marzo 2013
 

SIRACUSA NEWS
1 MARZO 2013  

Siracusa, atto di barbarie su un animale domestico denunciato da "Assoutenti della strada"

Pubblichiamo di seguito una nota, inviata alla nostra redazione, da parte di Massimo Cataldi, Presidente di "Assoutenti della strada", in merito al ritrovamento in via Ascari di una carcassa di un cane abbandonato:

Gentile redazione, ho voluto trovare un'attinenza tra gli scopi della nostra associazione e quanto da me riscontrato percorrendo una delle nostre disastrate strade siracusane e ho voluto trovarla nel fatto che il luogo dell'accaduto sia costituito da una strada comunale.

Nella foto che vi allego, omettendo per mia stessa vergogna e per rispetto nei confronti di chi legge, il contesto generale ma soffermandomi solo sul particolare, si vede distintamente la zampa di un cane di grossa taglia nella quale è infissa una cannula per flebo ed un cerotto. Il povero cane doveva essere in cura da, si ritiene visto quanto in evidenza, un veterinario o comunque un esperto di tali pratiche; probabilmente la cura stava avendo effetti deleteri sull'animale e qualcuno ha ben pensato di strozzarlo con una corda per finirlo e poi trascinarlo con un veicolo per abbandonarlo tra i rovi e le erbacce della via Ascari nel tratto di strada che collega i due sottopassi del circuito in zona "dammusi".
Sul posto era presente assieme a due esponenti dell'associazione "Piccolo Panda", il Comandante della Polizia Municipale, dottor Giovanni Monterosso, che si stava adoperando per fare intervenire il veterinario dell'ASP e gli uomini del settore ambientale della stessa Polizia Municipale per gli accertamenti del caso anche mediante l'uso del lettore di microchip.

 

GEA PRESS
1 APRILE 2013
 
Giacarta – sequestrate in aeroporto centinaia di rare tartarughe
Erano sgusciate meno di un mese addietro
 
700 rare tartarughe “naso di porco” sono state sequestrate nelle scorse ore nell’aeroporto internazionale di Giacarta, capitale dell’Indonesia. I piccoli animali erano nati da meno di un mese.
Sconosciuta la destinazione finale ma l’area di partenza dovrebbe essere quella della provincia orientale di Papua. Ritorneranno, dopo il periodo di quarantena, nei luoghi di origine e varranno così reimmesse in libertà.
L’aeroporto internazionale Soekarno-Hatta è stato più volte interessato da sequestri di fauna selvatica. Rettili, ma anche mammiferi. Le destinazioni finali delle tartarughe possono essere sia quelle della cucina orientale, ma anche della terraristica occidentale. Punti intermedi di questo lungo traffico riguardano la Thailandia, nel cui aeroporto di Bangkok sono in più occasioni avvenuti dei sequestri, il Laos ed il Vietnam.
Considerata la piccola età delle tartarughine ora sequestrate a Giacarta ed alla luce del vivace mercato di collezionisti che alimentano, è facile supporre che proprio quest’ultimo potesse costituire la loro destinazione finale.
 

L’ECO DI BERGAMO
2 MARZO 2013

Gazzaniga (BG), fa fuggire i ladri ma Snoopy paga con la vita


NELLA FOTO - Il barboncino Snoopy (Foto by *)
 

Un furto ai danni di un'abitazione di Gazzaniga si è concluso con un gesto barbaro nei confronti di un cane, rimasto a presidiare la casa e ammazzato perché, molto probabilmente, ha disturbato i malviventi dissuadendoli dal mettere in atto il loro proposito.
L'episodio è avvenuto nell'abitazione di una donna alla periferia del paese, rientrata a casa verso le 21,45. È stato il fidanzato, che l'aveva preceduta, a fare la terribile scoperta: Snoopy, un barboncino nero di 5 anni, era steso per terra in una pozza di sangue. Inutile la corsa all'ambulatorio veterinario di Fiorano: il veterinario Gian Luca Soldo ha constatato sull'animale una lesione cervicale e una frattura mandibolare che ne hanno causato poco dopo la morte.
La scoperta di una finestra manomessa nella cerniera di chiusura e con evidenti segni di effrazione ha fornito la conferma all'ipotesi del tentato furto.

 

RIVIERA OGGI
1 MARZO 2013

Traffico di cani scoperto dai Carabinieri di San Benedetto
Trentotto cuccioli di varie razze, provenienti dalla Slovacchia, sono stati trovati all’interno di due vetture ad un controllo al casello dell’autostrada. Denunciati un teramano e uno slovacco

SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP) – Ancora traffico di cani, stavolta scoperti dal nucleo dei Carabinieri di San Benedetto del Tronto durante un controllo al casello dell’autostrada A14.
Trentotto cuccioli di varie razze erano trasportati in condizioni non idonee. Dopo una serie di accertamenti veterinari, i militari hanno denunciato due persone per maltrattamento di animali in concorso e traffico illecito di animali da compagnia. I cagnolini di razza sharpei, bouledog francese e inglese, pinscher, yorkshire, volpino, chihuahua, barboncino, husky, cavalier king, shitshu, maltese, erano stipati dentro dei trasportini all’interno dei bagagliai di una Fiat Multipla e di una Opel Vectra Provenienti dalla Slovacchia, le bestiole sono state introdotte illecitamente in Italia ed erano verosimilmente dirette verso un allevamento di Teramo. I cuccioli erano privi di sistemi per l’identificazione individuale e sanitaria, mentre sono in corso accertamenti per stabilire l’età dei cuccioli, che dovrebbe comunque essere inferiore alle 12 settimane, limite minimo previsto dalla legge per il trasporto e la commercializzazione.
A condurre i controlli, insieme ai carabinieri, anche personale del Corpo Forestale dello Stato. I denunciati erano alla guida delle due auto: G.L., di 36 anni, pregiudicato, residente a Valle Castellana (Teramo) e E. S., di 40 anni anni, slovacco. I cuccioli, riscaldati e ristorati, sono stati sequestrati, posti a disposizione dell’autorità  giudiziaria ed affidati al canile comunale.
Sono in corso anche indagini per stabilire la destinazione dei cagnolini, probabilmente già ordinati da ignari acquirenti delle province di Ascoli e Teramo. il valore di acquisto medio dagli allevatori in Slovacchia si aggira sui 250 euro a capo, in Italia sarebbero stati rivenduti a somme variabili tra 800 e 1.200 euro, per un valore commerciale complessivo di circa 30 mila euro.

 

NEL CUORE.ORG
1 MARZO 2013

SENIGALLIA (AN), NO ALLA VENDITA DI ANIMALI ALLA FIERA DI SANT'AGOSTINO
Il Tar ha deciso: il Comune ha ragione

Bandita la vendita di animali alla fiera di sant'Agostino di quest'anno a Senigallia, in provincia di Ancona. Il Tar ha confermato la delibera animalista espressa dal Consiglio comunale della cittadina l'anno scorso. La decisione, era stata a suo tempo contestata dall'azienda "Hobby Zoo", che aveva ottenuto la sospensione del provvedimento dal Tribunale. Per questo motivo, anche se in extremis, nella scorsa edizione della fiera, di gli animali sono stati venduti, come negli anni precedenti.
Ora, però, il Tribunale amministrativo regionale dà ragione all'amministrazione comunale. E gli animali possono stare tranquilli.

 

AGEN PARL
1 MARZO 2013

ANIMALI: LAV, VIA PROCESSO CONTRO ORGANIZZATORI PALIO RONCIGLIONE

Roma - Era il 5 marzo 2011 quando morì la cavalla Tiffany durante il palio di Ronciglione. A quasi due anni esatti di distanza, lunedì 4 marzo avrà inizio il processo, che vede come imputati per maltrattamento di animali l’ex sindaco del paese, Massimo Sangiorgi, e il presidente della locale Proloco, Luciano Camilli. La LAV, che si è costituita parte civile al processo, ha da sempre denunciato la pericolosità di questa manifestazione, visto che nella sua formulazione storica i cavalli corrono scossi su una pavimentazione sconnessa di asfalto e sanpietrini. “Sebbene fosse in vigore da settembre 2009 un’Ordinanza del Ministero della Salute, emanata proprio per regolamentare tutte le manifestazioni equestri organizzate al di fuori dei circuiti sportivi, il Comune di Ronciglione ha autorizzato l’edizione del palio 2011 in aperta violazione della stessa, autoderogandosi dall’obbligo di coprire il selciato con materiale idoneo ad attutire l’impatto degli zoccoli dei cavalli e ad evitare scivolamenti, e quindi esponendo gli animali impiegati nella corsa al pericolo di cadute, con conseguenze anche letali.”– dichiara Nadia Zurlo, responsabile nazionale settore Equidi della LAV - “Dopo aver cercato, inutilmente, di ottenere una deroga dal Ministero della Salute, gli organizzatori del palio hanno voluto fare di testa loro e hanno permesso che meschine considerazioni di natura economica e logistica avessero la meglio sulle minime condizioni di sicurezza che un paese civile dovrebbe fornire agli animali costretti a correre in questo tipo di manifestazioni. Così, oltre alla caduta di alcuni cavalli in diversi punti del percorso di gara, reso ancor più pericoloso dalla pioggia , si è verificata la terribile morte della cavalla Tiffany, che ha sbattuto violentemente contro la paratia di legno posta a protezione del pubblico e si è recisa la giugulare, morendo dissanguata in mezzo alla strada tra la costernazione della folla.” Ora gli imputati dovranno rispondere dell’accusa di maltrattamento di animali, mentre a Ronciglione le scuderie stanno raccogliendo le firme per chiedere all’attuale sindaco, Alessandro Giovagnoli, di tenere fede alla sua promessa elettorale restituendo al paese il palio, sospeso da allora. Nonostante le forti pressioni delle scuderie, il sindaco Giovagnoli ha negato l’autorizzazione allo svolgimento delle corse a vuoto per via della negativa sovraesposizione mediatica e delle ingenti spese legali che il Comune ha speso e dovrà ancora spendere, oltre alla citazione per danni avanzata dal Ministero della Salute per la somma di 544.350,77 euro. “Siamo fiduciosi nella giustizia e ci aspettiamo che un fatto del genere, commesso peraltro da una pubblica amministrazione che per prima deve rispettare le leggi e le ordinanze dello Stato, non solo non resti impunito, ma abbia il massimo della pena prevista", conclude il Presidente della LAV Gianluca Felicetti.

 

LA STAMPA
1 MARZO 2013

Emma e il suo cane Black inseparabili in ospedale
Malata di cuore realizza il sogno di rivedere in reparto il cucciolo

Marco Accossato

Da 360 giorni la sua casa è una camera d’isolamento in ospedale, reparto di Cardiochirurgia pediatrica del Regina Margherita. Emma ha 3 anni e mezzo e dal dicembre 2011, quando è stata ricoverata per una malformazione incurabile al cuore, non è più uscita oltre al corridoio del reparto al sesto piano dell’Infantile. Il suo cuore troppo malato è attaccato a una macchina artificiale grande come un condizionatore dell’aria. Emma non può muoversi che per pochi passi, lentamente. Ma oggi è un giorno speciale e i suoi occhi scuri così tristi e spaventati si riempiranno di una gioia autentica: stamattina la mamma arriverà in ospedale con Black, il cane spinone bianco da 24 chili che per due anni, prima del lunghissimo ricovero, è stato il suo inseparabile amico a quattro zampe.  
Un legame fortissimo  
È lei, qualche giorno fa, ad aver confessato con le parole dei bimbi di aver nostalgia del suo cagnone, e la caposala, il primario, hanno deciso: Black potrà giocare con Emma, per la prima volta dopo tanti mesi, nella camera d’ospedale. 
Emma vive grazie a un’enorme apparecchiatura azzurra. Un cuore meccanico ingombrante e pesante molto più di lei. La bimba è al limite del tempo concesso da quel cuore artificiale chiamato «Berlin heart»: «Le permanenze più lunghe con questo ausilio - spiega il responsabile del reparto di Cardiochirurgia pediatrica, Carlo Pace Napoleone - è di 420 giorni. Emma dipende da questa macchina ormai da 360, ma purtroppo, finora, non c’è stata nessuna donazione di organi che rendesse possibile il trapianto».  
Così a Torino nasce non solo un esempio di Pet-Therapy che oltrepassa le porte di una camera d’ospedale, ma parte anche un appello per sensibilizzare alla donazione. La bimba è da mesi in cima alla lista europea dei trapianti, ma questo non è stato sufficiente per farle avere un cuore nuovo. 
La sorpresa più bella  
Black arriverà alle 13. Emma lo aspetterà seduta sul pavimento, perché lui possa correrle incontro e lei possa accarezzarlo come faceva a casa. Sarà un momento tutto loro, emozionante, profondissimo, Emma e Black soltanto. «La verità - racconta Maria, la madre di Emma - è che pensavo impossibile realizzare il sogno di mia figlia. Quando mi ha chiesto di riabbracciare Black, ben sapendo che non avrebbe potuto uscire dall’ospedale, l’ho buttata lì alla caposala, pensavo mi avrebbe risposto che era un desiderio irrealizzabile, invece, dopo un attimo di silenzio, mi ha sorriso: “Perché no?”. E in pochi giorni mi hanno dat o il permesso». 
Pet Therapy  
La piccola Emma non sa che rivedrà stamattina Black. «Glielo abbiamo nascosto fino all’ultimo». Giorni fa anche l’ospedale di Prato aveva dato il via libera all’ingresso dei cani, come Pet Therapy. Al Regina Margherita esiste il progetto «Angeli custodi a quattro zampe» finanziato dalla fondazione Forma per favorire l’umanizzazione dell’ospedale attraverso l’incontro tra il cane e i bimbi ricoverati, in uno spazio attrezzato fuori dalle stanze. Ma oggi Black farà di più, supererà il confine del reparto e della prudenza estrema di chi ancora non immagina quanto bene possa fare l’incontro di un malato con un suo amico a quattro zampe. 
http://www.lastampa.it/2013/03/01/cronaca/emma-e-il-suo-cane-black-inseparabili-in-ospedale-PBvU5IVGCn52rb2vuLYl9I/pagina.html

 

IL SECOLO XIX
1 MARZO 2013

Emma e il cane Black incontro in ospedale

Torino - D’accordo, mamma e papà le avevano detto che avrebbe ricevuto una sorpresa ma Emma, tre anni, da uno ricoverata all’ospedale infantile Regina Margherita in attesa di un trapianto di cuore, mai avrebbe immaginato una cosa così.
Invece ieri mattina, subito dopo pranzo, nella sua stanzetta nel reparto di Cardiologia è arrivato lui, Black: un cagnone grande e grosso, uno Spinone italiano da 24 chili. In reparto. Per rendere speciale alla sua padroncina l’ennesima giornata passata qui al sesto piano, tra letti, tubi e monitor.
Ride Emma, uno scricciolo dai lunghi capelli castani raccolti in due codini. Seduta a un tavolino rosso, in mezzo a una montagna di puzzle, accarezza il suo Black, lo chiama, lo coccola insieme con la sorellina, gli dà i biscotti. Mamma Maria e papà Guillermo non la perdono di vista un attimo. È a loro che Emma aveva chiesto di poter riabbracciare il suo cane.
Una cosa mai vista prima, almeno al Regina Margherita. «Da un po’ di tempo mia figlia patisce questa situazione - spiega il papà -. Soffre perché non può fare ciò che fanno gli altri bambini: uscire, correre, giocare. Speriamo così di averle regalato un po’ di serenità».
Una situazione, quella della piccola paziente torinese, complicata fin dalla nascita. La bambina, infatti, è venuta alla luce con una grave forma di cardiomiopatia dilatativa. Da quando, a fine 2011, è stata ricoverata per un intervento chirurgico per l’impianto di un cuore artificiale, Emma non ha più messo il naso fuori dall’ospedale.
Niente asilo, niente passeggiate con mamma e papà, niente gite al mare, né giochi sulla neve. L’operazione è perfettamente riuscita ma è una soluzione provvisoria: per avere una vita normale la piccola ha bisogno di un cuore nuovo.
La speranza di tutti è che l’organo arrivi il prima possibile. «Anche se è difficile, storie come questa dovrebbero far capire a quei genitori che hanno perso un figlio che possono contribuire a salvare altre vite attraverso la donazione degli organi» spiega il dottor Carlo Pace Napoleone che dirige la Cardiochiurugia pediatrica e che insieme con il primario di Cardiologia, Gabriella Agnoletti sta seguendo il caso di Emma.
«Il donatore dovrebbe essere un bimbo cui è stata accertata la morte cerebrale - spiega il papà -. Ma in questi casi i genitori sono restii a decidere di donare organi. Hanno una sorta di blocco psicologico, che da padre comprendo benissimo».
Così, per alleviare un po’ la permanenza di Emma in reparto, i medici hanno deciso di acconsentire all’incontro con Black. Da poco più di un anno il Regina Margherita partecipa al progetto di pet terapy “Angeli custodi a quattro zampe”. Obiettivo: favorire l’umanizzazione o la “bambinizzazione” dell’ospedale attraverso l’interazione tra il cane e i piccoli ricoverati. I bimbi dell’Infantile hanno la possibilità di incontrare, in uno spazio interno alla struttura ospedaliera, cani opportunamente addestrati e controllati dal punto di vista igienico e sanitario.
Per Emma, il Regina Margherita ha però deciso di fare uno strappo alla regola, permettendole di passare un po’ di tempo con Black, il suo cane. «Ci è sembrata una cosa giusta - dice ancora il dottor Pace Napoleone - visto che la bambina vive fuori casa da tanto tempo e ancora non si può prevedere quando farà ritorno».
Per ora le condizioni di Emma sono stabili. Ma ormai dall’impianto del cuore artificiale sono passati quasi dodici mesi. L’ideale sarebbe trovare una soluzione definitiva nel giro di poco. Discorsi da grandi. Lei intanto si gode il suo Black.

 

NEL CUORE.ORG
1 MARZO 2013

TORINO, BAMBINA IN OSPEDALE PUO' ABBRACCIARE IL SUO CANE BLACK
La piccola, 4 anni, ricoverata al Regina Margherita

Solo per pochi minuti assieme. Ma, comunque, una bimba di quasi quattro anni con un cuore artificiale sarà accontentata: potrà incontrare il suo cane in ospedale, dove è ricoverata da un anno. La piccola paziente, nata con una grave forma di cardiomiopatia dilatativa, vive al Regina Margherita di Torino, dove - per mancanza di un organo da trapiantare - a marzo dell'anno scorso, le è stato impiantato un cuore esterno.
Da giorni, la bambina chiedeva di potere abbracciare il suo cane, Black, e finalmente è stata accontentata, con uno strappo alla regola. Di norma, infatti, i bimbi del Regina Margherita possono incontrare solo cani addestrati per queste visite e controllati sotto l'aspetto igienico, del comportamento e sanitario.
L'incontro tra la piccola ed il suo amico a quattro zampe è stato fissato per le 13 di oggi nel locale che si trova davanti al reparto di cardiologia e sarà possibile grazie all'assistenza di un addestratore di "Pet Therapy", il progetto del Regina Margherita finanziato dalla Fondazione Forma.

 

LA SICILIA
1 MARZO 2013

Il servizio veterinario di Gela ha analizzato un'esca con carne tritata
Forse scoperto a Mazzarino l'avvelenatore dei cani randagi

Mazzarino (CL). Combattere il fenomeno del randagismo avvelenando i cani è un reato. Eppure questo non ha frenato la morìa di cani che da qualche tempo si sta verificando in città con proporzioni notevoli e sicuramente maggiori rispetto alle denunce presentate dagli animalisti. Decine di cani sono stati trovati nelle strade o agonizzanti o già morti e l'ipotesi più verosimile è stata quella dell'avvelenamento.
Finora la vicenda è stata avvolta nel mistero fino ad ieri quando qualcosa è cambiato.
Stavolta l' autore di questo gesto avrebbe già un nome e cognome. I carabinieri, infatti, hanno sorpreso un uomo intento a gettare un' esca a terra, la stessa con la quale il primo cane di passaggio ed affamato avrebbe subito trovato la morte.
L'esca è stata prelevata dai carabinieri dal luogo in cui è stata gettata e sottoposta all'attenzione del dirigente del Servizio di Veterinaria dell' Asp 2 dott. Luigi Farruggia.
Dai primi riscontri effettuati a vista non ci sarebbero dubbi: si tratta di un'esca avvelenata composta da carne tritata con evidenti tracce di sostanze chimiche.
Ovviamente per avere il risultato ufficiale bisognerà attendere l' esito degli esami tossicologici sul campione di esca prelevato dal veterinario ed inviato ad un istituto specializzato. La conferma che l' esca è avvelenata complicherà la posizione di colui che l'ha gettata di fronte alla giustizia.
Il prelievo del campione funge da incidente probatorio.
Si spera che questi ultimi risvolti possano contribuire a far scemare un fenomeno che ha assunto contorni antipatici e che è un reato di fronte alla legge.

 

GEA PRESS
1 MARZO 2013

San Benedetto del Tronto (AP) – 38 cuccioli dalla Slovacchia.
Fine del viaggio, grazie ai Carabinieri e al Corpo Forestale dello Stato.

Il loro viaggio è stato interrotto a San Benedetto del Tronto (AP) grazie ad un posto di blocco dei Carabinieri del locale Comando Stazione. Trentotto cuccioli, provenienti dallo Slovacchia e stipati all’interno di due autoveicoli. A darne comunicazione è il Comando Stazione di San Benedetto del Tronto del Corpo Forestale dello Stato.
Si tratta di diverse razze tra cui King Cavalier, Carlino, Bull dog inglese, Boule dogue francese, Husky, Chihuahua, Shi-tzu. Buona parte di loro, riferisce la Forestale, sarebbe risultata priva dei documenti necessari per il trasporto e per il commercio. Alcuni cani erano inoltre sprovvisti di microchip e non sarebbero stati accompagnati da una corretta documentazione che ne comprovasse la provenienza o l’esecuzione di un adeguato piano di profilassi sanitaria.
Il personale del Corpo forestale dello Stato e i Carabinieri hanno, quindi, immediatamente, sequestrato i cuccioli e denunciato all’Autorità Giudiziaria competente i tre conducenti delle autovetture per commercio illegale di animali da compagnia.
Sul posto sono intervenuti anche i veterinari della USL di San Benedetto del Tronto per le prime verifiche sulla salute degli animali, che fortunatamente erano in discrete condizioni. I cuccioli, in collaborazione con un’associazione volontaria locale, sono stati trasportati presso il settore sanitario del canile comprensoriale di San Benedetto del Tronto dove verranno sottoposti alle opportune cure e verifiche, in attesa di essere affidati. Sono tuttora in corso accertamenti per stabilire la reale età dei cuccioli.

 

NEL CUORE.ORG
1 MARZO 2013

ASCOLI, SEQUESTRATI 38 CUCCIOLI DI VARIE RAZZE STIPATI IN DUE AUTO
Gli animali liberati dopo un blitz dei carabinieri

Trentotto cuccioli di cane di varie razze stipati in due auto. Li hanno scoperti i carabinieri di San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, durante un controllo al casello dell'autostrada A14 all'interno di due macchine provenienti dalla Slovacchia. Dopo una serie di accertamenti fatti dai veterinari, i militari dell'Arma hanno denunciato due persone per maltrattamento di animali in concorso e traffico illecito di animali da compagnia. I cagnolini (sharpei, bouledog francese e inglese, pinscher, yorkshire, volpino, chihuahua, barboncino, husky, cavalier king, shitshu, maltese) erano infilati dentro dei trasportini all'interno dei bagagliai di una Fiat Multipla e di una Opel Vectra. Sono stati tutti messi in salvo e sequestrati.

 

GEA PRESS
1 MARZO 2013

Il lattonzolo di Legnano – prelevato uccidendo la madre e pronto per essere macellato
Intervento del SITA e del NAS dei Carabinieri - Il cacciatore denunciato anche per la mancanza di autorizzazione.

Era stato prelevato ancora lattonzolo, dopo che il cacciatore aveva abbattuto la madre nello scorso mese di settembre. Poi, in attesa di essere macellato, era stato detenuto in una struttura che risulterebbe pure irregolare. Ad intervenire il Nucleo Anti Sofisticazioni (NAS) dei Carabinieri di Milano ed il Servizio Interprovinciale Tutela Animali (SITA).
La detenzione del cinghiale, stante quanto comunicato dal SITA, era però del tutto illegale. In particolare il cacciatore sarebbe stato sprovvisto dell’autorizzazione provinciale di cui al regolamento n.16 del 2003 la cui violazione, riferisce sempre il SITA, ravviserebbe il reato previsto dall’art. 6 della legge 150/92. Si tratta della detenzione di animali pericolosi per l’incolumità pubblica, salvo la regolare certificazione degli allevamenti.
L’intervento, avvenuto a Legnano (MI), ha comportato, grazie alla collaborazione della Provincia, il trasferimento dell’animale presso un Centro di recupero autorizzato. I guai per il cacciatore, però, non finiscono qui. A poca distanza del recinto nel quale stabulava il cinghiale, il cacciatore avrebbe altresì realizzato senza alcuna autorizzazione edilizia ed eventualmente paesistica, un grosso stabulario in rete e lamiera metallica per la detenzione dei propri cani. Animali che sarebbero comunque risultati in buono stato di salute e benessere. Per tali manufatti sono in corso gli accertamenti edilizi e paesistico ambientali in collaborazione con l’Ufficio Tecnico del Comune di Legnano.
Il SITA rileva altrì come l’operazione rappresenti una svolta nell’attività antibracconaggio. Questo qualora i bracconieri vengano perseguiti non più con le irrilevanti sanzioni stabilite dalla legge n.157/92 (legge sulla caccia), bensì con reati più gravi peraltro non estinguibili con l’oblazione.

 

GEA PRESS
1 MARZO 2013

Parco Nazionale d’Abruzzo – tutti i lupi morti dall’inizio dell’anno
Il Presidente del Parco: rischiamo un ritorno al passato - Il Parco "aggredito" ed il lupo "nocivo" nell'immaginario collettivo.

Un’aggressione al Parco. Così viene interpretata dall’Ente gestore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, la moria di lupi avvenuta in buona parte per mano dell’uomo. Dodici animali deceduti dal 5 gennaio 2013 al 26 febbraio scorso.
Nell’area contigua del Parco (zona di protezione esterna) i lupi deceduti sono quattro. Due a Gioia dei Marsi e due ad Ortona dei Marsi. Gli animali sono risultati positivi al cimurro, ma dall’esame tossicologico si è altresì rilevata la presenza del veleno, ovvero il carbammato. Secondo il Presidente dell’Ente Parco Giuseppe Rossi, sentito stamani da GeaPress, il veleno non può che avere contribuito a debilitare gli animali già affetti dal cimurro.
Sempre in area di protezione esterna, altri due lupi. Sono stati rinvenuti in località San Donato Val Comino e Picinisco. Si tratta dell’area laziale del Parco ed entrambi gli animali sono sicuramente stati uccisi a colpi di arma da fuoco.
Sempre ucciso con dei colpi di arma da fuoco è stato un altro lupo, questa volta rinvenuto a Civitella Alfedena, internamente al Parco. Per un secondo lupo, trovato a Barrea, si attendono ancora gli esiti dell’esame necroscopico ma, sottoliena il Presidente Rossi, l’animale presentava dei fori. Il sospetto è che sia stato abbattuto a colpi di fucile.
Esternamente al Parco, invece, altri quattro lupi morti. Uno è stato trovato a Trasacco, altri due a Casali d’Aschi di Gioia dei Marsi e l’ultimo a Carrito di Ortone dei Marsi. Per due di loro si tratta di cimurro, mentre per gli altri sono ancora attese le analisi.
Tutti casi denunciati dall’Ente Parco. Per alcuni di questi è stata coinvolta la Procura della Repubblica di Avezzano (AQ), specie a seguito dell’uso di bocconi avvelenati e delle armi da fuoco.
Chi ha però interesse ad uccidere i lupi? Il versante più recentemente coinvolto è quello della marsica, ovvero quello abruzzese. In genere, fino ad ora, si era però guardato con più preoccupazione a quello laziale.
Secondo il Presidente dell’Ente Parco non è possibile generalizzare. Rimane ad ogni modo “indiziata” un’ampia schiera di possibili responsabili. Dagli allevatori scontenti, ai tartufari e bracconieri. Quello che comunque preoccupa, tiene a sottolienare a GeaPress il Presidente Rossi, è la diversa percezione che si ha oggi del lupo. Una considerazione negativa, ovvero la vecchia logica del “nocivo”. Tale concetto, unito al fatto ormai noto dell’aumento della popolazione selvatica, ha contribuito a “declassare” quella che prima era avvertita come una esigenza di protezione. Il veleno sparso viene più avvertito come un pericolo per l’orso marsicano, che non come problema letale per il lupo.
Vi è poi un aspetto da non trascurare. Riguarda le proposte che già hanno fatto capolino in sede politica in merito alle ipotesi di abbattimenti selettivi. Quasi un salva condotto, per chi ha già scarsissime considerazioni di legalità.
Cosa succede poi in aree diverse da quelle del Parco? La preoccupazione del Presidente dell’Ente Parco è per quei lupi la cui morte mai si saprà. In altri termini quelli del Parco, così come della sua area esterna, sono sottoposti a controlli sicuramente più costanti rispetto all’ampio areale che il lupo ha ripreso ad occupare in molte zone del nostro paese.
Di fatto, sempre secondo il Presidente Rossi, continuando con i ritmi attuali, non è esclusa una sorta di ritorno al passato, quando cioè la popolazione dei lupi era certamente in grave pericolo.

 

IL CENTRO
1 MARZO 2013

Undici lupi morti nel Parco nazionale in soli due mesi

Massimiliano Lavillotti

PESCASSEROLI (AQ) Nuovi episodi di bracconaggio nel Parco nazionale d'Abruzzo, dove dallo scorso gennaio sono morti ben 11 lupi. Una vera e propria strage della specie protetta, eseguita prevalentemente con armi da fuoco ma è certo che gli animali sono stati anche avvelenati o finiti dal cimurro. È quanto riporta Gaianews. Stando a quanto evidenzia il sito, lo sterminio dei lupi è stato tenuto nascosto dal Parco, che non ne ha dato notizia all'opinione pubblica nonostante i rappresentanti dell'Ente fossero già da tempo al corrente dei gravissimi episodi avvenuti nei mesi scorsi nei territori ricadenti all'interno dell'area di protezione. Per due lupi ritrovati all’inizio di gennaio la diagnosi è stata il cimurro, che sui giovani lupi non è un avvenimento troppo preoccupante. Per un’altra parte degli animali ritrovati morti sulle montagne si ipotizza avvelenamento, anche se si attendono i risultati finali delle analisi eseguite nelle settimane scorse sugli animali. Ma ad essere caduti nella rete dei bracconieri è stata la maggior parte dei lupi, sempre stando a quanto riporta Gaianews, che hanno ancora ben visibili i fori d’arma da fuoco. I vertici del Parco nazionale d'Abruzzo starebbero attendendo i referti dell’Istituto zooprofilattico di Teramo prima di dare ufficialmente la notizia all'opinione pubblica, tant'è che il commissario straordinario Giuseppe Rossi ha rilasciato delle dichiarazioni alla stampa locale solo quando un lupo, che è stato ritrovato in cattive condizioni e in seguito è morto, è stato fotografato dagli abitanti di Pescasseroli. Ieri il direttore del Parco, Dario Febbo, ha avvisato dell'accaduto la Procura di Avezzano. Ma il ministero dell'Ambiente e il coordinamento del progetto Life non risultano informati del massacro degli animali.

 

GEA PRESS
1 MARZO 2013

Ippica e la crisi – Cosa conviene ai cavalli?
Italian Horse Protection: il fine è solo commerciale e poi, forse, i dubbi sulla macellazione - Due nuovi cavalli morti negli ippodromi italiani

Lagnanze sulla crisi del mondo dell’ippica ma nessuna denuncia dei cavalli che muoiono in pista. L’incongruenza viene rilevata in un comunicato di Italian Horse Protection, che ricorda le ultime due morti che sarebbero avvenute nell’ippodromo di Pisa.
Luxury Baby e Salar Fircroft, questi i nomi dei due cavalli deceduti. Il primo cavallo, riporta IHP, sarebbe franato rovinosamente nell’ultimo salto, mentre Salar Fircroft si sarebbe rotto un arto all’ultima curva.
Una situazione poco rilevata dai media, alla stessa stregua dei ricorrenti nomi di alcuni allenatori che farebbero sospettare una certa esigenza di “riempire il calendario”. Cavalli, denuncia sempre IHP, che potrebbero essere anche poco allenati per la pista.
Eppure le lagnanze sulla crisi del mondo dell’ippica non si fermano. Un mondo per il quale la posizione di IHP è ormai nota, ovvero contraria a qualsiasi uso dei cavalli per fini sportivi o commerciali. Questo perchè, riferisce sempre Italian Horse Protection, nell’ippica “il fine commerciale regna sovrano”. Cavalli che sarebbero allenati e messi in pista a 2 anni, che corrono per altri 3-8 anni a seconda della disciplina e che poi vengono “dismessi”, per essere sostituiti da altri allevati appositamente.
Dove vanno a finire questi cavalli? Tanto per attenersi ai dati ufficiali basta considerare come i cavalli macellati in Italia nel 2009 sono stati 82.331 di cui 45.757 importati. Eppure uno studio dell’anno prima rilevava come i cavalli allevati per la carne (comprendendo anche le fattrici) erano 5.906. Volendo estrapolare pur con una certa approssimazione al 2009, forse qualche dubbio su come venga colmata la possibile differenza, potrebbe anche apparire.
Il dubbio è ovviamente quello sui cavalli da corsa che mai potrebbero essere destinati all’alimentazione umana. Quale valvola, si chiede IHP, andrebbe allora chiusa per bloccare il presunto circolo vizioso? In altri termini, sembra dire IHP, la fine dell’ippica non è detto che sia negativa per l’attuale mondo del cavallo.

 

MESSAGGERO VENETO
1 MARZO 2013

A causa della neve già molti caprioli e volpi trovati morti

FORNI DI SOPRA (UD) - Neve e danni collaterali. Le abbondanti precipitazioni causano danni collaterali alla selvaggina. Ogni primavera infatti vengono trovati resti, carcasse o scheletri di animali selvatici che sono morti durante l’inverno a causa della neve. In questi giorni il corpo forestale del centro dolomitico ha ritrovato sul territorio già una mezza dozzina di caprioli, per lo più animali di un anno, e alcune volpi deceduti. Le loro carcasse vengono quindi raccolte e trasportate a Cornino per cibare gli avvoltoi. Gli animali morti vengono ritrovati per lo più nei pressi delle case, dove la selvaggina si avvicina per cercare del cibo. Lo stato della neve, fitta e bagnata, ha ricoperto tutti gli habitat, anche le zone sotto gli alberi dove generalmente la fauna si ripara e va alla ricerca di cibo, erba secca e cortecce, per cui in molti si avvicinano alle case del paese. Non manca chi cerca di rifocillarli, lasciando nei pressi dei pascoli, vegetali e frutta. «Ma spesso – fa sapere la forestale – gli animali si cibano anche di gemme e di alcune siepi sempreverdi che però hanno le foglie gelate che provocano problemi al sistema digestivo, sino anche al decesso».

 

CORRIERE DELLE ALPI
1 MARZO 2013

Neve, stremati sessanta daini in Cansiglio

Francesco Dal Mas

FARRA D’ALPAGO (BL) Sono ben 60 i daini del Cansiglio allo stremo. E rischiano la mattanza, quella che fino ad oggi è stata risparmiata ai cervi. Cervi che sono indigenti, i daini no, sono immigrati, stranieri. La neve è alta, sull’altopiano, tra i 50 ed i 60 centimetri, gli animali non trovano da mangiare, solo allevatori e, guarda caso, cacciatori, portano loro da mangiare. «Ieri, ciaspolando nel bosco, ho incontrato 7 carcasse di cervi e daini», testimonia Michele Bastanzetti, di Vittorio Veneto, che ogni giorno sale in Cansiglio. Ma la verità, per aspetti drammatica, è quella che riferisce Michele Boato, presidente dell’EcoIstituto veneto, casa in Alpago, una vita dedicata alla salvaguardia di questo patrimonio. «Ho saputo che la Provincia aveva predisposto un piano articolato di abbattimento dei daini, una decina al colpo. L’ha sospeso soltanto perché in Cansiglio è arrivata la neve. Neve che è costata la vita a numerosi animali. I daini hanno le zampe corte e restano intrappolati nella coltre bianca. I cervi ed i caprioli, invece, sono riusciti a fuggire, lungo la pedemontana». Severo, a questo punto, Boato con la Provincia: «Rinunci alla mattanza, troppi sono i daini già morti, non c’è ragione di tanta crudeltà». Di più, gli ambientalisti sono pronti a sit in animalisti in Cansiglio, gli ungulati straziano il cuore, in queste condizioni, degli stessi cacciatori. Quelli dell’Alpago si sono mobilitati e da giorni stanno portando del fieno ed altre sostanze alimentari. Soprattutto nella freddissima Val Menera. Non meno generosi sono gli allevatori del Cansiglio. Valerio Bortoluzzi, figlio di Diego, conduttori di Malga Sant’Anna , è stato depredato per ben 3 volte di pregiato fieno biologico fasciato; ebbene, da 20 giorni porta lui stesso, volontariamente, ai margini del bosco del Consiglio rotoballe di fieno alpagoto di secondo taglio affinché i cervi e daini si sfamino, e stiano il più possibile distanti dai fienili e cumuli di rotoballe pregiate. «Gli animali non hanno colpa di questa paradossale situazione, quello che non funziona è il cervello dei tanti personaggi che solo a parole dichiarano di tutelarli», afferma Bortoluzzi, «ma intanto siamo noi contadini a dover tamponare la situazione». Gli allevatori si appellano alle autorità forestali e provinciali, alla Regione a gli ambientalisti e animalisti che hanno solo a parole cura dei cervi e daini del Consiglio: «Aiutateci», è il grido d’allarme di Paolo Casagrande, presidente del sindacato Anpa, «a dar da mangiare agli ungulati selvatici perché la ne ve che persiste non permette la sopravvivenza di questi animali». Casagrande va giù pesante. «Forestali, Provincia, Regione, animalisti e ambientalisti, nessuno si è visto a portare una manciata di fieno (sì, almeno una) agli animali, se ne stanno fregando di brutto e questo non va bene».

 

WISE SOCIETY
1 MARZO 2013

Brasile: due labrador scappano per tornare dove il loro padrone è affogato

In Brasile due labrador, Max e Luna, ogni giorno scappano di casa per andare a nuotare nel laghetto di  Araçatuba (San Paolo)dove è annegato il loro padrone. Annusano l’aria, scodinzolano e si tuffano. Sperano forse di trovarlo nelle acque che invece hanno inghiottito per sempre la guardia giurata Luís de Almeida di 46 anni.
Sono stati fotografati da una vicina di casa che ha postato le loro foto su Facebook e questa storia ha già commosso migliaia di persone nel mondo. Max e Luna sono una delle tante testimonianze di questo affetto incondizionato che lega gli amici a quattro zampe all’uomo. Loro, compagni di una vita, non sono in grado di capire come la morte significhi una separazione per sempre e quindi continuano ad aspettare cercare il loro padrone dove l’hanno visto per l’ultima volta.
Una ricerca che non conosce tregua, se si pensa alla recente notizia della morte di Tommy, il meticcio che, dopo la scomparsa nel novembre 2012 della sua padrona Maria, si recava ogni giorno nella chiesa del paese, San Donaci nella provincia di Brindisi, dove erano stati celebrati i funerali. Si accucciava e attendeva. Adesso non c’è più e chissà che da qualche parte possa aver ritrovato Maria, il suo affettuoso capo che l’aveva salvato da una vita da randagio.
FOTO
http://wisesociety.it/piaceri-e-societa/brasile-due-labrador-scappano-per-tornare-dove-il-loro-padrone-e-affogato/ 

 

TIO.CH
1 MARZO 2013

SVIZZERA
Farmaco antinfiammatorio nella carne di cavallo
Residui di fenilbutazone rintracciati in un campione importato dal Canada. Il risultato è analogo a quello dell'anno scorso

BERNA - Dei residui di fenilbutazone, un farmaco antinfiammatorio somministrato ai cavalli, è stato rilevato in un campione di carne equina importata dal Canada. In totale, il laboratorio cantonale bernese ha analizzato 30 campioni.
I risultati sono analoghi a quelli dell'anno scorso, ha annunciato oggi l'Associazione dei chimici cantonali svizzeri, la quale precisa che il tenore di fenilbutazone riscontrato nel campione ammonta a 1,7 microgrammi per chilo di carne.
Questa concentrazione non rappresenta alcun pericolo per la salute dei consumatori, afferma l'associazione. Il laboratorio cantonale bernese ha tuttavia chiesto spiegazioni all'impresa interessata.
In Svizzera è vietato somministrare fenilbutazone ad animali da reddito. Tuttavia, alcuni preparati utilizzati per gli equidi contengono anche questa sostanza. L'ordinanza sui medicamenti veterinari prevede quindi un tempo d'attesa di sei mesi, per animali trattati con questi preparati, prima della loro macellazione.

 

LA STAMPA
1 MARZO 2013

L’esperimento dei topi “telepatici”Al via l’era del computer biologic
L’esperimento-choc dell’equipe di scienziati brasiliani-americani“Così li abbiamo fatto comunicare

direttamente da cervello a cervello”

Claudio Gallo - corrispondente da Londra

Affascina e spaventa, facendoci intravedere un futuro da Guerre Stellari, un mondo alla Matrix pieno di possibilità e di incubi. E’ l’esperimento fatto da una equipe brasiliano-americana che nessun giornale inglese ha trascurato e il tediosamente serio Financial Times ha messo in prima pagina. Miguel Nicolelis, pioniere degli studi sull’interfaccia cervello-computer alla Duke Univesrsity, North Carolina, ha fatto comunicare dei topi direttamente da cervello a cervello, preconizzando l’inizio dell’era del computer biologico, numerosi cervelli collegati in un’unica rete. Siccome i giornali non si negano gli effetti speciali, molti titoli parlano di telepatia, ma la telepatia, posto che esista, sarebbe la trasmissione del pensiero apparentemente senza un media. Nel nostro caso invece i roditori erano collegati fisicamente con elettrodi impiantati nel cervello.  
Il risultato è lo stesso sconcertante. Un primo topo, chiamato codificatore adotta un comportamento rafforzato da una ricompensa: se tocca una certa leva avrà dell’acqua. Lo stesso topo “passa” attraverso il collegamento cerebrale l’abilità al secondo topo in un’altra gabbia, chiamato decodificatore, che impara ha ottenere l’acqua senza altri aiuti, con una percentuale di successo del 70 per cento. L’esperimento è stato ripetuto usando internet, un topo in North Carolina, l’altro al Safra International Institute for Neurosciences a Natal, in Brasile, a oltre 7 mila chilometri. Ha funzionato lo stesso. «Questi esperimenti dimostrano - ha detto il professor Nicolelis all’Independent - che abbiamo stabilito una sofisticata comunicazione diretta tra cervelli. Abbiamo di fatto creato quello che chiamo computer organico. Non possiamo nemmeno prevedere quali proprietà potrebbero emergere quando gli animali cominciano a interagire come una rete cerebrale. In teoria si può immaginare che una combinazione di cervelli possa trovare soluzione precluse ai singoli individui». 
Gli scienziati hanno scoperto livelli di interazione impensabili. E’ successo che se il secondo topo, il decodificatore, non riesce a individuare il comportamento che lo porterà a ricevere il premio, il primo topo modifica i suoi segnali cerebrali per venirgli in aiuto. 
Lo scorso mese il professor Nicolalis aveva dotato un topo di un sesto senso facendogli percepire attraverso un sensore collegato al cervello la luce infrarossa che normalmente è invisibile sia ai topi sia alle persone.  
Andato sulla luna, salito sull’Everest, sceso nella fossa delle Marianne, all’uomo resta ancora da esplorare la giungla di 10 miliardi di neuroni di cui è fatto il nostro cervello. Il guaio è che più la conoscenza procede, più il nostro piccolo mondo umano scricchiola e il futuro ci appare sotto una luce inquietante.

 

LA STAMPA
1 MARZO 2013

Carne equina, terzo caso in Italia
Sequestrata pasta fresca a Como. Gli Usa pronti a dare il via libera per  la commercializzazione dopo 6 anni

Ancora carne di cavallo presente, ma non dichiarata in etichetta, in prodotti alimentari. Dopo le lasagne prodotte nel bolognese e nel veronese, è la volta del ripieno della pasta fresca “Piemontesino al vitello”, prodotta da una azienda brianzola. Terzo riscontro positivo in Italia che ha portato anche al sequestro preventivo di 210 kg di carne di vitello e bovino adulto da parte dei Nas in aziende che forniscono la materia prima alla Marchesina Srl di Usmate Brianza. 
Il nuovo riscontro è frutto delle analisi, che stanno continuando i questi giorni, dei circa 400 campioni prelevati dai Carabinieri della Salute da quando è scoppiato lo scandalo della carne di cavallo, e che ha appurato la positività di tre campioni: oltre a quello comunicato oggi dall’Istituto zooprofilattico di Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna di Brescia, di un campione prelevato in un ipermercato di Turate, provincia di Como, ci sono già anche due casi di carne equina ritrovata nel condimento delle lasagne. Si trattava delle “Lasagne all’emiliana”, prodotte e confezionate dalla ditta Eurochef Italia srl di Sommacampagna, nel veronese, e delle “Lasagne alla Bolognese” confezionate dalla ditta Primia di di San Giovanni in Pe rsiceto (BO) con macinato di ditte del bresciano, che a loro volta avevano già portato al sequestro sanitario preventivo, per ulteriori controlli, di 6 tonnellate di macinato. 
Lo scandalo della carne equina (scovata, tra l’altro, in alcuni campioni delle famose polpette svedesi di Ikea) al momento si configura come una serie di truffe commerciali ma non ci sono elementi, come ha ripetuto più volte il ministro della Salute, Renato Balduzzi, per lanciare «allarmi per la salute». La sicurezza alimentare, insomma, sarebbe garantita, tanto che in alcuni Paesi Ue, come Austria e Francia, si sta valutando di donare a istituti di beneficenza le partite di prodotti che contengono carni fuori etichetta. In ogni caso, in attesa di decisioni sulla tracciabilità a livello europeo, il ministero sta lavorando a una ordinanza per rendere più stringenti i controlli sanitari sui cavalli, che potrebbe essere firmata già nei prossimi giorni. Si tratta di una n uova anagrafe degli equidi per tracciare la storia sanitaria dell’animale, attraverso la notifica di tutti gli esami sanitari effettuati sui cavalli, in particolare per evitare che esemplari prima impiegati per l’attività sportiva possano poi essere introdotti illecitamente nella catena alimentare umana. 
Intanto la carne equina sta per tornare sui banchi delle macellerie americane: il Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (Usda) è infatti pronto a dare il via libera alla realizzazione di due macelli nel New Mexico. Secondo quanto riportato dal quotidiano New York Times, il nulla osta, che dovrebbe arrivare entro due mesi, permetterà di commercializzare carne di cavallo per il consumo per la prima volta dal bando posto negli Usa nel 2007. I rigidissimi vincoli posti dall’Usda, con ispezioni invasive e molto costose, avevano spinto negli ultimi cinque anni i produttori a portare i capi destinati alla macellazione in Messico e in Canada. Si tratta di una scelta in controtendenza rispetto a quanto sta accadendo in Europa per i rischi connessi agli scarsi controlli sulla carne equina, che hanno travolto anche le polpette di Ikea. Il via libera del governo solleva quindi qualche preoccupazione tra i consumatori americani, i quali temono che la carne possa essere mischiata e venduta come carne bovina, come avvenuto nel Vecchio Continente. 

 

TG COM
1 MARZO 2013

Como, tracce di carne di cavallo nella pasta
Prodotta da una ditta di Umbrate velate, era in vendita in un ipermercato. E' il terzo caso in Italia

Una confezione di pasta fresca ripiena "Piemontesino al vitello", contenente carne di cavallo non dichiarata nell'etichetta, è stata individuata in un ipermercato di Turate nel Comasco. Si tratta del terzo caso in Italia. La pasta è prodotta da "La Marchesina srl" di Usmate Velate. I Nas hanno anche sequestrato, a titolo cautelativo, 210 chili di carne bovina alle aziende che forniscono la materia prima utilizzata dalla ditta.
"L'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna di Brescia - si legge in un comunicato del ministero della Salute - ha comunicato il riscontro della positività per carni equine, non dichiarate in etichetta, in un campione di pasta fresca ripiena denominata 'Piemontesino al vitello' prelevato dal NAS di Milano, in applicazione del monitoraggio disposto dal Ministero della salute, in un ipermercato di Turate (CO)".
Sequestrati 210 kg di carne dichiarata di vitello e bovino - Dopo la scoperta, i Nas hanno sequestrato in via cautelativa di 210 kg di carne dichiarata di vitello e bovino adulto, con contestuale prelievo di campioni sui quali sono in corso esami analitici.

 

FRESH PLASA
1 MARZO 2013

E in Spagna un progetto per produrre mangimi dagli scarti alimentari
Francia: galline per riciclare frutta e verdura

I polli mangiano di tutto quindi perché non usarli per riciclare gli avanzi e verdura delle nostre tavole? Quest'idea è stata seguita a Barsac, una cittadina della Gironda in Francia.
A 150 famiglie del luogo sono state vendute, alla cifra nominale di 1 euro ciascuna, due galline. Si sono impegnate a tenerlo per almeno due anni, che è la vita media di una gallina, e di curarne il benessere.
Se ben tenuti, infatti, gli animali possono mangiare ben 150 kg di rifiuti vegetali in un anno ed in cambio regalare uovo fresche da gustare ogni giorno.
Allevare galline nel proprio giardino oltre ad essere utile per l'eliminazione di rifiuti e provvedere cibo fresco ogni giorno permette anche di educare i bambini della casa nella gestione degli animali e nel riciclaggio.
Spagna: progetto di ricerca per produrre mangimi dagli scarti alimentari
Nei Paesi Baschi, in Spagna, è stato avviato un progetto di ricerca finanziato dal programma Life + dell'Unione europea e dal governo basco per trasformare i rifiuti alimentari in cibo destinato agli animali. Diversi scarti dell'alimentazione che al momento vengono gettati, come per esempio la polpa di mela utilizzata nella produzione di sidro, i gusci del caffè torrefatto e le bucce delle patate hanno, infatti, dimostrato di mantenere importanti proprietà nutritive che possono essere sfruttate per alimentare gli animali.
A dimostrarlo sono gli studi di Azti-Tecnalia che sta lavorando alla comprensione di come i prodotti usciti dal circuito alimentare possano essere trasformati in qualcosa di commestibile per gli animali. Il progetto è stato denominato Clean Feed e ha appena completato la seconda fase.
Dopo aver capito quali sono gli alimenti o le parti di essi che possono essere trattati, il gruppo di ricercatori è passato alla sperimentazione delle tecniche per l'essiccazione e la trasformazione in farina dei sottoprodotti vegetali stimando che a essere riutilizzate potrà essere circa il 70% delle 25.000 tonnellate attualmente trattate come rifiuto nei paesi baschi.

 

CORRIERE ADRIATICO
2 MARZO 2013

Carne di cavallo: nuovi casi. E' psicosi
A Como nel ripieno della pasta fresca

di Carla Massi

ROMA - Carne di cavallo nella pasta ripiena: terzo caso in Italia. In un supermercato di Turate vicino Como è stata scoperta una confezione che, sull’etichetta, riportava solo la presenza di macinato bovino. I Nas hanno prelevato dei campioni, l’Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna li hanno sottoposti a test e hanno scoperto che in quel prodotto (“Piemontesino di vitello”) c’erano tracce di dna di tritato equino. Cinquecento grammi di pasta da cuocere, scadenza 13 marzo 2013, prodotta dalla ditta La Marchesina srl di Usmate Velate della provincia Monza-Brianza.

I TEST
Da qui, l’allargamento delle indagini che hanno fornito la materia prima utilizzata dalla ditta lombarda: sequestro cautelativo di 210 chili di carne dichiarata di vitello e bovino adulto. I carabinieri hanno prelevato anche diversi campioni già nei laboratori degli analisti.
Nell’ultima settimana erano state già individuate altre due confezioni che nel misto carne che farciva lasagne avevano anche tritato equino ma non lo riportavano in etichetta. Tra gli ingredienti risultava solo carne bovina. Si tratta delle “Lasagne all’emiliana” prodotte e confezionate dalla ditta Eurochef Italia srl di Sommacampagna nel Veronese e delle “Lasagne alla bolognese” preparate dall’azienda Primia di San Giovanni in Persiceto (Bologna) con macinato d i ditte di vicino Brescia.
Che, a loro volta, avevano già portato al sequestro cautelativo dei tonnellate di materiale da mettere nella sfoglia. A queste scoperte made in Italy si sono aggiunte anche le polpette del colosso del mobile, Ikea. Carne di cavallo anche nel piatto forte svedese venduto sia cotte con purè e marmellata di mirtilli nei ristoranti tra gli scaffali sia surgelate da preparare a casa. Un successo straordinario. Fino a quando non sono state rilevate le tracce di cavallo e tolte dal mercato in tutta Europa.
I CONSUMI
I controlli e i sequestri non bastano, però, a tranquillizzare i consumatori. In Italia come in Francia e in Gran Bretagna il primo paese dove è scoppiato lo scandalo della carne equina occulta nei mix delle farciture. Una situazione di paure ed incertezze che, in tre settimane, ha fatto quasi dimezzare i consumi di tutto ciò che potrebbe contenere farciture a base di macinato. In Gran Bretagna le lasagne come i tortelli dal marchio italiano o dal marchio locale il crollo è stato del 40%. Rifiuto quasi immediato anche per gli hamburger e polpette di ogni tipo e ogni genere. Siano queste sterilmente congelate siano già insaporite al ristorante o alla tavola calda.
Tutto questo anche se le autorità sanitarie di ogni paese continuano a ripetere che non è la carne di cavallo a destare allarme quanto il fatto che quell’ingrediente non è segnato in etichetta. E non solo: il rischio vero, per i veterinari e i nutrizionisti, è quello che nel macinato sia finita carne di un cavallo in pensione dopo anni di ippodromo. Quegli animali, infatti, non possono essere macellati per uso alimentare.
GLI AGRICOLTORI
Il sospetto è che siano finiti in macelli clandestini e poi inseriti in un mercato legale. Il timore nasce dal fatto che i cavalli destinati alle corse possano essere stati sottoposti a trattamenti a base di antibiotici ed ormoni. In Francia, dove la carne di cavallo ha un posto non secondario sulle tavole delle famiglie, le vendite di polpette e paste farcite sono calate del 50%. In Italia si sfiora il 40%.
A fare i conti ci si è messa la Cia-Confederazione italiana agricoltori preoccupata per le ripercussioni che la vicenda sta avendo sui mercati. Un dato: il segmento dei piatti pronti, che vogliono dire lasagne, tortellini ravioli di carne o altri tipi di pasticci da infornare, significano 330 milioni di euro all’anno. Solo 80 milioni riguardano i primi. In un anno il comparto ha visto salire gli acquisti del 5% con 32 mila imprese coinvolte. Improvvisamente il crollo. Quattro italiani su dieci ammettono di evitare di comprare per un certo periodo i prodotti finiti al microscopio.

 

ANSA
1 MARZO 2013

Carne equina pronta a tornare in macellerie americane
Dipartimento agricoltura pronto a ok macelli in New Mexico

NEW YORK - La carne equina sta per tornare sui banchi delle macellerie americane: il Dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti (Usda) è infatti pronto a dare il via libera alla realizzazione di due macelli nel New Mexico.
Secondo quanto riportato dal quotidiano New York Times, il nulla osta, che dovrebbe arrivare entro due mesi, permetterà di commercializzare carne di cavallo per il consumo per la prima volta dal bando posto negli Usa nel 2007. I rigidissimi vincoli posti dall'Usda, con ispezioni invasive e molto costose, avevano spinto negli ultimi cinque anni i produttori a portare i capi destinati alla macellazione in Messico e in Canada. Si tratta di una scelta in controtendenza rispetto a quanto sta accadendo in Europa per i rischi connessi agli scarsi controlli sulla carne equina, che hanno travolto anche le polpette di Ikea. Il via libera del governo solleva quindi qualche preoccupazione tra i consumatori americani, i quali temono che la carne possa essere mischiata e venduta come carne bovina, come avvenuto nel Vecchio Continente.

 

NEL CUORE.ORG
1 MARZO 2013

INDONESIA, SCATTA L'ALLARME ESTINZIONE PER LE TARTARUGHE LIUTO
Studio Usa: le testuggini possono sparire tra 20 anni

Suona sempre più forte l'allarme per le tartarughe liuto. Secondo una nuova ricerca della University of Alabama (Uab), in Indonesia il numero di nidi di questi esemplari sulle spiagge è sceso del 78% tra il 1984 e il 2011. Da un'analisi, pubblicata sulla rivista Ecospheres, è emerso come l'ultima roccaforte delle popolazioni di testuggini nel Pacifico potrebbe scomparire entro i prossimi due decenni.
I ricercatori hanno poi fatto sapere che la maggior parte di queste tartarughe depone le uova nella Bird's Head Peninsula di Papua Barat, nella parte occidentale dell'isola di Nuova Guinea, ma i nidi sulle spiagge sono passati da 14.455 nel 1984 al "minimo storico" di 1.532 nel 2011. Si stima che la popolazione totale di tartarughe sia scesa ad un ritmo pari al 5,9% ogni anno a partire dal 1984.
''Se il declino continuerà, entro 20 anni sarà difficile, se non impossibile, evitare l'estinzione delle tartarughe liuto'', ha commentato Wibbels Thane, biologo dell'Uab.

 

LA ZAMPA.IT
1 MARZO 2013

Avvistata una rara civetta delle nevi in Scozia
Si tratta di un evento  straordinario poiché l’ultimo esemplare documentato  nel Regno Unito risale al 1975

Avvistata una rara civetta delle nevi sulle Cairngorm, catena montuosa delle Highland scozzesi. Il volatile (Bubo scandiacus) è nativo delle regioni artiche, incluse aree della Norvegia e del Nord America, ed è l’uccello ufficiale del Quebec. L’avvistamento è stato documentato su iSpot, sito web sul quale è possibile condividere fotografie e informazioni sulla fauna selvatica. Le immagini caricate su iSpot testimoniano l’insolita presenza in Scozia di un esemplare di civetta delle nevi, scovata a nascondersi tra le rocce innevate del Cairngorms National Park.  La Royal Society for the Protection of Birds in Scozia ha dichiarato alla Bbc che si tratta d i un avvistamento particolarmente straordinario dato che l’ultima volta in cui la civetta è stata vista nel Regno Unito risale al 1975 sulle isole Shetland. Avvistamenti di civette di neve non documentati sulle Cairngorm sono stati annunciati occasionalmente negli anni durante la stagione estiva ma mai durante l’inverno, periodo dell’anno in cui le risorse di cibo per questi uccelli scarseggiano particolarmente sugli altopiani scozzesi.  
FOTO
http://www.lastampa.it/2013/03/01/multimedia/societa/lazampa/la-civetta-fotografata-in-scozia-NifZKzZNjFQhr9Er4SPDnM/pagina.html

 

LA NUOVA SARDEGNA
2 MARZO 2013

Cavalla e puledro ammazzati con un fucile a pallettoni

TERTENIA (OG) - Nella nottata fra giovedì e ieri, un anonimo fuciliere ha ucciso, con due colpi caricati a pallettoni calibro 12 ed esplosi da pochi metri di distanza, una cavalla e un puledro di circa dodici mesi. A rendersi conto dell’uccisione dei due animali, che si trovavano in un terreno nelle campagne in località Riu Arei, è stato il proprietario degli stessi, G.V., un perito agrario-allevatore trentenne del paese. Ieri mattina, l’allevatore terteniese di ovini e suini, come fa ogni giorno, ha effettuato un giro in alcuni terreni di proprietà della sua famiglia. E in quello ubicato in località Riu Arei, ha trovato la cavalla e il puledro uccisi a fucilate. Subito dopo, l’uomo si è recato nella locale stazione dei carabinieri, a denunciare il grave f atto accaduto nella nottata. E ha precisato che, in passato, non aveva subito altri atti intimidatori. Le indagini, effettuate di militari dell’Arma della stazione terteniese e dai loro colleghi della compagnia di Jerzu, tutti al comando del capitano Sara Pini, si presentano difficili. Anche se l’uccisore di cavalli potrebbe avere lasciato qualche traccia. L’uccisione dei due animali ha suscitato forte sdegno nella comunità tertenbiese.

 

CORRIERE DELL’UMBRIA
2 MARZO 2013

Norcia (PG), secondo lupo trovato morto in pochi giorni, si ipotizza l'avvelenamento
L'animale è stato individuato dalla polizia provinciale che ha provveduto al sequestro della carcassa, inviata all’istituto zooprofilattico di Umbria-Marche per svolgere accertamenti
 

Individuata la carcassa di un lupo nella zona industriale di Norcia. A fare il ritrovamento, la polizia provinciale intorno alle 8 di questa mattina in località Opaco. E’ il secondo lupo che in pochi giorni è stato trovato privo di vita e l’ipotesi potrebbe essere di avvelenamento. Per questo motivo gli agenti della Provinciale hanno provveduto al sequestro della carcassa e in collaborazione con la Asl 2, l'hanno inviata all’istituto zooprofilattico di Umbria-Marche per gli accertamenti del caso.
La zona in cui il lupo giaceva, è stata circoscritta con avvisi di "sospetta area avvelenata". Della vicenda sono stati informati la Procura della Repubblica e il sindaco di Norcia.

 

AGI
2 MARZO 2013

ANIMALI: TROVATA CARCASSA DI LUPO, SI SOSPETTA AVVELENAMENTO

Perugia - La carcassa di un lupo e' stata rinvenuta intorno alle 8 di questa mattina in localita' Opaco, nel comune di Norcia, dalla polizia provinciale del comprensorio della Valnerina. Si tratta del secondo ritrovamento in pochi giorni e l'ipotesi potrebbe essere di avvelenamento. Per questo motivo gli agenti della provinciale hanno provveduto al sequestro della carcassa dell'animale e, in collaborazione con la Asl, ad inviarla all'Istituto zooprofilattico Umbria-Marche per gli accertamenti del caso.L'area dove e' stato trovato il lupo e stata circoscritta con avvisi di "sospetta area avvelenata". Della vicenda sono stati informati la Procura della Repubblica e il sindaco di Norcia.

 

IL CENTRO
2 MARZO 2013

Cuccioli di cane salvati dalle gabbie lager

Alex De Palo

TERAMO - Dalla Slovacchia a Teramo stipati nel bagagliaio, sfidando il freddo, la fame e la sete nel lungo viaggio. Sarebbero finiti probabilmente nel mercato illegale degli animali i 38 cuccioli di cane scoperti dai carabinieri della compagnia di San Benedetto del Tronto. Erano destinati con ogni probabilità a qualche allevamento della provincia ed è nel Teramano che si indirizzano le indagini. I cagnolini appartenenti a diverse razze (King Cavalier, Carlino, Bull dog inglese, Boule dogue francese, Husky, Chihuahua, Shi-tzu) sono stati trovati all'interno di due autoveicoli, fermati dai carabinieri coordinati dal capitano Giancarlo Vaccarini, al casello dell’autostrada A14 di San Benedetto, giovedì intorno alle 21,30. I cuccioli provenienti dalla Slovacchia erano destinati probabilmente al commercio e la gran parte di essi era priva dei documenti necessari per il trasporto e per la vendita. Alcuni esemplari erano sprovvisti di microchip e non erano accompagnati da una corretta documentazione che ne comprovasse la provenienza nè l'esecuzione di un adeguato piano di profilassi sanitaria. Ai carabinieri si sono affiancati i militari del corpo forestale dello Stato di San Benedetto del Tronto che hanno immediatamente sequestrato i cuccioli e denunciato i conducenti della Fiat Multipla e della Opel Vectra per commercio illegale di animali da compagnia e maltrattamento di animali in concorso. I denunciati sono G.L., di 36 anni, residente a Valle Castellana ed E. S., di 40 anni, slovacco. Nella Opel Vectra di quest’ultimo sono stati trovati 34 cuccioli mentre i restanti quattro (apparentemente in regola) erano stipati nella Multipla del teramano titolare di un punto vendita della provincia. Le indagini si concentrano proprio sull’attività del commerciante abruzzese fermato al posto di blocco. Dove erano diretti i cuccioli? Quali rapporti legano il 36enne di Valle Castellana con il 40enne slovacco? A questi interrogativi cercheranno di rispondere i carabinieri marchigiani. Al casello autostradale di confine fra Marche e Abruzzo sono intervenuti anche i veterinari della Asl di San Benedetto del Tronto per le prime verifiche sulla salute degli animali, che fortunatamente erano in discrete condizioni. I cuccioli, in collaborazione con un'associazione volontaria locale, sono stati trasportati presso il settore sanitario del canile comprensoriale di San Benedetto del Tronto dove verranno sottoposti alle opportune cure e verifiche, in attesa di essere affidati. Sono tuttora in corso accertamenti per stabilire la reale età dei cuccioli (inferiore probabilmente alle 12 settimane). Sono in corso anche indagini per stabilire la destinazione dei cagnolini, probabilmente già ordinati da ignari acquirenti delle pr ovince di Ascoli e Teramo. Il valore di acquisto medio dagli allevatori in Slovacchia si aggira sui 250 euro ad esemplare, in Italia sarebbero stati rivenduti a somme variabili tra 800 e 1.200 euro, per un valore commerciale complessivo di circa 30 mila euro.

 

LA ZAMPA.IT
2 MARZO 2013

Scoperto traffico di cuccioli fra Ascoli e Teramo
I piccoli di cane provenivano dalla Slovacchia ed erano stipati

in due auto. Destinati al commercio in Italia, sono fortunatamente in buone condizioni

Trentotto cuccioli di cane sono stati salvati dal personale del corpo forestale di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) e dai carabinieri della locale Compagnia. I cagnolini sono stati rinvenuti stipati all’interno di due autoveicoli, durante un controllo su strada dei carabinieri al casello dell’autostrada A14. I cuccioli, appartenenti a diverse razze (King Cavalier, Carlino, Bull dog inglese, Bull dog francese, Husky, Chihuahua, Shi-tzu ) e destinati probabilmente al commercio, provenivano dalla Slovacchia e la gran parte di loro era privo dei documenti necessari per il trasporto e per il commercio.  
Alcuni esemplari erano sprovvisti di microchip e non erano accompagnati da una corretta documentazione che ne comprovasse la provenienza o l’esecuzione di un adeguato piano di profilassi sanitaria. Il personale del corpo forestale dello Stato e i carabinieri hanno quindi, immediatamente, sequestrato i cuccioli e denunciato i conducenti della Fiat Multipla e della Opel Vectra per commercio illegale di animali da compagnia e maltrattamento di animali in concorso. I denunciati sono G.L., di 36 anni, residente a Valle Castellana (Teramo) e E. S., di 40 anni, slovacco. Sul posto sono intervenuti anche i veterinari della Asl di San Benedetto del Tronto per le prime verifiche sulla salute degli animali, che fortunatamente erano in discrete condizioni.I cuccioli, in collaborazione con un’associazione volontaria locale, sono stati trasportati presso il settore sanitario del canile comprensoriale di San Benedetto del Tronto dove verranno sottoposti alle opportune cure e verifiche, in attesa di essere affidati. Sono tuttora in corso accertamenti per stabilire la reale età dei cuccioli (inferiore probabilmente alle 12 settimane). Indagini anche per stabilire la destinazione dei cagnolini, probabilmente già ordinati da ignari acquirenti delle province di Ascoli e Teramo. Il valore di acquisto medio dagli allevatori in Slovacchia si aggira sui 250 euro ad esemplare, in Italia sarebbero stati rivenduti a somme variabili tra 800 e 1.200 euro, per un valore commerciale complessivo di circa 30 mila euro. 

 

NEL CUORE.ORG
2 MARZO 2013

BOLZANO, "PRENDEVA SOLDI PER CANI MAI DATI": ARRESTATO EX ALLEVATORE
Un anno di carcere per il 38enne Christian Galeotti

Arrestato Christian Galeotti, ex allevatore di cani di 38 anni. Recidivo, perché in passato - scrive Alto Adige - era stato condannato a due anni di carcere per maltrattamenti di animali, dopo aver girato dei film pornografici con alcuni cani. Tre giorni fa, però, è finito in manette per truffa e deve scontare un anno di carcere. Questa volta non potrà usufruire di misure alternative: dovrà rimanere in cella. Stando a quanto accertato dagli inquirenti trentini, l'ex allevatore avrebbe truffato alcune persone, che avevano pagato per ricevere un cucciolo, senza però mai avere il cagnolino prenotato. I fatti sarebbero stati commessi a Mezzocorona, in provincia di Trento, nel 2009.
L'uomo, che fino all'anno scorso viveva a Bolzano, era finito sui giornali dopo essersi spacciato per veterinario su un noto sito internet, anche se ha sempre negato di aver aperto la pagina web in questione. E sulla vicenda è ancora in corso un'indagine della Procura di Bolzano.

 

ALTO ADIGE
2 MARZO 2013

In manette l’ex allevatore Galeotti

di Susanna Petrone

BOLZANO - Christian Galeotti, l’ex allevatore di cani di 38 anni, è finito in manette: in passato era stato condannato a due anni di carcere per maltrattamenti di animali, dopo aver girato dei film pornografici con alcuni cani. Tre giorni fa, però, è stato arrestato per truffa. Deve scontare un anno. Questa volta non potrà usufruire di misure alternative. E dovrà rimanere in carcere. Ma ecco i fatti: giovedì mattina, poco dopo le 11, i carabinieri di Terlano, coordinati da Ferdinando Nasta, si sono recati a casa sua e lo hanno arrestato, perché colpito da un’ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Trento. L’ex allevatore, che fino all’anno scorso viveva a Bolzano, era finito sulle cronache dei giornali dopo essersi spacciato per veterinario su un noto sito internet. Il bolzanino ha sempre negato di aver aperto il sito in questione. Sulla vicenda è ancora in corso un’indagine della Procura di Bolzano. Galeotti, questa volta, deve scontare la pena definitiva di un anno di reclusione per il reato di truffa. I fatti sono stati commessi a Mezzocorona nel 2009. Secondo quanto accertato dagli inquirenti trentini, l’ex allevatore avrebbe truffato alcune persone, che avevano pagato per ricevere un cucciolo, senza però mai avere il cagnolino prenotato. Secondo la prima condanna - per maltrattamenti di animali - non potrebbe nemmeno poter tenere, allevare o gestire il commercio con cuccioli. Il bolzanino è stato portato nel carcere di Bolzano. Solo un mese fa, si è concluso invece in via definitiva il primo processo: i carabinieri avevano scoperto che presso l’allevamento di Galeotti, ad Avigna nel Comune di San Genesio, venivano girati film porno con cani. L’ex allevatore aveva fatto arrivare una pornostar del settore dall’Inghilterra. I video, infine, venivano venduti in internet su siti stranieri. Complessivamente, gli uomini dell’Arma hanno potuto accertare otto rapporti sessuali ai danni di altrettanti cani. Non solo: in un’inquadratura era possibile vedere Galeotti e, dopo una serie di verifiche, si è scoperto in quale stanza erano state girate le scene di zoopornografia. Un mese fa la Cassazione, dunque, ha confermato che è reato fare sesso con animali. Nelle motivazioni della sentenza i giudici rilevano che l’ex allevatore Christian Galeotti «usava anche mantenere cani a pensione, deliberatamente ometteva di curare gli animali di cui era custode, cagionandone in alcuni casi addirittura la morte per fame o mancanza di cure mediche e inoltre costringeva alcuni cani ad avere rapporti sessuali con donne». La Cassazione, dunque, per la prima volta in Italia, ha chiarito in via definitiva che i giudici di primo e secondo grado a Bolzano avevano correttamente accertato il maltrattamento le cui conseguenze (perché vi sia reato) non devono necessariamente comportare malattie agli animali. Anche provocare scompensi di carattere psicofisico in un animale (costringendolo a un comportamento in contrasto con le sue leggi naturali) configura il maltrattamento e, dunque, il reato. La Lav ha espresso grande soddisfazione per questa sentenza che farà giurisprudenza.

 

LA TRIBUNA DI TREVISO
2 MARZO 2013

Cervo investito da un treno dopo una fuga sul Terraglio

PREGANZIOL (TV) - Carabinieri, polizia provinciale e polizia locale di Mogliano e Preganziol a caccia di un cervo di cento chili. Oltre tre ore di pattugliamenti, individuazioni e tentativi di cattura, poi il tragico epilogo: l'animale è finito sui binari, nel tratto fra Mogliano e Preganziol, e un treno lo ha ucciso. Il primo avvistamento è di ieri a mezzogiorno a Mogliano. Attraverso la campagna, lambendo le strade, il cervo, un esemplare maschio selvatico proveniente presumibilmente dalla Pedemontana, è arrivato a Preganziol. Si è fermato vicino al Passante, all'altezza di via Croce. Qui è stato individuato dagli agenti ma è subito scappato, attraversando il Terraglio in un momento in cui non passava nessuno e rifugiandosi nel parco di una villa. Sembrava questo il luogo ideale per sedare l'animale. Invece il cervo impaurito ha saltato la recinzione della villa ed è arrivato sui binari. Proprio in quel momento transitava un treno da Venezia. L'animale è morto sul colpo. L'urto ha provocato il parziale distacco della scaletta di accesso al locomotore. Per la messa in sicurezza, il treno si è fermato in stazione a Preganziol, accumulando un ritardo di circa 15 minuti. Nessun altro problema alla circolazione ferroviaria che è proseguita regolarmente.

 

GEA PRESS
2 MARZO 2013

Mascalucia (CT) – un elefante dal benzinaio
L'ENPA di Catania: fatto molto grave, attiveremo subito le Guardie Zoofile.

Allarme, stamattina a Mascalucia (CT), per un grosso elefante indiano avvistato in pubblica via. Si trattava in realtà di una probabile iniziativa promozionale di un circo attendato nei pressi. Per farsi pubblicità, potrebbe non aver esitato a portare l’elefante in strada. Numerose telefonate sono così pervenute all’ENPA di Catania che ha subito attivato le sue Guardie Zoofile. L’elefante, però, era nel frattempo rientrato nel circo.
L’Enpa provvederà ora ad inoltrare una richiesta urgente per il Commissario straordinario del Comune di Mascalucia ed al Prefetto di Catania. Questo al fine di accertare se l’impropria esibizione sia stata in qualche maniera autorizzata. Secondo l’ENPA, però, gli elefanti, come altri animali, non potrebbero così tranquillamente andare in strada. Anzi, il fatto potrebbe essere del tutto vietato. Questo perchè l’elefante è una specie animale considerata pericolosa per l’incolumità pubblica e come tale autorizzabile alla detenzione nei circhi, solo in area prestabilita. Non di certo, dicono dall’ENPA, nella pubblica via e senza apparente protezione. Cosa succederebbe, infatti, se l’elefante improvvisamente decidesse di allungare il passo?
“Verificheremo tutto quanto necessario – ha dichiarato a GeaPress Cataldo Paradiso, Responsabile delle Guardie Zoofile dell’ENPA di Catania – Bisognerà vedere se era stata rilasciata una qualche autorizzazione e comunque vagliare il tutto alla luce della legislazione vigente“.
Intanto la nota positiva è costituita dall’indignizaione di simile “esibizione”. In molti, infatti, hanno protestato per l’insolito e forse non esente da rischi, spettacolo.

 

CORRIERE DELLA SERA
2 MARZO 2013

la denuncia su fb Un elefante al distributore di benzina:
mistero buffo in provincia di Catania Stupore dei cittadini. L'Enpa: «In fuga e incustodito»
Il circo: «Accompagnato e per promozione»

CATANIA- Che ci fa un elefante a un distributore di benzina di Mascalucia, in provincia di Catania? Fa il pieno? E poi: va a benzina verde o a gasolio? L'ironia degli abitanti del piccolo paese siciliano è stata seconda solo allo stupore quando alcuni di loro si sono trovati di fronte alla scena a dir poco inconsueta.
Sotto il cane a sei zampe del celeberrimo logo del distributore Eni, l'animale africano molto spaesato. Col rischio che, come in un cartoon, qualcuno confondesse la proboscide con il tubo del self service.
Per l'Ente nazionale protezione animali il pachiderma sarebbe fuggito da un circo e, così incustodito, sarebbe rimasto per un po' in una strada molto trafficata.
IL CIRCO SMENTISCE - La direzione dei circensi ha poi precisato che l'animale non era affatto solo, ma con accompagnatori che garantivano la sicurezza dell'elefante e dei passanti. Tutto normale allora? Non proprio. L'Enpa ha subito pubblicato sul suo profilo fb una nota di denuncia in cui si dice che non solo l'animale non era affatto custodito, ma in zona non c'erano né vigili, né forze dell'ordine a garantire la tutela dei cittadini.
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2013/2-marzo-2013/elefante-distributore-benzinamistero-buffo-provincia-catania-2114289946686.shtml

 

LA GAZZETTA DELLO SPORT
2 MARZO 2013

Lombardia, auguri agli orsi e ai 12 cuccioli. E se incontrate un orso, comportatevi così
L’orso è una specie protetta e di grande valore per il territorio. Il suo futuro in Italia è incerto. Il suo nemico più grande è l’uomo. Per questo preferisce evitarlo. Schivo, cauto e diffidente, l’orso cerca di eclissarsi quando lo vede. Ecco il decalogo di comportamento per chi lo incontra

Claudio Gregori

L’orso è una specie protetta e di grande valore per il territorio. Il suo futuro in Italia è incerto. Il suo nemico più grande è l’uomo. Per questo preferisce evitarlo. Schivo, cauto e diffidente, l’orso cerca di eclissarsi quando lo incontra. Solo se si sente minacciato, aggredisce. Ecco il decalogo di comportamento per chi lo incontra:

1. State calmi. Se incontrate l’orso, fermatevi e non vi avvicinate. L’orso, più spaventato di voi, si eclisserà. Lasciategli però sempre una via di fuga.
2. Fermatevi Se fate jogging, rallentate e fermatevi. La corsa può stimolare l’inseguimento.
3 .Alzate la voce Se l’orso non vi ha notato, alzate la voce, senza urlare. Ricordatevi che anche quando si alza sulle zampe posteriori e annusa, non lo fa per attaccare, ma solo perché è incuriosito e vuole vedervi meglio.
4 . Non fuggite Allontanatevi camminando, senza correre. Ricordatevi che l’orso è più veloce di voi e si muove benissimo anche nel bosco o su terreno scosceso. 5.Non avvicinatevi Non avvicinatevi all’orso. Tenete sempre la distanza.
6. Non dategli cibo Non attiratelo con esche alimentari per fotografarlo o filmarlo. Non dategli mai cibo. È una pratica che nuove. L’orso deve avere paura dell’uomo, altrimenti finirà in cattività o verrà abbattuto.
7 .State lontano dai cuccioli Se trovi un cucciolo, allontanati in silenzio e senza correre: la madre è vicina. Essendo molto protettiva potrebbe attaccare se vede i cuccioli minacciati. In ogni caso si interpone sempre tra la persona e i cuccioli, proprio come farebbe una madre con i suoi bimbi davanti ad uno sconosciuto.
8. Non disturbatelo Se sorprendete l’orso su una carcassa o una fonte di cibo, non disturbatelo. Allontanatevi senza rumore.
9. Attacchi simulati A volte l’orso simula l’attacco per farvi andare via. Proteggetevi con lo zaino e allontanatevi. Quell’atteggiamento minaccioso ha lo scopo di farvi sloggiare.
10. In caso di attacco L’orso attacca quando è ferito o quando si sente in pericolo. Non minacciatelo. L’orso attacca solo per autodifesa. Negli ultimi 150 anni non ci sono state aggressioni deliberate sulle Alpi e sugli Appennini.

 

NEL CUORE.ORG
2 MARZO 2013

SASSARI, ANCHE I CANI PAGANO IL BIGLIETTO PER SALIRE SUL BUS
Ecco il nuovo regolamento dell'Atp

I cani di piccola taglia sono ammessi sui bus, ma devono pagare il biglietto, se muniti di guinzaglio e tenuti in braccio dal viaggiatore. Mentre gli animali domestici di piccolissima taglia possono essere trasportati gratis, però dentro i contenitori. Sono solo alcune delle nuove regole per i passeggeri dei mezzi pubblici di Sassari. In vigore da ieri il "regolamento di vettura" emanato dall'Atp (Azienda trasporti pubblici). Ecco un vademecum dedicato al personale e ai passeggeri, compresi quelli a quattro zampe. Ecco un documento aziendale composto da un'insieme di norme che vogliono favorire la convivenza civile, ma anche migliorare la sicurezza e la qualità del servizio. 
Il nuovo regolamento, riferisce ancora l'azienda, segue quello vecchio, abrogato negli anni '90, ed è stato scritto dopo un lungo lavoro di ricerca e di ascolto che ha permesso di individuare le esigenze del personale e della clientela. Una sintesi del documento, in cui saranno illustrati alcuni dettami fondamentali, si troverà all'interno di ogni autobus.

 

ONLINE NEWS
2 MARZO 2013

Autismo, gli animali stimolano i comportamenti sociali dei bambini

I bambini autistici sono piu’ propensi a comportamenti sociali positivi se godono della vicinanza affettuosa di un animale. Infatti gli animali riescono a stimolare la socialita’ dei bimbi che soffrono di disturbi dello spettro autistico molto di piu’ dei giocattoli, secondo una nuova ricerca promossa da Marguerite E O’Haire dell’Universita’ del Queensland, in Australia. L’indagine ha valutato le reazioni dei bimbi autistici alla presenza dei porcellini d’India (Cavia porcellus). I ricercatori hanno esaminato le interazioni con i genitori e con i coetanei di un gruppo di bambini con disturbi dello spettro autistico tra i cinque e i tredici anni in presenza di due maialini d’India. Le stesse interazioni sono state valutate in correlazione alla presenza dei giocattoli. Il team ha scoperto che in presenza degli animali i bambini si sono dimostrati piu’ propensi a socializzare parlando, promuovendo contatti fisici e prestando attenzione agli altri. Inoltre, i bimbi in compagnia dei ‘pet’ sono stati piu’ ricettivi alle stimolazioni sociali proposte dai coetanei rispetto a quando erano coinvolti in attivita’ di intrattenimento con i giocattoli. La presenza degli animali ha anche incrementato il numero di sorrisi e risate, riducendo le espressioni accigliate, i pianti e i capricci.

 

IL TIRRENO
2 MARZO 2013

Red Canzian: «A volte per farsi capire bisogna alzare la voce»

LIVORNO - Cosa hanno in comune Paul Mc Cartney e Pamela Anderson, Bill Clinton e Ozzy Osbourne? Fanno tutti parte di una lista lunghissima di personaggi famosi, quelli che hanno fatto la scelta vegana. In Italia una delle bandiere vegan è Red Canzian dei Pooh. La pubblicità del bambino in scatola non l'ha ancora vista, ma sull'argomento ha le idee chiare. «Gli estremismi _ dice _ non fanno mai bene, lo stiamo vedendo anche con queste elezioni, certi eccessi magari servono a scuotere, ma poi se rimangono proposte si spengono. Bisogna riuscire a farle diventare propositive, altrimenti sono sterili. Detto questo, gli animali vanno rispettati e difesi, io sono fra quelli che hanno scelto di dire "cosa mangio stasera" e non "chi mangio stasera"». Per Canzian il messaggio lentamente sta passando : «Credo sia indispensabile per tutti iniziare a ragionare almeno in termini di vegetarianismo. Lo shockvertising? Qualche scossone ci sta bene, badando però che non diventi negativo. Il rischio è quello di venire identificati con quelli che imbrattano i muri col sangue, il che sarebbe assurdo per gente che predica la non violenza totale. Il vegano si trova a doversi difendere dalla violenza sugli animali, che dalla maggioranza è vista come normale. A volte per farsi capire bisogna gridare, ma il processo informativo deve essere serio e competente». Il bassista dei Pooh preferisce puntare sull'informazione reale, da portare avanti nel quotidiano: «Se noi spiegassimo alla gente che per un chilo di filetto ci vogliono 10mila litri d'acqua contro i mille litri per un chilo di fagioli, e che fra 25 anni le guerre non si faranno più per il petrolio ma per l'acqua, capirebbero che essere vegano non vuol dire solo voler bene agli animali, ma salvare il mondo per i nostri figli».

 

NEL CUORE.ORG
2 MARZO 2013

CARNE DI CAVALLO, IL TERZO CASO A COMO: ERA NELLA PASTA FRESCA
La scoperta dei Nas. Tutte le confezioni ritirate

Terzo caso in Italia di carne di cavallo non dichiarate in etichetta. Scoperta questa volta in un campione di pasta fresca ripiena ''Piemontesino al vitello'', prelevato dai Nas in un ipermercato di Turate, in provincia di Como. La pasta, da 500 grammi, lotto n. 01/07 con scadenza il 13/03/2013, è stata prodotta dalla ditta La Marchesina srl di Usmate Velate (MB).
''L'Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia Romagna di Brescia - si legge in un comunicato del ministero della Salute - ha comunicato il riscontro della positività per carni equine, non dichiarate in etichetta, in un campione di pasta fresca ripiena denominata 'Piemontesino al vitello' prelevato dal Nas di Milano, in applicazione del monitoraggio disposto dal Ministero della salute, in un ipermercato di Tu rate (CO)''. ''Le ulteriori verifiche del Nas, estese alle aziende che hanno fornito la materia prima utilizzata dalla ditta lombarda - si legge ancora nella nota - hanno consentito di procedere al sequestro cautelativo sanitario di 210 kg di carne dichiarata di vitello e di bovino adulto, con contestuale prelievo di campioni, sui quali sono in corso esami analitici''.
La direzione dell'ipermercato D'Ambros di Turate (Como), dove è stata trovata la confezione di pasta fresco con carne di cavallo non dichiarata in etichetta, precisa che ''a titolo cautelativo ci siamo subito adoperati al ritiro della merce dalla vendita ancor prima di conoscere l'esito degli esami da parte dell'Istituto zooprofilattico di Brescia''. ''Precisiamo che la nostra struttura - conclude la direzione dell'ipermercato - si occupa solo di commercializzare i prodotti in questione e non li produce''.

 

CORRIERE DELLA SERA
2 MARZO 2013

Le «scarpe di sangue» di Beyoncé e Jay Z fanno infuriare gli animalisti
La pop star e il marito indossano calzature fatte con pelle di anaconda, struzzo, coccodrillo, razza e addirittura elefante

Simona Marchetti

Passo falso di coppia per Beyoncé e il marito Jay-Z, che scivolano su un paio di scarpe da ginnastica che sembrano fatte apposta per far (giustamente) arrabbiare gli animalisti. La prima a mettere il piede il fallo è stata l’ex cantante delle Destiny’s Child, che per colpa di un paio di costose Isabel Marant (marchio di culto per le amanti delle scarpe da ginnastica fashion) - fatte appositamente personalizzare dall’azienda americana Perfectly Made Kicks (PMK) utilizzando pelle di anaconda, struzzo, coccodrillo, razza e cuoio - si è beccata la sua buona razione di critiche e insulti (molti anche pesanti, soprattutto dopo che il Daily Mail ha scoperto che per realizzare le Key Beys bianco latte si scuoiano gli animali vivi, da qui la definizione di «boots of blood» ;).
Le calzature del rapper
«COLPEVOLE» ANCHE JAY Z - Ma nella rovinosa caduta Beyoncé ha trascinato con sé pure il maritino rapper, orgoglioso possessore (vedi la foto postata sul suo blog «Life And Times») di un paio di scarpe da ginnastica – ovvero, le Brooklyn Zoo Jordan 1 da 2.500 dollari, rivisitazione sempre marchiata PMK delle classiche Nike Air Jordan - assai poco «animal friendly», visto che per realizzarle sono stati impiegati non solo i cinque pellami esotici già usati per le trainers della moglie, ma anche alligatore, boa, pitone, lucertola e soprattutto elefante: rivelazione quest’ultima che ha scioccato i lettori del Daily Mail (e non solo loro per la verità), sebbene venga fatto notare come l’utilizzo dell’elefante nella produzione di articoli di pelletteria (la pelle del pachiderma sarebbe eccezionale quanto a morbidezza e resistenza) non solo non sia illegale (sempr e che si rispettino le disposizioni della Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie in via di estinzione), ma sia anche largamente diffusa (basta farsi un giretto online per rendersene conto).
«NESSUN ELEFANTE UCCISO» - Ma ai responsabili della PETA che il commercio di pelle esotica sia regolamentato da una convenzione internazionale importa zero: «È vergognoso e indecente – tuona la fondatrice del movimento, Ingrid Newkirk – che queste persone mostrino una così totale mancanza di rispetto nei confronti della vita da permettere il massacro di animali indifesi solo per fare un paio di scarpe». Dal canto suo, il CEO della PMK, Andre Scott, ha tentato di aggirare le critiche spiegando in un comunicato ufficiale che «tutte le pelli utilizzate per le scarpe provengono da un rivenditore autorizzato di New York» e che «nessun elefante è stato picchiato, ferito o ucciso nella lavorazione delle Bro oklyn Zoo».
L'IRONIA DI TABLOID E WEB - Una giustificazione che sembra però fatta apposta per scatenare l’ironia del tabloid inglese che, infatti, si chiede «come sia possibile fare delle scarpe con quel tipo di pelle senza uccidere gli animali». Ma più ancora della stampa, a prenderla malissimo è stato il pubblico, diviso fra chi suggerisce «di boicottare Beyoncé e Jay Z per colpirli dove fa loro più male, ovvero nel portafoglio», chi li definisce «persone spregevoli ed egoiste fino all’inverosimile» e chi vorrebbe addirittura «farsi una borsa con la pelle di Jay Z, così vediamo quanto gli piace».

 

NEL CUORE.ORG
2 MARZO 2013

SOSTANZE PERICOLOSE IN PELLICCE PER BAMBINI, INDAGA GUARINIELLO
Il pm di Torino all'opera dopo la denuncia della Lav

Residui chimici pericolosi nelle pellicce animali di giacche, cappelli e accessori per bambini. La denuncia della Lav è arrivata nei giorni scorsi sul tavolo del pubblico ministero di Torino, Raffaele Guariniello, che ha incaricato i carabinieri del Nas di fare delle verifiche. La Lega anti vivisezione ha acquistato e fatto analizzare da un laboratorio di Prato una quindicina di capi di note marche italiane.
Secondo i risultati dei test, negli inserti in pelliccia di giacconi, borse e cappelli per bambini tra i 18 mesi e i 12 anni, ci sarebbero residui di sostanze chimiche pericolose, utilizzate per trattare le pellicce, come metalli pesanti e formaldeide: il pelo di volpe della Groenlandia di un cappottino per un bimbo di sette anni - secondo le analisi - conteneva formaldeide, cromo, alluminio, non il fenolo e tosilati.
Sostanze pericolose non solo per inalazione, ma anche perché i bambini toccano e possono mettere in bocca la pelliccia. Secondo la Lav, "Il Gufo", una delle case produttrici - dopo le loro analisi - avrebbe già ritirato questi prodotti. Il pm Guariniello ha già inviato una segnalazione all'Istituto superiore di sanità e al ministero della Salute che ha già disposto dei campionamenti e vietato l'esposizione e la vendita degli articoli coinvolti per il tempo necessario a completare le verifiche. L'ipotesi di reato che si profila è la violazione dell'articolo 112 del Codice del consumo: vendita di prodotti pericolosi.

 

AT NEWS
2 MARZO 2013

Finalmente brevettato un sistema per controllare la posizione degli animali domestici a distanza

Un sistema per controllare gli animali domestici a distanza è stato presentato nei giorni scorsi al Mobile World Congress: si tratta di  Tractive, un sistema innovativo che permetterà a tutti i proprietari di monitorare la posizione dei propri cani e gatti direttamente dall’iPhone.
Un modo insomma per non perderli mai di vista, e per scongiurare non solo fughe ma anche furti di animali domestici! Il sistema Tractive prevede l’utilizzo di un piccolo dispositivo da applicare al collare dell’animale, al cui interno è integrato un chip GPS, in grado di comunicare con un’apposita applicazione per iPhone.
L’applicazione potrà essere scaricata direttamente dall’Apple store, come una normale app, al costo di 4,99 euro, necessari per pagare la comunicazione con il server web che gestisce l’integrazione tra iPhone e Tractive. Grazie a questo nuovo sistema sarà possibile conoscere la posizione del cane o del gatto e di localizzarlo in ogni momento, per lo meno fino a quando avrà il localizzatore gps sul collare! Il dispositivo, che viene venduto a parte, è impermeabile e integra anche una piccola luce che può essere attivata a distanza: un vero e proprio servizio completo, un aiuto per chi teme che i propri pets possano fuggire o essere oggetto di furto da parte di malintenzionati. Questi non pensando che vi sia un localizzatore nel collare, potranno facilmente essere rintracciati ed il proprio cucciolo fare ritorno a casa!
 Ma non solo: sempre grazie allo stesso dispositivo di localizzazione sarà anche possibile scegliere una zona particolare, entro la quale il cane o il gatto devono stare: se tale zona verrà superata, arriverà subito una notifica direttamente sul telefono cellulare.In questo caso il prezzo sale fino a 250 euro per questo tipo di servizio. Comodo, non trovate? E voi cari lettori, usereste mai questo servizio con i vostri amici a quattro zampe?

 

ETICAMENTE
2 MARZO 2013

La lista delle grandi marche che finanziano la sperimentazione animale

Tutti i prodotti che utilizziamo come i farmaci, i prodotti chimici, i cosmetici, i pesticidi, gli additivi, i prodotti per l’igiene della casa e via dicendo devono per legge essere testati sugli animali prima di essere commercializzati: questo per tutelare la salute dell’uomo.
I test sugli animali consistono in vere e proprie torture che portano l’animale alla morte.
I nostri acquisti sono fondamentali per mettere a freno queste barbarie: basta scegliere prodotti che non finanziano la vivisezione. Sono i cosiddetti prodotti “cruelty free”, cioè non testati sugli animali (nè il composto finito nè i singoli ingredienti del prodotto). Questi prodotti utilizzano ingredienti naturali non nocivi per l’uomo e di conseguenza non è necessaria la sperimentazione animale oppure ingredienti già testati in passato (in quest’ultimo caso l’azienda si impegna a non utilizzare ingredienti nuovi e quindi si impegna a non favorire i test sugli animali).
Non lasciamoci ingannare dalle seguenti etichette: “prodotto finito non testato sugli animali” ( vuol dire che gli ingredienti sono invece stati testati sugli animali), “testato clinicamente” o “testato dermatologicamente” possono voler dire che i prodotti sono stati sperimentati sugli animali. Anche le varie scritte come “cruelty free” non danno la sicurezza sulla non sperimentazione animale.
Come fare allora per acquistare in sicurezza prodotti che davvero non hanno finanziato la vivisezione e la sperimentazione animale? Vi riportiamo delle liste certe e sicure a cui fare riferimento: le aziende possiedono l’auto­certificazione di adesione allo Standard “senza crudeltà” inviata alla dott.ssa Antonella de Paola, autrice del libro “Guida ai prodotti non testati su animali”, e/o del superamento dei controlli eseguiti da ICEA (società indipendente di auditing) dietro accordo con LAV (Lega Anti Vivisezione).

IGIENE E CURA DELLA PERSONA:

Prodotti da evitare:

Acquafresh, Adidas, Alviero Martini (profumi), Atkinsons, Axe/Apollo/Africa, AnticA Erboristieria,, AZ, Belle Color, Biomedic, Biotherm, Bausch&Lomb, Cacharel (profumi), Cadonett, Calvin Klein, Camay, Casting, Cerruti (profumi), Chloè (profumi), Chopard (profumi), Clear, Clearasil, Colgate, Country Colors, Coco monoi, Davidoff, Demakup, Denim, Dignity, Dimension, Donge, Douss-Douss, Dove, Drakkar Noir,Dr. Scholl’s, Dunhill, Elisabeth Arden, Elnett, Elvive, Excellence,Faberg, Feria, Fructis Garnier, Fx Studio, Gattinoni (profumi), Gillette, Giorgio Armani (profumi), Giorgio Beverly Hills (profumi), Glicemille, Gloria Vanderbilt, Grafic, Guy, Head&Schoulders, Helena Rbubinsten, Huggies, Hugo boss, Infasil, Intervallo, Intima di Karinzia, Iodosan, Isabella Rossellini’s Manifesto, Jean Louis David, Johnson&Johnson, Keramine H, Kerastase, Kleenexe, Klorane, Kukident, Lactacyd, Lancaster, Lancome, La Roche Posay, Laura Biagiotti (profumi), Leocrema, Lines (assorbenti adulti), Lines Lei, Linidor, L’Oreal, Lux, Lysoform, Macleens, Matrix, Max Factor, Maybelline, Mennen, Mentadent, Milton, Movida, Karl Lagerfeld (profumi), Keramine H, Kerastase, Kukident, Napisan, Neutralia, Nidra, Noxzema, Natura, Neutromed, Neutromed Deo, Neutromed ph 3,5, Nordic Colors Oil of Olaz, Oral-B, Palmolive, Palma Ricasso (profumi), Pampers, Pantene, Pepsodent, Phas LarochePosay, Plax, Plenitude, Pond’s, Polident, Ralph Lauren (profumi), Recital, Redken, Rexona, Rimmel, Rochas, Restive oil, Saugella, Senz’acqua Lines, Squibb (dentifricio), Studio Line, Shiseido, Scotonelle, Strep, Sunsilk, Sergio tacchini (profumi), Tampax, The Body Shop, Timotei, Tempo, Taft, Topexan, Ultra Dolce Garnier, Valentino (profumi), Veet, Vichy, Vidal, Viva Wella, Vital Colors.

Prodotti creduti erroneamente cruelty free:

Vi sono alcune marche che molti credono cruelty-free ma che in realtà non aderiscono allo Standard e quindi non possono essere considerate cruelty-free:

AMWAY, AVEDA , AVON (non esegue e non commissiona test su animali, ma non garantisce gli ingredienti comprati da terze parti), BELLEBOLLE , BLUEBERRY , CLINIQUE (Estee Lauder), DIPROS, ESI, HERBALIFE, JUST L’AMANDE/GAVARRY, LINEA ESSELUNGA (supermercati Esselunga), MONTALTO NATURA, REVLON, SARA LEE PLANTER’S, SOCIETA’ DEL KARITE’, , THE BODY SHOP (il marchio è stato acquistato da L’Oreal, che effettua vivisezione per i suoi prodotti), UNILEVER (prodotti per l’giene della persona e della casa).

Prodotti “cruelty free”:

ALLEGRO NATURA – Certificazione ICEA
ARGITAL – Certificazione ICEA, ingredienti animali: SI
ATHENA’S – Certificazione ICEA, iingredienti animali: NO
BARTHOLOMEW (Evan)  Certificazione ICEA
BEMA (Bioecocrema, Extrattissima, I Cremosi, Sinfonia Aromatica, Solar Tea) – Certificazione ICEA
BOTTEGA VERDE – Certificazione ICEA
BIOPLASIS – RAMNUS LABORATORIES – Certificazione ICEA, ingre­dienti animali: NO
CAMORAK (PuraVida, Lenerbe) – Certificazione ICEA, ingredienti animali: SI
CIBE (Mondo Naturale, Fiori&Futta-Antico Marsiglia, Antica Provenza Ligure, Samarcanda, Econatura) – Certificazione ICEA, ingredienti animali: SI (la Linea Antica Provenza Ligure è totalmente vegetale, i Dessert da bagno della Linea Dessert contengono latte, alcuni prodotti delle linee Mondo Naturale, Fiori&Frutta e Antico Marsiglia contengono miele, latte e lanolina)
COOP (prodotti cosmetici a proprio marchio) – Certificazione ICEA
D’AYMONS NATURALERBE – Certificazione ICEA, ingredienti animali: SI
DERBE (Regen, Seres, Speziali fiorentini, Terre d’Amerigo, Vitanova) Certificazione ICEA, ingredienti animali: SI (uova in olio d’erbe all’uovo e maschera all’uovo e prodotti delle api)
DR TAFFI – Adesione allo Standard con Certificazione ICEA, ingredienti animali: SI
EVAN BARTHLOMEV Certificazione ICEA
FITOCOSE  Autocertificazione, ingredienti animali: SI
FLORA-PRIMAVERA (Primavera Life)  Certificazione ICEA
GALA (Natyr)  Autocertificazione
FLORA-PRIMAVERA – Certificazione ICEA
HAWAY (Oris, Anthyllis, Ecor, Ecotan, Victor Philippe) – Certificazione ICEA, ingredienti animali: SI
HEDERA NATUR (Almacabio, Bergline, Florame) – Certificazione ICEA, ingre­dienti animali: NO
HELAN – Certificazione ICEA, ingredienti animali: SI
INDICA  Certificazione ICEA, ingredienti animali: NO
I SERAFINI – Certificazione ICEA
LA SAPONARIA – Certificazione ICE­A, ingredienti animali: SI (miele e propoli in alcuni saponi, cera d’api negli unguenti)
L’ERBOLARIO – Certificazione ICE­A, ingredienti animali: SI
LINEA PROGETTO GAIA – Autocertificazione, ingredienti animali: SI
LOGONA (DISTRIBUITO DA Baule Volante)  Autocertificazione
LUSH – Certificazione Nature Watch, ingredienti animali: SI (quando non è indicata la V di Vegan significa che il prodottoè latto-ovo-vegetariano)
MONTAGNE JEUNESSE – Certificazione BUAV (UK)
OFFICINA NATURAE – Autocertificazione, ingredienti animali: SI (derivati del latte in tutte le creme, mentre gli altri prodotti sono vegetali)
PEDRINI (Lepo Line)- Certificazione ICEA, ingredienti animali: SI
REBIS – Autocertificazione, ingredienti animali: SI (in alcune creme e unguenti)
REMEDIA – Autocertificazione, ingredienti animali: SI (cera d’api in tutte le creme e propoli nella crema all’elicriso)
SAN.ECO.VIT (Bjobj) – Certificazione ICEA, ingredienti animali: NO
SAPONIFICIO GIANASSO (Floralia, I Provenzali) – Certificazione ICEA
SOC.COOP COMMERCIO ALTERNATIVO  Certificazione ICEA
TEA NATURA – Autocertificazione, ingredienti animali: SI (cera d’api bio e lanolina negli unguenti)
VEGETAL PROGRESS  Autocertificazione
VERDESATIVA – Autocertificane, ingredienti animali: NO
VIRGO TERRA – Autocertificazione, ingredienti animali: NO
W.S. BADGER (distribuito da Blue Moon Trade) – Certificazione BUAV (UK), ingredienti animali: SI

Assorbenti:

HELAN, MOONCUP, NUVENIA

IGIENE DELLA CASA E DEL BUCATO:

Prodotti da evitare:

Ace-Gentile, Aiax, Air Fresh, Anitra WC, Ariel, Autan, Ava Perla, Baleno, Baygon, Baysan, Bio Presto, Bio Shout, Bolt, Bounty, Bravo, Bref, Calfort, Cif, Coccolino, Dash, Dora, Dinamo, Duraglit, Duracell, Dixan, Fabuloso, Fébrèze, Finish, Fa, Glade, Glassex, Harpic, Idraulico Liquido, Kop, Lanza, Lavasbianca, linea Ace, Lenor, Lip, Liù, Lysoform, Napisan, Nelsen, Mastro Lindo, APC, Baleno, Mister Verde, Mr Muscolo, Off!, Omo, Pril, Pronto, Pin Polin, Può, Perlana, Raid, Scottex, Soflan, Sole, Sole di Marsiglia, Sidol, Sil, Soflan, Sole, Spic&Span, Splendid, Svelto, Swiffer, Vernel, Viakal, Vim-Clorex, Woolite.Viakal, Tide, Tuono, Zest.

Prodotti cruelty free:

ALMA WIN  Certificazione Natur-Watch, ingredienti animali: NO
ARGITAL (Biolavo) – Certificazione ICEA, ingredienti animali: SI
ALLEGRO NATURA (BioErmi, HappyClean) – Certificazione ICEA, ingredienti animali: NO
CIBE (Econatura)  Certificazione ICEA, ingredienti animali: NO
HAWAI (Ekos, EcoSi’, Oris)  Certificazione ICEA, ingredienti animali: NO
HEDERA NATUR (Almacabio, Equo linea, EcoPolo) – Certificazione ICEA, ingredienti animali: NO
LYMPHA – MONDOSOLIDALE – Certificazione ICEA, ingredienti animali: NO
OFFICINA NATURAE (Linea Aequa equo-solidale) Autocertificazione, ingredienti animali: NO
SAN.ECO.VIT (Ecoblu, Ecor, Ecoland)  Certificazione ICEA, ingredienti animali: NO
YVES ROCHER

TABACCO

Sono molte le multinazionali del tabacco che finanziano la sperimentazione animale: cani, roditori e via dicendo sono costretti tramite una mascherina a inalare per tutto il giorno nicotina.

RICERCA

Le seguenti associazioni finanziano esperimenti sugli animali:

AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro)
AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla)
ANLAIDS (Associazione Nazionale per la Lotta contro l'AIDS)
ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA LOTTA AL NEUROBLASTOMA

TELETHON

TRENTA ORE PER LA VITA

Fonte: www.fermaregreenhill.net

 

GAZZETTA DI PARMA
3 MARZO 2013

Fornovo (PR), rinchiusi senza pietà: trovati morti due cani

 

Un grave episodio di maltrattamento di animali è stato scoperto nei giorni scorsi a Fornovo grazie ad un controllo delle guardie zoofile dell’ Enpa: una cagnetta ed il suo cucciolo sono stati trovati l’uno accanto all’altro, senza vita, in una baracca chiusa, senza possibilità di uscita, nessun residuo di cibo e di acqua. Due creature, in pratica, condannate, e quindi morte probabilmente per la fame ed il freddo.
Il ritrovamento
Le due bestiole - la madre è un incrocio pitbull-staffordshire - sono state infatti rinvenute all’interno di una baracca chiusa e fatiscente, situata dietro un capannone della zona industriale fornovese, adiacente alla linea ferroviaria. Lasciati senza la minima cura o senza le minime precauzioni dal proprietario: abbandonati.
Il rinvenimento è stato frutto di una segnalazione che, data la gravità, aveva indotto il caponucleo Francesco Cavalli a un intervento urgente, con la speranza di trovare gli animali ancora in vita.
La ricerca si è purtroppo conclusa con il penoso ritrovamento. I corpi dei due cani sono quindi stati sequestrati dalle stesse guardie zoofile dell'Enpa e alla fine sono stati consegnati per ulteriori accertamenti e verifiche all’istituto Zooprofilattico di Parma.
Il proprietario nei guai Più difficile è risultato individuare successivamente il proprietario.
Alcuni giorni dopo il ritrovamento, il vice caponucleo Gian Marco Basini, che aveva seguito tutta l’operazione, lo ha individuato nella persona di G.B., il quale, nonostante un infantile tentativo di depistaggio, ha riconosciuto entrambi i cani come suoi: la cagnetta Shiba e il suo cucciolo.
Al proprietario è stata pertanto contestata la presunta violazione dell’articolo 544 bis del codice penale (Uccisione di animali): ora rischia da tre a diciotto mesi. Sarà ora la magistratura a dire l’ultima parola.
Le guardie zoofile Enpa
Purtroppo Fornovo non è nuova ad azioni di maltrattamento (anche l’abbandono è considerato tale) e si auspica da parte delle istituzioni competenti una maggior attenzione preventiva. A portare alla luce questo ennesimo caso di inciviltà verso gli animali, le guardie zoofile dell’Enpa: un corpo particolarmente preparato, uscito da un lungo e complesso corso formativo e in possesso, ad esame superato, di decreto prefettizio che lo qualifica come facente funzione di polizia giudiziaria. Attività particolarmente impegnativa, quella delle guardie, perché svolta a titolo di puro volontariato e attuata nel tempo lasciato libero dalle singole professioni, sacrificando tempo, denaro e famiglia.

 

ROMA TODAY
3 MARZO 2013  

Cani denutriti e maltrattati: canile abusivo sequestrato dai carabinieri
La struttura a Cervara di Roma. Gli animali sottoposti a brutali angherie: a due di loro tagliate la coda e le orecchie

Prov. Di Roma Abbai e lamenti continui, segnale che qualcosa non andava. Le notti insonni dei cittadini di Cervara sono finite nella giornata di ieri. A causarle un canile lager che, oltre ad essere teatro delle peggiori violenze ai danni dei cani, era anche abusivo. La scoperta è avvenuta in un terreno della frazione di Fonte Martino.
Quando i militari dell'Arma sono intervenuti hanno perquisito la struttura, gestita da un 48enne di nazionalità greca, trovando 13 cani di razza "Pastori del Caucaso" tra cui 2 cuccioli. Nel corso dell'operazione i Carabinieri hanno constatato la brutalità e l'efferatezza del custode che, oltre a maltrattare gli animali facendogli mancare il cibo, aveva sottoposto i due cuccioli ad interventi di conchectomia (taglio delle orecchie) ed uno a caudotomia (taglio della coda).
I militari, durante il loro intervento hanno notato le ferite dei cuccioli non ancora cicatrizzate, frutto di interventi chirurgici eseguiti con metodi illegali. Tutti i cani sono stati affidati al servizio veterinario della A.S.L. RM/G, intervenuta sul posto insieme ai militari, e trasportati presso il canile "La Casa di Tobia" di Palestrina (RM), dove ora finalmente possono godere delle amorevoli cure dei veterinari e di un trattamento adeguato.
Lo straniero è stato denunciato a piede libero dei Carabinieri della Compagnia di Subiaco con l'accusa di maltrattamento di animali e disturbo del riposo delle persone, tutte imputazioni di cui risponderà ai magistrati della Procura di Tivoli.

 

LA REPUBBLICA
3 MARZO 2013

Tagliava la coda e le orecchie agli animali denunciato il gestore di un canile abusivo
In una frazione di Cervara di Roma è stata requisita una struttura, amministrata da un 48enne greco che maltrattava gli amici a quattro zampe, facendogli mancare il cibo, sottopondendoli ad interventi chirurgici eseguiti con metodi illegali


La notte era diventato impossibile dormire per gli abitanti di Fonte Martino, frazione di Cervara di Roma, sonno che era continuamente disturbato da abbai e lamenti di numerosi cani. E' grazie alle segnalazioni dei vicini che i carabinieri della stazione di Arsoli hanno scoperto un canile abusivo situato in un terreno non lontano dal centro abitato e lo hanno sequestrato. Quando i militari dell'arma sono intervenuti hanno perquisito la struttura, gestita da un 48enne di nazionalità greca, trovando 13 cani di razza "Pastori del Caucaso" tra cui 2 cuccioli.
Nel corso dell'operazione i carabinieri hanno constatato la brutalità e l'efferatezza del custode che, oltre a maltrattare gli animali  facendogli mancare il cibo, aveva sottoposto i due cuccioli ad interventi di conchectomia (taglio delle orecchie) e d uno a caudotomia (taglio della coda).
Quando i carabinieri sono intervenuti, hanno notato le ferite dei cuccioli non ancora cicatrizzate, frutto di interventi chirurgici eseguiti con metodi illegali. Tutti i cani sono stati affidati al servizio veterinario della A. S. L. RM/G, intervenuta sul posto insieme ai militari, e trasportati presso il canile "La Casa di Tobia", dove ora finalmente possono godere delle amorevoli cure dei veterinari e di un trattamento adeguato. Lo straniero è stato denunciato a piede libero dei carabinieri della compagnia di Subiaco con l'accusa di maltrattamento di animali e disturbo del riposo delle persone, tutte imputazioni di cui risponderà ai magistrati della procura di Tivoli.

 

GEA PRESS
3 MARZO 2013

Cervara (RM) – il canile fai da te ed i cuccioli con il taglio di coda ed orecchie (FOTOGALLERY)
Denunciato dai Carabinieri, dovrà rispondere di maltrattamento di animali ma anche di disturbo alla quiete pubblica

Un canile che, stante il comunicato dei Carabinieri, risulterebbe del tutto abusivo, ma in una struttura che si faceva notare. Non solo per la tipologia abitativa, ma anche per il fastidio del continuo abbaio dei cani che aveva indotto alcuni abitanti della zona a rivolgersi ai Carabinieri.
Una frazione di Cervara, alle porte di Roma, dove i Carabinieri del Comando Stazione di Arsoli hanno disposto il sequestro della struttura. Al suo interno 11 adulti di cane pastore del caucaso e due cuccioli. Secondo i Carabinieri, il proprietario potrebbe aver maltrattato i cani facendogli mancare il cibo e sottoponendo i cuccioli ad interventi di taglio delle orecchie e della coda.
Anche alcuni adulti sarebbero comunque risultati con la coda e le orecchie tagliate.  A quanto pare, però, le ferite dei cuccioli non erano ancora cicatrizzate, fatto questo che fa supporre ai Carabinieri di interventi chirurgici forse eseguiti in maniera illegale.
L’intervento congiunto ai medici veterinari dell’ASL RM/G si è poi concluso con il trasferimento di tutti i cani presso un canile di Palestrina. Il proprietario dei pastori del caucaso, un cittadino di origine straniera, è stato denunciato a piede libero dei Carabinieri della Compagnia di Subiaco con l’accusa di maltrattamento di animali e disturbo del riposo delle persone. Tutte imputazioni di cui risponderà ai magistrati della Procura di Tivoli.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/m/cercara-rm-il-canile-fai-da-te-ed-i-cuccioli-con-il-taglio-di-coda-ed-orecchie-fotogallery/42389

 

NEL CUORE.ORG
3 MARZO 2013

CERVARA DI ROMA, I CARABINIERI SCOPRONO UN CANILE ABUSIVO
Tredici pastori del Caucaso, due cuccioli mutilati

Scoperto un canile abusivo a Cervara (Roma) nella frazione di Fonte Martino. Sono intervenuti i carabinieri di Subiaco su segnalazione dei residenti. I militari, scrive il "Tempo" nell'edizione odierna, hanno trovato su un terreno non lontano dal centro abitato 13 cani della razza "pastori del Caucaso" dei quali 2 cuccioli. A questi ultimi il custode, uno straniero denunciato per maltrattamento di animali, aveva tagliato le orecchie. Ad uno anche la coda.

 

NEWS RIMINI
3 MARZO 2013

Sequestrati animali denutriti in stalla indecente. Due denunce
La Guardia Forestale di Rimini ha sequestrato, su disposizione della magistratura, nove cavalli e tre capre allevati, si fa per dire, in un fondo di Santarcangelo gestito da padre e figlio. I due sono stati denunciati per maltrattamento e morte di animali.

SANTARCANGELO (RN) - Gli animali erano denutriti, malati senza cure e tenuti in indecenti condizioni igienico-sanitarie.
A raccogliere alcuni mesi fa le prime segnalazioni dai cittadini della zona, vicino a via Fossa Baldini, era stata la sezione riminese dell’Anpana, Associazione nazionale protezione animali natura ambiente, che si era poi rivolta alle autorità giudiziarie.

 

L’ECO DELLE VALLI
3 MARZO 2013

Allevamento abusivo di cani: “sigilli” al terreno e denuncia

DESENZANO  (BS) -   È successo a Desenzano del Garda, in località Calvata: venti cani da caccia erano abusivamente allevati e abbaiavano a tutte le ore del giorno e della notte. Il proprietario del terreno in cui gli animali erano tenuti, un uomo di Padenghe, lo scorso 18 gennaio ha visto porre i sigilli al proprio appezzamento: così ha disposto l’ordinanza adottata dal Gip di Brescia dopo che la procura, per circa un anno, ha indagato sulla vicenda, ricorrendo al uso di fonometri. Nessun maltrattamento agli animali, ma il Comando di Desenzano ha riscontrato il superamento dei limiti di legge in quanto ad emissioni acustiche, oltre alla mancanza delle autorizzazioni necessarie per allevare cani.
Nel frattempo, gli animali sono ospitati dal canile comunale e il proprietario è stato denunciato per il reato di disturbo alla quiete pubblica – numerose erano infatti state le segnalazioni in tal senso da parte di persone residenti nelle zone limitrofe – e per abuso edilizio. “Con questo provvedimento” – ha detto l’assessore all’Ecologia e Ambiente Maurizio Maffi – è stata risolta una situazione che da tempo provocava disagio a numerose famiglie, che in più occasioni, anche pubblicamente, mi avevano sottoposto il problema. Un particolare ringraziamento va alla nostra Polizia Locale, che ha agito autonomamente è l’unica della provincia abilitata all’uso del fonometro”.

 

GEA PRESS
3 MARZO 2013

Capaci (PA) – un cane a metà, tra i binari
La volontaria animalista: è lì da più giorni, "segato".

Da alcuni giorni il cane è visibile lungo la linea ferroviaria nei pressi del campo di calcio Antonino Cardinale di Capaci (PA). Un pezzo tra i binari, un altro (comprensivo di testa) tra le due linee ferrate ed infine vari pezzetti tra cui, poco più avanti, una zampa. Fino a stamattina i poveri resti erano ancora lì, a poche decine di metri da un asilo nido. Il cane, però, è stato osservato dalla volontaria animalista Linda Guarneri, già venerdì scorso.
Il macabro ritrovamento è stato denunciato alla Polizia Municipale e secondo indiscrezioni circolate nei luoghi, non sarebbe neanche il primo caso. A due passi dalle case. Proprio da lì, qualcuno avrebbe riferito che il cane falciato dai treni è visibile da martedi scorso.
Un grosso cane randagio, o almeno così sembra. Appare infatti improbabile che qualcuno sia andato a controllare l’eventuale presenza del microchip.
Un gioco macabro, ovvero disporre un cane morto sui binari, oppure di passaggio e finito falciato da un treno in transito? Di certo è spezzato letteralmente a metà. Una zampa, poi, è volata altrove. Nessuno, però, ha rimosso quel cane mentre la zona si presenterebbe interessata anche dai lavori della metropolitana.
Cosa sia successo esattamente è impossibile dirlo. Nessuno, a quanto pare, si è accorto dell’incidente, o presunto tale. La cosa incredibile è che tutto è rimasto nei luoghi, come se nulla fosse successo.
“Appena sono arrivata sul posto – riferisce Linda Guarneri a GeaPress – non riuscivo a credere a cosa stavo vedendo. Era tutto molto facilmente raggiungibile e il cane era lì, diviso a metà. Mi chiedo – ha aggiunto la volontaria animalista – cosa sarebbe successo se si trovava a passare una persona anziana o un bambino“.
Poi la seconda parte della tragedia. Nessuno ha pensato di rimuovere il cane. “Tutto sommato meglio così – commenta un passante – almeno si è venuto a sapere cosa può succedere a due passi dalle case“. Si tratta di luoghi più volte interessati da fenomeni di abbandoni e avvelenamenti di cani. Eppure un animale che in linea teorica potrebbe avere avuto un padrone, rimane “segato” a metà in un luogo molto visibile, senza che venga rimosso. Esigenze di ordine sanitario lo imporrebbero.
Il cantiere è oggi chiuso. Non è stato possibile metterci in contatto con la ditta né con il Comune. Ovviamente siamo disponibili ad ospitare una loro replica.

 

IL TIRRENO
3 MARZO 2013

Caccia irregolare al cinghiale: multati due bracconieri

LIVORNO - Cacciavano cinghiali con modalità vietate, ma non sono sfuggiti ai controlli degli agenti del Corpo forestale dello Stato di Livorno (comando di Cecina) che li hanno sorpresi e sanzionati. Si tratta di due bracconieri scoperti in due distinti controlli: il primo all'interno di una riserva d caccia a Bibbona, l'altra nei pressi del fiume Cecina. In entrambi i casi i forestali hanno agito di notte. Nel primo caso il cacciatore era in attesa degli animali che aveva tentato di attirare spargendo granturco e pur trovandosi nella riserva di caccia non aveva segnato la giornata. Inoltre, lo spargimento di mangime è vietato dalla legge e per il bracconiere è scattata una multa di 1250 euro. Nel secondo caso, invece, nei guai è finito un altro bracconiere, peraltro già noto alle forze dell'ordine, sorpreso con un fucile dotato di puntatore laser e per questo denunciato per caccia con mezzi non consentiti. L'arma è stata sequestrata. L'uomo è stato segnalato alla questura per la sospensione della licenza di caccia. Gli uomini del comando della Forestale di Livorno continueranno ad effettuare specifici controlli nel territorio provinciale.

 

MATTINO DI PADOVA
3 MARZO 2013

Riapre lo zoo parco Valcorba con 53 specie di animali

POZZONOVO  (PD) - Si avvicina la primavera e ricomincia l’attività del zoo parco Valcorba. Oggi riapre infatti uno dei più grandi parchi faunistici del Veneto e dell’Emilia Romagna. Il Valcorba di Stroppare di Pozzonovo si estende infatti su un’area di 20 ettari, ricca di vegetazione e soprattutto capace di ospitare ben 53 specie di animali provenienti da tutto il mondo: leoni, tigri, leopardi e pantere, lemuri, enormi pappagalli, ippopotami, zebre, gru, cammelli, manguste, procioni, cervicapre, cercopitechi e tante altre specie di animali. Il percorso per i visitatori dura circa due ore e mezzo. Per informazioni, tel. 049605820.

 

LA NUOVA FERRARA
3 MARZO 2013

Gli ex litigano per il cane E interviene la polizia

Ferrara - Quando ieri è andata dall’ex marito a prendere la piccola- che su disposizione del giudice può tenere durante i week end - l’uomo si è mostrato titubante, perché insieme alla ex c’era anche il nuovo compagno. Così, per far valere le sue ragioni, la donna si è rivolta alla polizia. Fin qui sembrerebbe una delle tante questioni tra coppie separate, se non che la piccola di cui sopra non è una bambina, ma una cagnolina meticcia a pelo rosso. A conferma che attorno agli animali domestici si scatenano battaglie in punta di diritto non meno accorate di quelle per l’affidamento dei figli. E’ successo ieri mattina in via Marconi, dove attorno alle 9 è stato richiesto l’intervento di una Volante della polizia. Al loro arrivo gli agenti hanno trovato sul posto tre persone e una cagnetta. A quanto sembra, la presenza del nuovo compagno dell’ex moglie avrebbe reso il marito piuttosto restìo a consegnare l’adorata meticcia. Ma di fronte alla polizia la donna si è mostrata altrettanto decisa a far valere i suoi diritti conquistati in tribunale. Gli agenti hanno dunque appurato che in effetti il giudice aveva stabilito l’affidamento della cagnolina al “papà” dal lunedì al venerdì, mentre la “mamma” avrebbe avuto il diritto di tenerla il sabato e la domenica. Dura lex, sed lex. E la cagnetta è partita per il week-end.

 

TRENTINO
3 MARZO 2013

L’orso arriva entro metà marzo

di Giacomo Eccher

SAN ROMEDIO (TN) - Ancora pochi giorni e l'orso tornerà a San Romedio. E' atteso entro metà marzo. Venerdì, l'assessore della Comunità di Valle Ivan Battan (che si occupa della questione orso nell’ambito del protocollo sottoscritto con Curia di Trento, Provincia e Comuni di Coredo, Sanzeno e Romeno) ha siglato con una ditta di trasporti di Roma l'accordo per il trasloco in valle di Non del plantigrado attualmente in gabbia a Pescasseroli, nel Parco nazionale d'Abruzzo, dopo esser stato sequestrato dalla Forestale nella villa di un privato nel Lazio che lo deteneva illegalmente. «Si è atteso fino ad adesso - spiega Battan - anche perché con la primavera per l'orso è più facile l'adattamento nel nuovo ambiente». «Il trasporto sarà fatto con tutti i comfort, perché verrà utilizzato un mezzo speciale usato solitamente per gli ippopotami. L'orso ci entrerà senza problemi e arriverà a San Romedio senza disagi», afferma l'assessore. E quanto alle spese, Battan ribadisce che tutto rientra nel plafond previsto nel bilancio della Comunità di valle, senza un euro di aggravio, a differenza di quanto alcune voci rimbalzate in valle avevano lasciato intendere. Infatti, nel tubo – gabbia previsto all’inizio per il trasporto dell’animale l'orso Bruno abruzzese non ci sarebbe entrato perché troppo grosso. Domani, l'assessore Battan sarà a San Romedio per un'ultima verifica con i frati custodi dell'eremo che il recinto e la tana siano in regola, come prevede il protocollo e come già certificato nella corposa documentazione intercorsa in questi anni tra Curia (proprietaria del santuario), Provincia e Comune di Coredo, competente per territorio su San Romedio. Nell'eremo noneso, aspettano il ritorno dell'orso dall’estate 2 007, quando erano stati trasferiti a Spormaggiore gli orsi Cleo e Cora per far posto a Jurka, rimasta a San Romedio meno di un anno, in un recinto chiuso agli sguardi dei visitatori. Il recinto di San Romedio (non certo una reggia, ma migliore per l'orso della gabbia a Pescasseroli, assicurano gli esperti) è stato visionato più volte, con documentazione trasmessa al Commissariato del Governo di Trento, che l’ha inoltrata alla Cites (la Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione) della Forestale a Roma, dove il trasferimento dell'orso dall'Abruzzo al Trentino è fermo da quasi due anni. Una lunga trafila che ora dovrebbe vedere la conclusione. «La data precisa dell'arrivo non la so nemmeno io, ma credo che sarà entro metà marzo», si sbilancia l'assessore Battan, che segue personalmente l'operazione.

 

TG COM 24
3 MARZO 2013

Julia, 3 anni, salvata in Polonia dal suo cane
Si era persa nel nord del Paese con temperature sotto lo zero: il suo "miglior amico" le ha evitato il congelamento

Julia, una bimba di soli tre anni, si era persa nel nord della Polonia con temperature sotto lo zero: il suo "miglior amico" l'ha trovata dopo 14 ore e le ha evitato il congelamento accovacciandosi e tenendola al caldo. Il meticcio che vediamo nel video, quindi, si può considerare un vero eroe.
VIDEO

http://www.tgcom24.mediaset.it/animali/videodallarete/1002426/julia-3-anni-salvata-in-polonia-dal-suo-cane.shtml

 

NEL CUORE.ORG
4 MARZO 2013

POLONIA, A 3 ANNI SALVA GRAZIE AL SUO CANE: "L'HA RISCALDATA"
La bimba era scomparsa: assistita dall'animale

La piccola Julia, una bimba polacco di tre anni, deve dire grazie al suo cagnolino. Scomparsa di casa di notte nei giorni scorsi, la piccola è salva grazie al coraggio dell'animale. I vigili del fuoco l'hanno ritrovata vicino ad alcune paludi, non lontano da casa sua, la mattina dopo: la bimba aveva passato la notte al freddo. Ma, a vegliare su di lei, è sempre rimasto il suo fedele amico a quattro zampe, che l'ha tenuta in vita con il calore del suo corpo.
I genitori hanno dichiarato di aver visto la bambina giocare in giardino con il cane, ma poco dopo è stata data per dispersa. Le ricerche - rivela Leggo.it - sono state condotte da oltre 200 persone per tutta la notte e, c on la colonnina di mercurio a -5 gradi, in molti pensavano al peggio. 
Ora la bambina sta bene: è stata portata in ospedale per un principio di congelamento ma le sue condizioni non preoccupano.

 

IL POST
3 MARZO 2013

La guerra ai mammiferi in Nuova Zelanda
Topi, gatti e, sopratutto, opossum (ce ne sono sei per ogni neozelandese) minacciano la fauna di uccelli dell'isola: si discute molto della proposta di sterminarli tutti

Davide Maria De Luca

Il periodico statunitense Atlantic ha raccontato ieri il nuovo dibattito cominciato da qualche mese in Nuova Zelanda dove politici, giornalisti e zoologici discutono se e come rendere più dura la guerra che si combatte sull’isola contro gli animali nocivi – e che già vede il governo impegnato a seminare le foreste con tonnellate di pastiglie velenose. Alcuni parlano di creare grandi aree recintate completamente libere da questi animali nocivi. Altri invece suggeriscono un approccio più diretto e il loro totale sterminio.
I bersagli di questa guerra, contrariamente a quanto potrebbe pensare un europeo, non sono zanzare, scarafaggi o piccioni. Il nemico, per i neozelandesi, è costituito dai mammiferi. E tra questi il pericolo numero uno è l’opossum, un piccolo marsupiale arboreo, e in particolare la specie Trichosurus vulpecula, che dopo essere stato importato nel paese alla fine dell’Ottocento ha letteralmente invaso il paese.
La storia di questa campagna contro i mammiferi che ha portato a diversi dibattiti sui principali giornali del paese affonda le sue radici nella nascita stessa dell’isola: ovvero, a qualche decina di milioni di anni fa. Quando la Nuova Zelanda si separò circa 85 milioni di anni fa dalla Gondwana, il grande continente che comprendeva Africa, Australia e Antartide, era completamente priva di mammiferi (ma c’era qualche dinosauro). O almeno questa è la versione più conosciuta: ricerche recenti hanno mostrato che in realtà sull’isola esistevano piccoli mammiferi, che non diventarono mai più grandi di un topolino e che probabilmente si estinsero circa 16 milioni di anni fa (a questi vanno aggiunti i pipistrelli che arrivarono volando sull’isola).
Più in generale, anche le altre specie non si trovavano particolarmente a loro agio sull’isola. C’erano alcune rane – caso piuttosto raro in un’isola – e praticamente nessun rettile, a parte il tuatara, una specie di lucertola lunga una decina di centimetri. Il tuatara esiste ancora oggi ed è ritenuto un fossile vivente, nel senso che è praticamente identica ai fossili dei suoi antenati di decine di milioni di anni fa.
I padroni dell’isola erano, e in un certo senso sono tuttora, gli uccelli. Liberi di evolversi in forme e dimensioni diverse, quasi privi di predatori, gli uccelli prosperarono nell’isola per milioni di anni. «Questa è la più melodiosa delle musiche selvagge che abbia mai sentito», scrisse sul suo giornale di bordo il capitano James Cook, lo scopritore dell’Australia, quando approdò la prima volta in Nuova Zelanda.
I neozelandesi prendo questa storia naturale molto sul serio. Il simbolo nazionale è il kiwi, un goffo uccello che non è più capace di volare, e “kiwi” è anche il nomignolo che usano i neozelandesi per riferirsi a sé stessi. Radio NZ, tutte le mattine prima del notiziario, trasmette un minuto di canti di uccelli. E oggi, pur di difendere la loro fauna, alcuni chiedono di spendere fino a 20 milioni di euro per affrontare una volta per tutte il problema degli animali nocivi, cioè i mammiferi.
Il problema, infatti, è che la colorata fauna di uccelli neozelandesi si è evoluta per milioni di anni senza dover fare i conti con l’aggressiva competizione dei mammiferi. Ma da quando sono arrivate le prime navi europee, insieme ai coloni scesero a terra anche i primi mammiferi. I roditori cominciarono ad assaltare i nidi indifesi per rubare le uova o mangiare i piccoli, i gatti cominciarono a predare anche gli individui adulti mentre i conigli iniziarono una competizione sleale per la flora di cui si nutrivano gli uccelli. Ma tra tutti questi animali il più odiato di tutti è l’opossum: è un animale arboreo, quindi occupa lo stesso habitat di molti uccelli, e si riproduce in fretta: si stima che ce ne siano attualmente 30 milioni in tutta l’isola, 6 per ogni cittadino neozelandese. Ma, cosa più grave di tutte – scrive ironicamente l’Atlantic – a differenza degli altri, è australiano.
Già oggi il governo fa spargere migliaia di piccole sfere di veleno dall’odore di cannella in alcune delle aree più remote della foresta, per cercare di proteggere dai mammiferi le zone di riproduzione delle specie più a rischio. La gran parte delle isole che circondano la Nuova Zelanda sono state liberate negli scorsi anni da tutte le specie animali non autoctone, ma negli ultimi mesi queste misure ad alcuni non sono sembrate più sufficienti.
Tra gli altri, un milionario ha creato una fondazione per raccogliere un milione di dollari con cui portare a compimento lo sterminio dei roditori che abitano le isole degli Antipodi – la campagna si chiama Million Dollar Mouse, un topo da un milione di dollari. Alcuni professori hanno iniziato un dibattito sulla radio dal titolo “Uccidi un ermellino, salva la Nuova Zelanda”. C’è anche chi ha proposto di includere i gatti domestici nello sterminio, suscitando feroci polemiche. Dietro queste campagne non c’è soltanto una specie di nazionalismo faunistico.
Tenere sotto controllo le specie non autoctone è effettivamente importante per preservare la biodiversità dell’isola che tra l’altro, grazie al turismo, costituisce una delle principali risorse dell’economia neozelandese. I piani di sterminio totale, in ogni caso, sono probabilmente destinati a restare sulla carta. Si tratterebbe non solo di operazioni molto costose, decine o forse addirittura centinaia di milioni di euro, ma che richiederebbero soprattutto moltissimo tempo: non meno di vent’anni, stimano i naturalisti.
http://www.ilpost.it/2013/03/02/la-guerra-ai-mammiferi-in-nuova-zelanda/ 

 

NEL CUORE.ORG
3 MARZO 2013

CITES, LA THAILANDIA ANNUNCIA LA FINE DEL COMMERCIO DELL'AVORIO
Lo ha detto il premier alla conferenza di Bangkok

Il governo thailandese porrà fine al commercio dell'avorio. Lo storico annuncio, riferisce il Wwf, è stato dato all'apertura della conferenza della CITES (la Convenzione sul commercio internazionale di specie minacciate di estinzione), a Bangkok da oggi al 14 marzo.
Il primo ministro Thailandese, Yingluck Shinawatra, afferma l'organizzazione, ha dichiarato che si impegnerà a porre fine al commercio dell'avorio in Thailandia, cogliendo un'opportunità cruciale per stroncare il commercio globale di specie selvatiche. La decisione è arrivata dopo l'appello di circa 1,5 milioni di cittadini da tutto il mondo, che hanno firmato la petizione avorio lanciata dal Wwf.
"Come prossimo passo - ha detto Shina watra - riformeremo la legislazione nazionale con l'obiettivo di porre fine al commercio dell' avorio e allinearci con le normative internazionali. Questo ci aiuterà a proteggere tutte le specie di elefanti, da quelli africani a quelli tailandesi selvatici o domestici".
Porre fine a ogni forma di commercio dell'avorio in Thailandia - oggi il più grande mercato dell'avorio non regolamentato al mondo - avrà un ruolo determinante, sottolinea il Wwf, "nell'arginare un drammatico bracconaggio globale che sta causando la strage di decine di migliaia di elefanti ogni anno e che alimenta un'attività criminale internazionale legata al commercio di parti di animali, un traffico illegale secondo solo a quello di armi e droga".

 

SASSILAND
4 MARZO 2013

MALTRATTAMENTI DI ANIMALI, A BERNALDA LA FORESTALE DENUNCIA UN CITTADINO
L’uomo deteneva cani in luoghi angusti ed in condizioni igienico-sanitarie precarie.

Bernalda (MT) - E’ stato denunciato un cittadino dal Corpo Forestale dello Stato di Matera, accusato di detenzione di cani in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze e ricettazione.
L’intervento, operato dal Comando Stazione di Montescaglioso,con la collaborazione dei medici veterinari
dell’A.S.M. di Matera, è scaturito da una  segnalazione da parte di alcuni cittadini.                
Durante il sopralluogo si è rinvenuta un’area, nel centro urbano di Bernalda, in cui vi erano baracche, realizzate con materiali di recupero e rifiuti metallici ossidati con punte acuminate che potevano ferire gli animali, adibite a cucce , all’interno delle quali vi erano 3 pastori tedeschi e 1 Fox Terrier. Gli animali, tenuti in condizioni igienico- sanitarie alquanto precarie, a causa del protratto periodo di costrizione nello spazio disponibile molto limitato, deambulavano con difficoltà.I ricoveri non si presentavano assolutamente idonei a garantire il benessere animale, con una pavimentazione in terra battuta, non adatta a smaltire gli effluenti degli animali.  Inoltre, erano presenti notevoli quantità di erba secca e vegetazione arbustiva combusta proveniente da un incendio che aveva interessato l’area circostante che potrebbe aver messo in pericolo la vita dei cani presenti. Il detentore dei cani in questione non è stato in grado di esibire né documentazione identificativa degli animali in suo possesso né documentazione relativa alla profilassi necessaria per preservare gli animali da patologie.
 Dal prosieguo degli accertamenti si è appurato che per il Fox Terrier, in possesso del suddetto cittadino, era stata sporta denuncia di furto. Il soggetto detentore dei cani è stato deferito all’Autorità Giudiziaria per detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e per ricettazione. Questa operazione  è un ulteriore esempio di collaborazione tra cittadinanza ed istituzioni.

 

UMBRIA 24
4 MARZO 2013

Nocera Umbra (PG), lupo agonizzante per bocconi avvelenati ma viene salvato dalla Forestale
'Ezechiele jr' soccorso a San Giovanni di Boschetto. Ora sta meglio ma è allarme bracconaggio in tutta la regione.

di Iv. Por.

Ancora un lupo avvelenato. Dopo i due episodi di animali morti in Valnerina, stavolta gli uomini della Forestale di Nocera Umbra sono riusciti a salvare un giovane esemplare trovato sabato. Il Lupo appenninico maschio trovato in loc. San Giovanni di Boschetto in Comune di Nocera Umbra presentava con sintomi evidenti di avvelenamento.
Bocconi avvelenati Gli uomini della forestale, allertati da un cittadino della zona che ha avvistato il lupo agonizzante, sono prontamente intervenuti sul insieme al medico veterinario Sandro Bianchini. L’intervento tempestivo ha permesso di salvare l’animale che presentava tutti i sintomi evidenti di intossicazione per ingestione di bocconi avvelenati.
Salvato dalla stupidità Il lupo “Ezechiele jr” sta meglio ed è ora affidato alle cure del dottor Bianchini. La speranza degli agenti forestali è quella di poterlo presto liberare nel suo ambiente naturale, di riportarlo alla sua vita selvaggia lontano, si spera, dalla stupidità e dalla cattiveria dell’uomo.
Fenomeno diffuso Le cronache degli ultimi giorni riportano in drammatica evidenza il fenomeno gravissimo e deplorevole dell’abbandono di esche e bocconi avvelenati in varie zone della regione e vittime di questo fenomeno sono, sempre più spesso, i magnifici esemplari di lupi del nostro Appennino. Il maggiore fattore di rischio per il lupo, specie integralmente protetta, è rappresentato dalla pressione antropica, esercitata perlopiù attraverso il bracconaggio: armi da fuoco, ma soprattutto bocconi avvelenati e lacci. La forestale sta indagando ad ampio raggio per individuare i responsabili.

 

GEA PRESS
4 MARZO 2013

Umbria – avvelenato il lupo Ezechiele – L’intervento della Forestale lo ha tratto in salvo (FOTOGALLERY)
La speranza è di vederlo al più presto lontano dalla stupidità e malvagità dell'uomo

GEAPRESS – Un giovane lupo avvelenato in località San Giovanni di Boschetto nel Comune di Nocera Umbra (PG). A distanza di poco tempo dal ritrovamento di altri due lupi sempre in provincia di Perugia e purtroppo rinvenuti già morti per sospetto avvelenamento (vedi articolo GeaPress).
In località San Giovanni di Boschetto sono tempestivamente intervenuti i Forestali del Comando Stazione di Nocera Umbra. Ad avvisarli un cittadino della zona che ha notato il canide ormai agonizzante. Assieme ai Forestali il Medico Veterinario dott. Sandro Bianchini. I sintomi da avvelenamento erano molto evidenti. Il pronto intervento ha però permesso di tamponare l’emergenza e la speranza è ora di poterlo presto liberare nel suo ambiente naturale.
Il lupacchiotto è stato chiamato “Ezechiele jr” e tutti sperano di poterlo restituire alla vita selvaggia lontano, commentano dal Corpo Forestale dello Stato, dalla stupidità e dalla cattiveria dell’uomo.
La stessa Forestale ha voluto sottolienare come le cronache degli ultimi giorni hanno riportato in tutta la loro drammatica evidenza il fenomeno gravissimo e deplorevole della distribuzione dei bocconi avvelenati. Esche tossiche abbandonate in varie zone dell’Umbria. Vittime di questo fenomeno sono, sempre più spesso, i magnifici lupi del nostro Appennino.
Un animale che rimane a rischio e per questo tutt’ora considerato specie integralmente protetta. Il principale pericolo, riferisce sempre il Corpo Forestale, è la pressione antropica esercitata soprattutto attraverso il bracconaggio. Armi da fuoco, ma anche bocconi avvelenati e lacci-cappio.
Le indagini della Forestale proseguono ora per individuare del responsabile dell’insano gesto.
Nei giorni scorsi, a proposito di analoga moria di lupi avvenuta nel Parco Nazionale d’Abruzzo, il presidente dell’Ente Parco Giuseppe Rossi, aveva sottolineato come l’esigenza di protezione del lupo sembra stia venendo pericolosamente meno. Fantasiose quanto dannose immagini di animale “nocivo” ed inopportune valutazioni della politica su presunte esigenze di “abbattimenti selettivi”, possono così aver contribuito ad ombrare la fondamentale importanza che il lupo riveste per la salvaguardia dell’ambiente naturale.
VEDI FOTOGALLERY:

http://www.geapress.org/m/umbria-avvelenato-il-lupo-ezechele-lintervento-della-forestale-lo-ha-tratto-in-salvo-fotogallery/42468

 

BOLOGNA 2000
4 MARZO 2013

A Santarcangelo di Romagna (RN) cavalli uccisi dalla fame. Zanoni: “Complimenti ai volontari dell’ANPANA. Ora tocca alla magistratura punire in modo esemplare i colpevoli”

Il blitz del Corpo Forestale dello Stato, su segnalazione dell’ANPANA, ha portato al sequestro di nove cavalli in una stalla lager e alla denuncia dei proprietari degli animali. L’eurodeputato Andrea Zanoni ha affermato: «Mi complimento con l’associazione riminese, che è riuscita a salvare da morte certa questi poveri animali. Mi auguro che tanta crudeltà venga punita con pene severe».
Durante il blitz del Corpo Forestale dello Stato, ordinato dal magistrato Davide Ercolani, a Santarcangelo di Romagna (RN), sono stati trovati cavalli in fin di vita per malnutrizione, semisepolti dallo sterco, malati e sofferenti al punto da non riuscire a reggersi sulle zampe. Gli uomini della Forestale hanno sequestrato nove cavalli e tre capre in un fondo di Santarcangelo, gestito da padre e figlio, che sono stati poi denunciati per maltrattamento e morte di animali.
La sezione riminese dell’Associazione Nazionale Protezione Animali Natura Ambiente (ANPANA), presieduta da Clara Corbelli, aveva raccolto le denunce di cittadini che vivono nella zona di via Fossa Baldini e che segnalavano una stalla-lager. Nelle ultime settimane alcuni cavalli sono morti di stenti e altri sono stati “messi a pascolo” dai gestori del fondo in altre zone dove, però, non c’era nulla che potessero mangiare. Una settimana fa, per questo, è deceduta una puledrina di nemmeno un anno ridotta ormai a uno scheletro dalla fame.
Venerdì scorso, il magistrato Davide Ercolani ha disposto l’immediato sequestro di nove cavalli e tre caprette. La scena che si è presentata agli uomini della Forestale, alle Guardie eco-zoofile dell’ANPANA e ai veterinari dell’Ausl al momento dell’irruzione è stata straziante: cavalli ridotti pelle e ossa, un paio sdraiati a terra senza più nemmeno la forza di sollevare la testa, affamati e assetati, pieni di acari, ammalati e immersi nel loro sterco.
Alcuni animali sono stati sottoposti a flebo mentre i soccorritori cercavano faticosamente di alzare quelli stesi a terra, che se fossero rimasti ancora in quella posizione sarebbero morti. Per uno dei cavalli le condizioni sono disperate, ma si sta tentando l’impossibile per salvarlo: è stato trovato catatonico, con gli occhi sbarrati, incapace di reagire a qualsiasi stimolo.
I colpevoli di tanta sofferenza, i due allevatori, hanno affermato che avevano deciso di abbandonare a se stessi quegli animali che non rendevano nulla, ma che costavano in biada e acqua.
L’eurodeputato Andrea Zanoni, vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere degli Animali al Parlamento europeo ha affermato: «Mi complimento con le Guardie eco-zoofile dell’ANPANA. È grazie al lavoro di questi tenaci volontari che si è potuto scoprire l’orrore che stavano vivono quei poveri animali. Ora è compito della magistratura dimostrare che un Paese come l’Italia non può accettare tali barbarie. Le persone che sono state individuate devono essere punite con pene esemplari, perché si sono rese colpevoli di atti di una crudeltà inaudita e ingiustificata. La giustizia deve avere un ruolo preventivo e, per far in modo che altri non si macchino di reati simili, deve fare il suo corso fino in fondo arrivando a comminare il massimo della pena prevista». 

 

LA PROVINCIA DI COMO
4 MARZO 2013

Boa e camaleonti morti
Abbandonati in una roggia

AROSIO (CO) - Due boa, lunghi ognuno più di un metro. E poi tre tartarughe e una decina di altri rettili, tra gechi e camaleonti. Tutti morti, infilati come spazzatura in sacchetti di plastica e abbandonati in una roggia a bordo strada.
A fare il triste ritrovamento, stamattina, i volontari della Protezione civile di Arosio, che hanno subito avvisato il Corpo forestale. E la speranza, ora, è che, grazie ad altro materiale ritrovato accanto alle carcasse, si possa risalire al proprietario.
La scoperta è stata effettuata durante un servizio di ripristino ambientale. Una gruppo di sette persone, che ha scelto come pezzetto di paesaggio malridotto da ripulire dall'incuria un tratto di strada lungo il quale corre una roggia, tra Anzano del Parco e Lurago d'Erba.
A catturare la loro attenzione, i sacchi trasparenti abbandonati sulla riva. Zeppi di animali esotici ormai senza vita.

 

CIAO COMO
4 MARZO 2013

Puliscono la roggia, trovano due serpenti morti

Serpenti, due boa di quasi un metro, poi tartarughe e rettili: camaleonti in particolare. Tutti animali morti, messi in un sacco di plastica e gettati ai lati della strada, in una roggia tra Anzano e Lurago d'Erba. La sconcertante scoperta è stata fatta nelle ultime ore dal gruppo volontari della Protezione civile di Arosio, impegnati in un'operazione di sistemazione della roggia. Durante la pulizia, ecco che si sono imbattuti nei sacchi con all'interno i resti di questi animali deceduti da parecchio tempo. Non sarà facile poter risalire al proprietario e capire il perchè di questo gesto: i volontari hanno, comunque, segnalato il ritrovamento anche al Corpo Forestale dello Stato per le indagini di rito.

 

GEA PRESS
4 MARZO 2013

Castel Volturno (CE) – sequestro allevamento di bufale
Intervento del Corpo Forestale dello Stato

Nuovo intervento del Corpo Forestale dello Stato, nel settore dell’allevamento di bufale del casertano. A finire sotto sequestro un’azienda nel Comune di Castel Volturno. 
Secondo quanto hanno avuto modo di appurare i Comandi Stazione di Caserta e Castel Volturno, avvlendosi del supporto tecnico dell’ASL e dell’ARPAC, sarebbe stata messa in atto una gestione irregolare dei rifiuti, oltre che la mancata registrazione di un bovino nella banca dati regionale. In tutto, presso l’azienda in questione, sono detenuti circa 100 capi.
I rifiuti, rimossi meccanicamente dai paddock e costituiti da liquami ed eiezioni zootecniche, sarebbero stati stoccati irregolarmente e smaltiti mediante ruscellamento nei terreni limitrofi, fino ad interessare un fosso/canale. Da ulteriori approfondimenti sarebbe inoltre emersa la presenza di una tubazione di scarico, proveniente dalla sala latte, che scaricava direttamente in un fosso/canale di regimentazione delle acque piovane.
Questo, pertanto, alla base del sequestro preventivo ed alla denuncia all’Autorità Giudiziaria del responsabile dell’allevamento per smaltimento illegale di reflui zootecnici e scarico abusivo.

 

IN ALESSANDRIA
4 MARZO 2013

Animali in viaggio per oltre mille km senza la possibilità di abbeverarsi: sanzionati ditta e autotrasportatore

Prov. Di Alessandria - Nelle prime ore della mattina del 1° marzo personale della Sottosezione Polizia Stradale di Ovada ha fermato lungo l’A/26 dei trafori un mezzo industriale che trasportava bovini adulti provenienti dalla Francia.
Tutta in ordine la documentazione, gli animali erano accompagnati dalle prescritte certificazioni, ma un esame più approfondito del veicolo ha permesso di accertare che i dispositivi di abbeveraggio e di aerazione non erano funzionanti.
In pratica gli animali stavano effettuando un viaggio di oltre mille chilometri (all’incirca 14/16 ore di viaggio) senza avere la possibilità di bere e senza che il termometro presente sul mezzo potesse far rilevare la temperatura presente sul rimorchio durante il viaggio.
E’ stato richiesto l’intervento di personale veterinario della sede di Ovada della ASL AL, che ha verificato le condizioni generali degli animali ed eseguito un controllo accurato.
L’esame  si è concluso con la contestazione di infrazioni amministrative al conducente ed alla impresa Italo-slovena che prevedono il pagamento di sanzioni da 2.000 a 6.000 euro.
E’ stata trasmessa segnalazione all’organo di rilascio dell’autorizzazione per le verifiche di competenza. 
Tale verifica fa seguito a tutta una serie di controlli effettuati sul trasporto delle merci alimentari (fresche, congelate e surgelate) operate nel mese di febbraio 2013 dalla Sottosezione Polizia Stradale di Ovada che ha permesso l’individuazione di violazioni amministrative nello specifico campo (merce trasportata su veicoli non idonei, merce in viaggio senza il rispetto delle temperature, veicoli utilizzati per il trasporto di alimenti non in possesso di autorizzazione sanitaria).Dopo aver frequentato corsi sulla materia, fortemente voluti dal Dirigente della  Polizia Stradale di Alessandria, Dott.ssa Marina Listante, si raccolgono dunque i primi risultati nel settore dei controlli nel territorio provinciale sul trasporto di animali vivi, soprattutto in ambito internazionale.
Sempre più spesso programmi televisivi e giornali hanno posto in evidenza le problematiche sulla sofferenza degli animali ed anche per quelli destinati al macello, le regole imposte dall’Unione Europea, richiamano condizioni tali da non esporre l’animale a lesioni e sofferenze inutili.
In tale ottica sono stati sollecitati ed ottenuti incontri formativi con personale sanitario delle A.S.L. che ha fornito agli agenti della polizia stradale provinciale gli elementi per i controlli su strada di tali tipologie di trasporto.

 

MATTINO DI PADOVA
4 MARZO 2013

S’impiglia tra i rovi vicino al canale, cagnolino salvato a Este
Vigili del fuoco chiamati da alcuni passanti: il cane non riusciva più a salire da un argine. Molti passanti si sono fermati ad assistere al salvataggio

ESTE (PD). Salvataggio con tanto di spettatori in ansia per i vigili del fuoco di Este. Protagonista, suo malgrado, un cagnolino randagio. Si era avventurato forse un po’ troppo vicino all’acqua del canale. Poi, quando è rimasto intrappolato tra i rovi, se l’è vista brutta ed è entrato in panico. A salvarlo sono arrivati i vigili atestini.
Minuti di agitazione, domenica pomeriggio, per un simpatico yorkshire rimasto impigliato tra la vegetazione sull’argine del canale Bisatto. L’animale, un randagio molto noto alla periferia del centro storico, è probabilmente caduto tra i rovi dell’argine di via Martiri della Libertà, non riuscendo più a liberarsi. Alcuni passanti, che ieri pomeriggio affollavano il percorso arginale, hanno chiesto l’intervento dei pompieri, che con grande professionalità hanno liberato e tranquillizzato l’animale. Ci sono voluti ben tre vigili per riuscire a disincagliare le zampe del cane dai rovi.
Lo yorkshire è stato quindi affidato alle cure di un veterinario, anche se è al termine della visita è risultato essere in perfetta forma, cuore a mille a parte. Decine di passanti hanno assistito al salvataggio, concedendo ai soccorritori e al cagnolino un caloroso applauso alla fine dell’intervento.
FOTO
http://mattinopadova.gelocal.it/foto-e-video/2013/03/04/fotogalleria/s-impiglia-tra-i-rovi-vicino-al-canale-cagnolino-salvato-a-este-1.6637277

 

OGGI NOTIZIE
4 MARZO 2013

Animali iscritti all'anagrafe con il cognome dei padroni

Roma - Cani e Gatti con il "cognome" e registrati all'anagrafe per aver diritto alle cure mediche e ad ereditare i beni dei propri "genitori".
Fa discutere la proposta dell'Aidaa, associazione italiana difesa animali e ambiente, per dare il proprio cognome al cane ed al gatto di casa, cosi come li si da al proprio figlio.
L'associazione ambientalista propone di inserire il cognome di micio e fido nell'anagrafe comunale, in modo che l'animale domestico possa avere i diritti necessari riconosciuti ai componenti della famiglia: diritto alle cure veterinarie, diritto ad ereditare i beni di famiglia (con tutor), ma che sopratutto obblighi la propria famiglia ad avere verso di lui tutti i doveri che discendono dall'essere anche micio e fido un “componente speciale” della famiglia di appartenenza, questo aiuterebbe sicuramente a ridurre l'abbandono estivo dei nostri amici a quattro zampe, ma imporrebbe anche una serie di comportamenti maggiormente responsabili da parte di coloro che “adottano” micio e fido, che di fatto prendendo il cognome del “loro compagno umano” diventano parte integrante della famiglia.
Oggi con la nuova legge sui condomini con la quale è tolta la proibizione di tenere animali in casa si è fatto un piccolo passo avanti, AIDAA sostiene la necessità di andare oltre e di poter dare il proprio cognome a micio e fido che sarebbe cosi iscritto oltre che all'anagrafe canina, anche nell'apposito registro dei “componenti speciali della famiglia”, iniziativa che a dire degli animalisti potrebbe essere allargata tranquillamente anche agli altri animali domestici, cavalli compresi.
“Sono oramai tantissime le persone che trattano micio e fido come dei componenti della propria famiglia - dice Lorenzo Croce, presidente di AIDAA e promotore dell'iniziativa - certo non come componenti umani, ma non riusciamo a capire perchè anche loro, e con loro tutti gli altri animali domestici dai canarini, fino al cavallo di casa non possano assumere il nostro cognome, sono parte della nostra famiglia".
"E' ora - conclude Croce - di superare il vecchio concetto di proprietà, cani e gatti ce lo dimostrano tutti i giorni che noi non siamo loro padroni ma al massimo loro compagni di avventura in questa vita, ed allora, se sono parte della nostra famiglia,tanto vale che vengano riconosciuti ufficialmente come tali e come tali trattati con diritti e doveri”.

 

NEL CUORE.ORG
4 MARZO 2013

PROPOSTA DI LEGGE A FIRMA BRAMBILLA: IL CAVALLO DIVENTI ANIMALE D'AFFEZIONE

Riconoscere cavallo, asino, mulo e bardotto come animali da compagnia, vietarne la macellazione, l'importazione e l'esportazione a fini alimentari, vietare la vendita e il consumo della carne equina, vietare l'utilizzazione degli equidi in spettacoli o manifestazioni pericolose o degradanti, assicurare la tracciabilità dei cavalli attraverso interventi sull'anagrafe equina. E' il contenuto della proposta di legge che l'on. Michela Vittoria Brambilla, in rappresentanza della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, depositerà a sua firma all'insediamento del parlamento e che ha illustrato oggi a Milano insieme con Antonio Nardi-Dei, presidente di Italian Horse Protection, prendendo spunto dallo scandalo delle "lasagne al cavallo" che interessa numerosi Paesi europei.
In attesa di una soluzione definitiva del problema, la Federazione ha intanto chiesto ai ministri della Salute e delle Politiche agricole di sospendere cautelativamente le importazioni di cavalli vivi e di carne di cavallo, quantomeno dai Paesi che non danno sufficienti garanzie per la salute dei consumatori.
Allo stato attuale, infatti, non solo non c'è obbligo normativo di indicare la provenienza della carne di cavallo commercializzata nel nostro Paese (come ad esempio è invece per la carne bovina per la quale viene tracciata l'intera filiera), ma vi è il ragionevole sospetto che all'estero o anche in Italia, dato la confusione regnante nella nostra anagrafe equina, finiscano nella catena alimentare animali trattati con sostanze pericolose per la salute umana.
"Nei confronti del cavallo, l'uomo mostra spesso il peggio di sé, tradendo il suo patto plurimillenario con un vero amico – afferma l'.on. Brambilla - Da sempre accanto al lui, per offrirgli la collaborazione in battaglia, nei lavori agricoli, come mezzo di trasporto e come amico fedele, questo meraviglioso animale continua ad essere sfruttato in mille modi: nei circhi, sulle piste delle ippodromi ufficiali, magari obbligato a rigide ed innaturali discipline agonistiche; nelle corse clandestine; sui sampietrini romani (e non solo) a trascinare carrozzelle sotto la pioggia o con il caldo torrido; lanciato a folle velocità sui tracciati medievali dei palii. Nella maggior parte dei casi, con il macello come ultima stazione, magari dopo avere affrontato interminabili viaggi dall'est in condizioni degradanti.
Da noi, è una specie animale sfruttata - letteralmente – fino all'osso: mentre nel mondo anglosassone mangiare il cavallo è quasi inconcepibile – in alcuni Stati americani è addirittura illegale, l'Italia vanta invece il triste primato di maggiore consumatore di carne equina di tutta l'Europa".
Quindi è necessario cambiare l'inquadramento normativo attuale, che identifica il cavallo come "animale da reddito", estendo a questo meraviglioso animale tutte le tutele necessarie. La proposta di legge dell'ex ministro del turismo, oltre a riconoscere il cavallo come animale d'affezione (con tutto quello che comporta in termini di divieto di maltrattamento, di sfruttamento, di macellazione e di importazione ed esportazione di cavalli a fini alimentari), fissa criteri per la custodia e la cura degli equini, spesso detenuti in condizioni non adeguate. Istituisce un registro anagrafico degli equini presso le Asl che dia garanzia di tracciabilità e riconducibilità all'effettivo proprietario o possessore. Regola le modalità di addestramento. Abolisce le aste di equini di proprietà delle Forze armate e di altri enti pubblici, che potranno essere affidati ad associazioni. Per gli equini anziani o malati prevede convenzioni con strutture private o veri e propri "pensionati". Introduce inoltre sanzioni per chi viola la legge e il rafforzamento dell'istituto della confisca.
Oltre a Nardi-Dei, erano presenti e sono intervenuti Nadia Zurlo di Lav, Laura Rossi della Lega del cane, Sergio Sellitto, vicepresidente nazionale dell'Enpa, Alessandra Roma di SOS Levrieri (altra specie animale sfruttata per le corse).

 

IL GIORNALE
4 MARZO 2012

Scandalo della carne equina E se i cavalli diventassero animali da compagnia?
Le tracce di carne equina in molti prodotti a base di manzo in tutta Europa. La proposta della Brambilla: stop alla macellazione degli equidi

Fabio Franchini

Contro lo scandalo della carne equina in prodotti a base di manzo che sta dilagando in tutta Europa, arriva una proposta forte da Michela Vittoria Brambilla. La neo deputata nel corso della conferenza stampa all'Hotel Principe di Savoia (Milano) ha presentato la proposta di legge sullo stop alla carne di cavallo che a breve porterà alle Camere. "Riconoscere cavallo, asino, mulo e bardotto come animali da compagnia, vietarne la macellazione, l’importazione e l’esportazione a fini alimentari, vietare la vendita e il consumo della carne equina, vietare l’utilizzazione degli equidi in spettacoli o manifestazioni pericolose o degradanti, assicurare la tracciabilità dei cavall i attraverso interventi sull’anagrafe equina". È questo il contenuto della proposta di legge che la deputata Pdl, in rappresentanza della Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, depositerà a sua firma all’insediamento del Parlamento e che ha illustrato oggi a Milano insieme ad Antonio Nardi-Dei, presidente di Italian Horse Protection, prendendo spunto dallo scandalo delle "lasagne e polpettine al cavallo" che sta interessndo numerosi Paesi europei.
In attesa di una soluzione definitiva al problema, la Federazione ha chiesto ai ministri della Salute e delle Politiche agricole di sospendere in misura cautelarele importazioni di cavalli vivi e di carne di cavallo, per lo meno dai Paesi che non danno sufficienti garanzie per la salute dei consumatori.
Ad oggi, infatti, non solo non vi è l'obbligo di indicare la provenienza della carne di cavallo commercializzata nel nostro Paese (come ad esempio è invece d'obbligo per la carne bovina, interamente tracciata), ma vi è il fondato sospetto che sia all'estero sia in Italia, data la confusione regnante in materia, finiscano nella  catena alimentare animali trattati con sostanze pericolose per la salute umana.
“Nei confronti del cavallo, l’uomo mostra spesso il peggio di sé, tradendo il suo patto plurimillenario con un vero amico – sostiene l’onorevole - Da sempre accanto al lui, per offrirgli la collaborazione in battaglia, nei lavori agricoli, come mezzo di trasporto e come amico fedele, questo meraviglioso animale continua ad essere sfruttato in mille modi: nei circhi, sulle piste delle ippodromi ufficiali, magari obbligato a rigide ed innaturali discipline agonistiche; nelle corse clandestine; sui sampietrini romani (e non solo) a trascinare carrozzelle sotto la pioggia o con il caldo torrido; lanciato a folle velocità sui tracciati medievali dei palii.
Nella maggior parte dei casi, con il macello come ultima stazione, magari dopo avere affrontato interminabili viaggi dall’est in condizioni degradanti. Da noi, è una specie animale sfruttata  - letteralmente – fino all’osso: mentre nel mondo anglosassone mangiare il cavallo è quasi  inconcepibile – in alcuni Stati americani è  addirittura illegale, l’Italia vanta invece il triste primato di maggiore consumatore di carne equina di tutta l’Europa”.
La tesi è chiara: è necessario cambiare l’inquadramento normativo attuale, che identifica il cavallo come “animale da reddito”, estendendo a questo animale tutte le tutele necessarie. La proposta di legge dell’ex ministro del turismo, oltre a riconoscere il cavallo come animale d’affezione (con tutto quello che comporta in termini di divieto di maltrattamento, di sfruttamento,  di macellazione e di importazione ed esportazione di cavalli a fini alimentari), fissa criteri per la custodia e la cura degli equini, spesso detenuti in condizioni non adeguate.
Istituisce un registro anagrafico degli equini presso le Asl che dia garanzia di tracciabilità e riconducibilità all’effettivo proprietario. Regola le modalità di addestramento. Abolisce le aste di equini di proprietà delle Forze armate e di altri enti pubblici, che potranno essere affidati ad associazioni. Per gli equini anziani o malati prevede convenzioni con strutture private o veri e propri “pensionati”. Introduce inoltre pesanti sanzioni per chi viola la legge.
Il boom dello scandalo carne di cavallo si sta allargando sempre più: Michela Brambilla inizia la sua nuova battaglia.

 

ALTO ADIGE
4 MARZO 2013

Wwf: «Salvate i nidi di aironi e cormorani sulle rive dell’Adige»
Maistri: «Pesante disboscamento dei Bacini montani ma dobbiamo proteggere il boschetto dei salici»

BOLZANO. «Dobbiamo salvare i nidi dei cormorani e degli aironi cenerini che nidificano sull’Adige. E dobbiamo farlo al più presto». Roberto Maistri, presidente provinciale del Wwf, lancia l’allarme. «I Bacini montani ed il Comune stanno lavorando al disboscamento delle rive dell’Adige e spero che stiano procedendo a ragion veduta perchè poco dopo la confluenza con l’Isarco c’è un boschetto di salici che questi volatili hanno scelto per nidificare. Chi disbosca lo deve sapere!».
Maistri capisce le esigenze di sicurezza in caso di piena del piano di sicurezza idraulica ma spiega che l’ambiente va salvaguardato. I lavori vanno avanti da settimane con una pulizia delle rive e degli argini che parte dal Talvera, arriva al’Isarco e quindi all’Adige. Un lavoro certosino che punta alla cura ed alla sicurezza delle nostre rive e degli argini ma che deve però anche guardare oltre. Sì perchè la natura che ci sta attorno muta di continuo.
I gabbiani che un tempo risalivano l'Adige solo nei freddi mesi d'inverno, oggi sono una presenza stabile e familiare nei cieli di Bolzano. Basta alzare lo sguardo, soprattutto alla Zona industriale per rendersene conto. Anche gli aironi hanno violato le porte della città, pescano tranquilli nel Talvera, lungo le passeggiate, vicino ai ponti del Museion, quasi fossero tra i canali di Amsterdam. Ricordiamo che per la prima volta nel 1997 una coppia di aironi cinerini nidificò in Alto Adige e da allora nei boschi ripariali e paludosi e lungo i corsi d’acqua è possibile osservare degli aironi grigi tutto l’anno.
Lo stesso vale per i cormorani molto spesso al centro di una questione che vede gli ignari protagonisti pennuti al centro di una disputa carica di significati simbolici, oltre che un problema reale di equilibri diverse componenti di un ecosistema. Da qualche anno infatti la popolazione svernante di questa specie in Trentino-Alto Adige è andata via via aumentando, al pari di quanto accaduto in molte altre parti d'Europa. In regione il numero di animali svernanti è variabile. Quasi certamente si superano le 300 unità, anche se con notevoli fluttuazioni e con un certo margine di incertezza per quanto riguarda la situazione altoatesina, meno nota e studiata di quella trentina.
A lanciare l'allarme sono stati sia in Trentino che in Alto Adige i pescatori, che vedono nei cormorani dei competitori tanto efficienti da mettere a rischio addirittura la sopravvivenza di specie pregiate come la trota marmorata e il temolo. «L’ Alto Adige vanta una colonia di aironi e cormorani molto rara - conclude Maistri - che vantano in tutto dai sette agli otto nidi. Mi auguro che la loro sopravvivenza venga garantita».

 

MASTER VIAGGI
4 MARZO 2013

Sotto inchiesta 200 allevatori di galline tedeschi per frode

Le autorità tedesche hanno dichiarato al giornale Der Spiegel che è in corso un'indagine che vede come principali indiziati circa 200 allevatori di galline della Germania: nel corso degli anni, questi allevatori avrebbero venduto milioni di uova facendole passare per uova "bio", ossia provenienti da animali allevati all'aperto in grandi spazi e nutriti con mangimi biologici.
Per poter avere la dicitura di uova "biologiche" la legge tedesca prevede che ogni gallina abbia a disposizione almeno quattro metri quadri di spazio in cui poter razzolare: per essere organiche, inoltre, devono essere soddisfatte alcune condizioni riguardanti il mangime con cui vengono nutrite le galline.
Le uova organiche e biologiche, dunque, vengono vendute a prezzo maggiorato rispetto alle uova più "industriali": se le accuse rivolte verso questi allevamenti dovessero rivelarsi fondate, le licenze degli allevatori verranno revocate.

 

AGI
4 MARZO 2013

Animali: uccisi 13 rari rinoceronti in India

Bokakhat - Non si ferma la strage di rinoceronti indiani (Rhinoceros unicornis). Negli ultimi due mesi sono stati uccisi tredici esemplari di questa specie vulnerabile nel Kaziranga National Park nello stato di Assam, nell'India nord-orientale. Gli animali sono le ultime vittime di una carneficina promossa dalle selvagge e illegali attivita' dei bracconieri interessati a smerciare il prezioso corno tipico di questa specie di mammifero ritenuto curativo dalla medicina orientale, in particolare quella tradizionale cinese.
Habitat e bracconaggio stanno ormai portando il rinoceronte indiano al baratro definitivo. La morte dei tredici esemplari nelle ultime otto settimane preoccupa i conservazionisti, allertati da una nuova ondata di aggressioni a danno dei rarissimi rinoceronti indiani. L'allarme arriva da una nota diffusa dal personale del Kaziranga National Park che ospita i due terzi della popolazione di questa specie rimasti a livello globale: 2290 esemplari su 3300 nel mondo, stando ad un censimento del 2012. Una situazione drammatica che non inibisce i bracconieri, dato che il corno di questi animali compete per il suo valore con l'oro e alimenta un commercio criminale organizzato e internazionale. Il mercato principale e' alimentato dalla Cina che non sfrutta il corno esclusivamente per scopi medici ma anche come materiale di lusso per il settore della gioielleria.

 

NEL CUORE.ORG
4 MARZO 2013

GRANDI SQUALI BIANCHI, SI VA VERSO LA PROTEZIONE IN CALIFORNIA
Lo hanno deciso i funzionari della commissione pesca

I grandi squali bianchi al largo della costa della California godranno probabilmente di una maggiore protezione, visto che i funzionari dello Stato devono decidere se aggiungere il predatore alla lista delle specie minacciate.
La commissione della California per la pesca e la selvaggina ha votato all'unanimità il mese scorso per promuovere la candidatura dello squalo per l'inclusione nell'elenco delle specie californiane in via di estinzione. Ciò significa che nel corso di un anno di studio lo squalo riceverà la stessa protezione che riceverebbe nel caso in cui fosse considerato in via di estinzione.
I funzionari statali della fauna selvatico hanno fatto sapere - scrive Huffington Post - che la commissione avrebbe dovuto pubblicare la decisione del mese scorso venerdì, una mossa che avrebbe ufficialmente dato il via alle protezioni. I grandi squali bianchi, tra l'altro, sono già protetti a livello internazionale e non possono essere catturati. Ma le restrizioni aggiuntive proibiranno anche che possano finire accidentalmente nelle reti dei pescatori.
"Mentre la pesca sportiva mirata e commerciale dello squalo bianco è stata vietata nelle acque al largo della California a partire dalla metà degli anni '90, ci sono state alcune eccezioni che hanno permesso la cattura fortuita e quella collegata alle attività di ricerca", ha spiegato Marci Yaremko, responsabile del programma sulla pesca federale e statale presso il Dipartimento di Stato di pesca e selvaggina.

 

AGI
4 MARZO 2013

Animali: scoperte nuove specie marine nell'oceano pacifico

New York - Una spedizione internazionale in Papua Nuova Guinea coordinata da Jim Thomas del National Coral Reef Institute della Nova Southeastern University ha permesso di scoprire l'esistenza di specie inedite di molluschi e anfipodi. Un tesoro di esemplari sconosciuti alla scienza rilevati nella Madang Lagoon che hanno svelato la presenza nelle scogliere settentrionali della Papua Nuova Guinea di una biodiversita' inaspettata. I ricercatori hanno rilevato nuove specie di nudibranchi, crinoidi e anfipodi del genere Leucothoe.

 

LA ZAMPA.IT
4 MARZO 2013

Le estinzioni tra le specie possono avvenire a catena
Effetto dalle conseguenze drammatiche sulle specie simili

New York Le estinzioni tra le specie avvengono a catena. Almeno secondo una nuova ricerca dell’Università di Exeter. Quando una specie sparisce da un ecosistema eserciterebbe, infatti, un impatto negativo sulle specie rimaste che finiscono con il tempo per cadere vittime dello stesso destino fatale. Lo studio ha dimostrato che la riduzione - non solo l’estinzione - di una specie carnivora può porre le basi per l’estinzione di altre specie correlate. Un effetto a catena dalle conseguenze drammatiche. La ricerca pubblicata sulla rivista Ecology Letters ha rilevato che anche i più piccoli cambiamenti all’interno di una specie importante per la catena alimentare esercitano un impatto devastante su specie simili o correlate. L’indagine ha coinvolto tre specie di vespe parassite e tre tipi di afidi, «pasto» preferito delle prime. Variando in diverse combinazioni le presenze di vespe e afidi in singoli ambienti sperimentali, il team di ricercatori ha dimostrato che la rimozione anche parziale di una specie di vespa ha indirettamente portato all’estinzione delle altre due specie di vespe e all’aumento delle popolazioni di afidi. A condizionare le morti «a catena» e l’estinzione indiretta delle specie di api rimaste in vita è, secondo lo studio, la difficoltà di queste ultime a selezionare gli afidi commestibili da quelli non commestibili aumentati di misura a causa della morte del predatore specifico, la prima vespa «vittima» dell’estinzione-riduzione. 

 

NEL CUORE.ORG
4 MARZO 2013

IL GURU DI INTERNET HA SCOPERTO COME COMUNICARE CON GLI ANIMALI
Usa, Cerf anima del progetto "Interspecies Internet"

Vint Cerf, che ha contribuito a costruire la prima rete Internet (e ora siede alla Google come "chief Internet evangelist") e altri tre esperti del web e di comunicazione animale hanno sostenuto di recente che possiamo connetterci con gli animali ed aiutare gli animali a comunicare tra di loro. Lo chiamano "Interspecies Internet" o progetto I2I, che è stato introdotto al pubblico del TED 2013 in una conferenza a Long Beach, in California, nei giorni scorsi.
"Anche se potrà chiaramente essere utilizzato per comunicare da esseri della stessa specie, una particolare attenzione sarà posta sulla comunicazione tra le specie, compresa la nostra", ha scritto il fondatore Peter Gabriel sulla pagina Facebook del progetto. E ancora: "Consentirà anche a noi e a i nostri figli di osservare da vicino la natura delle altre specie o gli altri esseri senzienti, con i quali condividiamo il pianeta".
L'idea di una rete Internet per gli animali - scrive nbcnews.com - è partita quando Gabriel ha cominciato a fare "jam session" con le scimmie bonobo ed è stato colpito dal fatto che fossero molto simili ai musicisti umani. Dopodiché lo stesso Gabrile è riuscito a coinvolgere altri ricercatori, compresi quelli che si occupano di comunicazione animale, a salire a bordo.
E, se si tengono gli obiettivi del progetto, ha senso che ne faccia parte anche Neil Gershenfeld. Un'istituzione al MIT per un decennio (ora direttore del Center for Bits and Atoms) con una lunga storia da studioso del modo in cui Internet c i unisce, così come le cose che possediamo.
Gershenfeld e Cerf hanno annunciato il progetto al World Science Festival lo scorso ottobre. Descrivendo le interazioni che i delfini e le scimmie hanno avuto con l'iPad, che i ricercatori hanno studiato per qualche tempo, Gershenfield ha commentato: "Loro disegnano e giocano. Sono intelligenti, interagiscono, sono 'social'. Non c'è una barriera di accesso tra noi e loro". E Cerf ha aggiunto: "Prima di un eventuale contatto con gli alieni, dobbiamo capire innanzitutto come interagire con le specie sul nostro pianeta".

 

COMUNICATI.NET
4 MARZO 2013

Scandalo carne equina, FederFauna: tutta colpa degli animalisti.

La scelta di non destinare un cavallo alla produzione alimentare deve essere reversibile, per l'economia degli allevatori, la sicurezza dei consumatori ed il bene dei cavalli.
Lo scandalo della carne equina scovata in alimenti che non avrebbero dovuto contenerla si sta allargando a macchia d'olio. Allo stesso modo, vista anche la crisi che ha portato alla chiusura di diversi ippodromi, cresce la paura che parte di tale carne possa provenire da ex cavalli sportivi, introdotti illecitamente nella catena alimentare umana e magari trattati con sostanze che potrebbero costituire un potenziale pericolo per l'uomo.
Secondo FederFauna, la Confederazione Sindacale degli Allevatori, Commercianti e Detentori di Animali, il problema e' dovuto soprattutto all'attuale normativa, che impone al proprietario di un equide di scegliere se esso sara' Destinato alla Produzione Alimentare (DPA) o, in modo irreversibile, non Destinato alla Produzione Alimentare (non-DPA).
La scelta di dichiarare un cavallo non-DPA consente molta piu' liberta' nell'uso dei farmaci, ma essendo oggi irreversibile, impone ai proprietari spese non sempre sostenibili, magari per mantenere a vita un animale non solo non piu' utilizzabile per le corse, ma magari neanche per fare una passeggiata, oppure per lo smaltimento della sua carcassa una volta morto. Spese che possono indurre piu' di qualcuno a cercare illecite scorciatoie.
Secondo FederFauna il problema potrebbe essere risolto rendendo reversibile la scelta e prevedendo un adeguato tempo di sospensione per i farmaci che garantisca la sicurezza alimentare. Del resto, le granaglie, la frutta e la verdura, tanto care agli animalisti, sono trattate addirittura con dei veleni perche' non siano mangiate prima dai parassiti che da noi, ma grazie ad adeguati tempi di sospensione dei trattamenti non corriamo alcun pericolo. La possibilita' di reversibilita' della destinazione degli animali garantirebbe gli allevatori e i proprietari da possibili perdite ed i cavalli dal rischio di essere abbandonati o macellati clandestinamente o spediti chissa' dove, ed una filiera controllata garantirebbe i consumatori.
Anche la FVE (Federazione dei Veterinari Europei), gia' nel 2011 ha preso posizione sullo status dell'equide in relazione al benessere animale, sostenendo che "crede fermamente che, nell'interesse del benessere animale, vada mantenuto l'attuale inquadramento, che considera i cavalli prioritariamente come animali produttori di alimenti".
Per FederFauna, quindi, il concetto di animale d'affezione deve essere legato ad una condizione temporanea e reversibile. La lobby degli animalisti, invece, continua ad esercitare pressioni perche' al cavallo venga assegnato un vero e proprio "status" di animale d'affezione, irreversibile, tanto che piu' di qualcuno comincia a sospettare che questa lobby cosi' potente e agguerrita possa essere spinta, oltre che dall'idea di creare un giro di costosissimi ospizi per cavalli, cosi' come avviene per i cani randagi, anche da qualche azienda farmaceutica che da tale situazione potrebbe trarre ottimi profitti.
Buone notizie, pero', arrivano da oltreoceano: il Dipartimento dell'Agricoltura Americano (Usda) ha annunciato che,  per la prima volta dal bando posto nel 2007, entro 2 mesi permettera' di commercializzare carne di cavallo per il consumo umano, perche', guarda caso, i vincoli posti negli ultimi cinque anni avevano spinto i produttori a portare i capi per la macellazione in Messico e Canada.
Noi sapremo far tesoro degli errori e delle prese di coscienza altrui?!...

 

CON I PIEDI PER TERRA
4 MARZO 2013

Carne di cavallo: terzo caso in Italia

Ancora carne di cavallo presente, ma non dichiarata in etichetta, in prodotti alimentari. Dopo le lasagne prodotte nel bolognese e nel veronese, è la volta del ripieno della pasta fresca ‘Piemontesino al vitello’, prodotta da una azienda brianzola. Terzo riscontro positivo in Italia che ha portato anche al sequestro preventivo di 210 kg di carne di vitello e bovino adulto da parte dei Nas in aziende che forniscono la materia prima all’azienda di Usmate Brianza. Il nuovo riscontro è frutto delle analisi, che stanno continuando i questi giorni, dei circa 400 campioni prelevati dai Carabinieri della Salute da quando è scoppiato lo scandalo della carne di cavallo, e che ha appurato la positività di tre campioni: oltre a quello comunicato oggi dall’Istituto zooprofil attico di Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna di Brescia, di un campione prelevato in un ipermercato di Turate, provincia di Como, ci sono già anche due casi di carne equina ritrovata nel condimento delle lasagne. Si trattava delle ‘Lasagne all’emilianà, prodotte e confezionate da un’azienda di Sommacampagna, nel veronese, e delle ‘Lasagne alla Bolognese’ confezionate a San Giovanni in Persiceto (BO) con macinato di ditte del bresciano, che a loro volta avevano già portato al sequestro sanitario preventivo, per ulteriori controlli, di 6 tonnellate di macinato. Lo scandalo della carne equina al momento si configura come una serie di truffe commerciali ma non ci sono elementi, come ha ripetuto più volte il ministro della Salute, Renato Balduzzi, per lanciare “allarmi per la salute”. La sicurezza alimentare, insomma, sarebbe garantita, tanto che in alcuni Paesi Ue, come Austria e Francia, si sta valutando di donare a istituti di beneficenza le partite di prodotti che contengono carni ‘fuori etichetta’. In ogni caso, in attesa di decisioni sulla tracciabilità a livello europeo, il ministero sta lavorando a una ordinanza per rendere più stringenti i controlli sanitari sui cavalli, che potrebbe essere firmata già nei prossimi giorni. Si tratta di una nuova anagrafe degli equidi per tracciare la storia sanitaria dell’animale, attraverso la notifica di tutti gli esami sanitari effettuati sui cavalli, in particolare per evitare che esemplari prima impiegati per l’attività sportiva possano poi essere introdotti illecitamente nella catena alimentare umana.

 

GEA PRESS
4 MARZO 2013

Louisiana – multa per il centro di ricerca
La morte di tre macachi al centro delle indagini del Dipartimento Agricoltura.

L’Università della Louisiana dovrebbe ora pagare una penale di 38.571 dollari  al Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, a seguito della morte di tre primati. Come è noto presso il centro universitario di Lafayette, è presente il New Iberia Research Center. Si tratta di una struttura di ricerca che detiene numerosi primati. Una struttura che molto ha investito sulla sua immagine.
Secondo quanto diffuso dai media statunitensi, l’annuncio della multa sarebbe stato confermato dalla stessa Università. Il tutto nasce da una indagine del Dipartimento dell’Agricoltura americano che nel 2011 intervenne sulla morte di tre macachi rhesus. Poi, l’anno successivo, le indagini relative ad uno scimpanzé.
La stessa Università si è dichiarata rammaricata per gli incidenti essendo a loro dire massima l’attenzione riservata alla sicurezza e al benessere degli animali. Il Centro di ricerca avrebbe a questo proposito intrapreso provvedimenti disciplinari oltre che riviste le procedure operative.
Stante le cronache di allora, i corpi dei tre macachi rhesus vennero trovati in uno scivolo metallico di comunicazione tra due gabbie. Parrebbe che le scimmie fossero rimaste intrappolate nello scivolo e siano poi morte. I fatti risalgono al 26 maggio 2011.
Nel mese di aprile dello scorso anno, invece, uno scimpanzé rimase ferito dai morsi di altri animali.

 

GREEN ME
4 MARZO 2013

Test cosmetici: Shiseido dice stop alla sperimentazione animale. O quasi

Roberta Ragni

Test cosmetici sugli animali. Con un nuovo divieto dell'Unione europea proprio dietro l'angolo ( ricordiamo in vigore dall'11 marzo), Shiseido abolisce ufficialmente le sperimentazioni sugli animali per tutti i suoi prodotti che verranno sviluppati a partire da aprile, sia nei aboratori nazionali che esteri, preferendo metodi alternativi come l'utilizzo di banche dati, test in vitro e prove su soggetti umani. “Il divieto non sarà applicabile se Shiseido dovesse tenere conto della sicurezza dei prodotti già presenti sul mercato e il test sugli animali sarà l'unica opzione per dimostrare che non rappresentano alcun pericolo”, si legge in un comunicato della società con sede a Tokyo, che tra giugno 2010 e questo gennaio ha tenuto cinque cicli di incontri con docenti universitari, avvocati del benessere degli animali e altre parti interessate per esaminare la questione in profondità.
Shiseido non è il primo marchio make  up importante a eliminare le pratiche di sperimentazione animale, ma può essere il primo di diverse marche che annunceranno il cambiamento proprio in questa settimana. Perché? Perché l’Unione europea sta per porre fine alla sperimentazione animale vietando l'uso di animali nei test cosmetici in tutti i paesi membri. Salvo ostacoli, infatti, la norma entrerà in vigore l’ 11 marzo e si applicherà sia gli ingredienti e dei prodotti finali e interesserà tutte le marche, dalle etichette farmacia per i prodotti di design.
Non importerà più dove la sperimentazione animale sarà stata condotta, se in Europa o se all'estero: in entrambi i casi, i prodotti testati saranno vietati alla vendita in Europa. Israele ha già in vigore un divieto analogo nel mese di gennaio 2013. Dopo il segnale molto positivo arrivato da Israele, dove, su iniziativa del deputato laburista Eitan Cabel, dal primo gennaio è stata vietata la vendita e l'importazione di prodotti cosmetici e per la pulizia realizzati con test su animali, grazie a una legge approvata nel 2010.
Ma c'è un Paese che è attualmente rema in tutt’altra direzione: la Cina, che, al contrario, richiede per obbligo la sperimentazione animale per i prodotti cosmetici venduti sul territorio, costringendo anche le marche che erano cruelty a continuare la sperimentazione animale per entrare sull’importante mercato cinese. È proprio ciò che è accaduto a Yves Rocher, L'Occitane, Mary Kay e Av on, come avevano segnalato la Peta e l’associazione belga Gaia.

 

VARESE NEWS
5 MARZO 2013

Varese
Cane detenuto in una cuccia angusta, il padrone dovrà risarcire
Condannato cacciatore per aver detenuto il proprio cane in condizioni incompatibili con la sua natura e produttive di gravi sofferenze

Un anziano cacciatore residente ad Azzate è stato condannato a 800 euro di ammenda (pena sospesa a seguito di patteggiamento) e 1.170 euro di risarcimento alle associazioni per la tutela degli animali costituitesi parte civile. Il reato contestato è l’articolo 727 comma 2 ovvero l’aver detenuto il proprio cane da caccia in condizioni incompatibili con la sua natura e produttive di gravi sofferenze. (Fatto accertato ad Azzate (VA) in data 08.12.2009)
I fatti
Lungo uno scosceso pendio nel bosco della Valciasca, con vari materiali di risulta quali legno, reti e lamiere metalliche, il reo aveva infatti realizzato (senza alcun permesso di costruire), sotto alberi ad al to fusto, un fatiscente ed angusto stabulario (1 m x 3 m circa) pressoché chiuso su tutti i lati per la stabulazione del proprio cane da caccia: un drahatar maschio di 8 mesi (all’epoca de i fatti).
Sicché, al buio e privo di qualunque contatto con l’ambiente circostante, l’animale (ancora cucciolo) aveva iniziato ad ululare e guaire ripetutamente giorno e notte richiamando così l’attenzione di alcuni residenti della zona che, nel mese di novembre dell’anno 2009, preoccupati per le condizioni del medesimo, chiedevano l’immediato intervento del Servizio interprovinciale tutela animali diretto dal dottor Francesco Faragò. A seguito di ripetuti sopralluoghi con i quali si accertava la sistematicità dell’inidonea detenzione (detenzione al buio), in data 08.12.2009 operava di iniziativa il sequestro dell’esemplare, liberandolo dall’angusto e fatiscente ricovero anzidetto, la cui pavimentazione lignea, come da allegato rilievo fotografico, risultava completamente sporca di urina e feci diarroiche causate da una infestazione massiva di parassiti intestinali vermiformi quali Ascardi ed Ancy lostomi con conseguente e preoccupante magrezza dell’animale stesso il quale veniva prontamente ricoverato presso una struttura idonea ed autorizzata per essere lavato e sottoposto a trattamento igienizzante-disinfettante giacché oltremodo sozzo per aver a lungo stabulato sui propri escrementi.
Infine, la veterinaria nominata ausiliaria di polizia giudiziaria per gli accertamenti medico veterinari, constava che a seguito della lunga detenzione in condizioni di oscurità pressoché totale, l’animale era divenuto fotofobico mostrando sofferenza e malessere in presenza della luce solare per arrossamento e bruciore degli occhi ormai disabituatisi ad una condizione di normale illuminamento.
Tuttavia dopo essere stato opportunamente assistito mediante somministrazione periodica di vermifugo e di unguento oftalmico unitamente ad una dieta ipercalorica per il recupero del peso, l’animale si ristabiliva prontamente e grazie alle volontarie del Canile di Cittiglio veniva anche riabituato al contatto con le persone e con i propri simili. E se già da alcuni mesi, dopo aver smantellato lo stabulario abusivo, stante anche l’assenza di precedenti penali, l’imputato avesse chiesto ed ottenuto il dissequestro condizionato dell’animale, dimostrando di aver effettivamente ovviato alle criticità contestate egli è stato comunque condannato per le responsabilità pregresse così come richiesto dal Pubblico Ministero titolare del procedimento Sara Arduini. L’odierna sentenza del Tribunale di Varese ribadisce e consolida l’importante principio stabilito dalla Sentenza n.10136 del 25.9.2000 della Suprema Corte di Cassazione secondo cui, ai fini dell’integrazione del reato previsto e punito dall’art. 727 com. 2 del CP, l’assenza di luce costituisce per l’animale una detenzione in condizioni incompatibili con la propria natura indipendentemente dalla sottoposizione dello stesso a strazi, sevizie o altre fatiche insopportabili.
FOTO
http://www3.varesenews.it/gallerie/index.php?id=14181

 

GEA PRESS
5 MARZO 2013

Umbria – oltre ai lupi, morti avvelenati anche cani, volpi e cornacchie
Ad essere imbottite di stricnica, pure intere pecore. Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini: preoccupazione in crescita.

Cresce l’emergenza per lo spargimento di bocconi avvelenati avvenuto nei giorni scorsi nel comune di Norcia (vedi articolo GeaPress). A farsi partecipe della preoccupazione è il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, il quale comunica come, nel raggio di due chilometri dal luogo di ritrovamento dei lupi, sono stati trovati i cadaveri di una volpe, di due cani e di alcune cornacchie.
I due lupi, vennero rinvenuti in luoghi tra loro molto vicini, tra il 20 febbraio ed il primo marzo scorso. Si tratta di un’area distante poche centinaia di metri dai confini del territorio tutelato dal Parco. In queste ore si stanno eseguendo le analisi presso l’Istituto Zooprofilattico Marche e Umbria. Le circostanze nelle quali è avvenuto il ritrovamento del secondo lupo, ovvero quello del primo marzo, sembrano purtroppo indirizzarsi sull’ipotesi dell’avvelenamento.
Giova ricordare che proprio ieri il Corpo Forestale dello Stato, ha dato comunicazione del ritrovamento di un terzo lupo, per fortuna salvato dall’avvelenamento, ad alcune decine di chilometri più a nord (vedi articolo GeaPress).
Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini ricorda come nello stesso territorio, già nel passato, vi siano stati altri casi di avvelenamento. In modo particolare il 7 aprile del 2009, il Corpo Forestale dello Stato effettuò uno sconcertante ritrovamento nel territorio del Comune di Castelsantangelo sul Nera, proprio nel cuore dell’area protetta. Tre lupi, un maschio e due femmine, morti per avvelenamento causato dal più classico dei “bocconi” avvelenati: una pecora imbottita di stricnina.
Oltre al danno materiale, ricorda sempre il Parco Nazionale, quell’atto criminoso provocò grande indignazione dal momento in cui colpì uno dei branchi “storici” dei Sibillini. Ovvero, un nucleo facente parte della popolazione originaria sopravvissuta al vero e proprio sterminio che ha colpito questa specie prima degli anni Settanta del secolo scorso.
In seguito alle prime leggi di protezione, risalenti al 1977, il lupo è idealmente partito proprio dai Monti Sibillini per ricolonizzare, verso nord, l’intero Appennino e parte delle Alpi.

 

GEA PRESS
5 MARZO 2013

Varese – condannato il cacciatore con il cane al buio – 800 euro di ammenda (FOTOGALLERY)
L'intervento venne programmato dal Servizio Interprovinciale Tutela Animali

E’ stato condannato dal Tribunale di Varese, dinnanzi al Giudice Monocratico D.ssa Cristina Marzagalli, il cacciatore di Azzate (VA) ritenuto colpevole di avere costretto il proprio cane in inidonee condizioni di detenzione. Ottocento euro di ammenda, sebbene la pena sia stata sospesa a seguito di patteggiamento. Poi le 1170 euro di risarcimento alle associazioni per la tutela degli animali costituitesi parte civile. Una lungo iter processuale, iniziato nel dicembre 2009.
Il cacciatore aveva costruito un angusto stabulario risultato pressoché chiuso su tutti i lati.  All’interno il cane da caccia di otto mesi di vita.
Quella sorta di baracca, ovviamente priva di permessi edilizi, era stata costruita tra gli alberi di uno scosceso pendio utilizzando materiali vari quali legno, reti e lamiere metalliche. Di fatto, stante quanto allora riscontrato dagli inquirenti, il piccolo locale si presentava buio e privo di qualunque contatto con l’ambiente circostante.
Nei luoghi si era arrivati a seguito di segnalazioni di ululati e guaiti che, stante quanto riferito da alcuni residenti, si sarebbero ripetuti sia di giorno che di notte. Ad intervenire il Servizio Interprovinciale Tutela Animali (SITA) di Varese diretto dall’Ing. Francesco Faragò.
L’animale venne sottoposto a sequestro togliendolo così da quella stabulazione su substrato ligneo  rilevata come quasi completamente imbibita di urina e feci diarroiche causate da una infestazione massiva di parassiti intestinali vermiformi quali Ascardi ed Ancylostomi. La conseguente e preoccupante magrezza dell’animale, avevano allora obbligato il ricovero presso una struttura idonea. L’animale era stato pulito e sottoposto ai trattamenti sanitari.
Ora la condanna così come richiesta dal Pubblico Ministero titolare del procedimento Dott.ssa Sara ARDUNI. Secondo il SITA la sentenza del Tribunale di Varese ribadisce e consolida l’importante principio stabilito dalla Sentenza n.10136 del 25.9.2000 della Suprema Corte di Cassazione secondo cui, ai fini dell’integrazione del reato previsto e punito dall’art. 727 com. 2 del CP, l’assenza di luce costituisce per l’animale una detenzione in condizioni incompatibili con la propria natura. Questo indipendentemente dall’avere sottoposto lo stesso a strazi, sevizie o altre fatiche insopportabili.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/m/varese-condannato-il-cacciatore-con-il-cane-al-buio-800-euro-di-ammenda-fotogallery/42517

 

NEL CUORE.ORG
5 MARZO 2013

NAPOLI, ANIMALI LEGATI MORTI E LIQUAMI IN MARE: DENUNCIATO
Sotto sequestro un'area di oltre 4mila metri quadrati

Liquami e scarti animali che finivano direttamente in mare sul litorale Domizio attraverso canali di bonifica. E non solo: c'erano anche animali morti, in particolare vitellini, ancora legati nelle stalle. Ecco cosa hanno scoperto la Guardia costiera, la polizia municipale e l'Asl nel corso di un blitz che ha portato al sequestro di un'azienda zootecnica in località Licola, in provincia di Napoli.
L'inquinamento della costa era causato dagli scoli nei canali interni dei poderi che sfociano poi in mare. Insomma, alla fine dei controlli, è stata messa sotto sequestro un'area di oltre quattromila metri quadrati, stalle comprese. Mentre il titolare dell'azienda è stato denunciato a piede libero all'autorità giudiziaria per inquinamento ambientale e maltrattamenti agli animali.

 

L’INDISCRETO
5 MARZO 2013

Pitbull ucciso a colpi di pistola da una guardia giurata

FERMO - Per riuscire a contenere la furia di due pitbull, che si erano avventati contro un cane di piccola taglia, ha fatto fuoco freddando uno dei due animali. E’ l’episodio capitato stamattina in viale Trento a Fermo ed ha visto protagonista una guardia giurata del posto. L’agente che abita nei paraggi, è intervenuto per soccorrere una signora, che stava passeggiando col suo amico a 4 zampe al guinzaglio e si è trovata in balia dei due molossoidi. La guardia, scesa con la pistola d’ordinanza, avrebbe tentato in prima battuta di allontanare i due cani con l’ausilio di un bastone. Non solo non è riuscito nell’intento di liberare il cagnolino della donna dall’attacco dei due di ben altra stazza, ma si è trovato a rischiare di essere lui stesso aggredito. A quel punto, ha estratto l’arma ed ha fatto fuoco.
Uno dei due pitbull è stramazzato a terra privo di vita, l’altro, ferito ad una zampa, si è allontanato ed è stato ritrovato poco più avanti, in una via traversa.
Sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato di polizia di Fermo, allertati dalle segnalazioni di diversi residenti, che udendo colpi d’arma da fuoco hanno subito contattato le forze dell’ordine.

 

PRIMO NUMERO
5 MARZO 2013

Spara al gatto e alla gazza ladra in cortile: denunciato, in casa aveva un arsenale
Un 53enne residente in contrada San Nicola delle Fratte ha ucciso il felino e l’uccello con una carabina, detenuta legalmente. Dalla perquisizione dei carabinieri è saltato fuori un arsenale impressionante: 6 fucili da caccia, due carabine (di cui una ad aria compressa), due pistole e quasi 1400 cartucce delle quali 94 non denunciate. L’uomo è stato quindi denunciato dai militari per uccisione di animali, detenzione abusiva di munizioni ed esplosioni pericolose.

Campobasso. Ancora da chiarire il motivo per cui un 53enne del capoluogo, G.P. le iniziali, residente in contrada San Nicola delle Fratte, avrebbe ucciso a colpi di carabina un gatto e una gazza ladra che si trovavano ad aggirarsi nel suo cortile di casa. Sta di fatto che l’uomo non ci ha visto più e, probabilmente infastidito dalla presenza dei due animali, ha preso l’arma e ha esploso i proiettili freddandoli. L’esplosione dei colpi ha subito richiamato l’attenzione di alcuni vicini di casa che, allarmati dal fracasso, si sono rivolte alle forze dell’ordine.
Una volta sul posto i militari hanno perquisito l’abitazione dell’uomo scoprendo all’interno della stessa un vero e proprio arsenale. 6 fucili da caccia, due carabine (di cui una ad aria compressa), due pistole e quasi 1400 cartucce, tutto legalmente detenuto, ad eccezione di 94 cartucce. Il tutto è stato quindi posto sotto sequestro mentre l’uomo è stato denunciato per uccisione di animale, detenzione abusiva di munizione ed esplosioni pericolose.

 

IL TEMPO
6 MARZO 2013

Uccide gatto e gazza a colpi di carabina

CAMPOBASSO - Ha ucciso a colpi di carabina un gatto e una gazza ladra che si aggiravano nel cortile della sua abitazione. Per questo G.P. 53 anni, di Campobasso, ha rimediato una denuncia per uccisione di animali, detenzione abusiva di munizioni ed esplosioni pericolose. È accaduto in contrada San Nicola delle Fratte. A chiamare i carabinieri sono stati alcuni residenti che hanno sentito i colpi di arma da fuoco. I militari, giunti sul posto, hanno rinvenuto e sequestrato altri 6 fucili da caccia, una carabina, una carabina ad aria compressa e 2 pistole, nonché 1386 cartucce di vario calibro, tutto legalmente detenuto fatta eccezione per 94 cartucce non denunciate. A Larino i militari del Nucleo operativo e radiomobile, a seguito di perquisizione personale e veicolare, hanno denunciato per porto abusivo di armi e porto ingiustificato di oggetti atti a offendere D.A.N., 48 anni, di Termoli , trovato in possesso di un fucile da caccia calibro 12, regolarmente denunciato ma portato senza titolo, nonché di una roncola e 2 coltelli. Sempre a Larino i Carabinieri della locale stazione hanno denunciato per detenzione illegale di armi C.S., 39enne del luogo il quale, sottoposto a perquisizione domiciliare, è stato trovato in possesso di un revolver calibro 12 risalente al 1858 e di un pugnale, entrambi detenuti illegalmente e pertanto sottoposti a sequestro.
A Palata , infine sulla strada provinciale 150, i militari hanno proceduto a perquisizione veicolare e personale di una Opel Vectra condotta da M.A., 31enne, residente aTavenna. sull’auto è stato trovato un coltello a serramanico del genere proibito che è stato sottoposto a sequestro; l’uomo è stato denunciato per detenzione illegale di oggetti atti ad offendere.

 

IL REPORTER
5 MARZO 2013

Nel 2012 sono stati 92 gli animali avvelenati in provincia di Firenze

Ivo Gagliardi

Sono stati 92, nel 2012, gli animali avvelenati in provincia di Firenze.

AVVELENAMENTI. E' quanto risulta dalle cifre che sono state fornite dalla Polizia Provinciale. Dei 92 animali avvelenati, viene spiegato, 77 erano cani, 14 gatti e in un caso si trattava di un colombo. Nell’arco dello scorso anno, è stato spiegato ancora, nessun animale selvatico è stato avvelenato. Si è verificata infatti una drastica riduzione degli avvelenamenti soprattutto di pollame (avvelenamenti azzerati) e piccioni.

CONTRASTO. Rispetto agli anni precedenti diminuisce quindi fortunatamente il numero degli animali avvelenati in provincia di Firenze, che ad esempio nel 2010 erano stati 127. Obiettivo raggiunto anche grazie all’azione del nuovo gruppo di Guardie Ambientali Volontarie (G.A.V.) che svolgono l’attività di contrasto al fenomeno dell’avvelenamento degli animali, in collaborazione con il Gruppo Antiveleni del Coordinamento Provinciale Guardie Ambientali e la partecipazione con il Nucleo Guardie Zoofile dell’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) di Firenze.

MORTALITA'. Il tasso di mortalità degli animali avvelenati - spiega ancora la Provincia - è del 41% (38 casi su 92), anche questo in diminuzione rispetto al 2010 (quando era del 55%). Nel dettaglio, sono stati mortali 31 avvelenamenti su 77 per i cani e 6 su 14 per i gatti. Tra le sostanze maggiormente utilizzate per compiere questi reati spicca l’utilizzo di Metaldeide - un pesticida abbastanza comune utilizzato per le lumache - in 18 casi, e di Organoclorurati – un pesticida – in 17 casi. Infine, il 2012 conferma il calo anche per quanto riguarda i fascicoli d’indagine aperti dagli operatori della Provincia di Firenze per casi di avvelenamento: dai 250 del 2005 ( dato più alto degli ultimi dieci anni) siamo passati ai 116 dell’anno scorso.

 

LA NUOVA SARDEGNA
5 MARZO 2013

Auto investe un giovane daino nella strada per Capo Caccia

ALGHERO - Ennesimo incidente causato dalla presenza di animali vaganti sulla provinciale 55 in direzione di Capo Caccia. Nell’area infatti si trova la riserva faunistica dell’Arca di Noè da dove gli animali riescono spesso a oltrepassare i recinti alla ricerca di cibo, attraversano la carreggiata e rappresentano un indubbio pericolo. Erano le 4 del mattino di domenica quando una Lancia Delta ha investito un giovane daino sbucato improvvisamente da un macchione. L'animale è stato sbattuto in cunetta, non riusciva ad alzarsi forse per alcune lesioni riportate alle zampe posteriori. Lievi i danni all'auto investitrice e nessun ferito tra gli occupanti. A quell’ora, purtroppo, nessuno ha potuto prestare soccorso al giovane daino. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Alghero e i carabinieri della compagnia di via Don Minzoni.

 

STRILLI.IT
5 MARZO 2013

Locri (RC): sorpresi dal personale del Corpo Forestale dello Stato mentre esercitavano l’uccellagione, due denunce

Durante i consueti e costanti controlli del territorio mirati alla prevenzione e repressione dei reati prevalentemente in danno all’ambiente, i Comandi Stazione di Locri, Laureana di Borrello e di Stilo hanno sorpreso in due distinte operazioni, persone intenti ad esercitare la pratica dell’uccellagione.
I Comandi Stazione di Locri e di Stilo sono intervenuti, a seguito di segnalazione al numero di emergenza ambientale del C.F.S. 1515, nel Comune di Locri sulla spiaggia del lungomare lato nord della città, dove veniva notiziato che era in atto l’esercizio di caccia abusiva con l’ausilio di reti.
Giunti in loco le pattuglie notavano la presenza di una rete lunga circa 2 metri per una larghezza di 2, ancorata al terreno tramite n. 2 picchetti di ferro con relativi tiranti laterali, pronta ad essere azionata mediante il tiro di una corda lunga circa metri 20 , legata a n. 2 bastoni; la stessa, fatta funzionare all’occorrenza, produceva uno scatto nel momento in cui i volatili si posavano, attirati dal richiamo di un cardellino in stato di sofferenza, poiché lo stesso risultava legato con una imbracatura rudimentale che coinvolgeva collo e ali attraverso un filo attaccato con dei rametti. Inoltre nelle vicinanze vi erano anche 4 gabbie con all’interno 3 cardellini per ogni gabbia ad eccezione di una. Durante il controllo della zona, le pattuglie operanti sorprendevano ed identificavano un soggetto, tale C. G. di 70 anni residente a Locri (RC), il quale era nascosto tra la vegetazione arbustiva creata per l’occasione, tenendo in mano la corda collegata con il sistema di scatto della rete. Si provvedeva immediatamente a bloccare il soggetto e a porre sotto sequestro tutta l’attrezzatura. Considerate le circostanze, veniva effettuata una perquisizione presso l’abitazione di C.G. dove veniva  rinvenuto, in un locale annesso alla stessa, 42 gabbie metalliche di varie dimensioni in cui vi erano 15 volatili. Tutto il materiale e gli animali repertati venivano trasportati presso i locali del Comando Stazione. I volatili venivano sottoposti a visita medica da parte del Servizio Veterinario di Locri e successivamente, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria competente, venivano liberati e quindi reintrodotti nell’ambiente naturale. C.G. veniva deferito in stato di libertà all’Autorità Giudiziaria competente per i reati di maltrattamento di animali, furto venatorio e violazione della Legge sulla caccia.-
Nella seconda operazione, il personale afferente al Comando Stazione di Laureana di Borrello nel corso di un pattugliamento della località “Farinella” in agro del Comune di Galatro (RC) all’interno di un bosco ceduo di leccio, insospettiti dalla presenza di un autoveicolo,   sorprendeva ed identificava un soggetto, tale C.P. di anni 71, intento ad esercitare la pratica dell’uccellagione. L’individuo era nascosto all’interno della boscaglia, in attesa che gli uccelli finissero intrappolati in una rete posizionata verticalmente tra due canne. Prontamente la pattuglia interveniva interrompendo questa pratica illegale e deferendo l’individuo in stato di libertà alla competente Autorità Giudiziaria, ponendo altresì, sotto sequestro penale attrezzature utilizzate per l’esercizio di tale attività.
Il funzionamento di queste attrezzature è molto semplice ma allo stesso tempo efficace e crudele, al momento dell’impatto dell’avifauna con la superficie della rete, il bracconiere chiude la stessa avvicinando semplicemente le due canne poste alle estremità della rete, senza lasciare alcuna possibilità di fuga agli uccelli impigliati.  Questi ultimi vengono successivamente uccisi in maniera cruenta tramite schiacciamento della testa o rottura delle vertebre del collo.
Anche in questo caso, i reati contestati all’indagato sono l’esercizio dell’uccellagione, in violazione della legge sulla caccia n.157/92, ed il tentato furto venatorio in virtù del fatto che C.P. con la propria condotta aveva inteso catturare illegalmente esemplari di fauna selvatica, considerata patrimonio indisponibile dello Stato. L’attività di uccellagione è una vera e propria piaga nella salvaguardia dell’ambiente e nella protezione delle varietà di specie di volatili che popolano il nostro territorio, attività che determina un fiorente commercio illegale sia di animali vivi, destinati ai collezionisti, che morti, destinati al consumo umano.
I servizi continueranno anche nei prossimi giorni, attesa la gravità di tale fenomeno illegale che interessa tutto il territorio provinciale. Da sottolineare l’importante ruolo assunto dalla cittadinanza, la quale servendosi del numero di emergenza ambientale 1515, effettua segnalazioni alla Centrale Operativa del Corpo Forestale dello Stato.-

 

GEA PRESS
5 MARZO 2013

Reggio Calabria – emergenza uccellagione in tutta la provincia
Tra uccelli imbracati e con le teste schiacciate - intervento del Corpo Forestale dello Stato.

Ad intervenire i Comandi Stazione Forestale di Locri, Laureana di Borrello e di Stilo. In due distinte operazioni sono state individuate e denunciate alcune persone intente ad esercitare la pratica dell’uccellagione.
Nel corso del primo intervento, operato dai Comandi di Locri e Stilo, è stato scoperto un impianto di cattura sistemato nella spiaggia del lungomare della città di Locri. La segnalazione, pervenuta al numero delle emergenze ambientali 1515 del Corpo Forestale delle Stato, era relativa al lato nord della città.
Giunti in loco le pattuglie notavano la presenza di una rete lunga circa 2 metri e larga altrettanto. Era ancorata al terreno tramite due picchetti di ferro con relativi tiranti laterali. Pronta ad essere azionata mediante il tiro di una corda lunga una ventina di metri a sua volta legata a due bastoni. Tramite la corda si permetteva l’azionamento a scatto della rete nel momento in cui i volatili si posavano nell’impianto. Ad attirare i selvatici era un cardellino in cattività rinvenuto in stato di sofferenza. Di fatto il povero animale era legato con una imbracatura rudimentale che coinvolgeva collo e ali attraverso un filo a sua volta annodato con dei rametti. Nei pressi anche quattro gabbie con all’interno tre cardellini per ogni gabbia ad eccezione di una.
L’impianto disposto sulla spiaggia era apparentemente incustodito, ma in effetti, nascosto tra le vegetazione, vi era l’uccellatore originario di Locri. Teneva ancora in mano la corda con la quale avrebbe azionato la rete. All’identificazione dell’uccellatore ed al sequestro dell’attrezzatura, veniva così dato seguito alla perquisizione domiciliare presso la stessa abitazione del cacciatore di frodo. In un locale annesso alla stessa, venivano così scoperte 42 gabbie metalliche di diverse dimensioni, contenenti 15 volatili. Visitati da un Medico veternario su disposizione dell’Autorità giudiziaria, è stata poi disposta la liberazione. L’uccellatore, invece, è stato denunciato per i reati di maltrattamento di animali, furto venatorio e violazione della Legge sulla caccia.
La seconda operazione veniva condotta dal Comando Forestale di Laureana di Borrello in località “Farinella”, nel Comune di Galatro (RC). Un altro uccellatore, anch’esso nascosto nella boscaglia. Stava attendendo che si posassero i volatili selvatici nella rete posizionata verticalmente tra due canne.
Il funzionamento di queste attrezzature, spiega il Corpo Forestale, è molto semplice ma allo stesso tempo efficace e crudele. Al momento dell’impatto dell’avifauna con la superficie della rete, il bracconiere chiude la stessa avvicinando semplicemente le due canne poste alle estremità dell’impianto di cattura. In tal maniera non viene lasciata alcuna possibilità di fuga agli uccelli impigliati. Saranno uccisi in maniera cruenta tramite schiacciamento della testa o rottura delle vertebre del collo.
Anche in questo caso, i reati contestati all’indagato sono l’esercizio dell’uccellagione, in violazione della legge sulla caccia n.157/92, ed il tentato furto venatorio. Questo perchè l’uccellatore aveva inteso catturare illegalmente animali appartenenti a specie protetta, considerata patrimonio indisponibile dello Stato.
L’attività di uccellagione, sottolinea il Corpo Forestale dello Stato, è una vera e propria piaga nella salvaguardia dell’ambiente e nella protezione delle varietà di specie di volatili che popolano il nostro territorio. Attività che determina un fiorente commercio illegale sia di animali vivi, destinati ai collezionisti, che morti, destinati al consumo umano.
Considerata la gravità del fenomeno i servizi continueranno anche nei prossimi giorni. Illeciti che interessano tutto il territorio provinciale. Da sottolineare l’importante ruolo assunto dalla cittadinanza, la quale servendosi del numero di emergenza ambientale 1515, effettua segnalazioni alla Centrale Operativa del Corpo Forestale dello Stato.

 

IL CENTRO
5 MARZO 2013

Caccia nel parco regionale indagati 5 bracconieri

AVEZZANO (AQ) Associazione a delinquere finalizzata al bracconaggio nel parco regionale Sirente Velino. Con questa accusa il pubblico ministero Guido Cocco ha chiuso l’inchiesta a carico di cinque persone di Aielli. Si tratta di Giuseppe Cesarini, 58 anni, Emilio Angeloni (64), Sergio Angeloni (60), Antonio Macerola (65) e Daniel Ioan Chetan (30). Secondo le accuse i cinque hanno «esercitato più volte la caccia di animali (alcuni dei quali protetti) quali lupi, cinghiali, fagiani, cervi, caprioli, coturnici, allodole cappellute, gallinelle d’acqua, picchi rossi, pernici, germani reali all’interno del perimetro del parco regionale Sirente Velino con il ricorso a mezzi viet ati (trappole e bocconi di carne avvelenata) e, in alcuni casi, persino in divieto di divieto generale». I presunti reati, sempre in base a quanto ricostruito durante le indagini, sono stati commessi dal gennaio 2010 all’8 settembre 2011. Macerola è un maresciallo dell’Esercito in pensione. Emilio Angeloni è accusato anche di avere illegalmente detenuto, nonostante il divieto di revoca del porto d’armi, una serie di armi, fra le quali fucili e pistole. Le indagini sono state portate a termine dal Corpo forestale dopo la segnalazione arrivata «dal mondo venatorio». In pratica, alcuni cacciatori rispettosi della legge si sono ribellati e hanno segnalato azioni illegali all’interno dell’area protetta. In abitazioni e garage degli indagati sono stati sequestrati dieci fucili calibro 12 a canne lisce più lunghe del normale e con visori notturni, una carabina calibro 22, un fucile a canne mozze e fucili ad aria compressa. Ma c'erano anche coltelli e una roncola. Nei congelatori dei frigoriferi anche carne di animali cacciati. Senza contare i trofei, fra cui una testa di cervo. Uno degli indagati, sempre in base a quanto accertato dalla Forestale, esibiva in casa la foto di un lupo appena ucciso. I cinque indagati avrebbero agito fra Aielli, Cerchio, Ortona dei Marsi, Venere, Gioia e altri territori del parco Sirente Velino. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Salvatore Carmelo Occhiuto, Franco Colucci, Domenico Simone, Domenico Massaro, Patrizia Coletta e Antonio Milo.

 

PRIMO NUMERO
5 MARZO 2013

Passi carrabili e trasporto di animali

di Claudio De Luca

Questa settimana la rubrica vuole occuparsi di due argomenti. Col primo vuole rimediare ad una presumibile carenza conoscitiva dell’utente della strada al solo fine di  cancellare quello che potrebbe essere un luogo comune; col secondo intende rivolgere un invito sottinteso a chiunque abbia avuto a percepire qualcosa di poco pulito a non tirarsi mai indietro, provvedendo immediatamente ad allertare le Forze dell’ordine.
[…] 
Trasporto animali. Il trucco lo ha spiegato a josa uno degli “inviati” di “Striscia la notizia”.  Per evitare di incappare nei controlli appositamente predisposti, gli eventuali trasporti di animali, effettuati senza rispettare le normative vigenti, avvengono quasi sempre nottetempo. E le indagini della Polizia stradale riguardano anche le cosiddette "bestie a terra", vale a dire quelle che non sono in grado di affrontare il viaggio in piedi dal momento che hanno una, o più gambe, spezzate oppure perché versano in fin di vita.Negli ultimi mesi, in agro di Verona, gli agenti avevano intercettato uno di questi estemporanei trasbordi e due mucche, riscontrate molto male in arnese (con nècrosi sul corpo e tagli alle zampe posteriori) erano state abbattute nel più vicino macello al fine di evitare loro ulteriori sofferenze. Dal controllo erano emerse numerose infrazioni amministrative e penali. Per ciò stesso, il conducente del mezzo era stato sanzionato per un importo di 14.000 euro e denunciato per il reato di maltrattamento di animali (art. 544-ter C.p.). Oltretutto, aveva lasciato in sosta, per circa sei ore, un rimorchio con altre mucche in un’area di parcheggio, senza avere apprestato agli animali né custodia né acqua né cibo.Altre operazioni erano state effettuate per controllare la filiera di questo specifico trasporto, sempre per accertare eventuali episodi di maltrattamento ma anche per garantire la sicurezza alimentare. A Torino, a Cuneo; poi a Padova, Rovigo, Treviso, Verona e Vicenza, la Polizia stradale, assieme a volontari della “Lega antivivisezione” ed a personale sanitario veterinario pubblico, ha impiegato ben 32 pattuglie per controllare 87 veicoli con animali destinati alla macellazione. Sono state accertate e contestate 53 violazioni per un importo complessivo di 51.000 euro.Sin dal 2005, l’Unione europea aveva tracciato le linee-guida in materia, invitando i Paesi aderenti al rispetto dello specifico Regolamento in applicazione dal gennaio del 2007. In quel provvedimento sono definite le norme di dettaglio da osservare per ridurre al minimo lo stress per gli animali riconosciuti - nel trattato di Lisbona - come esseri dotati di sensi e di sensibilità. Il controllo dei trasbordi rientra nell’ ottica della loro tutela e del benessere a cui la Polizia della strada si dedica da tempo.
Giustamente c’è chi, a tale proposito, ha introdotto il concetto di sicurezza alimentare in uno con quello di sicurezza stradale. Resterebbe solo da domandarsi se i posti di blocco contro alcol e droga ed i controlli su strada sui mezzi pesanti, effettuati congiuntamente con la Motorizzazione, abbiano a risentirne, trattandosi di attività che – analogamente - richiedono l’impiego di tante risorse umane. E, se è pur vero che oggi i “Tutor”  permettono un utilizzo di uomini inferiore, è pur vero che gli organici già hanno patito dei forti tagli.

 

LIBERO
5 MARZO 2013

Vietare cavalli nei circhi? Per l'Enc posizioni prettamente ideologiche
Buccioni: "Il 22 marzo presenteremo un codice di autoregolamentazione in linea con il progresso''

Il divieto di utilizzo di corsieri in spettacoli o manifestazioni pericolose o degradanti è uno dei contenuti della proposta di legge che Michela Vittoria Brambilla, in rappresentanza della Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente, depositerà a sua firma all'insediamento del Parlamento
 

Roma - Vietare l'utilizzazione dei cavalli in spettacoli o manifestazioni pericolose o degradanti. E' questo uno dei contenuti della proposta di legge che Michela Vittoria Brambilla, in rappresentanza della Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente, depositerà a sua firma all'insediamento del Parlamento. Un proposta che tira in ballo anche i circhi. "E' evidente che l'onorevole Brambilla ha compreso quali sono le priorità del paese" ironizza all'Adnkronos, Antonio Buccioni, presidente Enc, l'Ente Nazionale Circhi.
Secondo Buccioni "uno conto è parlare di regole, e noi siamo assertori delle regole rigorose, un conto sono le posizioni prettamente ideologiche". In linea generale, spiega il presidente dell'Enc, "tutto il mondo civile affronta i problemi della presenza degli animali nella comunità e negli spettacoli in termini di regolamentazione rigorosa". Per questo il 22 marzo "presenteremo un codice di autoregolamentazione in linea con il progresso", dalle tecniche di allevamento ai luoghi di permanenza degli animali fino alle tecniche di macello.
Per il resto, "rifiutiamo ogni tipo di talebanesimo" sottolinea Buccioni che aggiunge: "non ci piegheremo a questa logica per nessuna ragione al mondo forti di una serie di testimonianze che arrivano da tutte le aree geografiche del pianeta e anche da Benedetto XVI che ha ospitato un circo in piazza San Pietro". La proposta della Brambilla, "mi sembra un modo di inaugurare una legislatura assolutamente coerente con quello che è la sua personale visione dei problemi di questo paese".
Nel circo, "tutti gli animali, non solo il cavallo, vengono trattati bene non solo perché si tratta di un bene al servizio di un'azienda ma anche perché si creano dei rapporto che fanno riferimento agli affetti". Purtroppo, però, per il presidente Buccioni, "in Italia siamo vittime di un indirizzo culturale da quinto mondo. Basta attraversare il confine italiano per passare da una considerazione del circo come fastidio per acquistare un valore culturale".
Secondo Buccioni, "le considerazioni delle cosiddette élite culturali sono in difformità con quello che vediamo: il 99% delle persone che arrivano alla biglietteria dei circhi vuole accertarsi che negli spettacoli ci siano gli animali". "Mi auguro, dunque, - conclude Buccioni - che questa sconvolgente iniziativa non venga considerata così importante come il conclave imminente o la necessità di trovare un nuovo governo per il nostro paese".

 

IL TIRRENO
5 MARZO 2013

Ok del sindaco alla targa per Gennarino

MONTECATINI (PT) «La lettera di Giulio mi è arrivata e concordo con la sua proposta di realizzare una targhetta in ricordo di Gennarino». Con queste parole il primo cittadino Giuseppe Bellandi ha accolto con entusiasmo l'iniziativa di Giulio Fagioli, il ragazzo di sedici anni che aveva scritto al sindaco chiedendo il permesso per poter affiggere una targa in memoria del cucciolone morto avvelenato. Alla lettera ha allegato le 260 firme raccolte al “Rosmady Cafè”. «Era un piccolo grande cane. Io lo conoscevo bene, era davvero diverso dagli altri e non solo per quel suo occhio azzurro che lo contraddistingueva», racconta il sindaco. «Mi ricordo quando era ancora un cucciolo e lo vedevo dentro l'ippodromo dove viveva inizialmente, stava sempre al piccolo bar di Rossella Boni. Era un cane speciale, se ne andava in giro senza dare noia a nessuno, gl i bastava una carezza. Sono proprio d'accordo con questa iniziativa, sono quelle piccole cose gentili che a volte gli uomini fanno, e se poi ha chiederlo è un giovane affezionato al suo “amico” non si può dirgli di no». La storia e la successiva tragica scomparsa di Gennarino hanno smosso le coscienze di tutti, soprattutto di chi ha avuto l'occasione di conoscerlo e apprezzare lo spirito di un cane così semplice eppure così unico. Un animale vagabondo a cui piaceva girare per le strade e accompagnare le signore al marcato. Adesso Giulio e tutti coloro che l'hanno sostenuto potranno gioire per la risposta favorevole del sindaco. «I tempi per poter realizzare e affiggere la targhetta non li conosco, ma mi auguro che il tutto si possa risolvere a breve», conclude Bellandi.

 

MATTINO DI PADOVA
5 MARZO 2013

Da mascotte del centro a cane "stalker", denunciato Luigi
Il meticcio del bar “Al Capeo” è stato segnalato ai vigili urbani perché troppo audace

Elena Livieri

PIOVE DI SACCO (PD). Luigi sente la primavera. E ha messo gli occhi su una femmina niente male. L'aspetta sotto casa, una volta si è persino intrufolato nel suo garage. E si è beccato una denuncia. Ma non finirà davanti a un giudice Luigi. Perché fra il suo proprietario e quello della sua bella, è già pace fatta.
Luigi, per gli amici Gigi, (e all’anagrafe Luis) è un cane. Un meticcio nero, basso e tozzo, che ispira simpatia al solo vederlo. Buono come il pane. Un bizzarro incrocio fra un volpino e un meticcio figlio di un labrador che si è accoppiato con un altro meticcio. Di sicuro non capiterà mai a nessuno di vederlo legato a un guinzaglio. Lui spadroneggia per strade e marciapiedi con invidiabile sicumera.
In centro a Piove, in via Roma, è praticamente una mascotte. È il fido compagno di Michele Zorzi, titolare del bar “Al Capeo” e del fratello Giovanni che, spostandosi su una motocarrozzetta per disabili, ha trovato in Luigi un assistente impareggiabile. Guai, sotto la sua vigile compagnia, attraversare la strada lontani dalle strisce.
E guai a non ringraziare con un'occhiata complice gli automobilisti che gentilmente lasciano il passo. Luigi la sa lunga sulle buone maniere. Come quando regala una leccatina alla mano gentile dei macellai della via che appena lui infila il naso in negozio gli allungano un ossicino.
Ma il buon Luigi è finito nella lista dei ricercati dei vigili urbani. Una signora, infatti, si è rivolta alle divise per lamentare l'insistenza con cui quello spavaldo fa la corte alla sua cagnolina. Impossibilitata a uscire di casa senza rischiare l'accoppiamento.
E così è partita la caccia al cane stalker. «È durata poco» svela Michele Zorzi, «perché il cane è conosciuto da tutti in centro. Io e la signora ci siamo incontrati e abbiamo chiarito la vicenda. Non sapeva che il cane fosse nostro. Ora che le ho raccontato di Luigi è più tranquilla».
«Si era spaventata», aggiunge «perché una sera se l'è trovato persino in casa. Lui è fatto così, ma non farebbe male a una mosca. Per la cagnolina giusta perde la testa, come tenerlo a bada? Ora, comunque, sono diventati amici».
Per Luigi non è intervenuta alcuna restrizione. E nessuna multa. Anzi. Dei vigili è diventato quasi un collaboratore. Spesso lo si vede passeggiare fianco a fianco agli agenti durante le loro pattuglie a piedi. Quindi, archiviata anche la segnalazione per stalking a carico del cane Luigi.
«Lui è un’anima libera» sottolinea Michele Zorzi, «impossibile tenerlo chiuso in cortile». Anche perché la primavera è appena agli inizi. Che succederà allora fra qualche mese?

 

LA NUOVA SARDEGNA
5 MARZO 2013

Caccia a un serpente sulla 131 I testimoni: è lungo tre metri

di Tore Cossu

BIRORI (NU) Allarme a Birori e negli altri centri del Marghine per la presenza di un grosso serpente che da qualche giorno si aggira nelle campagne della zona. L’animale è stato avvistato qualche giorno fa in una piazzuola di sosta lungo la Carlo Felice, il prossimità di Funtana ’e ranu, all’altezza dell’abitato di Birori. A notarlo è stata una famiglia di Bortigali, che transitava in auto sulla 131. Il serpente, sbucato dal macchione a fianco, sarebbe di grosse proporzioni. «Strisciava sul terreno e dopo aver attraversato la piazzuola si è alzato con fare minaccioso», raccontano i tre (marito, moglie e figlia) di Bortigali. Che, dopo aver velocemente alzato i tacchi hanno provveduto a segnalare quanto accaduto e ad allertare gli amministratori comunali. Il serpente, secondo il racconto, avrebbe una lunghezza di tre metri e sarebbe anche assai grosso. Ieri mattina, nella zona dove è stato avvistato, è stata organizzata una battuta di ricerca alla quale hanno partecipato gli agenti del corpo forestale di Macomer e Bolotana, i barracelli, gli amministratori comunali e numerosi volontari. Le campagne, nel raggio di un chilometro, sono state passate al setaccio ma dell’animale non è stata trovata alcuna traccia. «Abbiamo segnalato il tutto al centro veterinario regionale di Bonassai che dispone di figure specializzate per la cattura dei rettili – commenta il vice sindaco di Birori, Francesco Sulas – Non sappiamo se questo esemplare sia pericoloso per le persone. Però da quanto hanno raccontato coloro che lo hanno avvistato siamo in presenza di un serpente che fa paura per le sue enormi dimensioni. Vogliamo evitare gli allarmismi però ci preme anche la sicurezza e l’incolumità delle persone». Sull’origine del rettile impazzano le supposizioni: dalla fuga da un circo all’appassionato di animali esotici che lo ha liberato perché era diventato troppo ingombrante. Di certo si può dire che a Birori e dintorni la cosa non è stata per niente sottovalutata. Anche perché in questo periodo sono numerose le persone che si avventurano in campagna alla ricerca di asparagi e finocchietti selvatici. «Stiamo preparando un’apposita cartellonistica per informare i cittadini sulla presenza del rettile – aggiunge Francesco Sulas – Il primo avviso alla popolazione è stato inviato via sms tramite il servizio informativo predisposto dal comune. Abbiamo affisso locandine negli esercizi pubblici e nei prossimi giorni organizzeremo altre battute di ricerca, magari allargando il raggio di azione, perché vogliamo riportare la serenità».

 

BRESCIA OGGI
5 MARZO 2013

Tanti capannoni, poche stalle: alle rondini servono nuovi nidi

Giuseppe Zani

SALE MARASINO (BS). Sabato si svolge il convegno sul più importante censimento europeo su queste popolazioni di uccelli
Gli animali simbolo di primavera in Lombardia sono calati del 16% Alla raccolta dei dati partecipano le Guardie ecologiche del Sebino

Tornano le rondini a primavera, negli stessi nidi che hanno lasciato in autunno, ma non sempre ritrovano lo stesso ambiente favorevole. Per arrestare il calo di questa specie utile all'agricoltura, in Lombardia è nato nel 2011 il progetto «È ora di aiutare le rondini», proseguito nel 2012. UN PROGETTO che sarà presentato nell'ex chiesetta dei Disciplini, a Sale Marasino, sabato a partire dalle nove del mattino. Si tratta del più grande censimento estensivo delle popolazioni di rondini mai avviato in Europa, nato dal Parco della Pineta di Appiano Gentile e Tradate. Il lavoro è coordinato da Roberto Ambrosini, del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell'Univestità degli Studi di Milano Bicocca. Dieci gruppi di Guardie ecologiche volontarie della Lombardia collaborano al progetto: tra loro c'è anche il gruppo che fa capo alla Comunit& agrave; montana del Sebino bresciano. NEL 2011 IL CENSIMENTO ha riguardato 420 cascine, che si trovano in 10 diverse aree di studio; nel 2012, invece, si è trattato di 417 cascine situate in 9 delle 10 aree precedenti e in una nuova area di studio. A dare forfait è stata la Bassa Bresciana, cui è subentrato il parco del Mincio. In tutti i casi possibili si è cercato di ripetere lo stesso tipo di raccolta di dati, nelle medesime cascine visitate nel 2011, in modo da stimare la variazione delle colonie nidificanti nei due anni di indagine. I risultati? Le rondini non hanno subìto un decremento significativo in tutta la Lombardia (-16,85%), compresa la zona del Sebino bresciano, mentre si sono verificati marcati cali demografici nel parco Ad da Sud (-18,56%) e nel parco di Montevecchia e della Valle del Curone (-46,81%). In nessuna delle aree censite, purtroppo, si sono registrati incrementi significativi di rondini nidificanti. Le colonie più numerose si contano in pianura, specialmente in provincia di Cremona. Le densità minori, invece, si osservano soprattutto nella fascia collinare. La diminuzione generalizzata di nidi, comunque, a sentire Ambrosini, va probabilmente ricercata nelle variazioni delle pratiche agricole e zootecniche, che sono intervenute negli anni recenti. LE RONDINI SI CIBANO prevalentemente sui prati di sfalcio, sicché la progressiva riduzione di questi a favore delle colture cerealicole può aver ridotto la disponibilità di insetti volanti. Anche i moderni capannoni adibiti a stalla scoraggiano l'insediamento delle rondini. Questi uccelli infatti nidificano prefereribilmente nelle stalle tradizionali, che, essendo più riparate e calde, offrono condizioni più favorevoli per la riproduzione di questa specie. Per il futuro, Ambrosini e collaboratori contano di includere nel loro censimento anche aree alpine e montane, come la zona di Bormio, l'Alta Valcamonica, le valli bergamasche, la Lomellina e l'Oltrepò pavese.

 

AGI
5 MARZO 2013

Animali: i cani si riconoscono a vista tra loro

Lione - I cani sono in grado di riconoscersi tra loro e selezionare tra la folla i membri della razza alla quale appartengono, secondo una nuova ricerca francese. Lo studio ha dimostrato che i migliori amici dell'uomo riescono a distinguere con successo i cani che fanno parte della propria specie dai cani riconducibili ad altre specie. Una distinzione che i cani riescono ad utilizzare per riconoscere i propri simili anche in mezzo agli esseri umani e ad altri animali, senza ricorrere all'aiuto delle abilita' olfattive ma sfruttando semplicemente la vista. La scoperta e' di un team di ricercatori coordinato da Dominique Autier-Derian del Leec-Laboratoire d'Ethologie Experimentale et Comp aree e della Scuola Veterinaria Nazionale di Lione. Lo studio pubblicato sulla rivista Animal Cognition ha testato la capacita' dei cani di riconoscere i propri simili tra diverse razze canine e animali. Negli esperimenti sono stati coinvolti nove cani domestici (Canis lupus familiaris) ai quali sono state mostrate coppie di immagini che ritraevano cani da varie razze e cani frutto di incroci insieme a fotografie di quaranta animali diversi e di esseri umani. I nove cani sono riusciti a riconoscere i cani ritratti appartenenti alla propria specie, puntando esclusivamente sulla capacita' visiva.

 

IL CAMBIAMENTO
5 MARZO 2013

Etologia relazionale, perché accarezzare alcuni animali e mangiarne altri?
Perché le persone mostrano empatia e simpatia verso alcuni animali, in particolare quelli domestici, e manifestano totale indifferenza o addirittura violenza nei confronti di altri, primi fra tutti gli animali d'allevamento? L'etologa Myriam Jael Riboldi analizza l'atteggiamento contraddittorio di molti esseri umani nei confronti degli altri animali e riflette sulle modalità per mettere in atto un cambiamento di prospettiva.

Il rapporto tra uomini e animali oggi è complicato sotto tanti punti di vista. Per prima cosa è difficile ammettere che questa contaminazione riguarda molti aspetti della nostra vita. Tra i numerosi macro argomenti che implicano il coinvolgimento degli animali, talvolta a nostra insaputa, ci sono: la sperimentazione (dei farmaci, dei cosmetici, dei prodotti alimentari, dei prodotti per la casa…etc. ), i parchi acquatici, la caccia e la pesca, l’uso nelle pubblicità e nelle produzioni cinematografiche, i circhi, le sagre, i bioparchi, le strutture per la conservazione delle specie, il commercio illecito di animali, l’industria dell’abbigliamento.
Come avrete notato non sto di proposito distinguendo tra ciò che è palesemente a favore del benessere degli animali e ciò che è sfacciatamente ad esclusivo favore dell’interesse umano. Sto cercando in questa sede di sottolineare il grado di complessità dell’argomento.
L’intenzione è proporre una riflessione rispetto ad un aspetto abbastanza preciso: la diversa reazione che le persone manifestano empatizzando e simpatizzando con alcuni animali e contemporaneamente la totale indifferenza che mostriamo verso altri. In altre parole gli adulti (molto più che i bambini) nella nostra società tendono a trattare cani e gatti in modo particolarmente protettivo e affettuoso ed “altri” con incredibile indifferenza o addirittura con violenza, mostrando l’aspetto “schizofrenico” del nostro rapporto con gli animali. In questo articolo cercherò di esplorare le motivazioni alla base di questa discontinuità nella connessione emozionale. che io definisco “schizofrenia empatica”, ispirandomi al punto di vista di Jane Goodall.
Ci sono animali con i quali l'uomo si è precluso ogni opportunità di comprensione reciproca negando loro persino la possibilità di mostrarci le loro potenzialità cognitive, emozionali e relazionali. Sono animali da sempre prigionieri di pressioni economiche, di pregiudizi, di credenze, di convinzioni e di mancanza di conoscenza e con i quali l'uomo alla fine si è precluso ogni opportunità di co-crescita.
Al primo posto di questa lista, almeno per il numero di soggetti coinvolti (in Italia parliamo di oltre 500 milioni di animali ogni anno) ci sono gli animali da allevamento: mucche, polli, conigli, pecore, capre, cavalli, maiali, quaglie, tacchini, faraone, anatre, oche etc.
Con questi animali emerge chiara la nostra disconnessione emozionale come se non fossimo in grado di riconoscere che sono in grado di provare emozioni, oppure noi non fossimo in grado di entrare in connessione con questi animali. La terza eventualità possibile è che semplicemente evitiamo di accettare la realtà.
La profonda distanza fisica e psicologica (separazione) tra gli uomini e gli animali “da fattoria” o “da reddito” si è sviluppata nella nostra civiltà post-contadina come se questi animali oggi fossero abissalmente lontani dai pet che abbiamo inserito nelle nostre case come parte delle nostre famiglie. Nella cultura contadina gli animali venivano allevati ed uccisi, però vivevano con l’uomo in ambienti forse etologicamente discutibili, ma comunque colmi di partecipazione.
Gli allevamenti invece sono sempre più intensivi e sono assolutamente sconosciuti a chi mangia carne. Spesso ne adulti ne bambini hanno mai visto una chioccia protettiva e combattiva con i suoi pulcini, una mucca che allatta e coccola il suo vitello o un tacchino che fa la ruota mentre la sua pelle cambia colore da azzurro a rosso intenso, mostrando le sue emozioni in modo inequivocabile.
Parallelamente alla separazione si è sviluppata l’indifferenza. Si possono incontrare tir carichi di animali sulle autostrade e girare la testa dall’altra parte; si possono fare le smancerie ad un pulcino piumoso incontrato in una fattoria “didattica” ed ignorare la sensazione che percepiamo nel profondo, pur conoscendo la vita di un pollo che nasce in un allevamento intensivo. Una forma di vera e propria rimozione del problema.
Una psicologo americano ha definito questa generale assenza di indignazione umana di fronte a problemi che investono grandi numeri: il collasso della compassione. La riflessione diventa spinosa in particolare per chi possiede un cane o un gatto, poiché ovviamente la carne contenuta negli alimenti che poi viene data come cibo è proveniente da allevamenti dove gli animali vengono allevati in modo intensivo/industriale.
Molti di noi vivono con cani e gatti, o con altri animali più o meno domestici, e li trattano come membri della famiglia. Eppure, mangiano gli animali provenienti dagli allevamenti industriali. Il 90% degli italiani mangia carne e prodotti di origine animale che proviene dalla grande distribuzione.
D’altra parte è il medesimo comportamento che emerge quando si ignora una gatto in difficoltà per strada (magari al lato della carreggiata ferito) mentre a casa il nostro micio è condotto di corsa dal veterinario al secondo starnuto. Sembra qualcosa di profondamente legato alla natura umana.
L’altro punto è un vuoto quasi totale di conoscenza etologica che circonda questi animali. Attribuisco parte della responsabilità agli etologi, che avendo il compito di fornire alle persone molte più spiegazioni, dovrebbero farlo con maggiore passione ed entusiasmo. Questi sono elementi essenziali per promuovere la curiosità e stimolare l’empatia, oltre che la conoscenza.
Sicuramente sebbene la rete, e in generale i media, abbiano aumentato le possibilità di ricevere informazioni eterogenee sulla vita all’interno degli allevamenti intensivi, c’è ancora molto lavoro da fare in questo senso poiché evidentemente la sola informazione “ricca di giudizi” molto severi non basta. La conoscenza delle condizioni di vita degli animali negli allevamenti intensivi o lager, come sarebbe più corretto definirli, sono realtà che necessariamente devono raggiungere la coscienza di tutte le persone, in particolare coloro che adottano la dieta onnivora non selettiva.
Nessuna persona sensibile accetterebbe di nutrirsi di carne sapendo che proviene da animali che hanno sofferto pene e maltrattamenti inimmaginabili ed inoltre che le carni (così come le uova e il latte) provenienti da quelle strutture sono quasi sempre “arricchiti di farmaci” non segnalati come antibiotici, ormoni della crescita, antimicrobici etc.
Il fatto è che le carni e i prodotti provenienti dagli allevamenti intensivi sono spesso discutibili in termini di qualità. E ciò non sfugge alla logica che quando il fine ultimo di una multinazionale è il profitto, la salute delle persone e il benessere degli animali scendono notevolmente sulla scala delle priorità. Sicuramente un animale vissuto pascolando oppure beccando in uno spazio libero, nel rispetto delle sue esigenze biologiche ed etologiche, è più sano oltre che più felice.
Io credo inoltre che il terrore, la paura, l’angoscia e l’infelicità imprimano, nel corpo di ogni animale, una traccia chimica e una energetica, entrambe indelebili e che si trasferiscono quindi nel corpo di chi si nutre di questi alimenti. Dovremmo riflettere attentamente quando scegliamo cosa mettere nel nostro piatto e i quello dei nostri figli. Altri aspetti sostanziali sono relativi all’impatto sull’inquinamento ambientale, sottoprodotto di ogni tipo di allevamento e in generale con conseguenze in termini di furto di risorse verso le popolazioni in via di sviluppo.
Entrando nel merito della corretta informazione, è necessario sapere che gli allevamenti intensivi sono capannoni in cui sono rinchiusi migliaia di animali in condizioni infernali. Privati di libertà di movimento, dell'aria e della luce del sole, rinchiusi in gabbie, costretti ad una alimentazione spesso innaturale, immunodepressi e, anche nei migliori casi, senza alcuna attenzione per le esigenze primarie (e non è possibile anche solo immaginare che siano rispettate le regole, dove esistono). I metodi di trasporto, sono altrettanto inqualificabili. Le condizioni di vita degli animali condannati sono tali da suscitare vergogna in ogni essere umano che abbia il più esiguo sen so empatico.
Torniamo al punto: separazione, indifferenza e non-conoscenza sono i tre concetti chiave che creano l’alibi perfetto dietro cui gli uomini si nascondono per non essere consapevoli e quindi responsabili di cosa significa comprare la carne, il latte, le uova o in generale tutti i prodotti di origine animale destinati al largo consumo, senza preoccuparsi della loro provenienza.
In apparenza è una vera e propria forma di discontinuità emotiva e di totale mancanza di empatia. Però l’alternativa presentata è unica e suona più o meno così: “questi sono gli allevamenti intensivi, quindi l’uomo è un mostro, e se sostiene di amare gli animali, non deve mangiare carne e nemmeno prodotti di origine animale”. Evidentemente questo 'modo' non funziona e forse è necessario cambiare prospettiva.
Proprio nella nostra inesistente relazione con le specie collegate all’allevamento, rispetto a quella talvolta morbosa con i tipici pet, si evidenziano le incoerenze più eclatanti. Le nostre parole e le nostre azioni sono spesso in disaccordo. Il cervello delle persone, secondo la teoria cognitivista, funziona su tre livelli. Uno è prevalentemente emotivo e affettivo e ci coinvolge su questo piano. Il secondo è puramente cognitivo e riguarda le informazioni che tratteniamo e quindi in un certo senso il giudizio e il pregiudizio che abbiamo riguardo ad un determinato argomento. Il terzo livello è comportamentale e riguarda gli atteggiamenti che teniamo verso una situazione o una circostanza.
Se riusciamo ad armonizzare questi livelli il processo si avvia e la nostra mente accetta un progressivo cambiamento di prospettiva. L’obiettivo di un progetto culturale sensato e rispettoso delle persone e degli animali deve cercare una strada per attivare tutti e tre i livelli. Muoversi nell’ambito della ri-sensibilizzazione potrebbe essere una strada.
Servirebbe una dichiarazione da parte del mondo scientifico che chiarisca la posizione che oggi viene accettata e riconosciuta in ambito etologico sull’esistenza delle emozioni nel mondo, in termini di emozioni come la paura, la tristezza, la rabbia, la sorpresa, il dolore, l’attesa, la felicità, la serenità, l’entusiasmo? Credo aiuterebbe molto. Resta il fatto che l’esperienza nella vita reale ha dimostrato che anche gli scienziati con l’approccio più rigido in questo ambito (in laboratorio facevano test con gli animali), se a casa vivevano con un cane, non riuscivano a negare l’evidenza che quell’animale era depositario di una vita emozionale.
Non possiamo certo immaginare di imporre a tutti di vivere con galline, mucche e maiali per indurre un cambiamento culturale e convincere la persone che le emozioni in questi animali sono esattamente le stesse di quelle che accettiamo in cani e gatti. I punti salienti da tenere in considerazione sono due. Il primo è che migliaia di galline (maiali, conigli, tacchini, mucche, vitelli…) sperimentano durante la loro vita rinchiusi nei lager/allevamenti intensivi, un ventaglio di emozioni che si riduce a due sole sfumature: il terrore e il dolore.
In queste inimmaginabili condizioni non esprimono la loro natura, le loro caratteristiche etologiche, la loro individualità, la loro gioia di vivere, la loro capacità di amare i cuccioli, di rotolarsi al sole, di correre, di crescere, di socializzare con altri animali tra cui l’uomo. Potemmo offrire l’alternativa di parlare, leggere, guardare video di fattorie dove le persone sperimentano la vita con questi animali che vivono in condizioni diverse da quelle degli allevamenti intensivi. Nei loro occhi e attraverso i loro racconti avremmo l’occasione di cominciare a conoscere questi animali e così avventurarci nel loro mondo sia dal punto della loro intelligenza che delle loro emozioni.
In secondo luogo dovremmo organizzare percorsi di esperienza pratica condotti da persone competenti e appassionate, in strutture nate con questo tipo di finalità, per consentire a bambini e adulti di provare a vivere almeno una giornata con questi animali. Questo completerebbe il possibile iter verso una risensibilizzazione.
Questo tipo di processo prevede di promuovere forme di empatia che facciano leva su modelli positivi, con l’intento di evidenziare le potenzialità insite in relazioni equilibrate, sensibili, consapevoli e responsabili con gli animali invece che sottolineare la violenza. La volontà è quella di rimarcare gli effetti positivi che hanno su ognuno di noi i momenti di gioia e serenità trascorsi con gli animali in termini di umore, energia, benessere. Animali a cui non è mai stata offerta l’occasione di farsi conoscere. Un’opportunità persa dall’uomo di conoscere questi meravigliosi animali.
FOTO E VIDO
http://www.ilcambiamento.it/cattivita/etologia_relazionale_accarezzare_mangiare_animali.html

 

GEA PRESS
5 MARZO 2013

Bulgaria – la rabbia ed i cani avvitati
La crudele tradizione di un paese fuori dal mondo - In tal maniera la cultura rurale esorcizza la rabbia.

 

Si svolgerà domani, come ogni 6 marzo, il rituale che vorrebbe allontanare gli spiriti maligni dal villaggio di Bradilovo, un piccolo centro a sud della Bulgaria, quasi a ridosso del confine turco. Poche centinaia di abitanti che però credono di tenere lontana la rabbia, torturando dei cani.
La “medicina” tradizionale consiste nel prendere un cane randagio e legarlo ad una corda avvitata che è stata a sua volta sospesa al di sopra delle turbolente acque di un torrente. Appena la spirale viene sbloccata, la corda inizia a girare vorticosamente. Il povero cane si viene così a trovare in una sorta di centrifuga. La “liberazione” (..per modo di dire..) consiste nell’improvviso tuffo nelle acque del gelido torrente.
Per questa edizione erano state annunciate delle iniziative animaliste, ma il piccolo paese è, più o meno letteralmente, fuori dal mondo. Per capire il livello di isolamento, basti considerare che tale incredibile tradizione è stata per la prima volta documentata nel 2005. Un rito probabilmente antico ma che oggi, ancor di più, appare in tutta la sua agghiacciante crudeltà.
Non ci vuole molto a capire come i cani siano terrorizzati. La corda, stretta tra le ascelle ed il petto, crea evidenti difficoltà respiratore che, causa la veloce rotazione, contribuiscono a creare uno stato di grave sbandamento. Già nel passato alcuni dei cani caduti in acqua, non sono riusciti più a riemergere.
La rabbia fa paura, ma il metodo scelto per esorcizzarla è sicuramente ancor più terrifico.

 

GEA PRESS
5 MARZO 2013

Inghilterra – con i loro cani torturavano animali selvatici – condannati a quattro mesi di prigione (VIDEO – ATTENZIONE IMMAGINI FORTI)
La RSPCA: crudeltà fuori dal comune. La pena più importante è quella di divieto di detenzione dei cani.

Dovranno scontare quattro mesi di carcere i tre inglesi riconosciuti colpevoli di avere torturato, con il tramite dei loro cani, numerosi animali selvatici. Volpi, tassi ed altri animali, snidati dai cani che venivano incitati a sbranare. Nei filmati diffusi ora dalla RSPCA si vede il gruppetto incitare e divertirsi con un loro cane intento a sbranare una volpe. Il piccolo animale viene a volte allontanato dai feroci morsi del cane, legato ad una corda ed esposto, ancora vivo, tra le risate generali. A quanto pare gli inquirenti hanno rintracciato numerosissime prove testimoniali, soprattutto file video, in parte riconosciuti dai tre.
A tutti i componenti del gruppetto è stata vietata la detenzione dei cani per almeno 10 anni.
Uno dei tre imputati, nel corso dell’udienza, è stato visto sorridere. In particolare sarebbero stati ritrovati, proprio a quest’ultimo, migliaia di immagini che ritraggono le incredibili sofferenze inferte agli animali selvatici. Per due dei tre personaggi, trovati in possesso di uccelli selvatici morti, anche il divieto di possesso di volatili.
L’Ispettore della RSPA che ha condotto l’inchiesta ha riferito come nei suoi 23 anni di servizio questo rappresenti il peggiore caso del quale si è dovuto occupare. Un fatto, ha riferito l’ispettore, di certo fuori dal comune. Per la RSPCA l’aspetto più importante della sentenza è il divieto imposto sulla detenzione dei cani.
I tre uomini, originari della contea del Lincolnshire, sono stati giudicati dal Tribunale di Grimsby, nel nord est dell’Inghilterra. Proprio in quei luoghi erano pervenute numerose segnalazioni di crudeltà compiute con il tramite dei cani, ai danni di animali selvatici. Poi le indagini della Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals, e la condanna.

VIDEO – ATTENZIONE IMMAGINI FORTI:
http://www.geapress.org/m/inghilterra-con-i-loro-cani-torturavano-animali-selvatici-condannati-a-quattro-mesi-di-prigione-video-attenzione-immagini-forti/42531

 

NEL CUORE.ORG
5 MARZO 2013

CHINA EASTERN SI ARRENDE: STOP AL TRASPORTO DI PRIMATI PER I TEST
La decisione comunicata nelle scorse ore a Peta

Poche ore fa, secondo il sito di Peta, China eastern airlines ha informato l'organizzazione animalista americana che a partire dal 1 marzo non effettua più il trasporto di primati destinati ad esperimenti. "Questo a nuncio – scfrive Jeff Mackey sul blog di Peta – mette fine all'esportazione di scimmie dalla Cina per l'utilizzazione in laboratorio!" Fino ad ora la maggioranza dei primati importati negli Stati Uniti per uso sperimentale provenivano dalla Cina: più di 10 mila nel 2012. Dopo la decisione presa da China Southern e Air China di fermare le consegne di primati per esperimenti, ai vivisettori era rimasta solo la China Eastern. Ora anche l'ultimo baluardo è cadut o e questo mercato è praticamente chiuso. Le email di protesta inviate ai cinesi sono state circa 100 mila. (Foto: BUAV)

 

AGI
5 MARZO 2013

Animali: raddoppiano lupi nello stato di Washington

Seattle - La popolazione di lupi grigi (Canis lupus) nello stato di Washington e' raddoppiata nel corso dell'ultimo anno secondo un censimento promosso dallo U.S Fish and Wildlife Service. Lo studio condotto da Donny Martorello, manager della Carnivore Section del Department of Fish & Wildlife, si e' basato sulle osservazioni sul campo e i monitoraggi aerei effettuati lungo tutto il 2012. I dati hanno confermato la presenza di cinquantuno lupi grigi in nove branchi e di cinque coppie che si sono riprodotte con successo.Lo stesso censimento realizzato nel 2011 aveva descritto uno scenario meno roseo con soli ventisette lupi rilevati nello stato di Washington. I risultati attuali conf ermano una ricrescita della popolazione di questi canidi e la attestano a quasi il doppio di due anni fa. "E' un traguardo raggiunto grazie alla preservazione degli habitat idonei" ha spiegato Martorel lo al Seattle Times "i numeri potrebbero in realta' aver gia' raggiunto i cento esemplari in natura sfuggiti al sondaggio". Ai nove branchi confermati se ne aggiungono, infatti, due "sospetti" e altri due diffusi ampiamente nello stato di Washington che sconfinano verso il Canada: si tratta del branco delle Hozomeen, a nord della Catena delle Cascate oltre il confine con il Canada, e il branco Walla Walla nell'Oregon.

 

IL GIORNALE DI VICENZA
6 MARZO 2013

«Il mio cane è morto avvelenato»
«Ciao, io mi chiamo Lampo, o meglio mi chiamavo Lampo.

«Ciao, io mi chiamo Lampo, o meglio mi chiamavo Lampo. Ero un cane meticcio, color bianco miele, dal pelo irsuto e ruvido e dalle zampe lunghe da cane da corsa e mi piaceva tanto correre, ecco il perché del mio nome. All'età di circa otto mesi, mi hanno catturato e portato in un canile dell'Alto vicentino. Sono stato adottato da una famiglia che però dopo poco mi ha riportato al canile. Quel canile è stato poi sequestrato e chiuso per maltrattamenti pesanti verso gli animali. Nel marzo del 2010 per fortuna una nuova famiglia mi adottò e andai a vivere da loro. Ci ho messo del tempo ad abituarmi e loro con tanta pazienza e amore ad educarmi. Mi trovavo benissimo, avevo un giardino spazioso, ero libero di correre, mangiavo bene, potevo riposarmi sul divano e di notte dormivo al caldo dentro casa assieme alla loro gattina anch'essa randagia e salvata dalla morte.
Ero diventato bello, robusto e felice. Andavo d'accordo con tutti, non abbaiavo, non disturbavo, avevo fiducia degli uomini e quando qualcuno suonava il campanello non ringhiavo ma lo accoglievo festoso. Io ero un pacifista. Ogni giorno con la mia padrona andavo a fare un giretto in mezzo a un campo incolto vicino a casa e giocavo e correvo felicissimo di farlo.
Un giorno statti male, ma io non so parlare, so solo comunicare con lo sguardo e agitare la coda. Sono morto dopo due giorni. Ma non per morte naturale, ero stato avvelenato.
Nello stesso periodo altri due cani sono stati avvelenati ma per fortuna si sono salvati. Gli altri cani sono stati avvisati per tempo del pericolo».
Io, proprietaria del cane, del mio grande amico e compagno inseparabile a cui volevo un mondo di bene, quello che mi stava vicino fedele e silenzioso quando stavo male e gioioso quando correvamo assieme, mi rivolgo a colui che l'ha avvelenato, fig ura meschina e vigliacca che ha sparso del veleno in zone anche pubbliche e frequentate da bambini (abbiamo già interessato gli enti preposti) con il folle e squilibrato intento forse di uccidere più animali possibile che gli davano fastidio. È morto il mio amico Lampo, un innocente che a detta di tutti coloro che lo conoscevano non arrecava danno o fastidio a nessuno.
Ti meriti solo il mio più profondo disprezzo. Spero che di notte gli occhi di Lampo, umidi e tristi, ti appaiano e ti chiedano silenziosi: perché?
Cristina Bonora
Arcugnano (VI)

 

MATTINO DI PADOVA
6 MARZO 2013

Minacce di morte a Cesare, il cane più noto di Mortise
Arriva la lettera anonima: «Attento a eventuali polpette...» Così Luca, il giovane proprietario del dobermann, ha fatto denuncia

PADOVA. Adesso speriamo solo che la storia non si ripeta, visto quello che successe a Giulio Cesare, vittima di una congiura architettata dai suoi stessi ex alleati. Il nostro Cesare, non avrà lo stesso potere del generale romano, ma a Mortise, si può dire che abbia quasi la stessa fama. Per questo, ha destato sconcerto negli abitanti del quartiere, la lettera di minacce arrivata ieri a Luca Abriani, 31enne residente in via Cavalieri di Vittorio Veneto, e padrone di Cesare, un dobermann di 13 anni.
La lettera minatoria. «Caro signore, forse lei non è al corrente che, secondo le normative vigenti, il suo cane deve essere tenuto al guinzaglio e provvisto di museruola», l’incipit della lettera anonima ricevuta ieri da Abriani. «Finalmente siamo riusciti a farle delle foto durante le sue innumerevoli passeggiate con il guinzaglio in mano anziché al cane. Le foto sono state inviate ai carabinieri e alla polizia municipale. Speriamo che questo la inviti a essere meno incivile e cialtrone. La invitiamo vivamente a mettere il guinzaglio e museruola al suo cane anche per proteggerlo da eventuali “polpette” ritrovate nel parco. A buon intenditor...». Minacce, nemmeno troppo velate, che hanno portato il ragazzo (che vive solo con il cane) a fare denuncia ai carabinieri e allertare l’Enpa.
Il cane più amato. Un fulmine a ciel sereno per Luca, nato e cresciuto a Mortise, e per i tanti vicini di casa che negli anni hanno imparato a conoscere e coccolare Cesare. «È un cane arcinoto nella zona», racconta Abriani. «La maggior parte dei miei vicini non resiste ad accarezzarlo e quando vado dal gelataio spesso c’è qualcuno che vuole offrirgli una coppetta». Una cane, soprattutto di quella taglia, non dovrebbe gironzolare senza guinzaglio. «Lo lascio libero soltanto quando vado nel parco di fronte a casa mia, per pochi minuti, e controllandolo da vicino. Ha 13 anni, un età notevole per un dobermann, e non ha mai fatto male a una mosca. Anzi, qualche anno fa ha aiutato una donna, picchiata per strada, a liberarsi dell’aggressore e in precedenza aveva fatto fuggire dei ladri assieme ai carabinieri». E la museruola? «Non è obbligatoria per strada».
La denuncia. Il ragazzo ha affisso al portone del condominio dove abita, la lettera minatoria e la sua denuncia ai carabinieri. «Non ho idea di chi possa essere stato, ma dubito sia un condomino. Il mese scorso una signora che non conosco mi avvicinò per redarguirmi sul fatto che il cane non avesse il guinzaglio. Non sono preoccupato. Cio che mi disturba di più è il fatto che, chi mi minaccia, mi abbia spiato, informandosi sul mio nome e lasciando la lettera nella cassetta postale di mia nonna che abita nel mio stesso palazzo».

 

GEA PRESS
6 MARZO 2013

Napoli – il negozio per le scommesse sui cani
Secondo la Questura di Napoli era tutto abusivo.

Era destinato esclusivamente alla ricezione delle puntate effettuate sulle corse dei cani ed eventi calcistici. Questo quanto scoperto dall’Ufficio Prevenzione Generale della Questura di Napoli in un negozio di via Foria, un’importante arteria stradale del capoluogo partenopeo.
Nel locale erano presenti 5 persone tra cui lo stesso gestore. Stante quanto comunicato dalla Questura di Napoli avrebbero esercitato senza autorizzazione l’attività di ricezione delle scommesse on line per conto di due società non riconosciute dall’AAMS. Il tutto avveniva con due computer collegati ai siti web interessati.
Alle pareti erano inoltre esposti i palinsesti recanti le quote delle scommesse. Nei cestini dell’immondizia, la Polizia ha rinvenuto numerose ricevute di giocate già effettuate. Tutte le persone identificate sono state denunciate in stato di libertà per esercizio abusivo di attività di gioco o scommessa. Il locale è stato sottoposto a sequestro.

 

ANSA
6 MARZO 2013

Sequestrati alimenti per animali
Intervento CC Biella dopo segnalazione Strisca la Notizia

TORINO - Dieci tonnellate circa di alimenti zootecnici e 60 litri di shampoo per cani scaduto, sono stati sottoposti a sequestro dai carabinieri di Biella. I Nas sono intervenuti a Verrone in un'azienda di produzione e commercializzazione di alimenti e prodotti per animali a seguito della richiesta di aiuto di una troupe televisiva di ''Striscia la notizia'' che, nel tentativo di entrare all'interno dell'azienda,era stata aggredita. L'amministratore delegato, di 64 anni e' stato denunciato.

 

NEL CUORE.ORG
6 MARZO 2013

PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, STRAGE DI LUPI: 12 ESEMPLARI MORTI
L'allarme: alcuni uccisi, altri avvelenati o ammalati

Dall'inizio dell'anno a oggi 12 esemplari di lupo sono stati trovati morti nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm) e nella sua zona di protezione esterna. Alcuni ammazzati, altri avvelenati o malati di cimurro, mentre per le cause degli altri decessi si aspetta il risultato degli esami autoptici dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo. 
Nel cuore del parco - si legge su montagna.tv - scoperti due lupi morti: uno a Civitella Alfena, ucciso con colpi d'arma da fuoco, mentre per il secondo, visto a Barrea, l'Ente sospetta la stessa sorte. Nella Zona di protezione esterna, denominata anche Area contigua, sono sei i lupi morti: due ammazzati sul versante laziale e altri quattro positivi al cimurro, due dei quali con tracce di veleno nell'organismo. Le altre quattro carcasse, invece, sono state individuate nelle aree vicino al Pnalm sono stati trovate. A breve, intanto, è previsto un incontro tra Asl, Regione Abruzzo e Parchi per valutare la situazione e il pericolo che i bocconi avvelenati e il cimurro possano colpire anche gli esemplari di orso marsicano.

 

LA ZAMPA.IT
6 MARZO 2013

Legambiente, allarme in Abruzzo per la morte dei lupi
Da gennaio colpiti gia 12 esemplari nel Parco Nazionale

Pescara - Legambiente lancia un s.o.s per i lupi del Parco Nazionale d’Abruzzo parlando di «un vero e proprio attacco al patrimonio di biodiversità del Parco». 
Dall’inizio dell’anno a oggi sono ben 12 gli esemplari di lupo trovati morti nel Parco e nella sua zona di protezione esterna: è stato accertato, per otto di questi animali, il decesso per arma da fuoco o veleno, per due il cimurro, e per gli altri si aspetta il risultato delle analisi autoptiche dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo.  
«Un attacco ad una specie fortemente protetta a livello nazionale e internazionale - sostengono Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo, e Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree protette e biodiversità di Legambiente -, oltre che di fondamentale importanza per l’equilibrio ecologico dell’Appennino. C’è necessità di una risposta forte da parte delle autorità locali e nazionali che devono farsi carico, d’intesa con l’Ente parco, di misure straordinarie per fermare questi attacchi alla fauna protetta che colpiscono sistematicamente l’area protetta più importante d’Italia. 
Legambiente ritiene sia necessario «uno sforzo comune per mettere in atto un’azione di condivisione con le altre istituzioni (Ministero, Regione, Province, Comuni, Asl) per frenare tutti i fenomeni di illegalità, a partire dal bracconaggio, che investono in maniera preoccupante le aree protette». 

 

IL PICCOLO
6 MARZO 2013

Strage di cinghiali sul Carso Avvelenati con la stricnina

di Riccardo Tosques

TRIESTE - Undici carcasse di cinghiali adagiati su un prato in una dolina a pochi metri dall'osservatorio astronomico di Basovizza. E' l'agghiacciante spettacolo davanti al quale si è trovata una giovane triestina mentre, assieme al suo cane, stava facendo una passeggiata sull'altipiano carsico. Una scena straziante, con cuccioli di pochi mesi rivenuti accanto ai corpi dei genitori. Una vera e propria strage, sulla quale l'Asl ha deciso di fare luce inviando le carcasse alla sede di Basaldella di Campoformido dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie. «E' una situazione complicata, perché dobbiamo capire se si tratta di avvelenamento (stricnina) o di una patologia che ha colpito questi animali», spiega l'assessore provinciale all'Agricoltura Igor Dolenc. La situazione purtroppo pare non essere sotto controllo. In questi giorni sono giunte segnalazioni di cittadini su comportamenti anomali da parte di altri cinghiali. L'ipotesi più accreditata è che più animali siano stati avvelenati, la seconda è il contagio. «Per ora non è corretto esporci – aggiunge Dolenc – perché dobbiamo attendere l'esito degli esami tossicologici (si parla addirittura di un mese, ndr). Poi vedremo se l'autorità giudiziaria dovrà intervenire». La notizia ovviamente ha avuto una grande eco, soprattutto tra le associazioni animaliste. «Trappole, caccia abusiva, bracconieri, eravamo abituati a tutto. Ma un avvelenamento sarebbe davvero una novità assoluta». Gianfranco Urso, presidente dell'Enpa di Trieste, è perplesso: «Certo, potrebbe anche essere un virus, ma ho la brutta sensazione che siamo di fronte ad un vero e proprio utilizzo criminale dei veleni. Attendiamo il responso delle indagini». La vicenda sta assumendo una se rie di risvolti inquietanti. Innanzitutto, se qualcuno si aggira sul Carso ad avvelenare i cinghiali sta mettendo a repentaglio molte altre specie animali, tra cui anche i cani che, assieme ai propri padroni, gravitano nelle zone verdi dell'altipiano. Ma anche animali di alto valore naturalistico come il lupo e l'orso, più volte presenti nelle zone di Basovizza. E’ poi importante capire come comportarsi se ci si dovesse imbattere nella carcassa di un cinghiale. «Non bisogna toccarlo né spostarlo, ma contattare subito le forze dell'ordine», spiega Dolenc. Rimane infine il dubbio più grande. Se si dovesse trattare in effetti di avvelenamento, chi e perché avrebbe dovuto compiere un simile crimine, peraltro passibile di sanzione pecuniaria o di un intervento della magistratura? «Potrebbe essere anche un avvelenamento dovuto magari a olii esausti incautamente abbandonati», ricorda l'assessore Dolenc. La sensazione che hanno tutti , però, è che si tratti di qualcuno che ha deciso di combattere in maniera ignobile e odiosa l'eterna disputa tra cinghiali e agricoltori.

 

MESSAGGERO VENETO
6 MARZO 2013

Cinghiali, i cacciatori la soluzione

ENEMONZO (UD) - I cacciatori possono arginare l’invasione dei cinghiali in Carnia solo se è concesso loro operare per un periodo più esteso dell’attuale e dall’alba a notte, diversamente da quanto la legge permette ora: solo così i danni su campi e prati di questi ungulati, che agiscono di notte, potranno essere limitati.Ne è convinto il direttore della riserva di caccia di Enemonzo, Umberto Tolazzi, secondo cui il Piano faunistico regionale da approvare assieme alla normativa regionale pongono limiti poco compatibili con un intervento efficace da parte dei cacciatori, che è sempre più richiesto dagli agricoltori. «Oggi – dice – non si può cacciare di notte, le giornate di caccia sono 90, mentre in altre parti d’Italia iniziano il 1º settembre e terminano il 31 gennaio. Il problema è che i cinghiali sono imprevedibili, pascolano di notte, sanno dove trovare quello che vogliono mangiare e si spostano spesso. È difficile intravederli di giorno. A Enemonzo nel 2012 non si sono verificati molti danni perché gli agricoltori hanno delimitato molti campi con recinti elettrificati e i cinghiali si sono spostati verso Preone e Socchieve. Ma il problema dei prati resta e a novembre, essendo stata la stagione avara di castagne, noci e nocciole, questi animali hanno preso di mira i prati in una parte di Pani per cercare radici, tuberi e vermi. Noi sul nostro territorio nel 2012 ne abbiamo prelevati 11 (10 col cane). Se potessimo andare a prelevarli per un periodo più lungo e con orari più elastici potremmo contribuire alla soluzione del problema. Allo stesso tempo si deve venir incontro agli agricoltori per elettrificare almeno i campi coltivati». Ma per i danni e le misure di prevenzione i fondi della Regione sono sempre più ridotti rispetto alle spese.

 

LA NUOVA SARDEGNA
6 MARZO 2013

Macomer, i gatti sbranati da un branco di grossi cani

MACOMER (NU) - A Scalarba devono guardarsi dagli avvelenatori, mentre nell’area dell’abitato tra via Toscana, via Papa Simmaco, il rione Santa Maria e “Posto Blocco” devono evitare di farsi sbranare da un branco di cani di grossa taglia la cui presenza costituisce un pericolo anche per i passanti, soprattutto se si tratta di bambini. Il branco di cani, che pare non siano di nessuno, sta sbranando tutti i gatti della zona. A segnalare il problema sono quanti abitano in questi rioni e, in particolare, chi ci ha rimesso il gatto. «Abbiamo assistito a scene orribili – dicono – col povero gatto nelle fauci dei cani e senza poter fare nulla». Episodi come quello descritto accadono ormai con una certa frequenza e alimentano un forte allarme sociale. Il sospetto è che alcuni cani del branco siano stati addestrati al combattimento e poi abbandonati dai proprietari. La polizia locale è stata allertata e già da ieri era previsto l’intervento per la cattura degli animali pericolosi e la loro sistemazione in canile. I cittadini che notano il branco sono invitati a segnalarne la presenza ai vigili urbani telefonando allo 0785-790848. Per mantenere i randagi in canile il comune di Macomer spende 70 mila euro all’anno.

 

MATTINO DI PADOVA
6 MARZO 2013

Mucca fugge a Campodoro Freddata con la mitraglietta

CAMPODORO (PD) - Una mucca, scappata dall’allevamento di via Balla a Campodoro è stata uccisa dai carabinieri del Radiomobile di Padova, chiamati dall’allevatore che non riusciva più a fermarla e a riportarla nella stalla. È accaduto ieri pomeriggio. L’animale, che sembrava impazzito, cercava probabilmente un briciolo di libertà, ma la sua “escursione” è finita male. La mucca stava mettendo in pericolo l’incolumità pubblica visto che la strada era ormai poco distante: nella sua fuga ne aveva attraversate già altre ed era stata notata da diverse persone. Un carabiniere l’ha colpita con una sventagliata di proiettili calibro 9 parabellum partiti dalla mitraglietta d’ordinanza M12.

 

GAZZETTA DI REGGIO
6 MARZO 2013

Airone ferito cade nel canale ma il salvataggio non basta

GUASTALLA (RE) - Probabilmente, è stato investito. Poi, è finito nelle acque di un canale, con le sponde in cemento. Ma in quelle condizioni, con l’ala rotta e probabilmente altre lesioni interne, non ce la faceva a uscire dall’acqua. Per questo dalla zona – via Ponte Pietra a Solarolo – è partita la chiamata di aiuto alla Lipu e conseguentemente ai vigili del fuoco di Guastalla, per aiutare l’airone bianco maggiore in difficoltà. Ieri mattina, i pompieri ci hanno messo poco a recuperare l’animale che, spaventato, ha tentato di volare via, poi è caduto nuovamente nello specchio d’acqua, lasciandosi infine prendere dalle mani dei vigili del fuoco. La responsabile della Lipu si è subito diretta verso il Centro di recupero di Reggio con il volatile, per le cure. Ma purtroppo per l’animale era troppo tardi: è morto all’arrivo.

 

MESSAGGERO VENETO
6 MARZO 2013

Cane impaurito sui binari La Polfer gli salva la vita

Udine - Era scappato dalla casa dei propri padroni e si era perso, probabilmente impaurito da un rumore improvviso, oppure “sgridato” con troppa veemenza. Ha rischiato di morire, ma alla fine ha potuto tornare nella propria cuccia grazie alla prontezza degli uomini della polfer di Pordenone, che gli hanno salvato la vita. E’ la storia del cane di media taglia che nei giorni scorsi, evidentemente stanco dopo una lunga corsa, si è fermato per riposare proprio in mezzo ai binari, nei pressi della stazione ferroviaria del capoluogo. L’animale è stato notato da uno degli agenti in forza al comando guidato dal sostituto commissario Stefano Cadelli, il quale si è subito avvicinato e ha cominciato a chiamare il cane. Che inizialmente non sembrava affatto intenzionato a lasciare il nuovo giaciglio. Ma un convoglio era in arrivo, e l’agente della polfer ha richiamato l’attenzione dell’animale con maggiore insistenza, sino a ottenere la fiducia del quadrupede, che l’ha seguito al posto polfer della stazione. E’ stato quindi chiamato il cinovigile, che grazie al chip elettronico è risalito ai padroni della bestiola, i quali sono andati tempestivamente a riprenderselo. E che verosimilmente dovranno pagare una sanzione.

 

IL TIRRENO
6 MARZO 2013

Ora rubano anche gli animali da cortile

CECINA (LI) - In principio rubarono gli attrezzi da lavoro. Esauriti quelli, si dedicarono agli ortaggi e alla frutta. In questi giorni hanno alzato il tiro, rubando gli animali e - in un caso - infierendo sugli stessi. Certo è che non c'è pace tra gli orti lungo il fiume, quelli che costeggiano il Cecina sulla sponda sinistra che dà sulla ferrovia e corre lungo via Ginori. L'ultima incursione è avvenuta sabato notte, quando qualcuno si è portato via ben sei oche. Sì, sei ochette che il proprietario teneva lì per la gioia dei propri figli e dei bambini che passano lungo la pista ciclabile. «Qui la situazione ormai è diventata insostenibile - dice Franco Del Ghianda - vorrei tanto che qualcuno si prendesse cura di una situazione che va avanti ormai da mesi. Ho un orto sul fiume, nel tratto che va dalla ferrovia a l mare, e come me ci sono altri ortolani che subiscono ripetutamente dei furti e atti vandalici. Ho fatto denuncia ai carabinieri dopo l'ennesimo caso di sabato notte, ma mi sono un po' stufato. In questi mesi sono sparite attrezzature, sono state danneggiate recinzioni, sono stati rubati ortaggi, sono stati sfregiati alberi da frutto. Ma quello più angosciante è stato il furto di diversi animali da cortile come le mie oche e come galline e conigli. Addirittura c'è chi ha trovato le teste dei polli decapitati infilzate nella recinzione». «Qui accanto c'è la pista ciclabile e ci sono le abitazioni - aggiunge Del Ghianda - La zona la sera è buia e il degrado è piuttosto evidente. Personalmente, tenevo quelle oche per i bambini. Avevo anche pensato di allestire un piccolo parco giochi mettendo qualche gonfiabile e magari anche un punto di ristoro. Ma, a prescindere dall'accoglimento della mia domanda in Comune, questi episodi ti fanno passare la voglia di prendere qualsiasi iniziativa». Non si è capito se dietro questi furti ci sia la mano di qualche balordo, di gente che ha fame (non ci scordiamo il fenomeno delle carpe pescate in fiume non per sport ma per mangiare) o di entrambi. «Non saprei dire, i furti e i danneggiamenti sono cominciati da Natale - risponde Del Ghianda - quando dal mio orto sparirono un decespugliatore e un tosaerba. Da allora non sono mai cessati. Ora a quanto pare i ladri si sono concentrati sugli animali. Non so se rubano per fame o per divertimento, ma so che questa situazione deve finire».

 

IL CENTRO
6 MARZO 2013

Strada pericolosa, orsi a rischio

Massimiliano Lavillotti

SCANNO (AQ) - È sempre più a rischio per gli automobilisti e gli orsi un tratto dell'ex statale 479 per la presenza in strada di alcuni plantigradi, che svegliatisi dal letargo da alcuni giorni si incontrano di giorno e di notte lungo la circumlacuale in cerca di cibo. Il traffico sulla via che attraversa l'area frequentata dagli animali rappresenta un pericolo costante per la specie e in tanti temono di investire e uccidere qualche orso a causa della velocità dei mezzi che circolano quotidianamente in quel punto della carreggiata. L'ultimo incontro "ravvicinato" con un orso, presumibilmente Ciliegino, si è avuto ieri l'altro verso le venti quando un giovane scannese, mentre tornava a casa dopo il lavoro, si è trovato il plantigrado subito dopo una curva fermo in mezzo alla strada. La prontezza dei riflessi dell'autista ha evitato l'impatto con il plantigrado, ma le conseguenze per entrambi potevano essere ben più gravi. «Nonostante però i vari avvertimenti che abbiamo già lanciato al Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise affinché assuma iniziative a tutela degli orsi e delle persone», commenta l'assessore all'ambiente della Comunità montana Peligna, Eustachio Gentile, «nessuno ha manifestato interesse a intervenire ma si continua a far finta di nulla. Negli ultimi giorni sono stati molti gli automobilisti che sono riusciti a evitare per miracolo l'animale e non si capisce che cosa si stia aspettando a installare una segnaletica specifica e dissuasori ottici riflettenti che servono a impedire l’attraversamento della strada da parte della fauna selvatica nei tratti di maggiore rischio». La possibilità di investimenti della specie è più alta di quanto apparentemente si creda. Nel Parco nazionale d’Abruzzo nel corso del 2011 e 2012 ci sono stati due eventi, di cui uno proprio lungo la strada regionale 83 quando nei pressi di Pescasseroli venne investito e ucciso un’orsa. «La situazione poteva essere monitorata meglio se l'Ente avesse dato seguito all'impegno di istituire una sede staccata a Scanno della Guardie Parco», aggiunge Gentile.

 

NEL CUORE.ORG
6 MARZO 2013

CAGLIARI, SI' AL REGOLAMENTO PRO ANIMALI: CANI NEI NEGOZI E SUL BUS
Il provvedimento osteggiato da molti. Ecco tutte le novità

Cagliari diventa una città più amica degli animali. Il Comune ha varato ieri un nuovo regolamento, approvato dal Consiglio comunale. Le novità? I cani potranno salire sull'autobus, a patto che abbiano guinzaglio e museruola. Potranno entrare nei negozi, tranne in quelli in cui i titolari riterranno che alcune razze siano pericolose. E non solo: sarà vietato utilizzare i quattrozampe per l'accattonaggio o offrirli come premio di scommesse. E, ancora, soltanto chi avrà il patentino di "gattaro" riconosciuto dall'Asl potrà dare cibo in strada ai mici. Sarà vietato abbandonare i cani in tutto il territorio comunale e chi non avrà cura del proprio animale - lasciandolo al sole o senza acqua - rischia multe che vanno dai 300 ai 750 euro. Via libera nei parchi e nei giardini per gli animali tenuti al guinzaglio.
Ma su questo regolamento il Consiglio comunale si è spaccato, tanto che molti aspetti saranno oggetto di modifiche ed emendamenti. L'assessore Paola Piras ha ricordato che è stata l'Anci a chiedere ai Comuni di consentire l'accesso degli animali nei negozi: "Tra le mie deleghe ho quella che investe la tutela degli animali e io mi batto per quella senza sentirmi certo svilita. Non c'è niente di poco importante in questo argomento. Ho scelto una frase di Gandhi e l'ho inserita nel nuovo sito del canile: dice che la civiltà di un popolo si misura anche nel rispetto verso gli animali. In alcune patologie come l'alzheimer e l'autismo i cani sono una risorsa anche terapeutica. Il codice della strada obbliga anche al soccorso degli animali, è giusto predisporre parcheggi di carico e scarico presso gli ambulatori veterinari. Stiamo pensando con l'Enpa anche a un'ambulanza soltanto per gli animali".
Nel nuovo regolamento, osteggiato da molti consigli eri, è prevista, infine, anche la costruzione di cimiteri comunali per gli amici a quattro zampe.

 

AGI
6 MARZO 2013

Sicurezza alimentare: carni in cattivo stato, denuncia a palermo

Palermo - Carni di vario genere in cattivo stato di conservazione sono state scoperte a Palermo in un capannone di via Pescia dai carabinieri del Nas che hanno denunciato il titolare, un uomo di 45 anni. Sul posto c'erano un box in muratura per il ricovero di animali e un altro ambiente dov'era in funzione in congelatore. Qui sono state carni avicole e di agnello, interiora e prodotti ittici, tutti in precarie condizioni igienico-sanitarie infatti, in gran parte bruciati dal freddo e contaminati da residui di alimenti precedentemente congelati. Nel terreno adiacente, l'uomo custodiva diversi animali ora oggetto di accertamenti del Dipartimento di prevenzione veterinaria dell'Asp di Palermo.

 

CODACONS.IT
6 MARZO 2013

IL CODACONS: I CONSUMATORI NON COMPRINO PRODOTTI CONTENENTI CARNE MACINATA FINO A CHE NON SARA’ FATTA CHIAREZZA
RISCHI PER LA SALUTE LEGATI A PROVENIENZA SCONOSCIUTA DEI CAVALLI

Dopo il rinvenimento di carne equina nei ragù Star, il Codacons rivolge un appello a tutti i consumatori italiani: non acquistare prodotti alimentari di qualsiasi marca, contenenti carne macinata, fino a che non sarà fatta chiarezza sulla vicenda della carne di cavallo non indicata in etichetta.
L’allargarsi dello scandalo, che oramai coinvolge un numero crescente di aziende e prodotti, ci porta a chiedere misure estreme a tutela dei consumatori italiani – spiega l’associazione – I controlli devono essere eseguiti a tappeto su tutti gli alimenti in commercio nel nostro paese contenenti carne macinata e i consumatori, dal canto loro, possono tutelarsi evitando l’acquisto di tali generi alimentari, indipendentemente dalla marca e dalla provenienza dei prodotti.
Al di là della evidente frode commerciale – prosegue il Codacons – il nostro invito è finalizzato a tutelare la salute dei cittadini italiani: nulla infatti si sa circa la provenienza della carne equina, e da più parti viene avanzato il sospetto in merito alla possibilità che la carne provenga da animali dopati e macellati clandestinamente, circostanza che rappresenterebbe un potenziale rischio per la salute umana.

 

CORRIERE DELLA SERA
6 MARZO 2013

l codacons: non acquistate prodotti con carne macinata
Carne di cavallo anche nel Ragù Star
Sequestrate 300mila confezioni. L'azienda: carne macinata congelata proveniente dalla Romania e acquistata in Francia

MILANO - Dopo le lasagne Findus, i ravioli e i tortellini Buitoni e le polpette dell'Ikea, è la volta del Ragù Star. Anche lì è stata trovata carne di cavallo non dichiarata in etichetta. Lo fa sapere il Ministero della Salute, dopo che alcuni tipi di ragù sono risultati positivi agli esami del Dna per la presenza di carne equina. L'azienda aveva già bloccato i prodotti per dei controlli interni e aveva avviato il ritiro dal mercato delle confezioni. I PRODOTTI - Si tratta di quattro sughi: il Gran Ragù con verdure (lotto LH 044 - scadenza 13.02.2016), il Ragù Bolognese (lotto LH 045 - scadenza 14.02.2016), il Gran Ragù Classico (lotto LH 035 - scadenza 04.02.2016) e il Gran Ragù Classico (lotto LH 032 - scadenza 01.02.2016). Tutti prodotti dalla Star Stabilimento Alimentare Spa di Agrate Brianza. I carabinieri del Nas hanno sequestrato 300mila confezioni per violazione dell'articolo 515 del c.p. (frode commerciale) e stanno procedendo agli accertamenti sulla filiera. Nei Ragù sotto accusa - secondo l'azienda - sono state utilizzate partite di carne macinata congelata proveniente dalla Romania e acquistate dal fornitore francese Gel Alpes di Saint Maurice - Manosque, già posto sotto attenzione da parte delle autorità transalpine.

LA POSIZIONE DELLA STAR - In una nota l'azienda alimentare brianzola, dal 2006 di proprietà del gruppo spagnolo Gallina Blanca, ha fatto presente che tutti «i prodotti risultati positivi ai test appartengono a lotti bloccati in via cautelativa già nello stabilimento». Inoltre la Star fa sapere che i «non ci sono rischi per la salute e mette a disposizione dei consumatori il numero verde 800274094 per informazioni. La Star - termina il comunicato- ha comunque interrotto le relazioni commerciali con l'azienda francese che ha fornito la carne bovina dei prodotti sequestrati e già da tempo ha avviato analisi supplementari su tutti i propri prodotti a base di carne, fornendo i risultati alle autorità competenti».

CODACONS - Non acquistare prodotti alimentari di qualsiasi marca, contenenti carne macinata, fino a che non sarà fatta chiarezza sulla vicenda della carne di cavallo non indicata in etichetta: è l'invito che il Codacons rivolge ai consumatori. L'associazione chiede che «i controlli siano eseguiti a tappeto su tutti gli alimenti in commercio nel nostro Paese contenenti carne macinata, perché nulla si sa circa la provenienza della carne equina, e da più parti viene avanzato il sospetto in merito alla possibilità che la carne provenga da animali dopati e macellati clandestinamente».
VIDEO
http://www.corriere.it/salute/nutrizione/13_marzo_06/ragu-star-carne-cavallo_0f289c34-8651-11e2-8496-c29011622c49.shtml

 

NEL CUORE.ORG
6 MARZO 2013

CARNE DI CAVALLO, CASO INFINITO: TROVATE TRACCE NEL RAGU' STAR
Lo rivela il ministero della Salute. I prodotti già ritirati

Alcuni ragù prodotti dalla Star trovati positivi agli esami del Dna per la presenza di carne equina non dichiarata in etichetta. Lo comunica il ministero della Salute. L'azienda, a seguito dell'allerta europea, aveva già attuato il blocco in autocontrollo e le procedure di ritiro dal mercato dei prodotti finiti. Nei ragù in questione, secondo la società, erano state utilizzate partite di carne macinata congelata proveniente dalla Romania, acquistate dal fornitore francese Gel Alpes di Saint Maurice - Manosque, già sotto osservazione da parte delle autorità parigine. Ecco il quarto caso di positività al Dna equino in Italia: gli altri riguardano i tortellini Buitoni, la pasta fresca Piemontesino al vitello e le lasagne alla bolognese Primia.
Intanto, le autorità marocchine preposte alla tutela alimentare hanno sequestrato 1,6 tonnellate di prodotti congelati "Findus" che contenevano della carne di cavallo. Il sequestro è stato eseguito in punti di vendita e direttamente dall'importatore. Si tratta, riferisce l'Aps, di cibi cucinati surgelati che, secondo l'Ufficio sanitario di sicurezza dei prodotti alimentari, sono stati messi sotto sequestro. La decisione presa dopo i risultati delle analisi che hanno rivelato la presenza di un misto di carni bovine ed equine. Dal 20 febbario scorso, il Marocco aveva attivato le sue strutture per controllare i prodotti alimentari importati per verificare l'eventuale presenza non dichiarata di carne equina. I prodotti sequestrati saranno restituiti al Paese da cui sono stati importati o distrutti.

 

NEL CUORE.ORG
6 MARZO 2013

CARNE DI CAVALLO, ENPA: METTERE IN DISCUSSIONE IL MODELLO ALIMENTARE
"Elevatissimo" il costo ambientale degli allevamenti

"Mettere in discussione il modello alimentare dell'uomo": secondo l'Enpa, è la principale lezione dello scandalo della carne di cavallo nelle polpette, nei ragù pronti e nei preparati. "Già un mese fa – osserva una nota - la Protezione Animali, riprendendo il "Sun" e il sito Haryana Abtak, ha evidenziato che dietro lo scandalo alimentare potrebbero esserci le organizzazioni criminali e il racket della carne di cavallo in Romania. In questo Paese, infatti, avverrebbe l'inserimento illegale di cavalli sportivi nella filiera alimentare. La scoperta che oltre alla frode vi sia un rischio evidente per la salute umana a causa della presenza di pericolosi antinfiammatori, uno tra tutti il fenilbutazione, suggerisce l'esigenza di procedere con approfonditi ed ulteriori controlli",
"Oggi – prosegue il comunicato - una associazione di consuma tori invita a non acquistare prodotti alimentari contenenti carne macinata, mentre una associazione di agricoltori definisce "bizzarra" la richiesta di riconoscere al cavallo lo status di "animale d'affezione". Occorre mettere in discussione l'attuale modello alimentare dell'uomo. Le abitudini legate al consumo di carne determinano il proliferare di allevamenti il cui costo ambientale è elevatissimo; allevamenti in cui gli animali seguono cicli di vita accelerati e condizioni non ideali. Il tutto per rispondere a un presunto fabbisogno alimentare". Quindi, prosegue il testo, "Dire di no alla carne è l'unico modo per salvare la vita a milioni di esseri viventi e risparmiare loro terribili sofferenze. Inoltre, dire di no alla carne è lo strumento più efficace non solo per prevenire le cause della contraffazione ma, come dimostra la letteratura scientifica, per garantire a tutti noi un'alimentazione più salutare, più sostenibile dal punto di vista della gestione delle risorse, meno inquinante e accessibile a tutti gli abitanti del pianeta".

 

AGEN PARL
6 MARZO 2013

CARNE CAVALLO: FAENZI (PDL), SOSPENDERE LE IMPORTAZIONI

Roma - "In attesa che sia fatta chiarezza dal Governo e soprattutto da parte dell’Ue, in ritardo nel prevedere e nell’introdurre interventi adeguati e tempestivi, occorre sospendere in via cautelativa le importazioni di cavalli vivi e di carne di cavallo, quantomeno dai Paesi che non danno sufficienti garanzie per la salute dei consumatori". Così Monica Faenzi (Pdl) eletta nuovamente alla Camera dei Deputati che presenterà un’interrogazione al Governo all’insediamento del nuovo Parlamento e che riproporrà la proposta di legge di riordino per rilanciare il settore ippico, il cui esame era iniziato nella legislatura appena conclusa.
Ha dichiarato Faenzi: "Occorre intervenire su diversi fronti: reprimere un fenomeno che si configura certamente come una truffa commerciale; adoperarsi in sede europea attraverso una legislazione che garantisca la tracciabilità degli alimenti composti e introdurre, come recentemente dichiarato dal Ministro Balduzzi, l’anagrafe degli equidi per tracciare la storia sanitaria dell’animale, per evitare che cavalli prima impiegati per l’attività sportiva possano essere utilizzati nella catena alimentare umana. Chiederò al Governo - conclude l’ex Sindaco di Castiglione della Pescaia - di intervenire in sede comunitaria affinché la Commissione europea possa anticipare entro il prossimo mese, la presentazione del rapporto sull’etichettatura dei prodotti a base di carne, anziché in autunno, come invece è stato annunciato. Occorre estendere l’obbligo dell’indicazione d’origine in etichetta così come è avvenuto nel nostro Paese grazie al precedente Governo Berlusconi, anche a livello europeo".

 

NEL CUORE.ORG
6 MARZO 2013

CANI RANDAGI IN UCRAINA, IL PREMIER PRENDE DI PETTO LA QUESTIONE
Azarov invita i ministri ad "intensificare gli sforzi"

Il primo ministro ucraino Mykola Azarov ha incaricato i ministri di intensificare gli sforzi per prevenire le violenze sugli animali randagi, rispondere con prontezza ai casi di crudeltà nei confronti delle bestiole e assicurare alla giustizia coloro che sono coinvolti in episodi di abusi proprio sugli animali.
"Vi chiedo, all'interno della vostra competenza, di prendere il controllo personale del problema per prevenire la distruzione degli animali randagi, per garantire loro l'assistenza veterinaria, aumentando la consapevolezza del pubblico sul trattamento umano degli animali, individuando i casi di maltrattamenti per dare una risposta immediata". Ecco le parole del premier riportate dal dipartimento di rapporti con i media del governo.
Le autorità coinvolte includono il ministro dell'Ambiente e delle risorse naturali, Oleh Proskuriakov; quello dell'Istruzione, Dmytro Tab achnyk; il titolare della Politica agricola e alimentare, Mykola Prysiazhniuk; quello dello Sviluppo regionale e dell'edilizia, Hennadiy Temnyk, e il ministro dell'Interno, Vitaliy Zakharchenko.
Il premier ha anche l'obbligo di informare i funzionari del Consiglio dei ministri ogni mese sui risultati del lavoro svolto. Certo, resta qualche dubbio sull'efficacia di un progetto così imponente.

 

FAN PAGE
6 MARZO 2013

Cina: salvati 900 cani destinati ai ristoranti
Gli animali si trovavano in un camion ed erano destinati alla macellazione. La notizia è stata confermata dalle autorità cinesi, che hanno condannato l'accaduto.

Scoperto in Cina un camion contenente più di 900 cani destinati ai ristoranti di Guadond: il mezzo è stato bloccato da un gruppo di volontari locali e gli animali sono stati prontamente messi in salvo. La notizia è stata diffusa dai media cinesi, che hanno riconosciuto nell'autista lo stesso uomo che l'anno scorso aveva trasportato la stessa “merce” sul suo mezzo. La polizia lo ha rilasciato, mentre i cani sono stati portati in clinica veterinaria e verranno dati in adozione.

 

LA ZAMPA.IT
6 MARZO 2013

In declino gli elefanti africani delle foreste
Nel prossimo decennio potrebbe estinguersi

Non si ferma il declino delle popolazioni di elefanti africani delle foreste (Loxodonta cyclotis). Un nuovo studio della Wildlife Conservation Society (WCS) ha dimostrato che questi animali sono ormai vicini all’estinzione che potrebbe avvenire nel corso del prossimo decennio. Le popolazioni di elefanti africani delle foreste sono crollate del sessantadue per cento nell’Africa centrale negli ultimi dieci anni. Dati che confermano la necessità di agire nell’immediato per salvaguardare questa specie drammaticamente in pericolo di sopravvivenza. L’indagine statunitense è stata pubblicata sulla rivista Plos One ed ha visto la partecipazione di oltre sessanta autor i coordinati da Fiona Maisels, scienziata del WCS e della Scuola di Scienze Naturali dell’Università di Sterling. «I nuovi dati sul declino degli elefanti africani delle foreste sono agghiaccianti, siamo esterrefatti di constatare che nel corso di soli dieci anni le popolazioni sono crollate oltre il sessanta per cento», ha spiegato la Maisels. Gli studiosi hanno censito la presenza degli elefanti in Camerun, nella Repubblica democratica del Congo, della Repubblica del Congo, in Gabon e nella Repubblica Centrafricana dal 2002 al 2011. I risultati hanno rilevato che le attività e le infrastrutture umane hanno ridotto il numero di elefanti, presenza diminuita anche nelle zone precedentemente note per essere culle accoglienti per i gruppi più abbondanti di questa specie. La principale causa del declino rapido degli elefanti africani delle foreste è il bracconaggio illegale per accaparrarsi il prezioso avorio.  
http://www.lastampa.it/2013/03/06/societa/lazampa/in-declino-gli-elefanti-africani-delle-foreste-C275vRFOhgFTDWwhPvU4eI/pagina.html

 

NEL CUORE.ORG
6 MARZO 2013

PETA A PMK: ANIMALI MALTRATTATI PER FARE LE SCARPE DI BEYONCE'
"Picchiati e scorticati vivi". Lettera di diffida (video)

Incredibile ma vero. L'azienda produttrice di scarpe PMK ha progettato un paio di scarpe da ginnastica per Beyoncé, chiamate "King Beys", fatte di peli di vitello e pelli di coccodrillo, anaconda, pastinaca e struzzo. L'azienda ha iniziato la vendita delle scarpe sul proprio sito web e, incredibilmente, ha rassicurato i consumatori sul fatto che "nessun animale è stato picchiato, ferito e ucciso" per le scarpe. La denuncia arriva dalla Peta. Ecco che, in risposta, un consulente legale dell'associazione animalista internazionale ha inviato una lettera di diffida ad Andre Scott, CEO di PMK, chiedendo all'azienda di smettere immediatamente di rilasciare dichiarazioni false e fuorvianti per i clienti e minacciando un'azione legale.
E non solo. Peta va all'attacco: "Se Scott e altri dirigenti hanno dei dubbi, suggeriamo loro di guardare i video dal titolo "Orrori a sangue freddo" di Joaquin Phoenix, che mostrano come molti degli animali esotici che hanno usato sono stati picchiati, pugnalati e scorticati vivi".
PMK - fanno sapere gli animalisti - non è una società da manuale. Il 23 gennaio, il procuratore generale dell'Ohio ha intentato una causa contro l'azienda e Scott per violazione delle leggi di tutela del consumatore. L'azione legale sostiene che i consumatori abbiano pagato ma mai ricevuto i prodotti o eventuali rimborsi da parte della società.
VIDEO
http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/peta-contro-pmk-animali-maltrattati-per-fare-le-scarpe-di-beyonce.html

 

LA VOCE DELLA RUSSIA
6 MARZO 2013

Medici russi restituiscono la vista ad una scimmia
Medici russi della città di Novosibirsk hanno eseguito un invervento unico all’occhio. Solo che il loro paziente era non un uomo ma una scimmia (Cercopiteco gialloverde). I veterinari sono riusciti a restituire la vista all’animale che stava diventando cieco.

La scimmietta di 14 anni chiamata Elza è stata portata per essere operata dallo zoo di Krasnojarsk, un’altra città siberiana situata ad un migliaio di chilometri da Novosibirsk. Ultimamente il personale dello zoo si accorgeva sempre più spesso che la scimmia era preoccupata da qualcosda. È diventata poco mobile e passava molto più di rado da una voliera all’altra. Già nel suo paese nativo alla scimmietta è stata diagnosticata la cateratta. Questa malattia, che, stando ai veterinari, s’incontra negli animali altrettanto spesso che negli uomini, ha colpito ambo gli occhi della scimmia, ha detto Kira Kondakova, veterinaio oftalmologo:
Quando ci è arrivata, aveva un campo visivo molto ristretto. Penso che fra 2 o 3 mesi perderebbe completamentea la vista.
I chirurghi di Novosibirsk hanno trattato la paziente esotica con una particolare premura e con curiosità. In Russia operazioni microchirurgiche agli occhi delle scimmie sono state eseguite solo alcune volte a Mosca e San Pietroburgo. In Siberia tali interventi non sono stati mai effettuati.
L’operazione è durata un po’ più di mezzora. Elza non si è accorta di niente in quanto era immersa in un sonno profondo. I medici aspettavano con preoccupazione come la scimmia sarebbe uscita dalla narcosi, racconta il veterinaio anestesiologo Viktoria Manujlova:
Era una paziente così esotica. Pensavamo che la sua massa fosse un po’ minore, ma è risultata abbastanza grande, e cioè pesava 4 chili. Ha sopportato benissimo tutto ed ha reagito a tutto in modo adeguato. Non abbiamo avuto in generale con essa nessun problema.
Adesso la scimmia si trova già a casa, nello zoo di Krasnojarsk. È stata dismessa dalla clinica veterinaria di Novosibirsk alcune ore dopo l’operazione. Tra breve deve ritornare di nuovo a Novosibirsk per essere operata all’altro occhio.

 

GEA PRESS
6 MARZO 2013

Sperimentazione Animale – A quante scimmie gioverà il divieto di trasporto imposto da China Eastern Airlines
PETA: merito delle nostre campagne - China Eastern Airlines conferma il divieto già a partire dal primo marzo.

Il divieto imposto da China Eastern Airlines al trasporto di primati per la sperimentazione animale, è stato confermato agli uffici americani di PETA (People for the Ethical Treatment of Animals).
Già l’altro ieri, la compagnia aerea cinese aveva fatto pervenire l’importante decisione.
Per PETA si tratta di un risultato che fa seguito alla campagne di sensibilizzazione sostenute dall’associazione. Proteste pubbliche, l’invio di moltissime e-mail oltre che le telefonate fatte pervenire agli uffici della compagnia aerea. Il divieto sarebbe in vigore a partire dal primo marzo scorso.
Un successo, dunque, che premia l’impegno di PETA già concretizzatosi nei confronti dall’altra grande compagnia cinese, la Air China. Di fatto la decisione di China Eastern Airlines blocca le importazioni statunitensi provenienti dalla Cina. Secondo il comunicato diffuso da PETA, fino ad oggi oltre la metà delle 10.000 scimmie importate dagli Stati Uniti, provenivano proprio dalla Cina.
“Una decisione giusta, quella di China Eastern Airlines – ha dichiarato Justin Goodman, direttore del settore Investigazioni di PETA – Una decisione che gioverà a migliaia di scimmie che saranno così  risparmiate da avvelenamenti, tossicodipendenze, mutilazioni e morte nei laboratori stranieri. PETA – ha aggiunto Justin Goodman – continuerà ad esercitare le sua protesta nei confronti delle tre rimanenti compagnie aeree che ancora continuano con le spedizioni“.
Nel 2012, PETA aveva protestato davanti all’ufficio di China Eastern Airlines presso l’aeroporto internazionale di Los Angeles. Nei mesi scorsi, era stata inoltre attivata una vera e propria campagna di sensibilizzazione che ha incoraggiato le persone a mettersi in contatto con gli uffici statunitensi della compagnia aerea cinese. Le sedi di Chicago, Dallas, Los Angeles e New York, avevano così dovuto registrare le proteste coordinate da PETA. Oltre 100.000 e-mail inviate in poco tempo dai suoi sostenitori.
Ormai, conclude nel suo comunicato PETA, nessuna compagnia aerea del Nord America trasporta più i primati per i laboratori. Air France, Philippine Airlines, e Vietnam Airlines sono invece quelle che ancora insistono.

 

QUOTIDIANO.NET
6 MARZO 2013

Francia, una donna tenta il suicidio,
ma il suo cane la salva
E' successo a Sorgues, vicino ad Avignone
Una 63enne era uscita in giardino per l'estremo gesto, dopo aver sparato diversi colpi di prova si è puntata l’arma al petto ma, “al momento di premere il grilletto”, il cane “le è saltato addosso e l’ha gettata a terra, deviando il proiettile”. Secondo gli agenti intervenuti, il fedele animale “si è reso conto di quanto stava succedendo"

Avignone (Francia) - Quando si dice 'il migliore amico dell'uomo'. A Sorgues, cittadina della Francia sud-occidentale una decina di chilometri a nord di Avignone, una donna di 63 anni è stata salvata dal suo pastore tedesco mentre tentava di togliersi la vita sparandosi al cuore con una carabina. Lo hanno riferito fonti della polizia locale, secondo cui l’aspirante suicida è uscita in giardino e ha esploso diversi colpi di prova, poi si è puntata l’arma al petto ma, “al momento di premere il grilletto”, il cane “le è saltato addosso e l’ha gettata a terra, deviando il proiettile”.
A quel punto è sopraggiunto il marito, che ha trovato la consorte cosciente e ferita al torace: ricoverata in ospedale, non è in pericolo di vita. Secondo gli agenti intervenuti sul posto, il fedele animale “probabilmente si è reso conto di quanto stava succedendo, ed è balzato sulla padrona proprio con l’intenzione di salvarla”.

 

AGI
6 MARZO 2013

Francia: tenta suicidio, il suo cane sposta il fucile e la salva

Avignone (Francia) - A Sorgues, cittadina della Francia sud-occidentale una decina di chilometri a nord di Avignone, una donna di 63 anni e' stata salvata dal suo pastore tedesco mentre tentava di togliersi la vita sparandosi al cuore con una carabina. Lo hanno riferito fonti della polizia locale, secondo cui l'aspirante suicida e' uscita in giardino e ha esploso diversi colpi di prova, poi si e' puntata l'arma al petto ma, "al momento di premere il grilletto", il cane "le e' saltato addosso e l'ha gettata a terra, deviando il proiettile". A quel punto e' sopraggiunto il marito, che ha trovato la consorte cosciente e ferita al torace: ricoverata in ospedale, non e' in pericolo di vita. Secondo gli agenti intervenuti sul posto, il fedele animale "probabilmente si e' reso conto di quanto stava succedendo, ed e' balzato sulla padrona proprio con l'intenzione di salvarla".

 

TIO.CH
6 MARZO 2013

Cane salva bambina dall'assideramento
La piccola Julia, scomparsa da casa, ha passato la notte al gelo scaldata solo dal suo Lucky

VARSAVIA – Arriva dalla Polonia una nuova storia che ha come protagonista un cane-eroe. Parliamo di Lucky, il cane della piccola Julia, bambina di tre anni scomparsa di casa nella giornata di lunedì. La bimba era stata vista per l’ultima volta nel pomeriggio, mentre giocava in giardino insieme a Lucky. Dopodiché era misteriosamente scomparsa.
Presto erano scattate le ricerche da parte di circa 200 persone ma di Julia nessuna traccia. Ieri mattina, finalmente, il ritrovamento della bimba, sana e salva. La piccola ha trascorso tutta la notte in una palude in prossimità della sua casa, all’aperto, a temperature polari che hanno toccato anche i -5 gradi. Julia, però, non era sola.
Con lei c’era Lucky che, di fatto, le ha salvato la vita. Il cane, infatti, è rimasto vicino a lei per tutto il tempo, scaldandola con il calore del suo corpo. L’animale è stato fondamentale: senza di lui, la piccola sarebbe di certo morta assiderata. E, invece, se l’è cavata semplicemente con qualche controllo di routine in ospedale. 

 

IL GIORNALE
6 MARZO 2013

"Cameriere, un tè con gatto" Ecco i locali che fanno le fusa
A Londra sta per aprire un Cat Café dove, insieme alle bevande, si può scegliere un micio da coccolare. L'idea è nata in Giappone, dove i felini non sono ben visti

OSCAR GRAZIOLI

Il caffè ha una grande sala centrale per chi vuole socializzare e diversi separé per chi vuole godersi il tè con un po' di privacy.
La cameriera è gentile e sorridente. «Avete scelto?» chiede ai due giovani che hanno optato per la saletta appartata. «Sì risponde il ragazzo. Per me un Sacro e per lei magari un Rag
». «Ah, sono terribilmente dispiaciuta ma abbiamo finito i Ragdoll. Vi posso consigliare un British Shorthair, è diverso come strutt ura ma ha un carattere decisamente simile». Ricevuto l'assenso della ragazza, la cameriera estrae un taccuino e una penna. «E ora, che cosa vi posso portare da bere? Abbiamo un nuovo sencha giapponese aromatizzato alla mela erede, perfetto per quest'ora del pomeriggio, anche freddo se volete».
Il Sacro, il Ragdoll e il British Shorthair non sono aperitivi, ma razze di gatti, il «piatto forte» del Cat Cafè, dove potete semplicemente ammirarli o coccolarli mentre centellinate uno dei mille tè disponibili. Peccato però che, per fare questo, dovrete recarvi a Londra dove, la prossima estate, è prevista l'apertura del secondo Cat Cafè europeo (il primo è nato a Vienna), nel quartiere molto trendy di Shoredith.
I Cat Cafè sono nati in Taiwan e sono fioriti in Giappone dove sono chiamati Neko Cafè («neko» significa «gatto» in giapponese). Solo negli ultimi anni ne sono stati aperti 79 nel Sol Levante e il motivo di questo straordinario successo ce lo spiega Norimasha Hanada, il proprietario del «neko no mise» (la bottega del gatto), il primo Cat Cafè di Tokio. «I padroni di casa in Giappone sono ottusi, questo è il principale motivo. I piccoli appartamenti in affitto recano tutti una clausola ferma che è quella di non possedere animali. Questo significa che i giovani lavoratori single che occupano un monolocale di 30 metri quadrati, n on possono neanche pensare di prendere un animale d'affezione, anche se ne avrebbero enorme bisogno perché spesso si sentono soli, stressati e sono alla costante ricerca di conforto e compagnia& raquo;. In Giappone infatti solo dove vi sono grandi famiglie che occupano enormi condomìni, i padroni di casa si lasciano convincere a concedere il possesso di un gatto o di un cane (piccolo).
I Cat Cafè, a parte qualche cinquantenne, sono frequentati da giovani di 20 - 30 anni, alcuni riuniti nella sala centrale dove a fianco dei tavoli ci sono numerosi cuscini, alcuni in salette appartate dove possono godere da soli, o in coppia, la compagnia di un gatto che talvolta diventa il loro favorito, a tal punto da telefonare, prima di varcare la soglia del locale, per sapere se il tal neko è disponibile. Spesso sono giovani timidi che cercano conforto nel contatto con un morbido felino che non necessita di parole e non ha voglia di parlare del tempo.
In Gran Bretagna le cose stanno diversamente rispetto al Giappone e per aprire il primo Cat Cafè, l'imprenditrice Lauren Pears ha dovuto ricorrere alle 109.000 sterline versate dai lettori dell'Independent su un conto a favore dell'apertura del locale e i 10 - 15 gatti, previsti come «ospiti», verranno tutti da un'oasi felina. Gli animalisti stanno a guardare con le orecchie dritte. Si sa mai che i gatti subiscano troppo stress.
Gira una leggenda in Giappone. Dice che i gatti diventano molto popolari quando si fa avanti un periodo di recessione. Fosse così, in Italia ci sarebbe un Cat Cafè in ogni quartiere. Per fortuna anche nei nostri piccoli appartamenti possiamo immergerci nella luce dei loro occhi. Prrrr

 

METEO WEB
6 MARZO 2013

Etologia: quando i cani si “emozionano”

Avete un cagnolino, o magari un cagnone, non importano razza e taglia, a casa? Avete notato che a volte, se vi assentate per molto da casa, sembrano così emozionati nel vedervi che lasciano piccole gocce di urina? Sicuramente sì, infatti il fenomeno è conosciuto e scambiato per un segno di felicità. Le cose nel mondo animale sono straordinariamente complesse e ogni comportamento è rituale. Cioé richiama nelle intenzioni un sentimento nel proprio interlocutore, per così dire. Dato che noi giochiamo il ruolo di capobranco, questo segno non è di felicità, bensì di sottomissione. E’ un segno che il cane sta dicendo: ok, sto alle tue regole, sono qui  e sono un gregario del branco. Andando a studiare come mai fa questo, basta osservare quando è appena nato e non è indipendente nell’espletare in suoi bisogni. E’ allora la mamma che lo pulisce leccandolo. L’emettere piccole gocce di urina vuole richiamare un sentimento materno, comunque dolce, in noi, cercando di ispirare un atteggiamento affettuoso e di protezione, come nella madre. Nella foto: Foxy, la mia cagnolina, che mi sta insegnando tante cose!

 

AGENPARL
6 MARZO 2013

ASTI: CONFAGRICOLTURA, CAVALLI ANIMALI D'AFFEZIONE? ALLORA ANCHE I CONIGLI

Asti - Lo scandalo della carne equina inserita, senza indicazione in etichetta, in alcuni piatti pronti, ha avuto gravi ripercussioni sul settore zootecnico nazionale. A sostenerlo è il direttore di Confagricoltura Asti, Francesco Giaquinta. Che dichiara: «Il comparto in pochi giorni ha perso il 16% delle vendite. È una vergogna che ogni volta si parla di carne si gridi allo scandalo danneggiando un settore così strategico per l’Italia e il Piemonte che dà reddito e posti di lavoro. E tutto questo senza che nessuno, magari a livello istituzionale, si prenda la briga di fare dei distinguo, di tentare una difesa». Giaquinta punta l’indice anche sui media e sulle generalizzazioni tout-court di cui si fanno portatori. E analizza: «In Inghilterra non mangiano la carne equina. Da noi in Italia s&igr ave;, tanto che siamo il maggiore consumatore in Europa. L’inserimento di percentuali minime di carne di cavallo tra quella di manzo è senz’altro una frode in commercio, in quanto non è stata indicata in etichetta. Ma in quanto alimento sano non influisce in nessun modo nelle qualità sanitarie e organolettiche del cibo. Insomma non c’è stata sofisticazione. Trovo, inoltre, quanto meno bizzarro che qualcuno pensi a equiparare i cavalli ad animali da affezione in modo da vietarne la macellazione. È come se la stessa richiesta fosse avanzata per i conigli di cui alcune varietà sono vendute anche come animali da compagnia». Il direttore di Confagricoltura Asti, infine, richiama ai valori degli allevamenti piemontesi e italiani: «La nostra carne, bovina, ovicaprina, avicola, è eccellente e controllatissima prodotta da aziende ed allevamenti che sono al top della filiera. Non merita di essere coinvolta da campagne di disinformazione che travolgono anche chi ha sempre lavorato bene e nel rispetto delle leggi e a tutela del consumatore».

 

IL SECOLO XIX
7 MARZO 2013

Chiavari, l’ombra dei riti Voodoo


NELLA FOTO - Due galline con al centro una bottiglia di gin sporca, secondo gli abitanti, di sangue

Marco Fagandini

Chiavari (GE) - «Giuda ballerino, ma che ci fanno lì quelle galline morte?». Fosse Chiavari il set di un fumetto bonelliano, l’investigatore del mistero, Dylan Dog, si sarebbe posto di certo questa domanda arrivando in via Prandina. E guardando al di là della barriera di cemento che separa la strada dalla ferrovia: quattro galline grigie, morte, avvolte in drappi colorati e cosparse di farina di mais, mele, banane e spiccioli. C’è anche una bottiglia di gin, vuota e coperta di quello che, apparentemente, è il sangue dei volatili. «È un rituale di Macumba, una pratica religiosa africana e brasiliana, mia moglie è di Rio e non ha dubbi», dice uno degli inquilini del palazzo che sta di fronte a quel tratto di ferrovia. E nel giro di una settimana, nel quartiere si è sparsa la voce di strani riti. Tanto diffusa da arrivare anche alle orecchie della polizia ferroviaria chiavarese, che ieri ha compiuto un lungo sopralluogo assieme agli uomini del commissariato di Chiavari.
Al di là di ogni supposizione degli abitanti su messe nere e altre cerimonie, per gli inquirenti si tratta, quantomeno, di maltrattamento di animali. Non solo, la possibilità che un gruppo di persone, qualsiasi siano le sue intenzioni, bivacchi accanto ai binari per uccidere galline, non è il massimo dal punto di vista della sicurezza. Quella ferroviaria e quella degli stessi autori di questa piccola strage.
A notare per primi la presenza di questi quattro uccelli sono stati alcuni inquilini del civico 90 di corso Valparaiso, che ha un ingresso anche sul retro, in via Prandina, davanti alla ferrovia. «Sono comparse nel giro di una decina di giorni in tre momenti diversi, una dopo l’altra - spiega Federico, 22 anni - Il pensiero mio e di altri inquilini è andato subito alle messe nere, se ne sente parlare anche in tv». Ha fatto qualche ricerca su internet e trovato materiale che, a detta sua, confermerebbe questa ipotesi. «Credo si tratti di riti esoterici, nello specifico Voodoo haitiano», continua Federico. Oppure di un brutto scherzo.

 

NEL CUORE.ORG
7 MARZO 2013

CASERTA: SCOPERTI QUATTRO CANI E 30 AGNELLINI SENZA CIBO E ACQUA
Dopo l'intervento delle guardie Oipa, una denuncia

Quattro cani legati ad una catena corta e una trentina di agnelli in salvo. Tutti senza copertura, cibo e acqua, erano tenuti in stato di abbandono in un terreno vicino ad un distributore di benzina a Casagiove, nel Casertano. Dopo una segnalazione, ecco l'intervento del nucleo di guardie eco zoofile Oipa di Caserta insieme e di un medico dell'Asl.
I proprietari del terreno non c'erano al momento del sopralluogo e le guardie hanno chiamato i vigili del fuoco per poter togliere i lucchetti che bloccavano l'accesso alla recinzione. Liberati dalle catene e visitati dal veterinario dell'Azienda sanitaria locale, i cani sono stati sequestrati e portati in un canile convenzionato con il Comune della cittadina. Gli agnelli, invece, non sono stati sequestrati perché hanno bisogno di essere ancora alimentati dalle madri. Che sono arrivate alla fine del blitz in gregge accompagnate da un uomo che, in un primo momento, ha dichiarato di esserne il proprietario, mentre poco dopo - quando c'era da compilare il verbale - ha negato tutto e ha detto, su suggerimento del suo avvocato, ne ha attribuito la proprietà al padre ammalato, quindi non in grado ad accudirli. Sta di fatto che l'uomo è stato denunciato alla Procura di Santa Maria Capua Vetere per maltrattamento di animali.

 

GAZZETTA DI MANTOVA
7 MARZO 2013

Blitz notturno al rifugio del bosco Aperti tutti i box dei cani randagi

di Nicola Corradini

Prov. Di Mantova - Sono entrati di notte nel canile e hanno liberato una quindicina di cani dai loro box. Una volta liberi alcuni animali, innervositi dalla presenza di estranei, si sono azzannati tra loro. Altri sono fuggiti da una cancellata aperta dai visitatori notturni e ritrovati la mattina successiva, impauriti e feriti dai volontari dell’Associazione cinofila che gestisce la struttura e che hanno denunciato l’episodio alla polizia. Il blitz al Rifugio di bosco Virgiliano è avvenuto nella notte tra martedì e ieri. Ad accorgersene è stato il dipendente che ogni giorno apre la struttura alle sette del mattino. L’uomo ha trovato tutti i box dei cani aperti e diversi animali ancora nel cortile. Alcuni portavano i segni di zuffe con esemplari più aggressivi. Altri erano scappati. I vandali non hanno rubato nulla nè fatto male ai cani. «Gli unici box che non hanno aperto – spiega una volontaria – sono quelli di due cani aggressivi. Uno è un alano, l’altro un grosso cane meticcio. Probabilmente quando hanno sentito la presenza di estranei si sono gettati contro la rete abbaiando. È evidente che i vandali hanno avuto paura». Si è trattata di un’azione studiata a tavolino. Gli intrusi sapevano dove andare. Hanno scavalcato il cancello del’ingresso e scassinato il portone che conduce all’area dei box. Hanno aperto il cancello posteriore e si sono preparati una via di fuga rapida facendo una scaletta improvvisata con degli scatoloni per salire sul tetto di un piccolo magazzino da cui si sono buttati fuori dal complesso. A voler nobilitare il blitz si potrebbe pensare a qualcuno che ha voluto liberare i cani. «Escludiamo questa ipotesi – dicono i volontari – noi diamo rifugio a cani abbandonati, non siamo un allevamento. Pensiamo piuttosto al dispetto di qualcuno. Atto da irresponsabili. perché alcuni dei cani liberati potevano mostrarsi aggressivi o comunque spaventare qualcuno. Ogni mattina vengono molte persone a fare footing nel bosco e avrebbero potuto incrociare questi esemplari. Fortunatamente li abbiamo trovati tutti».

 

LA SICILIA
7 MARZO 2013

«Fermate la Fiera in cui maltrattano  e vendono animali»

L'Enpa di Agrigento chiede alle autorità locali di fermare la fiera mercato di Villaseta, in programma ogni prima domenica del mese, nel corso della quale vengono venduti animali.
Già sospesa nei mesi passati, la manifestazione dovrebbe riprendete proprio in questi giorni.
La vendita di animali - viene ricordato dall'associazione nazionale per la protezione degli animali - non rappresenta l'unica criticità della fiera. Infatti, secondo quanto denunciato dai volontari agrigentini, non sono pochi gli esemplari che subiscono un trattamento decisamente deprecabile.
«Abbiamo notizia - spiega l'Enpa di Agrigento - di galline appese per ore a testa in giù e di pecore tenute legate a un palo, d'estate come d'inverno, con la pioggia o con il sole, per un periodo di tempo altrettanto lungo. Oltre alla questione etica relativa al commercio di altri esseri viventi, esiste a nostro avviso anche una situazione di maltrattamento» che va naturalmente combattuto.
Ma c'è anche un altro elemento da tenere in considerazione, relativo - questo - al problema degli abbandoni. Infatti, tra gli animali in vendita, ci sono anche numerosi cuccioli di cane, la maggior parte dei quali non è registrata all'anagrafe canina.
«Molti di loro - prosegue la Protezione Animali di Agrigento - al termine della manifestazione vengono "dimenticati" sul territorio, incrementando così le fila dei randagi».

 

LA SICILIA
7 MARZO 2013

Viadotto Akragas vitellino in fuga e «contromano»

Agrigento - Oltre al maltempo a dare preoccupazioni ieri pomeriggio ai soccorritori è stato un vitellino, che per sfuggire a un branco di cani randagi ha «sconfinato» sul viadotto Morandi, creando una massiccia mobilitazione di forze dell'ordine.
L'animale di proprietà di un agricoltore locale, nel pomeriggio è scappato dai campi tra Villaseta e contrada Fondacazzo, mettendosi a correre senza una meta, fino ad invadere e percorrere in senso contrario la carreggiata da Porto Empedocle in direzione Agrigento.
A notarlo e fortunatamente a scansarlo, sono state decine di automobilisti. Impaurito e disorientato l'animale ha rischiato di finire contro le auto in corsa. I passanti hanno avvertito il centralino del 113. Sul posto sono intervenute due pattuglie della sezione Volanti di Agrigento, una Volante del Commissariato di Porto Empedocle e una gazzella dei carabinieri del Nucleo Radiomobile. Poco dopo si è presentato anche il proprietario dell'animale. Per circa un'ora non c'è stato verso di bloccarlo. Il bovino dal viadotto si è spostato sulla strada statale
115 in direzione Maddalusa, sempre inseguito dalle forze dell'ordine, che per precauzione hanno chiuso al traffico per alcuni minuti, sia il viadotto Morandi, che un tratto della 115. Alla fine si è letteralmente buttato in un terreno adiacente all'arteria, e il pericolo è rientrato.

 

LA STAMPA
7 MARZO 2013

Trappole per catturare animali selvatici: denunciato agricoltore
In appezzamenti a Sant'Albano Stura (CN)

I carabinieri di Trinità hanno denunciato a Sant’Albano Stura un agricoltore settantenne che aveva posizionato delle trappole nei suoi appezzamenti di terreno per la cattura di animali selvatici, come una gabbia metallica nascosta tra la vegetazione la quale presentava  un meccanismo di chiusura a scatto che serviva ad intrappolare animali selvatici anche di grossa taglia che si introducevano all’interno.

 

ADN KRONOS
7 MARZO 2013

Animali: emergenza tigri, ne vengono uccise due a settimana

Roma - Tra il 2000 e il 2012 in Asia anni sono stati sequestrati ossa, pelli, crani, canini e altre parti appartenenti a 1.425 tigri; un totale di 654 sequestri con una media di almeno 110 tigri uccise all'anno solo per il commercio illegale, ovvero poco piu' di due esemplari ogni settimana. E aumenta il numero degli esemplari vivi sequestrati: 61 dal 2010, pari al 50% del numero complessivo (123) registrate dal 2000. La Thailandia e' stata il luogo piu' significativo per l'interdizione del commercio con 30 tigri, seguita dal Laos con 11 e l'Indonesia con 9 e il Vietnam con 4.

 

LEGGO
7 MARZO 2013

CACCIA, PRESCRIZIONE CHOC:
"SPARATE PRIMA AI CUCCIOLI"

TRENTO - «Sparate prima ai cuccioli, poi alla madre». A mettere nero su bianco la prescrizione choc è stato il Comitato faunistico del Trentino, riferendosi alla caccia a cervi e caprioli. E, prevedendo le polemiche, i cacciatori attribuiscono la paternità dell'ordine agli ambientalisti presenti nel Comitato.
«L'ho chiesto da animalista» spiega Adriano Pellegrini, dell'Ente provinciale protezione animali e ambiente, riferendo che il rappresentante del Wwf ha votato come lui. I cacciatori però non vogliono una simile prescrizione. «Ci porterà problemi», dice Gianpaolo Sassudelli, presidente dell'associazione cacciatori trentini.

 

LA PROVINCIA PAVESE
7 MARZO 2013

LA RIVINCITA DELLA NATURA

Serena Simula

VOGHERA (PV) Erano in due, un agguerrito sparvierO e un più piccolo e spaventato storno. Entrambi gli uccelli, il cacciatore e la sua preda, si sono schiantati qualche giorno fa contro la vetrata di un palazzo nel centro di Voghera, morendo sul colpo. Che un rapace di foresta si sia ritrovato a cacciare in pieno centro abitato può sembrare un evento insolito, ma in realtà non troppo difficile da spiegare: «Lo sparviero - spiega Francesco Gatti, ricercatore del museo di Scienze naturali - fa parte di un più ampio gruppo di volatili che si sono stabiliti in città ormai da diversi anni. In questo ambiente, infatti, hanno trovato una serie di elementi che ne favoriscono la sopravvivenza: innanzitutto più cibo e temperature più elevate tutto l'anno, ma anche la presenza di luoghi adatti alla nidificazione come i parchi comunali, gli argini dei corsi d'acqua (è il caso della boscaglia sulle rive dello Staffora) e gli stessi edifici, che sostituiscono egregiamente le pareti rocciose. Il caso dello storno è invece un po' diverso – continua Gatti – fa parte di quelle specie che negli ultimi anni hanno anticipato il rientro dalla migrazione invernale o che addirittura non si spostano più, probabilmente (ma è solo un'ipotesi) a causa dell'aumento delle temperature. Purtroppo, però, entrambi non hanno ancora imparato a difendersi dalle vetrate, che costituiscono una delle principali cause di morte di questi animali». Gli uccelli, comunque, non sono gli unici animali ad aver modificato le loro abitudini per adattarsi ai mutamenti che si sono verificati sul nostro territorio. Il primo e più importante di questi cambiamenti riguarda l'aumento delle superfici boschive, che nelle zone collinari e montuose stanno progressivamente sostituendo aree un tempo coltivate: tale fenomeno ha inevitabilmente attirato verso la catena appenninica tutta una serie di animali che da anni si erano spostati altrove o erano scomparsi a causa della caccia indiscriminata come i caprioli, i daini e (anche se meriterebbero un discorso a parte) i cervi, nonché un maggior numero di cinghiali. E quando le prede non mancano, si sa, arrivano anche i predatori. Si spiega principalmente così il fatto che già dagli anni Settanta-Ottanta siano tornati ad abitare le nostre montagne piccoli gruppi di lupi provenienti dagli Appennini centrali e meridionali. «Questo timido ritorno – puntualizza ancora Gatti- è un segnale indubbiamente positivo per il nostro ecosistema, che non deve creare facili allarmismi. E' vero, infatti, che il lupo d'inverno si spinge fino a quote anche molto basse per trovare cibo e temperature meno rigide, ma è decisamente improbabile che si avvicini all'uomo. Tutt'al più potrebbe attaccare qualche capo di bestiame ma le soluzioni per evitarlo ci sono, anche senza ricorrere all'abbattimento come si è fatto in passato. Senza contare poi che la presenza di un predatore di questo tipo, al vertice della catena alimentare, aiuterebbe a tenere sotto controllo il numero dei cinghiali, di cui spesso ci si lamenta.» Se alcuni gruppi di animali hanno beneficiato dell'aumento dei boschi, però, ciò non vale automaticamente per tutti. Sono diverse, infatti, le specie che per proliferare hanno bisogno di spazi aperti: è il caso di alcuni uccelli (per esempio lo zigolo giallo) e delle spesso trascurate farfalle, che con ben 125 varietà finora registrate costituiscono uno dei patrimoni naturali dell'Oltrepo. Oltre al lupo è riapparsa nell’alto Oltrepo anche l’aquila reale, mentre pur non essendoci ancora delle segnalazioni certe è assai probabile anche la presenza nelle zone più montagnose e impervie di linci, gatti selvatici e gufi reali, un animale imponente che eretto raggiunge il mezzo metro. I corsi d’acqua di Lomellina e Pavese, purchè non inquinati, potrebbero presto ripopolarsi di lontre: la «regina dei fiumi» è già stata al centro di un progetto di reinserimento del Parco del Ticino negli anni Ottanta e molti segnali indicano prossima la sua ricomparsa.

 

TG COM 24
7 MARZO 2013

Milo, il cane-guida per l'amico labrador cieco
L'incredibile storia di un legame fraterno tra animali: i due sono diventati inseparabili

Milo e Eddie sono sempre stati inseparabili: fin da quando erano cuccioli sono cresciuti insieme. Poi Eddie, labrador nero di 7 anni, ha iniziato a perdere la vista fino a diventare del tutto cieco. E così il legame tra i due si è rafforzato ancora di più, tanto che Milo, incrocio terrier di 6 anni, è diventato il cane-guida dell'altro. Milo ha uno speciale guinzaglio e tiene sempre al collo una campanella, in modo che Eddie possa sentirlo. "Non si separano mai", racconta la proprietaria Angie Baker-Stedham, 45enne di Cardiff. Una storia commovente, la riprova dell'incredibile affetto che gli animali sanno dimostrare.
VIDEO

http://www.tgcom24.mediaset.it/animali/videodallarete/1002461/milo-il-cane-guida-per-lamico-labrador-cieco.shtml

 

IL TIRRENO
7 MARZO 2013

Da Julia a Emma, i bambini salvati dall’amore dei loro cani

E' notizia di questi giorni. Julia, una bimba polacca di tre anni, dovrà dire grazie al suo cagnolino, un Jackrussel bianco e marrone, affettuoso compagno di giochi. Scomparsa di casa di notte, la piccola è salva grazie al coraggio dell'animale. I vigili del fuoco l'hanno ritrovata la mattina dopo vicino ad alcune paludi, non lontano da casa sua: la bimba aveva passato la notte al freddo, e avrebbe avuto seri problemi di ipotermia, se a vegliare su di lei, non fosse rimasto il suo fedele amico a quattro zampe, che l'ha tenuta in vita con il calore del suo corpo. I genitori che da una finestra di casa tenevano d'occhio la figlia scesa in giardino a giocare con il cane, a un certo punto non avendola vista più hanno dato l'allarme. Sono scattate così le ricerche, condotte da oltre 200 persone per tutta la notte e, con la colonnina di mercurio a 5 gradi, tanto che in molti pensavano al peggio. Ora la bambina sta bene e anche se è stata tenuta in ospedale per un principio di congelamento, le sue condizioni non preoccupano, grazie alla fedeltà e all'intelligenza del suo cucciolo, a cui Julia deve la vita. Un'altra bellissima storia d'amore fra animali e bambini è quella di Emma, una bimba torinese di tre anni, nata con una malformazione al cuore e in attesa di un cuore artificiale, a cui i medici del reparto di cardiochirurgia pediatrica dell'ospedale Regina Margherita hanno permesso di far entrare in corsia per un po' di coccole il suo cane Black, uno spinone dolcissimo che l'ha praticamente " accompagnata" fin dalla nascita e di cui lei, costretta a vivere da un anno attaccata a un cuore artificiale, è letteralmente innamorata. «Il rapporto animali bambini è quasi sempre un rapporto di grande affetto - spiega l'etologo Danilo Mainardi, raccontando che anche la sua passione per cani, gatti & c. è nata quando lui era piccolissimo, «anche se, nella città dove sono vissuto, Milano, di animali ai miei tempi se ne vedessero pochi». «Tutti i bambini sono estremamente curiosi di conoscere il mondo animale - dice Mainardi- e fanno sempre domande, magari ingenue ma comunque intelligenti su di loro. Purtroppo molti perdono questa curiosità, che è innata, perché i genitori non li assecondano. E questo, secondo me, è davvero un grande peccato». Accompagnare la crescita dei nostri bambini con la presenza di un animale è, non solo a detta degli etologi, ma anche dei pediatri e degli psicologi, un fatto positivo, che offre loro la capacità di comprendere le emozioni e i comportamenti di altri esseri viventi e di impara re a rispettarli. I benefici sono quindi a livello psicologico ed educativo, perché interagire con un animale, oltre a far nascere il desiderio di occuparsi di un altro essere vivente, insegna ad attendere i tempi dell'altro e perciò ad avere più pazienza. Senza contare i benefici fisici legati all'attività motoria che il cucciolo di uomo può praticare insieme a un amico a quattro zampe. Fra gli animali domestici più adatti ai bambini il primo posto spetta al cane, che è quello con cui riesce più facilmente a comunicare. Ma anche il gatto e un uccellino o un coniglietto possono essere buoni compagni. La scelta in ogni caso va fatta con grande responsabilità, pensando anche al tempo che si può dedicare alle esigenze di un animale, dal momento che il bambino non è certo in grado di occuparsene da solo.

 

IL TIRRENO
7 MARZO 2013

Blitz della Forestale al mattatoio

FIVIZZANO (MS) L'indagine sul ritrovamento di carne equina al posto di quella di manzo trovata recentemente all'interno di alcuni alimenti passa anche da Fivizzano? L'interrogativo nasce dal fatto che ieri mattina agenti del Nirda (Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali), struttura nata in seno alla Forestale con sede a Roma, si siano intrattenuti assieme al comandante della locale stazione della Forestale, per ben cinque ore all'interno del mattatoio comunale di località Ferriera. Da quello che si è potuto apprendere gli agenti del Nirda avrebbero sequestrato diversi documenti contenuti negli uffici della struttura di macellazione. La visita del Nucleo romano sarebbe correlata ad una indagine partita dalla provincia di Lucca sulla sparizione di un gruppo di cavalli. Equini che si sarebbero dileguati nel nulla nonostante le severe normative che prevedono che tutti i dati relativi all'animale: possesso, vendita o macellazione sia documentata sui cosiddetti passaporti equini. Sta di fatto che in possesso degli agenti della Forestale vi siano i passaporti ma dei “titolari” in questo caso gli equini non vi è più alcuna traccia. L'ispezione avvenuta nella struttura fivizzanese potrebbe legarsi anche al fatto che la stessa è abilitata alla macellazione degli equini e quindi il sospetto potrebbe essere che i cavalli spariti siano passati da lì. Tutto supposizioni legate al dato di fatto che per venire a capo del giallo sulla sparizione del gruppo di cavalli, dei quali non ci è dato di sapere il numero esatto, gli investigatori del Nirda siano giunti nel mattatoio per trovare possibili tracce degli equini scomparsi. Si vorrà appurare se gli animali spariti da Lucca siano per caso passati dal macello di Fivizzano? La permanenza degli agenti della Forestale si è protratta per alcune ore e sarebbero diversi i documenti che alla fine sono stati prelevati per essere analizzati minuziosamente. L'indagine sulla sparizione dei cavalli potrebbe anche legarsi al recente scandalo sul ritrovamento di carne di cavallo spacciata per quella di manzo contenuta all'interno di alcuni alimenti.

 

FATTI DI CRONACA
7 MARZO 2013

Carne di cavallo: tutti i casi in Italia

La presenza di carne di cavallo in vari prodotti alimentari, in cui non è indicata, sta facendo molto discutere. Il Ministero della Salute in Italia ha chiarito di aver fatto degli appositi controlli, anche ben prima che intervenisse sul caso la Commissione Europea. Non si fermano comunque le polemiche, perché quello della sicurezza alimentare è un tema molto sentito e non può essere affatto sottovalutato. Ciò che è certo è che dietro c’è un mercato molto vasto, con interessi generalizzati, che tuttavia non possono andare a discapito dei consumatori.
L’ultimo caso è stato quello di Star. La carne di cavallo è stata ritrovata anche nel ragù del noto marchio. Sono già stati effettuati dei blocchi per i prodotti e molti di essi sono stati ritirati dal mercato. Si sta procedendo ad effettuare anche degli accertamenti sulla filiera. Sarebbero state utilizzate delle carni macinate congelate provenienti dalla Romania ed acquistate dal fornitore francese Gel Alpes.
Un altro caso è stato quello delle polpette Ikea. Anche il noto marchio svedese dei mobili è stato coinvolto nel problema della carne equina non indicata in etichetta. Le polpette Ikea riportavano le indicazioni soltanto relative a carne di manzo e di maiale. In particolare, hanno destato preoccupazione le polpette vendute nella Repubblica Ceca, che hanno rappresentato il casus belli del coinvolgimento della ditta.
Prima ancora Nestlè era stata costretta a ritirare dall’Italia e dalla Spagna i ravioli di brasato Buitoni e i tortellini di carne. Alcune analisi specifiche avevano rilevato la presenza di tracce di dna di cavallo. La percentuale riscontrata sarebbe stata pari a poco più dell’1%. La decisione di ritirare i prodotti dal mercato è stata resa necessaria, anche perché precedentemente l’azienda aveva esplicitamente dichiarato che i suoi prodotti non contenevano carne di cavallo.
L’inizio di tutto era toccato a Findus, con uno scandalo che ha fatto molto parlare di sé. Le lasagne Findus contenevano carne equina, sulla quale non c’era nessun riferimento nelle etichette. Il consumatore si è ritrovato a mangiare qualcosa di cui non aveva consapevolezza. La vicenda ha avuto inizio in Inghilterra e a quanto pare il tutto sarebbe stato ordito perché la carne di cavallo costa meno rispetto a quella di manzo.
Quello dei prodotti alimentari è un mercato molto vasto, che raggiunge un giro d’affari di miliardi di euro. Il problema non è solo quello della tracciabilità, ma, come fanno notare anche gli esperti, la questione è anche quella che riguarda il rapporto fra ingredienti usati e quelli dichiarati. Il tutto dovrebbe vertere sulla chiarezza dell’etichetta.

L’impronta della mafia

La criminalità organizzata che opera a livello internazionale potrebbe essere implicata, considerando anche i Paesi in cui questi prodotti sono realizzati. Si tratta di alimenti che arrivano da Romania e Polonia e questo, almeno per la stampa inglese, dovrebbe far riflettere, perché proprio la mafia ha il controllo sul mercato relativo ai Paesi dell’Est.
Secondo ciò che è stato riferito dai giornali inglesi, ci sarebbero delle vere e proprie prove che indicherebbero il coinvolgimento di veterinari e ufficiali addetti al controllo della macellazione.
Il timore riguarda anche l’ambito più strettamente sanitario, perché non va dimenticato che nello specifico la Romania è stata sottoposta a delle forti restrizioni nell’esportazione della carne equina a causa di un virus che ha colpito i cavalli allevati nell’area vicino al Danubio.

Il mercato della carne di cavallo

Per molti la carne di cavallo rappresenta un affare, anche per l’abbondanza di disponibilità. La carne equina è prodotta soprattutto in Asia, in America e anche l’Europa detiene una fetta importante della torta.
Le tappe di questo commercio sono comunque molto complesse, perché prima di finire tra gli ingredienti utilizzati dalle industrie di trasformazione, la carne di cavallo passa attraverso un rivenditore di Cipro, poi in Olanda e da qui in Lussemburgo. Infine, arriva alle aziende che si dedicano alla produzione di alimenti surgelati, esportati in 16 Paesi dell’Unione Europea.
Le autorità rumene hanno assicurato che sono state fatte delle apposite verifiche, le quali hanno dimostrato che in Romania non è stata violata la legge e non sono stati messi in discussione gli standard europei.
In ogni caso, rimane il problema della tracciabilità nella filiera, che non è da sottovalutare e verso il quale si è dimostrata maggiore attenzione soprattutto dopo l’esplosione dei casi di mucca pazza.
La sicurezza alimentare deve essere preservata e in Europa è subito scattato l’allarme che in questo caso specifico, anche se non coinvolge la salute dell’uomo, riguarda comunque l’opportunità che i consumatori non vengano ingannati con etichette false.

 

IL TIRRENO
7 MARZO 2013

LO SCANDALO DEGLI ALIMENTI CONTRAFFATTI

di Luciano Donzella

Ora andare a tavola comincia a fare davvero paura: apri il vasetto del ragù, condisci i tortellini, poi mangi le polpette e chiudi con il dolce al cioccolato. E non sai cosa ci trovi dentro. Se ci avete fatto caso, un menù intero. E l’impressione è che sia solo uno spiraglio sul vaso di Pandora. Ma perché in (quasi) tutti questi episodi di sofisticazioni alimentari ci va di mezzo il cavallo? Cerchiamo di fare chiarezza, partendo dal fatto che – almeno fino ad oggi, in attesa di ulteriori analisi – la carne equina è nel mirino come alimento aggiunto, e non fa male di per sé: niente a che vedere insomma con le psicosi post aviaria e mucca pazza. E le macellerie equine sono, le prime a chiedere controlli e soprattutto chiarezza. Insomma, il cavallo non fa male, semplicemente in quelle confezioni dove è stato trovato non ci doveva essere . Quella che fa paura è l’assenza di controlli: al posto di quella carne “non dichiarata” ci poteva essere praticamente qualunque cosa. A Milano la macelleria Pellegrini vende carne di cavallo da 64 anni. E Giorgio, figlio d’arte e dietro al bancone da una vita, è arrabbiato con certi titoli di giornale: «Non si può scrivere carne infetta – dice – quando è stata solo trovata dove non doveva essere. La carne equina è tracciata come le altre carni, in Italia, l'unica per la quale la legge richiede la tracciabilità è la bovina; noi macellai siamo l’ultimo anello e rispondiamo di quello che c'è dietro. Fortunatamente in Italia i consumatori sono relativamente pochi e non c’è bisogno di allevamenti intensivi: il cavallo o lo fai correre o lo allevi da carne. E quelli da corsa non vanno al macello. Non comprerei mai un cavallo da corsa: è magro e la carne è dura, immangiabile ». Ma allora perché al posto del bovino trovano il cavallo? «Troveranno anche il maiale, che costa anche meno. Può darsi anche che usino i cavalli per alzare le proteine in fase di scheda tecnica. Ma questo può riguardare le carni lavorate, quelle surgelate, la grande distribuzione, i discount. Ormai in Italia le macellerie sono tutte in regola, la carne è testata dalle Asl, sulle carcasse ci sono tutti i bolli. Le bestie che arrivano dall’estero hanno passaporti ed etichettatura sia italiana che straniera, sappiamo da dove vengono e sono soggetti a tutti i controlli. Quelle che utilizzo io le scelgo e le compro in Polonia vicino a Cracovia e in Canada, a Edmonton, ho visitato personalmente gli allevamenti. Poi g li animali arrivano tutti già macellati, con controlli sia in fase di premacellazione che dopo. In italia li portano tagliati a metà, e c’è il controllo dei veterinari; i macelli più grossi sono a Rezzato di Brescia e a Lecco, da dove arrivano sui miei banchi ». I clienti? Soprattutto anziani, bambini e tanti sportivi: ciclisti, calciatori. Pellegrini è il loro principale garante. E a loro rivolge una raccomandazione: «Se comprate solo dal macellaio non avrete problemi; altrove, soprattutto diffidate quando il prezzo è troppo basso: vuol dire che c'è qualcosa sotto che non va». Sulla stessa linea Stefano Cavazza dell’omonima macelleria equina di Bologna: «La carne fresca di cavallo è sanissima, io macello a Parma e so da dove provengono le bestie e i controlli veterinari che hanno subito; congelato e surgelato da dove arrivano lo sa solo chi li importa e li vende. E di sicuro ci sono me no garanzie. I cavalli da corsa? È una barzelletta: tutti i cavalli hanno un microchip, una sorta di patentino che ti dice se sono animali da carne, da macello. E quelli per le corse non possono essere macellati». Di tutt’altro avviso l’Italian Horse Protection, un’associazione di area animalista che si occupa della tutela dei cavalli e degli altri equini. «In Europa – dicono – ci sono milioni di cavalli per uso sportivo, che possono vivere fino a 30 anni. La vita sportiva media però può essere anche di soli due o tre anni. L'eutanasia di soggetti sani non è ammessa all'interno della Ue: dove vanno questi cavalli quando non corrono più? Da qualche parte dovrebbero esserci centinaia di migliaia di cavalli anziani. Ma non ci sono. Milioni di cavalli devono essere "tolti di mezzo" ogni anno perché l'industria dello sport deve rinnovare il "parco macchine". A parte i macelli legali, è plausibile che vengano macellati illegalmente. Così la quantità di carne di cavallo macellata è più di quella richiesta dal mercato . Che fine fa la carne di provenienza illegale? Mescolarla alla carne di bovino potrebbe essere una soluzione efficiente, anche se illegale».

 

PANORAMA
7 MARZO 2013

Tra polemiche e paure, tornano le farine animali
Bandite dal 2001, dopo "mucca pazza", da giugno potranno nutrire i pesci d’allevamento. Ma perché?

Daniela Mattalia

Oltre 20 anni fa (il primo caso nel 1986) quella della «mucca pazza» fu una delle peggiori emergenze sanitarie: 207 morti di encefalopatia spongiforme bovina (Bse), in Europa, per colpa del consumo di carne proveniente da bovini malati. A scatenare l’epidemia erano state le farine di pecora, un mix di carne e di ossa, che avevano trasmesso la malattia alle mucche e poi all’uomo. Dal 1° giugno le farine animali, bandite nel 2001 dall’alimentazione degli animali, torneranno, di suino e di pollo, per nutrire i pesci di allevamento. Così ha deciso la Commissione europea, sollevando dubbi e timori, oltretutto dopo lo scandalo della carne di cavallo camuffata. Perché ripristinarle?
Il motivo principale è economico, come spiega Vittorio Dell’Orto, direttore del dipartimento di salute, produzione animale e sicurezza alimentare all’Università di Milano: «Costano meno delle farine di soia e di aringhe con cui sono nutriti i pesci allevati». E la sicurezza? «La Bse è debellata. Ancora oggi paghiamo 56 milioni di euro per test analitici sui vitelli e la percentuale di quelli positivi è di un caso su 1 milione. E non è vero che è una dieta innaturale, i pesci sono onnivori, alcuni anche carnivori».
Saranno eseguiti tutti i controlli, assicurano a Bruxelles, e le farine verranno solo da parti dell’animale adatte anche all’alimentazione umana. E, precauzione ulteriore, saranno escluse le farine provenienti da ruminanti. Tutto bene dunque? In realtà sarà difficile scacciare il «fantasma della mucca pazza». Tre paesi, Regno Unito, Francia e Germania, che lo scorso giugno si erano opposti alla decisione, torneranno a fare battaglia per impedire la prossima autorizzazione della Commissione europea: estendere, nel 2014, l’uso di farine animali anche per maiali e volatili.

 

IL GIORNALE
7 MARZO 2013

Dal ragù all'hamburger Il menu «equino» fa paura

Enza Cusmai

È stato il primo sugo pronto industriale sbarcato in Italia nel lontano 1962. E più di tre milioni di famiglie italiane lo acquista regolarmente. Ma ora potrebbe crollare anche il mito del Gran Ragù Star, quello che ti viene voglia di assaggiarlo quando, negli spot televisivi, lo vedi fumante sulla pastasciutta. Il Gran Rugù Star, infatti, potrebbe essere «contaminato» da carne di cavallo.
Ma l'azienda di San Giovanni in Persiceto (Bologna) precisa: «Niente carne di cavallo ma solo ragù di bovino, come dichiarato nell'etichetta». E aggiunge: «Sono state dissequestrate anche le 2400 confezioni di lasagne marchio
Primia prodotte dalla Cucina di Bologna». L'amministratore della ditta aveva già riferito di aver acquistato la carne da un'azienda lombarda, nella certezza che si trattasse solo di carne di manzo.
Tuttavia la «componente equina» ormai sembra diventata un ingrediente fondamentale di tutti i preparati pronti a base di manzo: dalle lasagne ai tortellini, dai ravioli ai cannelloni, dagli hamburger alle polpette, dal kebab alla moussaka fino al goulash.
Non c'è scampo, non ci sono confini. La carne di cavallo finisce macinata in tutto le pietanze del pianeta. A partire dall'Italia. Per esempio, prendiamo il caso che ha coinvolto il colosso spagnolo Star. I carabinieri dei Nas di Milano hanno prel evato campioni di alcuni sughi prodotti nello stabilimento lombardo di Agrate Brianza: quello classico, con verdure e quello alla bolognese. Risultato: i quattro i lotti esaminati sono risultati positivi a dna equino perché erano state utilizzate partite di carne macinata congelata proveniente dalla Romania e acquistate dal un fornitore francese GEL ALPES di Saint Maurice
Manosque, ora nei guai. Così, al di là degli aspetti giudiziari, 300 mila confezioni andranno in discarica.
Ma questo ultimo scandalo è solo l'ultimo anello di un fenomeno che ha colpito, secondo le stime di Coldiretti, ben 200 diversi tipi di confezioni alimentari ritirate dal commercio in almeno 24 Paesi europei, asiatici e americani. I danni nel settore alimentare hanno superato il miliardo di euro per le confezioni sequestrate e distrutte, per i cali nei consumi provocati dalla psicosi, per i costi dei maggiori controlli. Senza contare il crollo di immagine delle principali multinazionali della distribuzione commerciale e dell'industria alimentare. Chi si fida più della Findus, della Nestlè, di Lidl o di Ikea (quando ci propina le polpette?)
Cosa frulla a questo punto nella testa dei consumatori? Paura, sconforto, rabbia per essere stati truffati da etichette menzognere che nascondono chissà che loschi giri d'affari. Per esempio, chi ci garantisce che questa carne equina non provenga da animali dopati e macellati clandestinamente? E chi avrà ancora fiducia nei preparati pronti e via? Una reazione immediata è certa: secondo la Cia-Confederazione italiana agricoltori, il 45 per cento degli italiani evita di comprare il cibo «contaminato» per un bel pezzo. Reazione più che ovvia visto che, per otto cittadini su dieci, la garanzia di sicurezza alimentare è fondamentale nelle scelte di acquisto. Ma il guaio è che la psicosi alimentare rischia di travolgere anche chi si comporta correttamente. E ne vanno di mezzo pure gli allevatori italiani, che già segnalano un crollo delle vendite del segmento del 10 per cento circa da quando è esploso lo scandalo di carne equina anche in Italia.
A questo punto, per arginare i danni e ridare fiducia ai consumatori c'è solo una sola strada da imboccare: più trasparenza degli scambi commerciali e l'estensione a tutti i prodotti dell'obbligo di indicare la provenienza in etichetta. Una soluzione che sarebbe necessaria e urgente ma che non è neppure all'ordine del giorno nell'agenda di Bruxelles.

 

NEL CUORE.ORG
7 MARZO 2013

CINA, CANI CONDANNATI AL MACELLO E 15 MILIONI DI ANIMALI NEI LABORATORI
International Herald Tribune: cinesi sotto accusa

La Cina, la seconda maggiore economia del mondo, non rispetta il benessere gli animali. Tanto che, in questo Paese, un motore in Asia e a livello mondiale e sede di un sesto della popolazione del pianeta, un numero crescente di attivisti è ancora in attesa di leggi di protezione contro - dicono - le enormi sofferenze di routine ai danni delle bestiole.
In un nuovo rapporto dalla rivista on-line ambientale, chinadialogue, Peter Li, professore di politica negli Stati Uniti ed esperto di politica cinese alla Humane Society International, ha commentato: "So che la legislazione sulla protezione degli animali non nascerà in un prossimo futuro". E lo ha scritto in un articolo intitolato così: "La lunga attesa delle giovani generazioni per il cambiamento delle leggi contro le crudeltà sugli animali".
Una proposta di legge - rivela il blog "Rendezvous" dell'International Herald Tribune - la prima completa sul benessere degli animali, la China Animal Protection Law, è stata preparata nel mese di settembre 2009, secondo la Xinhua, l'agenzia di stampa statale. Ma deve ancora essere approvata, stando ad un lancio sempre della Xinhua alla fine del mese scorso. "In termini di legge non abbiamo visto alcun progresso dal 2009", ha detto Toby Zhang di Animals Asia, portavoce cinese dell'Ong.
Nel frattempo, le sofferenze continuano. Nell'articolo di chinadialogue trova spazio anche l'esperienza di Liao Kan, ricercatore allo Shanghai Institutes for Biological Sciences, il quale ha fatto sapere che circa 15 milioni di animali vengono coinvolti nella ricerca scientifica in Cina ogni anno. "Il trattamento inadeguato degli animali ha suscitato indignazione pubblica in questi ultimi anni, con un conseguente aumento del numero di organizzazioni come l a Nsapa, Nanchang small animals protection association", ha scritto Xinhua. 
E Zhang insiste: "C'è un sacco di gente che fa pressione e chiede il cambiamento". A detta del portavoce di Animals Asia, sono i comuni cittadini che si impegnano per salvare gli animali. L'ultimo caso? Un cane messo al sicuro a Chongqing all'inizio di questo mese. Gli animali salvati, però, vengono generalmente venduti nei mercati e nei ristoranti.
Una situazione estrema. E' la fotografia scattata proprio da Animals Asia nel rapporto "Amici ... o cibo?" sul commercio dei cani in Cina. "I cagnolini vengono allevati in aziende piccole che ospitano fino a circa 200 animali - accusa Animals Asia -. Quando i quattrozampe sono pronti per la vendita, vengono rinchiusi in gabbie e sono destinati ad affrontare "un lungo viaggio su un camion che dura spesso diversi giorni, durante il quale gli animali non hanno libero accesso al cibo o all'acqua, ma c'è solo una pompa che v iene messa in azione ogni tanto e in maniera sbrigativa solo per prevenire la disidratazione e la morte".
E non finisce qui. Perché, all'arrivo al mercato all'ingrosso, "gli autisti dei camion scalano la piramide di gabbie, alte diversi metri, e finiscono per schiacciare le zampe e i volti dei cagnolini prigionieri, terrorizzati in queste gabbiette. Dopodiché viene adoperata una pinza metallica, che blocca i cani e i gatti per il collo. Ma, talvolta, gli addetti sbagliano e colpiscono le bestiole nel palato molle. Allora, i commercianti le lanciano in grandi gabbie per la pesatura e la rivendita o le scaricano dentro i recinti. Una volta scesi a terra - continua Animals Asia - gli animali tremanti urinano, fanno altri bisogni e crollano letteralmente su qualsiasi ciotola d'acqua a disposizione nei recinti per placare una sete di tre giorni, visibilmente sollevati dal fatto che il dolore si è placato e dalla speranza che il loro incubo possa essere finito".
Tuttavia, "il sollievo è di breve durata, finché i clienti si avvicinano, scelgono il malcapitato e lo prendono ancora una volta con una pinza metallica. Gli animali spaventatissimi vengono poi bastonati di fronte agli altri cani terrorizzati con un colpo sul muso con uno strumento simile ad una mazza da baseball. Però, il colpo non è abbastanza forte da rendere i poveri animali inconsci a lungo. A questo punto, continuano a lamentarsi per il dolore, a perdere sangue e a soffrire". 
Ma perché tutte queste sofferenze? C'è una ragione culinaria, secondo gli animalisti. "Ci è stato detto che i commercianti vogliono che il cuore dei cani batta velocemente in modo che il sangue sgorghi rapidamente. Credono serva ad esaltare il sapore della carne. In mezzo a tutta questa carneficina, gli altri cani e i gatti sono lì e restano a guardare, consapevoli del fatto che poco dopo toccherà anche a loro essere trascinati fuori per il macello".
Animals Asia scrive: "La crudeltà verso gli animali non è unico nel suo genere in Asia: gli animali di tutto il mondo sono orrendamente maltrattati negli allevamenti intensivi, il commercio di pellicce, caccia sportiva o in sperimentazione animale.
Per fortuna, stanno sempre più crescendo le organizzazioni animaliste. Li, specialista per la Cina della Humane Society International, ha detto: "Rispetto ad altri gruppi di interesse in Cina, gli attivist hanno ricevuto meno attenzione da parte del governo in quanto non rappresentano una minaccia immediata per la stabilità sociale e politica". Tuttavia, come tutte le Ong in Cina, anche le loro attività vengono viste con sospetto e monitorate da Pechino.

 

HUFFINGTON POST
7 MARZO 2013

Cina: animali venduti come dei gadget in sacchetti di plastica

Animali venduti come gadget in Cina. È l'ultima moda. Piccoli sacchetti di plastica contenenti pesci, tartarughe e salamandre sono esposti per la vendita in un distretto commerciale di Pechino. Ogni borsa, piena di ossigeno e liquido nutrizionale, può mantenere l'animale vivo per almeno due mesi e viene venduto per 10 Rmb, pari a 1.6 dollari. Secondo un venditore, i cinesi credono che questi 'oggetti' possono portare fortuna.
FOTO

http://www.huffingtonpost.it/2013/03/07/cina-animali-venduti-in-sacchetti-di-plastica-come-dei-gadget-foto_n_2828646.html?utm_hp_ref=italy

 

NEL CUORE.ORG
7 MARZO 2013

GRANDI FELINI, PICCOLI UOMINI: IN 13 ANNI SEQUESTRATI I RESTI DI OLTRE 1400 TIGRI

"Appartenevano a ben 1.400 tigri le ossa, le pelli, i crani, i canini e altro ancora, sequestrati in tutta l'Asia negli ultimi 13 anni". Ecco le stime contenute nel rapporto realizzato da Wwf e da Traffic, il network che monitora il commercio di natura selvatica, presentato durante i lavori della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione di flora e fauna selvatiche (Cites) in corso a Bangkok, la capitale della Thailandia, dove i governi si sono dati appuntamento per discutere le misure per proteggere le tigri e gli altri grandi felini asiatici.
Secondo lo studio "Reduced to Skin and Bones Revisited - Un'analisi su 12 Paesi-chiave per la tigre tra il 2000 e il 2012" - spiega l'associazione del Panda - "si tratta delle parti di almeno 1425 tigri che sono state sequestrate in dodici dei 13 Paesi-chiave per la tigre, ad esclusione della Cambogia, tra il 2000 e il 2012". Anche se non è ancora possibile fare un bilancio definitivo, l'analisi dimostra "chiaramente che il commercio illegale di questi animali, di loro parti (pelle, ossa, denti) e dei prodotti derivati, resta il nodo cruciale da contrastare, un serio problema per la conservazione di questo animale".
Un totale di "654 sequestri di parti di tigre ha avuto luogo in questo periodo, con una media quindi di almeno 110 esemplari uccisi all'anno, ovvero poco più di due a settimana, e solo per il commercio illegale". L'89 percento dei sequestri "è stato fatto al di fuori delle aree protette, sottolineando quanto sia importante il lavoro di intelligence e l'attività di enforcement messi in campo e promossi ovunque, consentendo lo sviluppo di quelle azioni utili a contrastare il commercio illegale e a impedire le incursioni dei bracconieri negli habitat della tigre".
"Serve un lavoro coordinato, un'attività investigativa che vada al di sopra dei confini territoriali per fermare questi traffici illegali i cui profitti fanno gola a tanti. Se si lavora tutti insieme per acquisire sempre maggiori informazioni e se queste saranno raccolte regolarmente, analizzate e condivise tra i paesi chiave della tigre e non solo, allora saranno possibili quegli interventi incisivi necessari per contrastare il contrabbando delle tigri", ha commentato Massimiliano Rocco, responsabile Specie, traffic e foreste del Wwf Italia.
E non solo: da segnalare anche"l'aumento degli esemplari vivi sequestrati: 61 nel periodo di tre anni dopo l'ultima riunione plenaria della Cites del 2010, pari al 50% del numero complessivo (123) registrato dal 2000. La Thailandia, con 30 tigri, in testa alla classifica per l'interdizione del commercio, seguita da l Laos con 11, dall'Indonesia con 9 e dal Vietnam con 4".
Dei 13 Paesi-chiave per i felini (Bangladesh, Bhutan, Cambogia, Cina, India, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Nepal, Russia, Thailand ia, Vietnam), "solo l'India tiene un attento sistema di registrazioni sui sequestri, riportati in maniera sufficientemente dettagliata per permettere un'analisi significativa per di identificare i 'punti caldi' in cui il commercio è in corso", insiste il Wwf. Questo lavoro "va esteso a tutti gli altri Paesi se si vuole tentare di salvare questo grande felino asiatico". Sta di fatto che prima dell'inizio della della conferenza Cites in corso a Bangkok, solo la Cina, l'India e la Thailandia avevano presentato relazioni appropriate. Wwf e Traffic, quindi, "esortano i governi impegnati nel programma a favore della tigre a sviluppare un processo condiviso per soddisfare i requisiti della Convenzione sul commercio internazionale".

 

AGI
7 MARZO 2013

Animali: elefanti a rischio anche per commercio online

New York - La sopravvivenza degli elefanti africani e' minacciata anche da Internet. Lo hanno affermato alcune associazioni ambientaliste in occasione dell'assemblea del Cites, la convenzione sul commercio delle specie in pericolo di estinzione, in corso a Bangkok. Migliaia di siti web, spiegano, commerciano illegalmente l'avorio, e le autorita' dovrebbero fare di piu' per chiuderli. Secondo l'Environmental Investigation Agency, ad esempio, la versione giapponese di Google ha almeno 10mila banner pubblicitari che vendono prodotti ricavati dall'avorio. L'80 per cento di questi sono 'hanko', piccoli timbri di legno con lettere d'avorio molto usati in Giappone come sigilli per i documenti ufficiali, mentre il resto sono sculture e altri piccoli oggetti: "Abbiamo chiesto a Google di rimuovere i banner - afferma l'agenzia - ma non abbiamo avuto risposta e gli annunci sono ancora li'".

 

NEL CUORE.ORG
7 MARZO 2013

ALLARME ELEFANTI AFRICANI DELLE FORESTE: -62% NEGLI ULTIMI 10 ANNI
I fondati timori della Wildlife Conservation Society

Non conosce soste il declino delle popolazioni di elefanti africani delle foreste. Un nuovo studio della Wildlife Conservation Society (WCS) ha dimostrato che questi animali sono ormai prossimi all'estinzione, che potrebbe accadere già nel prossimo decennio. Gli esemplari di questa specie sono crollati del 62 percento nell'Africa centrale negli ultimi dieci anni. Ecco i dati che confermano la necessità di agire al più presto per salvaguardare questi animali in serio pericolo di sopravvivenza.
All'indagine americana, pubblicata sulla rivista Plos One, hanno partecipato oltre sessanta autori coordinati da Fiona Maisels, scienziata del WCS e della Scuola di Scienze naturali dell'Università di Sterling. "I nuovi dati sul declino degli elefanti africani delle foreste sono agghiaccianti, siamo esterrefatti di constatare che nel corso di soli dieci anni le popolazioni sono crollate di oltre il sessanta percento", ha spiegato Maisels.
I ricercatori hanno censito la presenza degli elefanti in Camerun, nella Repubblica democratica del Congo, della Repubblica del Congo, in Gabon e nella Repubblica Centrafricana dal 2002 al 2011. I risultati? Le attività e le infrastrutture umane hanno ridotto il numero di elefanti, diminuiti anche nelle zone famose in passato per essere culle accoglienti per i gruppi più abbondanti di questa specie. La principale causa di questa riduzione resta il bracconaggio illegale con l'obiettivo di accaparrarsi il prezioso avorio.

 

NEL CUORE.ORG
7 MARZO 2013

NOZZE PITT-JOLIE, PETA CONTRO LO SFRUTTAMENTO DI ELEFANTI E PONY
Il matrimonio, per diverse fonti, si terrà in Francia

Brad Pitt e Angelina Jolie stanno programmando un matrimonio da star di Hollywood. Ma gli animalisti non ci stanno. E la Peta ha già reagito alle notizie pubblicate da diversi tabloid, invitando la coppia a rinunciare al loro progetto di avere elefanti veri alla loro festa di nozze.
"Non corrisponderebbe all'immagine di Angelina Jolie e Brad Pitt, una coppia che dà chiaro valore alla famiglia e ha donato milioni per la salvaguardia della terre degli ecosistemi africani, avere elefanti al loro matrimonio", ha fatto sapere l'organizzazione animalista.
"Probabilmente si renderanno conto che gli elefanti usati come decorazione durante eventi ed altre forme di intrattenimento sono separati dalla loro famiglia, vengono tenuti incatenati la maggior parte della vita, sono trasportati di città in città e picchiati durante l'addestramento", ha ricordato un rappresentante della Peta.
Secondo le notizie raccolte - scrive Quotidiano.net - sarebbe stato un fioraio a rivelare i piani dei due attori. Il negoziante, infatti, aveva detto che stava lavorando per organizzare del matrimonio, per il quale era prevista anche la presenza di otto elefanti e diversi pony Shetland.
Brad e Angelina "sanno che animali sensibili, per i quali la famiglia è importante, meritano di vivere in pace", ha concluso la Peta, non dimenticando di fare gli auguri alla coppia famosa che, per diverse fonti, ha in programma di celebrare le nozze allo Chateau Miravel, nella Francia meridionale.

 

GEA PRESS
7 MARZO 2013

Bangkok – convenzione di Washington: nessuna ulteriore protezione per l’orso polare
Determinante il voto dei paesi UE - rimarrà specie cacciabile, tra i ghiacci che si sciolgono.

L’orso polare rimarrà nell’appendice II della Convenzione di Washington, ovvero specie cacciabile nell’ambito di quote accettate dalla stessa CITES (acronimo della Convenzione di Washington).
Così hanno deciso i rappresentanti degli Stati aderenti alla Convenzione, riuniti in questi giorni a Bangkok.  La proposta di bando totale dei commerci di trofei e pellame, avanzata dagli  Stati Uniti e Russia è stata bocciata ieri  con 42 voti contrari,
38 a favore e 46 astenuti. Per essere approvata occorreva il voto favorevole dei due terzi dei votanti.
Per l’orso polare le cose si stavano mettendo male già da alcuni giorni, quando il segretario della Convenzione si era dichiarato contrario alla proposta di maggiore protezione. Determinanti, nella votazione, sono stati gli astenuti e tra questi sembrano esserci i paesi dell’Unione Europea che votano in blocco. Pertanto, dovrebbe esserci pure l’astensione italiana.
Sembra che nella scelta europea, abbia influito la posizione del governo danese. Questo, forse, per via  degli storici legami con la Groenlandia e l’influenza dei cacciatori locali che, tra gli altri animali, cacciano anche le balene.
La votazione, avvenuta ieri, ha comportato anche una divisione tra i rappresentanti ambientalisti, divisi sulla scelta da prendere.
La decisione negativa sull’orso polare, potrebbe essere il preludio di altra analoga che potrebbe arrivare nelle prossime ore. Ovvero quella sull’elefante africano. Anche su questa vi era stato il parere contrario, in merito alla proposta di risoluzione pervenuta dal Kenya, da parte del segretario della Convenzione di Washington.
Dunque, per il povero orso polare, oltre allo scioglimento dei ghiacci, anche i colpi dei cacciatori.

 

ATN NEWS
7 MARZO 2013

Nail art per cani: l'ultima (discutibile) moda impazza in rete

La nail art per cani è una chicca scovata in rete. Di cosa si tratta? Lo spiega TuttoZampe (www.tuttozampe.com) sul proprio sito.
In pratica dopo aver dato lo smalto sulle unghie degli amici a quattro zampe, potrete decorare le stesse con degli adesivi dalle svariate forme e colori: dai fiorellini, ai cuoricini, alle stelle e molto altro ancora. In pratica un pò come fanno quelle signore che decorano le unghie con la french manicure o con applicazioni colorate. Il tutto però sulle unghie di un..cane!
E’ proprio vero che alla fantasia dei produttori di accessori per animali domestici, non c’è limite! I prodotti che si trovano in rete vengono definiti assolutamente atossici e non pericolosi per cani e gatti, ma siamo pronti a scommetere che gli amici a quattro zampe cercheranno di strapparsi della copertura colorata, mordicchiandosi le unghie. Del resto tutti i cani si mordono le unghie per tenerle corte e limate, in assenza di un taglio fatto ad hoc, da un esperto o dal proprietario. In ogni caso una sistemata alle unghie degliamici pelosini di casa è una cosa positiva, soprattutto per quegli animali che vivendo in appartamento, hanno meno possibilità di grattare il terreno o altre superfici dure.
Ma da quì a pensare di dare lo smalto sulle unghie dei cani o addirittura ricoprirle con disegnini simpatici! Insomma, non si sta forse superando un pochino il limite? Voi cari lettori cosa ne pensate della moda di dare lo smalto e decorare con la nail art le unghie degli amici a quattro zampe? Fateci sapere il vostro punto di vista e se per caso avete mai provato alcuni di questi prodotti sul vostro animale domestico. Di seguito ecco anche un video che spiega come applicare lo smalto e le decorazioni.

 

IL PICCOLO
7 MARZO 2013

SE IL TUMORE È UN DRAMMA PER I PROPRIETARI

di FULVIA ADA ROSSI

Nei nostri animali la diagnosi di tumore è un trauma per i proprietari. Il ruolo del medico veterinario oncologo è fondamentalmente quello di saper indirizzare correttamente i proprietari ad affrontare la malattia del proprio animale nel migliore dei modi, sia da un punto di vista terapeutico che da un punto di vista prognostico. Se si tratta di piccole neoplasie cutanee la soluzione è praticamente sempre il bisturi, ovvero l'asportazione completa con successivo esame istologico. Molto spesso la chemioterapia adiuvante o palliativa modifica il decorso clinico della malattia neoplastica, andando a migliorare la qualità di vita del paziente e in alcuni casi anche la sopravvivenza. Errando, molti proprietari, vedono di “cattivo occhio” la chemioterapia per diversi motivi: esperienze personali, disinformazione medica veterinaria, scetticismo eccetera. Tuttavia è da ricordare che il principio fondamentale dell’oncologia medica veterinaria è il migliorare e mantenere la qualità di vita del cane e del gatto malati di patologia neoplastica. La chemioterapia non colpisce solo le cellule del tumore ma anche tutte le popolazioni cellulari che si riproducono rapidamente (cellule dell’apparato gastro-enterico, cellule del midollo osseo eccetera) con effetti clinici antineoplastici ed effetti tossici sulle cellule sane. È necessario quindi non solo somministrare la chemioterapia ma impostare anche dei controlli programmati per identificare e controllare gli eventuali effetti tossici per ridurli o annullarli. È anche da ricordare che comunque, avendo diminuito il dosaggio, gli effetti tossici quando si presentano sono nella maggior parte dei casi lievi/moderati e sostanzialmente autolimitanti. Negli ultimi 20 anni l’oncologia veterinaria ha trovato una sua vera e propria collocazione tra le scienze mediche veterinarie, non solo in senso epidemiologico e diagnostico, ma anche per le pianificazioni terapeutiche multidisciplinari (chirurgia, radioterapia, chemioterapia e terapia fotodinamica) da parte di specialisti oncologi. La chirurgia oncologica è ancora oggi la base terapeutica di molti tumori solidi, sia in medicina che in medicina veterinaria, ma spesso deve essere coadiuvata dall’oncologia medica.

 

ANSA
7 MARZO 2013

Gb:invasione cervi, rischio abbattimento
Sono 1,5 milioni, mai cosi' tanti nel paese

LONDRA - I cervi hanno invaso il Regno Unito: sono 1,5 milioni di esemplari, mai cosi' numerosi nella storia.
Secondo un studio pubblicato sul Journal of Wildlife Management, stanno devastando territorio e altre specie e servono misure drastiche, come l'eliminazione di massa. A rischio c'e' quasi meta' della popolazione di cervi: 750 mila. La protezione animali Gb (Rspca) si e' detta consapevole dei rischi all'ecosistema e ha chiesto metodi di soppressione scientifici, con meno sofferenza possibile.

 

NEL CUORE.ORG
7 MARZO 2013

LO STUDIO: CENTO MILIONI DI SQUALI UCCISI OGNI ANNO NEL MONDO
Iucn: molte le specie a rischio estinzione

L'uomo uccide 100 milioni di squali ogni anno. Lo rivelano gli scienziati in un rapporto pubblicato sulla rivista Marine Policy, secondo cui il numero di squali uccisi potrebbe oscillare nel mondo tra 63 e 273 milioni. Cifre sconcertanti che - secondo gli esperti - potrebbero costringere molte specie ad entrare tra quelle in pericolo o addirittura in estinzione.
In uno studio pubblicato nel
2009, l'Unione internazionale per la conservazione della natura ha fatto sapere che più del 30 percento delle 64 specie di squali e razze prese in esame dal gruppo ricerca erano minacciate o quasi a rischio estinzione. La causa? Senza dubbio la pesca eccessiva. Dagli squali martello a quelli bianchi grandi, tanti gli animali considerati in pericolo o vulnerabili, secondo gli esperti dell'Iucn.
"Nonostante le minacce aumentino, gli squali rimangono praticamente non protetti in alto mare", h a dichiarato Sonja Fordham, vice presidente dello Shark Specialist Group dell'Iucn e membro di spicco della Shark Alliance. "La vulnerabilità e le lunghe migrazioni della maggior parte degli squali in oceano aperto - continua la studiosa - stanno a significare che sono necessari piani internazionali coordinati di conservazione. Il nostro rapporto documenta il sovrasfruttamento grave di queste specie, nelle acque nazionali e internazionali, e dimostra una chiara necessità di un'azione immediata su scala globale".

 

NEL CUORE.ORG
7 MARZO 2013

CONFERENZA CITES, PETIZIONE DI MAREVIVO PER SALVARE LE MANTE
Lo scopo è farle dichiarare specie protetta

Turisti da tutto il mondo spendono più di 140 milioni di dollari per andarle a vedere. Le mante (manta birostris) sono note per la grazia dei loro movimenti, la curiosità e la natura giocosa. Purtroppo in Asia le casse branchiali di questi splendidi animali sono utilizzate come "rinvigorente", e sul mercato la domanda è molto forte, benché tale uso non abbia alcun valore dimostrato per la salute umana. Quindi le mante sono uccise a migliaia ogni anno.
Per porre fine a questo stato di cose, Marevivo ed altre organizzazioni di protezione stanno raccogliendo firme a livello internazionale perché la conferenza Cites, in corso a Bangkok fino al 14 marzo, voti l'inclusione dell e mante nell'elenco delle specie minacciate e quindi protette. L'obiettivo è un milione di sottoscrizioni e i tempi sono molto stretti. Si può aderire sul sito

http://www.avaaz.org/it/petition/Protect_Manta_Rays/  

 

IL CENTRO
7 MARZO 2013

Lupi morti per cimurro, a rischio gli orsi

Massimiliano Lavillotti

PESCASSEROLI (AQ) - Scatta l'allarme cimurro per l’orso marsicano del Parco nazionale d'Abruzzo. Dopo il ritrovamento nell'area protetta di alcuni lupi morti per la malattia infettiva e contagiosa, spesso letale, che colpisce i giovani cani e soprattutto animali come la volpe ed il lupo, fra le autorità dell'Ente c'è molta preoccupazione anche per gli orsi. Finora all’interno del Parco sono stati individuati due animali affetti da tale malattia. In tutto, dall’inizio dell’anno, sono stati 12 gli esemplari di lupo rinvenuti morti nel Pna e nella sua zona di protezione esterna; 8 di essi sono morti per arma da fuoco o avvelenati, 2 per il cimurro. Gli altri lupi sono m orti per cimurro nell’area di protezione esterna e nelle zone limitrofe al Parco. Ma ora sale la preoccupazione anche per gli orsi, una quarantina censiti nell'ultima ricerca dall'Ente che, tornando a girare nel Parco dopo la stagione invernale, sono a rischio contagio. «Si tratta comunque di una situazione molto delicata e per alcuni versi drammatica, dal momento che i possono esserci serie ripercussioni per la vita dei pochi orsi marsicani sopravvissuti a tante traversie, ma che risvegliandosi dal letargo possono essere rapidamente contagiati dal cimurro», spiega il commissario straordinario del Parco, Giuseppe Rossi dopo l’ennesima riunione La fonte principale di infezione è la via aerogena e fondamentale appare il contatto diretto tra soggetto ammalato e sano. Gli animali possono ricevere il virus da particelle di saliva, ma anche da urina e feci di animali infetti. Per affrontare il problema del rischio epidemia - la malattia è stata riconosciuto dall’Istituto zooprofilattico di Teramo anche in animali morti in altre aree protette abruzzesi - per la prossima settimana è previsto un incontro tra Aziende sanitarie locali, Regione e Parchi, per valutare le iniziative di contrasto. «Con l’arrivo di quasi tutti i risultati delle analisi anche da parte dell’Istituto di malattie infettive della facoltà di Veterinaria dell’Università di Teramo, è stato accertato che la maggior parte delle morti dei lupi è riconducibile a cause antropiche», aggiunge Rossi, «per cui è necessario che le autorità interessate si assumano le responsabilità adottando o contribuendo ad adottare le misure di prevenzione e di repressione necessarie anche per debellare le attività criminose». Legambiente esprime solidarietà al Pna per gli attacchi al patrimonio di biodiversità. «C’è necessità ; di dare una risposta forte da parte di ministero, Regione, Province e Comuni locali che devono farsi carico di misure straordinarie per fermare questi attacchi», sostengono il presidente regionale Angelo Di Matteo, e il responsabile nazionale Aree protette Antonio Nicoletti secondo i quali oltre all’accertamento dei responsabili delle uccisioni dei lupi, «è necessario uno sforzo comune per frenare tutti i fenomeni di illegalità ».

 

IL PICCOLO
7 MARZO 2013

Cinghiali avvelenati: Sos della Provincia per evitare altre stragi

di Riccardo Tosques

Prov. Di Trieste - «Poveri cinghiali. Ma anche poveri agricoltori». Il giorno dopo la notizia della strage di cinghiali di Basovizza, avvenuta per un probabile avvelenamento volontario degli animali, nella località dell'altipiano carsico la condanna del gesto è solo parziale. Non c'è molta voglia di parlare. Ma la litania è più o meno la stessa. «Utilizzare del veleno per fare fuori dei cinghiali non è bello, ma la Provincia o chi per lei non sta facendo nulla di concreto per arginare l'espansione di questi animali. E quindi c'è chi, esasperato, ha forse deciso di compiere un simile atto», spiega un anziano. Gli fa eco un amico: «Bisogna vedere se in effetti si tratta di avvelenamento, però non mi stupirei più di tanto se venisse confermato. I cinghiali purtroppo distruggono tutto. E qui bisogna autodifendersi per sopravvivere». C'è tanto malumore tra i contadini. Le 11 carcasse ritrovate a Basovizza non sono certo un bel biglietto da visita per chi vuole affrontare l'emergenza cinghiali. Ma per molti si tratta di «un segnale chiaro che le istituzioni devono fare qualcosa». Altrimenti si rischia di arrivare ad una strage-bis. In attesa di sapere l'esito delle indagini tossicologiche sulle carcasse in corso a Basaldella del Friuli – a tale proposito né dal laboratorio tecnico della località friulana né dall'ufficio stampa dell'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie sito a Padova sono riusciti a fornire la tempistica prevista per avere i risultati definitivi - l'amministrazione provinciale ha preannunciato qualche novità. «Auspicando davvero che questa morte in massa degli animali non derivi da un gesto volontario di qualche irresponsabile, ribadisco che Provincia e cacciatori sono impegnati a trovare soluzioni praticabili per i danni provocati da questi animali. Il problema c'è, lo sappiamo benissimo, e forse adesso siamo vicini ad una soluzione», spiega l'assessore provinciale all'Agricoltura Igor Dolenc. L'esponente della Giunta Bassa Poropat parla infatti di “approcci innovativi” legati all'attivazione di un “progetto di contenimento legato alla inibizione della fertilità”. Le modalità per ottenere tale obbiettivo non sono ancora conosciute. Ma Dolenc ha preannunciato che “la Provincia sta approfondendo l'argomento”. Intanto animalisti e non hanno condannato senza se, né ma l'accaduto. Anche sul web in molti hanno preso posizione narrando di incontri pacifici con queste bestie. L'altra faccia della medaglia sono invece i danni provocati in orti e giardini. La stragrande maggioranza comunque non ha dubbi: se i cinghiali sono una problema, utilizzare del veleno che ha la terribile capacità di mettere a repentaglio tutta la catena alimentare, non è e mai potrà essere la soluzione giusta da adottare.

 

LA TRIBUNA DI TREVISO
7 MARZO 2013

Cinghiali, carcasse in strada

FREGONA (TV) - Carcasse di cinghiali sono state ritrovate in questi giorni lungo la strada provinciale che sale al Cansiglio. La denuncia arriva dal comitato locale Uniti per Valsalega: «Gli animali sono stati ritrovati lungo la strada e a poca distanza da questa. Io stesso ho effettuato dei ritrovamenti», racconta il portavoce del comitato, Daniele Dal Mas, che ha poi confidato le preoccupazioni dei residenti: «Il caso ci fa sospettare di una malattia o di un avvelenamento. Gli animali non presentavano ferite evidenti. In più sono stati ritrovati molto in basso, a quote in cui c’è pochissima neve o addirittura non ce n’è. A condizioni, insomma, in cui n on sembrano compromesse le possibilità di sopravvivenza di questi animali. Abbiamo informato il Corpo Forestale dello Stato della strana vicenda». All’apparenza le morti dei cinghiali a bassa quota nulla hanno a che vedere con le recenti morti di ungulati sull’altipiano del Cansiglio. Quest’ultime pare siano provocate dall’ingente quantità di neve, fenomeno che entro certi limiti rientra nel normale funzionamento degli ecosistemi. Dubbi invece dei fatti in Valsalega, che non sembrano per niente collegati alla neve.

 

ASCA
7 MARZO 2013

Salute: Coldiretti, estendere analisi dopo cesio in cinghiali Piemonte

Roma - ''Occorre estendere immediatamente le analisi ad altri animali selvatici e fare al piu' presto chiarezza sulle fonti di contaminazioni in un Paese come l'Italia che ha fatto la scelta di non avvalersi del nucleare a differenza di quanto accade nei Paesi confinanti''. Lo afferma in una nota Coldiretti in riferimento alle tracce di materiale radioattivo, cesio 137 ,riscontrate nella lingua e nel diaframma di 27 cinghiali del comprensorio alpino della Valsesia, in provincia di Vercelli. Sulla base di un'elaborazione dei dati di Eurobarometro, Coldiretti sottolinea, infatti, come ''il disastro nucleare di Fukushima in Giappone ha aumentato al sensibilita' a livello nazionale dove per un italiano su quattro (24%) la contaminazione dell'ambiente e' il pericolo piu' temuto che batte addirittura gli effetti della crisi economica (20%), le paure per la salute che derivano dal consumo d ei cibi (17%), il rischio di un incidente automobilistico (11%), la criminalita' e la malattia entrambe fonte di preoccupazione per il 10% della popolazione''.

 

CORRIERE DELLA SERA
7 MARZO 2013

Cinghiali «radioattivi» nei boschi della Valsesia
Il mini stro della Salute allerta Nas e Noe
Tracce di Cesio 137 trovati in campioni di animali abbattuti durante la stagione di caccia 2012/2013

La scoperta non farà felici cacciatori e amanti della selvaggina. Tracce di cesio 137,un isotopo radioattivo rilasciato tra l'altro nel 1986 dalla centrale di Chernobyl, sono state trovate in decine di cinghiali dei boschi della Valsesia, in provincia di Vercelli. Sono stati analizzati campioni di lingua e diaframma di capi abbattuti durante la stagione di caccia 2012/2013: su 27 campioni il livello di Cesio 137 è risultato superiore allo soglia indicata dal Regolamento 733 del 2008 come limite tollerabile in caso di incidente nucleare. Secondo l'assessore all'ambiente della Regione Piemonte Roberto Ravello occorre evitare gli allarmismi perché i rischi per la salute sarebbero «contenuti e controllabili».

IPOTESI - «Il cesio 137 è un radionuclide artificiale prodotto dalla fissione nucleare. Viene rilasciato da siti nucleari», spiega Elena Fantuzzi, responsabile dell'Istituto di Radioprotezione dell'Enea. Le ipotesi più immediate sono quelle secondo cui potrebbe essere stato rilasciato in seguito all'incidente nella centrale nucleare di Chernobyl del 1986. Ma bisogna considerare anche i siti nucleari nella zona, fra i quali la centrale di Trino Vercellese smantellata nel 1987 e il sito sperimentale dell'Enea, a Saluggia. Non è esclusa neppure la pista dei rifiuti tossici. Secondo Fantuzzi, bisognerebbe considerare anche il metabolismo dei cinghiali, capire se ha caratteristiche tali da favorire l'accumulo del cesio 137 al di sopra dei limiti considerati sicuri. «Non può essere altro che la ricaduta delle emissioni della centrale di Chernobyl», aggiunge Gian Piero Godio, di Legambiente Piemonte e Val d'Aosta, esperto in questioni nucleari. «Altre spiegazioni non potrebbero esserci: il comprensorio della Valsesia non presenta alcuna sorgente radioattiva».

NAS E NOE - Il ministro della salute Renato Balduzzi ha allertato i carabinieri del Nas e Noe: insieme alla Direzione Generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione dello stesso Ministero coordineranno tutti gli accertamenti. La prima riunione di coordinamento è prevista l'8 marzo.

ALLARME - «Occorre estendere immediatamente le analisi ad altri animali selvatici e fare al più presto chiarezza sulle fonti di contaminazioni», ha detto la Coldiretti. «I cinghiali sono animali sentinella delle condizioni di inquinamento dei territori in cui vivono, perché ci forniscono informazioni precise grazie ad un certo modo di sfruttare l'ambiente», aggiunge Aldo Grasselli segretario nazionale del Sindacato italiano veterinari medicina pubblica (Sivemp).

 

RAI NEWS 24
7 MARZO 2013

Cinghiali radioattivi in Valsesia

Torino. Cesio 137 nei cinghiali della Valsesia, in provincia di Vercelli, ben oltre la soglia prevista dai regolamenti in caso di incidente nucleare. Rilevato in alcuni campioni che erano stati prelevati per una indagine su malattie parassitarie, i ministeri della Salute e dell'Ambiente hanno subito attivato i carabinieri del Nas e del Noe, mentre la Regione Piemonte ha disposto ulteriori approfondimenti ambientali e sugli animali. Una prima riunione d'emergenza, per coordinare le attivita', e' in programma gia' domani mattina a Torino.
A far scattare l'allarme il test di screening per la ricerca del Cesio 137 previsto da una Raccomandazione della Commissione Europea su alcuni capi abbattuti nel comprensorio alpino Valsesia tra il 2012 e il 2013. I risultati hanno evidenziato la presenza di un numero consistente di campioni con livelli di Cesio 137 superiori a 600 Bq/Kg (Becquerel per Kilo, unita' di misura per il cesio 137).
Quanto basta per attivare la procedura d'emergenza, che oltre a nuovi prelievi e campionamenti prevede tra l'altro il monitoraggio dell'area per tentare di individuare la fonte dell'inquinamento. "Il cesio 137 e' un radionuclide artificiale prodotto dalla fissione nucleare. Viene rilasciato da siti nucleari", spiega la responsabile dell'Istituto di Radioprotezione dell'Enea, Elena Fantuzzi.
Le ipotesi piu' immediate sono quelle secondo cui potrebbe essere stato rilasciato in seguito all'incidente nella centrale nucleare di Chernobyl del 1986, come per altro sostiene anche Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta. Ma bisogna considerare anche i siti nucleari nella zona, fra i quali la centrale di Trino Vercellese smantellata nel 1987 e il sito sperimentale dell'Enea, a Saluggia.
E non e' esclusa neppure la pista dei rifiuti tossici. "Tuttavia - rileva ancora l'esperta - e' vero che la presenza del cesio 137 viene monitorata costantemente a livello nazionale e le quantita' rilevate sono inferiori ai valori soglia, che sono molto bassi. I valori rilevati - aggiunge - non sono mai stati preoccupanti". Secondo Fantuzzi, quindi, bisognerebbe considerare anche il metabolismo dei cinghiali, capire se ha caratteristiche tali da favorire l'accumulo del cesio 137 al di sopra dei limiti considerati sicuri.
Tutte ipotesi che al momento, comunque, devono trovare conferma. Ecco perche' l'assessore all'Ambiente della Regione Piemonte, Roberto Ravello, invita ad evitare gli allarmismi. "Aspettiamo - dice - di effettuare gli approfondimenti che stiamo predisponendo in queste ore".

 

LA STAMPA
8 MARZO 2013

Cinghiali radioattivi in alta Valsesia
È giallo sul “cesio
137
In 27 capi abbattuti trovate tracce superiori di dieci volte i limiti

Interviene il ministero della Salute: oggi summit con i carabinieri

Alessandro Ballesio

VERCELLI  - Si chiama «cesio 137» ed è il nome di un incubo che riporta al 1986, l’anno di Cernobil. Un isotopo radioattivo. Nucleare. Dista migliaia di chilometri la Valsesia, provincia di Vercelli, terra all’ombra del monte Rosa, eppure hanno trovato tracce di questa sostanza nella lingua e nel diaframma di 27 cinghiali del comprensorio alpino abbattuti dai cacciatori tra il 2012 e il 2013. Tracce così consistenti da costringere il ministro della Salute, Renato Balduzzi, a convocare in fretta e furia i carabinieri del Nas e del Noe. E’ stata superata fino a dieci volte la soglia prevista dai regolamenti in caso di incidente nucleare. Dopo la prima riunione urgente del coordinamento, a Roma, prevista per questa mattina, partirà alla volta delle montagne vercellesi un laboratorio mobile della sezione inquinamento da sostanze radioattive, il nucleo specializzato che fa parte del reparto operativo Noe. Saranno sentiti i cacciatori del comprensorio, sarà tracciata una mappa per ricostruire l’itinerario seguito dagli ungulati e individuare l’area esatta in cui sarebbero venuti in contatto con il terreno. Già, perché come fanno notare gli esperti, è lì che bisogna cercare. La terra. L’erba. Il fantasma di Cernobil, se è da lì che parte tutto, deve aver lasciato tracce del proprio passaggio dove hanno pascolato questi animali. 
La scoperta, che per molti è già sconvolgente, è nata quasi per caso. Da un esame di routine dei tecnici del servizio veterinario regionale. I campioni, come sempre accade dopo le battuta di caccia, erano stati prelevati per essere sottoposti a un’indagine sulla trichinellosi, una malattia parassitaria che colpisce per lo più suini e cinghiali. Una prassi, appunto. Poi, come sottolineano dal ministero della Salute, «gli stessi campioni sono stati sottoposti a un test di screening per la ricerca del radionuclide cesio 137, così come previsti da una raccomandazione della Commissione europea». I risultati hanno dell’incredibile: in un numero consistente di campioni (non si conosce ancora il numero esatto) il livello di cesio 137 è da record. Arriva fino a 5.621 Becquerel per Kilo quando il livello di guardia è 600 Bq/Kg. Ne sono stati inviati dieci campioni su ventisette al Centro nazionale di Foggia, che si occupa della ricerca della radioattività nel settore zootecnico veterinario.  
Tanto basta perché il ministero convochi i carabinieri con la direzione generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione. Sono loro che dovranno svelare il mistero dei cinghiali radioattivi della Valsesia. La responsabile dell’istituto di Radioprotezione dell’Enea, Elena Fantuzzi, ha un’ipotesi: «Il cesio 137 è prodotto dalla fissione nucleare. Viene rilasciato quindi da siti nucleari. Consideriamo Cernobil ma anche i siti nucleari della zona, pure smantellati. Anche se a livello nazionale ci sono controlli costanti e i valori non sono mai stati preoccupanti». Pure secondo Legambiente «non può essere altro che la ricaduta delle emissioni della centrale di Cernobil. Anche se i livelli riscontrati – sottolinea il presidente della sezione Piemonte e Valle d’Aosta, Gian Piero Godio – mi sembrano inverosimili». 

 

GIORNALETTISMO
8 MARZO 2013

I cinghiali radioattivi del Piemonte
Tracce di cesio oltre i livelli. Scatta l'emergenza

di Dario Ferri

I cinghiali radioattivi del Piemonte sono un nuovo mistero da svelare per l’Italia dei controlli colabrodo. Ieri la notizia delle tracce di cesio oltre i livelli in alcuni animali cacciati nella Val Sesia. In questa infografica di Centimetri la ricostruzione della vicenda:

Margherita D’Amico su Repubblica spiega:

Secondo gli esperti, la contaminazione degli animali è chiaramente riconducibile al disastro di Chernobyl, nel 1986. Già nel 2010 in Germania si erano scoperti forti concentrazioni di radionuclidi nei corpi di oltre mille cinghiali, motivando successivi monitoraggi, e anche in Austria la fauna selvatica ha segnalato la presenza di isotopi. «In Puglia, poco dopo l’esplosione nucleare, si rinvennero alte concentrazioni di radionuclidi nei migratori, l’anno seguente erano diminuite, poi i controlli furono sospesi » racconta Eugenio Chiaravalle, responsabile a Foggia del Centro di Referenza Nazionale per la Ricerca della Radioattività nel Settore Zootecnico-Veterinario, che conferma la scoperta di Vercelli, avendo ripetuto gli esami sugli stessi campioni con prassi riconosciuta e apparecchiature sofisticate.
E poi:
Non è affatto sorpreso Massimo Scalia, ordinario di Fisica Matematica e padre dell’ambientalismo scientifico italiano: «Trovano perché finalmente cercano. Il Cesio 137 è un elemento di fissione non certo sparso in natura. Chernobyl fece precipitare su tutto il sistema alpino italiano cadute radioattive di intensità fra cento e mille volte superiori a quanto ufficialmente riconosciuto »

 

REPUBBLICA
8 MARZO 2013

Cesio nei cinghiali, Caramelli: ''Ipotesi Chernobyl plausibile''

Così Maria Caramelli, direttore generale dell'Istituto Zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, sul cesio 137 trovato nella lingua di 27 cinghiali in Valsesia. "Abbiamo ricevuto i dati tre settimane fa", spiega, "ma sono talmente sorprendenti che, prima di renderli noti, abbiamo preferito effettuare ulteriori verifiche". L'intervista di Mario Caprara (Radio Capital)
VIDEO
http://video.repubblica.it/cronaca/cesio-nei-cinghiali-caramelli-ipotesi-chernobyl-plausibile/121669/120156

 

YAHOO NOTIZIE
8 MARZO 2013

Animali: Viale, cinghiali radioattivi? Ipotesi nota da 12 anni

Roma - "I dati ci dicono che dall'incidente di Chernobyl del 1986 in poi l'andamento del cosiddetto 'fall-out' delle concentrazioni di Cesio-137 è nettamente diminuito, prima molto rapidamente poi più lentamente (rapporto Arpa Piemonte 2011). Tuttavia ben 12 anni fa Maria Belli, allora direttore di laboratorio dell'Anpa (Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente) aveva formulato l'ipotesi che il Cesio-137, caduto con pioggia e neve al suolo, potesse essere rimasto intrappolato nei ghiacciai e che in seguito allo scioglimento degli stessi potesse essere liberato nei cicli ambientali". E' quanto sottolinea in una nota, in seguito alla notizia di valori di radioattività in cinghiali della Val Sesia, Silvio Viale, presidente di Radicali italiani.
"Nel 2000 - ricorda - Belli diceva che uno studio sul Colle del Lys (nel massiccio del Monte Rosa) aveva evidenziato chiaramente la presenza di strati di radionuclidi dovuti a Chernobyl nel ghiaccio situato a
40 metri di profondità, mentre più in basso, a quota -70 metri, si sono riscontrati i picchi dovuti agli esperimenti nucleari degli anni '7. E ancora nello stesso documento si sottolineava che secondo una ricerca realizzata dall'Arpa di Vercelli sui ghiacciai dell'Alta Valsesia, se la fase di regressione dei ghiacciai fosse continuato con questo ritmo, si poteva stimare che il rilascio della radioattività causata dalla nube di Cernobyl, sarebbe avvenuto tra una decina d'anni. Sapendo che la regressione dei ghiacciai è addirittura aumentata in questo ultimo decennio e che nei suoli acidi il Cesio-137 può essere ceduto più facilmente ai vegetali entrando nel ciclo alimentare degli animali selvatici (e che i suoli della Val Sesia sono fortemente acidi), ci sono tutti gli elementi per credere che l'ipotesi possa essere corretta e debba essere verificata".
"Con questo - precisa Viale - non voglio affermare con certezza, come sembrano fare moti osservatori, che l'aumento del Cesio 137 nelle carni dei cinghiali dipenda in maniera diretta e assoluta dal fall-out di Chernobyl, perché altri fattori metabolici o comportamentali potrebbero essere determinanti, ma che l'ipotesi meriti una valutazione approfondita. Al di lá delle facili certezze di un certo stupore scandalistico, veloce a crearsi, ma altrettanto veloce a dissolverei, bisogna capire se tutto ciò sia confinato alla Val Sesia o sia destinato a ripetersi in altre zone alpine".

 

CON I PIEDI PER TERRA
8 MARZO 2013

Cesio in cinghiali: Coldiretti, verificare import animali

Occorre verificare le importazioni di cinghiali dall’estero, soprattutto dall’est Europa, dove potrebbero aver subito contaminazioni dall’esplosione del reattore della centrale di Chernobyl nel 1986. E’ quanto afferma la Coldiretti, in riferimento alle tracce di cesio 137 in 27 cinghiali del comprensorio alpino della Valsesia, nel sottolineare che spinge verso questa ipotesi il fatto che esami ripetuti annualmente abbiano dato solo quest’anno un risultato positivo. E’ quindi necessario – prosegue Coldiretti – estendere immediatamente le analisi ad altri animali selvatici per fare al più presto chiarezza sulle fonti di contaminazione in un Paese come l’Italia che ha fatto la scelta di non avvalersi del nucleare, a differenza di quanto accade nei Paesi confinanti. Il disastro nucleare di Fukushima in Giappone – conclude la Coldiretti – ha aumentato la sensibilità a livello nazionale dove per un italiano su quattro (24 per cento) la contaminazione dell’ambiente è il pericolo più temuto che batte addirittura gli effetti della crisi economica (20 per cento), le paure per la salute che derivano dal consumo dei cibi (17 per cento), il rischio di un incidente automobilistico (11 per cento), la criminalità e la malattia entrambe (il 10 per cento), secondo una elaborazione della Coldiretti su dati Eurobarometro.

 

NEL CUORE.ORG
8 MARZO 2013

VERCELLI, CINGHIALI RADIOATTIVI: "IL CESIO 137 RESIDUO DI CHERNOBYL
Le analisi dell'Arpa: "Non c'entrano gli ex siti nucleari"

La concentrazione del Cesio 137 nei cinghiali dell'alta Valsesia non è una contaminazione dovuta agli ex siti nucleari non lontani di Trino e Saluggia (Vercelli). Ma è verosimilmente da attribuire all'esplosione del reattore della centrale di Chernobyl, nell'86. Sono i risultati dei controlli svolti dall'Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) del Piemonte che farà "uno specifico monitoraggio radiologico dell'area della Valsesia per approfondire le problematiche di contaminazione radioattiva dei cinghiali".
Secondo le indagini dell'Arpa, "nell'ambito delle reti di monitoraggio radiologico regionale, risulta che il Cs137 è un isotopo radioattivo ancora presente in ambiente a seguito del rilascio durante l'evento di Chernobyl e che, pur essendo presente in tracce, può concentrarsi in alcune specie vegetali e animali, quali funghi e selvaggina". Intanto, sono in corso anche gli accertamenti dei carabinieri del Nas.

 

YAHOO NOTIZIE
8 MARZO 2013

Carne cavallo: agenzie Ue, entro 15 aprile parere su rischi residui fenilbutazone

Roma - Le agenzie europee deputate si esprimeranno entro il 15 aprile 2013 sui rischi derivanti dal fenilbutazone nella carne equina. La Commissione Ue ha infatti chiesto all'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e all'Agenzia europea dei medicinali (Ema) di effettuare una valutazione congiunta sui rischi per la salute umana dovuti dalla presenza di residui del farmaco anti-infiammatorio. La richiesta - ricorda un comunicato - fa seguito alla recente individuazione di prodotti a base di carne bovina contaminati con carne equina e al rinvenimento di fenilbutazone - conosciuto anche come 'bute' - in un piccolo numero di carcasse equine destinate alla filiera alimentare.
Le Agenzie dell'Ue forniranno il contributo scientifico per supportare le decisioni della Commissione europea riguardo a questi recenti risultati. In una dichiarazione congiunta, Ema ed Efsa forniranno indicazioni su qualsiasi rischio potenziale per i consumatori derivante dalla presenza di residui di fenilbutazone nella carne equina. A questo proposito, le agenzie prenderanno in considerazione sia il rischio associato al consumo di carne equina stessa sia il rischio derivante da altri prodotti illegalmente contaminati con carne equina. E' stato richiesto alle Agenzie di indicare, se del caso, la necessità o meno di misure supplementari di controllo per ridurre al minimo qualsiasi rischio identificato.
Il fenilbutazone è usato raramente nei medicinali a uso umano per il trattamento di patologie infiammatorie gravi, nel caso in cui nessun altro trattamento sia considerato adeguato. In medicina veterinaria, il suo uso è consentito in alcuni Stati membri come analgesico e antinfiammatorio in animali non destinati alla produzione di alimenti (cani e cavalli sportivi). Non è autorizzato l'uso del fenilbutazone per il trattamento di animali destinati alla filiera alimentare umana pertanto l'eventuale presenza della sostanza negli alimenti di origine animale deriva dall'uso illecito di carcasse di cavalli trattati.

 

ABRUZZO WEB
8 MARZO 2013

BIMBO RUBA IL CANE DEI VICINI E LO FA ANNEGARE NEL FIUME

GIULIANOVA (Teramo) - Ha rubato il cane ai vicini e lo ha gettato nel fiume.
È successo a Giulianova (Teramo), protagonista del crudele gesto un bambino di otto anni che già in passato aveva provato a sottrarre ai padroni il piccolo cagnolino, un carlino.
L'altra mattina, approfittando dell'assenza della padrona, ha scavalcato il cancello della casa vicina alla sua e ha prelevato il cane, mettendogli il guinzaglio e trascinandolo via.
Si è recato sul ponte Salino, dove due uomini lo hanno visto gettare l'animale in acqua.
Vani i tentativi da parte dei padroni di ritrovare il piccolo cane lungo il fiume.

 

GEA PRESS
9 MARZO 2013

Solarussa (OR) – cani da caccia impiccati
Indagini della Polizia Municipale e l'impegno dell'ENPA - Le Istituzioni rispondono prontamente.

    

Una scena tremenda quella che si è trovata innanzi un cittadino di Solarussa, in provincia di Oristano. Giovedì scorso, intorno alle 17.00, la tremenda smorfia di due cani impiccati sullo stesso albero. Due corpi penzoloni l’uno accanto all’altro. Il tutto a circa mezzo chilometro dal centro abitato, all’interno di un’area privata non recintata.
Subito la segnalazione alla sede ENPA di Oristano guidata dal Commissario Straordinario Provinciale Giovanni Contini, che ha a sua volta avvisato la Polizia Municipale.
Due cani da caccia. Un segugio ed un bracco. Dal controllo del microchip si è potuti risalire al proprietario. Un cacciatore del luogo che aveva denunciato il furto di tre cani. I volontari dell’ENPA stanno ora dando una mano nelle ricerche del terzo cane sebbene, passati ormai più giorni, si teme il peggio.
Facile pensare ad un gesto intimidatorio anche se nei giorni scorsi, sempre a Solarussa, si erano verificati più episodi di avvelenamento che avevano fatto pensare ad una banda di scalmanati. Dunque, non una motivazione precisa ma comunque concretizzata, riferisce sempre l’ENPA di Oristano, con lo spargimento del veleno anche in prossimità del campo sportivo e delle scuole.
Dopo la denuncia della Protezione Animali, l’intervento dell’ASL e del Comune di Solarussa era stato immediato. Tutte le aree oggetto di spargimento di bocconi avvelenati erano state tabellate e bonificate.
Ora i cani impiccati. La sensazione iniziale, ovvero di un possiible collegamento con la supposta banda di balordi, sembra però venir meno.

 

L’UNIONE SARDA
9 MARZO 2013

Orrore e indignazione a Solarussa (OR)
Due cani da caccia impiccati ad albero
L'episodio è stato denunciato dall'Enpa alla Polizia municipale.


NELLA FOTO - Uno dei cani impiccati

Due corpi "appesi", uno accanto all'altro: sono quelli di due poveri cani da caccia trovati impiccati ad un albero alla periferia Solarussa, in un terreno privato non recintato. Secondo la denuncia presentata dall'Enpa alla Polizia municipale si tratta di un segugio e di un bracco rubati ad un cacciatore del luogo insieme ad un altro esemplare che potrebbe aver fatto la stessa orrenda fine. Nelle scorse settimane a Solarussa era scattato l'allarme per una serie di morti sospette provocate da avvelenamento. Dopo la denuncia della Protezione animali, l'intervento dell'Asl e del Comune era stato immediato. Tutte le aree oggetto di spargimento di bocconi avvelenati erano state infatti bonificate.
Su Facebook il gruppo "Le voci degli innocenti" invita tutti a inviare una mail al comune di Solarussa, un'iniziativa avviata dall'Enpa Sezione Provinciale Oristano.

 

LA NUOVA SARDEGNA
8 MARZO 2013

Due cani impiccati a un albero in campagna

SOLARUSSA (OR) - Non bastavano i cani ed i gatti avvelenati: ieri a Solarussa si è registrata una brutta escalation dei reati contro gli animali. Un cercatore di asparagi si è trovato di fronte uno spettacolo raccapricciante: mentre passavana in un terreno ha visto due cani impiccati ad un albero. Una scena incredibile: La Nuova ha anche avuto le foto, ma è stata fatta la scelta di non pubblicarle. Un atto barbaro che ha creato rabbia e anche una certa preoccupazione a Solarussa. Secondo i volontari dell’Enpa in paese c’è qualcuno che uccide gli animali per puro divertimento. Infatti, dopo che nelle scorse settimane era stata segnalata la presenza di polpette avvelenate nelle vie del paese, che avevano portato alla morte orribile di due cagnolini, ieri questo nuovo, preoccupa nte episodio. Purtroppo non si è neppure di fronte una guerra contro i randagi. Infatti il maschio e la femmina (che era persino gravida) appesi con un filo di ferro ad un albero avevano i collari e quindi, con tutta probabilità, anche un padrone. La scoperta è stata fatta ieri pomeriggio nella zona di Perdera a ridosso della linea ferroviaria periferia di Solarussa. Un emigrato, che per anni ha lavorato a Torino, stava raccogliendo degli asparagi quando si è imbattuto in questa scena incredibile. Insieme ad altre due persone ha messo a terra gli animali e si è presentato al comando della polizia locale per denunciare il fatto. Sul posto sono arrivati nel tardo pomeriggio anche i volontari dell’Ente protezione animali di Oristano. «Quando ho visto la fotografia sono rimasto veramente colpito da questa assurda vicenda – ha commentato amareggiato Giovanni Contini, commissario della sezione provinciale dell’Enpa di Oristano –.I volontari erano impegnati proprio a Solarussa dopo le vicende dei giorni scorsi. Purtroppo erano stati trovati avvelenati diversi cani e alcuni gatti con le classiche polpette avvelenate. Uno dei gattini è stato trovato agonizzante proprio ieri mattina nel cortile delle scuole elementari. Qualcuno lo ha visto, ma è rimasto impassibile davanti a quella atrocità. Il gattino è stato poi trasferito dal veterinario, non si sa se si salverà – ha spiegato Giovanni Contini – poi ieri sera i volontari mi hanno avvisato di questa triste vicenda». «Stiamo setacciando ora il paese alla ricerca di indizi – ha concluso il commissario dell’Enpa – per identificare l’autore di questa serie di uccisioni.Una serie che ieri è culminata ora con il bruttissimo episodio dei due cagnolini impiccati».

 

QUOTIDIANO DI FOGGIA
8 MARZO 2013

Vieste (FG), trovati altri due cani nel pozzo della morte
Salgono a otto gli animali uccisi il 24 febbraio scorso

L'uccisione dei cani di Vieste, scoperta la mattinata del 24 febbraio scorso continua a presentare, a distanza di  dieci giorni, nuovi sconvolgenti particolari. Ne dà comunicazione l'A.N.P.A.N.A. i cui volontari avevano provveduto a salvare dalla strada i poveri randagini, finiti poi con il cranio sfondato a colpi di spranga o annegati.
Otto cani e non sei, come riferito in un primo momento. Non tutti cuccioli, ma anche quattro meticci adulti. Ieri le risultanze degli esami autoptici pervenute ai volontari dell'A.N.P.A.N.A. Quattro cani sarebbero morti per sfondamento del cranio ed in generale per le bastonate ricevute in altre parti del corpo. Questo anche per due dei quattro animali che presentavano ferite meno appariscenti, senza cioè sangue fuoriuscito o perdita di materia cerebrale.
Poi i quattro cuccioli gettati dentro un pozzo colmo d'acqua. La loro morte è avvenuta per annegamento. Cosa plausibile anche per i due animali trovati stamani grazie all'intervento del gruppo PEGASO della Protezione Civile. Per questi ultimi due, sarebbe già stata presentata l'integrazione alla denuncia pervenuta ai Carabinieri di Vieste.

 

MATTINO DI PADOVA
8 MARZO 2013

Cane nella fognatura, salvato

Nicola Cesaro

ESTE (PD) - È concreta l’ipotesi che abbia percorso centinaia di metri lungo il condotto fognario, sbucando direttamente in piazza Maggiore. Poco importa, fortunatamente è finita nel migliore dei modi l’avventura di un meticcio intrappolato nella fognatura e salvato ieri notte dai vigili del fuoco di Este. Alle 0,30 un gruppo di ragazzi che stava passeggiando ha udito dei mugolii che provenivano da qualche angolo di piazza Maggiore. Dopo una ricerca di qualche minuto, i giovani hanno individuato la fonte dei mugolii: un tombino di via Principe Umberto. C’era un cagnolino intrappolato. Sono stati subito contattati i vigili del fuoco di Este, accorsi in un attimo. Dal tombino spuntava il musetto di un cagnolino meticcio. Il quattrozampe era in buone condizioni, ma era fradicio (era immerso nell’acqua della condotta fognaria) e spaventato. Liberato dalla “prigione” sotterranea, l’animale è stato dato in custodia al gruppetto di amici, che si sono proposti per portare il cagnolino al sicuro. Difficile capire da dove l’animale abbia potuto accedere alle fognature: pare che l’unico ingresso alle condotte si trovi al ponte di San Pietro, dunque a quasi un chilometro di distanza. Non è escluso che il fido abbia vagato alla ricerca di un’uscita per parecchio tempo. È l’ennesimo salvataggio di animali messo in atto dai vigili del fuoco atestini in questi ultimi giorni: tre giorni fa era toccato ad un gattino intrappolato sopra un tetto di via Matteotti, domenica ad uno yorkshire impigliato tra i rovi sull’argine del Bisatto, la settimana scorsa ad un colombo incastrato tra i fili della corrente elettrica nella periferia cittadina.

 

GEA PRESS
8 MARZO 2013

Pelli di foca – scoperte in Italia presso un calzaturificio maceratese
Intervento del Corpo forestale dello Stato - E' il primo caso a livello europeo.

Novanta pelli e oltre cento paia di scarpe confezionate con pelli di foca. Tutte introdotte irregolarmente sul mercato e poste ora sotto sequestro dal Corpo Forestale dello Stato in un calzaturificio del maceratese.
La scoperta è avvenuta in seguito ad una complessa attività investigativa condotta attraverso il monitoraggio della rete Internet. Un intervento della  Sezione Investigativa CITES del Corpo Forestale dello Stato di Roma e del Servizio CITES Territoriale di Macerata. Entrambe le strutture sono impegnate nel garantire il rispetto della Convenzione di Washington che regolamenta commercio e detenzione di specie animali e vegetali minacciate di estinzione.
I materiali derivati dall’utilizzo del raro pinnipede sarebbero stati immessi sul mercato violando le normative comunitarie che regolamentano il commercio dei prodotti derivati dalla foca (Regolamento Comunità Europea n.1007/2009 e relativo Regolamento di attuazione (UE) n.737 del
10 agosto 2010 della Commissione Europea). Tali disposizioni, ricorda la Forestale, consentono l’immissione sul mercato comunitario dei prodotti derivati dalla foca, solo quando provengono dalla caccia tradizionalmente praticata dagli Inuit e da altre comunità indigene delle regioni artiche e mirata alla loro stessa sussistenza.
Requisiti specifici che devono essere certificati da un Organismo riconosciuto dalla Commissione Europea mediante una specifica attestazione.
Ed invece i prodotti derivati dalla foca ed ora sottoposti a controllo dal Corpo Forestale, parrebbero essere stati acquistati dalla ditta italiana presso un importatore danese. Secondo quanto riferito nel comunicato della Forestale, le pelli erano accompagnate da un certificato attestante la loro provenienza dalla Groenlandia. Il documento, però, era stato emesso da un ente amministrativo non inserito nell’elenco degli organismi emittenti riconosciuti dalla Commissione Europea. Inoltre da ulteriori verifiche effettuate presso la Commissione Europea e presso le autorità danesi e della Groenlandia è emerso che l’iter, avviato da quest’ultima per registrare un organismo accreditato al rilascio delle autorizzazioni al commercio di pelli di foca, non è stato ancora perfezionato.
Stante così le cose, ovvero in assenza di una certificazione valida emessa da un organismo riconosciuto dalla Commissione Europea, le pelli e i prodotti di foca rinvenuti durante i controlli della Forestale risulterebbero immessi illegalmente sul mercato e per questo sono stati sottoposti a sequestro.
Il titolare della ditta marchigiana rischia l’arresto da tre mesi a un anno, un’ammenda fino a 100mila euro e la confisca e successiva distruzione dei prodotti.
È la prima volta a livello europeo, fa notare il Corpo Forestale, che viene eseguito un controllo specifico relativo alla corretta applicazione del regolamento sul commercio dei prodotti derivati dalla foca. Regolamento che, come è noto, ha portato al bando europeo del commercio di qualsiasi prodotto derivante dall’uccisione di questi animali. Caccia commerciale che è regolarmente praticata in Russia, Groenlandia, Norvegia, Islanda e soprattutto in Canada, dove avviene il maggior massacro di mammiferi marini (in media 200.000 l’anno, prevalentemente cuccioli tra le 2 e le 12 settimane di vita).

 

AGEN PARL
8 MARZO 2013

ANIMALI: LAV, BENE MAXI-SEQUESTRO DEL CFS DI SCARPE CON PELLI DI FOCA

Roma - Non ha precedenti in Europa il maxi-sequestro di scarpe e stivali con pelli di foca, operato in queste ore dal Corpo Forestale dello Stato su segnalazione della LAV: l'azienda di abbigliamento italiana 'Creative s.r.l.', con sede a Civitanova Marche, non solo avrebbe violato il bando comunitario mettendo in commercio scarpe e stivali realizzati con pellicce di foca, ma addirittura avrebbe pubblicizzato la propria attività con false attestazioni circa la provenienza di queste merci come frutto della caccia tradizionale delle popolazioni Inuit in Groenlandia, necessaria al loro sostentamento. Gli accertamenti del Corpo Forestale dello Stato, così come segnalato dalla LAV e dalla HSI Humane Society International, hanno dimostrato che la Groenlandia non ha alcun ente di certificazione di questa filiera che sia stato riconosciuto dalla Commissione Europea. Di conseguenza gli uomini della Forestale hanno sequestrato tutta la merce reperita presso l’azienda e consistente in: novanta pelli e oltre cento paia di scarpe confezionate con pelli di foca, introdotte irregolarmente sul mercato. "Una violazione grave, chiediamo sanzioni esemplari - dichiara Simone Pavesi, responsabile LAV Campagna Pellicce - Al Corpo Forestale dello Stato va il nostro plauso per l’innovativa e incisiva azione di contrasto di illeciti penali contro gli animali e per questa operazione, unica In Europa, che ha per oggetto il commercio di prodotti di foca. Le rigide sanzioni vigenti (L.189/04 articolo 2) prevedono l'arresto da tre mesi a un anno o l'ammenda da 5.000 a 100.000 euro per chiunque produce, commercializza, esporta o introduce nel territorio nazionale qualunque prodotto derivato dalla foca. Ed infine è disposta la confisca e la distruzione di tutto il materiale, oltre alla sospensione della licenza per un periodo da tre mesi ad un anno”. “Il sequestro è un fatto molto preoccupante perché dimostra che gli Stati Membri non stanno vigilando sull’applicazione del Regolamento UE che ha messo l’Europa all’avanguardia con il bando all’importazione commerciale di pelli di foca – dichiara Roberto Bennati Vicepresidente LAV – Nei prossimi giorni chiederemo alla Commissione Europea quali azioni intende intraprendere per proteggere le foche da importazioni illegali e quali controlli intende intraprendere sugli Stati Membri affinché verifichino se ci sono state altre importazioni in Europa in regime di divieto”. Da quando, il 20 agosto 2010, è entrato in vigore il bando europeo al commercio di prodotti di foca abbiamo assistito a numerosi tentativi di annullamento da parte dell’industria della pellicceria e in particolare dei trasformatori di prodotti derivanti dalle foche (pelli, carne, grasso, omega 3). Ai due contenziosi in sede di Corte di Giustizia dell’Unione Europea, si è affiancato il reclamo di Canada e Norvegia presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio: contenziosi che sino ad oggi, tra ricorsi, sospensioni e contro-ricorsi, hanno sempre visto confermato il bando europeo ma che ancora non si sono conclusi. L’industria della pellicceria, per fare fronte ad un trend di consumi di prodotti in pelliccia sempre più in declino, soprattutto in Italia e in Europa, già da diverso tempo veicola le pellicce animali sotto forma di inserti per abbigliamento non solo donna, ma anche uomo e bambino; e così le pellicce sono spesso presenti anche negli accessori come borse e calzature. Sono complessivamente circa 80 milioni gli animali (70 milioni appositamente allevati, 10 milioni catturati in natura) che ogni anno vengono sfruttati e uccisi dall’industria della pellicceria per queste produzioni insanguinate.

 

NEL CUORE.ORG
8 MARZO 2013

VITTORIA ANIMALISTA, MENARINI RINUNCIA AI TEST SUI BEAGLE
La decisione annunciata dal Cda di RTC

Sono salvi i beagle importati dal Belgio e destinati alla sperimentazione in vivo, a Pomezia, per conto della casa farmaceutica Menarini. Il Consiglio d'amministrazione di Rtc (Research Toxicology Centre), su richiesta di Menarini, ha deliberato di rinunciare alla sperimentazione, pur obbligatoria, per la quale sono stati richiesti 8 beagle che renderà disponibili per l'affido a privati. Lo comunica la stessa organizzazione con una nota.
"La decisione è stata presa nel tentativo di stemperare il clima di tensione con le associazioni animaliste - si legge - che rischia di degenerare, andando oltre le minacce e i danneggiamenti di auto dei nostri dipendenti. Il lavoro di Rtc è di eseguire esclusivamente ricerche tossicologiche obbligatoriamente richieste dalle norme sulla ricerca di nuovi farmaci'. Anche Rtc auspica che vengano individuati 'test sostitutivi dell'obbligo di sperimentazione animale - continua - Saremmo i primi ad adottarli. Attualmente, purtroppo, ciò non è consentito'.
La decisione presa dal Cda ha anche "lo scopo di aprire un dibattito sul destino della ricerca in Italia - conclude la nota - Quello che oggi viene obbligatoriamente richiesto da tutte le autorità sanitarie del mondo per poter mettere a disposizione dei malati un farmaco innovativo, se non si potrà più fare in Italia, rispettando le norme previste, qualcun altro lo farà in altre parti del mondo. Pertanto, solleviamo con forza la necessità di una presa di coscienza determinata ed univoca che indichi quale futuro avrà la ricerca in Italia".

 

TISCALI
8 MARZO 2013

Basta ai camion della morte: salviamo i cavalli polacchi dal commercio barbaro

OSCAR GRAZIOLI

Arrivano da un piccolo paese impronunciabile della Polonia,150 chilometria sud di Varsavia. Si raccolgono lì, tutte le sere i camion che provengono dalla nazione intera. Sono inaccessibili agli sguardi, esce qualche suono ovattato nella nebbia. Guai a fotografare, peggio filmare, guai a fare domande indiscrete, guai a essere un forestiero che parla un’altra lingua. I bastoni sono pronti a spaccargli le gambe, gli stessi che portano ancora i grumi di sangue delle zampe spezzate ai cavalli, ai pony, agli asini che hanno mostrato di non adeguarsi al carico veloce. Non vuoi salire sul camion, maledetto bastardo di un cavallo?
La prima randellata è sulla coda. Non sulla coscia o sulla schiena dove ci sono i tagli di carne più pregiata. Guai a rovinarli. Ti ribelli, ti pianti, fai retromarcia, roteando le orecchie nel caos del fumo dei sigari, della nebbia, della notte, delle urla e delle bestemmie? E allora le randellate si fanno più secche, più violente e colpiscono per spaccare. Se poi hai la zampa già spezzata e ti attardi a salire sul camion, allora c’è il pungolo elettrico, c’è tutto quello che serve per caricarti sul quel camion blindato alla vista che, dopo un viaggio che può durare fino a cinque giorni senza soste, senza acqua e senza biada, ti sbarca con altrettanta dolcezza in un macello ufficiale o in un mattatoio clandestino, uno dei tanti che ci sono in Italia, Grecia, Spagna e Francia. C’è tutto quel che serve, tranne un filo d’umanità.
Mangia la carne di cavallo che fa buon sangue. Mangia il pesto crudo con aglio e un filo d’olio che ti tira su dopo la lunga malattia. Poi se crepi di Trichinellosi o delle mille Salmonelle che alberga la carne di cavallo chissenefrega. I controlli? E dove, in Polonia? Ma figurati. Li hai visti a Striscia dove sono i controlli? L’hai sentito, il camionista interrogato rigorosamente di schiena? “Qui tutti corrotti. Tu tira fuori due soldi e i controlli vanno via, lisci come l’olio”.
Tra i tanti premi che abbiamo, deteniamo la palma dei primi mangiatori di carne di cavallo al mondo. Anzi, i primi di cavallo, asino e mulo. Sono gli animali che hanno fatto la nostra storia. Senza il cavallo, l’uomo sarebbe ancora nelle caverne. Quante merci hanno trasportato cavalli e asini sui loro dorsi, quanti uomini hanno condotto alle loro mete, quanti soldati hanno caricato sulla groppa nelle infinite battaglie dell’uomo e quanti alpini hanno portato al campo sicuri, su faraglioni e creste di montagne ghiacciate nella notte buia e senza luna. E noi, come li ripaghiamo? Non solo mangiandoli, ma sapendo che il loro trasporto è una tortura indicibile, per un animale di carattere così fragile e timido.
Il viaggio che percorrono, stipati all’inverosimile sui camion della morte, segue un itinerario tortuoso, attraversola repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Ungheria, la Slovenia e la Croazia. Tutto pur di evitare l’Austria dove i controlli sanitari sono estremamente rigorosi. In certe dogane se la “ merce “ è di scarsa qualità si paga meno. Quando il doganiere apre la porta del camion e vede i primi cavalli con le zampe spezzate, applica uno sconto. Sa benissimo che le zampe sono state spaccate a mazzate dal conducente. Di fronte ad uno sconto in denaro il rumore dei nodelli che si spezzano è sordo e muto. Non commuove nessuno. Ciò che commuove è il dio denaro. Mangia la carne di cavallo che fa tanto buon sangue.

 

NEL CUORE.ORG
8 MARZO 2013

REGOLAMENTO EUROPEO PER I MACELLI, IL CDM DECIDE LE SANZIONI
Il decreto presto all'esame delle commissioni

Su proposta dei Ministri per gli Affari europei e della Giustizia, il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare un provvedimento che introduce nell'ordinamento nazionale le sanzioni per la violazione delle disposizioni contenute nel Regolamento (CE) n. 1099/2009 "relativo alla protezione degli animali durante l'abbattimento". Lo riferisce, in questi termini, il comunicato finale del Consiglio dei mini stri.
"Il Regolamento –aggiunge il testo - stabilisce le norme minime sul territorio comunitario per la protezione degli animali durante la macellazione o l'abbattimento. Le sanzioni riguardano la violazione delle norme sulla macellazione, lo stordimento e l'immobilizzazione degli animali destinati al consumo domestico privato, sulla fornitura diretta di piccoli quantitativi di carne, sull'importazione da Paesi terzi, sui controlli dei macelli e sui responsabili della tutela del benessere animale. Il testo verrà trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni e alle Commissioni parlamentari competenti per l'espressione dei rispettivi pareri". Di più, al momento, non è dato sapere.
Il regolamento europeo stabilisce che gli animali sono abbattuti "esclusivamente previo stordimento", eccetto quelli "sottoposti a particolari metodi di macellazione prescritti da riti religiosi, a condizione che la macellazione abbia luogo in un macello".

 

IL TIRRENO
8 MARZO 2013

Moria di delfini, trovata un’altra carcassa

MARINA DI CAMPO (LI) - Dall’inizio dell’anno i casi contati sulle coste dell’Arcipelagosono cinque. Una lunga catena di delfini morti che, purtroppo, non sembra volersi arrestare. Ieri mattina è stata rinvenuta sulla spiaggia di Colle Palombaia - a Marina di Campo - la carcassa di un delfino lunga circa 2,20 metri. Il corpo del mammifero, non ancora in avanzato stato di decomposizione, è stato individuato da un passante che ha contattato subito la capitaneria di porto di Portoferraio. Subito sono state attivate le procedure previste per rimuovere la carcassa e sono stati informati gli enti interessati che, con ogni probabilità, preleveranno il corpo del mammifero per sottoporlo agli accertamenti sui tessuti. Da settimane, infatti, i ricercatori delle università e i mini steri dell’Ambiente e della Salute sono al lavoro per chiarire le cause della moria: al momento, in attesa di risultati certi delle analisi sulle carcasse degli animali, restano in piedi tutte le ipotesi. Se non è possibile escludere l’azione di fattori inquinanti, gli esperti hanno pensato fin da subito alla possibilità di un’infezione batterica che avrebbe attaccato gli animali. Sulle carcasse dei delfini, infatti, sono state rinvenute tracce di “photobacterium damselae”, che può portare a sindromi emolitiche e lesioni ulcerative. I ricercatori, tuttavia, continuano ad indagare, cercando di scoprire eventuali virus o fioriture di alghe tossiche che avrebbero originato la morte di così tanti tursiopi. Al momento i risultati degli esami non sono stati resi noti dal Ministero. E intanto si contano i morti. In Italia i casi sono poco meno di settanta. E il nostro mare non è stato risparmiato dalla moria: Il primo caso è dell’8 gennaio, quando un esemplare fu trovato morto a Pianosa. Poi l’escalation non si è fermata: Barbarossa (15 gennaio), Enfola (27 gennaio), Pomonte (6 febbraio), fino al caso di ieri a Colle Palombaia.

 

UMBRIA 24
8 MARZO 2013

Nocera Umbra (PG), il lupo Ezechiele jr torna libero tra i boschi dopo le cure per l’avvelenamento
L'animale è tornato sull'Appennino dopo essere stato salvato dalla Forestale


NELLA FOTO - Il momento in cui Ezechiele jr torna libero

Ezechiele jr è tornato libero tra i boschi dell’Appennino sopra Gualdo e Nocera, dove era stato trovato agonizzante dalla Corpo forestale dello Stato.
Il rilascio Le stesse guardie forestali lo hanno lasciato in libertà giovedì pomeriggio, dopo averlo prelevato dallo studio veterinario del Dott. Sandro Bianchini, che lo ha curato dall’avvelenamento. Le buone condizioni fisiche hanno quindi permesso il suo rilascio nell’ambiente naturale.
Dopo i due episodi di animali morti in Valnerina, stavolta gli uomini della Forestale di Nocera Umbra avevano trovato Ezechiele jr in loc. San Giovanni di Boschetto in Comune di Nocera Umbra. L’intervento tempestivo ha permesso di salvare l’animale che presentava tutti i sintomi evidenti di intossicazione per ingestione di bocconi avvelenati.

 

LA ZAMPA.IT
8 MARZO 2013

Il lupo Ezechiele salvato in Umbria  è di nuovo libero
Era stato trovato agonizzante  nei pressi di Nocera Umbra dopo essere stato avvelenato. La Forestale lo ha soccorso appena in tempo

Torna in libertà il giovane lupo che rischiava di morire avvelenato, in Umbria, se non fosse stato per l’intervento del Corpo Forestale e del servizio veterinario, allertati dalla segnalazione di un privato cittadino. “Ezechiele Jr”, questo il soprannome dell’esemplare maschio di circa due anni, lo scorso sabato si aggirava agonizzante in località San Giovanni di Boschetto, una zona montana del comune di Nocera Umbra (PG), quando è stato avvistato dall’uomo che ha lanciato l’allarme.  
Sul posto sono accorsi un medico veterinario e i Forestali del Comando Stazione di Nocera Umbra e al lupo è stata somministrata una dose di antidoto e una di anestetico così da permetterne la cattura. Una volta prelevato e trasportato dai Forestali presso lo studio del veterinario, è stato sottoposto ad alimentazione tramite fleboclisi e alle cure adeguate. 
È frequente l’abbandono di esche e bocconi avvelenati in varie zone della regione. Basti pensare, ricorda la Forestale, ai due lupi trovati morti a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro all’interno del Parco dei Monti Sibillini. Dai primi controlli è emerso che l’esca avvelenata ingerita dal mammifero fosse costituita da sostanze diserbanti. La Forestale ha avviato ampie indagini mirate ad individuare i responsabili.  

 

MESSAGGERO VENETO
8 MARZO 2013

Per salvare i rospi basterebbe la civiltà

POLCENIGO (PN) La migrazione di rospi della specie bufo-bufo che avviene alla Santissima di Polcenigo e lo sterminio, nonostante l’attivismo di numerosi volontari, causato dalle auto che sfrecciano incuranti degli anfibi in attraversamento, tornano al centro di un appello di sensibilizzazione da parte del gruppo Amici dei rospi. «La prima serata di pioggia di questo periodo riproduttivo – fanno sapere dal gruppo – ha decretato una vera e propria ecatombe di rospi bufo-bufo. Nulla hanno potuto i numerosi volontari che sotto la pioggia hanno incessantemente traghettato decine e decine di rospi e rane oltre la provinciale». Una migrazione verso le zone d’acqua e una contromigrazione verso la montagna hanno reso complicata la serata dei sette volontari, che si sono prodigati fino alle due di notte. «Un asfalto tristemente ricoperto di carne macellata dai poco rispettosi automobilisti – riferisce uno dei volontari –, che sfrecciavano incuranti del grave danno ecologico perpetuato. Una civiltà che non considera un valore la vita degli animali e non tutela la biodiversità è destinata ad una involuzione che già stiamo percependo». Il messaggio che lanciano è che l’attività dei volontari, i sottopassaggi, le barriere possono ridurre i danni, ma la vera soluzione del problema è l’educazione: «Se non si conosce, non si rispetta. L’Austria – informano –, nelle serate di massiccia migrazione, impone, per esempio, la riduzione della velocità a passo d’uomo, in determinate situazioni la chiusura della strada. Numerosi i sottopassi realizzati appositamente per il transito dei piccoli animali. Dobbiamo ancora crescere, e molto».

 

ANSA
8 MARZO 2013

Rabbia, stop a vaccinazione cani e gatti
Dopo la prevenzione sulle volpi il Trentino indenne dal virus

TRENTO - Il Trentino e' di nuovo territorio indenne dal virus della rabbia silvestre. E' il risultato delle misure messe in campo dalla Giunta provinciale con la vaccinazione antirabbica per via orale delle volpi. Lo ha detto oggi l'assessore alla salute e politiche sociali, Ugo Rossi, il quale ha affermato che in Trentino non sussiste piu' l'obbligo di vaccinazione di cani, gatti e furetti per proprietari e turisti. Proseguira' il piano di sorveglianza passiva sulla circolazione del virus.

 

IL PICCOLO ISTRIA
8 MARZO 2013

Arriva la taglia per gli assassini di Miško
Gli amici di Facebook avviano una colletta per scoprire la verità sulla morte della mascotte di Gallesano. Indagate 17 persone

POLA. Una taglia sull’assassino di Miško, il cane diventato la mascotte di Gallesano, ucciso da un petardo nella notte di Capodanno. A distanza di due mesi e 8 giorni, infatti, la polizia non è ancora riuscita a rintracciare il colpevole di quel gesto barbaro. E così il popolo di facebook ha lanciato una colletta di denaro quale premio a chi fornirà notizie utili per individuare il killer del cane. Una bestiola innocente, vittima di uno scherzo che definire di pessimo gusto è un eufemismo.
Miško era un meticcio mansueto che trascorreva gran parte del suo tempo disteso sul muro del cortile di casa nel rione di Toro. Un muro di
3 metri da dove osservava i passanti, tanto da diventare la mascotte di Gallesano e l’unica compagnia per l’anziana proprietaria. Miško aveva afferrato quel petardo al volo, evidentemente pensando che qualcuno gli avesse lanciato del cibo o un giocattolo. Poi il botto tremendo che gli scoppia in bocca, lacerando la mascella e la lingua. Il cane aveva subito perso l’uso di un occhio, mentre una zampa anteriore era rimasta paralizzata.
Inutili i soccorsi di un vicino di casa, il veterinario di turno a Pola non aveva potuto far altro che porre fine alle sofferenze della bestiola.
Una storia che sul social network ha richiamato l’attenzione di 53mila utenti di facebook, che chiedono giustizia, mentre sono 16mila le firme in calce alla petizione che sollecita il mandato alla Procura di stato. Ma finora le indagini sono state senza esito, così dice la polizia precisando di aver interrogato tantissime persone di cui diciassette risultano sotto indagine. Ecco dunque la scelta della taglia, come nel Far West.
Ma Miško non è l’unico cane vittima dell’imbeccilità dell’uomo. A Pola un’altra bestiola ha raggiunto Miško a causa di un idiota. Si tratta di un rotweiller che ha ingoiato un’esca killer disseminata nel prato nel rione Campo Marzio. Il proprietario, Mirko Kalanj, ha raccontato in lacrime di aver portato il cane a passeggio dopo che tutto il giorno era rimasto chiuso nel box perché, nel suo appartamento, alcuni operai stavano lavorando. «Al mio solito fischio di richiamo per tornare a casa il cane non correva più, ma si trascinava - racconta Kalanj - Ha cominciato a vomitare e dalla bocca gli usciva una bava color bianco. L'ho subito trasportato dal veterinario che gli ha somministrato tre iniezioni. Tornati a casa, dopo 10 minuti è morto: una scena impressionante,la bestiola si è alzata sulle zampe posteriori mentre, su quelle anteriori non aveva più forza, ha guardato tutta la famiglia e poi è crollata senza vita».
Purtroppo negli ultimi giorni altri casi di avvelenamento hanno portato alla morte di alcuni cani anche a Zagabria, Fiume, Zara e Daruvar. I colpevoli non sono stati individuati.

 

TRIESTE ALLNEWS
9 MARZO 2013

Croazia, nuovi episodi di violenza contro i cani: cresce la protesta
CRONACA Dopo la fine atroce del povero Miško, a Pola un rottweiler muore avvelenato durante una passeggiata

Nicole Mišon

In Istria si continua a discutere sui decessi di animali domestici causati da avvelenamenti o da torture nelle vie e nei parchi delle città. Il caso più eclatante è stato quello del cane Miško barbaramente ucciso la notte di Capodanno da persone ancora sconosciute che hanno ficcato al povero animale un petardo in bocca. Miško era il fedele compagno di un'anziana signora di Gallesano, passava le giornate sul muro del giardino a osservare la gente passeggiare ed era così diventato la mascotte del paese.
La polizia croata non è ancora riuscita a risalire ai colpevoli e nel frattempo la gente comune, indignata dall’atroce gesto, ha dato vita a una pagina Facebook dove si chiede che vengano resi noti i nomi dei colpevoli. Il popolo del web si è unito ed è riuscito a far conoscere a tutta Europa la storia del povero Miško e della sua atroce fine, anche perché alla pagina del social network hanno aderito più di 50 mila persone.
Questa di Miško è una storia che, grazie al web, è riuscita a raggiungere un pubblico molto vasto e a dimostrare che la maggior parte della gente non è disposta ad accettare che un animale indifeso venga torturato in questo modo. Ma purtroppo non è l’unica storia di cani uccisi da persone prive di buonsenso. Infatti, sono numerosi i casi di avvelenamento di animali domestici verificati in questi giorni in Croazia in città come Zagabria, Fiume o Zara e due giorni fa è ricapitato anche a Pola.
Proprio nella città istriana mercoledì scorso è morto avvelenato un altro cane, mentre era a passeggio assieme al padrone. Il rottweiler è deceduto quasi subito dopo aver ingerito qualche sostanza avvelenata abbandonata, o forse buttata appositamente nel parco di Campo Marzio della città.
Il padrone ha raccontato di avere portato il cane a fare una passeggiata nel parco e nel momento in cui l’ha chiamato per rientrare a casa ha visto il suo amico a quattro zampe arrancare con la bava alla bocca e poi vomitare. Inoltre il padrone, Mirko Kalanj, ha fatto sapere che il cane, pesante una quarantina di chilogrammi, è deceduto quasi subito e di non essere riuscito nemmeno a prestargli soccorso.
Un fenomeno preoccupante quello che si sta diffondendo in Croazia ma contro il quale fortunatamente l’opinione pubblica si sta scagliando in modo determinato e sembra non essere disponibile a concedere nessun tipo di giustificazione a persone vili che se la prendono con gli animali indifesi.

 

GEA PRESS
8 MARZO 2013

Slovenia – approvata la legge sulla sperimentazione animale – riguarderà però anche altri temi
Circhi, allevamenti, macellazione, pellicce, sperimentazione e cani pericoli - tutti stretti nel giro di vite del Parlamento sloveno

Il Parlamento sloveno ha approvato ieri in terza lettura, la modifica alla legge sulla protezione degli animali. Stante quanto riportato dall’Agenzia di Stampa Slovenska Tiskovna Agencijia, si è trattato di un passo necessario per recepire i nuovi dettami della direttiva europea sulla protezione degli animali ai fini scientifici. Direttiva approvata a Strasburgo nel settembre 2010.
Gli organi di informazione sloveni rilevano oggi come in effetti il provvedimento apporta modifiche di rilievo non solo in tema di sperimentazione animale.  In particolare i settori interessati sarebbero quelli degli allevamenti, pellicce, caccia, macellazione e circhi.
In tema di sperimentazione saranno messe in atto misure più restrittive oltre che un apposito comitato etico che dovrà rilasciare un parere preventivo sugli esperimenti da effettuare. Più contrastata, invece, la discussione sulla macellazione anche se la nuova legge parrebbe essere stata approvata all’unanimità. In Slovenia si potrà macellare senza stordimento solo a livello casalingo. La possibilità riguarderà volatili da cortile, lepri e conigli. Un argomento, questo, che ha rischiato di urtare la sensibilità religiosa notoriamente esistente in seno alle comunità islamiche ed ebraiche.
Niente caccia se finalizzata alla pellicceria, così come niente allevamenti dello stesso settore. Parrebbe inoltre che del giro di vite abbiano beneficiato gli animali di  altra annosa questione, ovvero quelli detenuti nei circhi. Se di specie selvatica, non potranno più essere utilizzati.
In ultimo, disposizioni restrittive anche per i detentori di cani cosiddetti “pericolosi”. Sarà presente un apposito registro oltre che rilevata la responsabilità del possessore.
Argomenti tanto rilevanti da far ritenere prudente una ulteriore conferma .

 

CORRIERE DELLA SERA
8 MARZO 2013

DRAMMA in uno zoo della cALIFORNIA
Leone uccide ragazza che puliva la gabbia
L'animale scappato dalla recinzione lasciata aperta ha attaccato la giovane di 24 anni spaccandole l'osso del collo  con una zampata. Abbattuto a colpi di pistola dallo sceriffo

Alessandro Fulloni  

Uccisa da un leone di uno zoo mentre puliva la recinzione dell'animale. E’ successo nella cittadina di Dunlap, contea di Fresno, in California. La vittima è una ragazza di 24 anni, Dianna Hanson, che da due mesi lavorava come stagista presso la struttura. Stando a una prima ricostruzione fatta dal coroner, la giovane sarebbe stata ammazzata da una zampata della fiera scappata dalla gabbia lasciata incautamente aperta. La grossa belva - del peso di circa 2 quintali e mezzo - le sarebbe piombata addosso spaccandole l’osso del collo per sbranarla subito dopo.

UCCISO IL LEONE - Il leone, un esemplare di 5 anni – chiamato Cous Cous, arrivato dall’Africa accolto nello zoo da quando era un cucciolo di pochi mesi – più tardi è stato abbattuto dallo sceriffo della contea. L'uomo ha sparato dopo aver cercato vanamente di avvicinarsi alla fiera che teneva tra le zampe il corpo martoriato della giovane. L'animale sarebbe fuggito da una piccola gabbia in cui veniva rinchiuso quando bisognava dargli da mangiare e, appunto, probabilmente lasciata incautamente aperta da qualcuno. Poi avrebbe attaccato la povera Dianna che stava pulendo una più grossa recinzione entro la quale si spostava normalmente il leone al quale era stato dato da mangiare poco prima.

AL TELEFONO - La giovane, una laurea in ecologia alla Western Washington University e uno stage in Kenya, al parco del Conservancy Soysambu, non si sarebbe accorta dell’assalto, o lo avrebbe visto soltanto all’ultimo istante, perché in quel momento stava parlando al cellulare con un collega. Proprio questi ha dato l’allarme alla polizia dopo la brusca interruzione della conversazione telefonica. Allo sceriffo, arrivato pochi minuti dopo allo zoo – il Cat Haven, che ospita unicamente felini, tra cui leopardi, tigri, giaguari, linci – non è rimasto altro che abbattere il leone che teneva tra le zampe il corpo straziato e senza vita di Dianna Hanson.

IL RICORDO DEL PADRE - Il padre della ragazza, Paul Hanson, un avvocato di Seattle, racconta che sua figlia amava gli animali e non aveva paura dei grossi felini. «E’ morta facendo il lavoro che adorava», ha raccontato tra le lacrime ai giornalisti. Adesso la polizia sta indagando per sapere se allo zoo siano state rispettate tutte le misure di sicurezza. L’impianto in passato ha superato tutti i controlli delle autorità di vigilanza ma ci si chiede come sia stato possibile lasciare aperta la gabbia dalla quale il leone è scappato, uccidendo poi Dianna Hanson.

http://www.corriere.it/esteri/13_marzo_08/leone-uccide-ragazza-california_8131e480-87a9-11e2-ab53-591d55218f48.shtml

 

ANSA
8 MARZO 2013

Stop a test animali ed etichette cosmetici piu' chiare
Le novita' delle norme Ue a Cosmoprof, rivoluzione nel settore

BOLOGNA - Niente più cosmetici testati sugli animali da lunedì 11 marzo ed, entro l'estate, informazioni più chiare sulle etichette circa la scadenza dei prodotti e l'eventuale presenza di ingredienti 'nano', cioé di dimensioni inferiori ai 100 micron, sui quali ancora si discute sulla loro sicurezza. Questi i principali cambiamenti del nuovo regolamento europeo sui cosmetici (numero 1223/2009),discussi al convegno organizzato da Unipro, l'Associazione nazionale delle imprese cosmetiche, svolto oggi alla fiera di Bologna all'interno del Cosmoprof, la fiera della bellezza giunta alla 46 esima edizione. Gli imprenditori italiani di Unipro ed europei di Cosmetics Europe sono a favore del bando totale dei test sugli animali e ritengono che rechi beneficio a tutti, consumatori, animalisti e stesse industrie. Ha spiegato Luca Nava, responsabile area tecnico normativa di Unipro: "Per noi il tema non è nuovo, l'Europa è già da tempo animal free, ma da lunedì non potranno essere più venduti nei paesi europei neache quei prodotti i cui ingredienti sono stati testati sugli animali in Paesi extra europei. Attendiamo quindi per lunedì le indicazioni della Commissione europea che, oltre a confermare il divieto, indicherà alle imprese come procedere per garantire la sicurezza degli ingredienti nuovi sull'uomo". Il divieto non è il solo cambiamento atteso. A partire dall'11 luglio dovrà essere indicata la scadenza dei prodotti con un nuovo simbolo grafico, una piccola clessidra. Inoltre sulle etichette dovrà essere indicata l'eventuale presenza di nanomateriali, ingredienti di dimensioni inferiori a 100 nm usati soprattutto nei prodotti solari, con la dicitura '[NANO]'. "La decisione é stata presa per consentire una scelta più informata da parte dei consumatori" ha sottolineato Florian Schellauf, direttore technical regulatory affairs dell'associazione delle imprese cosmetiche europee, Cosmetics Europe, di Bruxelles. "I nanomateriali impiegati dalle industrie cosmetiche sono soprattutto nanostrutture passive che, al contrario di quelli impiegati ad esempio per i farmaci, non svolgono alcuna azione biologica nella pelle. Da questo anno le aziende che li usano, oltre che indicarlo sulle etichette, dovranno notificare il loro impiego alla Commissione europea prima di immettere sul mercato prodotti che li contengono. Si tratta di una ulteriore garanzia sia per le industrie che per i consumatori".

 

YAHOO OTIZIE
8 MARZO 2013

Clonazione: topo 'copiato' 26 volte, giapponesi creano riproduzione in serie

Roma - Un topo 'copiato', identico all'esemplare originale, per 26 volte. E' la clonazione ripetuta in serie, a partire dall'ultimo animale riprodotto, dall'equipe giapponese di Teruhiko Wakayama, del Centro Riken per la biologia dello sviluppo. Per questa sperimentazione, avviata sette anni fa, sono nati, in totale, 598 topi uguali tra loro, come indica lo studio pubblicato su Cell Stem Cell, è il primo di questo genere.
La tecnica di base utilizzata è il transfert nucleare delle cellule somatiche. Consiste nell'introdurre in un ovocita enucleato della stessa specie materiale genetico prelevato dall'esemplare da clonare, ed impiantarlo nell'utero di una femmina. Un'operazione ripetuta poi, a catena, a partire dall'ultimo clone. Le copie ottenute - spiegano i ricercatori risultano praticamente identiche: l'ultimo topo creato conserva le stesse caratteristiche biologiche del primo, vivono lo stesso tempo e conservano normali capacità riproduttive. Sono state osservate solo piccole anomalie, in alcuni cloni, come la placenta più grande, piccole differenze che non influiscono sulla vita degli animali.
Secondo Wakayama, "applicando i risultati da noi ottenuti, è possibile la riproduzione di massa di animali anche dopo la morte dell'individuo d'origine. Abbiamo aumentato il numero possibile di riproduzioni consecutive". Un metodo che potrebbe essere utile a clonare su vasta scala, ad esempio, una mucca molto produttiva o un animale da macello con una particolare carne. "Vogliamo continuare ancora questa sperimentazione - spiega lo scienziato - per arrivare fino al punto in cui si potrà dire che è possibile continuare la catena di clonazione all'infinito".

 

LA CITTA’ DI SALERNO
8 MARZO 2013

DEPRESSIONE DA INVOLUZIONE DISTURBO COMPORTAMENTALE

di Barbara Granata*

La depressione da involuzione è un disturbo comportamentale, tipico di cani e gatti anziani, che si manifesta con una frequenza sempre crescente, man mano che aumenta la durata media della vita degli animali domestici. La depressione da involuzione ha un andamento cronico e i soggetti colpiti presentano una grave disorganizzazione cognitiva ed affettiva, nonché la perdita di tutte le nozioni, in termini di socializzazione e di educazione, acquisite durante la vita in comune con l’uomo. I cani diventano sudici, cominciano ad esplorare continuamente l’ambiente circostante con la bocca, non rispondono più ai comandi impartiti. Essi, inoltre, manifestano enuresi, tendono a mangiare le proprie feci, non riescono a più a riconoscere correttamente i luoghi in cui è opportuno sporcare, urinando e defecando in ogni punto dell’abitazione padronale. Il termine depressione da involuzione è proprio legato al fatto che i cani anziani “involvono”, da un punto di vista comportamentale, regredendo ai comportamenti tipici di un cucciolo di meno di quattro mesi. Spesso, inoltre, l’esplorazione orale dell’ambiente causa loro ingestione di corpi estranei mentre, nell’ambito di un possibile gruppo, il cane anziano tende a perdere la propria posizione gerarchica e a rimanere isolato. * veterinaria

 

SIRACUSA NEWS
9 MARZO 2013

Siracusa, Maltrattamento animali: Intervento della Polizia di Stato

 

A seguito di segnalazione per maltrattamento ad animali, Agenti del Commissariato di P.S. di Ortigia, insieme ad un medico veterinario dell’ASP di Siracusa, intervenivano in un esercizio commerciale sito in Piazza Leonforte ove trovavano un box con all’interno tre cani di media taglia.
Il box addossato al muro perimetrale era costruito con una rete elettrosaldata, rivestita con teli oscuranti, che non consentivano agli animali di godere di adeguata luce. Si rilevava, pertanto, che lo stato di detenzione degli animali e, soprattutto, gli spazi angusti ove erano ristretti non erano consoni e, pertanto, si impartivano ai proprietari le opportune indicazioni e venivano formalmente diffidati ad eseguirle immediatamente.

 

MATTINO DI PADOVA
9 MARZO 2013

Gattini abbandonati in città a volte è colpa del ginecologo

Oggi ho ricevuto il primo sos dell’anno riguardante l’abbandono di gattini appena nati da parte dell’incivile di turno. Con il suo deplorevole gesto, questa specie di individuo, parassita della società, ha provocato sofferenze ai piccoli innocenti, sofferenze alla mamma gatta che non può liberarsi del latte prodotto e disagi ai volontari che devono restare alzati anche di notte per garantire ai micetti i pasti necessari alla loro sopravvivenza. Questo fatto mi induce a considerare la disastrosa situazione degli animali a Padova: l’Enpa è inefficiente e scarica tutto sui volontari; gli Animalisti, se qualcuno affida loro animali abbandonati credendo di salvarli, li portano all’Asl, dove vengono soppressi senza pietà; l’Asl non concede più ai veterinari di fiducia la sterilizzazione gratuita di un certo numero di gatte. Un panorama desolante di mancanza di sensibilità e di senso di responsabilità. E non basta: all’abbandono di animali appena nati e di adulti in tempo di vacanze, si unisce l’istigazione all’abbandono di gatti da parte di ginecologi del tutto impreparati, che costringono le gestanti a liberarsi dell’animale, spaventandole a causa del Toxoplasma. Questi signori dovrebbero sapere che il Toxoplasma non è matematicamente presente nel gatto e, in ogni caso, l’infestazione avviene solo se le feci sono ingerite entro 24 ore dall’emissione. Anni fa ho affidato ad una mamma gatta una gattina di pochi giorni, gettata per terra come un oggetto. Purtroppo ormai era debilitata e non riusciva a riprendersi. Quando la mamma gatta si è resa conto che stava morendo, me l’ha portata, la leccava per rianimarla ed emetteva miagolii strazianti. Una gatta…Non lo dimenticherò mai. Daniela

 

LA NUOVA SARDEGNA
9 MARZO 2013

In spiaggia un delfino privo di vita

Emanuele Fancellu

PORTO TORRES (SS) Un tursiope - il delfino dal naso a bottiglia - è stato ritrovato privo di vita, con la coda mozzata, sulla spiaggia delle Saline a Stintino. Sul posto è intervenuto lo staff di Crama - il Centro recupero animali marini Asinara con sede a Cala Reale - il quale ha ricevuto la segnalazione del Corpo forestale di Sassari, Porto Torres e della Guardia costiera, ed ha effettuato i rilievi fotografici e biometrici, mentre l'autopsia, di cui si attende ancora l'esito, è stata praticata dall'Istituto Zooprofilattico di Sassari. Il tursiope, una femmina adulta lunga due metri e trenta, è stato ritrovato in moderato stato di decomposizione e in buono stato nutrizionale ma con la coda asportata, da stabilire se prima o dopo la morte. Non solo notizie tristi arrivano però dal Crama: pochi giorni fa è stata infatti recuperata nelle acque antistanti Castelsardo una Caretta caretta, una tartaruga marina, specie fortemente minacciata in tutto il bacino del Mediterraneo ed ormai al limite dell'estinzione nelle acque territoriali italiane. Il rettile è stato recuperato dal pescatore di Castelsardo Francesco Serra con l'imbarcazione "Francesco Padre", che ha avvisato la Forestale per l’intervento del Crama. L'animale era a galla in evidente stato di difficoltà, in ipotermia, col carapace ricoperto di alghe. Trasportato al centro di Cala Reale, gli è stata riscontrata un'infezione polmonare. Pesante due chili e 800 grammi, non supera i 3-4 anni di età, ha ripreso a nutrirsi. Verrà liberato dopo le cure e quando le acque saranno più calde.

 

IL TIRRENO
9 MARZO 2013

Trovati altri due delfini morti

PORTOFERRAIO (LI) - La strage continua. Con una frequenza impressionante. Un’altra carcassa di stenella, appartenente alla famiglia dei delfini, è stata trovata ieri mattina a Pomonte, sulla spiaggia a pochi metri dall’Ogliera. Un giorno prima un altro mammifero era stato avvistato a Colle Palombaia, sempre nel versante occidentale dell’isola, e sempre ieri è stato recuperato un altro corpo a Piombino. La moria, insomma, non si ferma. E le cause di così tante morti nel Mar Tirreno restano ancora avvolte nel mistero. All’Elba sono stati gli uomini della Protezione civile ad avvistare il mammifero spiaggiato. Il corpo era già danneggiato dalla permanenza in acqua, sulla parte anteriore l’animale presentava dei buchi, probabilmente causati dai gabbiani. Sono stati subito informati gli enti competenti ed attivate le procedure per la rimozione della carcassa. I tessuti saranno analizzati dai ricercatori per stabilire le cause della moria. A tale proposito è stato attivato un tavolo congiunto tra i Ministeri della salute e dell’ambiente. Letizia Marsili, docente in biologia per l’università di Siena, rappresenta la Toscana. «Stiamo lavorando, ma è presto per identificare le cause delle morti – spiega la studiosa – le pessime condizioni della maggior parte delle carcasse recuperate complicano le indagini, i risultati stanno via via arrivando ma, al momento, non è stato isolato un fattore univoco che possa accumunare i decessi».

 

GAZZETTA DI MANTOVA
9 MARZO 2013

Trasporto animali, multati 25 camion

Mucche ferite, stipate nei rimorchi, in condizioni igieniche precarie. Sono settimane che le pattuglie della Polizia stradale insistono nei controlli sul trasporto degli animali, lungo le direttrici dei macelli. E a ragione: nell’ultima settimana le pattuglie hanno staccato ben venticinque verbali relativi al solo “trasporto animali” nel corso di servizi a cui hanno partecipato anche i veterinari Asl. I controlli hanno riguardato anche i camion frigo, addetti al trasporto di alimentari e surgelati. Per questi non sono state riscontrate violazioni. Tra i verbali, uno è stato elevato per una mucca non in grado di stare in piedi per una infiammazione a una zampa. Un’altro perché i bovini caricati non erano stati separati tra maschi e femmine, come prevede la norma. E un altro ancora per aver legato con una corda un bovino alle sbarre del rimorchio, provocandogli inutile sofferenza.

 

LA STAMPA
9 MARZO 2013

Rubate 7 capre da combattimento

Verrès (AO), nella notte i ladri si sono introdotti nella stalla di un allevatore e hanno portato via gli animali impiegati nella Bataille des chèvres. Nessuno si è accorto di nulla fino al mattino.

Daniele Genco

Singolare furto ad un allevatore di Verrès: la scorsa notte i ladri si sono introdotti nella stalla, poco distante dalla sua abitazione, hanno selezionato sette capre da combattimento utilizzate nelle “Batailles des Chèvres”. Le bestie sarebbero state caricate su un furgone e portate via. Nessuno si è accorto di niente. Il proprietario delle capre lo ha scoperto al mattino e ha fatto subito denuncia ai carabinieri della caserma di Verrès. Il valore delle capre da combattimento si aggira tra i 1500 e i 2000 euro. Non è la prima volta che in Bassa Valle vengono commessi furti di animali, che poi vengono macellati clandestinamente, soprattutto in prossimità della Pasqua.

 

CORRIERE DELLA SERA
9 MARZO 2013

MARINA DI MASSA
Pappagallo rubato, con la firma ALF
L'animale sparito da un autosalone. La sigla è quella dell'Animal Liberation Front, che firmò un attenato incendiario in un caseificio. L'appello del proprietario

MARINA DI MASSA - Hanno rubato un pappagallo da una voliera all'interno di un piazzale privato di un autosalone e hanno firmato il gesto con la scritta «ALF», Animal Liberation Front, il movimento internazionale per la difesa e la liberazioni di animali in gabbia. Per questo i carabinieri pensano si tratti di un atto politico e non di un semplice furto. È accaduto a Massa la scorsa notte: i ladri hanno scavalcato un muro e tagliato la gabbia. Il titolare dell'autosalone da cui è sparito il pappagallo ha rivelato al quotidiano «Il Tirreno» che il piccolo volatile viveva con lui da 10 anni ed era nato in una voliera a Perugia perciò, avendo vissuto sempre in cattività, libero potrebbe morire.

L'APPELLO «Riportatemi Garibaldi o morirà. Senza di me non mangia e non sa vivere fuori dalla sua voliera». È l'appello di Giacomo Fineschi, proprietario del pappagallo rubato giovedì notte dal piazzale del suo autosalone, a Marina di Massa (Massa Carrara). Chi lo ha liberato dalla gabbia, dove viveva da 10 anni, su un muro e per terra ha lasciato la scritta Alf: Animal Liberation Front. I carabinieri spiegano comunque che quella sigla potrebbe essere stata scritta da chiunque e ricordano che non ci sono stati altri casi del genere in provincia di Massa Carrara. Il pappagallo è un esemplare di Ara giallo e blu: il proprietario lo acquistò ancora nell'uovo e fu il primo a dargli da mangiare, e così è stato per 10 anni. « Se lo hanno lasciato libero non sopravviverà - ha spiegato Fineschi - e se lo hanno rinchiuso in un'altra gabbia si lascerà morire di fame e nostalgia»

 

NEL CUORE.ORF
9 MARZO 2013

MILANO, NAS SEQUESTRANO CARNI CONGELATE E SCADUTE DA OTTO ANNI
Denunciato il titolare di un ingrosso specializzato

Carni mal conservate e scadute da ben otto anni: le hanno trovate i Nas di Milano nel corso di un'ispezione effettuata presso un'azienda del capoluogo lombardo, attiva nel commercio all'ingrosso di prodotti di origine animale. I carabinieri hanno rinvenuto carni confezionate (bovine, avicole, ovine) fresche all'origine e congelate illecitamente senza l'utilizzo di idonee apparecchiature, conservate alla rinfusa all'interno di due celle frigo. I prodotti, avvolti in pellicole protettive rotte e in massima parte non per alimenti, si presentavano disidratati, 'bruciati' dal freddo e con una copiosa presenza di ghiaccio frammisto alle carni.
Dagli accertamenti sono emerse gravi irregolarità nella gestione e smaltimento della carne scaduta; tale operazione infatti non veniva effettuata da diversi anni, tanto che i militari hanno rinvenuto prodotti scaduti nel 2005 stoccati in promiscuità con altri non ancora scaduti.
Le carni rinvenute, provenienti da aziende italiane e della Comunità europea, erano destinate a macellerie ed esercizi commerciali, anche ambulanti, della Lombardia. L'operazione ha consentito ai carabinieri del Nas di sottrarre alla distribuzione commerciale 5 tonnellate e mezza di prodotti potenzialmente pericolosi per la salute. Al titolare dell'ingrosso, denunciato all'autorita' giudiziaria, sono state contestate anche violazioni amministrative.

 

YAHOO NOTIZIE
9 MARZO 2013

Milano, sequestrate dai Nas 5 tonnellate di carne avariata

Milano - Sembrano non avere più fine gli scandali alimentari. Cinque tonnellate e mezza di carne sono state sequestrate dai Nas in un'azienda di Milano, attiva nel commercio all'ingrosso di prodotti di origine animale, nell'ambito dei controlli disposti dopo lo scandalo sulla carne equina. I militari hanno trovato carni confezionate bovine, avicole e ovine fresche all'origine e congelate illecitamente senza l'utilizzo di idonee apparecchiature, conservate alla rinfusa all'interno di 2 celle frigo. Non solo, ma sono spuntati anche prodotti scaduti nel 2005 stoccati insieme ad altri in corso di validità.
I prodotti, avvolti in pellicole protettive rotte ed in massima parte non per alimenti, si presentavano disidratati, bruciati dal freddo e con una copiosa presenza di ghiaccio frammisto alle carni. Le carni sequestrate, provenienti da aziende italiane e della Comunità europea, erano destinate a macellerie ed esercizi commerciali, anche ambulanti, della Lombardia. Il titolare dell'azienda è stato denunciato.

 

NET1 NEWS
9 MARZO 2013

Due bimbi in fin di vita dopo avere mangiato salame troppo fresco

Due bambini, uno di 18 mesi e una di 7 anni sono in fin di vita dopo avere mangiato del salame troppo fresco per avere ingerito un micidiale batterio (l’escherichia coli), che ha provocato loro una grave insufficienza renale. Oltre ad una terapia di farmaci, i due bambini sono sottoposti a dialisi. Le loro condizioni, stando ai primi bollettini medici, sono molto gravi.

TREVISO - Due bambini, uno di 18 mesi e una di 7 anni sono in fin di vita dopo avere mangiato del salame troppo fresco per avere ingerito un micidiale batterio (l’escherichia coli), che ha provocato loro una grave insufficienza renale. La famiglie dei due bambini avevano acquistato il maiale in una nota azienda del Quartier del Piave. Poi hanno portato a casa gli insaccati e la carne dell’animale, organizzando una festa.  Ma il salame era infetto perché troppo fresco. Poche ore dopo avere mangiato l'insaccato i due bambini hanno iniziato a star male, con violenti attacchi di dissenteria. Il malessere è via via aumentato, tanto che i genitori hanno deciso di portarli in ospedale a Treviso. Terribile la diagnosi: il batterio aveva attaccato l’apparato urinario compremettendo i reni. Immediatamente i medici del Ca’ Foncello hanno disposto il trasferimento dei due bambini a Padova, dove c’è un centro specializzato. E sono scattate le cure per far fronte alla gravissima insufficienza renale: ma oltre ai farmaci, ora i due bambini sono sottoposti a dialisi. Le loro condizioni, stando ai primi bollettini medici, sono molto gravi. Sono già in corso dei controlli nell’allevamento del Quartier del Piave per capire se sia stata violata qualche procedura sanitaria. Ma gli investigatori non escludono che il batterio, che ha ridotto in fin di vita i due bambini, si fosse annidato nel budello (il fornitore non è stato ancora individuato), probabilmente di mucca, usato per insaccare la carne del maiale.
Il batterio escherichia coli (ha la forma di un piccolo bastone e conta 171 sierotipi o sottospecie) è presente nell’intestino di numerosi animali, tra i quali l’uomo, perché aiuta la digestione. Ma in alcuni casi si trasforma in un batterio killer. Attacca le vie urinarie, distrugge i reni o causa la meningite. Per batterlo bastano pochissime precauzioni: dalla cottura della carne al tempo. Il sale, usato per insaporire la carne del salame, in pochi giorni lo uccide.

 

PADOVA NES
9 MARZO 2013

Milano, carne scaduta da otto anni in vendita: i Nas ne sequestrano 5 tonnellate
Ispezione dei carabinieri in un'azienda del capoluogo lombardo che opera all'ingrosso. I prodotti erano mischiati con altri non scaduti. Denunciato il titolare dell'impresa. (). Allarme in Germania, tracce di veleno per topi in insalata italiana. Cinghiali radioattivi in Valsesia, Balduzzi allerta Nas e Noe. Scandalo carne cavallo: crollano del 30% acquisti di piatti pronti, surgelati e ragu'


Roma - Carni mal conservate e scadute da ben otto anni: e' quanto rinvenuto dal Nas di Milano nel corso di un'ispezione effettuata presso un'azienda del capoluogo lombardo operante nel commercio all'ingrosso di prodotti di origine animale. I carabinieri hanno rinvenuto carni confezionate (bovine, avicole, ovine) fresche all'origine e congelate illecitamente senza l'utilizzo di idonee apparecchiature, conservate alla rinfusa all'interno di due celle frigo.
I prodotti, avvolti in pellicole protettive rotte e in massima parte non per alimenti, si presentavano disidratati, 'bruciati' dal freddo e con una copiosa presenza di ghiaccio frammisto alle carni. Dagli accertamenti emergevano inoltre gravi irregolarita' nella gestione e smaltimento della carne scaduta; tale operazione infatti non veniva effettuata da diversi anni, tanto che i militari hanno rinvenuto prodotti scaduti nel 2005 stoccati in promiscuita' con altri non ancora scaduti.
Le carni rinvenute, provenienti da aziende italiane e della Comunita' europea, erano destinate a macellerie ed esercizi commerciali, anche ambulanti, della Lombardia. L'operazione ha consentito ai carabinieri del Nas meneghino di sottrarre alla distribuzione commerciale 5 tonnellate e mezza di prodotti potenzialmente pericolosi per la salute. Nei confronti del titolare dell'ingrosso, denunciato all'autorita' giudiziaria, sono state contestate anche violazioni amministrative.

 

LA PROVINCIA DI COMO
9 MARZO 2013

Maxi sequestro di carne
«Pericolosa per i consumatori»

Cinque tonnellate e mezzo di carni confezionate, potenzialmente pericolose per la salute dei consumatori, sono state sequestrate dai carabinieri del Nas di Milano nell'ambito dei servizi di monitoraggio nel settore delle carni equine.
Durante un'ispezione in un'azienda del capoluogo lombardo, operante nel commercio all'ingrosso di prodotti di origine animale (il nome non è stato reso noto, ndr) , i Carabinieri hanno trovato carni confezionate (bovine, avicole, ovine) fresche all'origine e congelate illecitamente senza l'utilizzo di idonee apparecchiature, conservate alla rinfusa all'interno di 2 celle frigo. I prodotti, avvolti in pellicole protettive rotte ed in massima parte non per alimenti, si presentavano disidratati, 'bruciatì dal freddo e con una copiosa presenza di ghiaccio frammisto alle carni.
Dagli accertamenti sono anche emerse gravi irregolarità nella gestione e smaltimento della carne scaduta di validità: tale operazione infatti non veniva effettuata da diversi anni, tanto che i militari hanno rinvenuto prodotti scaduti nel 2005 stoccati in promiscuità con altri in corso di validità.
Le carni rinvenute, provenienti da aziende italiane e della Comunità Europea, erano destinate a macellerie ed esercizi commerciali - anche ambulanti - della Lombardia.
Nei confronti del titolare dell'ingrosso, denunciato, sono state contestate anche violazioni amministrative.

 

IL GIORNALE
9 MARZO 2013

Quanti scandali a tavola La verità? Mangiare fa male
Prima il cavallo, ora molluschi al cadmio e lattuga avvelenata. In realtà solo il digiuno è salutare. Il cibo industriale però, è più sicuro di quello di una volta

Riccardo Cascioli

Prima o poi doveva accadere, a forza di allarmi su ogni cosa era nell'aria la possibilità di una fusione tra generi diversi di paure. Ed ecco l'incubo dei cinghiali radioattivi: il panico per il cibo che mangiamo e quello per l'inquinamento ambientale e l'energia nucleare si incontrano. Il fatto è noto: tracce di Cesio 137, un isotopo radioattivo generato dalla fissione nucleare, sono state trovate in 27 cinghiali uccisi nell'Alta Val Sesia tra la fine del 2012 e l'inizio del 2013. Mistero sulle cause, però al momento l'unica ipotesi che viene accreditata è quella relativa al disastro nucleare di Chernobyl del 1986: la radioattività sarebbe stata «catturata» dai ghiacciai del Monte Rosa e ora con lo scioglimento dei ghiacciai avrebbe inquinato il terreno; essendo il cinghiale un animale unico quanto ad alimentazione, perché si ciba nel sottobosco ingoiando anche grandi quantità di terreno, ecco che tale spiegazione prende corpo. Se poi questa ricostruzione verrà confermata lo vedremo prossimamente, però intanto registriamo l'ennesimo allarme che riguarda il cibo. Solo in questi giorni, non si è ancora spenta l'eco dello scandalo della carne equina in lasagne e polpette, che ecco insieme ai cinghiali radioattivi scopriamo l'esistenza di capesante e altri molluschi al cadmio, trovate ieri nel mercato del pesce di Chioggia. In questo caso il problema nasce dalla frode di dieci pescatori che avrebbero pescato in acque vietate e notoriamente inquinate. Contemporaneamente un altro allarme arriva dalla Germania per una partita di insalata romana importata dall'Italia e contaminata da veleno per topi. Se guardiamo agli esempi appena citati ci accorgiamo che si tratta di contaminazioni alimentari molto circoscritte geograficamente e anche temporalmente, dovute a cause particolari perlopiù ben identificate. Ciò non toglie che l'allarme sia generale, e si può stare tranquilli che se anche il caso dei cinghiali radioattivi riguarda soltanto l'Alta Valsesia, ci sarà un crollo nel consumo di carne di cinghiale anche in Calabria. E insieme a questo ecco il rafforzarsi di un panico generalizzato, la convinzione che «il cibo ci sta avvelenando», il ripetersi ossessionato della domanda «Ma cosa possiamo mangiare?». Del resto ogni giorno riceviamo messaggi contraddittori e negativi sul cibo: il burro fa male, no è peggio la margarina; lo zucchero è assolutamente da evitare ma guai ad affidarsi al dolcificante, che è cancerogeno, come il pesto peraltro; il salame assolutamente no, contiene conservanti; e non parliamo del terrore che ci siano verdure o carni contaminate da organismi geneticamente modificati. Insomma si vive ne lla crescente sensazione che mangiare faccia male alla salute. E in un certo senso è vero: Umberto Veronesi ha scritto un libro sui benefici del digiuno.
Il paradosso è che questo terrore alimentare è un fenomeno tipico delle società ricche, dove c'è una disponibilità senza precedenti di cibo, sia quantitativamente sia per la varietà. E anche una sicurezza alimentare a livelli altissimi. Forse proprio gli accurati controlli sul cibo, che permettono di rilevare anche le più piccole irregolarità, contribuiscono a creare questa paura diffusa, che poi i media alimentano irresponsabilmente. Basterebbe riconoscere che oggi l'intossicazione alimentare fa notizia proprio perché è un caso raro, tanto è vero che la nostra vita media si è allungata notevolmente (di ben 15 anni solo dal
1951 a oggi) e viviamo molto più in salute che in passato; sono sparite anche tutte quelle malattie lega te alla denutrizione (scorbuto, anemia, pellagra) che invece mietono ancora vittime nei paesi poveri, insieme a tifo e colera (600mila morti annui per il primo e 120mila per il secondo). Forse per vivere meglio basterebbe tornare alle vecchie linee guida sull'alimentazione adottate dai nostri nonni: «Quello che non strozza, ingrassa».

 

LA STAMPA
9 MARZO 2013

Cinghiali radioattivi, controlli anche nell'Astigiano
Le verifiche sui capi abbattuti in Langa e nel Castelnovese 

Oldrado Poggio

La notizia della presenza di sostanze radioattive, il   cesio 137, sulla lingua e su diaframmi di muscoli di 27  cinghiali recen­te­mente catturati in Valsesia potrebbe interessare anche gli stessi animali abbattuti nell’Astigiano e specificatamente nelle zone della Langa e del Castelnovese. Per averne la  certezze bisognerà però ancora atten­dere alcuni giorni. La scoperta è infatti  frutto di una at­tenta e innovativa  ricerca degli Istituti zooprofilattico dell’area di Asti, Alessandria, Vercelli e Novara coordinati dal responsabile, il veterinario Fulvio Brusa. Un volto molto conosciuto nell’Astigiano, già assessore provin­ciale all’Agricoltura caccia e pesca.  «In questi mesi - spiega Brusa  - abbiamo lavorato con un nuovo metodo di ri­cerca, che adesso pos­siamo dire che ha funzionato bene,  e che ci ha permesso di individuare, senza ombra di dubbio, la presenza di radio­attività e specificatamente del cesio 137 nei cinghiali abbattuti  in Valse­sia in una percentuale dieci volte superiore alla norma.  Per prudenza - con­tinua Brusa - prima di rendere noti i dati  abbiamo fatto  control­lare le nostre ricerche dal Centro Referente del Ministero della Sanità che si trova a Foggia che ha confer­mato la validità dei nostri esami di laboratorio».

 

NEL CUORE.ORG
9 MARZO 2013

ARCICACCIA: "GLI ANIMALI SELVATICI SONO TROPPI E FANNO TROPPI DANNI"
Osvaldo Veneziano rieleletto presidente

Gli animali selvatici? Sono troppi, secondo Arcicaccia, l'organizzazione delle doppiette vicina alla sinistra che oggi ha rieletto presidente Osvaldo Veneziano. Nella sua relazione Veneziano ha citato "tre priorità" che dovrebbero "concretizzarsi in una proposta di legge da sottoporre al nuovo governo e al nuovo Parlamento: una nuova gestione dell'attività venatoria a partire dal potenziamento degli Atc; finanziamenti ed interventi incisivi per dare risposte concrete al problema dei risarcimenti per i danni causati alle aziende agricole dagli animali selvatici; la definizione di una nuova fiscalità generale che preveda soprattutto una corretta rimodulazione delle imposte connesse alla caccia, in modo da destinare risorse per la gestione dell'attività venatoria direttamente sui territori'. Al congresso che si è svolto oggi a Chianciano ha mandato un video messaggio anche il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo Paolo De Castro.

 

BLOG TAORMINA
9 MARZO 2013

Anche gli animali hanno le vertigini
Inquadramento osteopatico con studio biomeccanico nel trattamento sindromi vertiginosi dei nostri amici animali

Oggi sono qui a raccontarvi di un caso molto particolare, la labirintite parossistica di forma benigna. Di primo acchito quando il paziente presenta in studio si denotano dei disordini nel mantenere una postura normale, con perdita di equilibrio, e si può associarli più a deficit neurologici, magari su base arteriosclerotica, soprattutto in soggetto anziano. Ma quando questo problema si presenta in un animale? In un cucciolo di border collei?
Utilizzando tutti referti eseguiti da un’equipe medica veterinaria ho utilizzato una tecnica manuale dolce e non invasiva ”il CRANIOSACRALE” (nata dalle intuizioni dell’osteopata William Garner Sutherland, la disciplina si è evoluta in un trattamento che riconosce le profonde capacità di autoguarigione del corpo).
Gli esseri viventi sono costituiti al 70 % da liquidi, e dal punto di vista umano la vita embrionale si forma nei fluidi e la nostra salute nasce dalla loro libera espressione. Se si considerano i fluidi del corpo come un organismo unico si può comprendere l’idea che il corpo ha dei liquidi come sangue, linfa, liquido cefalorachidiano, matrice intra ed extra cellulare, i quali possono essere paragonati a correnti e maree. E’ così che la lesione e la stessa malattia, si manifestano come una inibizione alla libera circolazione fluida con un’alterazione evidente ai nostri ritmi innati.

I sintomi della labirintite

I principali sintomi individuati in questo piccolo cucciolo erano l’alterazione dell’equilibrio, causata dalla modificata disposizione del liquido contenuto nei canali auricolari, i quali servono a far percepire al cervello la posizione del corporea nello spazio. Inoltre si possono avere cali transitori o permanenti delle capacità uditive (ipoacusia percettiva di grado variabile) e un evidente calo del tono muscolare.

La diagnosi

La diagnosi e’ stata effettuata sui dati anamnestici e le evidenti crisi vertiginose davano come risultato la compressione di aria nel condotto provocando una tipica crisi VPPB oggettiva e la comparsa di nistagmo oculare.

Il trattamento eseguito

Inquadramento osteopatico con studio biomeccanico dei fulcri C5-C4, D4 e dei muscoli nucali nelle sindromi vertiginose. 

I movimenti del collo nei cani implicano una mobilizzazione vertebrale fino a D4/D6. E’ decisamente importante, nel corso di un trattamento osteopatico G.O.T Global Osteopathic Trattament, ripristinare una corretta mobilità che arrivi fino a questa zona.

Un corretto equilibrio biomeccanico di D4 permette di mettere in moto le seguenti azioni:

sincronia dei moti diaframmatici, indispensabili per gli scambi fluidifici tra cavità addominale e toracica la così detta ematosi.
Centro della vasomotricità e quindi effetto nelle emicranie.
Raccordo tra funzionalità cardiaca, plesso cardiaco, viscerale nervo vago respiratoria nervo frenico.
Punto di volta del grande arco posteriore che va da C6 a D9.
I muscoli nucali hanno una simmetria fra loro e i muscoli oculomotori infatti la loro disposizione anatomica è la stessa creando una interrelazione funzionale. Ogni stimolo visivo sollecita attenzione ed indirizza lo sguardo per il tramite di due azioni muscolari molto importanti: azione muscolare estrinseca dell’occhio, il muscolo retto superiore, inferiore, mediale e laterale e muscolo obliquo superiore ed inferiore dirigono l’occhio. azione muscolare nucale, il muscolo grande retto posteriore, piccolo retto posteriore, grande obliquo e piccolo obliquoindirizzano la testa.
I micro e macro movimenti della cranio e degli occhi devono essere coordinati da una azione armonica e sinergica, ma
un’ipermobilità del rachide cervicale superiore, che da la direzione al movimento della testa, se troppo rapido ed ampio, spezza la relazione creando turbe interferenziali nel meccanismo di adattamento tonico posturale, facilitando sindromi vertiginose acute.
Il coordinamento dell’insieme tonico posturale è controllato dal cervelletto e dalla sostanza reticolare ed infatti
esiste una comunicazione diretta tra e muscoli nucali. Infatti il tessuto connettivo si collega alla dura madre, il rivestimento membranoso del cervelletto, cervello e midollo spinale al piccolo muscolo retto posteriore del cranio, localizzato alla base del cranica, compreso tra l’arco posteriore dell’atlante e la linea nucale inferiore dell’occipite.
La suddetta connessione porta ad evidenziare l’interrelazione anatomica esistente tra i la parte muscolare nucale e i sistemi di riferimento, sistema oculomotore, sistema labirintico e coordinamento tonico della postura la famosa sostanza reticolare e cervelletto. Ovvio pensare al perché in una sindrome vertiginose acuta siano legate ad un disturbo del sistema tonico muscolare posturale con partenza a livello dei muscoli della nuca soprattutto quando si trovano ad adattarsi ad una situazione esasperata di stressogena.
La base cranica situata in appoggio instabile sui condili hanno come punto di sostegno il centro gravitario della nuca o sella turcica, trascinano la testa del cane in questo caso in rotazione-side bending. Qui le forze di trazione sono rappresentate dai muscoli nucali che devono controbilanciare il peso del capo e mantenerlo saldato alle prime vertebre cervicali.
Partendo da C1 il peso del corpo viene suddiviso direttamente tre colonne: le due dinamiche corrispondenti alle apofisi articolari ed una colonna statica a livello dei corpi vertebrali. Il peso della testa è scaricato solo sulle colonne dinamiche rappresentate dai condili. La zona sotto-occipitale rappresenta così il punto più sollecitato del rachide cervicale. L’appiombo della testa detto anche compenso statico, rimarrà in restrizione per compensare l’eccessiva condizione di ipermobilità per indennizzare l’ipomobilità dei fulcri del rachide cervicale inferiore determinata anche dal cambio di curva o compenso dinamico. Questa tipologia biomeccanica, in cui i muscoli nucali in restrizione permanente, producono uno stress continuativo alterando l e varie dinamiche creando così la vertigine acuta. La postura si organizza con l’interrelazione armonica anatomica e funzionale di tre grandi sistemi: il sistema di coordinamento, sostanza reticolare e cervelletto.
Sistema di riferimento e dell’equilibrio, sistema vestibolare ed oculomotore.
Il sistema esecutore che con la catena muscolare posturale ha come punto di partenza i muscoli nucali.
Un disturbo della funzione del sistema tonico muscolare posturale nucale con un’ipermobilità adattativa e compensatoria, sicuramente determina una disarmonia funzionale a carattere globale generando turbe vertiginose.
In casi di questo genere è opportuno circoscrivere il trattamento osteopatico solo allo sblocco dei fulcri cervicali inferiori C5-C6 fino a D4 senza manipolare la zona di restringimento occipite C1-C2 perché compensatoria o iper e all’inversione inferiore in ipo, limitando l’azione sui muscoli nucali ad un lavoro di pompages tessutale. Infine dopo circa 8 trattamenti osteopatici e somministrazioni di farmaci a bare di vitamine b e calcio,con un ciclo di notrophil (con prescrizione medica veterinaria) ad oggi sono scomparse definitivamente le vertigini.
Questo lavoro mi rende felice…
VIDEO
http://www.blogtaormina.it/2013/03/09/anche-gli-animali-hanno-le-vertigini/151259

 

NEL CUORE.ORG
9 MARZO 2013

CANADA, LE OCHE DA FOIE GRAS RINCHIUSE IN GABBIE MINUSCOLE
Video girato da Peta nell'allevamento Palmex

Video girato da Peta nell'allevamento Palmex

Ecco il video girato da un investigatore di Peta nell'allevamento della Palmex, vicino a Montréal, in Canada, uno dei principali fornitori di Rougié "primo produttore al mondo di foie gras". Come si vede, nello stabilimento le oche sono costrette all'interno di gabbia poco più grandi del loro stesso corpo, non hanno spazio non solo per muoversi, ma neppure per distendere le ali. Una raffinata tortura per animali curiosi e sociali, alla quale si somma quella dell'alimentazione forzata. Fino alla macellazione per strappare alle oche il fegato gonfio e malato da cui ricavare il foie gras.
VIDEO
http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/canada-le-oche-da-foie-gras-rinchiuse-in-gabbiette-minuscole.html

 

LA ZAMPA.IT
9 MARZO 2013

GB, proposta l’uccisione di metà dei cervi per salvare i boschi
L’indicazione-choc viene dai ricercatori dell’Università dell’East Anglia

Il Regno Unito dovrebbe abbattere il cinquanta per cento della popolazione di cervi per preservare i boschi e le specie di uccelli, secondo un nuovo studio della University of East Anglia pubblicato sul “Journal of Wildlife Management”. La ricerca ha dimostrato che la sovrabbondanza di cervi costituisce una minaccia per il mantenimento degli equilibri sani degli ecosistemi della Gran Bretagna. L’attuale popolazione di cervi del Regno Unito si aggira intorno a 1,5 milioni di esemplari. In troppi, stando alla ricerca, a causare danni gravi alle foreste.  Lo studio chiede esplicitamente che si passi ad una regolamentazione più specifica per poter procedere con l’abbattimento e la macellazione del cinquanta per cento dei cervi. «Sappiamo che i cervi stanno attentando alla salute della vegetazione e della fauna dei nostri boschi, alcuni tra i più antichi del regno» ha spiegato Paul Dolman, autore della ricerca. «I cervi, inoltre, sono i principali responsabili della riduzione degli uccelli selvatici, in particolare di specie come gli usignoli (Luscinia megarhynchos) e le capinere (Sylvia atricapilla). È un’emergenza che va affrontata necessariamente attraverso la promozione di una strategia di abbattimento che sia quanto più umana possibile».  

 

NEL CUORE.ORG
10 MARZO 2013

REGNO UNITO, IDEA-CHOC: BOSCHI AL SICURO SE UCCIDIAMO META' DEI CERVI
Il consiglio sui generis dai ricercatori dell'East Anglia

Il Regno Unito dovrebbe abbattere la metà della popolazione di cervi per preservare i boschi e le specie di uccelli. La proposta-choc arriva da una ricerca della University of East Anglia pubblicata sul "Journal of Wildlife Management". Lo studio ha dimostrato che la sovrabbondanza di cervi rappresenta - pensate - una minaccia per il mantenimento degli equilibri sani degli ecosistemi in Gran Bretagna. L'attuale popolazione dei malcapitati animali con le corna si aggira intorno a 1,5 milioni di esemplari e, stando alla ricerca, molti causerebbero danni gravi alle foreste.
Gli studiosi, insomma, chiedono senza mezzi termini che si passi ad una regolamentazione più specifica per dare l'ok all'abbattimento e alla macellazione del cinquanta per cento dei cervi. "Sappiamo che stanno attentando alla salute della vegetazione e della fauna dei nostri boschi, alcuni tra i più antichi del regno", ha spiegato l'autore Paul Dolman. Che continua ad attaccare: "I cervi, inoltre, sono i principali responsabili della riduzione degli uccelli selvatici, in particolare di specie come gli usignoli (Luscinia megarhynchos) e le capinere (Sylvia atricapilla). È un'emergenza che va affrontata necessariamente attraverso la promozione di una strategia di abbattimento che sia quanto più umana possibile".

 

LA REPUBBLICA
9 MARZO 2013

Stop ai test sugli animali per i cosmetici.
Da lunedì scatta il divieto in tutta Europa

Dall'11 marzo in tutti i Paesi dell'Unione europea si potranno produrre e vendere solo prodotti "cruelty-free". Si tratta della tappa conclusiva di un iter legislativo che va avanti da alcuni anni

di MONICA RUBINO

ROMA - Niente più test sugli animali per i prodotti cosmetici. Da lunedì 11 marzo entra in vigore il divieto totale, in tutto il territorio comunitario, di testare e commercializzare ingredienti e prodotti cosmetici sperimentati su cavie.Si tratta della tappa finale di un processo di progressiva limitazione dell'impiego di test su animali per le verifiche di sicurezza da parte dell’industria cosmetica. Sono quasi 20 anni, infatti, che va avanti l'iter legislativo per l'abolizione dei test su animali per i prodotti cosmetici. La normativa italiana e quella europea hanno imposto divieti graduali. Tra i traguardi più recenti, va ricordato che già da marzo 2009 nessun ingrediente dei cosmetici può essere testato su animali in Ue ed è vietato commercializzare nel territo rio comunitario prodotti che contengono ingredienti testati su animali al di fuori dell’Europa comunitaria. Ma dai divieti restavano fuori ancora cinque test, fortemente invasivi e diffusamente praticati: tossicità per uso ripetuto, inclusi sensibilizzazione cutanea e cancerogenicità, tossicità riproduttiva, e tossicocinetica. E sono proprio questi i test che verranno proibiti dall'11 marzo in poi, in modo da rendere la produzione dei cosmetici in Europa totalmente "cruelty-free". Le associazioni ambientaliste plaudono al provvedimento: "Il divieto definitivo imposto nell’Unione Europea - dichiara Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente - segnerà una pagina importante a livello mondiale per il superamento dei tanti, troppi, e spesso inutili esperimenti fatti sulla pelle degli animali: le aziende cosmetiche utilizzeranno altri metodi per testare i vari prodotti, diventando così un esempio per tutti i settori che continuano, invece, ad utilizzare lo strumento della sperimentazione infliggendo agli animali terribili sofferenze. L’Europa lo ha capito, ora spetta agli altri Paesi rompere questo tabù e perseguire la strada dell'innovazione”.Per festeggiare questo traguardo europeo, lunedì la Lav (Lega antivivisezione), da sempre in prima linea nella battaglia contro la sperimentazione animale a fini cosmetici, organizzerà una manifestazione a Roma a piazza del Pantheon, alle 12. La Lav chiederà anche al ministero della Salute di ritirare le autorizzazioni in deroga concesse alla ditta Menarini-Rtc di Pomezia per 8 cani beagle in arrivo dal Belgio. L'azienda farmaceutica, intanto, ha deciso di rinunciare alla sperimentazione per la quale aveva richiesto i cani, che saranno affidati a privati.

 

IL GIORNALE
10 MARZO 2013

Cosmetici, svolta storica: stop ai test sugli animali
Da domani entrerà in vigore il divieto di test sugli animali per i cosmetici. Soddisfatta la Brambilla: "È un passo avanti che corona decenni di battaglie animaliste"

"È un passo avanti di importanza storica, che corona decenni di battaglie animaliste". L'ex ministro Michela Vittoria Brambilla accoglie con vivo apprezzamento il divieto di test sugli animali per i cosmetici. Divieto che entrerà in vigore da domani.
Trent'anni fa, quando venne fondata la sezione provinciale della Lega Antivisezionista Lombarda, fermare i test sugli animali per i cosmetici era solo un sogno. Oggi, almeno nell'Unione europea, diventa una realtà. Per la Brambilla è "il segno che la sensibilità sociale muta e progredisce, che l'empatia – alla lunga – la vince sull'indifferenza e sull'avidità umana". Adesso l'intento è appunto quello di battersi perché "nel più breve tempo possibile metodi alternativi sostituiscano la sperimentazione animale, inattendibile e fuorviante, anche nella ricerca scientifica". Ai cittadini le lobby farmaceutiche propongono la grossolana e falsa alternativa "salvare l'animale o salvare l'uomo". "La scienza moderna è sarà sempre di più in grado di salvarli entrambi", ha commentato la Brambilla invitando a puntare, a livello europeo, sulla totale revisione della direttiva 63/2010. Un lavoro che dovrebbe essere intrapreso anche dal nostro parlamento. Proprio per questo l'esponente del Pdl ricomincerà da dove era arrivata, cioè dal testo approvato alla Camera il primo febbraio dello scorso anno con 380 sì, 20 no e 54 astenuti, che è poi diventato l'art.14 della legge comunitaria per il 2011, "sequestrata" in Senato per dieci mesi finché non sono state sciolte le Camere. L'articolo impegnava il governo a tener conto, nel redigere il decreto legislativo di recepimento della direttiva 63/2010, anche di alcuni altri principi e criteri direttivi, tra i quali la norma "anti Green Hill" che prevede il divieto di allevare sul territorio nazionale cani, gatti e primati destinati alla sperimentazione, e il divieto di eseguire esperimenti senza anestesia o analgesia.
La Brambilla avrebbe già in serbo anche una proposta di legge per l'abolizione tout court della vivisezione. Proposta che l'ex ministro depositerà il primo giorno di insediamento del parlamento. "L'opinione pubblica - ha concluso la Brambilla - considera la vivisezione eticamente inaccettabile e rifiuta una scienza fondata sulla sofferenza. Prima lo capiranno le autorità, meglio sarà".

 

GEA PRESS
11 MARZO 2013

Test cosmetici – forse grazie al tabacco, ma da oggi è in vigore il bando
L'intervento del nuovo Commissario alla Salute - I rischi sulle future manomissioni - L'On.le Zanoni: non abbassiamo la guardia.

“La legislazione in vigore fissa all’11 marzo 2013 la data ultima per soddisfare i requisiti della direttiva cosmetici“. In tal maniera il Commissario europeo alla Salute Tonio Borg rispondeva all’interrogazione dello scorso gennaio dell’Eurodeputato Claudio Morgante (LN) (vedi articolo GeaPress ).
Dunque, a partire da oggi, divieto di testare sugli animali. Divieto che vale anche per i prodotti importati dai paesi extraeuropei. Un aspetto, quello della globalizzazione dei commerci, che aveva lasciato in sospeso altri propositi, sempre in tema di test cosmetici, che riguardavano Israele (vedi articolo GeaPress ) ed India. Quest’ultimo paese si era dichiarato disponibile a rivedere i protocolli sulla commerciabilità (vedi articolo GeaPress ), mentre nel caso di Israele era un vero e proprio divieto.
A dire il vero, quasi più nessuno sperava nel bando. Il precedente Commissario europeo alla Salute, John Dalli, non aveva fornito grandi speranze ed una consultazione europea rivolta ai cittadini, era stata quasi del tutto ignorata nel campo animalista italiano. Poi, dopo il recente arrivo del nuovo Commissario Tonio Borg, la situazione si è letteralmente ribaldata. La nuova ventata era stata per prima annunciata dalla BUAV (British Union for the Abolition of Vivisection) lo scorso novembre (ve di articolo GeaPress ). Da allora è ripreso il cammino della speranza, anche se lo stesso Commissario Borg, nella risposta fornita all’On.le Morganti, lasciava intendere che la partita poteva non essere del tutto chiusa.
“Prorogare tale data o introdurre un meccanismo di deroga richiederebbe una modifica da realizzarsi applicando la procedura legislativa ordinaria della direttiva cosmetici o rispettivamente del regolamento cosmetici-2 che sostituisce la direttiva cosmetici a decorrere dall’
11 luglio 2013“. Così riferiva Tonio Borg all’On.le Morgante, appena lo scorso 30 gennaio. In altri termini, per attivare un meccanismo avverso bastava un intervento del Parlamento europe.
Ad ogni modo una dichiarazione di tal genere (come aveva sottolienato a GeaPress l’On.le Claudio Morganti) lasciava però intendere che un nuovo pericolo di proroga del divieto, era ritenuto estremamente improbabile. Stesso parere dell’On.le Andrea Zanoni (IdV) che ha monitorato i passaggi salienti, fino al raggiungimento della data fatidica.
11 marzo 2013, fine dei test cosmetici.
“Attenzione – riferisce l’On.le Zanoni a GeaPress – il bando è in vigore ma niente è definitivo. Occorrerà sempre vigilare dal momento in cui la potenza delle lobbies non è affatto marginale“.
Intanto oggi è stato raggiunto un traguardo storico  anche se, viene quasi da dire, grazie ad un presunto scandalo. Quello sul tabacco che ha portato alle dimissioni del maltese Dalli ed alla nomina del suo connazionale Borg. Poi l’annuncio della BUAV e la ripresa della speranza.

 

ETICAMENTE
11 MARZO 21013

Stop alla sperimentazione animale da oggi: la Lav festeggia!

La data tanto attesa è arrivata. Da oggi 11 marzo 2013 finalmente rossetti, creme e cosmetici in generale ricavati ustionando, avvelenando ed uccidendo conigli, topi e tanti altri animali sono fuori legge in tutta l’Unione Europea.
Eticamente ha scritto un articolo a riguardo mesi fa: Cosmetici: finalmente lo stop ai test sugli animali!
Sono serviti 20 anni di battaglie e di denunce per giungere ad oggi: l’
11 marzo 2013 sarà ricordata come una data storica per tutti gli animalisti!
Una tra le più grandi associazioni animaliste, la Lav, festeggerà questo importante traguardo nel pomeriggio al Pantheon.
C’è da chiedersi come si comporteranno gli altri Paesi fuori dall’Unione Europea e come riusciremo a garantire davvero questo divieto alla sperimentazione animale in campo cosmetico: in Cina, per esempio, i test sugli animali sono obbligatori per legge per la produzione di nuovi cosmetici. Visto che molti prodotti li importiamo dal continente cinese come ci si comporterà? La Cina si adatterà alla decisione europea?
Sta di fatto che questa è una svolta etica non da poco, una presa di posizione che speriamo divenga l’inizio di un futuro più rispettoso nei confronti degli animali, della natura e di conseguenza anche dell’uomo.

 

SASSILAND
10 MARZO 2013

Matera, lancia il cane nel dirupo della Murgia e fugge
Inquietante la scena. Il cucciolo di qualche mese fa un volo di
30 metri e atterra sulle rocce. Vivo per miracolo

 


NELLA FOTO - Il cane ritrovato vivo dopo essere stato lanciato dalla Murgia - 10 marzo 2013 (foto SassiLand)

di GIANNI CELLURA

Matera - E' accaduto questa mattina, una soleggiata domenica di marzo che alcuni escursionisti hanno assistito a una scena raccapricciante. Un uomo, non di giovane età, si avvicina furtivamente verso il bordo di un costone di roccia della murgia materana che si affaccia sul torrente Gravina, lancia il cane e scappa via.
L'episodio è avvenuto dalla parte della Chiesa della Madonna delle Vergini che in linea d'aria volge verso Jazzo Gattini. I gemiti del cane - che forse aveva già avvertito ciò che stava per accadere - riecheggiavano in tutta la murgia.
Attirati da questi guaiti gli escursionisti hanno rivolto la loro attenzione in direzione del versante opposto della Murgia in cui si trovavano.
Il cane fa un volo di circa
30 metri prima di impattare al suolo. Di colpo scende il silenzio, nessun pianto di dolore proveniva ancora dal luogo della tragedia. Il responsabile del vile gesto fugge rapidamente e l'impossibilità di percorrere la lunga distanza impedisce agli escursionisti di soccorrere il cane e osservare il colpevole più da vicino. La mancanza dei cellulari ha impedito agli stessi di chiedere aiuto ma ecco che prontamente tra gli escursionisti, il Vigile del Fuoco, Vincenzo Scarano, in quel momento non in servizio, decide di avventurarsi tra le rocce e dopo qualche ora di ricerca, recupera il cane. Il cucciolo, di qualche settimana è ancora vivo e, a un primo sguardo, presenta soltanto una frattura alla zampetta posteriore sinistra. Probabilmente la fortuna o i cespugli hanno salvato la sua vita, ma anche la sensibilità dell'uomo che non soddisfatto ha continuato a cercare per ore il cane che alla vista del vigile aveva gli occhi sbarrati dallo shock.
Il cane è ora ospite di un privato presso il quale riceve le dovute cure. La segnalazione effettuata ai Carabinieri probabilmente non permetterà di acciuffare il colpevole, ma la speranza di chi ama i quattro zampe e la natura è che gesti simili non accadano mai più.
ALTRE FOTO
http://www.sassiland.com/notizie_matera/notizia.asp?id=21629&t=matera_lancia_il_cane_nel_dirupo_della_murgia_e_fugge

 

TRENTINO
10 MARZO 2013

Gatta ferita con i pallini del flobert

BASELGA DI PINÈ (TN) La protagonista di questa vicenda è una gatta che abita a Baselga di Piné e che è abituata ad andare in giro per il paese. Si regala delle passeggiate per poi tornare sempre a casa dalla sua padrona. Ed è stato proprio al termine di una di queste uscite (martedì scorso) che la sua padrona ha notato che il gatto zoppicava. Preoccupata l’ha portato dal veterinario che ha esaminato attentamente la zampa scoprendo così qual’era la causa della sua zoppia. Era stata infatti beccata da un pallino sparato dal flobert (un fucile ad aria compressa) di chi ancora non si sa. Dopo le cure del veterinario, la padrona del gatto si &egra ve; rivolta alla locale stazione dei carabinieri per presentare la denuncia e ora saranno gli uomini dell’Arma che dovranno risalire all’identità di chi ha sparato e solo allora si potrà anche capire la ragione del gesto. Chi lo ha fatto potrebbe essere quindi denunciato per maltrattamento d’animale, un reato penale che prevede la reclusione da tre mesi fino ad un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro. La gatta ferita, intanto, viene curata e coccolata ancora di più in questo periodo di «malattia», in attesa di poter tornare a fare le sue passeggiate.

 

IL GIORNALE DI VICENZA
10 MARZO 2013

Cani avvelenati, 40 casi in due mesi
IL CASO. Nella zona di Rio Cordano messi i cartelli che avvisano la cittadinanza. E intanto scattano le denunce alla procura da parte dei padroni

Ad Arcugnano quattro episodi  in due settimane usando esche con il topicida: e subito il Comune ha esposto avvisi ai residenti


NELLA FOTO – Il cartello che allerta i residenti del comune di Arcugnano dopo gli avvelenamenti FOTO CASTAGNA

Luisa Nicoli

ARCUGNANO (VI). Quattro cani avvelenati in due settimane. Tre sono stati salvati. Lampo invece, un meticcio di 4 anni color bianco miele, non ce l'ha fatta. Ad Arcugnano a S. Agostino, in zona Rio Cordano, è allarme per gli episodi che si sono ripetuti in questi giorni e che hanno colpito anche i gatti. Ma le Guardie zoofile della provincia mettono in guardia tutti i padroni, spiegando che negli ultimi due mesi si sono riscontrati quaranta casi di avvelenamento. Per quel che riguarda Arcugnano intanto da registrare tre denunce sul tavolo delle Guardie Zoofile, a cui sono stati consegnati anche due bocconi, trovati nelle aiuole in via Rio Cordano, che serviranno per le indagini. Le segnalazioni sono arrivate anche al comune di Arcugnano che si è immediatamente attivato. Le prime ipotesi parlano di avvelenamento da topicida, da confermare, e l'amministrazione ha quindi allertato la ditta che si occupa della derattizzazione, anche lungo l'argine del Rio Cordano.
Tutti i particolari nel Giornale in edicola.

 

GEA PRESS
10 MARZO 2013

Palermo – maxi sequestro di avifauna selvatica – centinaia di cardellini ed altri uccelli protetti verranno liberati stamani a Fondo Uditore
Intervento della Forestale siciliana, Polizia Municipale e Polizia della Stato - I ringraziamenti del presidente nazionale della LIPU: gli uccellatori di Ballarò rappresentano un fenomeno criminale di rilevante gravità.

Concluse le operazioni di conteggio e verbalizzazione ai fini del sequestro, si procederà alla liberazione intorno alle ore 11.00 di oggi. In tutto 350 fringillidi salvati grazie ad un intervento interforze nel mercato Ballarò di Palermo. Il luogo prescelto per la liberazione è in via Uditore 13/A a Palermo, nei pressi dell’omonimo Fondo nelle disponibilità del Corpo Forestale della Regione siciliana.
Intorno alle ore
8.30 di stamani, una ventina di uomini appartenenti al Nucleo Operativo Provinciale ed al Servizio Cites Unità Operativa Controlli del Corpo Forestale della Regione siciliana, Polizia Municipale e Polizia di Stato – Commissariato Oreto Stazione, hanno bloccato l’ingresso  del mercato dove, ogni domenica, si insediano i bracconieri di fauna selvatica. Ad essere fermate, quattro persone di cui una, a quanto pare, con precedente denuncia. Presunti uccellatori, tutti di Palermo, di età compresa tra i 40 ed i 55 anni.
Gli uccelli sequestrati sono 300 cardellini selvatici, 15 fanelli, 15 verzellini ed un fringuello. Per questi si procederà alla liberazione. Da definirsi, invece, il destino di 21 ibridi ed un pappagallo. Il prezzo dei volatili, affermano dal Nucleo Operativo provinciale della Regione siciliana, è compreso tra i venti ed i cento euro. Ad essere stati sequestrati, infatti, vi sono alcuni zimbelli, ovvero animali prelevati in natura ed utilizzati per attirare i selvatici nella rete da uccellagione. Sono loro a costare di più (circa 100 euro), assieme ad alcuni incroci con il canarino. Questi ultimi hanno un prezzo minimo di 200-250 euro.
Già domani mattina, le Forze di polizia  riceveranno una lettera di encomio della LIPU, subito intervenuta con il suo presidente nazionale Fulvio Mamone Capria. “Esprimo grande soddisfazione per l’operazione di stamani che evidenzia – ha riferito a GeaPress il presidente nazionale della LIPU – quanto importante sia il coordinamento interforze anche nella repressione dei reati di bracconaggio“. Un fenomeno, quello della vendita illegale di fauna selvatica nel mercato di Ballarò, più volte segnalato dalla LIPU e da altre associazioni.
“Auspico che l’attività di vigilanza e repressione – ha aggiunto Fulvio Mamone Capria – prosegua anche nelle prossime settimane. Sarebbe un segnale forte di legalità e controllo del territorio da parte delle Forze dell’Ordine“. La speranza della LIPU è che tale continuata attività di repressione porti a debellare un fenomeno criminoso di rilevante gravità. “E’ importante non abbassare mai la guardia – ha concluso il presidente della LIPU – solo in questa maniera si riuscirà a sconfiggere il fenomeno degli uccellatori di Ballarò“.
Nello storico mercato palermitano, ogni domenica mattina sono numerosi gli uccellatori che espongono in pubblica via il bottino delle catture illegali operate nel corso della settimana. Il posto prescelto per la vendita, si trova in un’area particolarmente difficile del mercato. Le vedette dei bracconieri presidiano la zona avvisando dell’arrivo della Forze dell’Ordine. Queste ultime, infatti, devono utilizzare particolari accorgimenti per arrivare inosservate nel luogo della vendita. Un lavoro condotto con professionalità che ha portato stamani al sequestro di uno dei più alti numeri di cardellini mai effettuato a Ballarò. Una perdita, per i bracconieri, prossima ai 10.000 euro.

 

LA REPUBBLICA
10 MARZO 2013

Sequestrati 350 cardellini liberati dalla polizia nel parco

La polizia e la forestale hanno sequestrato a Palermo 350 cardellini e verzellini e denunciato a piede libero quattro persone per detenzione e vendita di animali di specie protetta.
I volatili erano in vendita su alcune bancarelle del mercato di Ballarò, sarebbero stati venduti per somme oscillanti tra i 25 e i 100 euro. Gli agenti si sono poi recati al parco "Uditore" e hanno liberato i cardellini e i verzellini dalle gabbie.

 

LA SICILIA
11 MARZO 2013

Vendita illegale di cardellini
Quattro denunce a Ballarò

Leone Zingales

Vendita illegale di cardellini. Bltitz della polizia e Corpo Forestale a seguito di una precisa segnalazione al 113. Ancora una volta il mercato di Ballarò è stato al centro dell'attività illegale di persone senza scrupoli che lucrano sulla vendita dei volatili. La polizia ha sequestrato 350 cardellini e verzellini e denunciato a piede libero quattro persone per detenzione e vendita di animali di specie protetta.
I volatili erano in vendita su alcune bancarelle del mercato di Ballarò, sarebbero stati venduti per somme oscillanti tra i 25 e i 100 euro. Gli agenti si sono poi recati al parco «Uditore» e hanno liberato i cardellini e i verzellini dalle gabbie.
E sempre la polizia ha denunciato due pescivendoli e sequestrato circa 250 chili di novellame di sarda, di taglia inferiore alla minima consentita dalla legge.
Il sequestro è avvenuto in due tranche a breve distanza di tempo: la prima all'interno del porto di Balestrate e la seconda sul molo del porticciolo di Trappeto. Nella prima circostanza la squadra nautica della polizia hanno individuato un peschereccio che aveva appena scaricato un grosso carico di novellame. È stato fermato e denunciato a piede libero l'acquirente. Il pesce sequestrato è già stato donato alla «Missione speranza e carità» di Biagio Conte.

 

QUOTIDIANO SANITA’
10 MARZO 2013

Cani Beagle per sperimentazioni. Nessuna autorizzazione dal ministero della Salute
Non è stata rilasciata alcuna autorizzazione ministeriale all'importazione degli animali provenienti dal Belgio e destinati alla ditta RTC di Pomezia. La ditta in questione è autorizzata ad effettuare test di "valutazione dell'innocuità dei farmaci e altri prodotti" sulla base della normativa vigente e delle linee guida validate internazionalmente.

Il Ministero della Salute non ha rilasciato alcuna autorizzazione all'importazione di cani beagle destinati alla ditta RTC di Pomezia. Gli 8 cani beagle, provenienti dal Belgio, non sono stato importati, ma tecnicamente sono stati "introdotti" in Italia sulla base della normativa comunitaria vigente in materia di scambi.
Da ciò deriva - specifica la nota ministeriale - che non è stata rilasciata alcuna autorizzazione all'introduzione di animali da parte del Ministero della Salute, non è previsto alcun controllo diretto da parte del Ministero sugli animali attraverso gli uffici veterinari periferici del Ministro della Salute. Il servizio veterinario della Asl locale h a verificato lo stato di salute degli animali e la conformità della documentazione. La ditta in questione è autorizzata a d effettuare test di "valutazione dell'innocuità dei farmaci e altri prodotti", sulla base della normativa vigente e delle linee guida validate internazionalmente.

 

NEL CUORE.ORG
10 MARZO 2013  

STRAGE DI DELFINI NEL TIRRENO: "77 MORTI, IL MORBILLO TRA LE CAUSE"
Al lavoro la Rete dei ministeri Ambiente e Salute

Sale a 77 il bilancio degli esemplari di stenella striata (stenella coeruleoalba) spiaggiati lungo le coste del Tirreno. I numeri sono della Rete nazionale spiaggiamenti mammiferi, creata e coordinata dai ministeri dell'Ambiente e della Salute.
Secondo il rapporto provvisorio elaborato nei giorni scorsi, "circa il 50% delle stenelle finora esaminate (12 su 24) è risultato infetto dal virus del morbillo (dolphin morbillivirus), responsabile in passato di due gravi epidemie nel Mediterraneo (tra il 1990 e il 1992 e tra il 2006 e il 2008) e di altri episodi analoghi nel resto del mondo".
E' stata anche sottolineata "la capacità del virus di infettare altre specie di mammiferi acquatici". E non solo: "su circa il 60% degli esemplari esaminati (20 su 32) è stato isolato il batterio photobacterium damselae, responsabile di sindromi emolitiche ed emorragiche. Il ruolo di questo agente nell'anomalia in corso rimane tuttavia ancora da comprendere".
In generale, "tutti gli animali si sono presentati fortemente infestati da parassiti, indice di un quadro immunitario compromesso in modo significativo". Tra le cause possibili, oltre al morbillivirus o ad altri agenti biologici, "anche agenti inquinanti organici che si accumulano nei tessuti dei cetacei e che possono alterarne la risposta immunitaria".
Si tende, però, ad "escludere episodi di tossicità acuta dovuta all'inquinamento, poiché una circostanza di questo tipo avrebbe danneggiato più specie e tutte nello stesso momento", osservano le autorità in una nota.
Dopo più di un mese dall'inizio dell'anomala moria di stenelle lungo le coste del Tirreno - prevalentemente in Toscana, Lazio, Calabria, Sicilia e Campania - per capire meglio la natura di questo fenomeno, servono altre analisi i cui esiti saranno confrontati con quelli di altre ricerche, come le indagini genetiche per lo studio di popolazione di stenelle.

 

LA REPPUBBLICA
10 MARZO 2013

Teneva un cinghiale in casa assolto dai giudici del Tar
Insolita "compagnia" per un radiologo di San Martino. Ma l'animale "non era selvatico"

di MARCO PREVE

Genova - Era accusato di detenzione di cinghiale ma è stato assolto perché il fatto non sussiste. Non era questione di modica quantità ma, piuttosto, di purezza della razza. Non si trattava infatti di un cinghiale al 100% ma di un porcastro, animale che non è ritenuto
selvatico.
Il caso riguarda un personaggio noto in città, Marco Napoli, il tecnico radiologo del San Martino, che da alcuni anni accoglie e protegge i cinghiali che si spingono dai monti fino all'interno della cittadella dell'ospedale da dove spesso non riescono più a uscire. La notizia dell'assoluzione emerge da un'altra sentenza, quella con cui il Tar ha accolto il ricorso presentato dal suo legale, l'avvocato Paolo Sivori.
Ai giudici del Tribunale Amministrativo, Napoli chiedeva che fosse annullato il provvedimento della prefettura, con cui gli erano state sequestrate una vecchia spada una pistola. Tutto a causa di una vicenda legata alla sua separazione. L'ex moglie aveva denunciato come molestie l'attività di osservazione, di cui era stata sottoposta da due investigatori privati dei quali si era accorta e che aveva fatto identificare dai carabinieri.In base a questo episodio il commissariato ipotizzando un possibile rischio per l'incolumità della donna, aveva disposto il sequestro della spada e della pistola. In realtà però la donna aveva denunciato l'operato degli investigatori privati e non quello del marito.
Nonostante la magistratura amministrativa abbia adottato una linea particolarmente severa in vicende come questa, respingendo i tanti ricorsi analoghi laddove esista un seppur minimo rischio di violenza familiare, per l'amico dei cinghiali il Tar spiega
che "Non sussisterebbe alcuna situazione di contrasto "viol ento" tra il ricorrente e la moglie, in pendenza della procedura di separazione, che possa ragionevolmente concretare il pericolo di abuso delle armi paventato dall'amministrazione".
Inoltre "i procedimenti penali rilevati a carico del signor Napoli atterrebbero a materie non denotanti il rischio di abuso delle armi (illeciti edilizi, detenzione in casa di un cinghiale). E' inoltre sopravvenuta, per l'imputazione di detenzione di un cinghiale, sentenza penale di assoluzione "perché il fatto non sussiste"".
Il 4 febbraio del 2013 il Tribunale di Genova ha assolto Marco Napoli per la vicenda di Gugu, un cucciolo che era stato trovato al momento dell'ispezione in casa del tecnico ospedaliero. Uno dei tanti cinghiali che Napoli carica sulla sua jeep, quando finiscono nelle stradine del San Martino che poi ospita a casa sua e che con lui si comportano come cagnolini da passeggio, anche se pesano duecento chili.

 

IL GIORNALE
10 MARZO 2013

«Fido» Rossi e «Fuffi» Bianchi A cani e gatti i nostri cognomi

L'idea di dare il cognome di famiglia al cane o al gatto e di inserirlo quindi nell'anagrafe comunale, come un qualunque parente, porterebbe a un cambiamento epocale per quanto riguarda diritti e doveri dei proprietari e, allo stesso tempo, dei quadrupedi pelosi. L'iniziativa parte dall'Aidaa, l'Associazione Italiana Difesa Animale e Ambiente di Lorenzo Croce, non nuovo a partorire idee clamorose a favore dei nostri «amici» e qualche volta esagerato nel paventare thriller improbabili, come la sparizione di gatti destinati ad alimentare il traffico di sangue presso cliniche veterinarie con l'immagine di Dracula sulla vetrata al posto del caduceo. Ma vediamo dove vorrebbe arrivare l'Aidaa con questa sensazionale proposta e quali sarebbero i risvolti, positivi e negativi di tale innovazione. Secondo l'Aidaa è venuto il momento di dare il proprio cognome al cane e al gatto di casa, così come lo si dà al proprio figlio. Questo permetterebbe, anzi comporterebbe l'obbligo, di inserire il cognome di Fido e Silvestro presso l'anagrafe comunale. L'inserimento nell'anagrafe comunale e quindi, a tutti gli effetti, nello stato di famiglia, comporterebbe che un pet (animale d'affezione) abbia i diritti necessari riconosciuti ai componenti il nucleo familiare, ad esempio il diritto alle cure medico veterinarie e il diritto a ereditare i beni di famiglia (con un tutor ovviamente). E qui come non ricordare quella strana (e forse falsa) storia della recente e molto sospetta scomparsa del gatto Tommasino, che aveva ereditato beni per 10 milioni di euro? Strana morte quella che porta via un gatto di soli cinque anni a causa di una banale gastroenterite. Il tutor in questo caso è un'infermiera, designata dall'anziana proprietaria del micio e a lei ora andrà tutto il patrimonio. Ogni illazione è illecita, sia chiaro (ma inevitabile temo). E se Tommasino fosse stato nell'anagrafe di famiglia con l'anziana signora? Sarebbe bastato a scoraggiare un ipotetico criminale che avesse voluto accaparrarsi i suoi beni? Considerato che, da che mondo è mondo, i vecchi danarosi sono seguiti con morboso amore dagli occhi concupiscenti di figli, fratelli e nipoti, tutti attaccati alla loro vita (sperando si spezzi la corda), mi verrebbe da dire che non sarebbe cambiato nulla. Quanto alle cure mediche, se s'intende che debbano entrare nel sistema mutualistico come per i bebè, bisognerebbe tenere conto del fatto che se non ci sono i soldi per il latte anallergico destinato a Carletto, la vedo dura con le gocce per le orecchie di Pluto. Per l'Aidaa il cognome di famiglia al pet vorrebbe dire «avere verso di lui tutti i doveri che discendono dall'essere anche micio e fido un componente speciale della famiglia di appartenenza e questo aiuterebbe sicuramente a ridurre l'abbandono estivo dei nostri amici a quattro zampe, ma imporrebbe anche una serie di comportamenti maggiormente responsabili da parte di coloro che adottano micio e fido, che di fatto prendendo il cognome del loro compagno umano diventano parte integrante della famiglia». Confesso che l'idea dell'Aidaa è intrigante e degna di considerazione, più per il valore d'immagine che di concretezza. L'anagrafe nazionale canina è miseramente fallita, come quella equina, mentre quella felina non è neanche iniziata. È pensabile che l'ufficiale giudiziario vada a cercare Rossi Silvestro in Via Verdi 56 a Rho? E in tal caso, siamo sicuri che Silvestro desideri ricevere l'ingiunzione di Equitalia o vorrà rimanere nel suo solaio, protetto dalla privacy?

 

GIORNALE DI BRESCIA
10 MARZO 2013

Cercansi volontari per i Bufo Bufo

Un appello per trovare volontari disposti a proteggere i rospi Bufo Bufo dai rischi che corrono attraversando la Sp Iseo-Capriolo, vicino al distributore Tamoil tra Clusane e Paratico: con le piogge di questi giorni è iniziata l'annuale migrazione dei Bufo Bufo dal Monte Alto alle sponde del Lago d'Iseo.
Lo scorso 6 marzo, per esempio, sono stati «salvati» i primi ventun esemplari, ma l'associazione Monte Alto, che si occupa di salvaguardare la riproduzione di questi anfibi, prevede che gli spostamenti dei rospi continuino nei prossimi giorni. I volontari dovranno raccogliere i rospi a bordo strada, sul lato a monte, censirli e trasportarli sul lato opposto della strada, verso il lago, consentendo loro di raggiungere in sicurezza il luogo di accoppiamento e deposizione uova. L'appuntamento quotidiano è tra le 19 e le 21 con alcuni strumenti indispensabili: secchio per deporre i rospi; torcia (meglio se frontale), abbigliamento pesante e antipioggia, pettorina o giubbetto catarifrangente, scarponi o stivali, guanti in lattice (la pelle dei rospi è molto delicata).
Info: Alberto Gatti
338/3668149; associazi[email protected], www.facebook.com/AssociazioneMonteAlto.

 

OGGI NOTIZIE
10 MARZO 2013

Cinghiali radioattivi: allarme esteso ad altri animali e piante
Dopo il controllo sui 27 cinghiali in Valsesia, l’allarme si estende anche al Monferrato ad altri animali e piante: lepri, caprioli e funghi

Monferrato (Alessandria) – I controlli sulla radioattività dei cinghiali, partiti dalla Valsesia, si sono estesi anche nelle provincie di Cuneo, Asti, Verbano-Cusio-Ossola e Alessandria.
Il veterinario provinciale, Fulvio Brusa, ha disposto controlli nel Monferrato, anche su lepri, caprioli, funghi, tartufi e mirtilli; analoghi controlli sono stati effettuati, anche su selvaggina, latte, formaggi, frutti di bosco, già stati predisposti sia in Valsesia, sia in altre aree dell’arco alpino, tra le più contaminate dagli effetti di Cernobyl.
“Non vogliamo creare allarmismi” spiega Brusa, il ministro della salute Balduzzi ha comunque escluso rischi per la salute degli uomini, per la contaminazione sui cinghiale di Cesio 137.

 

NEL CUORE.ORG
10 MARZO 2013

IL FALO' DELLE VANITA': DA LUNEDI' ADDIO AI TEST SU ANIMALI PER PRODURRE COSMETICI

Finalmente ci siamo. Il divieto dei test dei prodotti cosmetici sugli animali scatta da lunedì 11 marzo e, entro l'estate, tutte le aziende produttrici saranno obbligate a dare informazioni più dettagliate sulle etichette sulla data di scadenza e sull'eventuale presenza di ingredienti "nano", cioè di dimensioni inferiori ai 100 micron. "E' un passo avanti di importanza storica", commenta l'on. Michela Vittoria Brambilla.
Entra in vigore il nuovo regolamento approvato dall'Unione europea sui prodotti di bellezza. Da lunedì in tutti i 27 Paesi dell'Ue, sarà vietato vendere anche quei preparati che contengono ingredienti testati sugli animali in Paesi extra europei. E dall'11 luglio le società di cosmesi dovranno indicare la scadenza dei prodotti con l'aggiunta di un n uovo simbolo, una piccola clessidra. E non finisce qui: sulle etichette dovranno essere segnalati gli eventuali nanomateriali, cioè gli ingredienti più piccoli di 100 micron, impiegati di solito soprattutto nei prodotti solari.
Una vittoria significativa per gli animalisti. Infatti, la decisione di Bruxelles verrà festeggiata proprio lunedì in piazza a Roma dalla Lav. In programma una manifestazione alle
12 in piazza del Pantheon. "Addio ai test cosmetici sugli animali. Festeggia con noi": ecco il titolo dell'iniziativia promossa dalla Lega anti vivisezione. Che, nell'annunciare l'evento, scrive sul proprio sito: "Dopo 23 anni di battaglie, manifestazioni, pressioni istituzionali, con l'appoggio di milioni di cittadini l'11 marzo l'Europa sarà finalmente libera dai cosmetici testati su animali. Nessun prodotto o ingrediente in Europa sarà più sperimentato su animali. Una vittoria storica ottenuta anche grazie a te, al tuo sostegno, alla tua firma. Ti aspettiamo a Roma, in piazza del Pantheon, lunedì 11 marzo, alle 12,00 oppure alle 18,00. Non mancare!".
"È un passo avanti di importanza storica, che corona decenni di battaglie animaliste", ribadisce l'on. Michela Vittoria Brambilla. "Trent'anni fa, quando fondai la sezione provinciale della Lege Antivivisezionista Lombarda, fermare i test sugli animali per i cosmetici era solo un sogno - continua l'on. Brambilla -. Oggi, almeno nell'Ue, diventa una realtà. Segno che la sensibilità sociale muta e progredisce, che l'empatia - alla lunga - la vince sull'indifferenza e sull'avidità umana. Ora dobbiamo batterci perché nel più breve tempo possibile metodi alternativi sostituiscano la sperimentazione animale, inattendibile e fuorviante, anche nella ricerca scientifica. Ai cittadini le lobby farmaceutiche propongono la grossolana e falsa alternativa 'salvare  l'animale o salvare l'uomo'. La scienza moderna è sarà sempre di più in  grado di salvarli entrambi. Si tratta di prenderne atto, innanzitutto a livello europeo, puntando sulla totale revisione della direttiva 63/2010, ma anche nel nostro Parlamento. Io ricomincerò da dove ero arrivata, cioè dal testo approvato alla Camera il 1 febbraio 2012  con 380 sì, 20 no e 54 astenuti, che è poi diventato l'art.14 della legge comunitaria per il 2011, 'sequestrata' in Senato per dieci mesi finché non sono state sciolte le Camere. L'articolo impegnava  il governo a tener conto, nel redigere il decreto legislativo di recepimento della direttiva 63/2010, anche di alcuni altri principi e criteri direttivi, tra i quali la norma 'anti Green Hill', da me scritta - che prevede il divieto di allevare sul territorio nazionale cani, gatti e primati destinati alla sperimentazione - e il divieto di eseguire esperimenti senza anestesia o analgesia. Naturalmente ho pronta anche una proposta di legge per l'abolizione "tout court" della vivisezione, che depositerò il primo giorno di insediamento del Parlamento. L'opinione pubblica - conclude l'on. Michela Vittoria Brambilla - considera la vivisezione eticamente inaccettabile e rifiuta una scienza fondata sulla sofferenza. Prima lo capiranno le autorità, meglio sarà". 

 

NEL CUORE.ORG
10 MARZO 2013

LO STUDIO: "PER SALVARE I LEONI IN AFRICA SERVONO PARCHI PROTETTI"
La ricerca condotta dalla Charles Darwin University

Le recinzioni come unica strategia possibile per salvare dall'estinzione i leoni in Africa. Lo rivela un nuovo studio dell'australiana Charles Darwin University pubblicato sulla rivista Ecology Letters. E' stato dimostrato che gli esemplari che vivono nelle riserve recintate e protette, come il Kruger National Park, hanno maggiori possibilità di sopravvivere e riprodursi serenamente rispetto a quelli che vivono in libertà, ridotti dal punto di vista numerico per via della presenza sempre più invasiva dell'uomo nei loro habitat naturali.
Lo studio ha rilevato che i leoni in libertà in Africa - agli attuali livelli di stress - caleranno in maniera drastica nei prossimi 20-40 anni. Al contrario, quelli che oggi vivono in aree naturali recintate e protette da invasioni esterne non correranno il rischio di estinguersi per i prossimi cent'anni. La nuova analisi rivela poi che un forte investimento economico iniziale per recintare le popolazioni di leoni porterà vantaggi a basso costo sul lungo periodo.
All'inizio si spenderà tanto per realizzare le recinzioni: circa tremila dollari per chilometro quadrato. Ma una volta erette queste "barriere", il mantenimento dell'80 percento della densità dei leoni richiede solo 500 dollari per chilometro quadrato l'anno. Una differenza non da poco rispetto agli oltre duemila dollari per chilometro quadrato annui sborsati per mantenere solo il 50 percento della densità potenziale di questi esemplari, sempre in Africa, nelle aree non recintate.

 

IL CORRIERE
10 MARZO 2013

Cina: 900 maiali su fiume Shanghai
Autorita’ al lavoro per capire se acqua sia stata contaminata

ROMA – Oltre novecento maiali morti che galleggiano su un fiume vicino Shanghai. La notizia, riportata dalla Bbc, ha messo in allarme la popolazione della metropoli cinese e spinto le autorita’ ad aprire un’inchiesta per scoprire se gli animali siano stati gettati nel fiume o siano morti per un’epidemia. Nel frattempo sono state prese misure per monitorare la qualita’ dell’acqua del fiume, fonte di acqua potabile per gli abitanti di Shanghai.

 

BRESCIA OGGI
11 MARZO 2013

Cina/ Migliaia di carcasse di maiale nel fiume di Shanghai

Shanghai - Sono ormai quasi 3mila le carcasse di maiali, di tutte le età e dimensioni, ripescate nel grande fiume che attraversa Shanghai, l'Huangpu. Le autorità sanitarie credono che gli animali siano stati gettati nel fiume dagli allevatori della provincia di Zhejiang, dopo essere deceduti per qualche malattia non precisata. Gli abitanti della megalopoli, 23 milioni di persone, chiedono con sempre maggiore insistenza chiarimenti sulla situazione, poiché le acque del fiume sono la fonte di acqua potabile di Shanghai. "E' ancora potabile l'acqua in cui galleggiano centinaia di carcasse di animali?", chiede Liu Wanqing, un abitante di Shanghai citato dal giornale China Daily. "Il governo deve condurre un'inchiesta dettagliata e fornire delle risposte". Dopo aver raccolto diversi campioni di acqua dall'Huangpu, il governo di Shanghai ha affermato che i risultati ottenuti sono "normali".

 

LUCCA IN DIRETTA
11 MARZO 2013

Quattro cani morti avvelenati, controlli all'ex Balilla

Lucca - Quattro cani morti in pochi giorni dopo una passeggiata con i loro padroni nei prati dell'ex campo Balilla, forse uccisi da esche velenose lasciate da qualcuno. E' per questo che è scattato un primo sopralluogo del Nucleo Cinofilo Antiveleno delle Guardie Ecozoofile dell'Anpana di Lucca per cercare riscontri all'ipotesi. Gli animali deceduti, infatti, erano stati portati dai loro padroni proprio presso il Campo Balilla per la consueta passeggiata pomeridiana ma, poco dopo, avevano mostrato evidenti sintomi di avvelenamento. I veterinari che li hanno avuti in cura, però, malgrado il sollecito intervento, non sono riusciti a salvarli. Sempre secondo i veterinari si tratterebbe di avvelenamento sicuramente non da topicida. Le Guardie Ecozoofile Anpana di Lucca hanno ritenuto, avvertita la Questura e il Comando Provinciale Carabinieri di Lucca, anche in condizioni meteo non buone, di intervenire rapidamente per effettuare un sopralluogo delle zone eventualmente contaminate e procedere con una bonifica.

La conduttrice Vittoriana Fruzzetti, con il beagle Royal Cascade, supportata dall'agente Francesca Cherchi e dal comandante regionale Anpana Toscana Igor Marcheschi, hanno monitorato il perimetro indicato senza comunque individuare, fortunatamente e per il momento, alcuna esca avvelenata o materiale ritenuto interessante per le indagini. Nei prossimi giorni, comunque, pattuglie in borghese del nucleo cinofilo antiveleno Anpana di Lucca, vigileranno sulla zona con animali addestrati del loro Nucleo Cinofilo Antiveleno. Il Comandante Provinciale Anpana Lucca Laura Galleni, informa la cittadinanza che, in caso di ritrovamento di materiale ritenuto sospetto nella zona di Campo Balilla, è necessario contattare immediatamente l'Anpana al n. 338/5476664, alla e-mail [email protected]oppure avvisare immediatamente le forze dell'ordine.

 

GEA PRESS
11 MARZO 2013

Balestrate (PA) – il mistero del cane morto e “tosato”
Con la corda attorcigliata alle zampe ed in parte bruciato.

Un cane, legato alle zampe posteriori e forse così ucciso. A prescindere se qualcuno lo ha legato ancora vivo oppure già morto, sul corpo del povero cane erano visibili le tracce di bruciature. Forse uno smaltimento illecito non riuscito, ma quello che rimane difficile da capire è il perchè qualcuno abbia poi tentato di “tosarlo” sul collo.
Il fatto è avvenuto in aperta campagna nei pressi di Balestrate (PA). Il povero cane, però, rimarrà molto probabilmente un totale mistero. L’area del ritrovamento, infatti, è particolarmente complicata da raggiungere per chi, nel luogo, si trovava in una estemporanea passeggiata. Un dedalo di stradine, tra casette e coltivi, che fino ad ora ha reso impossibile raggiungere l’esatto punto ove, appena poche ore prima, era stato fotografato il cane. Facile a perdersi, insomma.
La persona che ha trovato il cane così stranamanete ridotto, è però attendibile e per rintracciare il luogo si è messa in atto una vera e propria “caccia” ai resti. Alle ricerche ha partecipato anche Enrico Rizzi, coordinatore nazionale del Partito Animalista Europeo. “Chi ha fotografato il cane è assolutamente attendibile – ha riferito Rizzi a GeaPress – purtroppo i luoghi sono un po’ difficili da tenere a mente“.
Un cane morto legato per le zampe posteriori, potrebbe comunque essere spiegato come una diffusa maniera di smaltire illecitamente i resti di un investimento come di un avvelenamento di randagi vicino casa. Legato con una corda, viene così trascinato con un autoveicolo. Questo fino ad un luogo abbastanza distante dal ritrovamento. Sulla carcassa viene poi appiccato il fuoco. Chissà perchè, nel caso di Balestrate, c’erano pure i ciuffi di pelo strappati dall’area del collo. Forse un animale selvatico, oppure il tentativo di provare ed estirpare il microchip. Questo, però, si potrà sapere solo se il cane verrà ritrovato.

 

NEL CUORE.ORG
11 MARZO 2013

FIUMICINO, SOTTO SEQUESTRO 51 CAGNOLINI IN ARRIVO DALL'UNGHERIA
Destinati ad un negozio di animali. Blitz di CfS ed Enpa

Un altro colpo al traffico di cuccioli provenienti dall'Est Europa. L'Enpa fa sapere che è stato convalidato il sequestro di 51 cani realizzato venerdì scorso dal Corpo forestale dello Stato in un negozio di Fiumicino.
Le bestiole, di diverse razze, tra cui chihuahua, bulldog inglese e francese, barboncino, pechinese, shitzu, west highland, carlino, bassotto, cavalier King, spitz, yorkshire, erano stati importati dall'Ungheria pur avendo un'età di gran lunga inferiore a quella consentita e, comunque, diversa da quella registrata sui passaporti. Gli esemplari, infatti, avevano tutti un'età compresa tra i due mesi e i due mesi e mezzo, mentre la legge stabilisce che i cuccioli di cane possono essere importati s e hanno almeno tre mesi e tre settimane.
L'operazione, eseguita il giorno stesso in cui i cuccioli sono arrivati nel negozio d'animali, è stata con dotta dalla Forestale in collaborazione con le guardie zoofile della Protezione animali di Roma. Il titolare è stato segnalato all'autorità giudiziaria con le accuse di importazione illegale, frode in commercio e falso ideologico.
I cuccioli sono stati poco dopo sottoposti ad accertamenti sia da parte del veterinario intervenuto a fianco dei forestali e dell'Enpa sia da parte del servizio veterinario dell'Asl romana.

 

AGEN PARL
11 MARZO 21013

ANIMALI: CORPO FORESTALE-ENPA, SEQUESTRO DI 51 CANI IMPORTATI ILLEGALMENTE DALL’EST EUROPA

Roma - "Giunge come un altro colpo inferto al traffico di cuccioli provenienti dall’est Europa, la convalida del sequestro di 51 cani effettuato venerdì scorso dal Corpo forestale dello Stato presso un negozio di Fiumicino. I piccoli quadrupedi, tra loro un lungo elenco di razze (Chihuahua, Bulldog inglese e francese, Barboncino, Pechinese, Shitzu, West Highland, Carlino, Bassotto, Cavalier King, Spitz, Yorkshire), erano stati importati dall’Ungheria pur avendo un’età di gran lunga inferiore a quella consentita e difforme da quella registrata sui passaporti. Gli esemplari, infatti, avevano tutti un’età compresa tra i 2 mesi e i 2 mesi e mezzo, mentre la legge stabilisce che i cuccioli di cane possono essere importati se hanno almeno 3 mesi e 3 settimane. L’operazione, particolarmente tempestiva in quanto eseguita il giorno stesso che i cuccioli erano pervenuti presso il negozio d’animali, è stata condotta dal personale del Nucleo Investigativo per i Reati in Danno agli Animali in collaborazione con le guardie zoofile dell’Ente Nazionale Protezione Animali – Nucleo di Roma. Il titolare dell’esercizio commerciale è stato segnalato all’Autorità Giudiziaria competente per importazione illegale, frode in commercio e falso ideologico. I cuccioli sono stati sottoposti ad accertamenti sia da parte del veterinario intervenuto a fianco dei Forestali e dell’ENPA, in qualità di ausiliario di polizia giudiziaria, che da parte del servizio veterinario dell’ASL territorialmente competente". Lo rende noto un comunicato dell'ufficio stampa del Corpo Forestale

 

AGEN PARL
11 MARZO 2013

CUCCIOLI: CONVALIDATO IL SEQUESTRO DI 51 CANI IMPORTATI ILLEGALMENTE DALL’EST

Roma  – Giunge come un altro colpo inferto al traffico di cuccioli provenienti dall’est Europa, la convalida del sequestro di 51 cani effettuato venerdì scorso dal Corpo forestale dello Stato presso un negozio di Fiumicino.
I piccoli quadrupedi, tra loro un lungo elenco di razze (Chihuahua, Bulldog inglese e francese, Barboncino, Pechinese, Shitzu, West Highland, Carlino, Bassotto, Cavalier King, Spitz, Yorkshire), erano stati importati dall’Ungheria pur avendo un’età di gran lunga inferiore a quella consentita e difforme da quella registrata sui passaporti. Gli esemplari, infatti, avevano tutti un’età compresa tra i 2 mesi e i 2 mesi e mezzo, mentre la legge stabilisce che i cuccioli di cane possono essere importati se hanno almeno 3 mesi e 3 settimane.
L’operazione, particolarmente tempestiva in quanto eseguita il giorno stesso che i cuccioli erano pervenuti presso il negozio d’animali, è stata condotta dal personale del Nucleo Investigativo per i Reati in Danno agli Animali in collaborazione con le guardie zoofile dell’Ente Nazionale Protezione Animali – Nucleo di Roma.
Il titolare dell’esercizio commerciale è stato segnalato all’Autorità Giudiziaria competente per importazione illegale, frode in commercio e falso ideologico. I cuccioli sono stati sottoposti ad accertamenti sia da parte del veterinario intervenuto a fianco dei Forestali e dell’ENPA, in qualità di ausiliario di polizia giudiziaria, che da parte del servizio veterinario dell’ASL territorialmente competente.

 

CORRIERE DELLE ALPI
11 MARZO 2013

Zuffa fra tre cani: uno non si trova
Il più piccolo ha la peggio e fugge spaventato: lo stanno cercando i vigili del fuoco

di Gigi Sosso

BELLUNO. Attenti ai cani, Una zuffa a quattro zampe, a mezzogiorno, a fianco di Palazzo Rosso. Pieno centro, in una tarda domenica mattina. Ma hanno dovuto per forza partecipare alla violenta discussione anche i rispettivi, preoccupatissimi padroni. Se non altro per provare a calmare i cani e riportarli a cuccia. Una delle bestiole si è anche persa in giro per la città, dopo essere scappata in preda ad un grande spavento. Era appena stata azzannata da un cane più grande di colore nero, mentre il terzo, un husky o almeno qualcosa di molto simile veniva trattenuto a terra con la forza, addosso alla sede comunale. I tre animali si sono incrociati all’altezza del passaggio pedonale che porta giù, al parcheggio di Lambioi, ed è scoppiato un mezzo finimondo, tra zampate, morsi e grida di aiuto degli umani.
Ad avere la peggio proprio il cane di taglia più modesta, che è stato gravemente ferito da quello di colore scuro. Quest’ultimo ha mollato la presa soltanto a forza di calcioni da parte di un uomo, mentre la signora era a terra spaventatissima. Tutto questo non è avvenuto in silenzio, tra guaiti e urla disperate. La baruffa ha richiamato un certo numero di persone e qualcuno si è impegnato nella ricerca di una soluzione, il più possibile pacifica e indolore. Ma metti che passa un bambino, proprio in quei momenti, meglio non immaginare quello che può succedere, in mancanza di guinzagli o museruole.
Una volta libero dalla presa, il cagnolino ha cercato un rifugio dall’altra parte della strada, sotto le Poste, rischiando di essere travolto da un automobilista di passaggio verso piazza Duomo. A quel punto, se ne sono perse le tracce. La donna ha chiamato il 115 dei Vigili del Fuoco, che hanno cominciato le ricerche per le strade del centro, ma fino a ieri sera non c’erano stati risultati concreti. Non è che il cane si sia allontanato a chissà che velocità, ma evidentemente era così impaurito da andarsene il più lontano possibile, incurante degli inviti a tornare della padrona.
Un quarto d’ora dopo, era tutto finito. I due cani più grossi erano tornati tranquilli, quello che mancava era il terzo, per il quale le ricerche proseguono anche in queste ore, con la speranza di ritrovarlo.

 

NEL CUORE.ORG
11 MARZO 2013

BLITZ DELL'ALF IN TOSCANA: PRESO IN FRANCIA L'ULTIMO RICERCATO
Luca Bonvicini, 41 anni, nei prossimi giorni in Italia

Caso chiuso. La polizia francese ha arrestato nella notte, a Parigi, Luca Bonvicini, 41 anni, di Reggio Emilia, ritenuto responsabile, insieme a Filippo Serlupi d'Ongran e Lorenzo Oggioni (già catturati) di alcuni attentati incendiari con finalità di terrorismo negli ultimi mesi del 2012 ai danni di aziende impiegate nella lavorazione o trasformazione di latticini o carni animali, compiuti in Toscana e rivendicati con la sigla Alf (Animal liberation front).
La Digos di Firenze, coordinata dal sostituto procuratore Sandro Cutrignelli, aveva accertato che Bonvicini, al solo scopo di sottrarsi alla cattura, si era allontanato dall'Italia rifugiandosi nella capitale francese. E' stato così emesso un mandato d'arresto europeo che la polizia francese ha eseguito in stretta collaborazione con le autorità ita liane, a cui l'uomo verrà consegnato nei prossimi giorni.

 

MESSAGGERO VENETO
11 MARZO 2013

“Liberano” 30 galli nel bosco e poi fuggono

Sigfrido Cescut

BUDOIA - Dei tanti incontri che si possono fare in montagna, Luciano Zambon, appassionato escursionista, ne ha fatto uno davvero strano. Due chilometri oltre lo chalet di Dardago, sopra la Valle dell’Artugna, in località Pissol, a circa 600 metri di quota, mentre rientrava da una delle sue passeggiate mattutine, Zambon si è imbattuto in trenta galli d’allevamento che becchettavano l’erba, ai lati di una vecchia carrareccia. Assieme a quei volatili da cortile, c’erano due conigli, sempre a lato della strada da tempo dissestata e, poco più sotto, giaceva un grosso tacchino bianco morto, probabilmente dopo essere stato aggredito dalle volpi. Quanta razzia abbiano fatto queste ultime, fra quegli animali domestici, probabilmente abbandonati da qualcuno, non è possibile dirlo. Qualsiasi congettura può essere fatta su quei galli: trenta quando li ha visti Luciano Zambon, ma non si sa quanti potevano essere in origine. Il posto ben si presta per abbandonare degli animali da cortile. Superato il ristotrante Chalet di Dardago, si continua a salire lungo una stretta strada di montagna, superando una sbarra, peraltro sempre aperta. Dopo circa un chilometro e mezzo, finisce l’asfalto e si può avanzare con un automezzo ancora per alcune centinaio di metri sullo sterrato che la natura sta rendendo impraticabile, pieno di buche, fino alla località Pissol, dove ancora si trovano i galli e i conigli. Quella strada era stata aperta negli anni Sessanta per realizzare una speculazione immobiliare: la cosiddetta Venezia delle nevi da costruire fra il Monte Corner e il Col Sauc. È difficile prevedere oggi quanti galli siano rimasti, o quanti se ne potranno trovare domani. Tutta la Valle dell’Artugna, e la montagna circostante, ospitano una variegata fauna selvatica che comprende anche le volpi. A ogni buon conto, Luciano Zambon ha informato i carabinieri di Polcenigo e le guardie forestali di Aviano del suo strano incontro mattutino con galli, conigli e tacchino. L’abbandono degli animali domestici è sempre un atto disdicevole. In questo caso, bisognerebbe capirne il motivo e a chi appartenessero in origine. A prima vista qualche gallo appare un po’ spennacchiato, ma solo un veterinario potrebbe stabilire se quei volatili, e i conigli che brucano lungo la carrareccia, siano sani o ammalati e, nella seconda eventuale ipotesi, capire di cosa soffrono.

 

MEDICINA LIVE
11 MARZO 2013

Autismo: bambini meno aggressivi grazie ai cani

In caso di autismo, l’interazione tra cane e bambino potrebbe portare quest’ultimo ad essere meno ansioso ed aggressivo e più socievole con terze persone. Lo sostiene uno studio condotto dall’ISS, pubblicato sulla rivista di settore Journal of Alternative and Complementary Medicine.
Secondo il gruppo di scienziati coordinati da Francesca Cirulli ed Enrico Alleva, il rapporto che viene a crearsi tra l’animale ed il bambino, privo di qualsiasi condizionamento, aiuterebbe effettivamente il piccolo affetto da disturbi dello spettro autistico a moderare gli scatti emotivi tipici della malattia. Lo studio, di tipo revisionale, ha preso in considerazione i dati provenienti da sei diverse pubblicazioni in materia, relativi all’immissione di un cane da assistenza in una famiglia con un bambino affetto da autismo. La comparazione delle ricerche ha evidenziato come nell’interazione con l’animale domestico, il minore malato subirebbe una positiva diminuzione dell’aggressività e degli scatti, con un calo dell’ansia e dell’ormone dello stress (il cortisolo, N.d.R.). Fattori che tornavano al loro stadio iniziale all’allontanamento dell’animale.
Questo ha portato gli scienziati italiani a chiedersi, soprattutto in virtù degli stessi dati raccolti in caso di interazioni cane-terapista-bambino, se non sia il caso di utilizzare i cani come strumento terapeutico in caso di autismo. Anche in gruppo infatti il piccolo dimostra meno eccessi ossessivi ed aggressivi, sorride di più ed appare più affettuoso.
Commenta Francesca Cirulli: I risultati sono incoraggianti. Per ora possiamo parlare di ipotesi scientifiche, che vanno validate dal confronto coi cosiddetti gruppi di controllo. Saranno necessari altri studi con campioni più ampi; i disordini dello spettro autistico, poi, sono eterogenei per cui non si può generalizzare, ma occorre esaminare caso per caso. Non a tutti i bambini, inoltre, piacciono i cani. L’animale va scelto con l’aiuto del medico o di chi sostiene psicologicamente il bambino ma anche di allevatori o istruttori cinofili che sanno dare consigli sulla razza più indicata.
Potrebbe presto aprirsi un nuovo approccio terapeutico dell’autismo? E’ questa la speranza.

 

SPESA DUEPUNTOZERO
11 MARZO 2013

Scattano le nuove norme sui cosmetici in Europa (niente più test sugli animali)

Quello entrato in vigore oggi, voluto dall’Unione Europea, è un divieto che farà felici molti abituali consumatori di prodotti cosmetici. Sarà infatti vietato vendere nei paesi di tutta l’UE cosmetici testati sugli animali. A confermarlo la stessa Commissione Europea, che ribadisce “il suo impegno a rispettare il termine fissato dal Consiglio e dal Parlamento nel 2003 e spiega come intenda continuare a sostenere la ricerca e l’innovazione in questo settore promuovendo al contempo il benessere degli animali in tutto il mondo”. “L’entrata in vigore odierna del divieto completo di commercializzazione – commenta il Commissario europeo responsabile per la Salute e la politica dei consumatori, Tonio Borg – costituisce un segnale importante del valore che l'Europa attribuisce al benessere degli animali”.
La Direttiva 2003/15 impone il “divieto di sperimentare su animali, o importare, anche gli ingredienti oltre ai prodotti cosmetici”. Una vera rivoluzione messa in campo in quella Unione Europea che è anche il principale mercato del mondo nel settore cosmetici. Una sfida non solo etica, perchè costringerà tutti i produttori mondiali che vogliono vendere cosmetici in Europa ad adeguarsi a queste direttive (oppure rinunciare a questo importante mercato).
“I test sostitutivi in ambito cosmetico sono già ampiamente diffusi, tra i più noti quelli in vitro, risultati più affidabili, sicuri, economici e veloci – spiega Michela Kuan, responsabile Lav Vivisezione – Questo è un chiaro segnale di come le leggi possano influenzare anche il mondo dell’industria veicolando le risorse in cui investire. E’, quindi, fondamentale che il nuovo Parlamento preveda subito ulteriori tappe per far applicare tutti i metodi sostituivi già disponibili, e sostenere la ricerca di altri in tutti i settori di sperimentazione sugli animali”.
Il caso Coop. Dallo scorso 14 dicembre Coop è stata la prima catena della grande distribuzione italiana ad entrare nella lista della LAV,  aderendo allo standard internazionale “Non Testato su Animali”, in base al quale le aziende aderenti infatti si impegnano a non commissionare e a non effettuare test su animali sul proprio prodotto finito (cosa che Coop già faceva) e anche su tutte le materie prime che lo compongono.
Il prossimo passo dell’UE potrebbe essere quello per una società low carbon, mirata alla difesa della stabilità del clima e alla lotta contro la crescita degli eventi meteo estremi. Nel frattempo, tutte le persone che da oggi in poi utilizzeranno cosmetici, avranno una garanzia in più..

 

AGEN PARL
11 MARZO 2013  

WWF: BUONE NOTIZIE PER GLI SQUALI

Milano - "Gli Stati Parte della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES) hanno approvato oggi una migliore protezione per tre specie di squali, innalzandone il livello di protezione e inserendoli nell’Appendice II, ciò al fine di potere più seriamente monitorare e regolamentare il commercio di questi animali ed in particolare delle pinne di pescecane e della loro carne. "Questo è un momento di svolta importante per al conservazione anche delle specie marine che dimostra come i Governi impegnati nella corretta applicazione e nella promozione della CITES sono a favore di una pesca sostenibile e sono preoccupati per l’eccessivo sfruttamento degli squali per uso commerciale e delle specie marine in generale. La decisione di oggi servir&agra ve; a rallentare e a cercare di porre un controllo al frenetico sovrasfruttamento degli squali che li sta spingendo sull'orlo del collasso, stock di intere popolazioni sono oramai ridotti e sull’orlo dell’estinzione. Tale inserimento in CITES è una opportunità per impedire che si continui ad alimentare il mercato di questi prodotti e si aumenti il controllo di un mercato sempre più spinto. Regolamentare il commercio di specie marine come gli squali, che si trovano ad affrontare pressioni commerciali senza precedenti, è la chiave per salvarli e garantire ai nostri oceani di poter contribuire alla sicurezza alimentare e di rimanere sani e produttivi. I governi oggi hanno seguito le migliori indicazioni scientifiche per prendere decisioni sullo sfruttamento dei mari e ci auguriamo che proseguano su questa strada, che assumano decisioni importanti e necessarie sulla introduzione di specie dal mare e si faccia chiarezza anche su posizioni non semp re chiare come quella dell’Italia che alla CITES di Bangkok non ha ancora fatto capire quale sia la sua vera posizione. Incoraggiamo i governi a proseguire su queste decisione e non riaprire il dibattito o metteranno a rischio questa vittoria" ha detto Massimiliano Rocco responsabile Specie, TRAFFIC e Foreste del WWF Italia. Come prevedono le procedure CITES della Conferenza infatti ciò che è stato deciso e approvato oggi potrebbe essere rimesso in discussione, pertanto tutte le questioni legate agli squali potrebbero essere messe in discussione prima fine della conferenza CITES prevista per giovedi".
Le specie considerate sono: squalo Oceanico pinna bianca- votazione : Sì 92 (68,7%), no 42, astenuti 8 squalo martello , grande e liscio votazione: Sì 91 (70%), no 39, astenuti 8 Squalo Smeriglio votazione: Si 93 (70,4%), no 39, astenuti 8. Le popolazioni di squali stanno diminuendo ad un ritmo molto rapido in tutto il mondo, con perdite fino a 86% in alcune località. Il mercato dei prodotti di squalo è un lusso, si può vivere senza la zuppa di pinne di squalo visto anche che oggi questo piatto costa sempre di più con la vendita di pinne che arrivano a 135 dollari al Kg a Hong Kong. L’inserimento delle tre specie nell’appendice II serve ora a regolamentare il commercio internazionale, riducendo il rischio di estinzione di queste specie. Questa non è la prima volta che le specie di squali sono in discussione alla CITES. Lo squalo Smeriglio ha perso per un solo voto la possibilità di essere inserito nell’appendice II alla Conferenza CITES tenutasi nel 2010.

 

WALL STREET
11 MARZO 2013

Gli ambientalisti contro la zuppa di pinne di squalo, Cites chiede più tutele

Roma - Sono 38 milioni gli squali che vengono uccisi ogni anno per ottenere 1,7 milioni di tonnellate di pinne, ingrediente principale di una delle ricette più tradizionali della cucina cinese, la zuppa di pinne di pescecane. Irrinunciabile nei banchetti cerimoniali asiatici, da mettere invece al bando per gli ambientalisti e per le nuove generazioni di consumatori cinesi, sempre più preoccupati dall'impatto ambientale causato da questa pratica. Sulla questione si sono accesi i riflettori della Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, la cui riunione è in corso a Bangkok. Due terzi dei votanti (il 68%) si è espresso a favore dell'inclusione dello squalo pinna bianca nell'appendice II della Convenzione, che richiede, per il commercio di questa specie, la certificazione di sostenibilità. Con Cina e Giappone contrari, invece, ad aumentare le tutele. Ora, i Paesi membri della Cites hanno a disposizione 18 mesi per adeguarsi alle nuove disposizioni commerciali. La zuppa di pinne di squalo è stata a lungo considerata un piatto esclusivo e costoso, ma la sua popolarità è cresciuta di pari passo con l'aumento del numero di cinesi benestanti, fino a diventare un business multi miliardario: oggi un kg di pinne di squalo essiccate arriva può costare più di 600 dollari. Per procurarsi l'ingrediente di base, i pescecani vengono pescati, privati delle pinne e poi rigettati in mare dove muoiono dissanguati o per mancanza di ossigeno. E' il destino di milioni di squali l'anno, animali che impiegano anni per raggiungere la maturità sessuale e, quindi, per potersi riprodurre. Insomma, tra la pressione eccessiva esercitata della pesca e il basso tasso di riproduzione, gli squali non riescono a riprodursi sufficientemente e il risultato è che tutte le 14 specie di squalo soggette a commercio sono a rischio sopravvivenza, un rischio che minaccia l'intero ecosistema con conseguenze non prevedibili. Attualmente ci sono solo due impegni giuridicamente vincolanti che disciplinano la pesca degli squali, sia per la carne sia per le pinne: la Cites e la Convenzione sulle specie migratorie. Insieme, hanno stilato un elenco di sole tre specie di squali a rischio estinzione: lo squalo elefante, lo squalo balena e lo squalo bianco. La speranza degli ambientalisti è che la Cites a Bangkok decida di includere in questa lista anche lo squalo oceanico pinna bianca, lo squalo smeriglio, le tre specie di squalo martello e tutte le specie di manta. Secondo una ricerca dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, la pesca dello squalo pinna bianca per i l commercio delle sue pinne ha causato un calo della presenza della specie tra il 70 e il 93% in diversi territori. Questa specie è una delle 5 che sono state prese in considerazione per l'inclusione nell'appendice II che richiede, per il commercio degli animali, la certificazione di sostenibilità. Anche lo squalo martello è stato incluso nell'appendice con il 70% dei voti. Anche in questo caso, la specie è fortemente minacciata dalla pesca che punta alle pinne dell'animale, con una riduzione dell'animale, in alcune zone, dell'80-90%.

 

NEL CUORE.ORG
11 MARZO 2013

GIAPPONE, "STOP ALLA CACCIA ALLE BALENE PER QUESTA STAGIONE"
Lo sostengono gli attivisti radicali di Sea Shepherd

Il Giappone avrebbe detto basta definitivamente alla caccia "scientifica" alle balene per questa stagione. Lo sostengono gli attivisti del gruppo ecologista radicale Sea Shepherd, che ogni estate australe ostacolano con vari mezzi nei mari antartici la flotta baleniera giapponese. Quest'anno, secondo loro, sono state uccise meno di 75 balene su una quota programmata di circa 950.
Dopo una serie di violente collisioni fra le baleniere e la flotta di Sea Shepherd, la "nave mattatoio" Nisshin Maru e le imbarcazioni arpionatrici si sono allontanate dal territorio antartico australiano verso l'Oceano Indiano, seguite dalle navi di protesta. "La stagione è finita: bene per noi. Le condizioni del tempo continuano a peggiorare e sarebbe stato impossibile per i giapponesi uccidere più balene", ha detto il fondatore del gruppo e comandante della flotta di protesta Paul Watson: "Siamo intervenuti, abbiamo tenuto duro e abbiamo vinto".
Intanto, il governo giapponese non ha commentato le affermazioni di Sea Shepherd e il console generale a Melbourne, Hidenobu Sobashima, ha detto che il suo governo non fa dichiarazioni sui movimenti della flotta. Secondo il ministro australiano dell'Ambiente, Tony Burke, non basta sapere che la flotta giapponese torna in patria, se poi ha intenzione di tornare la prossima estate. L'opposizione dell'Australia alla caccia alle balene nell'Oceano Meridionale sotto il pretesto della ricerca scientifica è alla base del ricorso presentato insieme alla Nuova Zelanda presso la Corte internazionale di giustizia, ha ricordato Burke. Che ha concluso così: "Speriamo che questa sia l'ultima o quasi l'ultima occasione in cui possono comportarsi in questa maniera, prima ch e la Corte internazionale emetta il proprio verdetto".

 

LA ZAMPA.IT
11 MARZO 2013

Africa, le recinzioni riducono il rischio di estinzione dei leoni
I ricercatori australiani sostengono che in questo modo “il Re della jungla” verrebbe salvaguardato, abbattendo al contempo i costi  per il mantenimento

Puntare sulle recinzioni, è questa la strategia per salvare dall’estinzione i leoni in Africa, secondo un nuovo studio della Charles Darwin University pubblicato sulla rivista “Ecology Letters”. La ricerca ha dimostrato che i leoni che vivono nelle riserve recintate e protette, come il Kruger National Park, hanno maggiori possibilità di sopravvivere e riprodursi serenamente dei leoni che vivono in libertà, ridotti nei numeri dalla presenza sempre più invasiva dell’uomo nei loro habitat naturali.  
Lo studio ha rilevato che i leoni in libertà in Africa - agli attuali livelli di stress - si ridurranno drasticamente nei prossimi 20-40 anni. Al contrario, i leoni che oggi risiedono in aree naturali recintate e protette da invasioni esterne non correranno il rischio di trovarsi sull’orlo dell’estinzione per i prossimi cento anni. La nuova ricerca rivela che un forte investimento economico iniziale per recintare le popolazioni di leoni porterà vantaggi sul lungo periodo a basso costo. I costi iniziali di costruzione delle recinzioni sono alti, circa tremila dollari per chilometro quadrato. Ma una volta erette le recinzioni, il mantenimento dell’ottanta per cento della densità dei leoni richiede sol o 500 dollari per chilometro quadrato all’anno. Ciò a fronte dei più di duemila dollari per chilometro quadrato annui utilizzati per mantenere solo il 50 per cento della densità potenziale delle popolazioni di leoni in Africa nelle aree non recintate.  

 

CAMPAGNA AMICA VENEZIA
11 MARZO 2013  
 

Cinghiali radioattivi, rischio in Umbria: tutta colpa di Chernobyl

Chernobyl non smette di fare paura. A 27 anni dal disastro causato dallo scoppio del reattore 4 della centrale nucleare, è stato proprio il Cesio 137 portato dal vento dalla lontana Bielorussia a contaminare le carni dei cinghiali della Valsesia, risultate positive ai controlli dell’Istituto Zooprofilattico di Torino.
L’Arpa del Piemonte, ieri, ha escluso ipotesi diverse, come potevano essere gli incidenti, di gravità molto minore ma più vicini, accaduti negli ultimi anni in impianti di Francia o Slovenia, oppure le contaminazioni causate da ex siti nucleari non lontani dalla Valsesia, a Trino e Saluggia (Vercelli).
Il «monitoraggio costante» effettuato dall’agenzia – è stato spiegato nella riunione convocata d’urgenza all’Istituto Zooprofilattico di Torino, in video-collegamento con il ministero della Salute, il comando dei Nas e dei Noe – «non ha mai riscontrato valori anomali» dopo il 1986.
Ed ora, dopo la scoperta del cesio nei cinghiali dell’Alta Valsesia, per molti esperti del settore nient’altro che una conferma della ricaduta nel tempo degli effetti di Chernobyl, i controlli saranno estesi a tutte le aree dell’arco alpino, tra le più contaminate dal fall-out di Chernobyl, e ad altre specie animali.

 

LA SENTINELLA
11 MARZO 2013

Cinghiali radioattivi, timori anche nelle Valli Orco e Soana

CERESOLE (TO) - Della nube di Chernobyl e delle sue conseguenze, nelle valli Orco e Soana, ormai, non ne parlava più nessuno. A riportarla alla ribalta in questi giorni sono stati i cinghiali radioattivi della Valsesia. Il ritrovamento di alte dosi di cesio 137, nelle viscere dei capi abbattuti dai cacciatori in quella zona, ha innescato una certa apprensione anche in queste valli. Qui la popolazione pareva aver rimosso la paura di quel lontano 1986, quando era venuta a sapere che la nube formatasi dallo scoppio di una centrale nucleare distante migliaia di chilometri aveva scaricato, grazie ad una pioggia battente, una consistente dose di sostanze radioattive proprio in questa parte delle Alpi. Ora, dopo quasi trent’anni, i valligiani si chiedono quanto sia ancora alto il livello di inquinamento e temono che anche qui siano radioattivi i cinghiali e magari altri animali,nonché vari vegetali come mirtilli, funghi, tuberi, patate In effetti, se sarà confermato che la contaminazione in Valsesia è proprio una conseguenza di Chernobyl, ci sono probabilità che si trovi del cesio 137 anche nei cinghiali delle valli canavesane, compresi quelli abbattuti dai guardaparco, nell’ambito dei piani di contenimento nel Parco nazionale Gran Paradiso. «Non possiamo escluderlo,visto il genere di alimentazione di questi animali – afferma Bruno Bassano, responsabile del servizio sanitario del parco – noi non abbiamo dati in quanto non effettuiamo questo tipo di controlli, di competenza degli organismi regionali, Arpa e istituzioni universitarie, i quali, ora, prevedibilmente, monitoreranno tutte le valli e con cui siamo pienamente disponibili a collaborare».

 

LA STAMPA
11 MARZO 2013

Cinghiali al cesio, entro tre settimane gli esiti dei primi controlli
Si allarga la zona delle analisi su animali e territorio

Maria Cuscela

Si allargano i controlli sugli animali selvatici dopo i 27 cinghiali contaminati dal cesio 137 abbattuti in Valsesia durante la scorsa stagione di caccia.Nel Monferrato astigiano l'Asl ha disposto controlli non solo sugli ungulati, ma anche su lepri, caprioli, funghi, tartufi e mirtilli. Allerta anche nelle zone confinanti come il Vco (oltre 1400 cinghiali abbattuti nel 2012) e nel Novarese dove gli abbattimenti annui si aggirano tra i 1200 e i 1500 capi. Ma in generale sono tutto il Piemonte e la Valle d'Aosta ad essere interessati dai controlli disposti dall'Arpa in collaborazione con l'Istituto zooprofilattico. «In tre settimane si dovrebbe sapere se la contaminazione da cesio 137 rilevata in Valsesia è limitata solo a quell'area oppure è estesa ad altre zone del Piemonte», dice Maria Caramelli, direttrice dello Zooprofilattico dove c'è stata una riunione per stabilire il calendario di verifiche che riguarderanno non solo gli animali, ma anche latte e formaggi.
Il centro della crisi è la Valsesia, una delle aree più colpite dalle piogge intense che caratterizzarono nel 1986 i giorni immediatamente seguiti il disastro di Cernobil. Qui è atteso a ore l'arrivo del laboratorio mobile, con i carabinieri del Noe e del Nas: i primi procederanno al campionamento di terra ed acqua, gli altri invece si occuperanno delle matrici alimentari che verranno poi portate nel centro specializzato di Foggia: dalla selvaggina ai frutti di bosco, dai funghi, al latte e ai formaggi. Il ministero della Salute intanto non ha ancora comunicato i dati ufficiali già anticipati durante la riunione d'urgenza di coordinamento di venerdì mattina a Torino ma molte azioni sono già state intraprese. L'ultima novità trapelata riguarda il sequestro delle carni dei 27 capi contaminati di cui due in particolare schedati con codice «rosso» e cioè con valori ben al di sopra del livello di guardia. I veterinari dell'Asl di Vercelli hanno contattato i cacciatori che li avevano abbattuti affinché non utilizzino la carne presente nei congelatori per metterla a disposizione di ulteriori accertamenti.

 

AIOL.IT
11 MARZO 2013

Le agenzie dell’UE forniranno consulenza sui rischi derivanti dal fenilbutazone nella carne equina

La Commissione europea ha chiesto all'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e all’Agenzia europea per i medicinali (EMA) di eseguire una valutazione congiunta dei rischi per la salute umana derivanti dalla presenza di residui del farmaco antinfiammatorio fenilbutazone nella carne di cavallo. La richiesta fa seguito alla recente individuazione di prodotti a base di carne bovina adulterati con carne equina e al rinvenimento di fenilbutazone, noto anche come “Bute”, in un piccolo numero di carcasse equine destinate alla filiera alimentare.
Le agenzie dell’UE forniranno consulenza scientifica entro il
15 aprile 2013, per contribuire a informare le decisioni della Commissione europea in merito a questi recenti riscontri.
Per eseguire la valutazione del rischio congiunta, le due agenzie si avvarranno di tutte le prove scientifiche a disposizione e prenderanno in considerazione i dati e risultati dei test sulla carne equina in corso negli Stati membri, non appena disponibili.
In una dichiarazione congiunta l’EFSA e l’EMA renderanno noto il proprio parere su qualsiasi rischio potenziale per i consumatori derivante dalla presenza di residui di fenilbutazone nella carne equina. A tal riguardo le agenzie prenderanno in considerazione sia il rischio associato al consumo della stessa carne equina sia quello derivante da altri prodotti adulterati con carne equina. Alle agenzie è stato chiesto di raccomandare, se del caso, la necessità o meno di misure supplementari di controllo per ridurre al minimo qualsiasi rischio individuato.
Il fenilbutazone è impiegato sporadicamente in medicina umana per il trattamento di patologie infiammatorie gravi per le quali nessun altro trattamento è ritenuto idoneo. In medicina veterinaria il suo impiego è consentito in alcuni Stati membri come analgesico e antinfiammatorio in animali non destinati alla produzione di alimenti (cani e cavalli sportivi).
L’uso del fenilbutazone non è consentito per il trattamento di animali destinati alla filiera alimentare umana; pertanto l’eventuale presenza della sostanza negli alimenti di origine animale deriva dall’uso illecito di carcasse di cavalli trattati.

 

IL GIORNALE DI VICENZA
11 MARZO 2013

Parco Querini invaso dalle nutrie
IL CASO. Sono sempre più numerosi i roditori che stazionano nello specchio d'acqua attorno al tempio. Un “regalo” dell'alluvione del 2010. Il messaggio di Dalla Pozza: «Bisognerebbe allontanarle ma non possiamo toccarle perché la competenza è della Provincia»

Giulia Guglielmi

VICENZA. L'assessore all'Ambiente Antonio Dalla Pozza le definisce, con una punta d'ironia, «un regalo dell'alluvione del 2010».  E il gentile presente porta le sembianze, non così gradite, di una nutria. Che una proprio non è, visto che almeno da un paio d'anni si sono insediati al parco Querini numerosi esemplari. I roditori, infatti, hanno preso dimora nell'isolotto sul quale campeggia il tempietto costruito da Antonio Piovene. Uno spazio sul quale, negli anni, eravamo abituati ad ammirare cigni, anatre e pavoni, anziché nutrie. Le quali, anche per costituzione di comportamento, dettano supremazia territoriale al posto delle anatre, brucando erba qua e là e non risparmiandosi inseguimenti a discapito dei poveri pennuti. Tanto che se sono state inserite nell'elenco delle cento specie invasive più dannose al mondo, un motivo c'è.  «Purtroppo - spiega Dalla Pozza - la competenza in materia d'interventi è provinciale. È un'assurdità, ma noi non possiamo toccarle». Una problematica che l'Amministrazione comunale ha già gestito lo scorso anno, rivolgendosi per l'appunto alla polizia provinciale.  «Nel 2012 - spiega Dalla Pozza - abbiamo richiesto due interventi che si sono conclusi con il prelevamento di qualche decina di esemplari. Il problema è che la nutria è un animale difficile da stanare e da catturare, oltre al fatto che si riproduce con una velocità supersonica».  Il punto, però, non è solo questo: «Abbiamo anche avuto diretta visione - osserva Dalla Pozza - di persone che davano da mangiare a questi roditori. L'invito, quindi, è quello di non dare da mangiare agli animali del parco. Perché anche il solo gettare pezzi di pane alle anatre, implica dar da mangiare anche alle nutrie che non sono certo una specie autoctona. I visitatori non devono temere per gli altri animali, perché a loro provvede il personale del parco».  

 

NEXTME
11 MARZO 2013

Clonazione, quei 600 topi clonati in Giappone

Francesca Mancuso

La pecora Dolly ne è stata un esempio. Ma in Giappone un topo è stato clonato per ben 26 generazioni, ossia circa 600 volte. L'ultima frontiera della clonazione è quella in serie, come è accaduto presso il Centro Riken per la biologia dello sviluppo. Qui un team di scienziati guidato da Teruhiko Wakayama ha clonato un topo attraverso le sue cellule somatiche. Un numero illimitato di cloni di animali può infatti essere generato da tali cellule somatiche. Fino a qualche anno fa, una simile affermazione sarebbe appartenuta al regno della fantascienza, ma oggi è realtà, per via dei passi avanti compiuti dalla micromanipolazione, che permette ai ricercatori d i lavorare con le singole cellule e con i loro nuclei.
L'efficienza della procedura di clonazione, tuttavia, rimane molto bassa, pari a pochi punti percentuali, e anche i tentativi che danno luogo alle nascite, generano animali sì clonati ma con la presenza di una vasta gamma di gravi anomalie e patologie.
La causa di questi difetti, secondo quanto illustrato dagli scienziati nipponici, sta nelle imperfezioni della tecnica di trasferimento nucleare utilizzata per rimuovere il nucleo di una cellula ospite e sostituirlo con quello di un donatore.
Tali imperfezioni portano al fallimento totale o parziale della riprogrammazione, il processo per cui la cellula viene 'resettata' ad uno stadio 'base'. Tuttavia, i dettagli specifici dei difetti tecnici, le motivazioni precise che provocano il fallimento della riprogrammazione e le possibili soluzioni al problema, tutt'ora non sono chiare: “Nonostante queste sfide, la clonazione continua ad essere una biotecnologia di grandi promesse, date le sue potenziali applicazioni al campo della medicina rigenerativa, come ad esempio la generazione di staminali embrionali (ES), le cellule mediante trasferimento nucleare, che potrebbero un giorno permettere ai medici di creare le cellule di ricambio che si abbinano perfettamente con il profilo genetico e immunitario del paziente, eliminando così il rischio di rigetto”. Non è la prima volta che il Giappone si cimenta in una simile impresa. L'ultima frontiera in fatto di clonazione era stata quella che aveva (ed ha) come protagonista il mammut. Riportare in vita l'animale preistorico. Sembra ormai soltanto una questione di tempo.

 

ALTO ADIGE
11 MARZO 2013

Un giardino pieno di farfalle Ecco come attirarle e aiutarle

di Martina Capovin

BOLZANO - Il calendario conferma: pochi giorni e la primavera avrà ufficialmente inizio. Un paio di settimane è non inizierà solo il periodo della muta del pelo per gli amici micio e bau, ma sarà anche tempo di iniziare a ornare balconi e giardini. E perché non riempirli, oltre che di piante e fiori, anche di farfalle? Se si è interessati a vedere svolazzare questi coloratissimi animali nel proprio verde di casa, ci sono alcuni accorgimenti da seguire: che piante scegliere? Come curare farfalle e pupe? Per prima cosa, bisogna capire che scegliendo di avere un balcone o giardino pieno di colori e vita si aiuteranno soprattutto le farfalle. La diminuzione dei prati naturali nelle nostre città hanno reso la vita per imenotteri, uccellini e piccola fauna selvatica piuttosto complicata. Minacciate da pesticidi e inquinamento le farfalle saranno bene felici d i venire a vivere nella vostra oasi verde. Attirarle non sarà affatto complicato. Colori e profumi dei fiori hanno un preciso scopo e valore per loro: alcune preferiranno il rosso porpora, altre il giallo ed il blu. Non avendo un olfatto su cui contare come lo intendiamo noi, finchè non si posano sul fiore non sanno se questo avrà il nettare che desiderano oppure no. In ogni caso sono attirate da grandi fiori colorati, esposti in pieno sole. Per sapere quali siano i migliori da piantare è importante sapere quali sono le specie di farfalle adulte che trovano nella propria zone, così da scegliere al meglio e farle arrivare, nutrire e depositare le uova. I più amati sono proprio i fiori con più nettare quindi è il caso di scegliere piante con la fioritura più lunga possibile. Solitamente rose, gerani, gigli, petunie, girasoli, mirtilli, lillà e violette vanno benissimo. Più saranno le specie immesse nel v ostro spazio e più saranno le diverse farfalle che vi giungeranno. Non dovranno mancare però la Buddleja, chiamato anche albero delle farfalle, e delle pietre sulle quali le bestioline si potranno posare per prendere il sole. Importante oltretutto “condire” i fiori piantati con alcuni cespugli, a esempio finocchio, prezzemolo o aneto, che possano fungere da riparo e di cui possano cibarsi le pupe. Ultimo consiglio per attirare le colorate farfalle verso di voi: fate bollire una piccola quantità d’acqua (due o tre bicchieri) e aggiungete qualche cucchiaio di zucchero. Quando il composto si sarà raffreddato immergeteci un tovagliolo che poi potrete posizionare tra le piante in giardino: le piccole bestioline colorate arriveranno a bizzeffe.

 

GEA PRESS
12 MARZO 2013

Castel Sant’Angelo (RI) – grosso cane forse legato ad un peso e gettato nel lago
Intervento del Corpo Forestale dello Stato e della Polizia Municipale

Il corpo del povero cane è stato trovato durante un normale servizio di controllo del Corpo Forestale dello Stato, Comando Stazione di Antrodoco.
Tra le ipotesi alle quali gli inquirenti stanno ora lavorando, c’è anche quella che il grosso  Dogue de Bordeaux, possa essere stato in qualche maniera legato e poi gettato nelle acque del “Lago Piccolo” adiacente la Via Salaria nel Comune di Castel S. Angelo (RI).
Secondo i Forestali del Comando Stazione di Antrodoco (RI) i resti del cane presentavano, infatti, un legaccio spezzato attorno al collo. Un particolare inquietante, riferiscono dal Corpo Forestale dello Stato, che fa pensare a qualcuno che possa aver deliberatamente legato l’animale ad un peso per poi gettarlo nello specchio d’acqua. Una morte, nel caso, crudele e orribile. In alternativa qualcuno potrebbe avere investito il cane (fatto probabile vista la vicinanza con la via Salaria) e per evitare quasivoglia responsabilità ha pensato di disfarsene gettando il corpo nel laghetto.
Di certo quel cane aveva un proprietario. Grazie al lettore elettronico in possesso del Comando Stazione di Antrodoco, è stato infatti possibile risalire, dopo comunicazione all’ASL territorialmente competente, all’intestatario della scheda di anagrafe canina. L’uomo aveva sporto regolare denuncia di smarrimento circa un mese addietro. Ha poi riconosciuto il cane, una volta recatosi sul posto ove era intervenuta anche al Polizia Municipale.
Una notizia di reato, al momento a carico di ignoti, è stata inoltrata alla Procura della Repubblica di Rieti.
La Forestale sottoliena l’importanza del numero verde 1515 delle emergenze ambientali reso disponibile 24 ore su 24 dal Corpo Forestale dello Stato. Un numero valido anche per le situazioni riconducibili al maltrattamento di animali.

 

LA PROVINCIA DI COMO
12 MARZO 2013

Cani avvelenati ad Arosio
Malore per il padrone


NELLA FOTO - Arosio - L'area riservata ai cani è stata chiusa (Foto by BARTESAGHI)

AROSIO (CO) Solo fra un mese si potrà dare un nome alla sostanza che ha avvelenato, la scorsa settimana, alcuni cani nell'area appositamente adibita al loro passeggio ad Arosio, nei pressi del cimitero.
Di sicuro c'è la certezza che qualcuno ha volontariamente inserito in una o più polpette di carne macinata, lasciata poi per terra all'interno dell'area, dei piccoli cubetti di una sostanza azzurra, simile, a prima vista, a quella usata nei comuni topicidi. E che alcuni cani, dopo avere ingerito dei pezzi di carne, abbiano avuto dei malesseri.
«I sintomi accusati dagli animali che abbiamo avuto modo di tenere sotto osservazione in questi giorni - atassia, vomito e odore nauseabondo emanato dal pelo -sono generici e sono riconducibili a più sostanze» spiega la dottoressa Claudia Baiocchi del servizio di medicina veterinaria dell'Asl di Cantù, che sta seguendo il caso.
«Solo dopo le analisi - aggiunge - eseguite sulla carne recuperata, sui liquidi raccolti e sul pelo degli animali, potremo dire con certezza, quale sostanza sia stata inserita nelle polpette di carne macinata».
«Questo caso di Arosio - conclude - è particolare anche perchè l'odore emanato dal pelo del cane avvelenato, ha creato dei problemi (vertigini e malessere) al proprietario che aveva portato l'animale in macchina».

 

LA NUOVA FERRARA
12 MARZO 2013

Cane avvelenato, parco dei bimbi chiuso
A Codigoro (FE) un nuovo episodio dopo le precedenti segnalazioni di morti sospette di alcuni animali: via ai controlli

Allarme e preoccupazione serpeggiano tra i proprietari di cani di Codigoro che frequentano l’area verde di via Piemonte, di recente demonimata “Parco dei Bimbi nati nel 2011” e quella di via Liguria vicino al centro socio-riabilitativo “Il Faro”. A seguito di una segnalazione pervenuta ieri mattina alla polizia provinciale, che per competenza ha investito del problema la municipale di Codigoro, sono state segnalate diverse morti sospette avvenute qualche tempo fa di alcuni cani nell’area di via Liguria. Da ultimo, ieri, un cane è stato sottoposto a cure presso un veterinario, dopo aver ingoiato un boccone di prosciutto crudo. Per precauzione e per evitare rischi di ulteriori possibili avvelenamenti d i cani, l’area a rischio è stata delimitata, e il “Parco dei Bimbi” di Codigoro è stato chiuso. Sono in corso accertamenti veterinari e ad opera delle strutture medico- veterinarie per definire eventuali concreti rischi e l’effettiva presenza di sostanze velenose nell’area.
In ogni caso, i cittadini per segnalare la presenza di esche o bocconi avvelenati o anche per il solo sospetto, dopo aver trovato queste sostanze, possono effettuare una comunicazione sul sito www.ecouniamoci.it.
Si tratta di un sito realizzato dalla polizia provinciale, in collaborazione tra l’Area Dipartimentale di Sanità Pubblica Veterinaria dell’Ausl di Ferrara e la Prefettura, con il coinvolgimento dell'Istituto Zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell'Emilia-Romagna, dell'Ordine dei Veterinari e di tutte le Forze dell'Ordine Nazionali e Locali. A seguito degli episodi finora riscontrati, il tempestivo intervento dei professionisti del settore potrà determinare la bonifica dell’area e la valutazione della reale pericolosità delle sostanze rinvenute.

 

CORRIERE DI VITERBO
12 MARZO 2013

"Bisogna evitare una strage di gatti come avvenne nel 1991"
L'appello di una signora residente in località Infernetto che segnala alcuni casi di avvelenamento. "Non è questo il modo di trattare gli animali"

Viterbo - Bisogna evitare una strage felina. Si può sintetizzare in questa frase l’appello che viene lanciato, con una lettera aperta dalla signora Vanda Meraviglia. La donna, residente in località Infernaccio, dove negli ultimi giorni ci sarebbero stati dei casi di avvelenamento proprio a danno di alcuni gatti.
“Gli animali non chiedono nulla - scrive la signora Meraviglia - siamo noi che riceviamo il loro amore e tenerezza; sono esseri viventi che danno incondizionatamente amore e fiducia senza compromessi e non è giusto che vengano uccisi senza pietà perché magari passeggiano (parlo di felini) in un giardino che non è il loro, ma non per questo, devono ricevere morte. E’ quello che sta nuovamente accadendo in questa zona di persone perbene dove però non si esita ad uccidere queste povere bestioline. Non è questo il modo di trattare gli animali, ma soprattutto non è civiltà è puramente cattiveria, disumanità e crudeltà”.
La signora si appella “a tutte le famiglie che risiedono in questa zona silenziosa e tranquilla affinché non succeda ancora quello che è accaduto nel 1991, dove ci fu una strage di cani e gatti avvelenati e morti. Mi auguro che questo mio appello sia letto e considerato”.

 

CORRIERE ROMAGNA
12 MARZO 2013

La Forestale da ieri sta scavando fosse nei terreni usati dagli allevatori indagati per maltrattamento e morte di animali Trovate le carcasse dei cavalli
Sarebbero una decina quelli sepolti nell’improvvisato cimitero

BELLARIA IGEA M. (RN) Nuovi guai in vista per i due allevatori di cavalli santarcangiolesi (padre e figlio), indagati dalla procura della Repubblica per maltrattamento, abbandono e morte di animali. Gli uomini della Forestale, infatti, da ieri stanno scavando buche in diversi terreni che negli anni i due hanno usato per la loro attività. Obiettivo: trovare le fosse comuni dove gli allevatori avrebbero nascosto le carcasse di cavalli morti a causa delle pessime condizioni in cui erano costretti a vivere. Sono tanti gli animali di cui non si ha traccia: nei registri risultano infatti intestatari di 35 cavalli. Una caccia resa difficoltosa dalla pioggia e che al momento, secondo quanto si è potuto appurare, ha permesso di recuperare parte di scheletri di due equini; ma secondo le informazioni in mano alla Forestale le forse, sparse in un raggio di pochi chilometri dal maneggio sequestrato, potrebbero essere almeno una decina. Le scatole craniche sfondate fanno pensare che la loro morte sia stata tutt’altro che accidentale. Tempo permettendo oggi se ne dovrebbe sapere molto di più, anche perchè gli scavi sono “mirati”: la Forestale, infatti, è in possesso di una mappa dettagliata del “cimitero” che sta affiorando disegnata con le segnalazioni di molti cittadini.
Intanto il Gip del tribunale ha convalidato il sequestro preventivo del pony e del cavallo da soma trovato nei box del “maneggio lager” di via Provinciale Uso e degli altri due animali rintracciati a Riccione la cui cura è affidata ai volontari dell’Anpana (Associazione nazionale protezione animali natura ambiente). Il problema, però, è che il tribunale non può accollarsi l’onere del loro mantenimento e quindi non è da escludere che a breve vengano messi all’asta.

 

IL RESTO DEL CARLINO
13 MARZO 2013

Sono sei le carcasse di cavalli trovate alla scuderia 'lager'
Dissotterrate dalla Forestale
Si è conclusa la ricerca che nei terreni vicini alla stalla dove la procura ha sequestrato una decina di cavalli che rischiavano di morire di fame e di stenti

Rimini - Hanno scavato per alcuni giorni i militari della Forestale e hanno hanno dissotterrato le carcasse di sei cavalli morti da almeno tre anni nella fattoria lager di Santarcangelo, la fattoria dove la scorsa settimana erano stati trovati una decina di cavalli e capre lasciati quasi morire di fame e di stenti. Il pm Davide Ercolani, a fine febbraio, aveva infatti ottenuto il sequestro dei 10 equini superstiti per tentare di salvarli. Nel frattempo ha avviato un'indagine nei confronti dei gestori, padre e figlio residenti a Santarcangelo di 52 e 23 anni, titolari dell'azienda agricola: l'ipotesi di reato nei loro confronti è maltrattamento, abbandono e morte di animali. Gli scavi fatti a Santarcangelo dalla Forestale di Rimini si sono conclusi grazie ad alcune testimonianze che hanno permesso di individuare d ove potevano essere stati sotterrati gli animali morti. Le carcasse sono state trovate in un campo, vicino ad un altro maneggio precedentemente utilizzato dai due allevatori. I resti dei cavalli in alcuni casi erano chiusi in sacchi di iuta. La Forestale ha quindi allertato le autorità di polizia veterinaria e di igiene ambientale e ha posto sotto sequestro i resti degli equini.

http://multimedia.quotidiano.net/?tipo=photo&media=55584

 

LA REPUBBLICA
13 MARZO 2013

Fattoria lager nel Riminese, trovati i resti di sei cavalli

Nell'azienda agricola erano già stati trovati alcune bestie lasciate quasi morire di fame e di stenti. I titolari sono accusati di maltrattamento, abbandono e morte di animali
I militari del Corpo forestale dello Stato hanno dissotterrato le carcasse di sei cavalli morti da almeno tre anni in una  fattoria 'lager' a Santarcangelo, nel Riminese. Si tratta, spiega l'Ansa, di una fattoria dove erano stati già trovati una decina di cavalli e capre, lasciati quasi morire di fame e stenti. Il sostituto procuratore Davide Ercolani, a fine febbraio, aveva infatti ottenuto il sequestro dei 10 equini superstiti per tentare di salvarli. Nel frattempo ha avviato un'indagine nei confronti dei gestori, titolari dell'azienda agricola: l'ipotesi di reato nei loro confronti è maltrattamento, abbandono e morte di animali.

 

NEL CUORE.ORG
13 MARZO 2013

BLITZ NEL RIMINESE: SEI CARCASSE DI CAVALLI TROVATE SOTTO TERRA
Il CfS: due denunce, animali infilati in sacchi di iuta

Carcasse di sei cavalli morti da almeno tre anni in una fattoria "lager" a Santarcangelo di Romagna (Rimini). Le hanno dissotterate i militari del Corpo forestale dello Stato in una fattoria, dove erano stati già trovati una decina di cavalli e capre, lasciati quasi morire di fame e stenti.
Il sostituto procuratore Davide Ercolani, a fine febbraio, aveva infatti ottenuto il sequestro dei 10 equini superstiti per tentare di salvarli. Nel frattempo, ha avviato un'indagine nei confronti dei gestori, padre e figlio residenti a Santarcangelo di 52 e 23 anni, titolari dell'azienda agricola: l'ipotesi di reato nei loro confronti è maltrattamento, abbandono e morte di animali.
Le operazioni di scavo, fatte a Santarcangelo dal personale della Forestale di Rimini, per la ricerca di ulteriori cavalli, che risultavano in carico ai due "allevatori" già ; denunciati, si sono quindi concluse grazie ad alcune testimonianze che hanno permesso di individuare i luoghi dove potevano essere stati sotterrati gli animali morti. Le carcasse sono state scoperte in un campo, vicino ad un altro maneggio precedentemente usato dai due uomini. I resti dei cavalli in alcuni casi erano chiusi in sacchi di iuta. La Forestale ha, quindi, allertato le autorità di polizia veterinaria e di igiene ambientale e ha posto sotto sequestro il materiale dissotterrato.

 

LA PROVINCIA PAVESE
12 MARZO 2013

Si ribalta camion carico di cavalli, pompieri in azione
Il camion carico di cavalli ha rischiato di ribaltarsi: a salvare gli animali sono stati i vigili del fuoco di Voghera (PV)

Il camion carico di cavalli ha rischiato di ribaltarsi: a salvare gli animali sono stati i vigili del fuoco di Voghera. E’ accaduto alle 21 di ieri, domenica. Un camion che trasportava una decina di cavalli aveva appena lasciato il ranch di via Morato, dove c’era stata una manifestazione. Il camionista non conosceva bene la strada stretta ed è finito con una ruota posteriore nel fosso. Il camion si è mezzo ribaltato. A portare fuori i cavalli sono stati i pompieri, che poi hanno raddrizzato il camion con un grosso muletto montacarichi. I pompieri hanno lavorato fino alle 23.

 

ALTO ADIGE
12 MARZO 2013

Abbandona il cane, multato di 300 euro

MILLAN (BZ). Un gesto insensibile quanto deplorevole quello messo in atto ieri pomeriggio a Millan ai danni di un innocente quattrozampe, legato ad un corrimano e abbandonato lungo via Sarnes per quasi tutto il giorno. Si tratta di un piccolo “volpino” di taglia media, maschio, dall'età apparente di circa 4 o 5 anni, ben tenuto e amichevole. Se non fosse stato per l'intervento di una cittadina domiciliata nelle vicinanze infatti, il povero cane sarebbe rimasto lì per tutta la notte e chissà quanto altro tempo. Il fatto è accaduto ieri pomeriggio poco prima delle 17, “qualcuno” ha legato il povero animale alla ringhiera di un passamano pedonale con un laccio da tenda, nelle vicinanze della gelateria “Hofer” di via Sarnes, allontanandosi subito dopo. L'animale, lasciato solo senza cibo né acqua, è stato avvistato più volte da pedoni ed automobilisti in transito ma nessuno fino a sera è tornato a riprenderlo. Così, una donna che abita da quelle parti è arrivata in suo aiuto e lo ha sfamato. La bestiola era a digiuno e disidratato ma nel contempo si è dimostrato docile e si è fatto avvicinare senza alcun problema. Non avendo alcun tipo di collare con un indirizzo o un recapito telefonico, la donna ha chiamato la polizia municipale che di seguito ha allertato l'accalappiacani di Bolzano che in tarda serata è venuto a prenderlo per portarlo alla Sill, il canile comunale di Bolzano. Qui, la svolta, perché è il piccolo animale al canile non è mai arrivato proprio grazie al suo chip di riconoscimento. Tutti gli accalappiacani infatti, sono in possesso di un lettore di questo chip così da poter riconsegnare gli animali trovati al legittimo proprietario. Tutto questo però, non prima di una salata multa da 300 euro al proprietario per mancata custodia di animale.

 

CORRIERE DELLA SERA
12 MARZO 2013

L'OPERAZIONE DEL Cfs
Castel Volturno, il corpo Forestale  salva 120 animali di specie protette
Il blitz in un centro dove erano tenuti gli esemplari La struttura era priva delle autorizzazioni necessarie

CASERTA – Blitz e salvataggio di 120 animali di specie in via d’estinzione a Castel Volturno. Il personale della stazione Forestale ha infatti provveduto a sequestrare da una struttura senza autorizzazione gli esemplari protetti. Gli agenti, con il supporto tecnico/specialistico dell’Asl di Caserta e della polizia locale ha ispezionato una struttura in cui erano presenti gli animali, quasi tutti uccelli di protette dalla Convenzione di Washington. Dagli accertamenti è emersa la mancanza dei permessi per la detenzione degli animali, da cui il sequestro cautelativo. L’operazione rientra in una serie di controlli presso commercianti, privati, e siti web, per scongiurare il fenomeno della compravendita illegale di specie protette.

 

CORRIERE DELLA SERA
12 MARZO 2013

Aprirà al Bioparco di Roma all'inizio dell'estate
Il museo del crimine ambientale, testimonianza delle torture sugli animali
Oltre 70 mila reperti di animali e piante protetti recuperati in Italia dalla Forestale

Carlotta Clerici

Gli orsi torturati per estrarre le bile. La strage dei rinoceronti massacrati per la polvere contenuta nei loro corni. Sono due esempi dei crimini contro il pianeta che verranno spiegati nel Museo permanente del crimine ambientale, pronto a debuttare all’interno del Bioparco di Roma all’inizio dell’estate. Il primo polo museale europeo che esporrà il patrimonio formato dai sequestri dal Corpo forestale. Un tesoro della morte fatto di corpi, pelli, zanne e pezzi di corno, composto da più 70 mila reperti, che verrà usato per insegnare ai bambini il rispetto della vita e le motivazioni che stanno dietro a questi crimini brutali.

SEQUESTRI – A pensare di utilizzare in maniera pedagogica il patrimonio dei reperti sequestrati dalla Forestale, il neo presidente del Bioparco Federico Coccia. Veterinario e padre di tre figli che, oltre a prendersi cura degli animali che popolano Villa Borghese, ha deciso di trovare un modo per sensibilizzare il grande pubblico sul commercio illegale della fauna e della flora in via d’estinzione. Facendo costruire all’interno del parco uno spazio espositivo di 600 metri quadro e suddiviso in aree geografiche dove, a partire dall’estate, si potrà vedere il bottino sequestrato dalle numerose operazioni nazionali e internazionali effettuate dagli agenti forestali.

PATRIMONIO STATALE – In scena, una parte dei più dei 70 mila reperti conservati in Italia. Tra cui, ad esempio, l’avorio, le pelli, i gusci delle tartarughe, i corni di rinoceronte, i pezzi di corallo e le conchiglie. Ma anche i monili, i souvenir e i medicinali realizzati con parti di piante e animali protetti e tutelati dalla Convenzione internazionale di Washington (Cites). «Generalmente», spiega Coccia, «si tende a nascondere e a conservare questo tipo di reperti, mentre è importante che i bambini sappiano la verità sui crimini che vengono fatti contro gli animali. Capendolo attraverso un percorso educativo e non in maniera scioccante».

RUOLO EDUCATIVO – Una comprensione del crimine che può avvenire più facilmente, soprattutto se poco prima si è visto e giocato con gli animali in vita. «Vedere gli stessi animali prima vivi e in buona salute aiuta i bambini a capire i motivi per cui è necessario non fargli del male. E lo scopo per cui il Corpo forestale si batte per fermare il traffico illegale». Operazioni sul campo che i bambini potranno comprendere meglio anche grazie ai video dei recuperi dei reperti, che verranno proiettati all’interno dell’ultima stanza del museo. Un impatto emotivo che, oltre per gli animali, verrà sollecitato anche per i reati botanici. «Nei 17 ettari del Bioparco», conclude Coccia, «ci sono piante secolari. Ed è importante che i bambini capiscano anche quanto sia grande il valore della loro vita».

TRAFFICO ILLEGALE – Un amore per la vita che sta al centro delle operazioni del Cites, impiegati a contrastare i traffici che muovono un giro d’affari da oltre 260 miliardi. Inferiore, come guadagni, solo a quello delle droga e delle armi. «Ogni anno», spiega Ciro Lungo, responsabile del servizio Cites della Forestale, «sequestriamo una media di 6 mila reperti e circa 1.300 esemplari vivi». Tra i sequestri, anche i prelievi illegali fatti dalla barriera corallina e le parti di piante, come ad esempio la corteccia del Prunus africana considerata un rimedio per la prostata. «A essere sotto scacco dei traffici mafiosi però», conclude Lungo, «sono soprattutto i grandi animali, come tigri, elefanti e rinoceronti».

IL MASSACRO – Tra gli esempi dei crimini che più colpiscono, la strage degli orsi della luna in Tibet. Dove più di 20 mila esemplari sono costretti a vivere in lager chiamati fattorie della bile, con un catetere impiantato nell’intestino per estrarre il liquido considerato prezioso nella medicina cinese e utilizzato come ingrediente base di integratori, shampoo e persino di vini e di bevande. Una tortura straziante che può durare anche tutta la loro vita. Solo i più fortunati, infatti, riescono a uccidersi da soli impazziti dal dolore. Frantumandosi la testa contro le sbarre della gabbia o strappandosi con i denti l’intestino fino a quando il loro cuore cessa di battere. Non se la passano meglio l e tigri, gli squali, i rinoceronti, colpiti dalla superstizione umana che ha visto in alcune parti dei loro corpi il segreto della virilità. Credenze secolari che, nonostante il terzo millennio, continuano a esistere, alimentando la strage di migliaia di animali innocenti

FOTO
http://www.corriere.it/ambiente/foto/03-2013/forestale/sequestri/i-sequestri-forestale_e83bd144-8a52-11e2-8bbd-a922148077c6.shtml#1

 

ALTO ADIGE
12 MARZO 2013

Poligono abusivo a Parcines: sequestrate armi, nei guai i cacciatori
Scoperto dai carabinieri del Noe in una ex cava: l’ampia zona era usata per allenarsi al tiro a bersaglio

PARCINES (BZ). Sorvolando una vecchia cava vicino a Parcines, i carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico), coordinati dal comandante Carlo Bellini, hanno notato un’insolita struttura al suo interno. Dopo una serie di verifiche, i militari hanno scoperto che i cacciatori della zona avevano messo in piedi un vero e proprio poligono all’aria aperta, per allenarsi durante il periodo di caccia. Immediatamente, è scattato il sequestro della struttura e il presidente del Jagdverband locale è stato denunciato.
Ma facciamo un passo indietro: un mese fa, i carabinieri del Noe effettuano un controllo di routine in Alto Adige. Sorvolano una vecchia cava, che si trova a pochi chilometri da Parcines. Notano una sorta di capannone, che in realtà, lì, non dovrebbe esserci. Notano anche la presenza di persone e una serie di panchine.
La cosa viene segnalata ai colleghi del posto, che insieme al Noe danno il via all’indagine. In poco tempo, i carabinieri scoprono che la vecchia cava è frequentata da cacciatori altoatesini del posto. Non solo: il capannone è stato costruito da alcuni soci dell’associazione locale e serve come ritrovo. In estate ci si può organizzare piccole “feste” tra cacciatori. Ci sono posti a sedere. Infine, i militari capiscono che l’area all’aperto viene usata come poligono, sia durante il periodo di caccia sia quando si è fuori stagione. In questo modo, i cacciatori possono allenarsi sempre.
Il fascicolo finisce in Procura e il sostituto procuratore Giancarlo Bramante apre ufficialmente un’indagine. Innanzitutto, a livello di rilevanza e integrità dei valori paesaggistici non è fattibile costruire una struttura simile all’interno di una vecchia cava. Ma non è tutto: per gestire un poligono è necessario il permesso della questura.
Ma nessuno sembra aver sentito il bisogno di presentare una tale richiesta negli uffici della polizia. Per questo motivo, a conclusione indagine, i carabinieri hanno denunciato il presidente dell’associazione cacciatori del posto. Nei prossimi giorni, verranno effettuato una serie di verifiche e alcuni cacciatori verranno sentiti dai militari. La struttura, invece, è stata posta sotto sequestro e non può più essere utilizzata. I carabinieri hanno sequestrato anche armi e munizioni varie, conservate all’interno del capannone.

 

DIARIO DEL WEB
12 MARZO 2013

Squali a rischio estinzione, storico accordo per la loro protezione
I 178 paesi membri della Convenzione sul commercio internazionale di specie minacciate di estinzione (Cites), riuniti da più di una settimana a Bangkok, ieri hanno raggiunto un accordo per la protezione dello squalo oceanico a pinna bianca, di tre specie di squali martello e dello squalo smeriglio

BANGKOK - La comunità internazionale ha raggiunto un accordo storico per regolamentare il commercio delle cinque specie di squali minacciate a causa delle loro pinne molto pregiate; l'intesa è stata raggiunta nonostante l'opposizione dei paesi preoccupati per la loro industria della pesca.

DOVRÀ ESSERE RATIFICATO GIOVEDÌ - I 178 paesi membri della Convenzione sul commercio internazionale di specie minacciate di estinzione (Cites), riuniti da più di una settimana a Bangkok, ieri hanno raggiunto un accordo per la protezione dello squalo oceanico a pinna bianca (Carcharhinus longimanus), di tre specie di squali martello e dello squalo smeriglio.
I voti, che devono essere confermati nella riunione plenaria di giovedì, sono stati salutati con soddisfazione dagli attivisti per l'ambiente che richiedevano questa decisione da anni. «Siamo lieti che i governi abbiano colto questa importante occasione per proteggere questi animali maestosi», ha detto Elizabeth Wilson, dell'organizzazione non governativa Pew, notando che gli squali martello, i più minacciati, potrebbero essere salvati dal «collasso totale».
Se le decisioni saranno confermate nella plenaria di giovedì, entreranno in vigore entro 18 mesi.

 

YAHOO NOTIZIE
12 MARZO 2013

Abruzzo: da ieri l'orso Bruno e' stato trasferito a Coredo in Val di Non

L'Aquila - Un piccolo orso bruno, invece di crescere con l'aiuto della mamma nel cuore della foresta, fu catturato e tenuto in gabbia da un uomo che lo portava nelle fiere, per guadagnare soldi. Gli orsi, come gli altri animali selvatici, non possono essere tenuti da privati. Cosi' il Corpo forestale dello Stato sequestro' l'orso e lo diede in custodia al Parco nazionale d'Abruzzo, al quale poi il Tribunale di Roma lo affido' definitivamente. L'orso, che a quel punto fu Bruno di nome e di fatto, venne accolto nel Centro visite di Pescasseroli perche', essendogli mancate le cure parentali, non era piu' in grado di vivere libero. Bruno, per circa 18 anni e' stato un testimone di eccellenza della propria specie, accogliendo visi tatori e scolaresche, curiose di osservarlo da vicino. Ma la sua storia non era destinata a finire presso il centro visite di Pescasseroli. Infatti, su richiest a della Provincia Autonoma di Trento, ieri mattina Bruno e' partito alla volta di Coredo, localita' della Val di Non. L'operazione di trasferimento, coordinata dal Servizio veterinario del Parco, si e' svolta regolarmente e con successo. Ad accogliere Bruno i tecnici specializzati della PAT che hanno lavorato per preparargli la nuova casa, l'Area faunistica di San Romedio, di circa un ettaro, dove avra' piu' spazio a disposizione e potra' muoversi piu' comodamente che a Pescasseroli. Con la protezione di San Romedio, amico degli orsi.

 

LA TRIBUNA DI TREVISO
12 MARZO 2013

E De Luca apre la caccia al cinghiale

FREGONA (TV) - «I cinghiali vanno completamente eradicati dal nostro territorio. Sono animali non autoctoni, che in più creano diversi danni al territorio. Sono stufo di ripeterlo: chi ha lanciato il piano di eradicazione deve fare in modo che questo diventi effettivo». A schierarsi a favore di una perentoria eliminazione dei “maiali selvatici” dal territorio prealpino, a maggior ragione ora che è spuntato un caso di salmonellosi, è il sindaco di Fregona, Giacomo De Luca. I bersagli delle bacchettate di De Luca sono in questo caso la Regione e la Provincia, responsabili del piano di eradicazione. «Va liberalizzata e facilitata in ogni modo la caccia a questa specie, estremamente dannosa» ha sottolineato il comitato di cittadini “Uniti per Valsalega”, guidato da Daniele Dal Mas, proprio quest’ultimo ha effettuato dei ritrovamenti di animali morti, lanciando l’allarme e coinvolgendo le autorità. In questi giorni sono state ritrovate alcune carcasse senza segni di ferite, sparse sul territorio, mentre l’Istituto zooprofilattico delle Venezie ha lanciato l’allarme tra le riserve di caccia a causa di un cinghiale affetto da salmonella abbattuto nel Vittoriese. Mentre si attendono ulteriori riscontri sanitari, molti sospettano che possa esserci un collegamento tra le due situazioni.

 

GIORNALE DI SICILIA
12 MARZO 2013

Nel collare un dispositivo Gps: cani e gatti, meno smarrimenti
Ideato uno strumento che, grazie ad un’applicazione nel cellulare, consente di tenere sotto controllo gli animali nei loro spostamenti

ANNA SAMPINO

PALERMO. Controllare i vostri cani e gatti a distanza dal proprio pc o con il proprio smartphone: adesso si può. Si chiama Tractive e grazie ad un sistema Gps e ad un'applicazione da scaricare dal proprio cellulare, si potranno tenere sott'occhio i nostri amici a quattro zampe, anche quando si è fuori casa. Presentato la settimana scorsa al Mobile World Congress, il dispositivo si troverà sul mercato già a partire da questo mese.
Le istruzioni da seguire sono abbastanza semplici. Una volta acquistato e attivato, Tractive si inserisce nel collare del proprio cane o gatto e attraverso il segnale Gps si potranno così seguire tutti i suoi spostamenti. Il dispositivo Tractive GPS Pet Tracking comunica con l'applicazione Tractive e con il sito internet Tractive tramite rete cellulare. Quindi è necessario scaricare l'App, direttamente dall'Apple store, senza spese, ma solo con un costo di 4,99 euro al mese per l'uso del servizio Gps e di comunicazione fra server e il Tractive. Ma si può fare anche di più. Grazie all'applicazione Live Tracking è possibile seguire in tempo reale tutti gli spostamenti del proprio cane o gatto, impostare un tragitto e dei limiti oltre i quali i cuccioli non devono andare: superata la soglia consentita, Tractive emette un segnale di avviso per il padrone, che può così provvedere a scansare eventuali pericoli.
Ma più che per controllarli in casa, il dispositivo ha già riscosso parecchio successo come strumento di sicurezza negli spazi esterni, ad esempio giardini e parchi, perché utile ad evitare che Fido possa allontanarsi troppo e addirittura a scongiurare eventuali furti di anima li. Tramite il segnale Gps infatti diventa abbastanza facile ritrovarli; non solo, ma predefinire un tragitto e uno spazio consentiti permette al padrone di intervenire prima ancora che si allontanino. Ordinabile già sul sito della casa produttrice, la Tractive appunto, il dispositivo costa circa 250 euro; ancora, però, non si trova all'interno dei negozi specializzati per animali, anche se non mancano le prime richieste. «Già più di un cliente, proprio qualche giorno fa - spiega Carla Sanfilippo, proprietaria di un negozio per animali L'Animaletto del cuore - ha richiesto il dispositivo. Dovrebbe essere disponibile nei negozi italiani probabilmente poco prima dell'estate, subito dopo lo Zoomark International 2013, la fiera internazionale di prodotti e attrezzature per gli animali da compagnia, che si svolgerà a Bologna dal 9 all'11 maggio». «Molto utile - aggiunge - per chi ha un giardino e soprattutto per i gatti che si allon tanano ed è più complicato ritrovarli. Ma anche per chi ha cani che possono allontanarsi o peggio ancora essere rubati». Ideale per cani e gatti, ma in realtà, è indicato anche per altri animali, non per forza domestici o da compagnia: potrebbe essere utile, per esempio, anche a chi ha un allevamento, così da evitare eventuali furti o smarrimenti. Con il software Tractive, infine, è possibile creare un piccolo database con tutte le importanti informazioni che riguardano il proprio animale come chip ID, indicazioni del veterinario, prossimi appuntamenti per vaccinazioni o visite e tanto altro. Tramite la registrazione al sito, è poi possibile condividere foto, immagini, informazioni e suggerimenti con tutti gli altri proprietari di animali che utilizzano il dispositivo.

 

LA ZAMPA.IT
12 MARZO 2013

Cani e gatti da soli dal veterinario, arriva il “Pet Taxi”
Un’auto guidata da personale esperto accompagnerà il nostro amico a quattro zampe a visite, vaccinazioni, ecc...

Cani e gatti da soli dal veterinario: a Roma e a Milano arriva infatti il “Pet Taxi”, autovetture a disposizione di tutte quelle persone che per vari motivi (tempo, età, distanza, pulizia auto, ecc...) hanno difficoltà a recarsi dal veterinario con il proprio amico a quattro zampe.  
L’iniziativa è di Farmina Pet Food, che, in collaborazione con Scivac (Società Culturale Italiana Veterinari per animali da Compagnia), ha istituito una serie di servizi per proprietari e medici veterinari. Il “Pet Taxi” arriva direttamente a domicilio per accompagnare il cane/gatto, ed eventualmente il suo proprietario, dal medico veterinario e infine lo riporta a casa.  
L’auto sarà condotta da personale esperto (Educatore Cinofilo) che potrà interagire in maniera corretta con il cane e il proprietario nelle situazioni più complicate. Prima dell’utilizzo del servizio il Medico Veterinario Scivac avrà provveduto a fare la prenotazione per la sua clientela. Il “Pet Taxi” vuole essere un servizio aggiuntivo per tutti i proprietari di cani e gatti. Il proprietario, potrà gestire le visite periodiche dal medico veterinario del suo cane o gatto anche senza doverci andare di persona, il medico veterinario potrà meglio organizzare la propria agenda di appuntamenti, inoltre potrà utilizzare il “Pet Taxi” anche per far portare il suo paziente presso un’altra struttura o clinica veterinaria per visite specialistiche o esami particolari.  

 

BRESCIA OGGI
12 MARZO 2013

i consigli dell'esperto
In metrobus col cane, ecco come si viaggia

Brescia - Quattro zampe sul metrobus. I bresciani stanno familiarizzando con la metropolitana e in tanti hanno già provato a viaggiarci anche in compagnia dei loro cani. Come riuscirci senza mettere in difficoltà né i propri animali né gli altri viaggiatori? «Evitate i guinzagli estensibili, portate sempre sacchetto e museruola e attenti alle scale mobili» sono i consigli di Andrea Grisi, istruttore cinofilo bresciano (su Facebook è conosciuto come Doctor Dog ed è specializzato nella conduzione di corsi di addestramento su suolo pubblico e in accordo con le amministrazioni comunali).Per capire quali accorgimenti attuare siamo saliti in carrozza con lui e in compagnia di Vasco, vivace border collie di circa un anno.
In realtà già prima di tentare il primo viaggio il proprietario di un quadrupede dovrebbe riflettere sulle caratteristiche comportamentali del suo animale. «Perché un cane possa accedere con sicurezza in luoghi pubblici come la metro è innanzitutto necessario che sia ben socializzato - spiega Grisi -. Deve cioè sapersi comportare bene non solo col proprio padrone e nei luoghi che già conosce, ma ovunque e con chiunque, che siano persone oppure altri cani». Quanto più verrà a contatto con nuove realtà, tanto meno rischierà di creare problemi.
Ci addentriamo nella linea metropolitana dalla stazione Volta, prima di passare per le stazioni Fs e San Faustino. «In generale - prosegue Grisi - sconsiglio i guinzagli estensibili, meglio usarne uno lungo circa
120 centimetri, possibilmente di cuoio per evitare il fastidio alle mani nella presa. Raccomando inoltre di avere sempre a portata di mano sacchettini per raccogliere gli eventuali bisogni».
Inoltre chi si reca con un cane «in luoghi pubblici, costretti e spesso affollati come il vagone di un treno del metrobus dovrebbe mettergli la museruola. So che la cosa a volte può causare dispiacere ai proprietari. Proprio per questo il cane va abituato ad indossarla col gioco, in modo che per lui non diventi una costrizione. Come il guinzaglio, la museruola potrà allora permette di portare con piacere e sicurezza il proprio cane in luoghi in cui la sua docilità può essere messa a dura prova, come appunto un vagone affollato. In tali situazioni, se qualcuno per esempio pesta loro la coda o una zampa, certi cani possono reagire morsicando inaspettatamente».
L'ultimo consiglio di Doctor Dog riguarda le scale mobili. «State attenti che le unghie dei vostri cani non impiglino nei gradini e si strappino al termine della salita o discesa. P er i nostri amici il dolore sarebbe insopportabile».
Imparare a viaggiare in metro - insomma - è possibile anche per i cani. «Abbiamo già lavorato sui bus, ora ci misureremo anche con la metropolitana - annuncia Grisi -. I prossimo corsi li terremo a Collebeato dal 19 marzo e a Padenghe dal 22». Informazioni allo 3331073868 o su Andrea Pasinetti

 

GREEN STYLE
12 MARZO 2013

Abituare il cane a collare e guinzaglio

Il guinzaglio e il collare sono elementi fondamentali per condividere con il proprio cane momenti di svago e passeggiate. Non tutti possiedono un buon livello di sopportazione nei confronti di un dispositivo all’apparenza costrittivo. In particolare se il cane è un cucciolo, oppure possiede un carattere molto forte e dominante, o ancora se proviene da una condizione dove il collare e il guinzaglio erano sinonimi di reclusione. Basti pensare ai cani a catena, costretti all’immobilità, salvati da strutture competenti ma con un recupero complesso. Il cane è un animale che ricerca il branco nella famiglia d’appartenenza, il collare è il segnale di sottomissione al capofamiglia ma in alcuni casi è un impedimento alla necessità di libertà. Per abituarlo a questi due elementi, è bene introdurli con calma e pazienza. Dovrà accettarli non odiarli, quindi per prima cosa è importante scegliere articoli di nylon o cuoio. Mai catene, borchie, filo di ferro, articoli costrittivi come i collari a strozzo, sinonimo di abuso e dolore. Per avviare questo metodo educativo, è importante che Fido abbia già appreso il comando del seduto. L’operazione durerà per 15 minuti ogni due o tre ore, ogni giorno, fino al totale apprendimento del comando. Per un primo periodo dovrete dedicare del tempo alla conoscenza del collare, che andrà infilato un po’ largo così da permettere al cane di assorbire la sua presenza. Quindi, spostandovi in un luogo aperto ma protetto (un giardino, un parco), sistemate il collare perché non si sfili. Accucciatevi accanto al cane e con delicatezza collegate il guinzaglio. In posa verticale stazionate accanto al cane, se cercherà di sfilare il tutto sistemate nuovamente il collare e il guinzaglio. Fatelo sempre con estrema calma, senza spaventare il vostro amico e accucciandovi nuovamente accanto a lui. Se invece non si muove, incitatelo alla camminata, magari aiutati da qualche amico, e seguitelo tenendo il guinzaglio un po’ in tensione. In questo modo lui percepirà la vostra presenza che dovrà apparire morbida, così da permettergli di guidare i passi, ma non arrendevole. Voi siete il capobranco quindi modulate i passi consentendo al vostro amico la convinzione di condurre lui il gioco.
Non trascinate il vostro amico, seguitelo nel percorso e nel caso vogliate cambiare direzione fatelo con calma. Impartite voi il passo, cercando sempre di evitare il contatto visivo e fisico. Parlando il meno possibile. Ripetete questa operazione più volte fino a quando Fido non avrà appreso il tutto e sopporterà positivamente la presenza di collare e guinzaglio.

 

NEL CUORE.ORG
13 MARZO 2013

USA, IN SALVO TRE ORSACCHIOTTI: TROVATI IN UNA SCATOLA PER STRADA
Recuperati da un vigile del fuoco in South Carolina

Quando un vigile del fuoco li ha trovati in una scatola di cartone, in un primo momento credeva che fossero dei cuccioli di cane. Ma poi, guardando con attenzione, si è reso conto che si trattava di orsacchiotti. E' accaduto sul ciglio di una strada di Westminister, città del South Carolina, negli Stati Uniti. "Quando ho sentito il verso che facevano, ho creduto che fossero maialini. Mi sono avvicinato, ne ho preso uno e ho capito che erano tre orsi", commenta Brandon, il pompiere che li ha salvati.
Ora i tre cuccioli - racconta Leggo.it - sono stati affidati a due associazioni veterinarie, l'Appalachi Bear di Townsend, nel Tennessee, e il Towne Landing State Park a Charleston. Torneranno a vivere nei boschi appena sa ranno autosufficienti.

 

NEL CUORE.ORG
12 MARZO 2013

CITES, GOVERNI VOTANO CONTRO SANZIONI SUL COMMERCIO Di AVORIO
Forte delusione espressa dal Wwf

"Siamo estremamente delusi dalla mancanza di decisioni e azioni urgenti e puntuali decise da parte dei governi per accelerare il processo di sanzioni contro quegli Stati che da anni non sono riusciti ad agire con fermezza per ridurre il commercio illegale di avorio nel proprio Paese'. Così Massimiliano Rocco, responsabile Specie e Traffic del Wwf Italia, commenta all'Adnkronos il voto contrario, espresso oggi dai governi riuniti al tavolo della Conferenza Internazionale sul commercio di specie minacciate di estinzione (Cites), alle sanzioni commerciali immediate nei confronti dei Paesi che non hanno affrontato il commercio di avorio.
Nonostante vi sia stata una discussione all'inizio della Cites su possibili sanzioni commerciali nei confronti dei Paesi che non riescono o non si impegnano seriamente a regolare i loro mercati d'avorio, i governi riuniti non hanno approvato quelle sanzioni proposte nei confronti di trasgressori come Camerun, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, Gabon, Mozambico, Nigeria e Uganda. "Non ci fermeremo - aggiunge Rocco - e monitoreremo che il Comitato permanente della Cites induca questi governi a rendere conto di quello che faranno nel prossimo anno". I governi hanno chiesto ai Paesi trasgressori di individuare azioni e scadenze per garantire un progresso nella lotta al commercio illegale di avorio prima dell'estate 2014, rinviando di mesi quello che per il Wwf doveva essere deciso oggi.
In base alle norme del trattato, gli Stati membri della Cites possono raccomandare che le parti blocchino i rapporti commerciali con i paesi inadempienti nei confronti della tutela delle 35mila specie coperte dalla convenzione, dalle orchidee alle pelli coccodrillo. Ci sono state, pero', diverse altre misure adottate dai governi per contribuire a contenere il commercio illegale di avorio, tra cui la creazione di una task force esecutiva sull'avorio, che consentirà una migliore applicazione del diritto per la collaborazione tra i paesi; migliori tecniche giuridiche basate sul Dna per identificare l'origine di avorio confiscato; la conferma della necessità di campagne di riduzione della domanda su avorio.

 

LE SCIENZE
12 MARZO 2013

Verso una clonazione virtualmente infinita


NELLA FOTO - Il metodo dei ricercatori giaponesi ha consentito di ottenere 25 generazioni di topi da un unico progenitore (Cortesia Rikken)

Un gruppo di ricercatori giapponesi è riuscito a clonare ripetutamente un topo di laboratorio fino a ottenere 25 generazioni e 581 individui sani, superando così un limite fondamentale di questa metodica: finora nessuno era mai riuscito a superare la terza generazione. Il successo è stato ottenuto con le consuete tecniche di sostituzione del nucleo in cellule somatiche, ma inibendo al tempo stesso i meccanismi di espressione del DNA (red) La clonazione di animali di mammiferi può essere effettuata ripetutamente senza accumulo di anomalie genetiche ed epigenetiche letali. È quanto ha dimostrato una nuova ricerca condotta in Giappone da un gruppo coordinato da Teruhiko Wakajama, del RIKEN Center for Developmental Biology di Kobe, che firma in proposito un articolo pubblicato sulla rivista “Cell - Stem Cell”.
Nel 1997 fu considerata una svolta epocale la clonazione della pecora Dolly, seguita negli anni successivi da quella di molte altre specie di mammiferi, soprattutto bovini e maiali, benché i tassi di successo della metodica utilizzata fossero molto bassi. Inoltre, gli individui clonati erano portatori di anomalie genetiche e la loro ulteriore clonazione nella maggior parte dei casi era destinata al fallimento: finora nessun gruppo di ricerca era mai riuscito a superare la terza generazione. Le difficoltà incontrate in questi studi erano tali da far ipotizzare che la clonazione ripetuta di un animale fosse intrinsecamente impossibile.
In un precedente lavoro del 2007, Wakajama e colleghi avevano condotto un'analisi sull'intero genoma di cellule di topo clonate secondo la metodica standard, la stessa usata per Dolly, che consiste nel prelevare il nucleo di una cellula somatica, cioè adulta e differenziata, e nell'inserirla in un ovocita non fecondato privato del suo nucleo. La ricerca aveva evidenziato che le numerose anomalie degli animali – compresa una frequente obesità – erano da attribuire ad alcune aberrazioni nei meccanismi di trascrizione del genoma, che rigardavano in particolare gli istoni, specifiche proteine a cui si lega il doppio filamento del DNA.
La regolazione della stessa trascrizione del codice genetico è associata, con meccanismi ancora non del tutto chiariti, al legame di una specifica molecola, denominata gruppo acetile, agli istoni: molti di questi, in sostanza, risultavano iper- o ipocetilati. Nella stessa ricerca si è scoperto che queste aberrazioni risultano fortemente diminuite se la clonazione veniva effettuata mantenendo le cellule in coltura in una soluzione contenente un enzima chiamato tricostatina. In quest'ultima ricerca, i ricercatori giapponesi hanno dimostrato l'utilità della tricostatina quando si cerca di iterare la clonazione sui topi di laboratorio, riuscendo a ottenere un'efficienza di clonazione che non diminuisce neanche dopo 25 generazioni, dimostrata da una progenie di 581 individui da un singolo topo donatore originale. L'assenza di problematiche evidenti negli animali ha portato Wakajama e colleghi a ipotizzare che il processo possa ripetersi virtualmente all'infinito, aprendo nuove possibilità, in prospettiva, anche per la zootecnia e la conservazione delle specie in pericolo.

 

GEA PRESS
13 MARZO 2013

Abruzzo – Parco Nazionale. Allarme veleno, morti tre avvoltoi grifoni
Le indagini del CTA del Parco e del Corpo Forestale dello Stato. Chiesto l'intervento delle squadre LIFE Antitodo.

Sono stati ritrovati sabato scorso i tre grifoni morti probabilmente a causa dello spargimento di esche avvelenate. A trovarli un escursionista nei pressi di Venere, frazione di Gioia dei Marsi (AQ).
Ad intervenire il Comando Stazione di Gioia dei Marsi del Corpo Forestale dello Stato ed il Centro Territoriale per l’Ambiente del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Si tratta di una zona esterna al Parco. Un luogo della marsica già interessato da recenti avvelenamenti di lupi (vedi articolo GeaPress).
Uno dei tre grifoni era stato inanellato nel 2011. Il monitoraggio dell’animale rientrava nel progetto di reintroduzione del grifone operativo già dal 1994. Nel 2010 si era iniziato a monitorare i grandi avvoltoi grazie all’ausilio di un sistema satellitare. Un progetto, quello di reintroduzione, seguito dell’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Castel di Sangro (AQ).
I tre grifoni sono stati  trovati tutti nello stesso luogo. I corpi sono già stati trasportati presso l’Istituto Zooprofilattico di Avezzano e da qui a quello di Teramo per i necessari esami tossicologici. I tempi di questi ultimi potrebbero però essere anche di 20-30 giorni. Un fatto che ovviamente complica gli interventi da definirsi subito nel caso di avvelenamenti.
I forestali del Comando Stazione di Gioia dei Marsi, hanno comunque eseguito i pattugliamenti. Per fortuna i sopralluoghi hanno dato esito negativo. Nessun altro animale morto è stato infatti ritrovato. Solo alcune ossa di bovino che però si tende ad escludere possano appartenere ad un’esca imbottita di veleno. Secondo il CTA del Parco la situazione, seppur in attesa degli esami tossicologici, può ormai definirsi allarmante.
A preoccupare è anche l’ipotesi dell’eventuale presenza, tra i grifoni deceduti, di una femmina o comunque di coppie in fase di cova.
Già il 20 ed il 21 febbraio scorso, nella zona di Gioia dei Marsi, Ortona dei Marsi e Trasacco, tutte in provincia di L’Aquila, era stato effettuato un pattugliamento congiunto alle squadre cinofile del LIFE Antitodo. Zone già note per l’avvelenamento di lupi e, nel caso di Trasacco, anche di cani. Il sospetto è che tali avvelenamenti possano rappresentare un effetto delle “guerra” tra tartufai.
Ora, a seguito di quest’ultimo evento, il CTA del Parco richiederà l’intervento della squadra cinofila del LIFE Antitodo, al fine di pattugliare la zona interessata e provvedere alla relativa bonifica.

 

MARSICA LIVE
14 MARZO 2013

Avvelenati tre grifoni nel Parco nazionale d’Abruzzo, forse lotta tra tartufai

Gioia dei Marsi (AQ). Dopo gli atti di bracconaggio sui lupi nell’area del Parco nazionale d’Abruzzo, sono stati rinvenuti morti tre avvoltoi grifoni nel comune di Gioia dei Marsi. A lanciare l’allarme Daniele Valfrè, responsabile Alyura Abruzzo, Stefano Allavena cordinatore Lipu Abruzzo, Pietro Matta, responsabile Pro Natura Abruzzo e Stefano Orlandini, presidente Salviamo l’Orso. A causa dei bocconi avvelenati, a rischio altri simboli della fauna abruzzese come l’orso bruno marsicano e l’aquila reale. Si richiede l’utilzzo dei nuclei cinofili antiveleno a scopo preventivo per scongiurare nuovi episodi di avvelenamento.
Dopo i recenti rinvenimenti di lupi morti per diverse cause, tra cui anche il veleno, ai confini del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, è di un paio di giorni fa la notizia di tre grifoni trovati morti nelle vicinanze del Parco, nella zona tra Gioia dei Marsi e Venere, si suppone per aver ingerito veleno, introdotto in esche appositamente distribuite sul territorio, presumibilmente per eliminare cani, volpi e lupi. Sono in corso indagini da parte del personale del Corpo Forestale dello Stato e del Servizio di Sorveglianza del Parco nazionale d’Abruzzo.
Purtroppo fatti di questo genere avvengono non di rado. Si sospetta di tartufai, in lotta gli uni con gli altri, e che quindi, a volte, non esitano a cercare di eliminare i cani dei concorrenti, e di bracconieri, senza contare che a volte anche allevatori senza scrupoli ricorrono al veleno per eliminare cani e lupi che potrebbero predare qualche capo di bestiame. I grifoni furono reintrodotti negli anni ’90 dal Corpo Forestale dello Stato nella vicina Riserva Naturale del Monte Velino, liberando in zona diverse decine di individui donati dalla Spagna, e da allora questi grandi avvoltoi si sono bene ambientati nella zona, riproducendosi regolarmente ogni anno.
L’avvelenamento, subdolo e vigliacco ad opera di delinquenti senza scrupolo, mette a repentaglio la vita di questi splendidi uccelli, ma non solo, minaccia anche, e gravemente, anche diverse specie tipiche dell’Abruzzo, come l’aquila reale, il lupo e soprattutto l’orso bruno marsicano. Ricordiamo come nel 2007 almeno tre orsi e alcuni lupi furono avvelenati, sempre in comune di Gioia dei Marsi, in località Gioia Vecchio, in una zona sottoposta ad intenso pascolo bovino, e i colpevoli non furono purtroppo trovati.
E’ importante ora che nella zona vengano organizzati rapidamente dei pattugliamenti impiegando cani, particolarmente addestrati a trovare il veleno, impiegati nel Parco Nazionale del Gran sasso e dei Monti della Laga, grazie ad un progetto finanziato dall’Unione Europea (LIFE+ ANTITODO), al momento l’unico mezzo efficace nella lotta a questo fenomeno. E’ necessario che le autorità competenti facciano ogni sforzo per risalire agli autori di questo misfatto, nonché di altri dello stesso genere, rimasti finora del tutto impuniti. In una situazione di crisi economica qual è quella che stiamo vivendo in questi anni, non sarebbe male che ci si ricordasse come orsi, lupi, aquile ed avvoltoi costituisco la materia prima di un turismo nazionale ed internazionale che costituisce un’importante risorsa economica nel territorio del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Ogni anno decine di migliaia di persone visitano queste montagne e sostano nei paesi del Parco perché qui questi animali ci sono ancora.
Purtroppo troppo spesso una politica miope ed incapace non fa quanto dovrebbe per aiutare gli organismi di gestione delle aree protette a salvaguardare adeguatamente il proprio patrimonio naturale. Anzi rende loro la vita sempre più difficile riducendo ancor più le già magre risorse economiche di cui dispongono, indispensabili per un’efficiente e moderna gestione del territorio.

 

IL CENTRO
13 MARZO 2013

Civitella, trovata una lupa morta nel parco d’Abruzzo
L’animale è stato trovato ormai in fin di vita in località “Decontra”. Potrebbe essere stata vittima di un violento incidente stradale

CIVITELLA ALFEDENA (AQ). Un'altra lupa uccisa nel Parco nazionale d'Abruzzo. L’animale è stato trovato ormai in fin di vita in località “Decontra”, nel Comune di Civitella Alfedena, nella tarda serata di martedì scorso. E’ deceduto durante il trasporto al Centro del Parco di Pescasseroli, nonostante il tempestivo intervento del servizio veterinario dell'Ente. Ma non sono ancora chiare le cause della morte della lupa, che da un esame della carcassa potrebbe essere stata vittima di un violento incidente stradale. Ma potrebbe anche trattarsi di altro tipo di “debilitazione” e per queste ragioni l'animale è stata inviato all’Istituto sperimentale zooprofilattico di Teramo dove non verranno trascurate tutte le ipotesi diagnostiche.
Al momento del ritrovamento la lupa presentava una forte incapacità di restare sulle quattro zampe proprio per una paralisi degli arti posteriori. Prosegue quindi lo sterminio della specie protetta nel Parco nazionale d'Abruzzo, dove dallo scorso gennaio ad oggi sono morti ben 12 lupi. Una vera e propria strage, eseguita prevalentemente con armi da fuoco ma anche con avvelenamenti e forse con qualche incidente stradale.

 

CESENA TODAY
13 MARZO 2013

Tra i rottami d'auto e batterie esauste salta fuori un cucciolo di cane

Cesena - Trovato un cucciolo maremmano di due mesi in una gabbia, tra rifiuti pericolosi. Gli agenti della Sezione Speciale del Caps di Cesena hanno denunciato con l'accusa di maltrattamento di animali e trasporto di rifiuti pericolosi due fratelli romeni Trovato un cucciolo maremmano di due mesi in una gabbia, tra rifiuti pericolosi. Gli agenti della Sezione Speciale del Caps di Cesena hanno denunciato con l'accusa di maltrattamento di animali e trasporto di rifiuti pericolosi due fratelli romeni. I due sono stati fermati per un controllo nella zona di Borello, mentre viaggiavano a bordo di un camion. Sotto i teloni del rimorchio c'erano due auto, una delle quali non immatricolata, rottami e batterie esauste. Ma tra tutti gli scarti c'era anche una cassettina, a mo' di gabbia, dove c'era un cucciolino di pastore maremmano, senza il chip di riconoscimento. Il camion è stato ovviamente posto s otto sequestro, mentre il cagnolino è stato visitato da un veterinario: ora il Caps sta facendo il possibile per ottenere in affidamento.

 

LA PROVINCIA PAVESE
13 MARZO 2013

La Lav contro Genta «Quel veterinario merita la radiazione»
S. Maria della Versa, ma il presidente dell’Ordine frena «La disporremo eventualmente dopo la sentenza»

di Donatella Zorzetto

SANTA MARIA DELLA VERSA (PV). «Radiazione dall’albo». La chiede la Lav nei confronti del veterinario Giuseppe Genta, 53 anni, di Stradella, a processo davanti al tribunale di Voghera per maltrattamenti sul luogo di lavoro, violenza sessuale, maltrattamenti di animali e smaltimento illecito di rifiuti. Il filmato di “Striscia la notizia” andato in onda lunedì scorso, che documenta l’esercizio della professione nonostante il provvedimento restrittivo del Tribunale e la sospensione dell’Ordine dei veterinari, ha suscitato la pronta reazione della Lav. La quale in un comunicato si augura che «la Procura della Repubblica valuti l’opportunità di disporre misure cautelari e l’Ordine dei veterinari della provincia la radiazione dall’albo nonché provvedimenti disciplinari verso eventuali complici, nei confronti del medico veterinario».
Proprio ieri si è celebrata un’altra udienza del processo a Genta, nel quale la Lav si è costituita parte civile. «Esprimiamo solidarietà a Edoardo Stoppa e al suo staff per la grave aggressione, chiediamo che sia fatta piena giustizia accertando ogni responsabilità di questo medico veterinario rispetto ai fatti contestati, inclusi l’illecito esercizio della professione e questa inqualificabile aggressione – dice il Presidente della Lav, Gianluca Felicetti –. È necessario un intervento urgente della Federazione nazionale degli Ordini veterinari affinché questo iscritto non nuocia più alla categoria professionale, agli animali e alle persone». A tale proposito il presidente dell’ordine di Pavia, Massimo Pelizza, sottolinea: «Se la commissione nazionale vuole radiare Genta lo può fare, ma noi, che abbiamo già disposto la sua sospensione, decideremo per la radiazione solo quando si sarà pronunciato il Tribunale di Voghera. Questo sempre tenendo presente l’interesse dei cittadini, in particolare il maltrattamento e l’uccisione di animali».

 

GEA PRESS
13 MARZO 2013

Carenno (LC) – “camera” di decomposizione di volatili per alimentare altri volatili (FOTOGALLERY)
Intervento della Polizia Provinciale di Lecco - specie protette ed attrezzi utili alla cattura trovati ad un cacciatore locale.

C’era pure una sorta di “camera” di putrefazione, ovvero contenitori con volatili in avanzato stato di decomposizione che dovevano servire ad allevare le “camole” da destinare all’alimentazione dei piccoli uccelli. Poi altri volatili, spiumati e congelati, trappole per la cattura di passeriformi (salterelli, a scatto), tagliole, panie di vischio, numerose reti per uccellagione (a tramaglio e a copertone).
Il tutto nell’abitazione ed altri due immobili risultati nelle disponibilità di un cacciatore della zona. Numerosi gli uccelli protetti rinchiusi in gabbia e liberati dagli Agenti della Polizia Provinciale di Lecco che hanno condotto l’importanze operazione antibracconaggio coordinata dal Comandante Raffaella Forni.
L’uccellatore deteneva in gabbia ciuffolotti, zigoli muciatti, lucherini, cinciallegre, peppole, fringuelli alpini, beccofrusoni e frosoni. Poi finanche i crocieri (nella foto di copertina), particolare fringillide con il becco tipicamente a croce utile ad aprire i coni delle conifere per cibarsi dei semi. I maschi sono di un bel rosso scarlatto, evidentemente apprezzato da chi, in questo caso, è dedito all’attività illecita di uccellagione.
La perquisizione ed il sequestro dei numerosi mezzi vietati adibiti alla cattura dei volatili protetti, è avvenuta ieri a Carenno in esecuzione di delega di perquisizione e sequestro del Sostituto Procuratore Cinzia Citterio. Ad essere posti sotto sequestro anche alcuni richiami vivi (tordi, merli, cesene) con anelli di identificazione manomessi o non amovibili, come richiesto dalla legislazione sulla caccia, che saranno trasferiti presso idonei centri di recupero.
“Si è trattato di un’imponente operazione, forse la più importante negli ultimi anni dal punto di vista quantitativo e qualitativo nella lotta al bracconaggio, che ha impegnato i nostri agenti della Polizia Provinciale per tutta la giornata – commenta l’Assessore all’Ambiente, Caccia e Pesca Carlo Signorelli – La Provincia di Lecco ha adottato una linea di grande rigore nei confronti di coloro che commettono atti contro il patrimonio faunistico con mezzi illegali e cruenti, per cercare di arginare questo fenomeno negativo”.
VEDI FOTOGALLERY:

http://www.geapress.org/caccia/carenno-lc-camera-di-decomposizione-di-volatili-per-alimentare-altri-volatili-fotogallery/43096

 

GEA PRESS
13 MARZO 2013

Reggio Calabria – nuovo intervento del Corpo Forestale contro l’uccellagione
La Forestale: fenomeno che alimenta un ingente quanto crudele commercio illecito.

Dopo l’intervento operato nei giorni scorsi ai danni di due uccellatori del reggino e l’allarme lanciato dal Corpo Forestale dello Stato, gli episodi di bracconaggio ai danni dell’avifauna selvatica sembrano non doversi fermare.
Questa volta l’intervento è avvenuto nella stessa area comunale del capoluogo, in località Sant’Agata. Il personale del Corpo Forestale dello Stato, Comando Stazione di Reggio Calabria, ha infatti denunciato un bracconiere intento ad esercitare l’attività di uccellagione.
Si tratta di un cinquantasettenne di Reggio Calabria che aveva preparato, secondo quanto riportato  della Forestale, un sito per la cattura di volatili mediante una rete da uccellagione lunga circa tre metri. La rete, stesa a terra, era ancorata al terreno ed azionata a mano per il tramite di una lunga fune.
Nei pressi della rete anche una piccola gabbia contenente sei cardellini vivi. Il personale della Forestale posto sotto sequestro l’attrezzatura, ha provveduto all’immediata liberazione degli animali. Per l’uccellatore il deferimento in stato di libertà alla competente Autorità Giudiziaria per i reati di furto venatorio e maltrattamento di animali. Poi le violazioni in tema di Legge sulla caccia.
Nelle ultime settimane, ricorda il Corpo Forestale dello Stato, sono stati numerosi i sequestri e le denunce operate in tutta la provincia. Questo a riprova del fatto che l’uccellagione è una pratica ancora molto diffusa. Un fenomeno, sempre ad avviso della Forestale, che determina un fiorente commercio illegale, anche extraregionale, sia di animali vivi destinati ai collezionisti, ma anche uccisi per il consumo umano.
Ancora una volta è stato evidenziato come tale metodo di cattura, tutto sommato semplice, sia molto efficace e crudele. Al momento dell’impatto dell’avifauna con la superficie di copertura della rete, infatti, il bracconiere chiude la stessa in modo tale da impedire ogni possibilità fuga agli uccelli. Questi vengono poi mantenuti in vita oppure, nel caso di animali non destinabili al collezionismo illegale, uccisi in maniera cruenta per lo più tramite schiacciamento della testa o rottura delle vertebre del collo.
I controlli in tale settore come negli altri di specifica competenza del Corpo Forestale dello Stato, oltre quelli afferenti alla prevenzione generale, continuano senza sosta in tutto il territorio provinciale, anche grazie alla continua e proficua azione di segnalazione dei cittadini attraverso il numero di emergenza ambientale 1515.

 

JULIE NEWS
13 MARZO 2013

Blitz in una struttura abusiva di Castel Volturno
Traffico di volatili protetti, sequestro della Forestale
Con l’ausilio del personale dell’Azienda sanitaria locale

CASTEL VOLTURNO (CE) - Il personale del comando stazione Forestale di Castel Volturno, nel corso di un blitz, ha provveduto a sequestrare 120 esemplari di volatili minacciati di estinzione sul territorio di Castel Volturno. Entrando più nei dettagli, gli agenti, con il supporto tecnico/specialistico dell’Azienda Sanitaria Locale di Caserta e della Polizia Locale di Castel Volturno, hanno ispezionato una struttura, che è risultata abusiva, in cui erano presenti circa 120 esemplari di specie aviarie protette dalla Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate d’estinzione. Dagli accertamenti, come si diceva, è emersa la mancanza delle prescritte e necessarie autorizzazioni per la detenzione degli esemplari, per cui si è proceduto immediatamente al sequestro cautelativo amministrativo sanitario degli animali presenti. Quest’ultima operazione rientra in una serie di controlli presso commercianti, privati e siti web, mirati a contrastare uno dei settori di maggior reddito della criminalità organizzata dopo il traffico di armi e droga, ovvero la compravendita illegale di specie protette.
VIDEO
http://www.julienews.it/notizia/provincia/traffico-di-volatili-protetti-sequestro-della-forestale/297254_provincia_4.html?page=1

 

GEA PRESS
13 MARZO 2013

I cavalli di Colleferro (RM) – Ancora animali da sequestrare e mancanza d’aiuto da parte dei Comuni – Il video delle due puledre salvate
IHP: tutto grava sulle spalle dei volontari. Aiuti dalla Forestale e dalla Polizia dello Stato, ma per il resto la situazione è ancora drammatica.

A distanza di un mese e mezzo dall’inizio del sequestro di Colleferro, l’operazione è ancora lontana dalla sua conclusione.
A darne comunicazione è l’associazione Italian Horse Protection intervenuta assieme all’ENPA ed il Rifugio degli Asinelli, in soccorso dei cavalli ed altri animali che vagavano in stato di probabile abbandono nei terreni di alcuni Comuni della provincia di Roma. Un fatto venuto a galla in tutta la sua drammaticità grazie anche ad un servizio di Striscia la Notizia. Un anziano del posto era in qualche maniera il probabile detentore degli animali.
Grazie alla denuncia di IHP, presente durante l’incursione della troupe di Striscia, il successivo intervento del Ministero della Salute. Forse il più grande sequestro di equini mai avvenuto in Italia.
Fino ad oggi, informa IHP, sono stati sequestrati 104 equini. Di questi, sette sono morti dopo le prime cure. Si tratta di due puledri, una cavalla e quattro asini di cui due di meno di un anno di vita.
Eppure, riferisce sempre Italian Horse Protection, ce ne sono ancora vaganti non meno di 70. Animali che devono ancora essere sequestrati e messi in salvo. Le operazioni, però, vanno a rilento soprattutto per la mancanza di risorse adeguate.
Il Corpo Forestale dello Stato ha adottato alcuni cavalli, la Polizia di Stato ha garantito molti trasporti, alcune aziende farmaceutiche hanno donato una parte dei medicinali, il Ministero della Salute e il NAS dei Carabinieri coordinano gli interventi e decidono gli affidamenti. Il dito verso è  però contro la Procura e le Istituzioni, in primis i Comuni, che non hanno stanziato fondi. Proprio i Comuni della zona sarebbero poi, sempre ad avviso di IHP, i corresponsabili morali di questa situazione.
Intanto sono IHP, ENPA e Rifugio degli Asinelli ad accollarsi le spese del sequestro, grazie alle tante donazioni che finora hanno consentito il pagamento di cibo, veterinari, ricoveri in clinica e altre spese. Le associazioni sono costrette a pagare perfino l’indennizzo al custode giudiziario che spetterebbe alla Procura. I fondi rischiano di non essere sufficienti.
“Abbiamo chiesto alla Procura di essere coinvolti nella scelta delle adozioni – riferiscono da Italian Horse Protection – ma finora inspiegabilmente senza esito. Per il momento abbiamo solo ottenuto la promessa verbale di poter effettuare i controlli post affido“.
IHP e Rifugio degli Asinelli hanno più volte inviato, sempre a proprie spese, i volontari ed i veterinari per curare i casi più gravi, separare i gruppi ed approntare schede di terapia. Il Rifugio degli Asinelli ha preso in custodia 21 asini e muli. Italian Horse Protection ha attualmente due puledri (vedi VIDEO) trasferiti nei rispettivi centri di recupero. A Colleferro rimane però ancora molto da fare ed i volontari chiedono per questo aiuto.
VEDI VIDEO:

http://www.geapress.org/m/i-cavalli-di-colleferro-rm-ancora-animali-da-sequestrare-e-mancanza-daiuto-da-parte-dei-comuni-il-video-delle-due-puledre-salvate/43077

 

NEL CUORE.ORG
13 MARZO 2013

ENPA EMILIA ROMAGNA: COLOMBI AI MATRIMONI? USANZA INSENSATA
Il coordinatore regionale: "Molti feriti o muoiono"

Vietare l'uso di colombi per celebrare alcune particolari ricorrenze. Lo ha chiesto il coordinatore regionale dell'Enpa per l'Emilia Romagna, Carlo Locatelli. Un esempio? Gli uccelli che vengono lanciati in aria in occasione dei matrimoni. "Questi esemplari - spiega Locatelli - provengono da allevamenti: non sono in grado né di volare, se non per brevi tratti, né provvedere al loro stesso sostentamento. Tra l'altro molti riportano ferite provocate dalla manipolazione del loro "liberatore".
Sono tanti i volatili che perdono la vita a causa di questa abitudine insensata - insiste la Protezione animali - mentre i sopravvissuti sono destinati ad ingrossare le fila di quelle popolazioni di uccelli che tanto angustiano le amministrazioni comunali, che, per ridurne il numero, adottano spesso provvedimenti estremi ed ingiustificati.
"Trattand osi di animali che hanno sempre vissuto in cattività, e che sono quindi inadatti alla vita selvatica - aggiunge Locatelli - non escludo che la loro scriteriata liberazione possa configurare il reato di abbandono".

 

LA REPUBBLICA
13 MARZO 2013

Delfino trovato morto a Marina di Bibbona (LI)

Il mammifero era sulla spiaggia della località in provincia di Livorno. Alcuni giorni fa sei esemplari senza vita all'Elba e a Piombino
Una carcassa di delfino e' stata trovata sulla spiaggia di Marina di Bibbona, in provincia di Livorno. Il mammifero, lungo circa un metro e mezzo, pesava
30 kg. Il ritrovamento e' avvenuto l'altra mattina, a opera di una donna che stava facendo una passeggiata in spiaggia. La carcassa dell'animale era nei pressi del Fosso della Madonna. Sul posto sono intervenuti i tecnici comunali, che hanno rimosso la carcassa in avanzato stato di decomposizione. Cinque delfini erano stati trovati morti sulle spiagge dell'isola d'Elba, alcuni giorni fa, e un altro mammifero era stato trovato privo di vita a Piombino, sempre nel Livornese.

 

MESTRE TODAY
13 MARZO 2013

"Fronte di liberazione animali" in azione per salvare conigli e galline

Prov. Di Venezia - Gli attivisti nella notte tra lunedì e martedì hanno reciso una recinzione in quartiere San Marco a Mestre e hanno preso gli animali: "Scarsa igiene" Sono entrati in azione di notte per combattere la loro battaglia che vuole "liberare" tutti gli animali ingiustamente reclusi. Gli attivisti dell'"Animal Liberation Front" nella notte tra lunedì e martedì ha "messo in salvo" (espressione utilizzata dal collettivo animalista), conigli e galline destinati a essere uccisi e mangiati.
"Gli animali appartenevano a un individuo che li alleva fuori da ogni norma - dichiarano gli attivisti in una nota - in uno spazio demaniale da lui occupato abusivamente in quartiere Villaggio San Marco a Mestre". Gli attivisti hanno tagliato le catene che tenevano "prigioniere" le creature (secondo loro in spazi sporchi e malsani), dopodiché ha portato gli animali "al sicuro". Questi esseri "vivranno liberi in ampi spazi per tutta la durata naturale della loro vita", conclude la nota.
FOTO
http://mestre.veneziatoday.it/fronte-di-liberazione-animali-in-azione-per-salvare-conigli-e-galline.html

 

IL MATTINO DI PADOVA
13 MARZO 2013

Teolo (PD): pastore tedesco ritrova il suo padrone

Un cane di razza pastore tedesco girovagava per le strade di Teolo Alto quando è stato intercettato da una pattuglia dei vigili. L’aspetto aggressivo dell’animale aveva messo sulle difensive gli agenti che si sono avvicinati con molte cautele. Ma l’indole dello splendido animale è emersa subito e, tra una coccola e una scodinzolata felice, i vigili hanno messo al cane un improvvisato collare e un guinzaglio. Hanno quindi telefonato al canile di Selvazzano per far giungere un veterinario e un mezzo per prendere in consegna il pastore tedesco. Questo è il primo punto d’arrivo per gli animali che si smarriscono o vengono abbandonati, poi il passaggio ad altri canili è l’itinerario che si prospetta per i poveri amici a quattro zampe abbandonati. Ma la storia ha un lieto fine, in quanto il proprietario è venuto a conoscenza dell’accaduto e si è immediatamente recato al canile per ritirare il suo fido animale e poter poi passeggiare, contento, per il centro del paese con il cane al guinzaglio.

 

IL TIRRENO
13 MARZO 2013

Avvistato un lupo che va a spasso nel centro del paese

GAVINANA (PT). Proseguono gli avvistamenti di lupi sulla montagna pistoiese, con gli animali che si avvicinano sempre più ai centri abitati, o, addirittura, entrano nei paesi.
E’ infatti quello che è successo a Gavinana: un esemplare di lupo infatti è stato visto aggirarsi in piazza Francesco Ferrucci di Gavinana, proprio accanto alla storica statua equestre del condottiero fiorentino. «Il lupo era di grosse dimensioni, probabilmente un esemplare maschio – racconta l’autore dell’avvistamento, avvenuto nelle prime ore della mattina di venerdì – L’ho inseguito con la macchina, ho cercato anche di fare delle foto con il telefonino, ma si muoveva in fretta ed è fuggito».

 

IL PICCOLO
13 MARZO 2013

Operazione “salva rospi” attorno al lago di Doberdò
Sono iniziate le spedizioni dei volontari del Wwf isontino nella zona del Vallone per evitare che centinaia di batraci siano schiacciati dalle auto

Prov. Di Gorizia Come ogni anno, tra la fine di febbraio e la prima metà di marzo, rane e rospi si svegliano dal lungo letargo invernale, lasciano i boschi e iniziano la migrazione verso i luoghi di riproduzione, generalmente stagni, ma anche laghi. Dopo la deposizione delle uova i batraci rimangono qualche settimana sul posto, per poi ritornare là da dove sono venuti. Purtroppo la lentezza che contraddistingue i rospi diventa spesso un handicap fatale, che non permette loro di attraversare indenni le nostre strade.
E qui entrano in campo i volontari del Wwf isontino che, attrezzati con giubbetti arancione, pile, secchi e guanti, cercano gli anfibi lungo le strade e li spostano sull’altro lato, perchè possano continuare indenni la loro marcia verso i luoghi di riproduzione.
«Tutti gli anfibi sono protetti dalla legge - afferma il Wwf - in quanto importanti anelli della catena biologica, oltre che grandi divoratori d’insetti nocivi». Per cercare di salvare il maggior numero di esemplari, da diversi anni le squadre di volontari, per una paio di settimane, dall’imbrunire fino a sera inoltrata e soprattutto nelle giornate piovose si succedono ai bordi dei cigli stradali. In provincia di Gorizia l’attività si concentra attorno al Lago di Doberdò, fino a Jamiano, con puntate anche lungo l’Isonzo e il Vipacco, nei paesi di Gabria, Castel Rubbia e Peteano. Gli animali vengono raccolti dai volontari, messi nei secchi, e rilasciati in posti sicuri sul lato opposto della strada.
Queste azioni hanno già permesso negli ultimi tre giorni particolarmente piovosi di salvare da morte certa alcune centinaia di anfibi, soprattutto rospi comuni. Più efficace sarebbe la costruzione di appositi sottopassi, anche di piccole dimensioni, per permettere agli animali di superare la strada in sicurezza, o la chiusura, in alcune giornate e solo nelle ore serali, di alcune strade secondarie, quali ad esempio la via Trinko che costeggia il Lago di Doberdò.
Il problema degli anfibi sulle strade è però diffuso in tutta la Provincia, da Grado Pineta al Collio, al Preval e lungo i corsi d'acqua e vicino a stagni e laghi. Per questo il Wwf lancia un appello agli automobilisti che si trovino a percorrere di sera le strade vicine a zone umide, perchè riducano la velocità e facciano attenzione a non schiacciare gli anfibi.
Chi invece vuole dare una mano agli utili rospi può contattare il Wwf Isontino ([email protected]) per informarsi sulle uscite sul campo organizzate dall’associazione ambientalista, o attivarsi per proprio conto sulle strade della propria zona, ma facendo grande attenzione alla sicurezza personale.

 

CORRIERE DELLA SERA
13 MARZO 2013

SHANGHAI
Cina, il mistero dei maiali morti nel fiume

Affiorate almeno 6 mila carcasse
Migliaia di suini gettati nelle acque del fiume Huangpu. Le autorità rassicurano: per ora nessun pericolo per la salute

È arrivato quasi a seimila il numero di maiali morti rinvenuti a Shanghai nel fiume Huangpu. Secondo quanto riferisce lo Shanghai Daily, fino ad ora sono 5.916 le carcasse di animali trovate nelle acque del fiume e, secondo i funzionari locali, il numero potrebbe ancora salire nei prossimi giorni. Nella città di Jiaxing, dalla quale secondo le prime analisi proverrebbero gli animali almeno per la gran parte, secondo quanto scrive la stampa locale, nel mese di gennaio sono morti 10.078 maiali e altri 8.325 sono deceduti a febbraio.
CATTIVO AUSPICIO - «Ma si tratta di numeri che vanno verificati» ha commentato Jiang Hao, vice direttore della commissione per l'allevamento e veterinaria di Jiaxing. Jiang ha aggiunto che è probabile che gli allevatori della zona abbiano gettato nel fiume gli animali morti perché essi sono considerati di cattivo auspicio senza pensare, anche per mancanza di conoscenza, alle conseguenze in termini di tutela dell'ambiente. «Stiamo cercando le cause della morte di tutti questi maiali - ha detto Jiang - e stiamo collaborando in maniera molto stretta col governo di Shanghai».
VIRUS NON CONTAGIOSO PER GLI UOMINI - Nei primi test effettuati sui resti dei suini morti è stato rinvenuto il circovirus porcino, un virus comune fra questo tipo di animali ma che non è contagioso per gli uomini. Intanto Jiang Hao ha fatto sapere che il governo locale dello Zhejiang ha offerto agli allevatori 80 yuan (circa 10 euro) per ogni animale morto consegnato al governo per poi essere smaltito in maniera sicura. Ma molti residenti della zona hanno detto di non aver mai ricevuto il sussidio promesso.
NIENTE PANICO - A Shanghai la popolazione è stata avvertita di non diffondere il panico dopo che online si erano diffuse voci non confermate sul fatto che venditori senza scrupoli si fossero appropriati illegalmente di alcuni maiali morti per poi venderli sul mercato locale. Gu Zhenhua, vice direttore dell'ufficio sicurezza alimentare di Shanghai, ha detto che in tutti i supermercati e i negozi sono stati rafforzati i controlli sulla carne di suino.
«ACQUA NON COMPROMESSA» - La Commissione per la fornitura di acqua di Shanghai intanto ha fatto sapere che la qualità dell'acqua nella capitale economica cinese non è stata danneggiata dalla presenza dei maiali morti e che i test effettuati in questi giorni non mostrano cambiamenti rispetto all'anno scorso. Altre analisi effettuate dal centro per il controllo delle malattie degli animali di Shanghai su una serie di organi interni prelevati dai suini morti ha permesso di escludere la presenza di altre malattie gravi tra cui l'afta epizootica e il colera.
FOTO E VIDEO
http://www.corriere.it/animali/13_marzo_13/cina-maiali-morti_8558df9c-8b90-11e2-8351-f1dc254821b1.shtml

 

TISCALI
13 MARZO 2013

Cina: 6mila i maiali morti in fiume

SHANGHAI - Sono quasi 6mila i maiali morti trovati nel fiume Huangpu, a Shanghai. Secondo lo Shanghai Daily, finora sono 5916 le carcasse di animali rinvenute e, secondo i funzionari locali, il numero potrebbe ancora salire. ''Stiamo cercando di determinare le cause della morte'', ha detto Jiang Hao, vicedirettore della commissione per l'allevamento-veterinaria di Jiaxing. Nei primi test effettuati e' stato rinvenuto il circovirus porcino, un virus comune fra i maiali, ma non contagioso per l'uomo.

 

NEL CUORE.ORG
13 MARZO 2013

"EDUCARE I LUPI", LA FRANCIA VUOLE RIDURRE LE SPESE PER GLI INDENNIZZI
Fa discutere l'idea nel piano nazionale per il lupo

Continua a far discutere, anche a livello internazionale, il piano per il lupo 2013-17 presentato dal governo francese . Il progetto, elaborato dopo mesi di fortissima tensione tra allevatori e protezionisti, prevede una gestione differenziata secondo le regioni e la pressione esercitata localmente dai lupi (in Francia ne sono rimasti 250 in tutto!) e soprattutto la possibilità di "catturare" gli esemplari sorpresi ad attentare alle greggi per "educarli". Secondo gli ideatori del piano, e secondo il ministro francese dell'Ambiente Delphine Batho, agenti dell' Office national de la chasse et de la faune sauvage dovrebbero catturare i lupi "malandrini", marcarli con un segno di riconoscimento e poi lasciarli andare. Tanto basterebbe, affermano i sostenitori del piano, per spaventare i lupi e indurli a concentrarsi su prede selvatiche. Solo gli individui recidivi, i lupi "dalla testa dura" sarebbero destinati all'abbattimento. Tutto ciò consentirebbe al governo di risparmiare sugli indennizzi dovuti agli allevatori danneggiati. Negli anni scorsi il numero delle pecore attaccate dai lupi è salito continuamente, dai 2680 capi del 2008 ai 5848 del 2012. E gli indennizzi sono costati a Parigi 2 milioni di euro. Comunque, sulla base dei parametri stabiliti dalla convenzione di Berna, in Francia non si potranno abbattere più di 11 lupi l'anno.

 

LA PROVINCIA DI SONDRIO
13 MARZO 2013

Finito il letargo invernale
A Gerola ricompare l'orso

GEROLA ALTA (SO) - L'orso è uscito dalla tana. Ora il tradizionale richiamo alla Primavera ha un protagonista in carne ed ossa. In questi giorni, da sabato per la precisione, un plantigrado è tornato a girovagare nei boschi sopra Gerola. In particolare a Fenile, dove le orme sono state rinvenute, prima da alcuni residenti e poi dalla polizia provinciale.
Il sindaco Fabio Acquistapace invita a non fare allarmismi, perché la presenza dell'orso è monitorata e non si sono verificati episodi sgradevoli. L'animale, probabilmente, è in cerca di cibo e infatti non è escluso che abbia pasteggiato con qualche capra di un allevamento sopra il paese. Ma vista la stabulazione libera degli ovini il ritrovamento di eventuali carcasse non sarà immediato.Visto che M13, l'orso ucciso a Poschiavo a febbraio, aveva scelto di stazionare sulle Retiche, questo ricomparso dovrebbe essere l'altro che ha dominato le cronache l'anno scorso, quello che stazionava sulle Orobie, tra Valtellina, Lecchese e Bergamasca.

 

GREEN STYLE
13 MARZO 2013

Cani e gatti con il diabete: arriva VetPen

Anche cani e gatti soffrono di patologie croniche spesso debilitanti, come ad esempio il diabete. E far seguire la giusta terapia a Fido e Micio non è sempre semplice, soprattutto quando la cura implica siringhe, prelievi di sangue e tanta pazienza. Oggi arriva uno strumento che promette di rivoluzionare il mondo dell’assistenza medica ai nostri amici a quattro zampe.
Si chiama VetPen ed è, così come suggerisce il nome, una penna per la somministrazione facile di insulina al cane e al gatto. Si tratta di un ritrovato praticamente indolore e semplicissimo da utilizzare, pensato proprio per quegli animali che non ne vogliono sapere di sottoporsi alla tortura di iniezioni e altre pratiche. Con la VetPen non si dovrà più cercare di tenere a bada Fido durante la puntura, né rischiare di essere aggrediti o addirittura morsi. Il problema del diabete fra gli animali domestici coinvolge ormai moltissimi proprietari di cani e gatti, soprattutto in età adulta. Con una diffusione in crescita come diretta conseguenza della vita moderna, dove spesso cani e gatti non seguono una dieta equilibrata e corretta, il riconoscimento della patologia fra gli amici a quattro zampe è davvero complessa e spesso i l proprietario non ne è al corrente.  La VetPen verrà presentata il prossimo 22 marzo a Milano, con una conferenza stampa a cui parteciperanno non solo gli inventori, i ricercatori di MSD Animal Health, ma anche medici veterinari ed esperti di accudimento animale.

 

URCA URCA
12 MARZO 2013

Se il tuo cane sta per morire, perché non clonarlo?

L’attività di laboratorio della Insung Hwang, secondo il suo sito web, è la guarigione dei cuori spezzati, in particolare quelli di persone che hanno perso un cane al quale erano particolarmente affezionati. Per la modica somma di 75.000 euro circa (100.000 dollari) vi cloneranno il cane che potrà così avere, almeno all’apparenza, un vita infinita. Il dottor Hwang è ricercatore presso il controverso Istituto South Korean Sooam Foundation, coinvolto nel 2006 per tentativi sulla clonazione umana. Dopo il successo ottenuto lo scorso anno negli Stati Uniti con la clonazione di cani (12 cuccioli clonati consegnati dal laboratorio Insung Hwang lo scorso anno), ora ritengono che l’Inghilterra sia il Paese europeo più idoneo per continuare ad espandere la loro attività. “Abbiamo fatto qualche ricerca di mercato, ma 75.000 euro sono uno scoglio per la maggior parte dei possibili clienti. Stiamo organizzando un concorso a tema per trovare il nostro primo cliente nel Regno Unito. Il vincitore potrà avere uno sconto di almeno il 50%”, ha detto un portavoce. Per clonare un cane, il team di Hwang prende un campione di tessuto dall’animale ancora in vita, o entro pochi giorni dalla morte, e ne blocca le cellule. Viene selezionata una femmina di cane, la razza non ha importanza, per prelevarne un ovulo. Mediante un processo chiamato enucleazione il team rimpiazza il DNA dell’ovulo con quello del campione memorizzato. Il resto fa parte di una normale gestazione fino a dare alla luce un cucciolo che popperà dalla madre per almeno un mese. “Le madri surrogate non devono essere della stessa razza”, spiega Hwang. “U n alano potrebbe, in teoria, essere il surrogato di un cucciolo di chihuahua, ma si tende ad usare razze simili per dimensioni.  Normalmente nasce un sol o cucciolo, ma a volte si ottengono cucciolate di tre o quattro esemplari. Solitamente, quando si verifica, il cliente si prende tutti i cuccioli”. Ma la clonazione è ben lungi dall’essere una scienza esatta, come ammette Kwang: “Le cose possono anche andare storte. Nel 2005, quando è stato clonato il nostro primo cane (Snuppy) il tasso di gravidanza era solo del 2%. Ora siamo circa al 30%. Possono intervenire anche malformazioni, per cui si deve ritentare, però i cuccioli che consegniamo ai nostri clienti sono sempre in perfetta salute”. Ma la Fondazione non intende fermarsi ai cani; lo scorso anno ha firmato un accordo con scienziati russi per tentare di clonare un mammuth!

 

IN GUSTO
13 MARZO 2013

Salute a rischio con troppa carne ed insaccati

L'alimentazione, lo abbiamo ripetuto moltissime volte, dovrebbe essere sana ed equilibrata. Al di là delle scelte etiche (che possono spingere a scegliere di evitare alcuni alimenti, ma che comunque contemplano la necessità di sostituire le sostanze nutritive contenute nei cibi a cui si rinuncia con valide alternative), al di là delle abitudini, c'è infatti la necessità di avere una dieta sana e bilanciata.
Una nuova ed ulteriore conferma di questa teoria arriva dall'Università di Zurigo, che evidenzia come una dieta ricca di carne ed insaccati possa avere effetti controproducenti e anche gravi sulla nostra salute. Dopo lo scandalo della carne di cavallo, che ha già messo a dura prova i carnivori di tutta Europa, arriva oggi una nuova scoperta: la carne e gli insaccati, se consumati in quantità eccessive e troppo spesso, ci metterebbero a rischio di incappare più facilmente in un infarto o in un tumore.
I dati analizzati dagli studiosi che hanno condotto la ricerca, infatti, non lasciano spazio ai dubbi: quattrocentocinquanta mila persone tra i trentacinque e i sessantanove anni, studiati per otto anni e provenienti da dieci stati diversi dell'Europa hanno dimostrato come troppa carne faccia male.
Dopo una prima analisi, infatti, i ricercatori hanno preso in esame le morti di circa ventisemila persone del campione originario, decedute nel corso degli anni: chi consumava un'eccessiva quantità di insaccati e di carne era incorso in un decesso prematuro, spesso legato all'insorgenza di tumori o di malattie cardiocircolatorie.
L'attenzione degli studiosi era proprio concentrata sul consumo di carne, fosse essa bianca, rossa o lavorata. La ricerca ha così preso in esame carne bovina, suina, equina, ovina, pollame, anatra, coniglio, prosciutti, salami, salsicce e pancetta: tutti alimenti molto amati, ma, purtroppo, pericolosi per il nostro benessere.
Nell'analisi dei ventiseimila decessi, infatti, è emerso come chi consumava oltre un etto e mezzo di carne lavorata al giorno aveva un rischio di morte maggiore del 44%, rispetto a chi consumava i venti grammi consigliati come dose giornaliera. 
I risultati dello studio, pubblicato sulla rivista BMC Medicine, ha così rivelato come negli otto anni il più alto numero di decessi sia stato legato al cancro (con oltre novemila morti), seguito dalle malattie cardiovascolari (oltre cinquemila) e da quelle respiratorie. Il consumo eccessivo di carne e di insaccati, in particolare, farebbe aumentare del 72% il rischio di malattie cardiovascolari e dell'11% quello di cancro.

 

ANSA
13 MARZO 2013

Carne cavallo: 60% inglesi cambia menu'
Sondaggio, boom vegetariani e crollo vendite hamburger

LONDRA - Lo scandalo della carne di cavallo ha rivoluzionato le abitudini Gb: secondo un sondaggio ben 6 consumatori su 10 sono molto piu' attenti rispetto a cio' che comprano e spesso preferiscono prodotti vegetariani per evitare possibili contaminazioni. La fiducia nell'alimentare e' crollata del 24%, mentre il 30% dei consumatori compra meno carne trattata, e il 50% non si fida piu' di quello che e' scritto sulle etichette. Allo stesso tempo si e' assistito a un crollo delle vendite di hamburger.

 

GEA PRESS
14 MARZO 2013

Ischia (NA) – dal cielo una ciconga imbrattata di sangue – Il bracconiere si presenta per chiedere l’animale
La LIPU: atto gravissimo - Le pene per i bracconieri vanno almeno raddoppiate

Ancora un gravissimo atto di bracconaggio nell’isola di Ischia (NA). La vittima, denuncia in un suo comunicato LIPU-BirdLife Italia, è una cicogna bianca, colpita in località Piano Liguori. L’animale è stato recuperato da un privato ma quanto poi successo ha dell’incredibile.
Chi ha recuperato la cicogna, si è visto letteralmente cadere nel cortile di casa il povero animale imbrattato di sangue. Mentre si premurava per il soccorso si sono però presentati i responsabili del grave atto per reclamare la consegna dell’animale ferito. I due bracconieri si sono allontananti solo una volta allertati dall’imminente arrivo dei volontari LIPU.
Giunti sul posto, i volontari dell’Associazione hanno subito prestato le prime cure. La cicogna presenta purtroppo gravissime fratture ad un’ala e ad una zampa. Ora le debolissime speranze di poterla salvare sono affidate al Centro recupero fauna selvatica di Napoli, cui la LIPU sta inviando, in queste ore, lo sfortunato animale.
“E’ un vergognoso atto di bracconaggio che dimostra la persistente e palese illegalità in materia di caccia sull’isola di Ischia” – dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU – Chi sa parli e consegni alla polizia giudiziaria ogni informazione e notizia utile per risalire al bracconiere e denunciare così il gravissimo e incivile atto di crudeltà contro uno degli uccelli simbolo più amati dai bambini.
“Come LIPU ci muoveremo su più fronti – prosegue il presidente LIPU – Sia con una richiesta di maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine e sia con pressioni sul Parlamento per raddoppiare le pene ai bracconieri, prevedendo l’abbattimento di specie protette come furto ai danni dello Stato.
“Il violento malcostume venatorio va contrastato con decisione – conclude Mamone Capria – e i cittadini testimoni di questi episodi dicano un forte no a questa strage di animali indifesi”.

 

NEL CUORE.ORG
14 MARZO 2013

ISCHIA (NA), DUE UOMINI FERISCONO UNA CICOGNA BIANCA E POI SCAPPANO
L'animale adesso è in pericolo di vita

Ferita una cicogna nell'isola di Ischia. La denuncia arriva dalla Lipu che segnala il "vergognoso atto di bracconaggio che dimostra la persistente e palese illegalità in materia di caccia sull'isola di Ischia", spiega Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu. Che aggiunge preoccupato: "Chi sa parli e consegni alla polizia giudiziaria ogni informazione e notizia utile per risalire al bracconiere e denunciare così il gravissimo e incivile atto di crudeltà contro uno degli uccelli simbolo più amati dai bambini".
Sotto tiro è finito un esemplare di cicogna bianca colpito in località Piano Liguori. L'animale, spiega una nota della Lipu, è stato recuperato da un uomo che l'ha vista cadere nel proprio cortile e che poi, da quanto si apprende da fonti locali, si è visto incredibilmente chiedere dai responsabili del gesto la riconsegna dell'animale ferito. Al rifiuto, i due bracconieri, allertati dall'imminente arrivo dei volontari Lipu, si sono dileguati. I volontari dell'associazione intervenuti hanno prestato subito le prime cure all'animale, notando gravissime fratture ad un'ala e ad una zampa. Ora le debolissime speranze di salvare la cicogna sono affidate al Centro recupero fauna selvatica di Napoli a cui è stato inviato l'animale.

 

MODENA ONLINE
14 MARZO 2013

Modena, baby gang maltratta gli animali del parco della Repubblica
I ragazzini hanno preso a calci le anatre e hanno ferito un germano reale con una balestra. Indaga la polizia municipale

MODENA - Una baby gang ha picchiato e maltrattato le anatre del parco della Repubblica, nella zona dei laghetti, arrivando addirittura a ferire un esemplare di germano reale con una balestra. E' accaduto oggi pomeriggio a Modena. Ora l'animale, raccolto dagli agenti della polizia municipale, è stato affidato alle cure del Centro Fauna Selvatica Il Pettirosso, dove gli è stata suturato la ferita. A dare l'allarme è stato un cittadino che ha visto i ragazzini accanirsi contro gli animali. Il Pettirosso è deciso a costituirsi parte civile non appena sarà avviato il procedimento contro ignoti per danneggiamento di proprietà dello Stato, poiché tale è la fauna selvatica, oltre che per maltrattamenti contro gli animali e uso improprio di armi. Da parte sua, la Polizia municipale non esclude interventi specifici nell’area del parco per identificare gli autori del gesto.
“In una città, come la nostra, che ha approvato il Regolamento sui diritti degli animali – commenta l’assessore all’Ambiente Simona Arletti - fa particolarmente dispiacere che si possa pensare di trarre divertimento dal maltrattare un animale. Per sensibilizzare ed educare i ragazzi al rispetto degli animali, il Comune già da tempo promuove nelle scuole percorsi di conoscenza degli animali”.

 

GEA PRESS
14 MARZO 2013

Cupramontana (AN) – l’allevamento tra fango e animali putrefatti (FOTOGALLERY)
Intervento del Corpo Forestale dello Stato - Immediato l'intervento del Sindaco.

L’allevamento era autorizzato ma le ipotesi di reato rilevate dai Comandi Stazione forestale di Arcevia e Genga Frasassi riguardano il maltrattamento aggravato dalla morte ed uccisione di animali. In tutto, nel corso dell’ispezione del Corpo Forestale dello Stato, sono stati rinvenuti 450 colombi bianchi e 32 cinghiali destinati all’alimentazione umana.
Secondo il comunicato del Corpo Forestale i colombi trovati nell’allevamento di Cupramontana (AN), sarebbero stati i superstiti. I colombi di varietà “California King” sarebbero stati costretti a convivere in gabbie da allevamento intensivo con un pari numero di simili che, però, erano ormai ridotti in carcasse putrefatte ed ammassate nelle mangiatoie. Gli stessi contenitori destinati all’alimentazione avrebbero inoltre ostacolato l’alimentazione ai colombi rimasti ancora in vita.
Poi, in un recinto all’esterno, l’allevamento con 32 cinghiali, di cui 11 piccoli. Stante quanto comunicato dalla Forestale gli animali si sarebbero presentati in un grave stato di denutrizione e senza riparo dalle intemperie. Rilevante, il quantitativo di fango.
Una situazione che i Forestali non hanno esitato a definire “raccapricciante“. I Colombi sopravvissuti sarebbero infatti stati ridotti senza mangimi e senz’acqua, con gli abbeveratoi non funzionanti e, soprattutto, costretti in voliere di pochi metri cubi. Anche in questo caso sarebbe apparso rilevante il quantitativo di escrementi (guano) con centinaia di carcasse putrefatte. Animali che sarebbero morti anche mesi addietro.
Circa i cinghiali, la Forestale ipotizza come prima dell’inverno gli animali potessero essere il doppio. Il loro recinto, all’aperto senza mangiatoie né, sembra, riparo dalle intemperie, li predisponeva ad essere “affondati nella melma, denutriti, con 11 piccoli che dovevano lottare con gli adulti anche per un filo d’erba buttato nel recinto“.
Tutti gli animali sono stati posti sotto sequestro e la loro corretta custodia è stata assicurata facendo intervenire i Veterinari del servizio pubblico. Questi dovranno ora eseguire ulteriori accertamenti al fine di stabilire l’eventuale presenza di malattie infettive e coadiuvare il Sindaco di Cupramontana (AN), nominato custode giudiziario, nel mantenere condizioni di vita più consone alla natura degli animali. Il Sindaco, infatti, si è immediatamente attivato.
“Il proprietario degli animali è stato identificato e denunciato all’Autorità Giudiziaria” – ha dichiarato il Comandante Provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Ancona – “per maltrattamento di animali, con l’aggravante della morte dovuta agli stenti subiti, mentre è stata avanzata all’autorità competente una richiesta di revoca immediata dell’autorizzazione all’allevamento”.
Durante le indagini sono stati effettuati appositi rilievi fotografici che, insieme ai verbali di rito, sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica di Ancona.
VEDI FOTOGALLERY:

http://www.geapress.org/allevamenti-2/cupramontana-an-lallevamento-tra-fango-e-animali-putrefatti-fotogallery/43209

 

ANSA
14 MARZO 2013

Allevamento lager cinghiali e colombi
Cfs salva 32 ungulati e 450 volatili da stenti,molti gia' morti

CUPRAMONTANA (ANCONA) - Il Corpo Forestale dello Stato ha rinvenuto e sequestrato in un allevamento regolarmente autorizzato a Cupramontana 450 colombi bianchi e 32 cinghiali destinati all'alimentazione umana, denunciando B.R., allevatore trentottenne di Santa Maria Nuova per maltrattamento aggravato dalla morte e uccisione di animali. I 450 colombi superstiti erano spiati in voliere con le carcasse di altri volatili morti. I cinghiali in un recinto all'aperto, immersi nel fango e denutriti.

 

IL PAESE NUOVO
14 MARZO 2013

Maltrattati dal padrone, sette cani sequestrati dalla polizia municipale

LECCE – Sette cani che un cittadino teneva in un piccolo giardino ubicato all’estrema periferia del comune di Lecce, sono stati sequestrati dagli agenti municipali e dai tecnici della Asl, ed affidati ad una struttura sanitaria comunale. Il loro padrone, un uomo del posto, di mezza età, è stato denunciato per maltrattamenti ad animali.
I sette animali erano malnutriti ed ammalati, a differenza di altri nove cani trovati nello stesso giardino della casa di campagna dell’uomo. Nell’abitazione, vigili urbani ed Asl sono intervenuti dopo un esposto di un cittadino. I cani si trovano ora nel canile sanitario dove riceveranno le necessarie cure e il giusto apporto nutrizionale.
Di recente la struttura è stata interessata dalla vicenda del sovraffollamento, ma deve garantire comunque la continuità del servizio di assistenza veterinaria ed è dunque agibile per la cura e la degenza.

 

IL TIRRENO
14 MARZO 2013

Animali avvelenati, già scoperti 37 casi

di Leonardo Soldati

PISTOIA - La Polizia Provinciale presenta il bilancio del 2012, in particolare su salvaguardia dell’ambiente, vigilanza ittico-venatoria, prevenzione ed accertamento delle violazioni al Codice della Strada, collaborazione e presidio del territorio. 14 le persone denunciate all’Autorità giudiziaria con il riscontro di 29 reati, in prevalenza nelle materie di caccia, demanio idrico e maltrattamento di animali, in calo del 40% rispetto al 2011 segno anche dell’attività di prevenzione effettuata dal Corpo sul territorio. Riguardo alle sanzioni amministrative, redatti 470 verbali per complessive 490 infrazioni, in prevalenza sempre attinenti alla caccia e confermando sostanzialmente il dato del 2011. Sono 110 i servizi effettuati su strade provinciali e regionali con il controllo di 678 veicoli, 100 le infrazioni rilevate. Proseguite le attività di contenimento e controllo della fauna selvatica e di antibracconaggio, oltre che di formazione ed aggiornamento del personale. Alcune operazioni sono state realizzate in collaborazione con altri Comandi di Polizia Provinciale di Province confinanti e con altre amministrazioni, in particolare con Corpo Forestale, Carabinieri, Polizia di Stato, Polizie Municipali ed Aziende Usl. «Nonostante l’organico di sole 15 unità più il comandante, la Polizia Provinciale dimostra di aver svolto un lavoro di qualità sul territorio» afferma l’assessore provinciale Rino Fragai alla conferenza stampa. Circa 300 gli interventi, compresi quelli di cacciatori coadiutori, che si occupano di tutela delle produzioni agricole e delle specie selvatiche, Guardie ambientali volontarie, che sono 22, e Guardie giurate volontarie ittico e venatorie (35, espressione di associazioni locali, seppur formate appositamente), tutti sono pubblici ufficiali. «Cerchiamo di adeguare sempre le nostre esigenze personali a quelle del servizio –sottolinea il comandante Monfardini- con almeno una pattuglia sul territorio e copertura del servizio dalle 12 alle 18 ore giornaliere, anche nei giorni festivi o in orario notturno». I casi di presunto avvelenamento di animali sono stati 37, la maggioranza dei quali a Pistoia, 7 i casi conclamati a seguito di analisi di laboratorio, sebbene quest’ultimi non possano ovviamente basarsi su tutti i tipi di veleno utilizzabili, in particolare riscontrati in luoghi aperti al pubblico e dei quali sono stati vittime soprattutto animali domestici. Sulla questione del mancato soccorso di fauna ferita, dibattuta nei giorni scorsi a seguito dei casi verificatisi, l’assessore Fragai ha evidenziato che la legge regionale impedisce alla Provincia di intervenire qualora ciò comporti un costo economico e che dunque in merito strumenti, risorse e personale a disposizione risultano limitati. I n materia sono stanziati attualmente solo 10mila euro ed il servizio richiederebbe anche l’assistenza veterinaria.

 

GEA PRESS
14 MARZO 2013

San Gregorio (CT) – Polemiche per la fiera del bestiame (FOTOGALLERY)
L'ENPA diffida il Sindaco - L'annuncio della compra vendita degli animali già apparso in un sito specializzato

Timori, dell’ENPA di Catania, che il prossimo 1 aprile, in occasione del Lunedì dell’Angelo, possa svolgersi la fiera del bestiame nel paese di San Gregorio, alle porte di Catania.
In un sito web specializzato, riferisce nel suo comunicato l’ENPA di Catania, sarebbe già apparsa la nota che pubblicizza l’ esposizione e vendita di animali, ovvero la tradizionale “Fera do’ Luni di Pasqua”. Tradizione oppure no, l’ENPA era più volte intervenuta nelle scorse edizioni, fotografando le condizioni di detenzione degli animali (vedi in fotogallery foto ENPA). C’era pure un’iguana in una gabbia di canarini esposta senza riscaldamento, come invece richiederebbe la specie. Poi uccelli ed altri animali che sembravano ammassati in gabbiette. Cani, papere in busta, galline sottosopra trasportate in strada, maialini in gabbiette poco più grandi di loro ed altri situazioni di certo poco condivisibili.
L’anno scorso, dopo mille polemiche, l’ASL aveva vietato la vendita ma non l’esposzione. Il pericolo, riferiscono dall’ENPA, è che quest’anno si possa ricomporre il solito campionario. Questo anche alla luce dell’annuncio apparso sul web.
Per l’ENPA di Catania si tratterebbe di una situazione illegale  e per questo gli animalisti hanno inviato una diffida al Sindaco e per conoscenza a varie autorità tra le quali Prefetto, Forze dell’Ordine ed ASP. In caso contrario, si legge nella diffida diffusa alla stampa, l’ENPA non esiterà ad adire le vie giudiziarie.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/allevamenti-2/san-gregorio-ct-polemiche-per-la-fiera-del-bestiame-fotogallery/43115

 

ANSA
14 MARZO 2013


Nel senese caccia alla volpe in tana, animalisti insorgono
Provincia precisa, e' attivita' controllo faunistico

SIENA - ''Dal primo aprile in provincia di Siena iniziera' la caccia alla volpe in tana''. Ne da' notizia, con indignazione, la Lega Italiana dei Diritti dell'Animale (LIDA), che aggiunge: ''Noi non ci stiamo!''. L'immagine evoca le campagne inglesi piu' che quelle senesi, anche se, come e' noto, il Chiantishire e' molto amato dai britannici. Ma piu' che di 'caccia', spiega l'Ufficio risorse faunistiche della Provincia, si deve parlare di ''attivita' di controllo della volpe nella zona'' che si apre il primo aprile e proseguira' fino al 31 luglio.
Si tratta dell'ultima di una serie di proroghe che vanno avanti dal 2007 con modalita' precise stabilite in accordo con l'Istituto Superiore Protezione Ambiente, ente scientifico per la gestione faunistica. Se l'attivita' di caccia e' stabilita dal calendario venatorio in precisi periodi dell'anno, quella di controllo viene decisa al di fuori di quei periodi, motivata da sovrappopolazione o in alcuni casi, come questo, dai danni provocati all'agricoltura o alla fauna. La volpe e' un animale predatore, tra le sue vittime ci sono la lepre e il fagiano. In questo caso l'attivita' e' prevista solo all'interno degli istituti faunistici preposti alla produzione di fauna selvatica. Ad avallarla, la risposta del Tar a un ricorso presentato nel 2012 da alcune associazioni animaliste. ''Noi non ci stiamo - spiega la LIDA -, ne' per l'ammazzare, ne' per la riduzione numerica, ne' per il prelievo venatorio, ne' per l'abbattimento selettivo, ne' per qualunque altra perifrasi si voglia utilizzare per togliere la vita ad animali innocenti. Piccoli cuccioli appena nati verranno sbranati da cani addestrati a entrare nelle tane e quelli che riusciranno a sfuggire a questa morte atroce saranno impallinati dai cacciatori appostati all'uscita della tana stessa''.

 

AMBIENTE E AMBIENTI
14 MARZO 2013

Daini Papparicotta, WWF: «Soluzioni per salvare gli animali e l’ambiente»

L’Azienda Papparicotta di Andria  (BT) ospita 170 esemplari di ungulati, con non pochi problemi per l’ambiente circostante. Infatti il daino, specie esotica di origine non europea, ben si adatta a vivere in zone boschive come quelle dell’area murgiana; tuttavia, si riproduce al punto da portare alla desertificazione del territorio in cui viene introdotto.
Una questione particolarmente annosa se si pensa che, presso l’Azienda Papparicotta, gli esemplari di daini sono in sovrannumero, con una densità oggi preoccupante. Per questi motivi il WWF Puglia chiede alla Provincia BAT di disporre alcuni provvedimenti finalizzati a salvaguardare la specie e l’ambiente. In particolare, il WWF si è dimostrato concorde con l’ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia nel praticare la sterilizzazione degli ungulati; il presidente dell’Ente Parco Cesare Veronico si è inoltre dichiarato disponibile a sistemare i daini presso le aziende dislocate nell’area di competenza dell’Ente. Unico contributo richiesto alla Provincia BAT: le spese per la sterilizzazione degli ungulati.
Il WWF Puglia respinge infine la proposta di un abbattimento selettivo dei daini e si conferma favorevole alla cessione gratuita a terzi a patto che ne possano garantire il benessere e la corretta detenzione; le carcasse dovranno essere conferite come rifiuto speciale ovvero come alimentazione dei carnai per rapaci presenti sul Gargano e nella Murgia. Nessuna apertura invece, da parte del WWF Puglia, alla possibilità di destinare i daini a scopo di allevamento o macellazione, così come a fini di lucro per attività circensi.

 

TG COM 24
14 MARZO 2013

Gb, carne di maiale in cibo per islamici
Il consumo di questo tipo di alimento è vietato per i seguaci di Allah

Doveva esserci solo pollo nelle salsicce halal (con carne macellata secondo i dettami islamici) servita in una scuola elementare di Londra. Ma vi sono state ritrovate tracce di Dna di maiale. Oltreché una truffa alimentare anche una mancanza di rispetto religioso, poiché i seguaci di Allah non possono nutrirsi di carne suina. Altri test effettuati su millantata carne di manzo ha mostrato tracce di Dna di agnello e maiale.
Alimenti tolti dal menu - Il Comune ha ritirato entrambi i tipi di alimenti dai menu scolastici. Venivano, infatti, serviti in una decina di mense. Un problema circoscritto ma grave che è venuto alla luce dopo che l'autorità ha deciso di effettuare delle analisi a seguito dello scandalo sulla carne di cavallo.

 

4 MINUTI
14 MARZO 2013

Niente mantella con l'ermellino per Papa Bergoglio, il grazie degli animalisti
"San Franceso gliene è grato"

ROMA (14 marzo 2013) – L’Associazione “Animalisti Italiani Onlus” invia i più profondi e sinceri auguri al nuovo Pontefice Jorge Mario Bergoglio che ha scelto il nome più importante per tutto il movimento animalista: Francesco.
“San Francesco amava e rispettava tutte le creature e siamo sicuri che l’amore universale di Francesco per gli uomini e gli animali verrà ripreso da Papa Francesco.
In questo importante momento non possiamo non ricordare anche Papa Paolo VI: ‘Un giorno rivedremo i nostri animali nell’eternità di Cristo’.
Papa Francesco ha scelto la semplicità e non indossa paramenti e abiti sontuosi; rinuncia alla mantella rossa con finiture di ermellino e al crocefisso d’oro.
Siamo certi comunque che Papa Francesco, agli umili, agli ultimi, ai poveri, ai diseredati, saprà unire anche i nostri amici animali”

 

NEL CUORE.ORG
14 MARZO 2013

ENPA A PAPA FRANCESCO I: LA CHIESA SI IMPEGNI DI PIU' PER GLI ANIMALI
"Lo faccio in nome del santo più animalista della storia"

Nel salutare l'elezione di Papa Francesco I, la Protezione animali chiede al Pontefice di farsi portavoce del messaggio d'amore di San Francesco d'Assisi, promuovendo nelle coscienze dei fedeli il rispetto della vita degli animali e della biodiversità.
"Al Santo Padre chiediamo di rinunciare alle pellicce di ermellino e all'acquisto di oggetti religiosi in avorio o derivati dallo sfruttamento e dalla morte di milioni di animali", commenta l'Enpa. Che continua: "Presenteremo al Pontefice le firme raccolte dalla petizione lanciata su Avaaz, con la quale sollecitiamo le autorità religiose a rinunciare a tali pratiche per rispettare la sensibilità di milioni di persone e raccogliere il messaggio di San Francesco, il primo antispecista della storia moderna, secondo cui gli animali hanno il pieno diritto di abitare il mondo in pace e in armonia con g li uomini".
Altro passo fondamentale per una Chiesa più moderna anche con le politiche internazionali è quello di sottoscrivere la Convenzione di Washington per la tutela degli animali in via d'estinzione, a cui il Vaticano, come pochissimi altri Stati, non ha ancora aderito.
L'Enpa auspica che l'ascesa di Francesco I al soglio pontificio possa essere l'inizio di un cambiamento epocale per la Chiesa, con evidenti benefici per tutto il pianeta; un cambiamento che ponga fine, una volta per tutte, allo sfruttamento e alla coercizione perpetrata dall'uomo ai danni degli esseri viventi più indifesi.

 

LA ZAMPA.IT
15 MARZO 2013

Animalisti al Papa: “La scelta del nome Francesco porti maggior rispetto per gli animali
Anche sulle tematiche legate  agli animali si attendono  segnali di innovazione da parte del Pontefice. Ecco alcuni  dei punti “caldi” che richiedono un’attenzione immediata

Associazioni: “fermare la strage degli agnelli”  

Con la scelta di chiamarsi Francesco, Papa Bergoglio suscita le attese delle associazioni animaliste, interpellate dall’Adnkronos, che auspicano maggiore «sensibilità e rispetto per gli animali» proprio come fece il santo di Assisi. Al nuovo Pontefice subito una richiesta specifica, quella di fermare «la strage delle migliaia di agnelli che ogni anno vengono sacrificati» in occasione della Pasqua. «Questo Papa potrà dare un segnale diverso sul tema del benessere degli animali», sottolinea Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu. «La scelta del nome - continua il presidente della Lipu - può essere un’opportunità proprio per aumentare la sensibilità e il rispetto nei confronti degli animali e anche per lanciare un forte segnale verso tutti gli S tati affinché vengano recepite le direttive comunitarie, come la convenzione di Washington per la tutela degli animali in via d’estinzione, per contrastare i fenomeni di contrabbando, detenzione e commercio illegale a livello mondiale». «Chiediamo, inoltre al Vaticano di contrastare fermamente tutte quelle sagre e feste tradizionali, soprattutto italiane, dove gli animali vengono utilizzati per giochi o violenze. Ma sarebbe anche importante bloccare l’importazione di avorio e altro materiale utilizzato per la realizzazione di Crocifissi e altre suppellettili, mettendo così a serio rischio alcune specie animali».  

Lav: “serve segnale di discontinuità che dimostri compassione per tutti gli esseri viventi”  

«Appena ho sentito il nome `Francesco´ ho sperato subito che la scelta fosse stata ispirata santo di Assisi’’, dice il presidente della Lav Gianluca Felicetti. «Questo Papa ha un’arma formidabile da utilizzare subito - continua il presidente della Lav - elevando una sua parola in occasione della prossima Pasqua, per evitare la strage delle migliaia di agnelli che ogni anno vengono sacrificati’’. Sarebbe «un segnale di discontinuità con i suoi predecessori» che dimostrerebbe «compassione per tutti i viventi, animali compresi, facendo così della festa una Pasqua di resurrezione e quindi di vita. Ci auguriamo che sia un uomo di pace, che applichi il rispetto per tutti gli esseri viventi a 360 gradi proprio nello spirito di San Francesco». Jorge Mario Bergoglio è il primo Papa a scegliere il nome Francesco, una scelta «straordinaria» per Carla Rocchi, presidente dell’Enpa, l’Ente nazionale protezione animali. Perché Francesco «è sempre stato considerato dalla Chiesa un santo importante, ma `fuori linea´, lo dimostra il fatto che il suo nome non sia mai stato scelto da nessun papa». Il primo atto dell’Enpa rivolto al nuovo Pontefice sarà la consegna delle 20mila firme raccolte «per chiedere che la Chiesa rinunci agli oggetti di avorio e all’ermellino, che celano la sofferenza degli animali, e speriamo che Papa Francesco, che si presenta al mondo sotto il segno della sobrietà, ne tenga conto». «La scelta di Bergoglio -conclude Rocchi - è il segnale della volontà di mettere al centro del suo dicastero le esigenze dei poveri, dei trascurati e delle creature che non ricevono attenzione e siamo certi che, accanto alle creature umane, voglia considerare anche gli animali che sono creature del Signore».  

Pradella (OIPA): “rompere con anacronistiche e crudeli tradizioni”  

«Jorge Mario Bergoglio, eletto ieri come nuovo Papa della Chiesa cattolica ha scelto per la prima volta nella storia il nome Francesco. Ci auguriamo che questa scelta sia motivata anche dalla sensibilità e dal rispetto per gli animali che contraddistingue il frate Francesco, poi diventato santo, e che si rifletta sulle scelte che opererà», dichiara Massimo Pradella, presidente internazionale Oipa, l’organizzazione internazionale protezione animali’’. Al Papa l’invito a «rompere con alcune anacronistiche e crudeli tradizioni. Speriamo che questa importante opportunità non vada sprecata”, aggiunge Pradella, citando alcune feste religiose locali che, nelle celebrazioni per il patrono, prevedono crudeltà su animali «non previste dal Vangelo», sottoline a il presidente internazionale Oipa: «ce ne sono in tutto il mondo, dalle caprette gettate giù dal campanile della chiesa alle galline uccise appendendole a un filo, passando per l’utilizzo dell’ermellino e la tradizione pasquale dell’agnello». La scelta di Jorge Mario Bergoglio di chiamarsi Francesco «è una cosa bellissima in cui non speravamo, un sogno che non si è mai realizzato e che ora si avvera», così Fulco Pratesi, presidente onorario e fondatore Wwf Italia, commenta l’elezione del nuovo Pontefice, Francesco e la scelta del nome di «un santo perfetto, segnale di nuova attenzione a piante ed animali». In fondo, aggiunge Pratesi, Bergoglio poteva scegliere un qualsiasi altro nome, ma la decisione presa «lo pone di fronte a un’aspettativa, e cioè che da questa scelta possano nascere atteggiamenti specifici, non solo per l’Italia, ma per tutti quei Paesi in cui la natura è a rischio, considerando anche che il Papa viene da un Paese, l’Argentina, che ha paesaggi a luoghi davvero molto belli». Secondo il fondatore di Wwf Italia, la Chiesa non può più esimersi dall’affrontare le tematiche che riguardano natura, ambiente e clima, «perché significa occuparsi del Creato e perché Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo. La Chiesa - conclude - a volte ha paura di occuparsi di queste cose, invece Dio è dappertutto. Un atteggiamento di questo genere, potrebbe anche rappresentare una risorsa importante nei confronti di chi si è allontanato dalla fede».  

Api, mucche e galline nella ’fattoria’ del Pontefice a Castel Gandolfo  

A proposito di animali, molte specie sono ospitate nella `fattoria´ del Papa a Castel Gandolfo. Le otto arnie di api per il miele donate di recente in occasione della celebrazione della Giornata della Salvaguardia del Creato a Castel Gandolfo, vanno ad aggiungersi ad una moltitudine di animali ospitati nella struttura pontificia, estesa per 20 ettari. Circa 300 galline e 25 mucche garantiscono la produzione di uova e di latte. Ma in passato sono stati presenti anche i cinghiali (un regalo a Paolo VI) e le gazzelle, donate a Papa Pio XI dal delegato apostolico in Egitto. Nel cielo di Castel Gandolfo non è raro veder volare i falchi, addestrati per proteggere i frutteti dagli assalti degli altri uccelli, mentre la fauna selvatica comprende anche la volpe. Nel villaggio situato nelle ville pontificie trovano posto anche una serra riservata alla floricoltura e colture orticole. Tradizionale e al tempo stesso moderna, la fattoria dispone di una pastorizzatrice all’avanguardia per il latte. Le mucche sono di razza frisona italiana. Nella fattoria pontificia trovano posto un vivaio che produce le piante e i fiori che adornano i palazzi pontifici, un frutteto (soprattutto di albicocchi e peschi) e un uliveto secolare che assicura una produzione annua che oscilla tra i duemila e i tremila e cinquecento litri di olio.  

 

IL RESTO DEL CARLINO
14 MARZO 2013

La neve ha salvato i piccoli di capriolo, daino e cervo: ma ora è caccia aperta
Via libera alle doppiette
La Provincia ha prorogato al 31 marzo l’autorizzazione ad abbatterli perché ne sono stati fatti ‘sparire’ troppo pochi

Bologna - Per almeno altre tre settimane femmine e piccoli di capriolo, daino e cervo rischiano grosso. La Provincia di Bologna in via straordinaria ha prorogato fino al 31 marzo l’autorizzazione ad abbatterli perche’ a causa delle nevicate -e dei conseguenti divieti di caccia- quest’anno dalle zone collinari ne sono stati fatti ‘sparire’ troppo pochi.
A fine febbraio, il numero di capi abbattuti e’ “nettamente inferiore agli anni passati”, con il rischio di “compromettere gli obiettivi programmati” ma anche di “generare squilibri” e “ripercussioni negative sulla struttura delle popolazioni di questi animali selvatici”. E’ per questi motivi, spiega in una nota l’assessore provinciale alla Caccia Gabriella Montera, che la Giunta di Palazzo Malvezzi stamane ha prorogato (al 31 marzo appunto) il periodo per la caccia di selezione alle femmine e ai piccoli di capriolo, daino e cervo.
La proroga, spiega Montera, da un lato punta a “garantire il rispetto degli obiettivi previsti dalla pianificazione faunistica” (limitare i danni al territorio causati da un “numero sostenibile” di cervi e caprioli), dall’altro a “garant ire che la struttura delle popolazioni di daini, cervi e caprioli conservi il giusto equilibrio tra maschi e femmine e esemplari giovani e adulti”. Montera affronta anche il tema dei cinghiali, spiegando che la decisione della Provincia di tornare a gestirne direttamente l’attivita’ di controllo (negli anni scorsi affidata in via sperimentale agli Atc, Ambiti di caccia territoriali) non cambia l’obiettivo di “ridurre drasticamente l’entita’ dei danni causati da questa specie alle produzioni agricole”. Anzi. E i risultati lo dimostrano: in pochi giorni la Polizia provinciale ha abbattuto 88 cinghiali, la meta’ degli animali che l’Atc Bo3 ha abbattuto in 12 mesi
Una specie come il cinghiale, ricorda Montera, “necessita di interventi di controllo durante tutto l’anno, in particolare nelle zone agricole, nelle zone protette e nelle aree periurbane, al fine di limitare i danni” che puo’ provocare. E la Provincia ha tutta l’intenzione, chiarisce l’assessore alla Caccia, di svolgere la propria funzione di controllo della fauna “responsabilmente e con tutti i mezzi a disposizione”. Non c’e’ stato “nessuna scelta di escludere gli Atc, con cui la Provincia intende intensificare la collaborazione”, conclude l’assessore, che domani incontrera’ i vertici della Coldiretti, con cui si e’ creato un equivoco sui numeri relativi all’attivita’ di controllo del cinghiale.

 

AGEN PARL
14 MARZO 2013

SALUTE: VIA A PRELIEVI E VERIFICHE SU CINGHIALI RADIOATTIVI

Roma - In relazione al caso dei cinghiali radioattivi riscontrati in Valsesia, nella giornata di ieri 13 marzo, Ufficiali dei Comandi NAS e NOE hanno presentato al Procuratore della Repubblica di Vercelli, Dr. Paolo Tamponi, una relazione preliminare. Al termine della riunione, l’alto magistrato, in riferimento al procedimento penale nei confronti di ignoti per il reato di cui all’art. 439 del codice penale “Avvelenamento di acque o di sostanze alimentari”, ha interessato il Sostituto Procuratore, Dott. Ezio D. Basso, il quale ha delegato i Carabinieri a procedere ai seguenti atti di indagine: - effettuare verifiche, avvalendosi di organi tecnici per realizzare attività utili ad escludere la sussistenza di eventuali profili di rischio per la salute pubblica; - procedere ad effettuare campionamenti e conseguenti analisi di matrici alimentari e di terra ed acqua nella zona di abbattimento degli animali risultati contaminati. Nei prossimi giorni, i militari dell’Arma – con l’ausilio di tecnici – procederanno ad effettuare i suddetti prelievi, che saranno sottoposti all’esame dell’ISPRA di Roma e di Istituti di referenza nazionale.
Lo rende noto il Ministero della Salute.

 

AGEN PARL
14 MARZO 2013

ANIMALI: LAV, 10 NUOVE LEGGI PER RICONOSCERE LORO TUTELA E DIRITTI

Roma, 14 mar - "Riconoscere e rafforzare la tutela degli animali nella Costituzione, nel Codice Penale e Civile: sono queste le principali richieste della petizione che sarà possibile firmare presso i tavoli della LAV in centinaia di piazze italiane, sabato 16 e domenica 17 marzo, nel fine settimana successivo (23-24 marzo), e on line su www.lav.it.
Dieci le nuove Leggi che la LAV e la Federazione italiana associazioni Diritti animali e Ambiente chiedono al nuovo Parlamento e al nuovo Governo di emanare e un primo pacchetto di Proposte di Legge su molti di questi temi (vivisezione, allevamenti per le pellicce, randagismo, tutela degli equidi, opzione veg nelle mense) sarà presentato già domani in occasione della seduta inaugurale di Camera e Senato:
1. il riconoscimento nella Costituzione del principio della tutela dell’ambiente e del valore del rispetto degli animali
2. la modifica del Codice civile che riconosca gli animali come esseri senzienti
3. il rafforzamento nel Codice penale delle previsioni contro i reati a danno degli animali
4. lo stop alla vivisezione e il sostegno ai metodi sostitutivi di ricerca
5. il contrasto all’abbandono e al randagismo anche attraverso misure per facilitare la vita con gli animali domestici
6. la disincentivazione degli allevamenti, l’obbligo di stordimento prima della macellazione
7. la promozione di scelte alimentari senza prodotti di origine animale
8. il rafforzamento della protezione degli animali selvatici in natura, le aree protette, lo stop alla caccia
9. il divieto di allevamento di animali per pellicce e di uso di animali per feste e palii
10. la trasformazione di zoo, acquari e delfinari in centri di recupero degli animali sequestrati e maltrattati, il divieto d’uso degli animali nei circhi e il sostegno agli spettacoli circensi umani
“I nuovi parlamentari e i membri del Governo saranno chiamati a prendere decisioni sulla vita o sulla morte di milioni e milioni di animali, perché gli animali sono coinvolti nella vita di tutti i giorni, con le scelte che ognuno fa in qualunque posizione geografica, professionale, istituzionale, si trovi - dichiara Gianluca Felicetti, presidente LAV - Queste prime proposte di legge che saranno presentate venerdì sono un primo immediato risultato, il segno della nostra capacità di portare all'attenzione del Parlamento e del Governo le tante istanze per i diritti degli animali: ogni firma in più raccolta, ci auguriamo più di 100 mila entro tre mesi, sarà preziosa per aiutare la necessaria trasformazione di queste proposte in leggi".
“La precedente Legislatura ha visto l’ottenimento di alcuni importanti risultati, dal diritto al soccorso stradale per gli animali al riconoscimento del loro diritto di vivere nei condomini, all’istituzione del reato di traffico di cuccioli, in un quadro macchiato però dal rinvio dell’articolo 14 contro la vivisezione nella Legge Comunitaria, blocco operato da una inetta Commissione Affari europei del Senato – prosegue Felicetti – Ai Presidenti del Consiglio dei Ministri, del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, chiediamo di impegnarsi concretamente per realizzare quel cambiamento che sempre più cittadini auspicano, per una reale tutela degli animali e dei loro diritti”.
Sabato 16 e domenica 17 marzo e nel fine settimana successivo del 23-24 marzo, vi aspettiamo presso i tavoli LAV per firmare la petizione che potrà garantire maggiori tutele agli animali: per trovare il tavolo LAV più vicino, consulta la lista piazze (http://www.lav.it/index.php?id=1432) o telefona allo 06 4461325.
Puo i sostenere la nostra battaglia anche scegliendo le uova di Pasqua della LAV, in buonissimo cioccolato fondente del commercio equo e solidale: un dono generoso per amici e parenti e per gli animali che in questo modo ci aiuterai a salvare".
Lo si legge in un comunicato LAV.

 

GEA PRESS
14 MARZO 2013

Cina – 2200 cani salvati dal macello ma, secondo IFAW, ogni anno ne verrebbero rubati 135.000
I cani sono ora ospiti di quattro rifugi che rischiano il collasso.

Sono attualmente distribuiti in quattro rifugi, i 2200 cani provenienti da due diversi sequestri operati in Cina. Si tratta in particolare di un intervento avvenuto nella città di Chong Qing lo scorso 5 marzo e di un sequestro di ben 1300 cani operato nella provincia di Guizhou. In entrambi i casi, ad intervenire, sono stati gruppi di animalisti locali.
Particolarmente complesso il primo episodio. L’autista del camion dove erano stati stipati 900 cani, era riuscito in un primo momento a convincere la polizia della regolarità del trasporto. In alcune regioni della Cina, il cane è considerato anche come un animale da macello. Tutti gli animali devono però essere accompagnati da un certificato sanitario. Nel caso di Chong Qing, dopo la verifica delle raccapriccianti condizioni di trasporto è stato poi possibile contestare anche la regolarità dei certificati sanitari.
Più semplice, invece, il sequestro nella provincia di Guizhou. I certificati apparivano fin da subito palesemente contraffatti.
I cani sono ora divisi in due rifugi della città di Chengdu ed altri due dei centri abitati di Kunming e Nanjing. Si tratta di strutture che rischiano ora il collasso. Gli animali sono attualmente detenuti grazie ad alloggi provvisori, fatti appositamente arrivare per fronteggiare l’emergenza. L’impegno di IFAW (International Fund for Animal Welfare) ha condotto ad un accordo con una ditta di vaccini che si è incaricata dell’invio di 2500 dosi.
IFAW, a questo proposito, sottolinea l’elevato numero di cani che ogni anno verrebbero rubati in Cina. La stessa irregolarità delle due ultime spedizioni testimonia, ad avviso degli animalisti, come il femomeno sia molto diffuso. Da una ricerca che IFAW ha eseguito sul web, risulterebbero per la Cina 135.000 voci relative proprio ai cani rubati. Secondo IFAW i poveri animali verrebbero prelevati utilizzando carne trattata con tranquillanti, gabbie trappola e dardi soporiferi. I cani, una volta catturati, verrebbero stipati in gabbie dove, in funzione delle distanza dal luogo di macellazione, possono stabulare per diversi giorni consecutivi.

 

NEL CUORE.ORG
14 MARZO 2013

GERMANIA, PETA DENUNCIA LA MORIA DI GIRAFFE NEI GIARDINI ZOOLOGICI
L'ultimo decesso a Osnabrueck: un cucciolo

Ha suscitato le forti critiche della sezione tedesca di Peta la morte di una giraffa di poche settimane nello zoo di Osnabrück. Secondo gli amministratori, causa del decesso è stata una malattia metabolica. Ma colpisce soprattutto il fatto che solo negli ultimi sei mesi si sono registrati casi di morte di giraffe negli zoo di Augusta, Dortmund e Lipsia. Le ragioni sono varie: endogamia, box troppo stretti, pavimenti scivolosi, il rischio anestesia (lo stesso fattore che ad Imola costò la vita alla giovane giraffa Aleksandre), i sistemi stressanti di trasporto. Nel complesso, metodi incompatibili con le esigenze fisiche ed etologiche di questi grandi ma delicati animali. "Il mantenimento delle giraffe negli zoo – osserva lo zoologo Peter Höffken, esperto di fauna selvatica di Peta – è un assurdo. Con i soldi dei contribuenti che vengono spesi in questo Paesi per torturare le giraffe negli zoo, si potrebbero tutelare efficacemente i loro habitat africani".

 

GREEN STYLE
14 MARZO 2013

L’uomo che non volle abbandonare gli animali di Fukushima

Sono passati due anni dalla terribile catastrofe che ha colpito Fukushima, con conseguenze terribili per l’uomo e per l’ambiente. Ma tra le vittime più colpite troviamo moltissimi animali di affezione, randagi e di allevamento, rimasti soli nelle cittadine sfollate dopo il terremoto. A causa degli alti livelli di radiazioni, le zone accanto a Fukushima sono ancora oggi completamente deserte e solitarie. A prendersi cura degli animali c’è solo Naoto Matsumura, unico a sfidare la sorte e le radiazioni. Figlio di coltivatori di riso era scappato lontano dal pericolo, ma l’idea dei suoi animali rimasti soli e senza cibo lo tormentava. Una vita passata insieme aveva inciso sul suo animo. E l’uomo era ritornato a casa, a Tomioka, violando il divieto di accesso nelle zone contaminate.
Lo chiamano l’uomo radioattivo, perchè il livello di contaminazione è 17 volte maggiore rispetto ai valori di sicurezza. Ma dopo un primo momento di terrore, e svariati controlli, Naoto Matsumura ha constatato di potere sopravvivere senza grandi problematiche anche a poche miglia da Fukushima. La malattia potrebbe svilupparsi anche tra 40 anni e, come sostiene lui, per quel tempo potrebbe essere già morto per la vecchiaia. Grazie a lui i suoi animali di casa, le 50 mucche e i due struzzi ricevono quotidianamente nutrimento. L’uomo non si limita a questo ma gira ogni giorno per la cittadina, che un tempo contava 16.000 abitanti, e fornisce cibo a tutti gli animali di Tomioka. Tantissimi gli esemplari deceduti per fame e solitudine, molti quelli scappati nelle foreste e ora selvatici, e tanti quelli trovati legati da tempo alla catena. Tocc ante la storia di un cane rinchiuso in un granaio per un anno e mezzo, quando Naoto Matsumura l’ha salvato l’animale era quasi privo di pelo e denutrito. Era riuscito a sopravvivere nutrendosi delle carcasse degli altri animali reclusi con lui.
L’uomo riesce a sopravvivere grazie alle scorte di cibo e acqua non contaminata che gli vengono recapitate, ma per il resto è solo e isolato dal mondo. Solo un piccolo gruppo di volontari temerari saltuariamente gli presta soccorso. Ma è grazie al suo gesto e sacrificio se oggi molti animali di Tomioka sono ancora in vita.
FOTO

http://pets.greenstyle.it/luomo-che-non-volle-abbandonare-gli-animali-di-fukushima-9942.html

 

CORRIERE DEL TICINO
14 MARZO 2013

Gli animali non si vendono più
Los Angeles prima città ad applicare l' "Adopt don't Shop", San Francisco segue

Randagismo. Un problema che esiste ovunque nel mondo. Micio e Fido possono essere molto amati o abbandonati. Così hanno deciso gli umani. Sempre gli umani, per combattere il randagismo, in alcuni Paesi hanno deciso di puntare sulla sterilizzazione o la castrazione. Una soluzione che ha i suoi pro e i suoi contro, ma che - e i dati lo dimostrano - aiuta a migliorare la convivenza. Un'altra soluzione è quella adottata in alcune città degli Stati Uniti d'America.
Il nostro Davide Paggi, sulla Fattoria in edicola il 14 marzo, ci racconta di come, a Los Angeles, il
31 ottobre 2012, il Consiglio cittadino abbia deciso di adottare, a maggioranza, l'ordinanza che impedisce la vendita di cuccioli nei negozi di animali. "Tutti i cani, i gatti e i conigli venduti al dettaglio nei negozi losangelini - racconta il nostro corrispondente - devono arrivare dai rifugi o devono essere consegnati da chi si occupa di soccorrere i trovatelli. Chi viola questa disposizione incorre in un reatio minore e rischia una multa tra i 250 e i 1000 dollari". Ma... non finisce qui. Per sapere cosa si sta facendo a San Francisco, dove lo slogan "Adopt don't shop" sta tornando in voga, non vi resta che leggere la Fattoria e chissà che, anche dalle nostre parti, queste riflessioni - e decisioni - non trovino terreno fertile.

 

VIRGILIO NOTIZIE
14 MARZO 2013

Neuroni da pelle scimmie trapiantati nel loro cervello

(ANSA) - ROMA, 14 MAR - Per la prima volta trapiantati con successo nel cervello di scimmie neuroni creati in provetta a partire da cellule di pelle delle stesse scimmie. Riportato sulla rivista Cell Reports, il risultato mostra che in principio e' possibile creare nuovi neuroni e impiantarli nel cervello adulto per curare malattie come il Parkinson. ''Le cellule che sono state riprogrammate - ha spiegato all'ANSA Su-Chun Zhang della University of Wisconsin-Madison - sono state prese dalla pelle di scimmie con il morbo di Parkinson e trapiantate nelle stesse scimmie''. E' il primo risultato di questo tipo: le cellule si sono perfettamente integrate nel cervello degli animali formando vari tipi di cellule nervose, neuroni ed oligodendrociti (cellule di supporto del cervello). Gli esper ti hanno preso cellule di pelle da scimmie con Parkinson e le hanno prima riprogrammate trasformandole in provetta in cellule staminali pluripotenti. Poi hanno trasformato queste ultime in progenitori neurali, trapiantati infine con un metodo di neurochirurgia usando la risonanza magnetica come guida. Una volta nel cervello i progenitori sono maturati formando neuroni e oligodendrociti del tutto indistinguibili da quelli della scimmia. Gli esperti hanno potuto riconoscere le cellule trapiantate perche' prima del trapianto le avevano ''taggate'' con una proteina fluorescente. In sei mesi di osservazione le cellule hanno mostrato di comportarsi normalmente, non dar luogo a tumori ne' a reazioni di rigetto. ''Spero che questo metodo possa essere usato per curare malattie del cervello come Alzheimer o Parkinson - spiega Zhang. L'esperimento aveva lo scopo di fornire una dimostrazione di principio che progenitori neurali ottenuti riprogrammando cellule cutanee possono sopravvivere e integrarsi nell'ospite senza essere rigettate. Adesso - conclude - vedremo che succede a piu' lungo termine per determinare efficacia e sicurezza di un simile approccio''.

 

AGI
14 MARZO 2013

Ricerca: scienziati italiani hanno creato muscoli in laboratorio

(AGI) - Roma, 14 mar. - E' nato in laboratorio, si chiama X-MET (eX-vivo Muscle Engineered Tissue: tessuto muscolare ingegnerizzato ex-vivo) e gia' promette bene: non solo rappresenta un modello ideale per studiare la biologia muscolare limitando l'utilizzo di modelli animali, ma si dimostra essere un buon "pezzo di ricambio" per rimpiazzare il muscolo danneggiato a causa di traumi o di malattia. X-MET e' il frutto di una ricerca tutta made in Italy, condotta da Antonio Musaro' (Istituto Pasteur e Sapienza Universita' di Roma) in collaborazione con Zaccaria Del Prete (dipartimento di ingegneria meccanica presso i laboratori dell'Universita' romana). Il lavoro e' pubblicato su Scientific Reports. Uno dei piu' ambiziosi obiettivi della scienza medica di oggi e' quello di sfruttare la "malleabilita'" delle cellule staminali per rigenerare tessuti persi o malfunzionanti.Nonostante i notevoli passi avanti fatti in questo campo, l'utilizzo delle cellule staminali per ricostruire il tessuto muscolare deteriorato incontra ancora molteplici difficolta' - principalmente a causa delle ridotte chances di sopravvivenza che queste cellule hanno una volta introdotte nell'organismo da curare. L'ingegneria dei tessuti, nata anche per aggirare queste limitazioni, si occupa di costruire tessuti ex-vivo a partire da biomateriali e cellule sia staminali sia non staminali. Grazie ai progressi fatti in questo campo sono stati avviati i primi studi clinici per riparare danni alla pelle, alla cartilagine, ai vasi sanguigni e ai tessuti epatico e renale. In campo internazionale si lavora per ingegnerizzare anche un tessuto, estremamente complesso, come quello muscolare e, oggi, importanti risultati giungono dai ricercatori di Roma. "Con il nostro lavoro - ha spiegato Antonio Mus aro' - abbiamo generato in vitro un tessuto muscolare vascolarizzato, che abbiamo chiamato X-MET, in grado di ricapitolare la complessita' morfologica, funzionale e molecolare del muscolo in vivo". Per costruire il muscolo in provetta i ricercatori hanno fatto ricorso a diversi "mattoni". Durante lo sviluppo, infatti, per poter generare in maniera corretta i tessuti, le cellule staminali hanno bisogno di istruzioni ben precise che vengono fornite dall'ambiente circostante, formato dall'insieme delle cellule vicine. Per fare il muscolo, gli studiosi hanno percio' utilizzato, insieme alle staminali, un "cocktail" di cellule proprie del muscolo scheletrico. E' nato coso' X-MET, un tessuto che, contraendosi in seguito a impulsi elettrici, si comporta come il muscolo dell'adulto; inoltre, e' dotato di propri vasi sanguigni - essenziali per l'apporto di nutrienti necessari alla sopravvivenza delle cellule che lo compongono.
"Questi risultati - ha aggiunto il ricercatore di Istituto Pasteur e Sapienza - incoraggiano a sviluppare un sistema X-MET partendo da cellule di origine umana per effettuare studi in vitro di biologia cellulare e molecolare e riparare piccoli difetti muscolari. In particolare, X-MET puo' essere utilizzato per monitorare l'attivita' del muscolo in risposta a stimoli meccanici e chimici, semplificando lo studio di complessi processi cellulari e fornendo uno strumento unico per lo studio di malattie come l'atrofia muscolare, per testare e sviluppare adeguate contromisure farmacologiche". Gli studiosi hanno poi valutato la possibilita' di utilizzare X-MET come "pezzo di ricambio" per muscoli malfunzionanti.

 

GEA PRESS
15 MARZO 2013

Palermo – i gatti bersaglio della pistola sparachiodi
Nei pressi del carcere minorile, poveri micetti centrati da chiodi ed aghi di siringhe - appello per l'adozione

Una storia incredibile che vede protagonisti, già da qualche tempo, i gatti randagi nei pressi del carcere minorile di Palermo. Gatti divenuti bersaglio di chiodi e aghi di siringhe. L’ultima gattina è stata trovata all’incirca un mese addietro da una signora intenta a passeggiare con il proprio cane. Una gatta bianca e nera nei pressi di via Molinari.
La gattina era già conosciuta, ancorchè cieca da un occhio. Forse una rinotracheite che l’aveva afflitta da cucciola all’occhio destro. Ora, però, la gattina è rimasta cieca anche dall’altro occhio.
Una ferita devastante la cui origine verrà individuata una volta trasportata dal Medico Veterinario. Un chiodo, forse sparato con l’apposita “pistola” in uso anche per i lavori fai da te. Penetrato all’altezza del naso, il chiodo ha devastato la cavità orbicolare sinistra. Inevitabile l’asportazione di quello che restava dell’occhio.
La gattina, che ora cerca adozione, è però l’ultima di una serie di altri orrori. Nel pressi del carcere Malaspina, infatti, tutti sanno che ad occuparsi dei gatti è il titolare di una macelleria. Per il particolare lavoro, di certo non manca il cibo per i randagini. Proprio a lui si era rivolto la signora con la gatta appena raccolta in strada.
“Ho sempre avuto cani – riferisce a GeaPress la signora che preferisce non rivelare il suo nome – Non sapevo come fare, in urgenza, per aiutare la povera gattina ed allora mi sono rivolta in macelleria sperando di potere trovare il trasportino. Qui ho saputo degli altri ritrovamenti“.
A confermare il tutto è la signora Franca Puccio, che ha diffuso l’appello per l’adozione della gattina bianca e nera. Altri gatti, centrati da chiodi ma anche da aghi per siringhe. Ferite meno gravi, tanto da essere riusciti in loco ad estrarre i “proiettili” quanto meno insoliti. Chi li ha estratti li conserva ancora.
Ma chi può avere interesse a “sparare” chiodi ed aghi per siringhe? Viene facile pensare ad un gioco criminale che però, ormai da un mese, sembra non aver più fornito nefasti effetti. In zona vi sono molti amanti degli animali e questo potrebbe aver fatto desistere l’autore dell’inqualificabile gesto.
Intanto, la gattina cieca, è in attesa di adozione. L’appello è rivolto in primis alle associazioni della città, affinchè si possa almeno far da tramite con una persona disposta ad accudirla.

 

ALTRA RIMINI
15 MARZO 2013

Animali maltrattati e bocconi avvelenati: bilancio attivita' Corpo Forestale

Prov. Di Rimini Cavalli senza cibo e acqua, tre cani rinchiusi in un box prigione. E' già  nota la vicenda di quella che è stata definita la fattoria lager, di proprietà di due allevatori di Santarcangelo, denunciati per maltrattamento e uccisione di animali. La decina di esemplari salvati cerca ora una sistemazione: e' l'appello di Clara Corbelli, presidente dell'associazione ANPANA (Associazione Nazionale Protezione Animali Natura Ambiente). L'indagine sul maneggio di Santarcangelo è solo l'ultima in ordine di tempo di una serie di attività svolte dal Personale del Corpo Forestale dello stato. 
“I casi più eclatanti di Santarcangelo e di Maiolo, cito i più recenti del 2013, vengono proprio da segnalazioni dei cittadini che nel primo caso hanno sentito i lamenti dei cavalli, nel secondo hanno visto  animali selvatici presi ai lacci”, spiega il Comandante Aldo Terzi.
Sono proprio le segnalazioni dei cittadini e delle associazioni del territorio a supportare il Corpo Forestale dello Stato, che in Provincia conta una trentina di unità. Negli ultimi tre anni sono stati 1696 gli accertamenti effettuati a Rimini, 1028 le persone controllate, 408 solo nel 2012; gli illeciti riscontrati 218, 124 le persone sanzionate, 18 le denunce. I controlli più incisivi si sono tutti verificati nell'ambito della caccia, a cui è seguito l'accertamento dei reati più significativi a livello penale. 
“siamo presenti sui problemi della tutela della fauna e della salvaguardia”, sottolinea il Comandante Terzi, “sia a livello di aiuto pratico per gli animali, sia sotto l'aspetto dell'attività di polizia".
Altra questione di notevole interesse sul territorio è il problema dei bocconi avvelenati, trappole mortali per gli animali. Sono 20 i casi segnalati in Provincia, due i responsabili rintracciati. Talvolta si preparono bocconi avvelenati nel tentativo di uccidere lupi e cani pericolosi, ma spesso per uccidere l'animale del vicino, ritenuto fastidioso. La Guardia Forestale continua i suoi accertamenti anche per verificare il rispetto delle norme sul trasporto dei bovini e per salvaguardare rapaci e razze in via d'estinzione.

 

LA NAZIONE
15 MARZO 2013

Norcia (PG), cani antiveleno per indagare sulla moria di lupi e volpi
Blitz del Corpo Forestale dello Stato dopo i casi degli ultimi giorni
Impiegate cinque unità cinofile in collaborazione con il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga

di Andrea Fabbri

Norcia, 15 marzo 2013 - A Norcia scatta la caccia agli avvelenatori di lupi e volpi che negli ultimi giorni sembrano aver dichiarato guerra a queste specie selvatiche protette piazzando trappole chimiche sotto forma di ghiotti bocconi di carne. Il Corpo Forestale dello Stato indaga già da due settimane dopo il ritrovamento di un lupo, un cane, una volpe e una quindicina di cornacchie morte per avvelenamento, ma ieri mattina è scattato un vero e proprio blitz in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato in servizio presso il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e con il Nucleo cinofilo antiveleno di quello stesso parco nazionale. Cinque unità cinofile con due istruttori-conduttori hanno battuto palmo a palmo le zone della Piana di Santa Scolastica di Norcia dove sono stati ritrovati gli animali morti, alla ricerca di possibili trappole residue. La ricerca ha dato esito infruttuoso per quel che riguarda i bocconi avvelenati, ma in compenso ha permesso al Corpo Forestale dello Stato di trovare il cadavere di una volpe, la seconda in poco tempo, anche questa apparentemente uccisa da sostanze chimiche ingerite. Una prima ricognizione dell’animale da parte di un veterinario, infatti, ha escluso categoricamente la causa della morte violenta.
La volpe è stata quindi trasportata all’istituto zooprofilattico per gli esami del caso. Il nucleo cinofilo antiveleno del Parco nazionale del Gran Sasso Monti della Laga è stato istituito nel 2009 con il progetto Life dell’Unione Europea che lo ha finanziato con circa 700 mila euro. E’ l’unico centro in Italia specializzato nell’antiveleno. Opera con una routine di due volte alla settimana all’interno del Parco nazionale del Gran Sasso, ma viene chiamato per consulenze in tutta Italia.
Vengono impiegati cani delle razze pastore belga malionis, labrador e border collier. Sono sottoposti a un addestramento costante che, insieme al forte legame con i propri conduttori, costituisce il segreto della loro impegnativa e delicata attività. Il progetto Life che ha dato vita al gruppo cinofilo specializzato nell'antiveleno, si chiama "Antitodo" al quale è dedicato anche un sito internet - http://www.lifeantidoto.it/index.php
Chiunque dovesse imbattersi in un caso di sospetto avvelenamento deve avvertire, il più velocemente possibile, la centrale operativa del Corpo Forestale dello Stato attraverso il numero telefonico 1515. Non deve toccare la carcassa dell'animale, né l'esca perchè potrebbe essere molto pericoloso. Bisogna fare molta attenzione anche a non inquinare la scena del crimine.

 

NEL CUORE.ORG
15 MARZO 2013

MODENA, BABY GANG PICCHIA LE ANATRE E FERISCE UN GERMANO REALE
"Il Pettirosso": saremo parte civile nel processo

Ragazzini senza cuore. Una baby gang ha picchiato e maltrattato le anatre del parco della Repubblica, nella zona dei laghetti, ma ha anche ferito un esemplare di germano reale con una balestra. E' successo ieri pomeriggio a Modena. Ora l'animale, soccorso dalla polizia municipale, è stato affidato alle cure del Centro fauna selvatica "Il Pettirosso", dove gli è stata ricucita la ferita.
L'allarme è scattato dopo che un uomo ha visto gli adolescenti accanirsi contro gli animali. "Il Pettirosso", intanto, intende costituirsi parte civile non appena sarà avviato il processo contro ignoti per danneggiamento di proprietà dello Stato, visto che si tratta di fauna selvatica, oltre che per maltrattamenti contro gli animali e uso improprio di armi. Da parte sua, la polizia municipale non esclude interventi specifici nell'area del parco pe r identificare gli autori del gesto.
"In una città come la nostra, che ha approvato il Regolamento sui diritti degli animali – commenta l'assessore all'Ambiente, Simona Arletti, a Modenaonline - fa particolarmente dispiacere che si possa pensare di trarre divertimento dal maltrattare un animale. Per sensibilizzare ed educare i ragazzi al rispetto degli animali, il Comune già da tempo promuove nelle scuole percorsi di conoscenza degli animali".

 

LA GAZZETTA DI REGGIO
15 MARZO 2013

Uccide il cane del suo vicino, patteggia

QUATTRO CASTELLA (RE) - Ha ucciso il cane del vicino a bastonate perché abbaiava. Per questo, è finito a processo. E ieri mattina, davanti al gup Giovanni Ghini, ha patteggiato quattro mesi e 15 giorni di reclusione, convertiti in una multa pari a 22mila e 500 euro (ma la pena è sospesa). Ma la controparte, che era pronta a costituirsi parte civile, non si ferma. «Siamo pronti ad andare avanti con una causa civile», dichiara l’avvocato Nino Ruffini. Siamo a Montecavolo di Quattro Castella. Ed è l’agosto del 2011. Il proprietario di Moretta – un segugio italiano utilizzato per la caccia e nell’addestramento degli altri cani – è in vacanza all’estero. Ha incaricato un amico di prendersi cura del suo animale, durante la sua assenza. Ma in quei giorni, probabilmente innervosito dalla situazione, Moretta abbaia molto. Troppo. E il vicino, Marco Boni, all’epoca 49 anni, si infastidisce. Al punto che decide di andare nella proprietà del vicino per cercare di far tacere Moretta. Solo che a un certo punto prende in mano una scopa e lo picchia. «Una sola volta» si è difeso ieri in aula, rappresentato dall’avvocato Enrico Della Capanna, davanti al sostituto procuratore Maria Rita Pantani. E così dice quando, spontaneamente, telefona al vicino scusandosi di quanto accaduto: perché per Moretta quel colpo è mortale. Il proprietario, allora, manda subito l’amico a controllare. Il quale trova il povero animale privo di vita nella sua cuccia. Quando l’uomo torna a casa dalla vacanza, l’animale è già stato seppellito. Ma lo fa riesumare per fargli fare l’autopsia. Il veterinario stabilisce che il cranio è fracassato, la milza spappolata e due zampe rotte. E allora, il padrone di Moretta non perdona e denuncia l’accaduto. E Boni finisce alla sbarra, con l’accusa di maltrattamenti sugli animali. Per il momento, se l’è cavata con un patteggiamento. Ma la controparte sembra del tutto determinata ad andare avanti.

 

SANREMO NEWS
15 MARZO 2013

Taggia: due gatti smarriti la settimana scorsa in via Borghi, l'appello della proprietaria
Il maschio si chiama Guido ed é di razza europea grigio con delle strisce dritte nere sulla schiena e ha il naso rosa scuro. La femmina si chiama Sarah, anche lei di razza europea grigia e tigrata col nasino nero.

Taggia (IM) - La nostra lettrice Giulia ci ha scritto perchè, venerdì scorso ha smarrito i suoi due gatti, un maschio ed una femmina in via Borghi a Taggia. Sono fratelli e hanno due anni, sterilizzati e vaccinati buoni di carattere.
Il maschio si chiama Guido ed é di razza europea grigio con delle strisce dritte nere sulla schiena e ha il naso rosa scuro. La femmina si chiama Sarah, anche lei di razza europea grigia e tigrata col nasino nero. In caso di avvistamento o ritrovamento contattare
333 9795450.
http://persietrovati.blogspot.it/2013/03/taggia-prov-di-imperia-smarrito-due.html

 

GEA PRESS
15 MARZO 2013

Rimini – il cimitero dei cavalli
Intervento del Corpo Forestale dello Stato

I resti dei sei cavalli sono stati rinvenuti dal Corpo Forestale dello Stato, Comando Stazione di Rimini, durante le operazioni di scavo effettuate l’altro ieri nei pressi di un maneggio in provincia di Rimini. A quanto pare, una buona segnalazione, aveva subito indirizzato gli inquirenti nel luogo del ritrovamento.
I resti ora rinvenuti sono stati posti sotto sequestro al fine degli ulteriori accertamenti utili per accertare la data del sotterramento.
Sempre secondo quanto comunicato dalla Forestale parrebbe che i proprietari del maneggio erano già stati denunciati dallo stesso Corpo Forestale per maltrattamento ed uccisione di animali. Questo primo intervento aveva comportato il sequestro effettuato presso altro maneggio riconducibile agli stessi gestori. In questo caso la Forestale aveva rinvenuto, il due marzo scorso,  11 cavalli e tre capre lasciati in condizioni inidonee.
Gli animali, in seguito al sequestro, erano stati affidati all’Associazione Nazionale Protezione Animali Natura Ambiente (ANPANA) di Rimini che aveva provveduto alle cure necessarie e al loro sostentamento.

 

ASCA
15 MARZO 2013

Rimini: forestale scopre cimitero di cavalli, sotto sequestro 6 carcasse

Roma - Scoperto cimitero di cavalli nel riminese. Il corpo Forestale dello Stato ha posto sotto sequestro le carcasse di 6 cavalli, rivenute in seguito alle operazioni di scavo effettuate nei pressi di un maneggio a Santarcangelo di Romagna in provincia di Rimini.
Le indagini condotte sono partite in seguito ad alcune segnalazioni relative a un maneggio, i cui gestori erano gia' noti ai forestali, dove erano