animale che ha appena partorito e, nel caso di Daniza, anche di un animale fortemente stremato, che ha accumulato un notevole stress in questi ultimi mesi a causa delle continue fughe per sopravvivere e proteggere i cuccioli».
Quando il narcotico uccide
Il caso di Daniza, l’orsa morta nel Trentino dopo il tentativo di cattura con narcosi, ricorda quello di Aleksandre, il cucciolo maschio di giraffa che il 21 settembre 2012 morì in analoghe modalità, terminando alle 15 la sua spericolata e adolescenziale fuga cominciata alle 8.30 del mattino dal recinto di un circo accampato a Imola.
Dopo avere attraversato la città percorrendo parecchi chilometri, fu catturata con sedazione verso mezzogiorno, ma tre ore dopo il suo cuore cessò di battere per un insieme di stress: da quello psicologico, per essersi trovato in un ambiente a lui avverso, all’effetto sul suo «piccolo» cuore dell’anestetico utilizzato per sedarlo, fino a quello psicofisico per la paura che l’aveva invaso.
La morte della giraffa, che aveva circa quattro anni con 9 quintali di peso, ebbe come causa lo stress vissuto dall’animale che cessò di vivere al momento in cui si rialzo’ dopo che era terminato l’effetto calmante e dormiente dell’anestetico, “sparatogli” da una guardia provinciale all’interno del recinto dello stabilimento della Coop.
La morte dell’orsa Daniza ricorda un simile caso, avvenuto nel 2008, quando un’orsa annegò nel lago di Molveno, dopo essere stata narcotizzata.
Una squadra di cattura del Servizio fauna aveva colpito il plantigrado con un dardo contenente narcotico, mentre stava cercando cibo nei cassonetti di alcune abitazioni di Molveno. Colpito dalla freccia contenente il trasmettitore, l’animale si era allontanato. Il segnale radio aveva condotto il personale in prossimità delle rive del lago di Molveno, dove l’orsa era stata rinvenuto senza vita in acqua, vicino alla riva. L’animale era, infatti, caduto nel lago, quando il narcotico aveva prodotto il proprio effetto.
LA STAMPA
12 SETTEMBRE 2014
Orsa Daniza: per proteggere gli animali bisogna scegliere tra fiction e realtà
Le specie selvatiche non possono più essere considerate una presenza scontata sul Pianeta. I tassi di estinzione sono tali che la sopravvivenza di molte specie è una scelta di noi umani
Elisabetta Corrà
L’indignazione non è la giusta misura per capire cosa rappresenta davvero la storia dell’orsa Daniza. La conservazione, ossia la protezione della fauna selvatica all’interno di habitat più o meno integri, è una questione insieme morale e politica. Morale, innanzitutto. Le specie animali - quelli che amiamo considerare wildlife, per intenderci - oggi non possono più essere considerate una presenza scontata sul Pianeta. I tassi di estinzione su scala continentale e globale sono tali da imporre una semplice constatazione: che le specie sopravvivano non è un dato di fatto, ma una scelta di noi umani. Perché è la nostra impronta sulla Terra ad aver disegnato uno scenario che non è più “naturale”. Senza un passo indietro di Homo sapiens quel che rischiamo è un mondo de-faunizzato, come lo definiscono su SCIENCE, un mondo in cui prima ancora che suoni la campana dell’estinzione foreste, savane, oceani saranno svuotati di mammiferi di grosse e medie dimensioni.
Oggi, tutte le strategie di conservazione considerate realistiche presuppongono un intervento massiccio dell’uomo sugli equilibri ecosistemici. Si parla di programmi di traslocazione e di reintroduzione, cioè dello spostamento intenzionale di esemplari per ripristinare popolazioni divenute troppo piccole, oppure di rafforzamento con individui con-specifici di comunità ancora consistenti quanto al numero, ma geneticamente impoverite. Si applicano apertamente e consapevolmente programmi di “colonizzazione assistita” e di “sostituzione ecologica”. Ecco, in ognuno di questi ambiti non ci si limita a contrastare la perdita di biodiversità, si decide all’interno di che cornice ecologica vivranno alcune specie. Ci troviamo dunque in un contesto completamente nuovo, ed è in questo scenario che ci porta il destino di Daniza. Noi gli orsi in Trentino li abbiamo reintrodotti dove erano stati eradicati. Quando la gente della montagna dice “gli orsi non fanno parte del nostro ambiente” gli ambientalisti insorgono, e lo fanno in buona fede, ma potrebbero non avere completamente ragione. Cosa succede ad un ecosistema che per secoli ha perso le sue specie endemiche? È giusto riportarcele, e magari estirparne quelle un tempo giunte come aliene, arrivate da invasori, ma ormai integrate e divenute parte di un nuovo ecosistema costruito dall’uomo? Sono questi gli interrogativi che si pone la comunità scientifica, alle prese con problemi analoghi ai fatti di casa nostra, ad esempio in Inghilterra. L’orso in Trentino non è stato insediato in un habitat originario; è arrivato in un contesto su cui si sovrappone e intreccia il paesaggio umano, fatto di centri abitati, insediamenti, attività economiche. E qui si arriva al secondo aspetto della questione, quello politico. Se gli ambienti naturali sono ormai un ricordo del passato, se il plantigrade deve scendere a patti con la nostra presenza, allora come dobbiamo intendere la conservazione?
Non basta dire “riportiamo l’orso in Trentino”. Considereremo come habitat il suo range originario o solo il suo attuale areale ? Dalla risposta a questa domanda dipende l’intera politica ambientale da seguire, se cioè vogliamo concedere al plantigrade e alla sua specie di riprendersi numericamente - e quindi di espandersi e di imbattersi in qualche raccoglitore di funghi - o se ci basta mantenere qualche sparuto orso solitario per titillarci con il lusso fittizio della speranza che i boschi potranno tornare, non si sa come e quando, quelli di dieci secoli fa. Insomma, una visione romantica da fiction dell’orso.
Ma lo scopo ultimo della conservazione, ha scritto sul New York Times il biologo ed esperto di etica ambientale John Vucetich, dovrebbe invece essere proteggere gli ultimi esemplari rimasti di una specie e puntare su di loro per una dispersione maggiore, e quindi in una parola per arrivare al rewilding, cioè un tipo di convivenza tra animali e uomini che presuppone la condivisione del territorio. Reinhold Messner ha colto il punto della faccenda dicendo che di spazio in Trentino non ce ne è abbastanza per tutti. Gli orsi non sono di peluche, hanno unghie e denti e sono aggressivi quando difendono i piccoli.
Li vogliamo davvero accanto a noi?
Quasi sempre pretendiamo che la “natura” sia anestetizzata, controllata. Sedata, appunto. Ma le specie non possono mai esserlo completamente, neppure in pieno Antropocene. Le popolazioni rispondono a dinamiche genetiche ed evolutive, mutano nel corso del tempo e tendono a non corrispondere ai protocolli sottoscritti a Bruxelles o nella sede della Provincia di Trento. Ci tocca prendere atto della realtà: il futuro della conservazione dipende dall’accettare una visione della wildlife in cui i sistemi di insediamento umano sono integrati in quel che resta degli ecosistemi ancora funzionanti. È questo il conflitto ecologico, tutto culturale, su cui si è aperto il XXI secolo. Anche in Trentino.
GEA PRESS
12 SETTEMBRE 2014
Daniza – I cuccioli sono di nuovo assieme .. ma soli
La Provincia di Trento: autopsia presso istituto indipendente e con l'autorità giudiziaria. L'ENPA aveva chiesto l'intervento del Cites. L'esposto del WWF
A dare comunicazione dell’avvenuto ricongiungimento è il personale forestale della Provincia di Trento che, tramite avvistamento diretto, ha potuto appurare come i due cuccioli dell’orsa Daniza si sarebbero riuniti e vengono monitorati in queste ore. Il metodo utilizzato, in maniera continuativa, è quello della radiotelemetria.
La provincia di Trento approfitta inoltre di questa comunicazione per ribadire un aspetto che probabilmente, nelle scorse ore, aveva suscitato un ennesimo spunto di polemica. Si tratta della dose utilizzata per l’anestesia dell’orsa Daniza. Secondo la Provincia, “non è stata superiore al dovuto, bensì prudenzialmente sottostimata rispetto al peso dell’animale (stima per il dosaggio 80 kg, peso rilevato 106 kg).
“Ad ulteriore chiarimento, rispetto ad alcune informazioni errate circolate nelle ultime ore – afferma la nota della Provincia - si fa inoltre presente che, qualora il tentativo di cattura fosse avvenuto utilizzando una trappola a tubo, sarebbe stato comunque necessario ricorrere all’anestesia che sarebbe stata praticata in tal caso su un animale in condizioni di stress determinate dalla permanenza all’interno della trappola“.
Relativamente al “presunto stress dell’orsa a causa delle operazioni di cattura“, la Provincia tiene a chiarire come non è mai stato messo in atto alcun tipo di inseguimento. Daniza era infatti monitorata a distanza e si sono attese le condizioni più sicure per agire senza che si siano condizionati i suoi spostamenti.
“Gli esiti dell’autopsia – effettuata da un istituto indipendente alla presenza delle autorità giudiziarie competenti – saranno disponibili solo tra qualche giorno“.
Proprio nelle scorse ore, l’ENPA era però intervenuta in merito all’autopsia. Secondo la Protezione Animali il corpo andava messo sotto sequestro ed una richiesta in tal senso, sarebbe stata fatta pervenire al servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato e alla Procura. Il corpo di Daniza, ad avviso di ENPA, una volta sequestrato andava affidato all’Istituto zooprofilattico nel quale dovevano essere presenti veterinari esperti in medicina forense e di animali selvatici.
Di monito per tutte le autorità e le persone impegnate su questo fronte, riferisce inoltre la presidente nazionale del WWF Donatella Bianchi, secondo la quale sarebbero state prese decisioni sbagliate. Per questo l’associazione informa di un esposto presentato alla Procura della Repubblica di Trento.
Note, quelle delle associazioni, che sembrerebbero essere in sintonia con l’arrivo in Trentino dei Forestali dello Stato. Anzi, il WWF esprime il proprio ringraziamento per l’indagine annunciata che però, secondo la nota della stessa Forestale, è “d’iniziativa”. Un fatto che potrebbe far presuppotte la mancanza di uno specifico mandato dalla Procura della Repubblica allo stesso Corpo Forestale dello Stato.
La Provincia di Trento, come sopra riportato, riferisce però di presenza delle autorità giudiziarie competenti.
Una specifica richiesta, oltre a quella sulla sorte dei cuccioli, è ora inoltrata dal WWF al Ministro dell’Ambiente: “come intende procedere rispetto alle indagini aperte dal Corpo Forestale dello Stato e come interverrà nel caso si individuino responsabilità nei processi di autorizzazione e nelle attività operative?“.
L’Ordinanza ove veniva disposta la cattura sarebbe stata, sempre ad avviso del WWF, immotiviata. Al Ministero, accusato di scarsa incisività, si chiede ora perchè non ha provveduto ad impugnare il provvedimento dello scorso 16 agosto, emanato dalla Provincia di Trento a poche ore dall’aggressione denunciata dal cercatore di funghi.
Quasi uno scontro, quello che sembra potersi delineare, tra le Autorità locali (in qualche maniera in sintonia con il Ministero dell’Ambiente) ed alcuni organi centrali, quali il Corpo Forestale dello Stato, che ieri aveva diramato un pesante comunicato su quanto avvenuto (vedi articolo GEAPRESS).
Anche sul destino dei due orsetti le opinioni sembrano essere divergenti.
Intanto, oggi, un’altra brutta storia. Un orso marsicano è stato trovato morto. Era stato visto nei pressi di alcuni pollai (vedi articolo GeaPress).
NEL CUORE.ORG
12 SETTEMBRE 2014
ORSA DANIZA, ADESSO IL TRENTINO TEME "RITORSIONI" SUL TURISMO
Il web invaso da minacce di boicottaggio
"Mai piu' in Trentino", "siete la terra dove si pratica l'orsicidio", "trentini buoni a nulla, incompetenti, barbari e dilettanti", "tenetevi le vostre montagne". Una marea di messaggi contro il Trentino sta invadendo in queste ore i social network, dopo il fallito tentativo di cattura dell'orsa Daniza finito con la sua morte. Il popolo del web pare abbia decretato che il Trentino sia un luogo dove il rispetto della natura e degli animali sarebbe ormai scomparso. Una certa preoccupazione quindi comincia a serpeggiare fra operatori turistici e amministratori locali di una provincia votata al turismo e che ha fatto da anni di questa attività economica il traino a tutta l'economia. Il turismo estivo 2014, con gli alti e bassi di tutte le ultime stagioni, va in archivio senza particolari scossoni per l'effetto Daniza, ma c'è incertezza in vista dell'inverno e delle settimane bianche.
D'inverno gli orsi vanno in letargo, ma dopo l'uccisione dell'orsa c'è il rischio che ci vadano anche gli appassionati di sci. A differenza degli albergatori, della faccenda non si mostra particolarmente preoccupato il presidente della Provincia autonoma, Ugo Rossi. "L'80 di quelli che scrivono questi messaggi non sanno neanche dove e' il Trentino, non credo si debba dare troppo peso a questo tipo di emotivita'", afferma Rossi, che ricorda come il Trentino sia l'unica provincia alpina che ha accettato il ripopolamento degli orsi. "Alla luce di questo avvenimento sfortunato, prenderemo comunque delle contromisure con nuovi piani di marketing turistico", assicura il presidente della Provincia di Trento. Da Pinzolo, il paese dove e' avvenuta l'aggressione ad un cercatore di funghi che ha determinato il destino di Daniza, parla il sindaco William Bonomi. "Qui mettiamo al primo posto l'ambiente, la natura e il rispetto per gli animali e spero che il progetto Life Ursus vada avanti nel pieno rispetto dell'uomo, le cui esigenze sono primarie rispetto a quelle degli animali".
NEL CUORE.ORG
12 SETTEMBRE 2014
ORSA DANIZA, PRESIDENTE ROSSI: MI DIMETTO SE GIUDICATO RESPONSABILE
"Ma difenderò l'operato di questi anni"
"Se ci fosse accertamento di un qualche tipo di responsabilità mi dimetterei? Ci mancherebbe altro, è ben evidente. Se c'è un profilo di carattere penale nell'assolvimento delle proprie funzioni noi siamo abituati in questo senso". Lo ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, ai microfoni del programma "24 Mattino" su Radio 24 parlando della morte dell'orso Daniza. "Evidentemente ha aggiunto il presidente Rossi - se gli organi, in questo caso la Procura della Repubblica e poi un tribunale, dovessero individuare delle responsabilità, io sono pronto ad assumermele in prima persona ma difendendo l'operato di tutti coloro che in questi anni hanno lavorato, unici in Italia e unici in Europa, per sviluppare la popolazione dell'orso, per aumentarla, in un progetto che è di grande rigore scientifico".
IL CENTRO
12 SETTEMBRE 2014
E in Trentino timori per i cuccioli di Daniza
TRENTO Mentre permane il mistero sulle esatte cause della morte dell'orsa Daniza dopo il tentativo fallito di cattura con un anestetico, cresce la preoccupazione per la sorte dei due cuccioli. Restati senza madre, per molti esperti la loro sopravvivenza sarebbe difficile. L'unica certezza è che al momento sono ancora vivi e che si sono riuniti dopo la morte della madre. Ad uno di loro, dopo le fasi concitate della cattura, era stata applicata una marca auricolare per consentire la localizzazione via radio. Dell'altro orsetto, che non era presente al momento del tentativo di cattura, non c'erano più tracce. Ieri mattina però i forestali trentini li hanno avvistati tutti e due in un bosco mentre camminavano uno accanto all'altro. I segnali radio che arrivano dal chip di uno degli orsetti consentiranno ora ai tecnici di seguire i loro spostamenti. Per i due animali, la cui età è stimata in 8-9 mesi, inizia però ora la fase più delicata della loro vita, completamente mutata dopo la morte della madre. Prima dell'inverno dovranno imparare in fretta a nutrirsi bene, facendo a meno del latte materno, ed evitare i pericoli. Forse stando insieme potrebbero salvarsi, ma non tutti la pensano così. «Anche se gli orsetti di Daniza staranno uniti, è difficile che sopravvivano oltre l'anno di vita», sostiene Gudrun Pflueger, esperta di fauna selvatica della Società europea Wilderness. «In base a studi recenti - aggiunge - il 27% dei cuccioli non sopravvive al primo anno di vita perfino se stanno con la madre». «Gli orsetti - aggiunge - hanno numerosi nemici in natura, come lupi, aquile e volpi, e possono morire di fame. Prima dell'inverno poi hanno bisogno di molte calorie ma devono conoscere i luoghi dove cibarsi di bacche, ma ora non possono farlo perché non sono accompagnati e istruiti dalla madre». Preoccupata per la loro sorte è anche Cristina Fraquelli, veterinaria di Alpvet e una delle massime esperte di patologia dell'orso. «La loro sopravvivenza - dice - resta un'incognita, non hanno avuto il tempo di ricevere l'imprinting dalla madre per vivere in modo autonomo e capire il modo migliore per alimentarsi». Il destino dei due orsetti verrà intanto valutato anche dalla Procura di Trento, dove la Lega antivivisezione (Lav) ha depositato un'istanza per il loro sequestro preventivo, «in modo da trasportarli in una struttura adeguata per garantire la loro sopravvivenza».
IL TIRRENO
13 SETTEMBRE 2014
Daniza, caos a Trento. Orso ucciso in Abruzzo
ROMA «Mai più in Trentino», «siete la terra dove si pratica l’orsicidio», «trentini buoni a nulla, incompetenti, barbari e dilettanti», «tenetevi le vostre montagne». Una marea di messaggi contro la Regione ha invaso i social network, dopo il fallito tentativo di cattura dell’orsa Daniza, finito con la sua morte. Polemiche che continuano non solo nel mondo della rete. Ieri una ventina di animalisti si sono dati appuntamento davanti al tribunale di Milano per chiedere che la procura indaghi «sull’uccisione dell’orsa». Legambiente denuncia la «mancanza di una politica strategica per la tutela di questi animali». L’associazione animalista Aidaa (che per oggi ha proclamato una «giornata di lutto per Daniza») ha presentato una denuncia penale nei confronti del ministro dell’ambiente Gianluca Galletti e del presidente della provincia di Trento Ugo Rossi. Quest’ultimo ha promesso di dimettersi «se ci fosse l’accertamento di un qualche tipo di responsabilità». Intanto, cresce la preoccupazione per la sorte dei due cuccioli. «La loro sopravvivenza resta un’incognita» ha detto Cristina Fraquelli, veterinaria di Alpvet. Ma dopo il Trentino è il turno dell’Abruzzo. Ieri nelle campagne aquilane è stata trovata la carcassa di un orso, uno dei due censiti nella zona ma non munito di radio collare. Nella stessa zona, l’altro ieri, un contadino aveva avuto un incontro ravvicinato vicino al proprio pollaio. I forestali stanno ora approfondendo le indagini per identificare l’animale, che dovrebbe essere un giovane maschio, e per risalire alle cause della morte, ma da un primo esame sarebbero evidenti le tracce di avvelenamento. Si tratta del quarto orso trovato morto nel 2014 all’interno del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
IL TIRRENO
13 SETTEMBRE 2014
Il ministro Martina: dispiace questo epilogo
ROMA «È finita nel peggiore dei modi, come temevano, dentro e fuori di questo Paese, tutti coloro che amano gli animali. Sull’ultimo atto della persecuzione contro l’orsa Daniza e i suoi cuccioli farà chiarezza la magistratura, ma fin d’ora è evidente quale giudizio politico meritino l’incompetenza, la rozzezza, la prepotenza e la crudeltà dell’amministrazione provinciale di Trento: le dimissioni del presidente Ugo Rossi sono il minimo sindacale in un caso come questo. E non meno gravi appaiono l’incapacità e la negligenza di cui ha dato prova il ministro Galletti nel valutare il caso, nonostante io stessa gli abbia prospettato, in due interrogazioni parlamentari, quali rischi comportava la strada intrapresa dalla Provincia autonoma di Trento». Così Michela Vittoria Brambilla a nome delle Associazioni Diritti Animali e Ambiente. «Tutta la vicenda dell’orsa Daniza si conclude peggio di come è iniziata, con un finale da dilettanti che dimostra l’incapacità della Provincia di Trento di gestire una specie importante per la biodiversità» sono invece le parole di Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente. «Noi del ministero abbiamo sempre lavorato esprimendoci con la posizione del Corpo forestale dello Stato che, in tempi non sospetti, ha evidenziato la delicatezza del tema», interviene il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, al termine di una riunione della cabina di regia con le Regioni sull'Expo, rispondendo ad una domanda dei giornalisti sulla morte dell'orsa. «Avevamo posto la questione agli enti locali - ha proseguito il ministro - mi spiace che l'epilogo sia stato questo». «Hanno ucciso una madre»: così l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini commenta su Twitter la notizia di Daniza. «Irresponsabili e del tutto incompetenti coloro che hanno sparato una dose mortale di anestetico. O forse era voluto?», si interroga Frattini. «L’avevo detto: tra i due la bestia è l’uomo«, conclude. «I dati che si conoscono su un orso monitorato come Daniza sono molti ed esaustivi: qualunque decisione in merito alla sua cattura è resa più semplice proprio dalla conoscenza degli elementi a disposizione. Per questo motivo la morte determinata dall’anestesia crea forti perplessità: siamo davanti a dolo o a incapacità?». A dirlo è Filippo Piccone, capogruppo per il Nuovo Centrodestra in Commissione Ambiente alla Camera.
LA ZAMPA.IT
14 SETTEMBRE 2014
Orsa Daniza, la Procura Trento apre un’inchiesta per il reato di “uccisione di animale protetto”
Riguardo ai suoi cuccioli, l’ipotesi di reato potrebbe essere quello di maltrattamento di animale. Al momento nessuna persona risulta inserita nel registro degli indagati
fulvio cerutti
Dopo l’indagine avviata dal Corpo forestale dello Stato, anche la Procura di Trento ha aperto un’inchiesta in merito alla morte dell’orsa Daniza. Le indagini, delegate alla sezione di polizia giudiziaria, saranno seguite personalmente dal procuratore capo di Trento Giuseppe Amato che per la prossima settimana ha convocato un vertice fra inquirenti e rappresentanti della Provincia e del Corpo forestale incaricato della cattura dell’orsa.
Al momento nessuna persona risulta inserita nel registro degli indagati e pochi sono gli elementi in mano agli inquirenti che attendono gli esiti dell’esame autoptico sull’animale, già eseguito all’Istituto zooprofilattico delle Venezie.
Il reato ipotizzato è quello di uccisione di animale protetto, che nel caso di mancanza di dolo - ovvero la volontà di uccidere - prevede una pena da uno a sei mesi. Riguardo ai cuccioli di Daniza, l’ipotesi di reato potrebbe essere quello di maltrattamento di animale. Da valutare sarà la loro reale capacità di sopravvivere senza la madre.
Il fronte animalista
Proprio in seguito all’apertura dell’inchiesta, il presidente della provincia di Trento Ugo Rossi ha affermato che qualora emergessero responsabilità penali, si dimetterebbe.
Dimissioni invocate anche ieri mattina a Trento dagli animalisti guidati dalla Lav che hanno manifestato in piazza Duomo. Oltre a Rossi, vengono chieste le dimissioni del vice presidente Alessandro Olivi e dell’assessore all’ambiente Michele Dallapiccola.
Oggi pomeriggio altri gruppi di animalisti manifesteranno a Pinzolo, il paese dove a ferragosto Daniza ferì un raccoglitore di funghi. Episodio cui seguì la decisione della Provincia di Trento di catturare l’orsa. Decisione appoggiata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) secondo cui «l’episodio dell’aggressione a Pinzolo segnalava un fattore di rischio non insignificante per l’incolumità dell’uomo». L’Ispra sostiene che la Provincia di Trento ha seguito le indicazioni del piano Pacobace, «che prevede per i casi di attacchi per difendere i piccoli, che provochino ferite anche leggere a persone, misure più energiche di intervento».
Nel frattempo il ministro all’ambiente Gian Luca Galletti reagisce alla richiesta di dimissioni presentata da alcune associazioni animaliste. «Ci sta tutto sull’onda dell’emotività, ci sta anche questo atteggiamento, sicuramente esagerato. Spero che lo stesso interesse che c’è stato su questo tema ci sia anche su altri temi che riguardano l’ambiente e il dissesto idrogeologico».
Indagini anche in Abruzzo
Intanto in Abruzzo proseguono le indagini per accertare eventuali responsabilità nella morte dell’orso ritrovato venerdì nell’Aquilano. Dopo il sequestro della carcassa, il corpo forestale, con in cani antiveleno, sta battendo a tappeto l’intera zona frequentata dall’orso alla ricerca di eventuali bocconi avvelenati, visto che l’orso ad una prima analisi, non presenta lesioni da trauma né ferite d’arma da fuoco. Secondo il Corpo forestale dell’Aquila, è probabile che si tratti dello stesso orso che l’altra sera ha avuto un incontro ravvicinato con una persona del posto.
L’ESPRESSO
16 SETTEMBRE 2014
Morte Daniza, proposto Garante per gli animali
L'idea è della senatrice Pd Manuela Granaiola: sarebbe un'istituzione a livello nazionale, con uffici sparsi sul territorio. Ma quanto costerebbe al contribuente? E come sarebbe finanziata?
Daniza aiutaci tu. Persino a creare un Garante per i diritti degli animali. Così, cavalcando l’ondata emotiva per la morte dell’ormai famosa orsa, sulla quale anche la procura di Trento ha aperto un’inchiesta, la senatrice del Pd Manuela Granaiola lancia – o per meglio dire rilancia, visto che presentò il ddl un anno e mezzo fa - una proposta di legge per istituire un Garante nazionale dei diritti degli animali, con uffici su tutto il territorio e un Fondo apposito. “Bisogna avviare una vera e propria rivoluzione culturale”, spiega Granaiola in una nota, “perché non scenda il silenzio sui gravi episodi della scorsa settimana che hanno portato alla morte dell’orsa Daniza e all’orsa avvelenata in Abruzzo”. Così, alla faccia del governo Renzi, della voglia di sforbiciare i vari enti istituzionali e in particolare le Authority (dove spesso si vive nel terrore della cancellazione), Granaiola propone di crearne una nuova. Iniziativa che, pur nella nobiltà dell’intento animalista, stride assai col generale tirare la cinghia. In particolare, la senatrice immagina di creare un “Garante”, scelto tra “persone di nota indipendenza e competenza”, nominato per cinque anni “con decreto del presidente del Consiglio dei ministri”: lavorerebbe gratis, cioè non prenderebbe soldi per l’incarico, né potrebbe cumularlo “con altre cariche di carattere elettivo”. Tuttavia, avrebbe un “Ufficio”, composto da “non più di dieci persone”, “con sede in Roma, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri”, nonché “rappresentanze su tutto il territorio nazionale”. Vale a dire, “sedi dislocate nelle regioni, nelle province e nei comuni, in strutture messe a disposizione dalle pubbliche amministrazioni”. Significa quindi che – se la legge fosse approvata - regioni, province e comuni che superino i 20 mila abitanti dovranno provvedere ciascuno, “all’istituzione del rispettivo ufficio del garante dei diritti degli animali e alla sua nomina”. Tanti piccoli ufficetti e tanti piccoli garantini locali per sovrintendere al rispetto delle normative per gli animali, in sinergia col “Garante” centrale, e anche con la “Conferenza nazionale dei garanti dei diritti degli animali”. Insomma un sacco di gente.
Chi pagherebbe tutto ciò? Qui i tempi si fanno sentire, perché come spiega Granaiola, per coprire le spese “è previsto un Fondo nazionale per la tutela dei diritti degli animali”. Che sarà costituito dalle “risorse derivanti dal prelievo del 5 per cento sulle vincite non riscosse” di Lotto e Totocalcio, “finanziamenti dell’Ue”, nonché “da donazioni, lasciti ed elargizioni da parte di soggetti pubblici e privati”.Così, Daniza sarebbe più al sicuro. Ma ne siamo certi? La legge proposta da Granaiola, pur promuovendo la tutela dei diritti degli animali in genere, “si applica a tutti gli animali posseduti o custoditi a scopo di compagnia o a scopo di reddito”. Non pare adattarsi al pur evocato caso di Trento, o a quello abruzzese. A meno che non si voglia lanciare la moda dell’orso da salotto: nel qual caso, certamente sì.
NEL CUORE.ORG
16 SETTEMBRE 2014
ORSA DANIZA, LAV: GALLETTI ASSUMA LA PATRIA POTESTA' DEI CUCCIOLI
Lettera a Commissione Ue: "Basta soldi alla Provincia"
"La Commissione europea costringa il ministro dell' Ambiente Galletti a riprendere la patria potestà dei cuccioli di Daniza, eseguendo un Piano attivo per la loro attiva tutela in natura con il Corpo forestale dello Stato, e sospenda la sua parte dei finanziamenti per il ripopolamento degli orsi nelle Alpi centro-orientali". Lo chiede la Lav con una lettera al commissario di Bruxelles all' Ambiente, Janez Potocnik, e "con il supporto dei parlamentari europei eletti in Italia, che in queste ore stanno firmando l' appello".
"La modifica unilaterale dell'Accordo per la protezione dell'orso bruno, la violazione del dettato dei progetti comunitari Life, l' esplicita volonta' da parte della Provincia di Trento di azzerare la presenza dei plantigradi sul proprio
territorio, sono chiare", sottolinea la Lega anti vivisezione. "Altro che un errore sull' anestetico sparato a Daniza - prosegue la nota degli animalisti - questo è un danno per i progetti di conservazione della specie e, quindi, della politica ambientale nazionale ed europea. Lo Stato riprenda a fare lo Stato, Galletti faccia il ministro dello Stato e non attenda inutili veline da Trento".
Intanto, domani la Lav depositerà alla Procura a Trento una denuncia e un dossier "salva cuccioli", "supportati dalle dichiarazioni di zoologi e veterinari".
NEL CUORE.ORG
17 SETTEMBRE 2014
ORSA DANIZA, IL PROCURATORE CAPO DI TRENTO DISPONE NUOVI ESAMI
I cuccioli saranno "seguiti" dal Corpo forestale
Disposti dalla Procura di Trento nuovi esami sul corpo dell'orsa Daniza. La decisione è stata presa dal procuratore capo Giuseppe Amato che oggi ha incontrato i responsabili del Corpo forestale dello stato e del Servizio fauna e foreste della Provincia autonoma di Trento per fare il punto sulle indagini sulla morte del plantigrado. In particolare, il dottor Amato ha dato incarichi di consulenza a due veterinari dell'Istituto zooprofilattico delle Venezie di Trento, dove è stata fatta l'autopsia dell'orsa, e dell'Istituto di medicina veterinaria forense del ministero della Salute di Grosseto. "La decisione di questi ulteriori approfondimenti l'ho presa per garantire l'assoluta chiarezza del fatto e ricostruire in maniera chiara le cause della morte di Daniza", ha detto il procuratore capo, il quale ha precisato che al momento non ci sono indagati. Gli esiti degli esami non dovrebbero arrivare prima di tre mesi.
Da oggi, inoltre, il CfS, insieme con la Forestale provinciale, provvederà all'adozione della migliore soluzione possibile per garantire la vita dei cuccioli in natura. Cuccioli che a ieri, ha assicurato il Procuratore durante un incontro con l'avvocatessa Carla Campanaro e la responsabile nazionale Lav Gaia Angelini, "risultano stare bene". Sono dunque estromessi dalla gestione, in questa fase, l'Ispra del Ministero dell'Ambiente e il Servizio Foreste della Provincia di Trento, che avevano il primo avallato il secondo eseguito la fatale Ordinanza di cattura di Daniza.
"Siamo sulla strada giusta per non far sotterrare con Daniza anche le responsabilità della sua uccisione e per garantire la vita ai due cuccioli che - afferma la LAV - con la decisione di oggi del Procuratore Capo della Repubblica, non sono più solo affare della Provincia di Trento".
NEL CUORE.ORG
18 SETTEMBRE 2014
DANIZA, LAC TRENTINO: 65 MILA FIRME CONTRO LA DELIBERA "AMMAZZA ORSI"
"La petizione va avanti: altri plantigradi rischiano la vita"
"Daniza è stata uccisa! Dopo questa uccisione, tutti gli altri orsi trentini rischiano la vita: semplicemente si dichiara che un orso è dannoso e si ordina l'uccisione. La vicenda di mamma orsa Daniza è direttamente collegata alla delibera della Giunta della Provincia autonoma di Trento che inventa la categoria dell'orso dannoso e ne prevede l'uccisione, come misura di prevenzione. Senza quella sciagurata delibera, non sarebbe stato così facile ordinare la cattura, con possibilità di uccisione, di un'orsa incolpevole: gli esperti interpellati hanno dichiarato che il comportamento dell'orsa non ha avuto i connotati dell'aggressione, ma della difesa". E' quanto denuncia un comunicato della Lac, Lega abolizione caccia - sezione Trentino Alto Adige/Südtirol. "Il 3 settembre scorso, abbiamo incontrato l'assessore alla Caccia della Provincia autonoma di Trento. Gli abbiamo consegnato - si legge ancora nella nota - le prime 65.000 firme raccolte con la nostra petizione per chiedere la revoca della delibera 'ammazza orsi' del 18 luglio. L'assessore, Michele Dallapiccola, pur confermando le decisioni prese riguardo alla gestione degli orsi in Trentino, aveva garantito personalmente per l'incolumità di mamma orsa Daniza". "Altri due orsi in passato sono stati uccisi perché maldestramente narcotizzati: i rischi di questo metodo di cattura sono ben noti. Questi sono i motivi che impongono di continuare a sostenere questa petizione per la revoca della delibera 'ammazza orsi' del 18 luglio 2014. Semplicemente, aggiungiamo adesso - conclude il comunicato della Lac - la richiesta di dimissioni dell'assessore alla Caccia della Provincia Autonoma di Trento, di Ugo Rossi, presidente della Provincia Autonoma di Trento, e di Romano Masè, responsabile del dipartimento Foreste". L'associazione chiede, infine, "l'istituzione di un tavolo permanente con le associazioni per la gestione dell'orso in Trentino".
GEA PRESS
18 SETTEMBRE 2014
Gli orsetti di Daniza. Che fare? Intervento della Senatrice Taverna (M5S)
Ai Ministri competenti: accudiamoli per poi liberarli in un Parco Nazionale
Un nuovo Atto parlamentare che fa seguito ad un primo intervento firmato da ben 19 parlamentari Cinque Stelle. Al centro dell’attenzione la vicenda dell’orsa Daniza ed il destino dei due cuccioli rimasti orfani, ma un richiamo altresì alla sorveglianza dovuta dall’Italia, in quanto stato membro della UE, sulla conservazione delle specie di interesse comunitario. In tale contesto venivano già chieste quali azioni di tutela fossero state adottate per i due cuccioli della povera orsa, ma anche se corrispondevano a vero le voci sull’ampliamento di un’area sciistica ed il presunto contrasto che sarebbe derivato dall’esigenza di tutela degli orsi.
La nuova interrogazione, ora annunciata da UGDA (Comitato Ufficio Garante Diritti degli Animali), ripercorre le fasi del progetto europeo sollevando perplessità in merito ai finanziamenti ricevuti.
Il passo più significativo è però sul destino dei due cuccioli. Così come riportato nel testo dell’atto parlamentare che la Senatrice Taverna si starebbe apprestando a presentare, testo diffuso dall’UGDA, viene riferito come “il periodo del letargo è vicino e i cuccioli di Daniza di circa sette mesi (uno dei quali, la femmina, munita di radio-collare, che renderebbe facile la cattura dei piccoli che si muovono in coppia, per la messa in sicurezza) difficilmente potranno sopravvivere privati dell’assistenza della madre. In natura, infatti, i piccoli plantigradi seguono la madre e i suoi insegnamenti fino ai 24 mesi di vita e anche oltre, fino a 36 i cuccioli di orso rimangono con la madre per un periodo molto lungo, da 24 a 36 mesi e da lei imparano tutto. Solo dopo i due-tre anni se ne vanno per il mondo da soli. I peggiori nemici dei cuccioli di orso sono i maschi adulti; essi, pertanto, vanno catturati e posti sotto la tutela umana almeno fino a loro capacità di sopravvivere autonomamente”.
Dunque, ai Ministri competenti, viene chiesto “se vogliano disporre il sequestro preventivo e la cattura dei cuccioli di Daniza, rimasti orfani, al fine di salvaguardare la loro vita, per farli accudire in un centro specializzato finché siano autosufficienti e possano essere reinseriti in un parco nazionale in maniera progressiva e assististita“.
L’ULTIMA RIBATTUTA
18 SETTEMBRE 2014
Cuccioli di Daniza: la Procura estromette la Provincia di Trento, arriva la Forestale
Emiliano Stella
Nella triste storia dell’uccisione dell’orsa Daniza, in cui hanno messo bocca nani e ballerine, amministratori inetti e veterinari improvvisati, il procuratore capo di Trento sembra l’unico a possedere un minimo di buon senso e a volerci vedere chiaro.
Con due mosse ha rimesso sui binari una situazione che stava mano a mano deragliando, con la frettolosa autopsia eseguita sulla mamma orsa e la pessima gestione che si stava facendo dei suoi due cuccioli, abbandonati a se stessi nei boschi del Trentino.
La Procura di Trento, su decisione del suo capo Giuseppe Amato, ha infatti disposto nuovi esami sul corpo del plantigrado, incaricando di svolgere tale compito due veterinari, uno dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie di Trento (dove è stata fatta l’autopsia dell’orsa) e l’altro appartenente all’Istituto di medicina veterinaria forense del ministero della Salute, operante a Grosseto.
Nessuna fretta, dunque, per l’esame autoptico con cui si cercherà di accertare eventuali responsabilità ed errori umani di coloro i quali hanno causato il decesso dell’orsa. Ulteriori approfondimenti i cui risultati comunque non dovrebbero arrivare prima di tre mesi.
L’altra decisione del procuratore Amato, che suona come una vera e propria bocciatura, è consistita nel sottrarre all’Ispra del Ministero dell’Ambiente e al Servizio Foreste della Provincia di Trento la gestione dei due cuccioli di Daniza. Che saranno affidati al Corpo Forestale dello Stato, il quale deciderà quale sarà la migliore soluzione da adottare per rendere possibile la vita degli orsetti in natura.
Amato ha anche aggiunto che i due “risultano stare bene”, i loro movimenti sono costantemente monitorati e gli viene fornito regolarmente del cibo.
Va pian piano vero la normalizzazione una situazione che aveva fatto stare in apprensione l’opinione pubblica, in ansia per il destino di questi due cuccioli trovatisi all’improvviso orfani e senza una guida, alle soglie di un rigido inverno.
Dall’Abruzzo invece arriva una pessima notizia. A seguito dell’autopsia sul corpo dell’orso marsicano trovato morto la settimana scorsa nei pressi di Sulmona (Aq), si è appreso che ad ucciderlo è stata una fucilata. Esclusa l’ipotesi dell’avvelenamento, si indaga su chi abbia sparato cinque pallettoni all’indirizzo dell’animale. E soprattutto sul perché.
NEL CUORE.ORG
19 SETTEMBRE 2014
ORSA DANIZA, CORTINA DISPONIBILE AD ACCOGLIERE E CUSTODIRE I PICCOLI
"Venite da noi, non uccidiamo le mamme orse"
Cortina e' pronta a sostituirsi al Trentino e a custodire, con tutte le attenzioni del caso, i cuccioli dell'orsa Daniza, rimasti soli dopo la morte della madre. E' la seconda volta che la cittadina ampezzana rilancia sulla vicenda della morte del plantigrado, in nome dell'ambientalismo ma anche, come sospettano i suoi detrattori, della concorrenza turistica con i vicini trentini. La prima volta a irrompere nella spinosa questione era stato il sindaco Andrea Franceschi ("sospeso" dalla carica per un'inchiesta della Procura di Belluno) in un messaggio postato su Facebook. "Venite in vacanza nelle Dolomiti Bellunesi - aveva scritto - noi non uccidiamo le mamme orse". Un invito piaciuto a 190 navigatori della rete e commentato con frasi entusiastiche: "Complimenti per come vi state comportando", "Ho apprezzato le tue parole". Ma anche con qualche dissenso: "Non era questa l'occasione ne' il modo - taglia corto un internauta - per fare pubblicita' alla nostra provincia". Dopo l'uscita Franceschi ha scelto il silenzio. "Preferisco non parlare - spiega oggi - finche' non ritorno sindaco". Attraverso il suo vice Enrico Pompanin Cortina batte ora un nuovo colpo su richiesta del Partito ambientalista europeo, confermando "la disponibilita' di massima" ad accogliere i due cuccioli dopo una "verifica della fattibilita'" del progetto. Memore della pioggia di critiche trentine che hanno accompagnato le parole del sindaco, Pompanin chiarisce, a scanso di equivoci, che "l'offerta di Cortina non e' sicuramente una provocazione nei confronti della provincia di Trento. Anche perche', per noi, l'intera operazione come abbiamo detto fin dall'inizio - puntualizza - e' subordinata alla loro approvazione. E', anzi, una mano tesa per stemperare polemiche nazionali che hanno raggiunto un livello di durezza eccessivo e trovare una soluzione che vada bene a tutti". Il Comune, sottolinea il vicesindaco, si e' detto disponibile a ospitare per 6-8 mesi gli orsetti rimasti orfani, "dopo l'accidentale morte dell'orsa Daniza", ma deve essere sicuro che l'opzione sia percorribile.
GEA PRESS
19 SETTEMBRE 2014
Daniza – Dove sono oggi i due cuccioli
A fare loro compagnia, i sentieri familiari
I due cuccioli dell’Orsa Daniza, rimasti orfani della loro madre, continuano a muoversi lungo percorsi a loro familiari. Lo rende noto la Provincia di Trento che informa come i versanti interessati siano quelli della Val Rendena.
In alcune occasioni i due orsetti sono stati direttamente osservati e questo avrebbe consentito di acquisire ulteriori elementi sul loro stato di salute, trasmessi già alla Procura della Repubblica di Trento.
Gli orsetti, però, vengono seguiti a debita distanza al fine di evitare contatti con il personale incaricato. Quello che si vuole evitare è di interfenire con i loro spostamenti. Accanto al monitoraggio, spiega inoltre la Provincia, sarebbero state messe in atto diverse attività volte a favorirne la sopravvivenza. Di più, però, non viene riferito.
Nel dossier Orso diffuso oggi dallo stesso Ente, ove sono riportati i successivi danneggiamenti che l’Orsa avrebbe causato dal ferragosto scorso (quando, cioè, avvenne il contatto con il cercatore di funghi), si fa inoltre cenno, sempre a proposito degli orsetti, “agli eventuali interventi che si dovessero rivelare necessari per garantire la loro sopravvivenza“. Tali interventi, non meglio specificati, sono contenuti nel documento dell’ISPRA, ove viene ribadita la prioritaria importanza sull’attento monitoraggio dei due cuccioli.
La Provincia annuncia inoltre di avere definito apposite Linee Guida per la gestione dei cuccioli e l’intenzione di istituire entro il mese di ottobre un apposito tavolo tecnico con i maggiori esperti europei.
Da quanto reso noto oggi dalla Provincia, sembra di potersi dedurre che i due piccoli animali, continuino a stare assieme.
NEL CUORE.ORG
22 SETTEMBRE 2014
ORSA DANIZA, LAV: ORA SERVE UN BOLLETTINO QUOTIDIANO SUI CUCCIOLI
L'appello lanciato alla Provincia di Trento
Un bollettino quotidiano pubblico sugli spostamenti dei cuccioli dell'orsa Daniza e sulle attivita' per la loro tutela, "che deve essere svolta anche dal Corpo forestale dello Stato, come stabilito dal procuratore capo della Repubblica di Trento", viene richiesto dalla Lega anti vivisezione (Lav). "La Provincia di Trento fino ad oggi, passati undici giorni dalla uccisione dell'orsa - sottolinea la Lav - ha comunicato pubblicamente una sola volta, venerdi' scorso, e in via generica, gli esiti del monitoraggio in corso". Riguardo al futuro dei due cuccioli la Lav, "prendendo atto che ad un mese dalla firma dell'ordinanza di cattura di Daniza non era stato approntato alcun piano per la loro sorte da parte della Provincia di Trento", chiede che "la proposta di piano per gli orsetti - scritta solo negli ultimi giorni - venga confrontata in tempi brevissimi con esperti a livello internazionale proposti dalle associazioni animaliste". "E' iniziata infatti un'ulteriore attivita' di disturbo per gli orsi, la caccia, e il freddo con il periodo del letargo - che i cuccioli non hanno mai affrontato - si avvicina", osserva la Lav.
NEL CUORE.ORG
23 SETTEMBRE 2014
CROLLO DI FIDUCIA PER IL GOVERNO, ENPA: DANIZA CI METTE LO ZAMPINO
"Animali e ambiente, per Renzi ultimo avvertimento"
Non solo crisi economica e riforme. Per il governo di Matteo Renzi si apre un altro fronte: quello legato alle politiche ambientali e alla tutela della biodiversità. Dai richiami vivi all'uccisione di Daniza, dalla licenza di uccidere le nutrie fino alle recentissime rimostranze della ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi, circa l'impossibilità di reperire carne di cavallo negli esercizi commerciali della Capitale, l'esecutivo è riuscito a fare una vera e propria collezione di autogol. Lo si legge in una nota dell'Enpa.
"Per un governo che ha fatto della comunicazione la punta di diamante delle propria strategia politica le 'bombe animaliste' scoppiate in questi ultimi mesi hanno avuto un effetto dirompente. Nei mesi passati abbiamo raccolto le numerosissime proteste dei cittadini, anche attraverso la nostra pagina Facebook (2,6 milioni di contatti solo per il post su Daniza), i quali sollecitano un deciso cambio di rotta che non solo non è mai arrivato ma sembra aver sortito l'effetto opposto", spiega Carla Rocchi, presidente nazionale della Protezione animali.
"E' davvero stupefacente che un presidente del Consiglio così sensibile alla comunicazione di massa non abbia compreso o non voglia comprendere quanto siano rilevanti per gli italiani la tutela della biodiversità e della protezione dell'ambiente - aggiunge Rocchi -. Gli errori, le gaffe, le cadute di stile nella gestione anche dei temi animalisti hanno fatto massa critica, alienando al premier ed al partito di maggioranza il sostegno degli animalisti. Auspicabile sia pure tardivamente un cambio di strategia. Trascurare gli animali fa calare il consenso. La povera orsa Daniza ci mette lo zampino".
LA ZAMPA.IT
24 SETTEMBRE 2014
L’Enpa lancia l’allarme: i cuccioli dell’orsa Daniza non diventino un’attrazione turistica
La Lav: serve un bollettino quotidiano sulle loro condizioni
Sono passati circa undici giorni dall’uccisione dell’orsa Daniza e l’attenzione sulla sua storia continua a essere alta. In particolare, in attesa di capire le responsabilità per la sua morte, a preoccupare tutti sono le condizioni dei suoi due cuccioli rimasti orfani a un’età che potrebbe essere loro fatale visto anche l’inverno alle porte. L’Enpa (Ente Nazionale per la Protezione Animali) chiede che per i cuccioli sia fatto il possibile per garantire la loro tutela, incolumità e il diritto di vivere come animali selvatici e non sfruttati come attrazione per turisti.
«I due orsetti devono essere aiutati e sostenuti nel loro ambiente naturale - spiega l’Enpa in un comunicato - senza prendere in considerazione o chiamare in causa strutture di cattività o che hanno obiettivi addirittura lucrativi. La stragrande maggioranza degli italiani, e noi con loro, è in attesa delle soluzioni proposte dalle istituzioni e soprattutto da scienziati “indipendenti” dalla provincia autonoma di Trento, dai vertici del Ministero e dall’Ispra stessa».
Dopo avere già chiesto il sequestro dei due piccoli, «che purtroppo non è avvenuto», la Protezione Animali sollecita la «creazione di un “pool” di esperti in loco, ma di indiscussa esperienza, che tenga sotto costante controllo i due animali e ponga in essere un efficace piano di interventi, adeguato a garantirne sicurezza e benessere. L’inverno è ormai alle porte e il tempo stringe - conclude l’Enpa - ma, a parte dichiarazioni rese a mezzo stampa, di interventi concreti non abbiamo visto neanche l’ombra».
La Lav: serve bollettino quotidiano
Un bollettino quotidiano pubblico sugli spostamenti dei cuccioli dell’orsa Daniza e sulle attività per la loro tutela, «che deve essere svolta anche dal Corpo forestale dello Stato, come stabilito dal procuratore capo della Repubblica di Trento», viene richiesto dalla Lega anti vivisezione (Lav).
«La Provincia di Trento fino ad oggi, passati undici giorni dalla uccisione dell’orsa - sottolinea la Lav - ha comunicato pubblicamente una sola volta, venerdì scorso, e in via generica, gli esiti del monitoraggio in corso».
Riguardo al futuro dei due cuccioli la Lav, «prendendo atto che ad un mese dalla firma dell’ordinanza di cattura di Daniza non era stato approntato alcun piano per la loro sorte da parte della Provincia di Trento», chiede che «la proposta di piano per gli orsetti - scritta solo negli ultimi giorni - venga confrontata in tempi brevissimi con esperti a livello internazionale proposti dalle associazioni animaliste». «È iniziata infatti un’ulteriore attività di disturbo per gli orsi, la caccia, e il freddo con il periodo del letargo - che i cuccioli non hanno mai affrontato - si avvicina», osserva la Lav.
NEL CUORE.ORG
25 SETTEMBRE 2014
DANIZA, PROVINCIA: I DUE CUCCIOLI IN VAL RENDENA, MA STANNO SEPARATI
"Non avvicinatevi e non date loro da mangiare"
I due cuccioli dell'orsa Daniza, che sono rimasti assieme fino a pochi giorni fa, ora si muovono in modo indipendente seppure nella stessa area della val Rendena. Lo rende noto il Servizio Foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento che prosegue l'attività di monitoraggio degli orsetti. Secondo gli esperti, è possibile che i due animali, che appaiono in buona salute, si riuniscano in futuro. La loro localizzazione - ricorda la Provincia di Trento - è resa possibile grazie all'aiuto di apparecchiature radio in grado di ricevere il segnale della marca auricolare che è stata applicata ad uno dei due cuccioli, ma anche attraverso rilevatori fotografici che hanno consentito di scattare qualche immagine utile a valutare il loro stato di salute. In questi giorni, inoltre - aggiunge la Provincia - personale del Corpo forestale ha potuto avvistare gli orsetti in alcune occasioni, seppur a distanza ed avendo cura di non interferire con la loro presenza sul territorio. La Provincia di Trento invita infine chiunque avvisti i cuccioli di segnalare la cosa al Servizio Foreste e fauna e di evitare in qualunque modo di avvicinarli e di fornire loro alimenti di qualsiasi natura.
GEA PRESS
26 SETTEMBRE 2014
Trento – I cuccioli di Daniza si sono separati. Secondo la Provincia godono di buona salute
I cuccioli dell’Orsa Daniza, non stanno più assieme. A comunicarlo è la Provincia di Trento il cui Servizio Foreste e Fauna svolge l’attività di monitoraggio.
Più esattamente i due orsetti si muoverebbero in maniera indipendente, sebbene nella stessa area che ricopre entrambi i versanti della Val Rendena.
Il destino dei due cuccioli, soprattutto dopo la morte dell’Orsa Daniza, tiene in apprensione molte persone ancorchè i pareri diffusi da più fonti sulle possibilità di sopravvivenza, non sono stati concordi.
La Provincia di Trento, ha altresì riferito sui metodi di localizzazione dei due orsi. In un precedente comunicato, infatti, era stato riferito di una marca auricolare applicata ad uno dei due.
La localizzazione, riferisce ora la Provincia Autonoma, è resa possibile grazie all’ausilio di apparecchiature radio in grado di ricevere il segnale della marca auricolare che è stata applicata ad uno dei due cuccioli. Vi sono poi dei rilevatori fotografici che hanno consentito di scattare qualche immagine utile a valutare lo stato dei piccoli che appaiono in buona salute (nella foto l’orsetto non marcato).
In questi giorni lo stesso personale del Corpo Forestale ha potuto avvistare gli orsetti in alcune occasioni, seppur a distanza ed avendo cura di non interferire con la loro presenza sul territorio. La Provincia tiene inoltre a ribadire la necessità di segnalare al servizio Foreste e fauna eventuali avvistamenti riguardanti i cuccioli, di evitare in qualunque modo di avvicinarli e di evitare di fornire loro alimenti di qualsiasi natura.
Non è escluso, per il futuro, il loro rincogiungimento.
NEL CUORE.ORG
27 SETTEMBRE 2014
DANIZA, LNDC: PREOCCUPATI PER GLI ORSETTI, LETTERA ALLA FORESTALE
Al CfS sono stati affidati i due piccoli plantigradi
Preoccupata, come migliaia di altri italiani, per il futuro dei due cuccioli dell'orsa Daniza, rimasti orfani e indifesi per colpa della barbara morte della loro mamma deceduta dopo l'iniezione di narcotico, la Lega nazionale per la difesa del cane ha deciso di scrivere una lettera aperta al Corpo forestale dello Stato alle cui cure l'autorità giudiziaria ha deciso di affidare i due piccoli plantigradi. E' compito suo, quindi, decidere la migliore soluzione da adottare per rendere possibile la vita in natura degli orsetti, scrive l'associazione in una nota.
La Lndc ha apprezzato il lavoro svolto finora dal CfS, prima fra le istituzioni ad aprire un'indagine sulla morte della povera mamma orsa, non sopravvissuto alla narcosi disposta dalla Provincia autonoma di Trento, ipotizzando il delitto di maltrattamento e uccisi