maggio 2013
 

LA SICILIA
1 MAGGIO 2013
 
Due randagi avvelenati, uno è morto Carlentini.
Mani ignote e crudeli hanno lasciato i bocconi di carne tossici all'interno di un sacchetto

Rosanna Gimmillaro

 
Carlentini (Siracusa). Bocconi avvelenati nella zona nord della città. Il bilancio è triste: un cane è morto, l'altro invece è rimasto intossicato ma se la caverà.
Un comportamento di estrema crudeltà, sicuramente da condannare nei confronti di chi, ieri mattina si è dato da fare per eliminare con bocconi di carne intrisi di veleno, i poveri animali, tra l'altro microchippati e registrati all'anagrafe canina.
La segnalazione di due meticci in evidente stato di sofferenza, uno dei quali addirittura barcollante, è arrivata al comando di polizia municipale ieri mattina poco dopo le otto da parte di un uomo, che avrebbe accudito il cane in attesa dei soccorsi. Immediato l'arrivo di una pattuglia dei vigili urbani coordinati dal vice comandante Nuccio Barone che accortisi delle gravi condizioni dell'animale, hanno avvertito l'ufficio Igiene del Comune e il veterinario dell'Asp.
Ogni tentativo si è rivelato inutile. Il cane non ha retto alla dose massiccia di veleno ed è deceduto poco dopo. Più fortunato è stato l'altro meticcio che, seppur intossicato, è riuscito a salvarsi. Il cane senza vita è stato trasportato a Siracusa dove verrà eseguita l'autopsia per stabilire le cause esatte del decesso. Il soccorritore che nel frattempo si occuperà della salute del meticcio intossicato, ha sporto denunzia contro ignoti.
I vigili urbani hanno rinvenuto una busta di plastica con i resti dei bocconi avvelenati che saranno analizzati dagli stessi medici dell'Asp. A distanza di un mese dal "volo" di un cagnolino, scaraventato dal parapetto di villa Gorgia a Lentini, quello di ieri è l'ennesimo episodio nella politica dell'«usa e getta», che ha per vittima il migliore amico dell'uomo, spesso ritenuto un peso di cui doversi sbarazzare in qualsiasi modo.
 
MESSAGGERO VENETO
1 MAGGIO 2013
 
Trovati morti in un parco 16 cervi Si sospetta un avvelenamento

Anna Casasola

 
RAGOGNA (UD) - È ancora avvolta nel mistero la vicenda della morte di sedici cervi avvenuta nelle ultime settimane in un parco privato sul monte di Muris. A chiarire le cause degli strani decessi saranno gli esiti degli esami compiuti dall’Istituto zooprofilattico di Udine. Da molti decenni sul monte di Muris la famiglia Perosa, imprenditori di Villanova di San Daniele noti per la propria attività nel campo delle pitture edili e delle decorazioni, ha realizzato un vero e proprio parco naturalistico nel vasto appezzamento che circonda una delle loro residenze. Per puro amore della natura e degli animali, il capofamiglia Pietro Perosa, infatti, qualche decennio fa ha creato uno splendido parco dove si possono ammirare esemplari, oltre che di cervi, di daini, caprioli e pavoni. Dopo la scomparsa di Pietro, sono i figli a prendersi cura degli animali. Ogni giorno uno dei fratelli Perosa si reca ad accudire le bestiole che hanno a diposizione un’area boschiva tutta per loro di circa 4 ettari, con tanto di riparo per la notte, mangiatoie e abbeveratoi. Un mese e mezzo fa i primi decessi: due cervi sono stati trovati privi di vita. La cosa è apparsa strana ma non più di tanto visto che, come ha riferito Paolo Perosa, «c’è stato un inverno che ha messo a dura a prova gli animali». L’allarme è scattato una quindicina di giorni fa quando al mattino, recatosi per le quotidiane operazioni di pulizia e alimentazione degli animali, sono stati trovati altri 4 esemplari di cervo privi di vita. Una cosa che ha allarmato il proprietario che ha anche sporto denuncia alla stazione dei carabinieri di San Daniele. Competenti per materia sono intervenuti sul posto anche la Polizia municipale e il veterinario referente per territorio dell’Azienda sanitaria. Proprio quest’ultimo ha provveduto a effettuare i primi rilievi e a inviare alcune parti di carcasse all’Istituto zooprofilattico di Udine dal quale a giorni dovrebbero arrivare i risultati. Due le ipotesi prese in maggiore considerazione: che gli animali possano essere stati colpiti da malattie batteriche o virali oppure che abbiano ingerito sostanze tossiche. Dalla metà di aprile ad oggi, intanto, i decessi sono proseguiti: «ogni due giorni – spiega Paolo Perosa – ne troviamo un paio privi di vita. Ad oggi sono 16 i cervi morti». Secondo quanto emerso sembra che non siano state trovate tracce di effrazioni o di sostanze velenose, è anche vero però che se qualcuno avesse voluto deliberatamente fare del male a questi splendidi animali non avrebbe avuto problemi: si tratta di capi che sono abituati alla presenza dell’uomo e che non scappano se qualcuno si avvicina. Immaginare però che ci sia qualcuno che possa aver fatto del male agli animali &egra ve; un’ipotesi che mette molta tristezza. I carabinieri hanno riferito di essere a disposizione di chi avesse qualcosa da riferire in merito ai fatti accaduti a Muris.
 
IL TEMPO
1 MAGGIO 2013
 
Cerva investita e uccisa sull’autostrada A24
 
L’Aquila - Ancora un incidente fra auto e animale sulla A24. Il nuovo episodio è avvenuto nello stesso punto dove, giorni fa, è stato trovato morto un orso marsicano investito da una auto. Questa volta è stata investita e uccisa una grossa cerva. Duplice il miracolo avvenuto l’altra notte quando una donna, alla guida di una jeep Toyota Rav4, si è trovata davanti all’improvviso il grosso ungulato. Fortuna ha voluto che la donna procedesse a bassa velocità e che la robustezza della vettura le abbia evitato conseguenze. L’animale è morto sul colpo e la vettura ha riportato danni evidenti. Sul posto gli agenti della Polstrada di Carsoli che hanno rilevato l’accaduto. Un secondo incidente, al confine fra Marsica, Aquilano e Campo Felice fa pensare a d un nuovo sentiero di passaggio di animali selvatici che impone iniziative per tutelare l’incolumità delle persone e della fauna. Prendendo spunto dal primo episodio, è intervenuto il presidente del Centro giuridico del consumatore marsicano, Augusto Di Bastiano. Già nel novembre 2006, a causa di altri episodi simili, ricorda Di Bastiano, si pose la questione del passaggio degli animali su strade e autostrade, e si rivolse un invito all’allora assessore regionale Caramanico, per mettere in campo interventi che permettessero il transito degli animali tutelando incolumità e portafogli delle persone esposte al rischio di conseguenze fisiche e costose riparazioni delle auto.
Sette anni passati inutilmente e col problema che si è riproposto con la stessa evidenza.
 
GAZZETTA DI MANTOVA
1 MAGGIO 2013
 
Volpe ferita da un’auto La polizia salva il cucciolo
 
OSTIGLIA (MN) - Camminavano in fila, di sera, lungo la provinciale Alto Polesana a Correggioli: una mamma volpe con i suoi due piccolini, grossi non più di un pugno. Il buio, il via vai continuo di auto: mamma volpe purtroppo è stata urtata da qualche macchina e, ferita, è andata a nascondersi, per morire da sola come fanno gli animali. Sulla strada, impauriti, confusi, senza più orientamento, sono rimasti i due cuccioli, che gli automobilisti hanno visto vagare senza meta, a continuo rischio di essere investiti. Qualcuno ha chiamato il 113 e sul posto si è precipitata una pattuglia della polizia stradale di Ostiglia, che era già nei paraggi. I due cuccioli di volpe erano ancora accanto alla strada e si sono lasciati acciuffare senza difficoltà. Erano stremati, affamati, uno ferito. Sull’asfalto le tracce di sangue lasciate dalla madre, che però era sparita. I due agenti di pattuglia hanno raccolto i piccoli di volpe e li hanno portati nella sede della caserma. Li hanno tenuti al sicuro tutta la notte in uno dei bagni della propria sede, li hanno persino allattati con gocce di latte e acqua. Al mattino, i poliziotti hanno avvertito le guardie venatorie della Provincia che sono andate ad Ostiglia a prelevare i due cuccioli. Uno nel frattempo era morto. L’altro lo hanno portato direttamente a un centro di recupero fauna selvatica, il loghino Bosco di San Silvestro, autorizzato da Regione e Provincia, che tra l’altro conta già uno zoo privato di discrete proporzioni, addirittura cinquecento animali. Nel pomeriggio la famiglia Savazzi, proprietaria dell’agriturismo, ha fatto visitare da un veterinario il piccolo di volpe, cui hanno dato il nome di Foxi, quindi lo hanno accolto tra loro.
 
LA NUOVA SARDEGNA
1 MAGGIO 2013
 
Vigili del fuoco liberano un gattino imprigionato
 
ORISTANO - Era bloccato all’interno di un cantiere edile con le zampette legate ad un filo di nailon. La segnalazione di alcune persone hanno permesso ai vigili del fuoco di liberare e salvare un gattino di pochi mesi. La telefonata al centralino del Comando provinciale dei vigili del fuoco di via Zara è arrivata qualche minuto dopo le 15. Un passate ha sentito i miagolii di un gatto provenienti dall’interno di un cantiere di una casa in ristrutturazione, tra via Diaz e via XX Settembre. Una squadra dei pompieri ha raggiunto il cantiere e individuato il gattino. L’animale era bloccato tra alcuni tavoloni e dei mattoni ed aveva le zampette legate con un filo di nailon. Forse gli si era attorcigliato attorno mentre tentava di liberarsi da quella trappola. Gli uomini del 115 hanno liberato il gattino e lo hanno rimesso in libertà. Il salvataggi o e la storia ha avuto anche un lieto fine: una ragazza che ha assistito al soccorso del gattino ha chiesto ai vigili del fuoco di poterlo adottare.
 
GEA PRESS
1 MAGGIO 2013
 
Mercato San Severino – Sequestro di avifauna protetta (FOTO)
I poveri volatili, avrebbero potuto fruttare migliaia di euro - Intervento delle Guardie del WWF e dei Carabinieri.
 
Nuovo intervento della Guardie e volontari del WWF ai danni dei bracconieri del salernitano.
L’intervento, scattato alle prime luci dell’alba, è avvenuto a Mercato San Severino ed è stato portato a termine in collaborazione con i Carabinieri del locale Comando Stazione. Indispensabile, però, è stata la collaborazione dei cittadini che avevano provveduto a fare pervenire le dovute segnalazioni al WWF.
Ben cinquanta uccelli, tutti appartenenti alla fauna protetta dalla legge italiana. Cardellini, verzellini ed un lucherino, tutti detenuti dalla stessa persona per la quale è stata accertata la flagranza di reato.
Ad essere detenuti in maggior numero erano i cardellini. Ben 37. Sono soprattutto loro quelli ad essere più richiesti dal mercato illegale movimentato da chi cercherà  di selezionare canti o colori particolari del piumaggio. Una selezione di tal genere farà lievitare il prezzo dalle poche decine di euro iniziali fino ad alcune migliaia.
Un mercato illegale, duro a morire.
“Il commercio internazionale di fauna protetta si pone al terzo posto tra le attività illecite, dopo armi e droga” ha dichiarato il Consigliere nazionale del WWF Italia Giampaolo Oddi. “La nostra associazione – ha aggiunto il responsabile ambientalista – attraverso le Guardie e le forze di polizia, contrasta e contrasterà in maniera decisa questo crimine perpetrato nei confronti di inermi animali che sono patrimonio di tutti”.
Secondo le prime risultanze investigative, il detentore di Mercato San Severino, potrebbe essere implicato nella lucrosa attività di cattura e vendita di avifauna protetta.
L’invito del WWF è ora rivolto a tutti i cittadini. Occorre  segnalare i casi di attività illecite nei confronti della fauna selvatica e dell’ambiente.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/caccia/mercato-san-severino-sequestro-di-avifauna-protetta-foto/44343
 
IL CENTRO PESCARA
1 MAGGIO 2013
 
Il padrone si ferisce, il mulo dà l’allarme
 
Provincia dell’Aquila - Edmondo de Amicis l’avrebbe elevata al rango di una delle commoventi storie del libro Cuore. Una di quelle condite di generosità e altruismo, in cui una lacrima di commozione riga le pagine del libro e soprattutto tocca l’animo del lettore. È accaduto a Castellafiume: il mulo Nicolino, animale che conosce la fatica e si inerpica con disinvoltura per gli angusti sentieri di montagna a trasportare legna, diventa suo malgrado un eroe. Insieme al suo padrone, Virgilio Bussi, di 72 anni, ha affrontato l’ascesa dei monti Simbruini, con tanto di basto e motosega. All’improvviso il suo compagno di viaggio è caduto e ha perso i sensi. Il mulo, senza pensarci troppo, ha ripreso la via di casa e quando i familiari lo hanno visto tornare senza legna e con lo stesso carico della mattina si sono allarmati. A distanza di 12 ore dall’incidente l’anziano è stato soccorso dal 118 di Tagliacozzo e dalla Croce Verde di Civitella Roveto e ora è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale dell’Aquila. Se è ancora vivo, però, lo deve al suo inseparabile amico a quattro zampe. E adesso, chiunque dovesse pronunciare la proverbiale frase «Sei testardo come un mulo» pensi a Nicolino e al suo gesto. A volte la testardaggine è una virtù.
 
IL MATTINO DI PADOVA
1 MAGGIO 2013
 
Cane sbranato nel giardino di casa

Piergiorgio Di Giovanni

 
ROVOLON (PD) - «Oltre che addolorata per la perdita del mio cane, sono molto preoccupata per l'incolumità di mio figlio». La signora L. C. ha visto morire il suo meticcio di sette anni, vittima di un attacco portato da due pastori tedeschi, di proprietà di un vivaista di via Albettoniera a Bastia. Il bruttissimo episodio è successo venerdì mattina in via Lovolo. La coppia di cani fuggita di casa, un vero e proprio pericolo pubblico, ha attraversato i campi e poi ha raggiunto il giardino dell'abitazione dell'impiegata imbattendosi nel pacifico Triker, legato con una catena. Il maschio e la femmina hanno avuto gioco facile nell'assaltare il meticcio, che nella lotta è riuscito a liberarsi del collare. L'impiegata ha poi trovato il suo Triker nascosto dietro a un cespuglio, ma ormai ridotto in condizioni pietose. Inutile l'intervento del veterinario, che ha sottoposto l'animale ferito a un lungo intervento chirurgico. Lei ha avvertito il vigile urbano, l'Usl e si è recata a sporgere denuncia ai carabinieri di Bastia. Un episodio simile capitò tre anni fa a Rovolon, allorquando due cani di grossa taglia assalirono mortalmente un carlino al guinzaglio di un pensionato.
 
IL RESTO DEL CARLINO
1 MAGGIO 2013
 
Blitz al campo nomadi: ritrovato il cane Snoopy rapito al cinema
 
Ravenna, 1 maggio 2013 - DOPO 26 giorni Snoopy è tornato finalmente a casa. A rapirlo, si è scoperto, era stato un gruppo di nomadi. Il barboncino è stato ritrovato nel campo nomadi di Rossetta di Fusignano, sulla provinciale 28, durante un blitz della polizia di Ravenna e del nucleo anticrimine di Bologna. La storia ha inizio giovedì 4 aprile quando i coniugi Giovanni Iozzi e Sandra Guglielmi, dopo essersi fermati qualche istante al Cinema City per un aperitivo, tornando verso l’auto fecero l’amara scoperta: il vetro del baule infranto e l’animale scomparso. Da allora sono cominciate le ricerche. «Ogni giorno ricevevo decine di telefonate su possibili avvistamenti — racconta Giovanni —. Allora mi precipitavo a controllare, ma alla fine non si trattava mai del nostro cane. Io e mia moglie iniziavamo a perdere le speranze». Ieri pomeriggio, invece, la bella notizia. Durante il blitz delle forze dell’ordine al campo nomadi, tra motorini e altra refurtiva sequestrata, è saltato fuori anche il piccolo Snoopy. Un cane di razza (Maltese toy) non poteva che destare sospetti in quell’ambiente. Così i poliziotti intervenuti hanno proceduto ad eseguire gli accertamenti, resi possibili grazie al chip sottocutaneo di riconoscimento che aveva il cane. Il cui codice era stato rilasciato dai proprietari all’atto della denuncia di smarrimento. «Vogliamo ringraziare il vicequestore aggiunto Servidio e l’assistente capo Alpi — dice Giovanni —. Ci hanno restituito un grande affetto».
FOTO
http://multimedia.quotidiano.net/?tipo=photo&media=58440
 
http://persietrovati.blogspot.it/2013/04/ravenna-rubato-cane-maltese-toy-maschio.html
 
PIU’ NOTIZIE
2 MAGGIO 2013
 
Snoopy ritrovato in un campo nomadi
 
La Polizia di Ravenna e il Nucleo anticrimine di Bologna hanno ritrovato Snoopy, il barboncino rapito circa un mese fa davanti al Cinema City, mentre si trovava sull'auto parcheggiata di Giovanni Iozzi e Sandra Guglielmi. Il cane, un Maltese Toy, era stato portato in un campo nomadi nei pressi di Rossetta, dove gli agenti si erano recati per eseguire il sequestro di oggetti rubati, tra cui alcuni motorini. Grazie a un microchip sottocutaneo di riconoscimento è stato possibile riconoscere l'animale di razza e restituirlo ai proprietari.
 
LA TRIBUNA DI TREVISO
1 MAGGIO 2013
 
«Io, artigiano che rimette in piedi gli animali che non camminano»

di Vera Manolli

 
Treviso - Da giardiniere a costruttore di carrellini per animali disabili. Il “mago”, perché per un migliaio tra cani e gatti e rispettivi padroni lui lo è, si chiama Alessandro Ortolan, 48 anni e vive a Treviso. L’amore per gli animali negli ultimi due anni lo hanno portato a diventare un vero e proprio mago non solo per per cani e gatti, ma pure per nutrie, maialini e altre specie animali che, per vari motivi, hanno perso l’uso delle zampe. La sua base si trova in viale Europa e all’interno del laboratorio si può trovare di tutto: pezzi di alluminio, carrellini, e poi, tra le ultime creazioni, il prototipo di un carrellino per nutrie disabili. L’ha fornito a una ragazza di Pavia che ha trovato la nutria sul piazzale di un’azienda con le gambe spezzate, dopo aver compiuto un volo dal secondo pi ano dell’edificio. La giovane l’ha adottata e ora vive con lei. Com’è iniziata questa avventura? «Mentre frequentavo un corso a Treviso organizzato dall’associazione Lida per guardia zoofila ho conosciuto una ragazza che costruiva carrellini. Così, con il mio amico Luigi Mazzucato, le davamo una mano e abbiamo iniziato a provare diversi tipi di materiali per testare la resistenza e la durata dei carrellini». Come è arrivata la prima richiesta? «Era per un cane di nome Lazzaro», racconta il mago. «Due anni fa, il giorno di Natale, gli avevano sparato e 5 pallini gli avevano lesionato il midollo e aveva perso l’uso delle zampe posteriori. Sono stato contatto dal padrone del meticcio: mi ha raccontato del problema di Lazzaro, che all’epoca avevi appena 7 mesi. Sono andato sul posto, a Chioggia, e ho preso le misure del cagnolino. Adesso per Lazzaro quel carrello è la sua seconda possibilità di correre, camminare di nuovo senza pesare a nessuno e con la massima libertà». I benefici non sono solo fisici. «Per cani e gatti è una seconda possibilità.Possono tornare a correre senza essere di peso per noi umani: ci vuole poco per imbragare l’animale al carrellino, portarlo fuori in giardino o al parco. È un modo per non far entrare l’animale in una situazione di frustrazione». Così la passione di costruire carrellini è diventata la tua attività principale? «Sì, la richiesta è altissima, così ho aperto una ditta “I carrellini del mago” che è ben distinta dall’ente “Carrellini disabili”: la prima è rivolta ai privati che mi contattano via mail: spedisco i moduli dove inseriscono le misure dell’animale e poi lo girano via mail. Costruisco nell’arco massimo di 48 ore il carrellino e poi lo spedisco o lo consegno direttamente al padrone. L’ente invece è rivolto alle associazioni che, tramite una raccolta fondi chiamata del “Donatore dormiente”, aiuta ad acquistare il carrellino». Come funziona? «Può farla chiunque, sia singolarmente che in gruppo: basta mettere da parte dei soldi in un salvadanaio o un contenitore senza fretta. Una volta raggiunta la cifra per acquistare un carrellino di taglia grande, media o piccola vengo contattato dal donatore. Io archivio la sua richiesta e, quando si presenta l’occasione per un animale disabile, in un certo senso “sveglio” il donatore e utilizzo il suo contributo». Il caso più commovente? «Ogni animale ha la sua storia. Ma Dalila, un doberman che vive con la sua padrona a Milano, mi ha colpito. Dalila ha 12 anni e da due è tetraplegica: ha avuto lo schiacciamento delle vertebre. Da quando le abbiamo messo il carrellino è rinata. Per me è la soddisfazione più grande e faccio il possibile affinché questi amici “diversamente meravigliosi” possano sentirsi liberi».
 
IL PICCOLO
1 MAGGIO 2013
 
Cuccioli nel Carso da non toccare
 
TRIESTE - Non toccate i cuccioli di animali selvatici nei quali potreste imbattervi durante una passeggiata nella boscaglia carsica o in quella periurbana, perché rischiereste di mettere in serio pericolo la loro vita. L’appello arriva dalla Vigilanza venatoria ambientale e zoofila della Federcaccia provinciale, che informa come in questo particolare periodo dell’anno non è difficile rinvenire nei boschi e nei prati del Carso cuccioli di capriolo, cinghiale o di altre specie appartenenti alla fauna selvatica locale. Per i tanti raccoglitori di asparagi l’incontro con gli animali selvatici non è difficile, visto che mai come in questa parte dell’anno gli escursionisti lasciano i sentieri principali per avventurarsi nel fitto del bosco alla ricerca dei gustosi germogli. A costoro la Vigilanza venatoria raccomanda in caso di incontro ravvicinato con un cucciolo di non toccarlo né, tantomeno, di prenderlo tra le braccia. Seppure l’animaletto possa risultare solo e in apparente stato di abbandono, è necessario tener presente che è costantemente sorvegliato dalla madre. Qualora la persona dovesse trasferire il proprio odore al cucciolo, anche per un semplice contatto, la madre non lo riconoscerebbe più come proprio e lo abbandonerebbe condannandolo, così, a morte certa. Nel caso del capriolo – spiega la Federcaccia – è necessario sapere che nelle prime settimane di vita il cucciolo passa poco tempo con la madre, che gli si avvicina solo per allattarlo. Il piccolo è protetto esclusivamente dalla sua totale mancanza di odore e dal mimetismo garantitogli dai colori del mantello e dall’assoluta immobilità. Pertanto chi incontra un cucciolo deve limitarsi a osservarlo da lontano, senza toccarlo. E è fondamentale, per garantire la sua incolumità, allontanarsi rapidamente, evitando ogni forma di disturbo, facendo in modo di non impaurirlo.
 
LA NUOVA SARDEGNA
1 MAGGIO 2013
 
Si riproducono pernici e lepri ora il pericolo sono cani e gatti
 
LUOGOSANTO (OT) - Il comitato faunistico di Luogosanto e l'assessore all'Ambiente Vittorio Angius chiedono al paese una collaborazione attiva per proteggere e favorire la riproduzione della fauna selvatica nobile stanziale (lepri e pernici). Per questo, è stato scritto un avviso alla cittadinanza. «Si chiede che, per il periodo che va da aprile alla fine di luglio - si legge nel documento pubblico - vengano custoditi gatti, cani da compagnia e da caccia in modo tale da non creare distrubo alla cova delle uova e alla crescita dei piccoli. Vista la situazione attuale delle campagne invase da cani e gatti liberi di girovagare e l'esperienza degli ultimi anni di persone che hanno potuto testimoniare la disfatta di intere volate di pernici, ci sembra doveroso proteggere la nostra fauna autoctona». Inoltre, il comunicato ha anche un altro intendo nobile: quello di scoraggiare l'abbandono degli animali: «L'abbandono è un reato - si legge ancora - Non pensate che qualcuno se ne prenderà cura al vostro posto, purtroppo spesso non è così, e gli stessi, per nutrirsi, finiscono per adattarsi e diventare abilissimo cacciatori".
 
CORRIERE DELLE ALPI
1 MAGGIO 2013
 
L’orso si moltiplica in Cansiglio Giovani esemplari si rincorrono
 
di Francesco Dal Mas
 
TAMBRE (BL) Rieccolo, l’orso. Non uno soltanto, forse due, e chissà, anche un terzo. Orsi bruni che stanno passeggiando su e giù per la Val Palantina, da Pian Cavallo verso l’Alpago e in direzione opposta, perfino in Candaglia, verso il confine con il Trevigiano. Si rincorrono alla chetichella, come nel silenzio la loro presenza è difesa, guarda un po’ soprattutto dai cacciatori. Che dicono di non aver visto nulla, ma che sono stati i primi a individuare le tracce. Oggi sono quei birbanti di ambientalisti a renderla pubblica, per porre gli animali in sicurezza. Il loro timore, infatti, è che possano essere cacciati, magari perché a torto indicati come predatori delle pecore sgozzate. A torto perché imputati sono i cani randagi. Circa un mese fa, dunque, delle impronte sospette erano state rintracciate nei pressi di Casera Ceresera, bivacco del Cai di Sacile, proprio da soci del Club alpino italiano che hanno avvisato la Forestale. La quale ha confermato: si trattava di impronte di orso. Altre tracce sono state poi rinvenute dietro la Candaglia e in zona Busa Bernard. Di qualche giorno fa invece la notizia della presenza di tracce e peli anche nell’area di Forcella Palantina e dell’Ander de le Mate. Ovviamente non sono animali che si fermeranno stabilmente, ma quasi sicuramente si tratta di giovani individui maschi che compiono spostamenti anche lunghi e non hanno un’area fissa dove parcheggiare. «Anche la presenza di questi giovani esploratori è una prova in più, caso mai ce ne fosse bisogno, dell’altissimo valore naturalistico della Foresta del Cansiglio e delle cime che lo circondano, cioè del Col Nudo e del Cavallo» sottolineano Michele Boato dell’Ecoistituto, Vittorio De Savorgnani di Mountain Wilderness e Antonio Zambon del Cai «Forse il Cansiglio attuale è una foresta di dimensioni troppo ridotte e con troppa presenza umana per permettere l’insediamento di una stabile popolazione, seppur molto ridotta, di orsi». Per quel che riguarda l’area del Cansiglio e del Monte Cavallo le associazioni alpinistiche ed ambientaliste si augurano che questa presenza importante venga presa come un positivo segno di naturalità dell’ambiente, ambiente da rispettare e da non riempire più di manufatti, come strade o impianti di risalita. Boato, De Savorgnani e Zambon tranquillizzano: l’orso, in ogni caso, non è pericoloso per l’uomo ed è estremamente difficile incontrarlo. Forse l’unico problema potrebbe essere a carico di quei greggi di pecore che vengono abbandonate a se stesse, senza cani né pastori, per risparmiare e che per l’orso sono una grande tentazione. Se ne trovano parecchie, soprattutto dalle parti della Val Palantina. «Ma sarebbe sbagliato voler limitare la naturalità e la selvaggità delle nostre montagne solo per un po’ di pecore lasciate incustodite» insistono gli esponenti dell’Ecoistituto, di Mw e del Cai «In ogni caso i danni da fauna selvatica sono ripagati con denaro pubblico e chi ha subito perdite andrebbe rimborsato in breve tempo. Sempre che, assieme a chi ha subito veramente dei danni, non ci sia anche chi fa il furbo, come in quei casi in cui si denunciano perdite di animali da allevamento, ma che sono stati uccisi non dai selvatici ma da cani di grosse dimensioni lasciati irregolarmente liberi o da cani abbandonati dai proprietari che si riuniscono in branco. Quindi non è sempre colpa dell’orso o del lupo, ma spesso di chi non controlla il proprio cane o lo abbandona illegalmente».
 
CORRIERE DELL’UMBRIA
2 MAGGIO 2013
 
Cani uccisi con bocconi avvelenati: "Azione infame"
In base al racconto dei proprietari, è accaduto nella frazione di Canale. Una lettera lancia l'appello: "Porre fine a questa barbarie"

 
Orvieto (TR) Hanno ucciso i nostri cani con bocconi avvelenati”. A denunciare pubblicamente quanto accaduto nella campagna di Orvieto nella speranza di poterlo condividere con chi ha già attraversato un’esperienza simile è un residente della frazione di Canale. Intenzionato a muoversi, nel pieno rispetto della legge, per fare luce su un episodio a quanto pare non isolato ed individuare al tempo stesso i responsabili di un'azione “infame e perpetrata che - dice - ci lascia sfiniti e impotenti”. “I nostri due piccoli cani, da noi ricambiati nel loro amore incondizionato, doni preziosissimi che la vita ci aveva riservato - aggiunge - non ci sono più, ma noi sentiamo la necessità di dar voce al dolore così intimo e pudico. Crediamo che il livello di civiltà di una comunità si misuri anche attraverso la capacità di rispettare tutti gli animali”.Di qui l'invito a “mettere fine a questa barbarie”.
 
GAZZETTA DEL SUD
2 MAGGIO 2013
 
Cade in un dirupo trovato dopo 48 ore grazie ai suoi cani
In grave condizioni l'anziano pensionato
 
Prov. di Reggio Calabria - Da mercoledi sera è ricoverato in Rianimazione dell’ospedale di Locri; se si salverà dovrà “ringraziare” i Carabinieri della stazione di Gerace e i  volontari che lo hanno ritrovato, e soprattutto i suoi quattro cani che hanno vigilato su di lui per ben 48 ore e, restando nell’area in cui il padrone era caduto, hanno attirato l’attenzione dei soccorritori. Nicola Custureri, pensionato 82enne,  mancava da casa dal pomeriggio di lunedi; è stato ritrovato mercoledì sera privo di sensi e con varie ferite causate dalla caduta lungo un dirupo. Uscito da casa per la consueta passeggiata intorno alle 17, seguito dai suoi cani, non ha più fatto ritorno. Quando è calato il buio, il fratello ha denunciato la scomparsa ai carabinieri, che hanno subito avviato le ricerche: insieme con loro anche alcuni volontari civili tra i quali il sindaco Giuseppe Varacalli. Sul posto sono poi giunti i vigili del fuoco e gli uomini della Protezione Civile con le unità cinofile di Cittanova.Mercoledi pomeriggio, in una zona impervia ad alcuni chilometri dall’abitazione, non è sfuggita all’attenzione dei soccorritori, la provvidenziale presenza dei suoi cani. Immediato l’intervento del personale sanitario del 118 che, insieme coi vigili del fuoco e coi carabinieri hanno recuperato l’uomo privo di sensi e con varie ferite trasferendolo, in ambulanza, all’ospedale di Locri.
 
NEL CUORE.ORG
2 MAGGIO 2013
 
CAGLIARI, IL MISTERO DELLA CAVALLA GRAVIDA ALLA FESTA DI S. EFISIO
La denuncia di un lettore dell'"Unione Sarda"

 
Una cavalla prossima al parto alla processione di Sant'Efisio a Cagliari, una delle più lunghe e più antiche processioni religiose italiane. La denuncia arriva da uno spettatore della festa, che durante il percorso ha scattato tre foto. Una è stata pubblicata sull'"Unione Sarda" del 1 maggio: "Una vergogna", commenta lo spettatore. "Il tutto in barba al decreto Martini sul benessere animale. Una cosa del genere andava fermata. Non credo che gli organizzatori abbiano previsto dei veterinari per la valutazione sullo stato di salute degli animali. La cavalla ansimava ed era con la lingua di fuori mentre andava su e giù per le strade di Cagliari". Altri però avanzano dubbi e ipotizzano che possa trattarsi di un castrone. Secondo il regolamento, alla processione non sono ammessi né "cavalli interi" né "cavalle con puledri al seguito". Né – si suppone, a maggior ragione – cavalle gravide. La foto è quella pubblicata dall'"Unione Sarda".
 
CORRIERE DI VITERBO
2 MAGGIO 2013
 
Fernese (VT): cani di razza rubati, sono due gli indagati
Parte un'inchiesta per truffa e ricettazione destinata ad allargarsi. Pregiudicati dell'Aquila nel mirino
 
Sono segugi, cani di razza, particolarmente pregiati dagli intenditori. Che potessero essere oggetto di un mercato “parallelo” e clandestino, non lo si pensava. Ma, adesso, in seguito alle risultanze investigative di un lavoro dei carabinieri di Farnese, comincia a delinearsi un “giro” che, secondo alcune ipotesi, potrebbe avere una portata nazionale. Un giro rilevante, oltretutto: se si pensa che, per questi cani, la quotazione varia dai quindici ai ventimila euro ciascuno.
A Farnese, ne sono stati trovati due. I militari, dai primi accertamenti, hanno scoperto e indagato, a piede libero, due pregiudicati dell’Aquila: P.G., 53 anni, e M.F., 38. A loro, si è arrivati seguendo una “pista” che partiva appunto da Farnese; da quello che, ora, era il nuovo proprietario dei cani, che, è stato accertato, aveva acquistato i due segugi in buona fede. Pagandoli, tra l’altro, a un prezzo inferiore a quello di mercato. Non sapeva, però, che erano stati trovati dei microchip “originali”, posti loro dai padroni e, soprattutto, che erano stati rubati. Teatro del furto: i dintorni dell’Aquila.
 
REGGIO 2000
2 MAGGIO 2013
 
Commercio illegale di specie protetta: modenese denunciato dai carabinieri a San Polo d’Enza (RE)
 
Denutriti, impauriti, cinguettanti in maniera stridente all’interno di gabbiette maleodoranti! In questo modo i Carabinieri della Stazione di San Polo d’Enza hanno trovato merli nidiacei, appartenenti a razza protetta in quanto selvatica, all’interno del furgone in uso ad un 58enne modenese che si trovava a San Polo d’Enza in occasione della annuale Fiera del 1° Maggio. L’epilogo di questa vicenda ha visto i Carabinieri della Stazione di San Polo d’Enza denunciare alla Procura reggiana il 58enne modenese in ordine all’ipotesi delittuosa di commercio di esemplari vivi di avi fauna selvatica nazionale non proveniente da allevamento. L’uomo, in caso di condanna, rischia una pena sino a 6 mesi arresto ed un’ammenda per oltre 2.000 euro.
I fatti ieri mattina quando i Carabinieri d San Polo d’Enza nel corso dei rituali controlli eseguiti in concomitanza allo svolgimento della fiera i premessa accertavano il possesso da parte di un 58enne modenese di una gabbietta con all’interno tre piccoli merli nidiacei apparsi denutriti e impauriti. I piccoli volatili manifestavano il loro disagio con cinguettii stridenti che non sono passati inosservati ai Carabinieri che hanno condotto l’uomo in caserma. Nell’ipotesi investigativa di una vendita illecita dei volatili l’uomo veniva denunciato in ordine al citati riferimenti normativo violato mentre i tre piccoli merli nidiacei venivano sequestrati ed affidati al centro raccolta animali selvatici di San Polo d’Enza dove i piccoli ed affamati volatili venivano nutriti ed affidati alle cure del personale di quel centro. La “trasferta” reggiano dell’improvvisato commerciante modenese, si concludeva quindi con la denuncia in stato di libertà in ordine al citato riferimento normativo violato.
 
SAVONA NEWS
2 MAGGIO 2013
 
Per favore non toccate i caprioli
L'appello dell'Enpa: "Chi passeggia tra i boschi non tocchi gli animali selvatici, verrebbero abbandonati dai genitori"
 
Protezione Animali, Provincia ed Ambiti di caccia rinnovano l’appello a non toccare e soccorrere cuccioli di capriolo e daino trovati nei boschi e nelle campagne; anche se sembrano soli, non sono stati affatto abbandonati e non bisogna assolutamente toccarli e nemmeno avvicinarli se per caso se ne incontrano, perché la presenza dell’uomo rischia seriamente di compromettere le possibilità di sopravvivenza di questi giovani animali che solo apparentemente sono lasciati soli dalla madre che resta sempre nelle vicinanze e torna da loro appena possibile.
Per questo è molto importante allontanarsi immediatamente se si vedono nei prati piccoli di capriolo o di daino. E la probabilità di incontrarli in questo periodo cresce perché maggio e giugno coincidono con la stagione delle nascite di queste specie, diffuse in quasi tutte le aree boschive e rurali della provincia.
I piccoli cervidi sono difesi dai possibili predatori dall'assenza di odori particolari in grado di attrarli e dal mimetismo del loro manto. Le madri, confidando su queste protezioni naturali dei piccoli, si allontanano temporaneamente da loro, lasciandoli in apparenza soli e indifesi, per alimentarsi, o in caso di pericolo, come l'avvicinarsi dell'uomo; ed i loro svezzamento artificiale rappresenta sempre, oltre ad una fatica non indifferente per i volontari, anche una grossa incognita sul loro futuro che, senza gli insegnamenti e gli anticorpi materni, sono spesso destinati ad una breve esistenza.
Il prelievo non autorizzato di fauna selvatica è un illecito penale e quello di caprioli e daini (ma anche cinghiali) è sanzionato con un’ammenda sino a 1.500 euro di competenza del tribunale.
Intanto ieri i volontari dell’ENPA hanno dovuto farsi carico del primo cucciolo di capriolo, trovato vicino ad una casa in frazione San Bernardo sulle alture di Savona. E sono ormai quasi 300 i soggetti di fauna selvatica ferita o in difficoltà soccorsi quest’anno dall’associazione, senza alcuna certezza di contributi della Provincia che, per legge, è tenuta a garantire il servizio. 
 
GIORNALE DI VICENZA
2 MAGGIO 2013
 
Allarme caprioli, tre recuperi
Uno nel campo di calcio di Tavernelle (VI)
In questo periodo gli automobilisti devono fare molta attenzione agli ungulati
 
Primavera, scatta l'allarme caprioli. Il 26 aprile gli agenti del Distaccamento di Bassano del Grappa hanno catturato e liberato dopo pochi minuti un capriolo maschio sulle colline di Bassano a nord del poligono nei pressi di Via Due Santi. L'animale era rimasto chiuso all'interno della recinzione dell'abitazione di un residente della zona che immediatamente avvisava gli agenti.
Un altro esemplare è stato recuperato a Poleo, mentre un terzo, complesso intervento è stato compiputo dagli agenti del Distaccamento di Montecchio Maggiore, coadiuvati da due agenti della Polizia Municipale di Altavilla Vicentina, che hanno catturato un altro capriolo all'interno del campo da calcio di Tavernelle. Qui sono state utilizzate delle reti apposite in dotazione alla polizia provinciale liberando poi l'animale nella zona collinare di Montecchio Maggiore.
Automobilisti attenzione dunque: da maggio a giugno aumenta la possibilità, ed il rischio, di incontri ravvicinati del terzo tipo con giovani caprioli. Vale per tutta la provincia ma soprattutto sui Colli Berici, dove la popolazione di questi ungulati ha avuto un forte incremento, e sulle strade collinari e pedemontane. “Invitiamo tutti a guidare con prudenza – raccomandano il dirigente della polizia provinciale Adriano Arzenton e il comandante Claudio Meggiolaro – dal momento che in questo periodo le femmine, nell'imminenza della riproduzione, allontanano i giovani esemplari, i quali di conseguenza si smarriscono facilmente, finendo non solo sulle strade ma anche in cortili e abitazioni private”. “In ogni caso, siano vivi o purtroppo morti, invitiamo i cittadini a contattare la Polizia Provinciale al numero della Sala Operativa 0444-908359”.
 
GEA PRESS
2 MAGGIO 2013
 
Cecina (LI) – Un Tucano nella pineta. Era scappato dallo zoo
Recuperato, per sfinimento. Intervento del Corpo Forestale dello Stato

 
Nei giorni scorsi i forestali del Nucleo Operativo Speciale di Cecina sono stati impegnati nel  recupero di un grosso Tucano.
La Centrale Operativa, che risponde al numero di emergenza ambientale 1515, aveva infatti ricevuto la segnalazione che nella zona del Paduletto a Cecina Mare era stato avvistato un Tucano di Swainson. Si tratta di un grosso uccello originario del Centro America caratterizzato dall’enorme becco che spicca in modo netto sul piumaggio nero lucido e sulla gola di colore giallo. A differenza del tucano più conosciuto (T. toco) che ha il becco arancione, quello di Swainson ha il becco metà giallo e metà marrone.
I forestali, anche a seguito delle numerose segnalazioni provenienti dai cittadini che passeggiavano in pineta, hanno verificato l’effettiva presenza dell’insolito volatile, riuscendo anche a fotografarlo. Dalle indagini eseguite si è così accertata la provenienza. Si trattava di vicino parco faunistico dal quale il Tucano era riuscito a scappare sembra durante un controllo veterinario.
Il recupero, però, è apparso subito molto problematico. Nei primi avvistamenti, infatti,  l’animale appariva vivace ed in ottima salute, tanto da spostarsi tranquillamente in volo tra le chiome degli alberi emettendo il suo profondo, caratteristico verso. Infine, ma solo dopo alcuni giorni, l’uccello è apparso più stanco e provato. Evidentemente non era abituato alla vita libera e soffriva per la mancanza del cibo.
La sera del 30 aprile veniva avvistato, in terra, in un campeggio di Cecina Mare. I forestali, una volta raggiunto il posto,  hanno così provveduto alla cattura servendosi di una rete. Il Tucano veniva pertanto restituito al  proprietario che è stato invitato ad evitare nuove fughe.
La Forestale approfitta dell’occasione per raccomandare la massima cautela nell’introdurre in Italia animali e piante esotiche. Se non  accompagnate dalla documentazione di provenienza, si rischia il sequestro in  dogana oltre che la contestazione di sanzioni molto “salate”.
 
SARDINIA POST
2 MAGGIO 2013
 
Cagliari, aggredita da due pitbull riesce a salvare il suo cucciolo ma resta ferita
 
E’ riuscita a salvare il suo cucciolo, ma è stata morsa. Sono stati momenti di autentico terrore quelli vissuti ieri sera da una sessantenne cagliaritana nel quartiere di Is Mirrionis. Passeggiava tranquillamente col suo cucciolo al guinzaglio, quando ha incrociato due pitbull. Che subito, come belve, si sono scagliati contro il piccolo cane. La donna ha fatto in tempo ad allontanarlo dalle fauci, ma è stata ferita prima che il padrone dei pitbull riuscisse a fermarli.
Ricoverata al Pronto soccorso dell’ospedale di Is Mirrionis è stata giudicata guaribile in una settimana. Sono anche intervenuti gli agenti della Volante che hanno avviato accertamenti per individuare eventuali responsabilità della inadeguata vigilanza sui due cani.
Le aggressioni da parte di pitbull o altri cosiddetti “cani da presa” (chiamati così perché quando mordono difficilmente mollano appunto la presa) sono periodiche. L’altro giorno in Sicilia è successo a un’altra sessantenne. I cani erano di sua proprietà. E’ stata giudicata guaribile in venti giorni. Il 29 aprile era stata aggredita, sempre da pitbull, una ragazza di 17 anni di nazionalità ucraina. E’ grave.
Alla vigilia di Pasqua a San Vero Milis, Valentina Meloni, 31 anni, passeggiava nella spiaggia di Sa Rocca Tunda con i suoi due cani corsi, un maschio e una femmina. Improvvisamente il maschio le si è scagliato contro e l’ha azzannata più volte sfigurandola. Dichiarata fuori pericoloso dopo quattro giorni di coma, la ragazza dovrà sottoporsi a una serie di interventi di chirurgia plastica.
La frequenza di questi episodi ha da tempo determinato la nascita di un movimento di opinione che vorrebbe vietare l’allevamento e la commercializzazione dei “cani da presa”. Intanto le aggressioni continuano.
Una passeggiata come tante altre, ma quella sera qualcosa è andato storto: una furia improvvisa, prima Rubo e poi anche Emma si sono scagliati contro la padrona (secondo quanto raccontato dalla ragazza al risveglio dal coma). La giovane era stata ritrovata in spiaggia da alcuni ragazzi, ferita gravemente. Immediatamente era scattato l’allarme, dopo un primo ricovero al san Martino di Oristano, la giovane era stata trasferita a Cagliari. Poi il coma, il risveglio e adesso la lenta guarigione.  Sono chiamati “cani da presa”. Nel senso che, quando mordono qualcosa o qualcuno, non mollano mai. I nomi delle razze sono quelli che, ormai a cadenza periodica, riempiono le pagine dei giornali: pitbull, rottweiler, dogo argentino. Così è st ato anche quest’estate, con aggressioni il più delle volte senza alcun motivo. Com’è accaduto nel prato di una scuola ad Amburgo, quando un bimbo turco di sei anni è stato straziato dai morsi di un pitbull e di uno Staffordshire terrier.
L’esasperazione è arrivata a tal punto che in molti paesi sono state avviate misure drastiche per evitare che si ripetano fatti del genere. Misure che vanno dall’obbligo di portare una pistola per i padroni di un pitbull (come ha proposto il sindaco di New York Giuliani) e arrivano sino alla sterilizzazione obbligatoria dei cani (in Gran Bretagna, Olanda, Francia e Spagna). Il che vuol dire, in pratica, l’eliminazione totale della razza effettuata dalla stessa mano, quella dell’uomo, che grazie ad incroci l’ha creata. Inevitabili le polemiche. C’è chi li taccia come “cani killer” o “cani assassini”, chi invece li difende, scaricando tutte le colpe sui proprietari.
E i dati, in realtà, danno ragione a questi ultimi. La rivista “Cani da presa” ha pubblicato alcuni studi, fra i quali uno dell’American academy, da cui risulta che il responsabile del maggior numero di morsicatura di bambini (i più indifesi dagli attacchi del cani) sono i pastori tedeschi, come l’amatissimo, proprio dai bambini, commissario Rex. In genere ai “lipoidi” va attribuito ben il 40 per cento dei casi, mentre il rottweiler, che negli Stati Uniti è più diffuso del pastore tedesco, è responsabile solo per il 16 per cento ed il pitbull per il 9 per cento.
In Italia i pitbull sono 15 mila, un terzo dei quali viene utilizzato per combattimenti illegali, proprio per la loro aggressività. La razza, infatti, è nata da incroci tra bulldog, mastiff, bandog e alaunt, cani che venivano addestrati in passato a combattere contro tori e orsi, con l’aggiunta di sangue terrier. Ma è un’aggressività che si può controllare, con un addestramento adeguato. 
 
CAGLIARI, 2 MAG – Aggredita da due Pitbull mentre porta a passeggio il suo cane. Una donna cagliaritana di 60 anni é stata medicata nell’ospedale Santissima Trinità a causa delle ferite provocati dai morsi di due animali. Ieri sera si trovava nella zona di Is Mirrrionis e mentre camminava ha incrociato gli altri due cani che si sono subito avventati sul cane più piccolo cercando di azzannarlo. La donna è riuscita a salvare il suo cucciolo dalle fauci dei pitbull ma è stata morsa. La 60enne è stata poco dopo medicata nel vicino ospedale dove i medici del Pronto soccorso le hanno riscontrato ferite guaribili in una settimana. Mentre a Is Mirrionis sono intervenuti gli agenti della Squadra Volante che hanno avviato le indagini sull’episodio.
 
LECCO NOTIZIE
2 MAGGIO 2013
 
Sparite15 galline da due pollai… Ladro ci cova
 
LECCO – Doppio furto nel rione di Rancio, uno in località Brogno e l’altro in località Paradiso. Questa volta a sparire non sono state auto, moto, denaro o preziosi bensì galline. Già, circa quindici pennuti sono stati prelevati notte tempo da ignoti, che si sono poi dileguati con il bottino.
Stando alle informazioni raccolte in zona, sembrerebbe che il doppio furto sia avvenuto nella stessa notte, ovvero tra il 25 e il 26 aprile. Per ora non ci sono sospetti e nemmeno sospettati, ma in zona sono convinti che chiunque abbia agito conosce bene la località e ogni via di fuga. Esclusa la possibilità che sia stato qualche animale selvatico, come volpi o faine visto che nei due pollai pare ci fosse alcuna traccia di “aggressione”, con le galline sparire nel nulla…
 
GEA PRESS
2 MAGGIO 2013
 
Unione Europea: no all’importazione di pellicce di animali trappolati
L'On.le Zanoni: gli Stati Uniti devono garantire il rispetto delle norme comunitarie
 
L’Unione Europea potrebbe continuare ad opporsi alle deroghe in tema di importazione di pellicce di animali selvatici catturati in maniera cruenta.
Questo si evince dalla risposta del Commissario Ue all’Ambiente Janez Potočnik, pervenuta all’interrogazione dell’On.le Andrea  Zanoni,  vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere degli Animali al Parlamento europeo.  In particolare, ha riferito Potočnik  “la Commissione concorda che la soluzione raggiunta con gli USA non dovrebbe consentire deroghe al divieto imposto dall’Ue sull’utilizzo di tagliole“.
Il Commissario ha voluto inoltre ricordare come il Regolamento n. 3254/91 del Consiglio vieta l’uso di tagliole nell’Unione europea. Il divieto riguarda anche l’importazione  di pellicce e di prodotti manufatti di “alcune specie di animali selvatici originari di Paesi che utilizzano per la loro cattura tagliole o metodi non conformi alle norme concordate a livello internazionale in materia di cattura mediante trappole senza crudeltà“.
Secondo l’On.le  Zanoni i cittadini europei hanno ripetutamente dimostrato la loro preoccupazione e contrarietà a simili metodologie di cattura. “Non possiamo perderci nei meandri della burocrazia – ha affermato Zanoni -  Questa pratica di cattura causa sofferenze atroci a milioni di animali da pelliccia. È un problema che va affrontato di petto per il rispetto dei regolamenti internazionali in vigore“. L’invito ora rivolto alla Commissione europea è quello di non perdere di vista l’obiettivo.  “Oltre a non ammettere alcuna deroga al divieto di importazione delle pellicce di animali catturati con le tagliole – ha concluso Zanoni -  la Commissione europea dovrebbe arrivare a vietare l’importazione di prodotti ricavati con tali barbari mezzi. Quando le pelli degli animali selvatici vengono introdotte nel mercato comunitario, gli Stati Uniti devono garantire che i metodi utilizzati per ottenerle rispettino l’accordo internazionale firmato con l’Unione Europea».
Purtroppo negli Stati Uniti l’uso di tagliole è una pratica tutt’ora diffusa. Zanoni aveva presentato due interrogazioni sull’argomento. Alla prima, del novembre scorso, il Commissario aveva risposto assicurando l’avvio del dibattito con le autorità americane. Quella più recente, alla quale ora  Potočnik risponde, era invece relativa alle possibilità di deroghe al divieto.
 
NEL CUORE.ORG
2 MAGGIO 2013
 
PROVINCIA DI TREVISO, AL VIA IL "PIANO DI CONTROLLO DELLE NUTRIE"
Proteste contro la strage legalizzata
 
L'Oipa lancia l'allarme: da qualche giorno nel trevigiano è partito il "Piano di controllo della nutria", che di fatto consiste in uno stermino di questi roditori che ancora una volta pagano con la vita per gli errori dell'uomo. Cacciatori muniti di pettorina consegnata dalla Provincia possono liberamente girare per le campagne e abbattere a colpi d'arma da fuoco un numero illimitato di nutrie, l'alternativa è catturarle mediante gabbia trappola e sopprimerle.
"Secondo analisi di Istituti Zooprofilattici, in Italia la nutria non rappresenta nessun pericolo igienico-sanitario. Inoltre la stabilità idraulica è compromessa solo dalla scarsa manutenzione dell'uomo sulle proprie infrastrutture – spiega Samue le Venturini, Biologo e Castorologo - Si è dimostrato anche scientificamente che gli abbattimenti sono inutili, dispendiosi, anti-etici, anti-ecologici e non risolvono affatto il problema ma anzi lo amplificano. Infatti la pressione venatoria e il disturbo causato dall'uomo con i piani di contenimento senza criterio (e non rispettosi della legge nazionale 157/92) provocano un aumento del numero di nati per parto e un incremento del tasso di immigrazione oltre che un aumento della lunghezza delle tane. Quindi come spesso accade sono sempre le cattive scelte operate dall'uomo a provocare forti e gravi impatti ambientali. I metodi ecologici, funzionali ed efficaci esistono. Per amore della natura, della ricerca (quella vera) e per onestà intellettuale e verso i cittadini. Occorre solo la volontà di applicarli."
Una lettera di protesta all'indirizzo [email protected] aiuterà a contrastare il piano d i abbattimento.
 
PET PASSION
2 MAGGIO 2013
 
Ho trovato per strada un animale domestico smarrito, posso tenerlo o devo restituirlo?
 
Quando si prende per strada un cane, un gatto o un qualsiasi animale domestico smarrito dal precedente proprietario, questo può essere adottato da chi lo trova senza commettere reato di “appropriazione indebita”, purchè vengano osservate delle condizioni. La Cassazione, con la sentenza 18749 del 29 aprile 2013, ha chiarito che l’adozione di un animale trovato per strada non può essere considerata “appropriazione indebita” e che l’animale non può essere ritenuto “cosa d’altri smarrita“. Vanno tuttavia osservate alcune regole, per non incorrere in un reato.
Cosa si deve fare se si trova un cane (o altro animale domestico):
- verificare la presenza di segni di riconoscimento: collare, microchip, targhetta;
- in caso di dubbi, rivolgersi all’anagrafe canina regionale;
- denunciare il ritrovamento e registrare il cane all’anagrafe canina.
In quali casi, invece, si commette reato:
- se la sottrazione del cane è consapevole;
- se vengono ignorati segni di riconoscimento (tipo microchip) che consentirebbero di risalire al proprietario;
- se non si restituisce il cane rivendicato dal proprietario entro venti giorni dalla scoperta del luogo in cui si trova.
 
IL SALVAGENTE
2 MAGGIO 2012
 
Cibo per gatti: ecco quali mettere nella ciotola
Il test del Salvagente in edicola: 26 prodotti sotto la lente. I consigli per scegliere bene.
 
Fiocchetti in salsa, mousse al salmone, spezzatino di manzo, paté di vitello. Il menu che tutti i giorni offriamo ai nostri gatti, almeno sulla carta, è degno dei migliori ristoranti. Ma tanta cura nella scelta dei nomi dei piatti non corrisponde sempre ad altrettanta attenzione nella composizione del contenuto. Scatolette e croccantini sono cibi equilibrati per i nostri compagni di vita?
È quanto si chiede il Salvagente nel numero in edicola dal 2 maggio, (e sul nostro negozio virtuale in versione pdf e sfogliabile, numero 18/2013) con un test che ha confrontato 16 cibi “umidi” (bocconcini e paté) e 10 secchi (croccantini), venduti a un prezzo che va da meno di 2 a 9 euro al chilo.
I mici preferiscono l'umido...
Un mercato interessante, per il quale gli italiani non badano a spese, sborsando addirittura 870 milioni l’anno, ma che evidentemente non sempre è in grado di mantenere tutte le sue promesse, se è vero (come testimoniano i veterinari) che i gatti di casa soffrono spesso di patologie da cattiva alimentazione: diabete, insufficienza renale, allergie, dermatiti, problemi articolari e obesità.
 “Per l’alimentazione del gatto, a differenza di quella del cane, è più diffuso l’uso del mangime umido”, spiega il professor Alessandro Gramenzi, docente di Alimentazione animale presso l’Università di Teramo. “Il secco per la sua lavorazione necessita di una maggiore percentuale di carboidrati, poco graditi dai mici. I felini, infatti, essendo carnivori in senso stretto sono più sensibili al gusto.
... e non sbagliano
Inoltre, i gatti tendono a bere poco, perciò l’umido li aiuta a prevenire eventuali malattie ai reni”. Non è un caso, quindi, che 2 consumatori su 3 per alimentare il proprio amico acquistino barattoli e lattine. Ed effettivamente non sbagliano.
Il test del settimanale dei consumatori, basato sul confronto dei dati nutrizionali, ha assegnato un giudizio buono a 8 prodotti su 26. Altrettanti i marchi bocciati, con i prodotti peggiori penalizzati perché non evidenziano sulle confezioni il fatto che non sono alimenti completi e vanno integrati, e potrebbero indurre in errore chi li acquista.
Occhio alla vitamina E
Ma quali sono le regole per scegliere da soli? Bisogna prediligere, spiegano gli esperti consultati dal Salvagente, gli alimenti in cui la prima voce della lista degli ingredienti è una fonte di proteine animali. Se si confrontano le etichette di una lattina e di un sacchetto di crocchette, però, si può cadere in errore. La percentuale di proteine della prima, infatti, non può essere confrontata con quella del secondo per il differente peso dell’acqua nella composizione. Va tenuto presente che l’8% di proteine dell’umido corrisponde a circa il 27% del secco.
“Tra le integrazioni da controllare in etichetta c’è la vitamina E, antiossidante importantissimo che combatte i radicali liberi e protegge dai tumori”, aggiunge Afro Quarantelli, docente di Nutrizione animale del dipartimento di Scienze de gli alimenti dell’Università di Parma. “Altro elemento importantissimo a cui ancora non si dà sufficiente peso”, conclude il veterinario, “è la data di scadenza. Per i mangimi secchi, che non sono sottovuoto, il tempo di vita di 18 mesi in genere dato dai produttori è una pazzia. Basta pensare che i mangimi per animali da reddito hanno una scadenza che va dai 3 ai 6 mesi”.
 
PANORAMA
2 MAGGIO 2013
 
Cani, gatti e gli elisir di lunga vita
Con il marchio Therapet, antiossidanti, digestivi, antidepressivi frutto della ricerca svizzera per gli amici a quattro zampe
 
È ormai assodato che l'organismo di cani e gatti sia sempre più simile a quello degli uomini. Loro, come noi, invecchiano, soffrono di problemi intestinali, epatici, stress e depressione. Ecco quindi che anche la ricerca dei farmaci usati in veterinaria lavora nella direzione simile a quella della medicina per gli uomini. E sforna prodotti di derivazione umana (gli stessi componenti vengono utilizzati per gli stessi scopi anche sulle persone), come quelli della linea Therapet che nasce dalla ricerca svizzera e ha come obiettivo la prevenzione, il supporto e la cura di diverse esigenze degli organismi di cani e gatti.
I prodotti sono tre: Antiagepet, Digerpet e Smilepet.
Antiagepet è un integratore alimentare indicato per animali anziani soggetti a problemi neuro-articolari oppure per animali giovani per prevenire la formazione di radicali liberi che sono causa di processi infiammatori. Il prodotto ha alla base un estratto ad alta biodisponibilità di Curcuma Longa, una sostanza con una forte azione antiossidante utile per contrastare la formazione di radicali liberi e i conseguenti danni a carico dei tessuti. L'estratto di curcuma, completamente naturale, ha proprietà antiossidanti, antiinfiammatorie e antitumorali. Solo recentemente sono state scoperte anche le sue proprietà come supporto nella cura di malattie quali Parkinson e Alzeihmer.
Digerpet, invece, è un prodotto per l'integrazione quotidiana della dieta del cane e del gatto a base soprattutto di amido di riso fermentato e lievito di birra, in grado di regolarizzare le attività intestinali e favorire la digestione il cui miglioramento contribuisce al mantenimento della salute dell'animale e all'eliminazione di scorie alimentari che possono poi essere causa di malesseri più gravi.
Smilepet, infine, è il prodotto più innovativo dei tre. A base di Adenometionina, una sostanza naturale che aiuta a migliorare l'umore e quindi le funzioni vitali quotidiane, normalizza il livello di serotonina nel sangue ed è adatto per combattere gli stati depressivi e tutti i casi in cui ci sono problemi di comportamento: animali iperattivi in casa che abbaiano in continuazione disturbando i vicini, aggressività. Ma non solo. L'Adenometionina è molto utile anche in caso di sofferenza epatica (è un protettore del fegato) e per prevenire certi tipi di calcolosi renale (acidifica le urine, funzione importante soprattutto per i gatti).
 
GEA PRESS
2 MAGGIO 2013
 
Justin, il gattino americano cosparso di benzina
Salvato appena in tempo dalle fiamme. Ancora vane le ricerche del colpevole

  
Gravemente ustionato, ma salvo. In molti, nel New Jersey stanno chiedendo del piccolo Justin, un gattino al quale uno scellerato, lo scorso 26 aprile, ha dato fuoco.
Le associazioni animaliste del luogo si stanno facendo in quattro non solo per salvare il povero micio,  ma anche per rintracciare l’autore del rogo.   I fatti sono venuti a Kensington, in Pennsylvania dove ora è stata diffusa la notizia della taglia. Un premio in denaro, per chi fornirà informazioni utili a rintracciare il colpevole. Purtroppo fino ad ora le immagini riprese da una telecamera, sulle quali si sperava di potere rintracciare il colpevole, non hanno fornito elementi utili.
Justin è stato cosparso con una sostante infiammabile alla quale, il misterioso torturatore, ha poi dato fuoco. Per fortuna il piccolo rogo è stato notato da un passante il quale si è premurato di gettare la propria giacca sul gatto, spegnendo così le fiamme ed evitando il peggio.
Justin è ora in cura presso Animal Alliance, un’associazione animalista del vicino New Jersey. Sembra che stia rispondendo bene alle cure. Quando venne trovato, le sue condizioni erano però disperate.
Il gattino, di poco più di un mese di vita, è rimasto maggiormente compromesso in testa e  sulla schiena.
In  Pennsylvania i casi più gravi di maltrattamento di animali sono puniti con una multa fino a 15.000 dollari ed il carcere fino a sette anni.
 
CORRIERE DELLA SERA
4 MAGGIO 2013
 
in Pennsylvania Justin, il gattino bruciato, è fuori pericolo
Dei vandali gli hanno versato addosso della benzina per poi dargli fuoco: adesso è in attesa di essere adottato
 
MILANO - Gli hanno dato fuoco cospargendolo di benzina. Ma lui, un gattino di appena 5 settimane, si è salvato e adesso è in attesa di essere adottato. Il fatto, che ha commosso il web, è successo il 25 aprile a Lebanon, in Pennsylvania: uno sconosciuto ha ricoperto il gattino con della benzina e gli ha dato fuoco prima di fuggire. Un passante si è accorto di tutto e, d'istinto, si è tolto il cappotto per spegnere le fiamme addosso all'animale.
USTIONI - Il micio, a cui è stato dato il nome di Justin, è ricoverato nella clinica veterinaria di Animal Alliance, nel New Jersey, dove è in via di guarigione nonostante le ustioni di secondo e terzo grado alla schiena e alla testa e il fatto che la cartilagine delle orecchie dovrà probabilmente essere rimossa. La polizia sta dando la caccia al responsabile e la Humane Society ha offerto fino a 5mila dollari a chiunque possa fornire informazioni.
VIDEO
http://www.corriere.it/animali/13_maggio_04/gattino-bruciato_0c55f16c-b4c0-11e2-bb5d-f80cf18001da.shtml
 
GEA PRESS
2 MAGGIO 2013
 
Tanzania – Nel 2020 gli elefanti saranno estinti
A dirlo è il Presidente di una Commissione parlamentare

 
Il Presidente della Commissione parlamentare per il Territorio e le Risorse naturali della Tanzania, James Lembeli, ha ieri riferito in Assemblea nazionale che entro sette anni l’intera popolazione di elefanti  del paese potrebbe essere estinta.
Gli ultimi  dati del Tanzania Wildlife Research Institute, parlano chiaro. Dal 2009 gli elefanti sono diminuiti da 109.000 a 70.000 del 2012.
Una vera e propria emergenza che deve essere immediatamente bloccata, ha riferito Lembeli.
La Tanzania, è notoriamente uno dei principali paesi di provenienza dell’avorio sequestrato sia nei porti di partenza africani che in quelli di arrivo del sud est asiatico. Secondo il presidente della Commissione almeno 30 elefanti al giorno verrebbero uccisi in Tanzania. Un depauperamento che rischia di compromettere anche l’industria turistica del paese.
Lembeli ha invitato il Governo ad intraprendere interventi straordinari  per combattere la minaccia del bracconaggio. Indispensabile, a tal proposito, l’inasprimento delle pene ma anche migliorare l’armamento delle guardie preposte alla repressione ed il loro stesso numero.
In particolare il 2013 si sarebbe da subito inaugurato con un picco di uccisioni di elefanti. Il calcolo fino al 2020, decreta così l’estinzione del pachiderma in Tanzania.
 
GEA PRESS
2 MAGGIO 2013
 
Taiwan – Estinto il leopardo nebuloso di Formosa

  
Non ci sono più speranze per la sottospecie di leopardo nebuloso dell’isola di Taiwan (foto Wikipedia). La probabile estinzione del  Leopardo nebuloso di Formosa (Neofelis nebulosa brachyura) veniva ormai data per certa da alcuni anni, visto che tutti gli studi compiuti nelle aree montane di Taiwan, si erano conclusi in maniera negativa.
Fino a 1500 fototrappole a raggi infrarossi erano state utilizzate per immortalare il leopardo. Di esso rimane solo un triste ricordo di un animale impagliato ed esposto nel Museo nazionale di Taiwan.
A decretare la fine della sottospecie di Leopardo nebuloso è ora lo zoologo Chiang Po-jen che ha riportato la notizia su Central News Agency di Taiwan. Qualora singoli individui fossero rimasti nelle aree più remote del paese, i loro numeri sarebbero del tutto inutili per il mantenimento della specie.
Sembra che l’ultimo dato certo sul Leopardo di Formosa risalga al 1989.
Rimangono ora altre due sottospecie diffuse dall’Himalaya fino al sud est asiatico. Sono anch’esse minacciate dall’alterazione dell’habitat e dal bracconaggio che ne utilizza soprattutto la pelle e le ossa per la medicina orientale. I leopardi nebulosi che vivono invece  nelle isole di Borneo, Java, Sumatra e Bali appartengono  ad altro genere tassonomico.
 
GEA PRESS
3 MAGGIO 2013
 
Calvisano (BS) – Cuccioli di volpe finiti a colpo di martello in testa
Intervento del Corpo Forestale dello Stato e Guardie Ecozoofile dell'ANPANA

 
Proficua collaborazione tra il Comando provinciale del Corpo Forestale dello Stato e le Guardie Ecozoofile dell’ANPANA di Brescia, che ha portato nei giorni scorsi alla denuncia di due persone sorprese nel territorio del Comune di Calvisano nella caccia alla volpe con lacci di metallo. Agghiacciante il metodo scelto per finire i cuccioli.
Il tutto scaturisce da un controllo del territorio, volto alla repressione del bracconaggio, che in data 28 aprile aveva portato le Guardie Ecozoofile dell’ANPANA di Brescia, nei pressi di un cascinale abbandonato nella campagna di Calvisano (BS). Qui veniva rinvenuta una volpe  morta strangolata da un laccio-cappio d’acciaio e altri lacci armati  pronti per la cattura di altri esemplari.
Dopo un breve appostamento sul luogo venivano sorpresi due uomini intenti ad armeggiare con le trappole. Colti in flagranza, fermati e identificati.
Contemporaneamente giungeva sul posto una pattuglia del Comando Stazione di Gavardo del Corpo Forestale dello Stato, che unitamente alle Guardie procedeva ad ulteriori accertamenti.
Gli uomini sorpresi in attività di caccia illecita avevano peraltro lasciato incustodite le  armi da caccia nella propria vettura. In aggiunta a ciò, una di esse risultava illecitamente modificata,  essendo stata dotata di un dispositivo di illuminazione per la caccia notturna.
Informato il magistrato di turno, il Corpo Forestale procedeva alla perquisizione dell’abitazione dei due uomini. Altre volpi, tra cui otto cuccioli congelati una volta uccisi. Da una prima analisi del medico veterinario, riferisce il Corpo  Forestale nel suo comunicato,  parrebbero essere morti a seguito di un colpo di martello alla testa. Il tutto dopo essere stati catturati al laccio.
I mammiferi, però, non erano il solo frutto dei cacciatori di frodo. Numerosi, infatti, erano gli uccelli appartenenti alla fauna protetta. Come se ciò non bastasse, nell’abitazione venivano rinvenute armi da caccia  appartenenti a terze persone e munizionamento non denunciato come invece previsto dalla normativa.
I due uomini, padre e figlio, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per illeciti sulla caccia, sulla detenzione di armi e per maltrattamento e uccisione di animale con l’aggravante del reato di concorso tra i due come previsto dall’art. 697 C.P.   Denunciato anche un cognato. Aveva ceduto il fucile da caccia ai parenti, senza l’apposita denuncia prevista dalla normativa sulle armi.
 
CORRIERE DELLA SERA
3 MAGGIO 2013
 
NELLA BASSA BRESCIANA A CALVISANO
Cuccioli di volpe uccisi a martellate
da due bracconieri
Le bestiole venivano catturate con un laccio metallico. Denunciati due uomini: padre e figlio
 
Gli inglesi le inseguono e le stanano con una muta di cani. Non meno crudele il metodo scelto da due bresciani (padre e figlio) per cacciare e uccidere volpi: le catturavano con fili metallici finendole poi a martellate. I due sono stati scoperti il 28 aprile dalle guardie ecozoofile dell’Anpana di Brescia: in un cascinale abbandonato della campagna del comune di Calvisano hanno rinvenuto una volpe morta strangolata da un laccio d’acciaio e altri lacci armati pronti per la cattura di altri esemplari. Animali considerati «dannosi» in quanto per sfamarsi non disdegnano di svuotare qualche pollaio.
Dopo un breve appostamento sul luogo hanno sorpreso due uomini intenti ad armeggiare con le trappole. Sulla loro auto un fucile illecitamente modificato (dotato di dispositivo di illuminazione per la caccia notturna); dopo avere avvisato il magistrato è scattata la perquisizione nelle loro abitazioni dove sono state trovati otto cuccioli di volpe congelati e uccisi con un colpo di martello alla testa dopo essere stati catturati al laccio. Oltre ai mammiferi sono stati rinvenuti numerosi volatili protetti uccisi e congelati e numerose armi e proiettili non denunciati.
Per questo G.D. di anni 61 ed il figlio L.D. di anni 32, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per illeciti sulla caccia, sulla detenzione di armi e per maltrattamento e uccisione di animale con l’aggravante del reato di concorso tra i due come previsto dall’art. 697 del codice penale.
 
L’ARENA
3 MAGGIO 2013
 
Denuncia: «Una strage di gatti dietro la Grande mela»
 
LUGAGNANO (VR). Ne sarebbero spariti 10 in due settimane, avvelenati o morti a seguito di percosse. Ora indagherà la polizia municipale
Il direttore del centro conosce gli episodi: «Purtroppo è una zona difficile da controllare»
Strage di gatti a Lugagnano, nel cortile dietro alla Grande Mela. In 15 giorni ne sono spariti 10: quattro sarebbero stati avvelenati, due sarebbero stati investiti e gli altri sarebbero morti per le percosse subite. Da anni, nella zona di carico e scarico del centro commerciale, dove ci sono anche i compattatori per la spazzatura, trova posto una colonia felina, che viene periodicamente presa di mira. L'artefice di questi atti non ha nome. Forse non si tratta nemmeno di una persona sola. Certo è che comportamenti come questi costituiscono reati: la legge 281 del 1991, infatti, chiarisce: «È vietato maltrattare i gatti che vivono in libertà». L'articolo 544 bis del codice penale prevede: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre a 18 mesi». A prendersi cura dei gatti ch e vivono dietro alla Grande Mela è la signora G.T., che spiega: «Sono anni che ogni mattina porto loro da mangiare e vengo odiata per questo. Quando lavoravo per l'impresa di pulizie del centro commerciale capitava che mi trovassi danni all'auto. Evidentemente, a qualcuno questi animali danno fastidio. Forse si tratta di qualche dipendente che finisce di lavorare tardi alla sera e, con il buio, compie questi atti indisturbato». Poi, racconta: «Negli ultimi 15 giorni sono scomparsi 10 gatti che erano lì da un anno. Una delle guardie mi ha riferito che hanno fatto una brutta fine: quattro sono stati picchiati e uccisi, quattro avvelenati e due schiacciati. Mi è stato detto che alcuni sono stati gettati nei compattatori del secco, credo già morti. Ora ne sono rimasti due, ch e non si lasciano avvicinare perché terrorizzati: uno è azzoppato, l'altra è incinta. Temo per quando nasceranno i gattini. L'anno scorso, una gatta ne aveva partoriti tre: avevo lasciato detto che la mattina dopo li avrei portati via, ma li ho trovati morti». Il direttore della Grande Mela, Marco Cingottini, commenta: «Disapprovo questo tipo di atti. Purtroppo, però, non riusciamo a porvi rimedio, perché la zona dove si trovano i gatti è aperta ed è molto difficile da controllare». Sulla questione interviene il sindaco Gualtiero Mazzi: «Invito la signora a sporgere denuncia contro ignoti. Incaricherò la polizia municipale di svolgere indagini».
 
IL GIORNALE DI VICENZA
3 MAGGIO 2013
 
Thiene, convegno lancia l'allarme:
«Animali torturati e dopati»
IL CASO. L'allarme di Ulss ed Enpa contro alcuni allevatori senza scrupoli che mettono anche a rischio la salute pubblica. Mucche imbottite di farmaci perché arrivino vive al macello. Uno dei modi per evitare spese di smaltimento e perdite di soldi

Franco Pepe

 
THIENE (VI). Pulcini di un giorno triturati da lame rotanti. Mucche devastate da enormi piaghe da decubito che si accasciano a terra, e che, invece di essere abbattute sul posto per porre fine allo strazio, vengono trascinate fra sofferenze indicibili per essere caricate sul camion e portate al macello. La ragione è semplice. Se la bestia viene uccisa dove è caduta per terra non può essere più commercializzata, l'allevatore non solo non ci guadagna ma è costretto a pagare anche lo smaltimento della carcassa. Così l'operatore incassa, l'animale muore dopo torture spietate, il consumatore mangia un prodotto a rischio. Scene di ordinaria crudeltà, di cinica violenza. Diritti e benessere degli animali negati, messi sotto i piedi. I filmati nel salone di Villa Bonin a Montecchio Precalcino propongono alcuni di questi orrori da lager degli animali. «Se la gente sapesse - dice Fabiola Bertoldo, presidente dell'Enpa dell'Alto Vicentino - mangerebbe meno carne». I maltrattamenti sono ancora una storia primordiale che si continua a scrivere alle spalle di chi, appunto, dall'altra parte del banco del macellaio o del supermercato, costituisce l'anello terminale di questa catena. Ogni anno si macellano 360 milioni fra bovini, maiali, pecore, capre, diversi miliardi di avicoli; si sopprimono negli incubatoi 25 milioni di animali da pelliccia e 330 milioni di pulcini; e vengono compiute altre stragi per ragioni sanitarie con l'obiettivo di controllare malattie contagiose come l'afta e l'influenza aviaria. Ebbene, in queste pratiche di morte, spesso l'animale non conta nulla. Per questo il rilievo, non solo didattico, dell'incontro formativo promosso dal dipartimento di sanità animale e sicurezza alimentare dell'Ulss 4, il primo de l genere tenutosi nel Vicentino e nel Veneto. «Un'iniziativa importante - dice ancora la Bertoldo - . Un corso che fa riflettere». L'intento è stato di far conoscere alla comunità degli addetti ai lavori, allevatori, macellai, operatori del settore, ma anche amministratori, una questione di stretta attualità ma anche aspetti regolamentari che da quest'anno sono in gran parte cambiati. «Il benessere degli animali - spiega il capodipartimento dott. Fabrizio De Stefani - deve diventare un ingrediente fondamentale delle produzioni alimentari nazionali e venete per il portato etico da offrire ai consumatori e per consentire al nostro sistema produttivo di sfruttare una irripetibile chance competitiva nei confronti di sistemi agroindustriali stranieri di maggiori potenzialità e dimensioni con i quali dobbiamo confrontarci e continuare a vincere». Gli animali sono in grado di percepire la realtà e provare emozioni, e il principio che vanno rispettati in quanto esseri “senzienti" è riportato nel trattato dell'Unione. Fra l'altro, il maltrattamento degli animali cozza contro la stessa sicurezza alimentare, a rischio dei consumatori. Per questo l'Ue dal primo gennaio di quest'anno ha varato un nuovo regolamento per la protezione degli animali durante l'abbattimento degli animali nei macelli, nelle aziende agricole, nelle campagne profilattiche.
 
GEA PRESS
3 MAGGIO 2013
 
Legnago (VR) – Non solo “mucche a terra”. Polizia Stradale sanziona trasportatore: scrofe incapaci di reggersi in piedi
L'On.le Zanoni: è ora di fermare l'abominio che ogni notte si verifica sulle strade italiane
 
Una scrofa, così come poi appurato anche dai veterinari dell’azienda sanitaria 22, del tutto incapace di reggersi in piedi. Eppure l’allevatore di Cartura (PD), non avrebbe esitato a caricarla nel camion con gli altri animali. Il mezzo , poi fermato dalla Polizia Stradale di Legnago (VR) sulla Transpolesana, ha così rivelato il suo triste contenuto.  Animali che si sarebbero tutti presentati allo stremo delle forze.
Stante le rilevanze documentali, le scrofe erano state caricate a Porto Viro (RO) ed erano dirette al macello di Isola della Scala, in provincia di Verona. In tutto, al trasportatore, sono state contestate 3000 euro di sanzione, di cui mille per non avere compilato secondo legge il certificato sanitario di un animale, e duemila per la scrofa in terra.
Alla Polizia Stradale arrivano ora i complimenti dell’eurodeputato Andrea Zanoni, il quale ha altresì confermato l’esigenza di fermare quello che ha definito un “abominio che ogni notte si verifica sulle strade italiane”.
Secondo l’On.le Zanoni, che è anche vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere degli Animali al Parlamento europeo “la condizione degli animali durante il trasporto, denunciata troppe volte dalle associazioni animaliste, ha purtroppo trovato l’ennesima conferma in questo vergognoso episodio“.
Recentemente un altro drammatico caso di trasporto di animali era stato oggetto di condanna da parte della Sezione distaccata di Castiglione delle Stiviere del Tribunale di Mantova (vedi articolo GeaPress). Un vitello, trovato immobile nella pavimentazione del camion  tra i suoi stessi escrementi. “I controlli negli allevamenti e nei macelli devono essere improntati alla “tolleranza zero” – ha aggiunto l’On.le Zanoni -  Invece, oggi, sulle strade italiane si verificano vere e proprie torture nei confronti degli animali“. Animali finanche malati ed incapaci di reggersi in piedi. Una beffa delle norme in vigore.
 
NEL CUORE.ORG
3 MAGGIO 2013
 
ENNA, VENDEVANO TRENTA CUCCIOLI ALLA FIERA: SCATTATE 11 DENUNCE
I cani sequestrati affidati agli accusati: polemiche
 
Undici persone denunciate per aver messo in vendita 30 cuccioli di cane durante una fiera a Piazza Armerina, in provincia di Enna. I reati contestati dalla Forestale vanno dal maltrattamento di animali, alle inidonee condizioni di detenzione, fino al traffico illecito di animali da compagnia. 
Il CfS, in collaborazione con il personale della Regione Sicilia, ha fatto un controllo nella fiera del bestiame che viene organizzata l'ultima domenica di ogni mese nella cittadina turistica dell'Ennese. All'interno dello spazio espositivo, famoso per la vendita di uccelli esotici, cavalli, bovini, caprini, serpenti e pesci, le guardie forestali hanno scoperto alcune persone che mettevano in vendita cagnolini di diverse razze all'interno di gabbie, portabagagli e contenitori di fortuna. I prezzi? Tra i 100 e i 250 euro.
Nessuno dei venditori era in possesso della licenza per la vendita degli animali. I cuccioli sono stati posti sotto sequestro e affidati al sindaco del comune di Piazza Armerina e al responsabile locale dei veterinari dell'Asp (Azienda sanitaria provinciale) per la vigilanza dal punto di vista medico. Considerata la giovane età dei cuccioli, agli indagati è stata lasciata la custodia temporanea necessaria al trasferimento delle bestiole in strutture idonee. Una decisione che suscita parecchi dubbi visto che gli attuali custodi sono proprie le persone accusate di aver esposto i piccoli per la vendita.
 
LA NUOVA SARDEGNA
3 MAGGIO 2013
 
Blitz in una casa privata, all’interno 34 cani di razza
 
BONARCADO (OR) - Un blitz che non poteva passare inosservato. Nei giorni scorsi i carabinieri della compagnia di Ghilarza, e le guardie zoofile di Oristano, hanno visitato un’abitazione nel centro del paese in cui risiede una donna. I motivi che hanno generato l’incursione delle forze dell’ordine non sono stati resi noti, le indagini sono in corso e sono coperte dal più stretto riserbo, ma qualche informazione ha scavalcato i muri di cinta della villetta con giardino ed è diventata di domino pubblico. Secondo le indiscrezioni, infatti, i carabinieri si sarebbero imbattuti in quello che potrebbe sembrare un allevamento canino in piena regola. I numeri del presunto canile non sono stati confermati dagli inquirenti, così come tutte le altre informazioni relative alla singolare vi cenda. Tuttavia, pare che siano stati rinvenuti 34 cani di razza divisi tra pechinesi, maltesi e chihuahua. Un numero impressionante di cani di piccola taglia che ha generato un pizzico di imbarazzo anche tra gli esperti dell’Arma che hanno visitato la casa di Bonarcado: «Stiamo approfondendo la questione perché, purtroppo, la normativa non è chiara», ha detto il comandante della compagnia dei carabinieri di Ghilarza, capitano Alfonso Musumeci. Il dubbio, per quanto è dato sapere, potrebbe riguardare il numero di cani che è possibile allevare all’interno di un’abitazione privata (stabiliti da una delibera regionale) o i dettagli più minuti della legge contro il randagismo. Le indagini dei carabinieri, però, stanno sondando anche alti canali: «Stiamo verificando anche alte situazioni», ha concluso Musumeci senza precisare quali siano in campi d’indagine battuti dai carabinieri. Anche le guardie zoofile di Oristano hanno preferito trincerarsi dietro un muro di gomma: «Si è trattato di un’operazione congiunta tra i carabinieri e le guardie zoofile», si è limitato a dire Giovanni Contini che, però, s’è lasciato sfuggire un altro dettaglio: «Questa è un storia complessa che stiamo seguendo da parecchio tempo». Nella casa di Bonarcado, dopo l’arrivo dei carabinieri hanno fatto capolino anche i veterinari della Asl di Oristano che hanno mantenuto la stessa linea scelta da carabinieri e guardie zoofile: «Stiamo istruendo la pratica che trasmetteremo ai carabinieri non appena sarà pronta», ha dichiarato il responsabile del servizio, Anito Marchi. Insomma, per il momento non è dato sapere niente di più sul mistero dei 34 cani custoditi nella villetta di Bonarcado. Anche il sindaco, il veterinario Mario Sassu, ha preferito glissare. Un’incertezza destinata a durare il tempo necessario alla conclusione delle indagini, i cui esiti verranno resi noti nei prossimi giorni.
 
IL CENTRO
3 MAGGIO 2013
 
Cane muore investito resta 3 giorni in strada
 
PESCARA - Un cane è stato investito da un’automobile sulla circonvallazione Montesilvano-Francavilla, all'altezza dell'aeroporto, e la sua carcassa è rimasta sull’asfalto per tre giorni. Il tutto a causa di un rimpallo di responsabilità tra la polizia municipale di Pescara, la Asl e il canile. Sabato scorso, per diverse ore, in seguito a una segnalazione di alcuni passanti, tre pattuglie della polizia stradale e la guardia zoofila Carmelita Bellini, presidente del Dog village, sono state impegnate per cercare di recuperare l’animale che vagava lungo l’asse stradale. Ma il cucciolo, di taglia medio piccola, non è riuscito a scansare i veicoli che sfrecciavano ad alta velocità e alle 15 è finito sotto la ruota di un’automobile, morendo sul colpo. All’arrivo di Carmelita Bellini, allertata dalla stradale, è stato sollevato il problema di cosa farne del cane morto: il primo tentativo è stato fatto al telefono con la polizia municipale, che però ha risposto che la circonvallazione non sarebbe di loro competenza. A questo punto Bellini ha preso con sé la carcassa dell’animale, andando a bussare alla porta del canile di via Raiale per tentare di lasciarla lì in attesa dello smaltimento. Ma anche qui ci sono state porte chiuse: il canile non ha accettato l’animale «poiché non è stato autorizzato dal responsabile di servizio del Comune». A quel punto il cane morto è stato riportato sul luogo dell'incidente e lì è rimasto per tre giorni. «Vorrei sapere», tuona Bellini, «di chi sono le competenze in questi casi: della polizia municipale o della Asl ? Un cittadino come dovrebbe comportarsi in situazioni del genere?».
 
IL CENTRO
3 MAGGIO 2013
 
Lupo travolto sull’A24, controlli lungo la recinzione

Eleonora Berardinetti

 
AVEZZANO (AQ) - Un orso e un lupo uccisi nell'arco di una settimana sulla Strada dei Parchi. Gli ambientalisti attaccano la società e intanto i tecnici lavorano per trovare soluzioni che possano tutelare gli animali e gli automobilisti. Dopo la tragica uccisione dell'orso avvenuta la scorsa settimana sull'A24, mercoledì mattina intorno alle 7.30 un lupo è stato travolto e ucciso sull'A25. L'animale stava tentando di attraversare la carreggiata al chilometro 93 tra i caselli di Avezzano e Celano, in direzione Pescara, quando un'auto lo ha travolto e poi si è allontanata facendo perdere le sue tracce. L'incidente riapre il problema della convivenza di animali protetti e autostrada. I tecnici della Strada dei Parchi stanno lavorando per cercare di risolvere il problema alla luce soprattutto delle richieste che arrivano dai rappresentanti istituzionali, dagli ambientalisti e dalla società civile. «Tutta la rete autostradale come da normativa è recintata», spiega dettagliatamente Pasquale Galante, direttore affari istituzionali della società, «il problema è capire dove e come il lupo è riuscito ad arrivare sulla carreggiata anche perché dagli accertamenti della Polizia sembra che non ci siano falle sulla rete». In meno di una settimana ci sono stati due episodi analoghi, l'orso prima il lupo dopo, che spingono inevitabilmente la Strada dei Parchi a porsi degli interrogativi sulla sicurezza della rete autostradale. «Attraversando tre parchi naturalistici episodi come questo si devono mettere in conto», continua Galante, «l'orso fino a 8 mesi riesce a scavalcare, per questo stiamo studiando delle strade alternative, il lupo invece è più particolare. È nostra intenzione approfondire la vicenda e trovare delle soluzioni che possano garantire la sicurezza sia per gli animali, sia per gli automobilisti».
 
IL TIRRENO
3 MAGGIO 2013
 
Cavallo salvato dalle sabbie mobili
 
LAJATICO (PI) - Marengo, un bel cavallo di dodici anni di grossa stazza, è rimasto intrappolato, ieri mattina, in un lago che è stato parzialmente prosciugato all’interno del Podere Montebello, a La Sterza nel comune di Lajatico. È stato un lungo intervento quello che hanno dovuto effettuare per liberarlo da quelle sabbie mobili i vigili del fuoco di Saline di Volterra che, alla fine, sono addirittura rimasti in mutande - si sono liberati delle tute di servizio per lavorare più liberamente - ma sono riusciti a salvare l’animale. La commozione negli occhi del proprietario e la vista del cavallo che correva liberamente sono stati la ricompensa di una dura giornata di lavoro per i soccorritori. «Niente di più bello... una grande soddisfazione essere riusciti a salva re l’animale», dice il caposquadra dei vigili del fuoco, Marco Burchianti, una volta rientrato al distaccamento. L'allarme è scattato intorno alle 10. 30 di ieri. Il cavallo era entrato in un lago nel podere Montebello, una grande tenuta di proprietà dell'azienda agricola El Ma in località La Sterza, al confine tra Lajatico e Peccioli. I proprietari, come è stato spiegato, già da tempo hanno tentato di prosciugare il lago per avere maggiore terreno. Ma sotto lo strato superiore la terra è argilloso e il pesante cavallo (un maremmano alto un metro e ottanta) è sprofondato nella melma rimanendo sdraiato su un fianco, per fortuna con il muso fuori. Il proprietario dell’animale ha cercato invano, aiutato anche dalla titolare dell’azienda agricola, di tirarlo fuori dal fango e quando sono arrivati i vigili del fuoco - partiti dal distaccamento di Saline - era già stremato. Un’amica del proprietario del cavallo stava cercando di fargli coraggio ma la situazione era molto complicata.Gli stessi vigili del fuoco hanno avuto non poche difficoltà a raggiungere Marengo. Sono sprofondati fino alla cintura nel fango insidioso come le sabbie mobili. È per questo che alla fine hanno deciso di togliersi tutti i vestiti al di sotto della cintura, così da potersi muovere meglio in quella situazione di pericolo. Per arrivare alla zona dell'intervento i pompieri hanno anche dovuto segare due alberi e far venire un trattore della proprietà agricola. Il cavallo è stato poi assicurato con delle grandi corde, quindi legato per le gambe posteriori e assicurato al trattore. Al soccorso ha collaborato anche una veterinaria, la dottoressa Nadia Baroni, che ha fatto una flebo all’animale per aiutarlo a mantenere le forze e anche a ritornare nel suo recinto. Cinque ore di lavoro in mezzo alla melma e terreno cedevole ma la fatica è stata alla fine cancellata dal rumore degli zoccoli sulla terra e dal pensiero di essere riusciti ad evitare il peggio.
 
LA REPUBBLICA
3 MAGGIO 2013
 
Capriolo catturato nello stabilimento Alenia
L'esemplare proveniva dalla Bassa Valsusa o dalla collina morenica di Rivoli. E' stato anestetizzato e poi liberato nei boschi di Givoletto
 
Prov. Di Torino - Un capriolo in una fabbrica aerospaziale. E' accaduto stamane all'Alenia di corso Marche, dove gli agenti faunistico-ambientali della Provincia hanno recuperato un animale selvatico che era entrato nel recinto dello stabilimento e che, agitato, non riusciva a trovare la via di uscita. Un tipo di intervento un tempo insolito, ma che sta diventando sempre più frequente, perché la presenza della fauna selvatica in ambiente urbano è ormai una realtà consolidata. L'animale, un maschio di circa un anno, pesante intorno ai 18 chili e verosimilmente proveniente dalla Bassa Valsusa o dalla Collina Morenica di Rivoli, è stato notato durante la notte dal personale di vigilanza dell'Alenia, il quale ha interpellato gli agenti che operano nell'ambito del progetto "Salviamoli Insieme" in stretta collaborazione con la Facoltà di Veterinaria. Il capriolo aveva evidentemente vagato nelle campagne al confine fra Torino e Collegno, alla ricerca di quello che gli esperti descrivono con il termine di "home range", una porzione di territorio per insediarsi, nutrirsi, cercare una femmina e riprodursi. A parte il comprensibile stato di agitazione, le condizioni del giovane quadrupede sono subito apparse buone. L'animale presentava un'escoriazione alla bocca, rimediata probabilmente durante il superamento di una staccionata o di una rete di recinzione. Anestetizzato con dardi sparati da un fucile ad aria compressa, il capriolo è stato catturato con una rete e nel primo pomeriggio è stato liberato nei boschi di Givoletto
FOTO
http://torino.repubblica.it/cronaca/2013/05/03/foto/la_cattura_del_capriolo_all_alenia-57975787/1/
 
CORRIERE DELLE ALPI
3 MAGGIO 2013
 
Mucca in fuga si rifugia nel giardino di una casa in centro
 
PEDAVENA (PD) - Mucca scappa dal recinto e finisce nel giardino di una casa privata in via Dante. Quando si dice “l’erba del vicino è sempre più verde”. È successo il primo maggio a Pedavena. Una mucca di proprietà dell’allevatore Gianni Slongo, uscita dalla stalla per essere condotta al pascolo, si è allontanata dal resto degli altri bovini, uscendo dal recito. E dopo aver percorso quasi un chilometro tra il centro abitato di Pedavena, poco movimentato vista la festività, indisturbata si è sistemata nel giardino di una casa, nei pressi della piscina comunale. Sorpreso e non poco il proprietario dell'abitazione quando, uscendo, si è visto davanti la mucca che stava serenamente mangiando l'erba di casa sua. L’animale era immobile e non dava segno di irrequietezza. A quel punto è scattato l'allarme ai vigili del fuoco di Feltre. Vista la situazione, dopo una serie di telefonate ai vari allevamenti della zona, i vigili sono riusciti a risalire al proprietario del bovino. Allertato anche anche Diego Donazzolo, presidente dell’Unione agricoltori che abita lì vicino. I vigili del fuoco con l’allevatore hanno cercato di spingere via la mucca, che però non ne voleva sapere, dimostrando così di apprezzare il nuovo habitat. Allora si è dovuti ricorrere alle maniere “forti” tirando la mucca con una corda per caricarla sul camion che poi l’ha ricondotta al pascolo.
 
BERGAMO NEWS
3 MAGGIO 2013
 
“I bambini che rispettano gli animali, saranno adulti migliori”: a dirlo non sono i soliti “animalisti sfegatati”, ma un nutrito gruppo di psicologi dell’università di Cambridge.
 
“I bambini che rispettano gli animali, saranno adulti migliori”: a dirlo non sono i soliti “animalisti sfegatati”, ma un nutrito gruppo di psicologi dell’università di Cambridge, che, interrogati sull’argomento, hanno confermato come il rispetto all’altro e la capacità di relazionarsi con il mondo in maniera equilibrata, passi anche attraverso un corretto rapporto con gli animali. Che piaccia o meno, un animale educa alla “diversità e alla differenza”, perché dimostra al bambino, che esistono altri esseri viventi meritevoli e in grado di offrire molto dal punto di vista affettivo. Ma non solo: i bambini che imparano a conoscere gli animali, sviluppano una capacità empatica, che li porta a leggere e comprendere le emozioni e i comportamenti altrui, proprio perché allenati fin dalla più tenera età all’osservazione di un essere vivente, che è portatore di bisogni fisici ma anche psicologici, da interpretare e rispettare. Di conseguenza l’attenzione, la comprensione e la compassione per tutti gli esseri viventi dovrebbero essere al primo posto negli intenti educativi dei genitori, anche se, a onor del vero,non sempre accade: alcune volte per mancanza di tempo, altre perché neppure gli stessi genitori hanno sviluppato una cultura “pet oriented”.
E’ sulla base di questa riflessione che la LAV – “Lega Anti Vivisezione”, attiva in Italia dal 1977 e che annovera tra i suoi scopi la protezione degli animali e l'affermazione dei loro diritti, ha sviluppato il “Progetto Educazione”, un importante programma didattico rivolto alle giovani generazioni, per insegnare il rispetto alla vita, con l’intento che, almeno una parte dei ragazzini di oggi, siano gli adulti consapevoli del domani. Pertanto, rispondendo ad una esigenza manifestata da tempo dal mondo della scuola, il Ministero dell’ Istruzione ha siglato con la LAV un protocollo d’intesa con la finalità di “promuovere la diffusione e l'approfondimento dei temi dell'educazione al rispetto di tutti gli esseri viventi nelle scuole di ogni ordine e grado”; disegnati come percorsi educativi multi-attività, rappresentano una preziosa occasione per ampliare le proprie conoscenze relative agli animali, per cominciare un confronto animati da prospettive rinnovate e diverse da quelle comunemente accettate e per consapevolizzare un approccio responsabile nei confronti degli animali e delle leggi che li tutelano.
Incuriosito dall’argomento, ho chiesto lumi a Sofia De Meo, responsabile bergamasca del “Progetto Educazione”, che ha confermato come “all’interno dei percorsi proposti gli studenti (allievi dell’ultimo triennio delle scuole primarie e delle secondarie di primo grado) abbiano l’opportunità di crescere sul piano umano e culturale, imparando ad esprimere sentimenti, emozioni e attese nel rispetto di se stessi e degli altri e diventando capaci di operare scelte e assumere decisioni contro ogni forma di indifferentismo, violenza e fanatismo”. Non c’è che dire, una preziosa opportunità che volge lo sguardo al futuro e che fortunatamente è in antitesi con la diffusa filosofia odierna “mors tua, vita mea ”, ma che soprattutto è foriera di speranza per un domani più consapevole. Sottolineare che tutti gli esseri viventi, di qualunque specie siano, meritano di essere rispettati, anche se lontani da noi per cultura e per abitudini di vita, è un insegnamento pieno di saggezza e amore che porta i nostri figli ad apprendere la nobile arte della cura per l’altro, dell’empatia e della compassione sincera. Se vogliamo che il futuro del mondo sia più roseo dell’attuale presente, è nei bambini che dobbiamo confidare: non dimentichiamo che le idee e le convinzioni che portiamo avanti per il resto della vita, ci vengono insegnate da piccoli ed è quindi impegno di tutti, aiutarli a crescere ricchi di consapevolezza e privi di aggressività malsana. Vi auguro buona riflessione.
 
GEA PRESS
3 MAGGIO 2013
 
Governo Letta – Sottosegretari e Viceministri. Per gli animali (nel bene o nel male) tutto tace
Quaranta nomi con poche luci e non molte ombre. Tutti fuori i maggiori nomi delle polemiche pro e contro animali
 
Ancora tutto calmo, in tema di nomine governative e problemi a cuore del mondo animalista. Dopo i nuovi Ministri e la totale assenza di nomi pro o contro (vedi articolo GeaPress) è ora la volta di Sottosegretari e Viceministri.
Quaranta nomi che sembrano rispecchiare, sia che per scelta o casualità, una lontananza dalla tematica.  Da attenzionare, comunque, i Ministeri più competenti per argomento.
Un piccolo sussulto per Maurizio Martina (PD) nominato Sottosegretario alle Politiche Agricole, Forestali e Alimentari. La sua provincia, quella di Bergamo, costituisce assieme a Brescia l’area calda del mondo venatorio italiano. Martina, però, nel corso dei lavori  del penultimo Consiglio regionale lombardo ha votato a favore della questione di legittimità sulle cacce in deroga (prelievo di specie protette e particolarmente protette)  evitando così che venissero autorizzate nel corso della stagione venatoria 2012-2013.  Un ricordo positivo anche per Giuseppe Castiglione (PdL) catanese. Quando era Assessore Agricoltura e Foreste della regione siciliana, varò uno dei pochi calendari venatori che il mondo ambientalista ritenne di non dovere impugnare. Anche Castiglione è ora Sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole.
Tutta da vagliare la presenza di Paolo Fadda (PD) quale Sottosegretario alla Salute. Fadda nel corso della sua carriera politica, ha ricorperto ruoli di responsabilità nella sanità della regione Sardegna, tra i quali quello di Assessore al ramo. Ad ogni modo, tra le proposte di legge della precedente legislatura nazionale, appare qualcosa sulla pesca e non, ad esempio, in tema di sperimentazione animale o randagismo. Temi, questi ultimi, sicuramente attinenti al Ministero del quale ora Fadda è Sottosegretario.
Da segnalare, quale Sottosegretario ai Beni Culturali, la nomina di Ilaria Borletti Buitoni. E’ stata presidente del FAI, Fondo Ambiente Italiano,  dal quale si è dimessa dopo la candidatura nella Lista Monti. Per chi, però, vede nel FAI qualcosa di simile al mondo delle associazioni ambientaliste, è bene che faccia una piccola ricerca. Nulla da segnalare, invece, su Simonetta Giordani (tecnico, quota Renzi) responsabile rapporti istituzionali di Autostrade per l’Italia.
I Beni Culturali, come è noto, sono competenti anche per le contribuzioni al mondo dello spettacolo e, tra queste, quello circense. Non da poco un loro parere su altre questioni. Una ipotetica legge sul circo, ad esempio, così come le nomine per i riconoscimenti UNESCO   (Palio di Siena e, per ora solo presunto, Patrimonio Immateriale dell’Umanità).
Poco o nulla da segnalare anche per i Sottosegretari all’Università e Ricerca e per quello dell’Ambiente Marco Flavio Cirillo.
Il terzo appuntamento è ora con le nomine delle Commissioni parlamentari. Fosse solo per un calcolo delle probabilità, qualcosa dovrebbe saltar fuori.
 
LA REPUBBLICA
3 MAGGIO 2013
 
''Dogs in car'', la solitudine dei cani parcheggiati in auto

(a cura di Irma D'Aria) Images © Martin Usborne

 
Cani lasciati soli in macchina. In un parcheggio, in un'area di sosta o addirittura in montagna: chiusi dentro, ad attendere che il padrone ritorni, spesso dopo diverse ore. Non è un ritratto inconsueto e negli occhi dei più fedeli amici dell'uomo, si può leggere la paura, il disorientamento, l'angoscia o in alcuni casi la rabbia. Tutte emozioni raccontate da Martin Usborne, fotografo britannico che si occupa soprattutto di ritratti sia di persone importanti (ha per esempio ritratto l'ex arcivescovo di Canterbury) che di persone "normali", nella sua serie intitolata proprio "Cani in macchina". L'idea è nata, oltre che da una sua passione per i cani, da un ricordo della sua infanzia quando fu lasciato solo i n auto nel parcheggio di un supermercato. Usborne racconta del terrore provato all'idea che nessuno potesse tornare indietro. Ecco perché le sue foto sono scure e con luci cinematografiche che lo aiutano a rendere l'immagine più drammatica.
FOTO
http://www.repubblica.it/ambiente/2013/05/03/foto/_dogs_in_car_la_solitudine_dei_cani_parcheggiati_in_auto-57954653/1/#1
 
TIO.CH
3 MAGGIO 2013
 
Allagata pensione per animali, molte vittime
L'acqua ha invaso i locali raggiungendo addirittura il soffitto
 
SCIAFFUSA (Svizzera) - Numerosi animali sono morti ieri sera a Sciaffusa in una pensione specializzata, allagata in seguito alle forti piogge cadute nella regione. Lo ha indicato ai microfoni della Radio SRF uno dei pompieri intervenuti sul posto.
L'acqua ha invaso i locali della pensione "raggiungendo - secondo il vigile del fuoco - il soffitto". Due dipendenti del rifugio hanno tentato fino all'ultimo di mettere in salvo gli animali ma per sei cani, 15 gatti e numerosi conigli non c'è stato più nulla da fare.
 
LA ZAMPA.IT
3 MAGGIO 2013
 
Kenya, elefante piange la madre morta
In un video le immagini di un fotografo naturista
 
Fulvio Cerutti (agb)
 
Torino  E’ una scena che colpisce al cuore quelle che arriva dalla riserva Masai Mara in Kenya. Un piccolo di elefante trova la madre morta e non vuole lasciarne il corpo. Per ore, racconta la fotografa naturista Sarah Skinner, il piccolo rimane lì. Incurante dei leoni che da lontano assistono alla scena in attesa di potersi avventare sulla carcassa dell’animale morto. 
Con il piccolo ci sono gli altri membri del gruppo degli elefanti, che osservano a distanza la scena straziante. Sembra quasi di vedere la scena di una camera ardente: il figlio vicino alla madre, i parenti un po’ distanti rispettosi del dolore. Solo un maschio adulto si è avvicinato, toccando con le sue zampe l’elefantessa morta, per poi tornare con gli altri. 
«E’ sempre triste vedere che un altro di questi giganti è morto - racconta la fotografa che ha immortalato la scena un anno fa -. Quando ho visto la scena ho avuto un nodo alla gola. Eravamo tutti sotto choc per l’incredibile comportamento a cui stavamo assistendo: di tanto in tanto il piccolo toccava il corpo della madre con la sua proboscide». Il piccolo ha poi deciso di rimanere lì, per tutta la notte, anche quando il resto del gruppo ha deciso di rimettersi in cammino. Lì vicino alla madre anche quando in lontananza iniziavano a vedersi leoni e altri predatori, lì per custodirla. 
«E’ stata una scena che non dimenticherò mai» ha aggiunto Sarah Skinner. 
VIDEO
http://www.lastampa.it/2013/05/03/multimedia/societa/lazampa/il-piccolo-di-elefante-veglia-la-madre-morta-wd6qA3fJjp54UC1FmYrBDK/pagina.html
 
NEL CUORE
3 MAGGIO 2013
 
USA, PRONTO AD APRIRE NEL NEW MEXICO IL PRIMO MACELLO DI CAVALLI
Solo il voto del Congresso lo può fermare
 
I proprietari dello stabilimento nel New Mexico che per più di un anno hanno lottato per ottenere il permesso di macellare cavalli, daranno presto inizio all'attività, se il Congresso non voterà la proposta, contenuta nel budget presentato dal presidente Obama, di tagliare i fondi per le ispezioni ai macelli di cavalli (il che equivale a vietarne la macellazione). Lo ha detto martedì il Segretario all'Agricoltura Tom Vilsack, in un'intervista telefonica all'Huffington post.
Vilsack ha spiegato che il suo dipartimento è impegnato a garantire la correttezza della procedura che dovrebbe portare all'apertura, dopo sei anni, del primo macello di cavalli sul territorio degli Stati Uniti.
La Valley Meat Co, proprietaria dello stabilimento, aveva citato il Dipartimento l'anno scorso sostenendo che il ritardo nella risposta alla domanda di inizio attività era dovuto solo al dibattito politico e che costava all'azienda centinaia di migliaia di dollari.
Il Dipartimento ha nuovamente ispezionato lo stabilimento la settimana scorsa. "Se il Congresso non adotterà il bando – sottolinea Vilsack – siamo tenuti ad autorizzare l'avvio dell'attività".
I sostenitori dei macelli equini negli USA li considerano comunque preferibili alle lunghe odissee cui gli animali sono costretti prima di essere macellati in Messico o in Canada. Gli animalisti invece chiedono che siano vietati tanto i macelli nazionali quanto i viaggi della morte.
 
GEA PRESS
3 MAGGIO 2013
 
Inghilterra – Rapace con il becco legato, morto di fame e di sete

 
Incredibile caso di maltrattamento di animali nel Derbyshire.  Una poiana, uccello rapace di medie dimensioni, è stata trovata ormai morta vicino Turnditch. Un fatto non necessariamente insolito anche se qualcuno si è subito ricordato di un caso di avvelenamento di  poiane avvenuto un paio di anni addietro a Kirk Ireton, sempre nel Derbyshire.
Il povero rapace di Turnditch,  però, presentava un foro nel becco. Attraverso il buchino era stato passato uno spago con il quale era stato chiuso il becco. Sull’episodio sta ora indagando il Wildlife Crime, congiuntamente alla Royal Society fro the Protection of Birds.
Secondo il Wildlife Crime, il rapace era molto probabilmente in vita quando qualcuno gli ha per sempre impedito l’apertura del becco. Il sospetto, considerato anche lo stato di deperimento generale, è che il povero animale sia morto per fame e sete.
Un caso di sadismo, portato avanti con agghiacciante lentezza.
 
IL GIORNALE
3 MAGGIO 2013
 
Tigri, rinoceronti e pangolini uccisi per una notte di sesso
Animali a rischio estinzione usati come afrodisiaci da cinesi, laotiani e indonesiani
 
OSCAR GRAZIOLI
 
Per un'erezione sacrificherebbero anche l'ultimo esemplare di monumento vivente che la natura ci ha dato nei millenni. Sono cinesi, laotiani e indonesiani. Ossessionati dalla ricerca dell'amplesso prodigioso, da secoli rischiano di estinguere decine di specie animali e ne costringono altre a vivere o morire con modalità che evitiamo, per rispetto alla sensibilità del lettore, di descrivere nei dettagli.
Pochi giorni fa, una barca di pescatori cinesi si arena in un parco marino delle Filippine. Nel manovrare per disincagliare lo scafo i 12 pescatori a bordo dell'imbarcazione Min Long Yu vanno a speronare la barriera corallina che circonda l'atollo di Tubbataha, distruggendone una parte. L'atollo danneggiato dallo scafo cinese è dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco.
Tra le autorità che salgono a bordo della Min Long Yu c'è anche un rappresentante del WWF filippino. Agli occhi degli ispettori non possono certo sfuggire 400 grandi casse non dichiarate sui documenti in possesso del capitano cinese. Quando le aprono non credono ai loro occhi. Tonnellate di pangolini parte interi, parte fatti a pezzi o pr ivati delle scaglie e trasformati in filetti di carne congelata.
Il pangolino è una splendida creatura, una specie di «pigna» vagante, più o meno delle dimensioni di un tasso. Vengono anche chiamati formichieri squamosi, perché assomigliano al più famoso cacciatore di formiche, ma sono ricoperti da squame embricate quasi su tutto il corpo. Del tutto innocui, quando si sentono in pericolo si lasciano andare su un fianco e si appallottolano come fa il riccio. Vivono in Asia e in Africa cibandosi di insetti e le specie sudanese e cinese sono in pericolo di sopravvivenza.
I pangolini vengono cacciati per la loro carne e per gli impieghi nella famosa medicina alternativa millenaria cinese, quella che sta riducendo in via d'estinzione numerose specie animali. Le scaglie del pangolino sono ridotte in polvere e usate in parte come afrodisiaco e in parte per curare vari malanni, come le mestruazioni dolorose, i problemi della circolazione sanguigna (specie durante l'allattamento), la ritenzione idrica e l'artrosi. I cinesi considerano la sua carne una prelibatezza che non ha prezzo. Il Guardian è riuscito a intervistare un cuoco cinese che ha chiarito come vengono cucinati. Mantenuti in una gabbia, quando arriva l'ordinazione vengono uccisi, bolliti per togliere le scaglie e ridotti in brasati. Il cliente, finito il pranzo, si porta a casa il sangue che fa miracoli ovviamente.
È di pochi giorni fa la notizia che l'ultimo rinoceronte del Mozambico è stato ucciso dai bracconieri. Il suo corno sarà ora in viaggio verso il triangolo Cina, Laos, Indonesia dove è usato, prima di tutto, come afrodisiaco e poi per le più diverse malattie, dal cancro alla possessione demoniaca.
La medicina tradizionale cinese usa quasi tutti gli animali e le loro parti e più sono rari meglio fanno alla salute, specie quella sotto le mutande. Provate a scommettere a cosa potrà mai servire il pene della tigre, mangiato con il riso o gli involtini primavera. Esatto, ci avete preso in pieno! Cura la disfunzione erettile ed è un potente afrodisiaco. Chi se ne frega se poi le tigri, le vedremo solo nei documentari?
Avete problemi di fegato? Ma ci sono gli Orsi dal collare relegati in apposite fattorie dove gli viene estratta la bile con una canna metallica piantata nella cistifellea per tutta una vita di agonia e torture atroci. Anche 30 anni.
Lucertole, serpenti, carapaci di tartarughe, penne di uccelli esotici, tutto serve ai cinesi per guarire o regalare un momento di paradiso a donne in fregola.
Naturalmente in Cina, Vietnam e Laos non esiste più un solo pangolino. Però si sente il profumo dei petali e il mugolio di piacere nelle alcove.
 
NEL CUORE.ORG
3 MAGGIO 2013
 
SCANDALO FOIE GRAS: "ANATRE MALATE E INGRASSATE CON FARMACI"
Francia, denuncia per truffa dei dipendenti di un'azienda
 
Dopo il caso della carne di cavallo nei piatti etichettati carne bovina, un nuovo scandalo alimentare rischia di colpire la Francia e una specialità dell'alta gastronomia transalpina: il fegato d'oca. Alla radio regionale France Bleu Gascogne, alcuni ex dipendenti del gruppo Euralis, il primo produttore al mondo di foie gras, hanno denunciato i metodi irregolari usati dal produttore per ''ingozzare'' le anatre. Sostengono che Euralis faccia uso di farmaci antibiotici per ingrassare i volatili, una pratica vietata dalla normativa in vigore, e denunciano la presenza di animali malati negli allevamenti di Lescar (Sud). Alcune anatre, sostengono, presentano i sintomi dell'influenza, diarrea e raffreddamento degli occhi, altre sono affette da ''atrofia e anomalie anatomiche''.
Stando a quanto riporta la radio del servizio pubblico francese, gli ex dipendenti di Euralis hanno sporto denuncia per truffa. Dal canto suo, il produttore respinge le accuse e, in un comunicato, assicura che l'uso degli antibiotici ''è occasionale'' e avviene solo con regolare ricetta medica.
Immediata e dura la reazione dell'Enpa:  Non bastavano le atroci e brutali torture inflitte a milioni tra anatre ed oche, ingozzate a forza per sviluppare la steatosi epatica da cui viene poi ricavato il foie gras, adesso sembra che ai poveri animali siano stati somministrati antibiotici e che molti di quelli detenuti negli allevamenti sarebbero malati. Tale somministrazione sarebbe dovuta alle patologie sviluppate dagli animali proprio a causa della modalità di allevamento e dell'alimentazione forzata. Se le accuse avanzate da alcuni ex dipendenti di una multinazionale francese - prosegue la Protezione animali - dovessero essere provate, saremmo in presenze dell'ennesimo, terribile scandalo alimentare. Un motivo in più, questo, per mettere definitivamente al bando la produzione e la commercializzazione del foie gras, ottenuto attraverso la sofferenza di moltissimi animali, e adesso pericoloso anche per la salute umana. Sofferenza che noi abbiamo recentemente denunciato con la nostra campagna "Abbi Fegato"".
 
QUOTIDIANO.NET
3 MAGGIO 2013
 
Antibiotici alle oche per produrre foie gras?
Nuovo scandalo alimentare in Francia dopo una denuncia
 
Parigi, 3 maggio 2013 - Dopo il caso della carne di cavallo nei piatti etichettati carne bovina, un nuovo scandalo alimentare rischia di colpire la Francia e questa volta una specialità dell'alta gastronomia transalpina: il fegato d'oca. Alla radio regionale France Bleu Gascogne, alcuni ex dipendenti del gruppo Euralis, il primo produttore al mondo di fegato d'oca, hanno denunciato i metodi irregolari usati dal produttore per ''ingozzare'' le anatre.
Sostengono che Euralis faccia uso di farmaci antibiotici per ingrassare i volatili, una pratica vietata dalla normativa in vigore, e denunciano la presenza di animali malati negli allevamenti di Lescar (sud). Alcune anatre, sostengono, presentano i sintomi dell'influenza, diarrea e raffreddamento degli occhi, altre sono affette da ''atrofia e anomalie anatomiche''.
Secondo quanto riporta la radio del servizio pubblico francese, gli ex dipendenti di Euralis hanno sporto denuncia per truffa. Da parte sua, il produttore respinge le accuse e, in un comunicato, assicura che l'uso degli antibiotici ''è occasionale'' e avviene solo con regolare ricetta medica.
<Non bastavano le atroci e brutali torture inflitte a milioni tra anatre ed oche, ingozzate a forza per sviluppare la steatosi epatica da cui viene poi ricavato il foie gras, adesso sembra che ai poveri animali siano stati somministrati antibiotici e che molti di quelli detenuti negli allevamenti sarebbero malati. Tale somministrazione sarebbe dovuta alle patologie sviluppate dagli animali proprio a causa della modalità di allevamento e dell'alimentazione forzata>. 
Lo dichiara l'Enpa. <Se le accuse avanzate da alcuni ex dipendenti di una multinazionale francese dovessero essere provate, saremmo in presenza dell'ennesimo, terribile scandalo alimentare - prosegue Enpa - un motivo in più, questo, per mettere definitivamente al bando la produzione e la commercializzazione del foie gras, ottenuto attraverso la sofferenza di moltissimi animali, e adesso pericoloso anche per la salute umana. Sofferenza che noi abbiamo recentemente denunciato con la nostra campagna 'Abbi Fegato'>. a il problema secondo l'Enpa è più generale e non riguarda soltanto il foie gras. 
<La frode alimentare è solo un aspetto di un problema più generale. Quello, appunto, legato all'uccisione di animali per soddisfare il nostro presunto fabbisogno alimentare: da questo punto di vista discriminare fra cavalli, oche, anatre suini e bovini non ha alcun senso perché si tratta sempre di esseri viventi>, commenta il direttore scientifico dell'Enpa, Ilaria Ferri. Si deve dire di no alla carne, conclude, <per garantire a tutti noi un'alimentazione più salutare, più sostenibile dal punto di vista della gestione delle risorse, meno inquinante e accessibile a tutti gli abitanti del pianeta>.
 
GEA PRESS
3 MAGGIO 2013
 
Unione Europea – Stop allo studio di tossicità sui conigli
L'ECHA è stata spropositata. Ad essere violati sarebbero i parametri del REACH
 
L’organo di appello dell’ European Chemicals Agency (ECHA), con sede ad Helsinki,  ha annullato la decisione della stessa Agenzia di imporre  uno studio di tossicità a dose ripetuta a 90 giorni da eseguirsi sui conigli. Lo studio avrebbe comportato l’ inalazione del 2,3,3,3-tetrafluoropropene, una sostanza utilizzata nei sistemi di condizionamento dell’ aria.
Secondo il “ Board of Appeal”, l’ECHA avrebbe violato l’articolo 25  del regolamento REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemical substances)  il quale richiede la sperimentazione animale su animali vertebrati solo come ultima decisione, ovvero in mancanze di alternative certificate.  Non sarebbe inoltre stato assicurato  l’utilizzo del minor numero di animali.
In altri termini la decisione dell’ECHA, così come riferito nel comunicato del Board of Appeal, sarebbe stata spropositata. L’Agenzia europea dovrà ora assicurare che nella sua decisione verranno rispettati i requisiti del REACH.
 
NEL CUORE.ORG
3 MAGGIO 2013
 
GERMANIA, LA GATTINA BRIGITTA IN SEDIA A ROTELLE DOPO UNO SPARO
La micia potrebbe essere operata in Bulgaria

 
Una storia commovente arriva dalla Germania. Brigitta è una gattina sfortunata e le sue foto hanno emozionato il web. Colpita da un proiettile ad aria compressa, la micia cammina su una sedia a rotelle nella città tedesca di Celle. Il felino, tuttavia, ha ancora una speranza per tornare alla normalità. Grazie all'interessamento di Angie Heuer, membro di un' associazione animalista internazionale, la povera Brigitta sarà presto operata in Bulgaria. Speriamo bene. (Foto dal sito gazzettadelsud.it)
 
ANSA
3 MAGGIO 2013
 
Lo Stato New York vuole vietare tatuaggi su animali
Presentata una legge contro la moda del 'pet tattoo'
 
ROMA - Lo Stato di New York e' pronto a dichiarare guerra alla moda del 'pet tattoo', i tatuaggi indelebili su cani e gatti non per fini di riconoscimento ma come ornamento, al pari di quanto fanno gli uomini. In Parlamento e' stata infatti presentata una proposta di legge per rendere illegali tatuaggi e piercing sugli animali domestici, punendo i padroni con sanzioni che arrivano fino a un anno di carcere e mille dollari di multa.
A proporre la legge e' stata la deputata democratica Linda Rosenthal, che difende il diritto degli animali a ''non essere soggetti ai capricci umani e a scelte di moda''. Il divieto non riguarda i tatuaggi permanenti a scopi medici o di riconoscimento, ne' i tatuaggi temporanei che vengono fatti in alcuni saloni di toelettatura.La moda del 'pet tattoo' e' un fenomeno recente negli Stati Uniti ma sta prendendo piede rapidamente, almeno a giudicare dalle numerose foto che circolano sul Web e che mostrano gatti con Tutankhamon sul petto e cani con scritte sul dorso e ghirigori vari sull'addome. Il trend e' diffuso in Russia e in Asia, dove coinvolge diversi animali, maiali compresi, mentre in Cina e in Vietnam e' di buon auspicio regalare pesci tatuati.
 
MODENA ONLINE
4 MAGGIO 2013
 
Spara in giardino e colpisce il gatto del vicino
E’ accaduto in via Collecchio a Castelvetro. I carabinieri scoprono il responsabile e denunciano un 46enne e un operaio di 42 anni
 
CASTELVETRO (Modena) – Sparava per passatempo a bersagli di plastica in giardino, ma sotto i colpi è finito il gatto del vicino. Mercoledì primo maggio, intorno alle 16, Fausto Tagliazzucchi ha trovato nel cortile della sua casa in via Collecchio a Castelvetro il suo gatto ferito da un’arma da fuoco. L’uomo ha subito portato il gatto dal veterinario per curare le ferite. L’animale era stato colpito da alcuni pallini da caccia. Sul fatto, segnalato dai carabinieri di Castelvetro, sono cominciate le indagini. Dopo alcuni accertamenti, i militari sono riusciti a risalire al proprietario del fucile dal quale erano partiti i colpi, una carabina ad aria compressa cal. 4,5 di marca Weihrauch mod. hw77 regolarmente detenuta da M. D.. Il 46enne aveva però prestato l’arma a un conoscente, G. M., un operario di 42 anni, incensurato. L’uomo, residente proprio in via Collecchio, il primo maggio si era intrattenuto in giardino sparando ad alcuni bersagli di plastica, poi l’imprevisto. I due sono rispettivamente responsabili di omessa custodia di armi ed esplosioni pericolose. Le armi sono state ritirate a titolo precauzionale.
 
GAZZETTA DI MODENA
5 MAGGIO 2013
 
Prende il fucile e spara al gatto del vicino

Andrea Minghelli

 
CASTELVETRO (MO) Si fa prestare il fucile da un vicino e inizia un tiro al bersaglio, colpendo il gatto di un altro vicino. La vicenda in un borgo in via Collecchio. Scattate le denunce per il “cecchino” e il proprietario dell'arma, ora sequestrata. La vicenda ha dell'incredibile, ma le lastre all'animale confermano che a ferire la gatta Zoe sono stati i pallini. «Non ho sentito alcuno sparo, in quel momento ero a letto - spiega Fausto Tagliazucchi, il proprietario di Zoe - finchè mia suocera non mi chiama gridando». Nel giardino Zoe camminava storta ed era coperta di sangue, e mentre la caricano in auto per portarla di volata da un veterinario tutta la famiglia pensa a una lotta con un cane in cui il felino abbia avuto la peggio. Ma alla clinica veterinaria il primo a non credere a un morso è proprio la veterinaria, che fa una lastra all'animale. In controluce ogni dubbio sparisce: «Gli hanno sparato» spiega la veterinaria al proprietario, un proiettile da caccia ha trapassato l'osso della zampa anteriore e si è fermata a poca distanza dal polmone. «Mai mi sarei aspettato una cosa del genere», commenta Fausto, che tornato in via Collecchio cerca di capire chi possa essere stato, e così risale all'”arma del delitto” e all'autore del gesto, entrambi suoi vicini di casa. L'arma, un fucile regolarmente registrato, è di proprietà di Diego Matsechek, 46 anni, mentre l'autore materiale è il vicino, Marco Ganzerli, di 33 anni; questi avrebbe sparato a Zoe mentre era intento a colpire bersagli di plastica nel proprio cortile. Interpellati sull'accaduto «Diego si è scusato ed è pentito di aver prestato il fucile all'amico - continua Fausto -. Anche Marco si è scusato, ma ha cercato di liquidare e minimizzare il tutto. Ma quello che è successo è molto grave: Marco ha mirato ad altezza uomo, e se sulla linea fosse passato qualcuno cosa sarebbe successo?». Per i due amici però la faccenda non si chiuderà così facilmente. Già dalla clinica veterinaria è partita una prima denuncia all'Enpa, cui è seguita una denuncia ai carabinieri di Castelvetro per omessa custodia di armi. Il fucile, una carabina sportiva ad aria compressa calibro 45 regolarmente tenuta, è stato sequestrato. «Anch'io mi rivolgerò a un avvocato per i danni morali - conclude Fausto -, e le spese per le visite (la gatta è stata operata per rimuovere il pallino e “saldare” le ossa rotte, e tra qualche mese tornerà sotto i ferri, ndr) di Zoe andranno tutto in beneficienza, per la protezione degli animali".
 
GEA PRESS
4 MAGGIO 2013
 
Rivarolo Canavese (TO) – Tra le villette lo “smaltimento” di due vitellini morti (fotogallery)
Uno dei due animali, aveva ancora il cordone ombelicale
 
Un luogo quantomeno insolito quello che parrebbe essere stato scelto per lo smaltimento illecito di due vitellini neonati.
Nel bel mezzo di un quadrivia di una zona residenziale di Rivarolo Canavese (TO), tra villette, un albergo e, non molto distante, la redazione di Rete Canavese TV che ha ricevuto la segnalazione. Sul luogo, ancor prima dell’arrivo dei Carabinieri e della Polizia Locale c’era Serenella Zedda del Tg Amici Animali della stessa TV.
Nessuno, tra le villette, parrebbe aver visto quanto successo. Uno dei vitellini aveva ancora il cordone ombelicale. Entrambi erano privi della marca auricolare.
Stante i primi rilievi medico veterinari, si tratterebbe di animali alquanto smagriti. Quasi pelle ed ossa ed oltremodo sporchi.  L’ipotesi più probabile è che i due corpicini siano caduti da un furgone che li stava trasportando verso uno smaltimento verosimilmente illecito.
Non sarebbe la prima volta. Anche in altre zone d’Italia, infatti, si sono rinvenuti vitellini abbandonati. In genere maschi di varietà bovina da latte, ovvero inutili per la vendita della carne. Il caso forse più clamoroso, avvenne a  Ragusa. Due vitellini, ancora in vita, trovati nel contenitore dell’immondizia (vedi articolo GeaPress). Destinati all’abbattimento, vennero poi salvati dai volontari della Protezione Animali.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/allevamenti-2/rivarolo-canavese-to-tra-le-villette-lo-smaltimento-di-due-vitellini-morti-fotogallery/44422
 
MATTINO DI PADOVA
4 MAGGIO 2013
 
Maiali stipati nel camion Trasportatore multato
 
CARTURA (PD) - Trasportava animali allo stremo delle forze, ma è incappato negli agenti della Polstrada di Legnago. A finire nei guai è M.B., 50 anni, allevatore e trasportatore di Cartura. La settimana scorsa il padovano è stato fermato dalla polizia lungo la Transpolesana, all’altezza di Legnago. Trasportava un carico di animali, molti dei quali sofferenti perché custoditi nel camion in condizioni inadeguate e in violazione della normativa europea in materia. Sul proprio Tir il cinquantenne aveva alcune scrofe, arrivate ormai a fine “carriera”.Erano state caricate a Porto Viro (Rovigo). L’allevatore era diretto ad un macello di Isola della Scala, nel Veronese. Dopo averlo fermato, i poliziotti hanno proceduto a una prima ispezione, nel corso della quale hanno no tato tre scrofe che non sembravano in condizioni tali da poter essere trasportate. Per averne la certezza la pattuglia ha deciso però di scortare l’autotrasportatore fino al macello, dove sono state effettuate le verifiche sanitarie del caso grazie a un veterinario dell’Usl 22. Per il padovano è quindi scattata una sanzione di tremila euro. Duemila perché uno dei maiali appariva gravemente sofferente: la scrofa era ormai allo stremo delle forze, non riusciva a camminare ed era perciò inidonea al trasporto; altri mille per un certificato sanitario che non era stato compilato regolarmente. Sull’episodio è intervenuto ieri l’europarlamentare Andrea Zanoni, vicepresidente dell’Intergruppo per il benessere degli animali al Parlamento europeo: «La condizione degli animali durante il trasporto, denunciata troppe volte dalle associazioni animaliste, ha purtroppo trovato l’ennesima conferma in questo vergognoso episodio. Il trasporto degli animali ai macelli deve svolgersi osservando le norme imposte dalla Comunità europea a tutela degli animali e per la sicurezza dei consumatori. I controlli negli allevamenti e nei macelli devono essere improntati alla “tolleranza zero”. Invece, oggi, sulle strade italiane si consumano delle vere e proprie torture nei confronti degli animali: i controlli devono essere ferrei e le sanzioni severe».
 
IL PICCOLO
4 MAGGIO 2013
 
Lotta ai cinghiali: la Provincia propone reti e recinti

Maurizio Lozei

 
TRIESTE - Quasi un migliaio di capi abbattuti in tutta la provincia nel 2012, il doppio rispetto l’anno precedente. Eppure i cinghiali continuano a imperversare da Duino sino al Breg sandorlighese. A rimetterci agricoltori ed allevatori. «Sulla questione si discute tanto, ma nessuno riesce a trovare il bandolo della matassa. L’anno scorso – afferma Benjamin Zidarich, viticoltore di Prepotto – mi hanno ripulito diverse vigne. In un ettaro vitato, ho raccolto solo quattro cassette d’uva. E non li fermi nemmeno con recinzioni o muretti. E’ un problema serio che si somma alle altre difficoltà quotidiane che siamo chiamati a affrontare, dalla siccità al mercato in sofferenza. Qualcuno deve prendersene carico». Dall’altra parte della provincia la situazione non è diversa. «Scavano tra gli olivi buche di mezzo metro – spiega Rado Kocjancic – e arrivano addirittura a divellere alcune piante. L’anno scorso ho provato a contenerli con il “pastore elettrico” (recinzioni per animali elettriche), ma senza risultato. Potrebbe essere una soluzione predisporre delle reti di tipo edilizio, ma vi sono contro indicazioni dal punto di vista paesaggistico». «Ho rinunciato a denunciare i danni subiti – afferma Andrej Ferfoglia, viticoltore e operatore agrituristico dell’alta collina roianese – visto che i risarcimenti sono irrisori. Sicuramente diversi cinghiali sono stati abbattuti dalla guardie provinciali, ma i piani in deroga non sono stati sufficienti». «Il problema c’è – interviene per la Coldiretti il direttore provinciale Ivo Bozzato – e specialmente nel comprensorio triestino si fa sentire con particolare insistenza. Nonostante gli abbattimenti, la popolazione di cinghiali appare consistente e agguerrita. Nella provincia di Gorizia si è cercato di porre rimedio chiedendo all’Ispra di permettere la caccia a tutte le ore del giorno e della notte così come da tempo si pratica nella vicina Slovenia». «Stiamo monitorando con grande attenzione questa criticità – afferma Igor Dolenc assessore all’Agricoltura – concordando con le amministrazioni comunali di lavorare sulla prevenzione. Che in spiccioli significa la posa in opera di dissuasori, reti e recinti per respingere questi animali. Da anni poi segnaliamo la necessità che la Regione predisponga finalmente un Piano Faunistico che ponga obiettivi e misure, uno strumento fondamentale per definire la gestione della fauna selvatica».
 
CORRIERE DELLE ALPI
4 MAGGIO 2013
 
Zaia: «Nessuno si sogni di toccare l’orso bruno»
 
di Francesco DAl Mas
 
CHIES D’ALPAGO (BL) - Luca Zaia, presidente della Regione, scende in campo per fare prevenzione. «A qualcuno non venga in mente di cacciare l’orso», ammonisce da palazzo Balbi, la sede del governo regionale. E lo fa con lo stesso tono con cui, ancora l’anno scorso, alla vigilia delle elezioni amministrative, s’impose in giunta regionale perché non scattasse la campagna di abbattimento dei cervi del Cansiglio in sovrannumero. «Io sono contro la caccia all’orso, penso che questa non sia la maniera per risolvere il problema dei danni di questo animale. Anzi, dirò di più: l’orso è una opportunità, dimostra quanto le parti più sensibili del nostro territorio si stiano rinaturalizzando», ha dichiarato il presidente davan ti a un nugolo di telecamere, rispondendo alla domanda di un cronista che gli chiedeva di commentare il desiderio di alcuni cacciatori malintenzionati d’imbracciare il fucile e di dare, appunto, la caccia all’orso bruno palesatosi prima in Cansiglio (Candaglia e val Palantina), poi alle malghe di Col Indes, quindi in località Piazze, a san Martino di Chies d’Alpago. Con tre pecore sbranate. «C’è, appunto, il problema del ristoro dei danni da fauna selvatica», ammette Zaia, «ne abbiamo parlato anche oggi in giunta regionale (ieri per chi legge, ndr). Come abbiamo convenuto, è il caso di risolvere una volta per tutte questo problema, gli allevatori lo sollecitano da tempo. Cacciare l’orso non si può, non si deve, non è la soluzione che la Regione vuole. E sarebbe davvero un brutto segnale se qualcuno si comportasse in questo modo». Applaudono, ovviamente, ambientalisti ed animalisti. I quali si rivolgono proprio a Zaia per invitarlo affinché si adoperi, in tutti i modi, e specialmente attraverso una assidua vigilanza, affinché nessuno osi puntare il fucile contro l’orso. «Per il nostro territorio è assolutamente una ricchezza», sottolinea Vittorio de Savorgnanni, di Mountain Wilderness, Antonio Zambon del Cai, Michele boato dell’Ecoistituto. «Ci può essere qualche malato di mente che sogna di uccidere l’orso, ma gli allevatori lo vogliono assolutamente salvaguardare», assicura Paolo Casagrande, del sindacato Anpa. «Certo però che i nostri contadini non possono aspettare tre anni i risarcimenti, anche perché hanno investito fior di quattrini nei recinti. La Regione, da questo versante, purtroppo non sente». L’ente Veneto Agricoltura ha distribuito i recinti anti-orso che alcuni allevatori hanno ricevuto in comodato. Franco Pianon, titolare di un gregge di 500 pecore, installerà la protezione proprio quest’oggi, perché ha portato gli ovini al pascolo. «Sembra quasi che l’orso sappia – così frequente è la sua presenza in valle – che in Alpago ci sono 3 mila pecore ed alcune centinaia pascolano incustodite». Anche ieri Gianmaria Sommavilla, dirigente delle guardie forestali della Provincia, ha mobilitato i suoi uomini per ricercare altre tracce dell’animale. Per il momento ha la certezza che le tre pecore uccise a San Martino di Chies non sono state aggredite da cani randagi, nemmeno dalla lince, ma appunto da un orso. «Riteniamo che non si sia granché mosso dal territorio».
 
MATTINO DI PADOVA
4 MAGGIO 2013
 
Bice e Teo, al lavoro con il padrone
 
di Annalisa Celeghin

Padova - Che tu viva in una reggia o in una stamberga poco importa. In campagna o in città? È del tutto indifferente. A loro basta stare con te, che sei il loro capo branco, la loro ragione di vita e di benessere. Si parla di cani, e in particolare di Bice, Teo e Renato: abitano a Padova e sono talmente parte della vita dei loro proprietari da seguirli al lavoro. Con effetti positivi tangibili non solo per loro stessi, ma per tutti quelli che stanno loro intorno. Bice è una barboncina grigia, ha quasi otto anni e un carattere serafico e pacifico, come racconta la sua “mamma umana”, Laura Brazzoduro, 40 anni, titolare insieme alle sorelle Lorenza e Francesca dell’industria chimica I.N.D.I.A., in zona industriale. «L’ho sempre portata in ufficio con me, fin da piccola. Ormai anche i clienti e fornitori la conoscono, e non è raro che partecipi a qualche riunione importante: per questo, scherzando, ci riferiamo a lei come Bice presidente!». Tra una coccola e l’altra, la barboncina si è fatta conoscere e amare da tutti i dipendenti, anche da chi aveva paura dei cani. «E riesce a far cambiare l’umore anche alle persone più negative» continua Laura «durante i colloqui di lavoro fa capire quali candidati le vanno a genio: scodinzola e dà colpetti con la zampa. Altrimenti abbaia furiosamente». Teo, invece, a scuola non abbaia mai. È un golden retriever di due anni, di proprietà di Giancarlo, insegnante che tiene corsi serali in una scuola superiore della provincia di Padova: «Sono stati proprio i miei corsisti a chiedere che facessi partecipare Teo alle lezioni, perché sapevano che, buono buono, mentre insegnavo, mi aspettava in auto. A bbiamo provato e lui, dopo aver annusato qua e là in classe per ambientarsi, si è sdraiato accanto alla cattedra tranquillo. Non solo le lezioni si sono svolte con profitto come sempre, ma ho notato che alcuni allievi hanno molto migliorato il loro rendimento». Effetto canino? «I cani sono animali da branco, stanno sempre meglio se seguono il loro padrone, quindi bene per loro poterli portare con sè al lavoro. Poi fanno simpatia perciò migliorano la predisposizione delle persone e rendono l’ambiente, di studio e di lavoro, più sereno», sostiene il veterinario padovano Fernando Zanin. Simpatia ne suscita in abbondanza anche Renato, jack russell terrier di Gianni Muzzoni, titolare insieme a Mauro Campani dell’agenzia di comunicazione e web “Ovostudio” di Selvazzano Dentro. Insieme a lui, il pappagallo alessandrino Lollo, che libero di svolazzare in giro per l’ufficio, “allieta” le giornate lavorative con gracchianti versi striduli, fischi assordanti e gorgoglii nonsense. «Divora in quantità industriale le sue sementi. E sputacchia le bucce a destra e a manca, rigorosamente fuori dalla gabbia. Nessun problema: arriva Renato che letteralmente aspira tutto ciò che Lollo scarta. Una perfetta collaborazione», racconta Gianni, ridendo. E una risata e un sorriso in più, anche al lavoro, fanno solo bene.

FOTO
http://mattinopadova.gelocal.it/foto-e-video/2013/05/04/fotogalleria/animali-a-lavoro-con-i-padroni-1.6997930
 
LA TRIBUNA DI TREVISO
4 MAGGIO 2013
 
Finisce nel sifone volpe salvata dai vigili del fuoco
 
PAESE (TV). Allarme tra i campi di Postioma ieri verso l’ora di pranzo quando alcuni residenti hanno notato un animale che tentava a fatica di galleggiare nell’acqua di un sifone di scolo. Sul posto anche un veterinario che ha inutilmente tentato di recuperare quello che a tutti sembrava un cane marrone scuro. Sul posto sono dovuti intervenire i pompieri che dopo non poca fatica sono riusciti a raggiungere l’animale, imbragarlo e portarlo fuori dall’acqua. Solo allora si è scoperto che non si trattava di un cane ma di una volpe, precipitata nel canale probabilmente mentre cacciava in zona. L’animale, spossato probabilmente da ore in cui combatteva per sopravvivere, è stato consegnato al veterinario per le cure. Inevitabile la curiosità dei residenti che ora attendono di sapere presto buone notizie sull’animale selvatico, che non appena ristabilitosi verrà rimesso in libertà e, per una volta, potrà ringraziare gli uomini, che gli hanno salvato la vita.
 
IN ALESSANDRIA
5 MAGGIO 2013
 
Trentenne finisce in ospedale per aver difeso un cagnolino: arrestato l'aggressore
 
Alessandria - Venerdì la Polizia di Stato, con il concorso della Polizia Municipale, hanno arrestato il 36enne L. A. residente ad Alessandria, per i reati di “lesioni personale aggravate” e “violenza a pubblico ufficiale”. Poco prima della 22.00 di venerdì, un trentenne alessandrino che stava passeggiando nei pressi di via San Giacomo della Vittoria, ha notato un uomo picchiare un cagnolino di piccole dimensioni e, per questo motivo, lo ha invitato ad interrompere quell’inutile violenza sull’animale.
Per tutta risposta l’individuo, successivamente identificato in L. A. ha aggredito il passante, dapprima verbalmente, poi, dopo che l’interlocutore si è girato per andarsene, lo ha colpito alla gamba con un oggetto acuminato, probabilmente un coltello.  
Sul posto sono subito intervenuti gli agenti della Sezione Volanti che, supportati dai colleghi della Polizia municipale, sono riusciti ad immobilizzare l’aggressore; l’operazione, per altro, è risultata  alquanto difficoltosa, visto che l'uomo si rivolgeva anche verso gli operatori con violenza ed aggressività.
L’aggredito, che presentava un’ampia ferita alla coscia destra, è stato trasportato presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile, dove è rimasto una notte  in osservazione prima di essere dimesso.
L.A. arrestato per i reati di “lesioni personale aggravate” e “violenza a pubblico ufficiale”, è stato trattenuto in questura in attesa del processo per rito direttissimo svoltosi sabato mattina.
 
NEL CUORE.ORG
4 MAGGIO 2013
 
COMUNALI ROMA, A PIAZZA FARNESE GLI ANIMALISTI CONTESTANO MARINO
 
Durissima contestazione al candidato sindaco del centrosinistra, Ignazio Marino, impegnato a piazza Farnese nella campagna per il Comune di Roma, da parte di un nutrito gruppo di animalisti che gli ha contestato la mancata risposta sul tema della tutela degli animali e l'aver candidato un imprenditore (l'amministratore delegato di Gattinoni Due, Dominella) legato al mondo della moda e delle pellicce.
A Marino, che voleva spiegare la sua posizione, è stato anche negata la facoltà di prendere la parola e ad un certo punto, il senatore Pd ha dovuto addirittura 'rifugiarsi' in un palazzo prima dell'arrivo della polizia.
"Sono pronto a un confronto sul tema della ricerca scientifica e delle cure mediche - protesta a sua volta il candidato -  non a una aggressione fisica, con vestiti macchiati e addirittura una ragazza buttata a terra e che si e' fatta male a una spalla. Non e' questo il modo civile di affrontare una discussione cosi' importante".
Marino, chirurgo di fama internazionale, si è più volte espresso per l'integrale recepimento della discussa direttiva 63/2010 dell'Ue sugli animali utilizzati a scopi scientifici.
 
CORRIERE DEL VENETO
4 MAGGIO 2013
 
IL CASO NEL TREVIGIANO
Nutrie, prime richieste di adozione «Ne prendo una: devo vaccinarla?»
L’invasione, il piano di contenimento e le migliaia di mail di protesta. Due trevigiani hanno risposto ieri all’invito choc di Muraro

Gianni Favero

 
TREVISO — Richieste di adozione che cominciano ad arrivare, troupe di network nazionali in giro per la provincia in cerca di lui, il Myocastor coypus, per gli amici castorino e per quelli meno amici «Nutria». Meglio, più che cercare gli esemplari, facili da trovare ovunque in Italia, la curiosità dei media appare più che altro rivolta a capire la genesi di un fenomeno che divide quasi quanto la politica o il tifo calcistico. Due giorni fa il presidente della Provincia, Leonardo Muraro, sepolto da migliaia di e-mail che lo stanno facendo sentire uno stragista per la decisione di affidare a 250 cacciatori patentati il compito di abbattere senza scrupoli i castorini ritenuti in eccesso, aveva lanciato una proposta. Quella di adottare una nutria catturata e destinata a morte sicura.
«Se c’è davvero in giro gente di tanto buon cuore - aveva sostanzialmente detto - venga a prendersele. Mettiamo il chip come per i cani e i padroni, a questo punto ufficiali, rispondano anche di eventuali danni». Danni che, per inciso, potranno essere al massimo quelli alle melanzane dell’orto del vicino, dato che le nutrie non mordono gli umani, non attraversano le strade se non per finire schiacciate e, fino a prova contraria, nemmeno trasferiscono malattie. Alla leggenda del crollo degli argini provocato dalle loro tane, del resto, con tutta la cementificazione dei canali che c’è in giro, credono in pochi. Comunque sia, ieri almeno due cittadini, uno di Treviso e uno di Cison di Valmarino, hanno scritto agli uffici del Sant’Artemio per sapere come fare. Se il chip sia già disponibile, se gli animali devono essere vaccinati, se una volta chippati siano finalmente al sicuro dai cacciatori. Se esista una compagnia assicurativa che, nelle polizze contro i danni provocati dagli animali da compagnia, contempli anche la nutria.
«Sono un amante degli animali e mi batto ogni anno contro l'abbandono dei cani. Adottare una nutria in effetti la vedo difficile - aveva ammesso Muraro - ma si può studiare la possibilità ». La posizione opposta è nota, ed è quella di Giancarlo Gentilini, che le vorrebbe sterminate senza riserva secondo il suo modulo di tolleranza zero tradizionalmente molto «versatile». Il dibattito è aperto. La caccia anche ma pure la campagna di adozione. La Marca fa sempre notizia.
 
OGGI TREVISO
6 MAGGIO 2013
 
Animali domestici: a Treviso scelgono le nutrie
I roditori verranno adottati. E dotati di chip

Stefania De Bastiani

 
TREVISO - Cani, gatti, pesci rossi, qualche tartaruga, conigli nani. Nutrie. Si sta per aggiungere una nuova categoria agli animali domestici che abitano case e giardini dei trevigiani. I grossi roditori prelevati dalle strade di Treviso, catturati dalla polizia provinciale e destinati all'abbattimento passeranno dalle stalle alle stelle. Tradotto: dagli umidi vicoli ai confortevoli appartamenti.
I cittadini vogliono le nutrie, le adorano. E sarebbero felici, come proposto da Leonardo Muraro, di portarsele a casa. Tantissime le richieste arrivate in Provincia in questi giorni da parte di aspiranti "padroni". Domande che hanno portato alla realizzazione di un "vademecum" destinato ad accompagnare il percorso di adozione.
"Il documento, in fase di elaborazione a cura dell'ufficio caccia, pesca e ambiente,  - fa sapere la Provincia di Treviso - spiega fra l'altro come accudire igienicamente l'animale, quali vaccinazioni praticare, che tipo di alimentazione fornirgli e in che modo procurarsi il chip da far inserire sottopelle da un veterinario, come avviene di norma per i cani".
Impossibile da praticare, invece, secondo gli esperti, una efficace campagna di sterilizzazione, non per ragioni di costo ma per la difficoltà di catturare tutti gli esemplari, data la loro alta velocità di riproduzione. Le nutrie adottate, probabilmente, metteranno su famiglia. E Treviso potrebbe diventare la capitale dei grossi, lunghi e amatissimi roditori. Che avranno una storia da raccontare ai loro numerosi figli. Questa.
 
GEA PRESS
4 MAGGIO 2013
 
Salerno – Il riccio salvatore – Il suo ritrovamento ha indicato la strada per i marchingegni dei bracconieri
Nuovi interventi delle Guardie del WWF -Dai richiami elettroacustici ai fringillidi protetti

 
Continuano senza sosta gli interventi delle Guardie volontarie del WWF impegnate nell’annuale campo antibracconaggio in provincia di Salerno.
Un nuovo sequestro di avifauna protetta, dopo quello avvenuto pochi giorni addietro (vedi articolo GeaPress ) è infatti stato portato a termine nell’Agro Nocerino Sarnese.  All’interno di una casa, due lucherini ed un verzellino illegalmente detenuti. Si tratta di specie di fringillidi, ed in quanto tali protetti dalla legge. I poveri animali, riferiscono le Guardie, erano prigionieri delle loro gabbietta.
Nello stesso appartemento e nelle disponibilità della stessa persona, anche due  gabbie trappola. Un segnale inequivocabile, riferisce il WWF,  della volontà e dell’abitudine, purtroppo diffusa, di catturare uccelli. Le perlustrazioni sono continuate, questa volte di notte, lungo i terreni scoscesi  della costiera amalfitana e le strade a ridosso dei Monti Picentini. In questo caso, ad essere stati sequestrati, sono  due richiami elettromagnetici che riproducono il verso della quaglia. Senza l’intervento del WWF, già alle prime ora dell’alba il bracconiere si sarebbe recato sul posto per uccidere le quaglie selvatiche attirate, nel corso della migrazione, dal verso ripetuto dal registratore.
Non sono mancati, comunque, gli incontri piacevoli. Come la notte con i canti degli usignoli e, sempre nelle ore di buio, tassi, volpi e lepri. In questi casi si può vedere quanto facile e vigliacca sia l’azione dei bracconieri. La lepre, spiegano le Guardie, si è immediatamente bloccata alla vista dei fari della macchina del WWF. E’ la stessa maniera utilizzata dai bracconieri, ma spesso con fari supplementari appositamente preparati. Dalla stessa macchina, si punta il fucile e si uccide la lepre abbagliata a pochi metri di distanza.
L’incontro più singolare è però avvenuto con un riccio. Il piccolo animale stava di fatto per imboccare la superstrada. Sarebbe quasi sicuramente finito sotto le ruote di una autoveicolo in transito.  Delicatamente recuperato, “facendo attenzione a non fagli e farsi del male“, dicono le Guardie, è stato poi liberato in un posto sicuro. La fermata, però,  è stata provvidenziale. Senza saperlo, il riccio ha contribuito al salvataggio di molti altri animali. Mentre si stava provvedendo al recupero, le Guardie hanno chiaramente avverito l’attivarsi di un richiamo elettroacustico. Subito eliminato, ma non senza fatica. Il registratore, infatti, era all’interno di una cassetta blindata.
Vale la pena ricordare che i richiami elettromagnetici sono vietati dalla legge, oltre al fatto che in questo periodo, la caccia è altresì vietata.
 
NET1 NEWS
4 MAGGIO 2013
 
Cane eroe salva la vita a un bimbo e si fa investire al posto suo
La storia che vi raccontiamo oggi è molto commovente
 
CLACTON-ON-SEA (Essex, Regno Unito) – La storia che vi raccontiamo oggi è molto commovente: il protagonista è un cane di soli sette mesi, un incrocio pastore tedesco, di nome Geo. Questo cane è stato davvero coraggioso: gli abitanti della sua cittadina, Clacton-on-Sea, che si trova nell’Essex, nel Regno Unito, pensano che sia un eroe, e non hanno tutti i torti! Ha salvato un bambino di soli 10 anni, facendosi investire al posto suo. Un gesto eroico che non è passato assolutamente inosservato: questo incredibile episodio ha fatto il giro del web in pochissime ore, e Geo ora non è più un eroe solo in Inghilterra, ma in tutto il mondo! La vicenda si è svolta la settimana scorsa: un uomo di nome Carly Riley, padre di famiglia, era a passeggio con i tre figli, di nome Charlie, Josh e Ben, e il suo cane, Geo.All’improvviso, mentre l’allegra famiglia stava aspettando di poter attraversare la strada, l’autista di un camion ha perso il controllo del suo mezzo: stava per travolgere il piccolo Charlie. Geo, in quel momento, si è gettato di fronte a lui, spostandolo più in la: si è fatto travolgere dal camion!
Il cane è stato sbalzato in mezzo alla strada, e una seconda vettura lo ha investito, fuggendo poi senza neanche fermarsi. L’animale è stato portato poi subito da un veterinario: si è rotto una zampa, lesionato la colonna vertebrale ed ha riportato diverse lesioni interne. Per fortuna, però, è ancora vivo, e presto starà benone!
 
TIO.CH
6 MAGGIO 2013
 
Cane eroe salva un bambino da un incidente stradale
Geo si è gettato in mezzo alla strada per evitare che il ragazzino venisse investito
 
CLACTON ON SEA – Si chiama Geo l’ultimo eroe a quattro zampe che ci propone la cronaca, un meticcio di pastore tedesco che ha avuto il merito di salvare un bambino a Clacton on Sea, in Inghilterra. Il cane è diventato una vera e propria celebrità nel paesino britannico dopo aver rischiato la vita per salvare un bimbo che rischiava di essere investito da un’automobile.
Geo, appena sette mesi, si è gettato in mezzo alla strada per difendere un ragazzino di 10 anni che rischiava di essere investito da un’auto coinvolta in un incidente causato da un camionista che aveva perso il controllo del proprio mezzo. Il cane è stato investito dalla macchina, mentre il bambino ne è uscito senza un graffio.
Geo è uscito piuttosto malconcio dall’impatto: si è rotto una zampa, lesionato la colonna vertebrale ed ha riportato diverse lesioni interne, ma non è mai stato in pericolo di vita. In compenso, il suo gesto l’ha reso una vera e propria celebrità a Clacton on Sea e la sua degenza è resa più sopportabile dai regalini che gli abitanti del paesino continuano a recapitargli.
 
NEL CUORE.ORG
4 MAGGIO 2013
 
IL CAVALLO E LA SIRINGA: LA PROTESTA DI PETA CONTRO LE CORSE
In occasione del Kentucky Derby di Louisville
 
Oggi si corre il Kentucky derby, una delle corse di cavalli più famose degli Stati Uniti. Peta aspetta al varco gli spettatori con un eloquente manifesto montato su un camion che si aggira, molto fotografato, intorno all'ippodromo di Churchill Downs a Louisville: un muso di cavallo con una macchia a forma di siringa e la didaascalia "Droghe, collasso, morte. Le corse dei cavalli sono una cattiva scommessa". Secondo un'inchiesta pubblicata nel 2012 sul New York Times, mediamente muoiono sui circuiti americani 24 cavalli la settimana, evidenziando "la cultura a base di droghe e di legislazione compiacente" sulla quale si regge il business. Il messaggio convogliato da Peta è dunque semplicissimo: non guardate le corse di cavalli e non scommetteteci su.
 
LA REPUBBLICA
4 MAGGIO 2013
 
Dopo la carne di cavallo, quella di topo.
In Cina scoppia il terrore alimentare
Scoperto un giro di carni da 1,6 milioni di dollari: ratti e volpi trattati con gelatine e elementi chimici per sembrare montone. Nel gigante asiatico sale la pressione per la sicurezza del cibo. Le autorità fanno scattare gli arresti, ma per la popolazione non basta
 
MILANO - Quando è scoppiato il caso della carne di cavallo contenuta dapprima nelle lasagne pronte, poi in molti altri alimenti, si è alzato il velo sulla fragilità dei controlli sulla filiera alimentare. Ma alcuni hanno anche ironizzato sul fatto che - dopotutto - la carne di cavallo è considerata da molti pregiata. Probabilmente non pensano la stessa cosa diversi milioni di cinesi che hanno scoperto una truffa da oltre 1,6 milioni di dollari e che hanno mangiato per almeno tre anni carne di topo, magistralmente mascherata da carne di montono o simile.
Lo scandalo è esploso dopo una maxi-retata che ha coinvolto duecento agenti e ha portato a 63 arresti in due province cinesi. Secondo quanto riporta il Financial Times stamane, per almeno tre anni questo cartello criminale avrebbe mascheratto carni di topo, volpi e visoni con attenti e sofisticati strategemmi: dall'uso di gelatine alimentari ai coloranti chimici per rendere la carne passabile alla vista e pure al palato.Nel gigante asiatico sta montando una vera e propria 'rivoluzione' nel settore alimentare. Con lo spettro di una nuova epidemia aviaria ad aleggiare di nuovo sul continente (le vendite di carne di pollo sono calate dell'80% in alcune regioni dopo l'accertamento di alcune morti), le pressioni dell'opinione pubblica sono montate. Il quotidiano londinese nota infatti il parallelismo con la crescente richiesta di interventi in campo ambientale. Non a caso, da inizio anno le autorità hanno rilasciato con frequenza comunicati che testimoniano la loro attività a riguardo - anche se non mancano le voci discordanti: secondo il professore Zheng Fengtian di Pechino "Le leggi di sicurezza alimentare ci sono, ma quello che manca è la loro applicazione".Le fonti ufficiali parlano comunque dell'arresto di quasi mille persone dalla fine di gennaio, legati alla vendita di carni non a norma che avrebbero generato malattie se non addirittura decessi. 20mila tonnellate di prodotti a base di carne 'contraffatta' sono state sequestrate durante questa campagna nazionale.
 
IL GAZZETTINO
4 MAGGIO 2013
 
Carne di topo venduta come montone o pecora: 63 arresti
 
PECHINO - La polizia cinese ha sgominato una banda che vendeva carne di topo e di volpe spacciandola per pecora o montone. Lo afferma il ministero della pubblica sicurezza di Pechino sul suo sito web. Il ministero precisa che sono state arrestate 63 persone che avrebbero ricavato più di un milione di euro dalla loro attività.La banda era attiva a Shanghai e nella vicina provincia del Jiangsi. Si tratta dell' ultimo di una serie di scandali che hanno colpito il settore agroalimentare cinese. Nelle ultime settimane, dopo che decine di persone si sono ammalate e 27 sono morte per l' influenza aviaria provocata dal virus chiamato H7N9, il consumo di carne dei polli - che sono i portatori del virus - è crollato, con l'80% di vendite in meno. In marzo, sempre a Shanghai, migliaia di maiali morti so no stati trovati nel fiume Huang Pu.Migliaia di cittadini sono intervenuti sui microblog, i sostituti cinesi di Twitter, esprimendo indignazione per l'accaduto. «Topi? Disgustoso, ormai tutto quello che mangiamo è veleno», ha commentato su Sina.com, uno dei portali più popolari della Cina.
 
GIORNALE DI SICILIA
5 MAGGIO 2013
 
Cani avvelenati a Sciacca, i veterinari si rivolgono alla Procura
In pochi giorni nella stessa zona rinvenuti pezzi di carne dal contenuto sospetto e un animale morto
 
di GIUSEPPE PANTANO
 
SCIACCA (AG). Il cane randagio trovato morto in via Brescia, nella contrada Perriera, sarebbe stato avvelenato. Pochi dubbi, in proposito, da parte del distretto veterinario che, però, ha mandato la carcassa all’istituto Zooprofilattico di Palermo per l’autopsia e per l’esame tossicologico che verranno effettuati. Pochi giorni prima, in un cassonetto, nella stessa contrada Perriera, sono stati trovati degli «involtini» sospetti. Potrebbero contenere veleno e anche in questo caso si attende il responso dell’istituto Zooprofilattico. Il distretto veterinario, però, ha già informato di quanto sta accadendo sia la procura della Repubblica e che la prefettura. L’ufficio chiede che venga effettuata una maggiore vigilanza nella popolosa contrada anche per evitare il pericolo che bambi ni possano venire a contatto con queste «polpette>> Chi nutre pochi dubbi che sia in atto una vera e propria campagna per limitare il randagismo anche avvelenando i cani è Giusy La Bella, animalista convinta. E’ stata lei a scoprire il cane che sarebbe stato avvelenato e a dare l’allarme. Sempre lei ha trovato quei pezzi di carne e li ha consegnati al distretto veterinario per gli accertamenti del caso. Alla Perriera sono in tanti a lamentarsi per l’eccessiva presenza di cani randagi e più volte si sono verificati casi di gente che è stata aggredita, finendo in ospedale. In via Brescia e in altre zone della contrada, per alcuni giorni, non è passato neppure il portalettere dopo avere rischiato l’aggressione. Se il sospetto dell’avvelenamento verrà confermato, però, la situazione necessiterà di un’attenzione ancora maggiore da parte delle autorità perchè a farne le spese potranno essere veramente i bambini che anche in questa zona, spesso, giocano per strada. Il Comune per limitare il randagismo ha varato il progetto «Il mio amico fido», ma, al momento, risulta più efficace il servizio di accalappiacani svolto da operatori comunali rispetto alla parte riguardante l’adozione degli animali. Pochissimi, infatti, si sono fatti avanti, nonostante il contributo, una tantum, di 250 euro, che è disponibile a beneficio di chi effettua l’adozione di uno dei 260 randagi che sono ospitati nei tre canili con i quali è convenzionato l’ente. «Vengono a chiedere informazioni - dicono dal servizio Randagismo del Comune - ma poi non si vedono più. Forse puntavano più al contributo. Invece, chi adotta un cane - continuano - deve rispettare una serie di regole».
 
CORRIERE DI COMO
5 MAGGIO 2013
 
prov. di Como - Bocconi avvelenati nei giardinetti di via Leoni
 
ALLARME VIA FACEBOOK
Prov. di Como, Dopo il caso dei bocconi avvelenati disseminati lo scorso marzo nei boschi di Capiago Intimiano, torna l’allarme per i proprietari di cani e gatti. Questa volta la segnalazione riguarda Como, in particolare i giardini pubblici di via Leoni. Su Facebook sono comparsi avvertimenti molto chiari: nei giardinetti sono stati rinvenuti bocconi con sostanze tossiche per i cani. Alcuni proprietari di animali avrebbero anche segnalato la presenza di polpette farcite con ami da pesca.
 
GAZZETTA DI PARMA
5 MAGGIO 2013
 
Auto centra capriolo: muore la mamma ma nascono i piccoli
 
Ilaria Moretti
 
Prov. Di Parma L’impatto con l’auto non le ha lasciato scampo: mamma capriolo è morta così, sulla strada, a Montechiarugolo. Ma mentre il suo cuore si fermava, la vita non si arrestava: da quel suo ventre gravido e prossimo al parto sono usciti in anticipo, e per miracolo, due piccoli «Bambi».
 Mai come in questo caso venuti al mondo in modo traumatico: la violenza dell’urto ha provocato una lacerazione nella pancia della mamma e, di fatto, un cesareo spontaneo.
Ora i due «maschietti» si trovano ai Boschi di Carrega, curati nel Cras Casa Rossa, il Centro recupero animali selvatici dell’ente di gestione parchi della macroarea Emilia occidentale. Certo, la loro sfida per la sopravvivenza non finisce qui, ma al momento sono vitali: seguitissimi da Margherita Corradi, responsabile del servizio vigilanza dell’ente oltre che coordinatrice del Cras, dal direttore sanitario Mario Andreani, dalla veterinaria Alice Zubani, dai guardiaparco e da tutti i volontari della struttura. ...L'articolo completo sulla Gazzetta di Parma in edicola
 
GEA PRESS
5 MAGGIO 2013
 
Salerno – A “caccia” di chiamaquaglie. Tutta la notte con le Guardie del WWF
Tra Ogliastro Cilento e Cicerale, sequestro di avifauna illegalmente detenuta – Trovati pure implumi prelevati dal nido
 
Cardellini, verdoni, una ghiandaia, quattro pulcini di verzellino e pure una gabbia trappola.
Il tutto rinvenuto in una casa nei pressi di Ogliastro Cilento, non molto distante da Cicerale ed Agropoli (SA). L’intervento delle Guardie del WWF, congiunto a quello dei Carabinieri, fa seguito ad altri di poche ore addietro, portati a termine nel corso dell’annuale campo antibracconaggio (vedi articolo GeaPres).
Tutti gli uccelli ora sequestrati erano nelle disponibilità di una persona che dovrà  rispondere anche del prelievo dal nido dei quattro pulcini. Un’attività che, come quella dell’uccellagione, è vietata dalla legge. Purtroppo uno dei quattro pulcini non è sopravvissuto. Si tratta, infatti, di esserini molto delicati, che necessitano delle cure costanti dei genitori. Basta un minimo sbalzo termico o un errore nell’alimentazione e per loro non c’è più niente da fare. Tutti gli altri animali, invece, sono stati consegnati al Centro di Recupero della Fauna Selvatica di Napoli.
Un intervento, quello contro il presunto uccellatore del salernitano, programmato già da tempo. Le Guardie erano impegnate in altri servizi  ma, al momento opportuno, sono state tutte indirizzate verso la casa nei pressi di Ogliastro.
Ieri sera erano impegnate tra Agropoli e Ogliastro. Nella macchia che contraddistingue i rilievi della zona, erano stati uditi quattro colpi di fucile. Poi, i chiamaquaglie. Noti, quanto illegali arnesi elettronici che riproducono il verso delle quaglie con lo scopo di attirare i selvatici fino al colpo di fucile.
Come avviene la “caccia” ad un chiamaquaglie? Ce lo racconta una ragazza di Caserta, impegnata nelle perlustrazioni, assieme alle Guardie volontarie. Come è noto, il WWF ha deciso di aprire i campi anche ai simpatizzanti.
A CACCIA DI CHIAMAQUAGLIE
Ieri, la zona di Agropoli era sotto una fitta e costante pioggia. Già dalle 22.30, aveva iniziato a cadere. I temporali arrivavano dal mare ed i fulmini illuminavano a giorno. Ancora una volta le Guardie sono impegnate nella ricerca dei richiami acustici utilizzati per le quaglie. Le condizioni meteriologiche complicano il tutto ma l’umore, dicono i partecipanti, è alla stelle. “Siamo davvero tanti – riferisce a GeaPress la volontaria di Caserta -  possiamo fare molto“.
I primi ascolti sono negativi, ma rallegra l’idea di avere in parte contributo alla diminuzione di questo tipo di bracconaggio. L’illusione, però, dura poco. Via radio viene comunicata la presenza di un chiamaquaglie. I volontari e le Guardie, si mettono subito in movimento. Si imboccano stradine sterrate, ci si ferma, si ascolta, si individua la provenienza. “E’ alla nostra sinistra” – “E’ il vento che sposta il suono, dobbiamo andare verso sud!”. Già fradici si rimonta sui mezzi. Il chiamaquaglie si  sente sempre più vicino. Si organizzano le squadre e si inizia a scendere lato mare. La macchia gronda di acqua. In questo periodo le piante aromatiche sono in fior e. Un misto di profumi unici, esaltati dall’acqua.
Non c’è però molto tempo per distrarsi. Bisogna spegnere le torce. “Non dobbiamo dare troppo nell’occhio – richiama una Guardia del WWF -  si cammina al buio, in silenzio“. Sempre più forte, sempre più vicino. Nascosto in un arbusto, la cassa acustica, il timer per lo spegnimento automatico. Si prende tutto, ma non è finita qui. Si ricomincia, stesso copione. Si individua anche il secondo, in un campo di spinosissimi cardi . “Pungono – aggiunge la volontaria – ma siamo arrivati a prendere i chiamaquaglie. Va bene tutto, recuperato. Preso. Ora, però, bisogna raggiungere le altre Guardie e attendere l’alba, che di lì a poco avrebbe illuminato i nostri volti stanchi“.
Mentre ci si appresta alla seconda operazione, quella dei cardellini, iniziano gli spari in montagna. Sono i bracconieri che hanno raggiunto altri chiamaquaglie. Appena il tempo di una binocolata, ma ormai da Ogliastro, stanno chiamando. Ci rivedremo presto, promettono le future Guardie.
 
LA PROVINCIA DI LECCO
5 MAGGIO 2013
 
Cucciolo di volpe nel pozzo
Salvato dai vigili del fuoco
 
Prov. di Varese, - Cucciolo di volpe cade in un vecchio pozzo abbandonato: salvato dai vigili del fuoco di Busto Gallarate. L'intervento alle 9.30 di questa mattina in via dell'Industria a Borsano in provincia di Varese. L'animale, una dolcissima volpe di poche settimane, era prigioniera del pozzo profondo quattro o cinque metri. Sarebbe certamente morta se i custodi che ancora abitano all'interno dell'area dove un tempo sorgeva una tintoria oggi dismessa, non ne avessero sentito i lamenti.
Come un pianto, una disperata richiesta d'aiuto. La coppia ha ascoltato con attenzione e ha individuato il punto dal quale provenivano gli strani suoni. Quando marito e moglie si sono affacciati sull'orlo del pozzo hanno capito che dovevano immediatamente chiamare i pompieri. Che in pochi minuti hanno raggiunto e imbragato la piccola volpe traendola in salvo. L'animale, nonostante fosse impaurito, si è ; lasciato recuperare rimanendo calmo anche durante il trasporto nella caserma dei vigili del fuoco sul Sempione. Qui il cucciolo in pochi minuti ha conquistato tutti. L'animale è poi stato affidato alle cure della Forestale. Sarà liberato nell'area boschiva vicina all'ex tintoria. La volpe infatti probabilmente viveva lì e lì dovrebbe avere ancora la mamma.
FOTO
 
LA PROVINCIA PAVESE
5 MAGGIO 2013
 
«Ha ucciso le mie galline» Ma il giudice assolve il vigile
 
SANTA CRISTINA (PV) - A segnalare la faccenda erano stati gli stessi cittadini: in quel terreno a Santa Cristina c’erano oche, galline e germani denutriti, lasciati senza cure. Alcuni morti. Il vigile del paese si era attivato e aveva scoperto che il proprietario del terreno, in effetti, si era trasferito in Spagna. Quello che il vigile non sapeva, però, era che la cura degli animali era stata affidata a un amico dello stesso proprietario. Ignorando questo dettaglio, aveva trovato un paio di contadini del paese che si erano offerti di prendere gli animali. Quando il proprietario del terreno si era interessato del fatto, aveva scoperto che le sue oche e i suoi germani erano finiti in padella. L’agente si era così ritrovato con una denuncia sulle spalle per abuso d’ufficio, danneggiamenti (per avere forzato il lucchetto del pollaio) e uccisione e maltrattamenti di animali . Ma il processo per Sergio Arcari, vigile di 46 anni a Santa Cristina, si è chiuso con un’assoluzione. L’uomo, che era difeso dall’avvocato Maria Luisa Vitali, «voleva solo risolvere un problema – si legge nella sentenza del giudice Pietro Balduzzi –, anche se ha erroneamente supposto che il terreno e gli animali fossero abbandonati a se stessi. Al massimo si può parlare di colpa». Insomma, il vigile (che per questa vicenda era stato anche sottoposto a procedimento discinplinare) avrebbe fatto di testa sua, ma per il giudice non ha commesso nessun reato. Di diverso avviso era stato il proprietario del terreno, che non appena era venuto a conoscenza che i suoi polli erano spariti aveva presentato denuncia, accusando il vigile di essere entrato, ad agosto del 2009, nella sua proprietà e di avergli «portato via e ucciso 52 germani, 4 oche, 6 galli e 14 galline». Una “strage” che aveva suscitato anche lo sdegno degli animalisti dell’Enpa. Ma il numero di animali non avrebbe trovato riscontro nella testimonianza dell’amico del proprietario, chiamato in aula a raccontare la sua versione dei fatti.
 
IL SECOLO XIX
5 MAGGIO 2013
 
Sotto sfratto le tigri di Pinerolo
 
Lorenza Castagneri
 
Torino - Mantenerle costa una fortuna. Perché quasi 200 chili di carne al giorno da comprare, se devi campare solo di pensione, non sono una cifra insignificante. Anzi. Ma poco importa: quelli sono i loro «gattoni» e se dovessero togliersi il pane di bocca lo farebbero volentieri. Perché i «gattoni» sono la loro stessa ragione di vita.
Questa è la storia di Carla Agosteo e di suo marito Mauro, pensionati della provincia di Torino, oggi sulla soglia degli ottant’anni. E delle loro dieci tigri - più un leopardo - che fino a qualche tempo fa erano ospitate in un parco faunistico. Peccato che nel frattempo - nel 2009 - questo abbia chiuso i battenti. E che da allora gli animali non si sappia più dove metterli. Il parco, dove ancora vivono, vorrebbe sfrattarli, ma gli anziani proprietari né sanno dove metterli né vogliono trasferirli in un’altra struttura. Un bel problema. Che l’amministrazione locale cerca da anni di risolvere senza però riuscire a venirci a capo.
Tutto comincia all’inizio degli Anni Novanta. È allora che la signora Carla e il signor Mauro decidono di mettere su uno zoo casalingo, nel parco della loro villa di Roletto, sulle colline di Pinerolo, 35mila abitanti a pochi chilometri da Torino. All’inizio c’erano “soltanto” due tigri e un leopardo. Con il tempo, però, gli animali si sono moltiplicati. E le cose iniziano ad andare male. La coppia viene sfrattata e così anche gli animali. Li accoglie Sergio Martinat, nel suo parco ornitologico tra i Comuni di Pinerolo e di San Pietro Val Lemina. Lui gli dà un alloggio, la signora Carla e il marito, in cambio, si occupano del loro mantenimento. Fino a ridursi sul lastrico o quasi. Una volta persa la casa, la coppia va a vivere in un container dentro lo ste sso parco. Un alloggio di fortuna, dove il bagno è un sogno lontano e in inverno c’è solo una stufa per scaldarsi.
È il 2009 quando Martinat decide di chiudere l’attività e la sistemazione delle tigri diventa un problema vero. Oggi gli animali sono ancora lì. Per tutto il giorno se ne stanno a girovagare in lungo e in largo in una gabbia, tra un fazzoletto d’erba e una tettoia un po’ malandata. Se qualcuno va a trovarle, loro lo scrutano serie. Poi si avvicinano, con lo sguardo sempre fiero. Accudirle è un’impresa. Tempo fa, una ha attaccato il signor Mauro con una zampata. Dopo l’episodio è stato per otto mesi in un reparto d’ospedale.
Ma i guai non sono finiti. Nel 2012, la consigliera della Lega Nord di Pinerolo, Piera Bessone, ha messo in luce i gravi problemi di malnutrizione dei felini e l’urgenza di individuare una struttura adeguata per una loro sistemazione definitiva. Un punto, questo, su cui Eugenio Buttiero, sindaco della cittadina piemontese, è al lavoro da tempo: «Tavoli di discussione ne abbiamo aperti più di uno negli ultimi anni» spiega «sempre coinvolgendo associazioni animaliste e Procura. Ma dobbiamo andarci cauti: i felini sono pur sempre una proprietà privata e la signora Agosteo ha con loro un rapporto speciale, per cui non se ne vuole assolutamente separare. Trovare una soluzione, mi creda, è davvero complicato».
Al momento sarebbero due le strutture disposte ad “adottare” le dieci tigri contese di Pinerolo: lo zoo di Pombia, nel Novarese, e il parco safari di Murazzano, in provincia di Cuneo. Per il trasferimento però si deve attendere l’ok dei proprietari.
«Individuare un habitat più confortevole dove trasferire questi felini sarebbe essenziale» sostiene Thomas Bottello, presidente dell’Associazione Ordini Veterinari del Piemonte. Che aggiunge: «La cosa migliore per loro sarebbe trovare uno spazio in cui venga ricreato, per quanto possibile, si intende, il loro ecosistema naturale. E poi» conclude «è importante l’alimentazione. La quantità e la qualità. Per vivere bene tigri e leopardi hanno bisogno di carne vera, non solo di carcasse».
 
TRENTINO
5 MAGGIO 2013
 
Sparite le uova dei cigni: è giallo
 
ROVERETO (TN) - Dove sono finite le uova che mamma cigno stava covando ai giardini Italia di via Dante? Se lo chiedono in molti, lo chiedono i bambini alle mamme o ai nonni che li acconpagnano ad un passeggiata nel verde dei giardini. E un passaggio al nido con la cigna intenta a covare le uova sotto l’occhio vigile e minaccioso del cigno era diventato, da oltre un mese a questa parte, una tappa obbligata. E così ieri, quando la cigna non sedeva più nel nido ma girovagava poco distante forse alla ricerca delle uova sparite, tanti si sono chiesti che fine possano aver fatto. Qualcuno le ha rubate? Sono state sottratte per essere messe in un’incubatrice? Oppure sono state distrutte dai cigni stessi o da qualche altro animale? Interrogativi che al momento restano senza risposta. Un mese fa, o qualche giorno in più, erano cinque le uova che mamma cigno covava: una presenza assidua, costanze, interrotta di tanto in tanto da qualche momentaneo abbandono soltanto per “stirarsi” e cambiare posizione. Poi, una decina di giorni fa, la prima scoperta che aveva sollevato qualche interrogativo: all’appello mancavano due uova, solo tre quelle rimaste. Dove erano sparite? Nessuno ha saputo dare una risposta: dai vigili urbani ai volontari della Lipu di Trento non si è riusciti ad ottenere una risposta. E una risposta non era nemmeno arrivata, allora come ora, da un’ispezione non solo del nido ma anche dell’area circostante riservata agli uccelli: non si notavano (e non si notano) gusci delle uova. Qualche malintenzionato ha fatto sparire quelle tre uova rimaste? Qualcuno ha voluto sottrarle (magari come ha fatto con le altre due giorni addietro) per provare a farle schiudere in cattività? Oppure, è questa è un’altra ipotesi, i cigni stessi se le sono mangiate quando hanno capito che non erano fecondate? Rimane il fatto che il nido è desolatamente vuoto e la mamma cigno, poco distanza gironzola quasi fosse alla ricerca dei suoi piccoli. Poi torna e si riposiziona nel nido sperando di tornare a covare le uova che non ci sono più.
 
MESSAGGERO VENETO
5 MAGGIO 2013
 
Cinque Comuni insieme per fermare i cinghiali

Tanja Ariis

 
VERZEGNIS (UD) - I cinghiali disastrano prati, orti e campi? Vanno “presi per la gola”, approfittando del loro punto debole, un appetito insaziabile, per condurli in zone dove non possono fare danni e va creata una forte sinergia tra cacciatori, agricoltori e residenti. Cinque Comuni - Preone, Socchieve, Enemonzo, Villa Santina e ora anche Verzegnis -, con le rispettive riserve di caccia, hanno deciso di affidarsi al faunista Andrea Bottecchia che ha già operato nel Pordenonese con importanti risultati (calo dei danni dell’80% e aumento del prelievo venatorio anche del 100%). In Carnia, infatti, non se ne può più degli ingenti danni causati dagli inafferrabili maiali selvatici che devastano tutto quello ch e trovano. La legge regionale non consente di fatto alla sola caccia (vieta ad esempio quella di notte, anche se il cinghiale è animale notturno, così pure l’uso di fari) di contenere il problema. Parte da questa constatazione il progetto presentato venerdì a Verzegnis in municipio (finanziato con risorse proprie dal Comune per 4 mila euro e con il contributo della riserva di caccia) e in partenza nel territorio comunale. Bottecchia ha spiegato che si ricorrerà a dissuasori sonori e odorosi (ad esempio, per proteggere i campi nei periodici critici delle semine), recinzioni elettrificate, distributori particolari di cibo (collocati in zone dove i cinghiali non possono fare danni) che costringono l’animale a soffermarsi a lungo su di essi per mangiarlo (sono delle bombole ad hoc che l’ungulato deve agitare con forza per ricavarne il cibo che scende da due fori molto lentamente, non saziandolo mai e trattenendolo con questo “gioco” una notte intera, evitando così che disastri prati e campi, inducendolo, quando ormai si fa giorno, a cercare ancora cibo, favorendo così i prelievi da parte dei cacciatori), telecamere vicino ai distributori (per studiare i movimenti dei cinghiali e censirli) e prelievi venatori (la caccia si aprirà il 15 maggio). Il sindaco, Luciano Sulli, ha voluto questo progetto per dare una risposta ai danni crescenti nel territorio comunale, sulla cui valorizzazione si punta da anni con vari progetti. Bottecchia ha sottolineato l’importanza che in questa azione siano coinvolti più Comuni contermini, rendendo più efficace il contenimento dei cinghiali, animali molto erranti. Quanto ci vorrà? «In certi casi – spiega - dopo due anni io non servo più. Il primo anno lavoro di notte, dissuado i cinghiali dal creare problemi con strumenti di vario tipo e metto i distributori fuori dalle zone critiche. Quando agisco di notte, i cinghiali non mangiano e quindi devono farlo di giorno, innalzando di molto il prelievo da parte dei cacciatori». A Verzegnis, Bottecchia ha individuato diverse zone critiche con le segnalazioni ricevute e invita tutta la popolazione e le aziende agricole a segnalare danni, tracce e avvistamenti di cinghiali. Le segnalazioni andranno rivolte a lui e al referente della riserva di caccia. Ora saranno individuati i “trottoi” (i passaggi) dei cinghiali e poi le aree dove collocare i distributori ed entrare così nel vivo del progetto.
 
NEL CUORE.ORG
5 MAGGIO 2013
 
"CON LA CRISI IN CENTOMILA ADOTTANO MUCCHE, ORTI E MAIALI"
Il bilancio Coldiretti delle "adozioni in campagna"
 
Sono oltre centomila gli italiani che con la crisi hanno deciso di diventare partner delle aziende agricole con l'adozione di piante o animali per salvare alberi secolari, recuperare razze in via di estinzione e, in generale, sostenere l'agricoltura del territorio in un difficile momento di crisi. Ma anche per assicurarsi forniture di prodotti alimentari genuini, di origine garantita e con il miglior rapporto qualità-prezzo. Questo il bilancio delle "adozioni in campagna" della Coldiretti.
"Gli italiani - sottolinea l'associazione degli agricoltori - hanno abbandonato le strutture tradizionali di vendita come dimostra il calo del commercio al dettaglio del 2,2% nel 2012 e cercano canali di alternativi, dall'acquisto a domicilio allo shopping su web fino alla spesa dal produttore. La vera novità - precisa Coldiretti - è proprio un mix di tutto questo con l'adozione a distanza di piante e animali per aiutare le aziende agricole in questo difficile momento di crisi. E' evidente infatti il valore etico di una operazione che aiuta a salvare l'agricoltura del territorio e con essa l'ambiente, il paesaggio, le tradizioni e una cultura locale che si tramanda nei secoli". "Le esperienze - spiega poi la nota dell'associazione - sono le più diversificate con la possibilità di 'adottare' piante di ulivo per assicurarsi dell'ottimo extravergine o mucche direttamente nelle stalle per ottenere formaggi freschissimi ma anche alberi da frutta o piccoli orti".
 
LA ZAMPA.IT
5 MAGGIO 2013
 
Lo Stato di New York dice stop ai tatuaggi sugli animali
Presentata una proposta di legge per frenare la moda del pet tattoo
Per i padroni previste sanzioni  fino a un anno di carcere

 
Lo Stato di New York è pronto a dichiarare guerra alla moda del `pet tattoo´, i tatuaggi indelebili su cani e gatti non per fini di riconoscimento ma come ornamento, al pari di quanto fanno gli uomini. In Parlamento è stata infatti presentata una proposta di legge per rendere illegali tatuaggi e piercing sugli animali domestici, punendo i padroni con sanzioni che arrivano fino a un anno di carcere e mille dollari di multa. 
A proporre la legge è stata la deputata democratica Linda Rosenthal, che difende il diritto degli animali a «non essere soggetti ai capricci umani e a scelte di moda». Il divieto non riguarda i tatuaggi permanenti a scopi medici o di riconoscimento, né i tatuaggi temporanei che vengono fatti in alcuni saloni di toelettatura. 
La moda del `pet tattoo´ è un fenomeno recente negli Stati Uniti ma sta prendendo piede rapidamente, almeno a giudicare dalle numerose foto che circolano sul Web e che mostrano gatti con Tutankhamon sul petto e cani con scritte sul dorso e ghirigori vari sull’addome. Il trend è diffuso in Russia e in Asia, dove coinvolge diversi animali, maiali compresi, mentre in Cina e in Vietnam è di buon auspicio regalare pesci tatuati. 
 
HAI SENTITO
5 MAGGIO 2013
 
Animali attaccano l’uomo: video e foto spaventose
 
Il rapporto tra gli esseri umani e gli animali è molto complicato e capita spesso di raccontarvi di storie di aggressioni da parte di questi ultimi ai danni dell’uomo. Aggressioni che possono avvenire nell’habitat naturale degli animali, quando l’uomo si addentra troppo nel loro territorio, ma anche con animali “addestrati” dall’essere umano, la cui natura, però, non si può modificare: capita spesso, infatti, che alcuni esemplari di animali aggrediscono i loro allenatori o i loro proprietari all’improvviso, causando ferite molto gravi e, a volte, anche il decesso. Il Time ci propone la classifica delle aggressioni più gravi degli ultimi anni, che spesso hanno causato la morte delle persone coinvolte o il ferimento grave. Ecco alcuni episodi delle aggressioni degli animali che hanno riempito le pagine di cronaca nera degli ultimi anni: L’episodio in cui un uomo ubriaco è stato aggredito e quai mangiato da alcune scimmie, dopo essere finito nella loro gabbia all’interno di un parco nazionale.
Febbraio 2010: un’orca di nome Tilikum attacca e uccide Dawn Brancheau, addestratrice del SeaWorld Orlando, con la quale l’animale lavorava da tempo. Davanti al pubblico attonito, la 40enne viene trascinata sott’acqua tra le fauci dell’animale, dove muore affogata: una storia davvero molto triste.
Febbraio 2009: un esemplare maschio di scimpanzè, Travis, aggredisce un’amica del suo proprietario. La donna ha riportato gravi ferite al volto e alle mani. L’animale è stato ucciso dalla polizia del Connecticut.
Aprile 2008: un Grizzly di 5 anni, Rocky, colpisce al collo Stephan Miller, durante la registrazione di un video promozionale sul Big Bear Lake, in California. L’uomo è morto sul colpo.
Dicembre 2007: Una tigre siberiana di 4 anni, Tatiana, scappata dal San Francisco Zoo, uccide un bambino e ne ferisce altri due, nel pomeriggio di Natale.
Aprile 2007: un elefante, nello stato indiano di Kerala, uccide un addestratore e ferisce 20 spettatori durante una cerimonia.
Settempre 2006: il cacciatore di coccodrilli, Steve Irwin, viene punto da una razza, durante le riprese di un documentario nell’Australia’s Great Barrier Reef. Muore sul colpo.
Ottobre 2003: Timothy Treadwell e la sua fidanzata vengono uccisi e parzialmente mangiati da un Grizzly, presso il Katmai National Park in Alaska: era molto tempo che i due vivevano tra gli orsi della zona.
Giugno 2003: Brian Jeffrey Griffin, un ragazzo di 12 anni, venne attaccato e ucciso da un alligatore, mentre si trovava presso il Florida’s Dead River.
Marzo 2002: una tigre bianca del Bengala attacca Roy Horn del duo Siegfried & Roy, durante il loro spettacolo al Mirage Hotel and Casino di Las Vegas
Giugno 2001: Phil Bronstein, del San Francisco Chronicle, marito di Sharon Stone, venne morso da un varano durante un giro presso il Los Angeles Zoo.
VIDEO
http://www.haisentito.it/articolo/animali-attaccano-l-uomo-video-e-foto-spaventose/21955/ 
 
GEA PRESS
6 MAGGIO 2013
 
Squillace (CZ) – Cane bruciato nel futuro cimitero – Sparito poco dopo, forse illecitamente smaltito
L'associazione Anima Randagia: denunceremo tutto e chiederemo di sapere come è avvenuto lo smaltimento

 
La voce circolata riporta che il povero cane sia stato seppellito in loco. Di certo, sabato scorso, è stato trovato ancora avvolto dal fumo delle fiamme che lo  hanno avvilito. Il tutto è avvenuto a Squillace, in provincia di Catanzaro. L’area dovrebbe essere quella del futuro cimitero.  Di fatto, riferisce Francesca Console, presidente dell’associazione Anima Randagia, un cumulo di rifiuti e macerie. Sabato, nel mezzo di quei cumuli, fumavano i resti del cane marrò. Forse un meticcio di media taglia.
Immagini raccapriccianti, lasciate alla luce del sole in tutta la loro drammaticità. Un affronto al vivere civile, oltre che un pericolo per l’igiene pubblica. Questo anche nel caso al povero animale sia stato dato fuoco già da morto e non, invece, per un crudele gioco di sadismo. A questo, però, i volontari di Anima Randagia, non vogliono pensare.
L’associazione sporgerà denuncia contro ignoti, ma quello che i volontari vogliono ora sapere è come sia stato smaltito il cane. Se corrisponde al vero che qualcuno, pervenuta la lamentela, si sia recato in loco scavando una fossa e facendo così sparire i resti fumanti del cane. Nel caso, un nuovo illecito.
“Informeremo  tutti gli organi competenti – dichiara a GeaPress Francesca Console -  formulando regolare denuncia soprattutto nei confronti di chi ha omesso lo svolgimento della regolare procedura da attuarsi in questi casi“.
Eppure nella zona di Squillace, riferiscono sempre gli animalisti,  sono già avvenuti maltrattamenti come nel caso degli avvelenamenti dei cani randagi. L’eventuale smaltimento illecito del corpo del cane, aggraverebbe, cioè, un quadro già non particolamente felice.
“Quanto è avvenuto – conclude Francesca Console – è inammissibile, vergognoso e riprovevole. Di certo non ci scorderemo di  questa ennesima storia di crudeltà verso gli animali“.
 
GEA PRESS
6 MAGGIO 2013
 
Casaluce (CE) – Spara ad un cane in strada, ferendolo gravemente
Nel salvataggio dell'animale in prima linea i volontari della Lega Nazionale per la Difesa del Cane di Aversa.
 
Il gravissimo episodio di violenza contro un animale indifeso avvenuto a Casaluce, nel casertano, dove un anziano avrebbe sparato un colpo di pistola ad un cagnolino in strada, ha visto ancora una volta in prima linea la sezione di Aversa della Lega Nazionale per la Difesa del Cane diretta dalla Presidente Emma Gatto.
Secondo quanto riportato nel comunicato della Lega Difesa del Cane, il cagnolino avrebbe addirittura cercato ricovero presso una bambina appena uscita da scuola.
Del piccolo animale si sta ora occupando la Lega del Cane di Aversa che a tutt’oggi prosegue con le cure del caso. L’Associazione auspica un’adozione idonea in famiglia.
“Sono troppi gli animali maltrattati con ferocia inaudita – afferma Emma Gatto Presidente della sezione di Aversa – Simili episodi rappresentano un gravissimo indice di quanta intolleranza vi sia ancora nei confronti degli stessi e di come ancora si neghi loro la natura di esseri senzienti”.
Secondo Piera Rosati, direttore dell’Ufficio Comunicazione e Sviluppo della Lega Difesa del Cane, vi sono milioni di animali domestici e milioni di persone che li rispettano e ne hanno adeguata cura. Purtroppo, però, esiste anche una notevole quantità di gente irresponsabile e crudele, che perpetra ai danni di tante povere creature crimini di inaudita ferocia.
L’invito della Lega Nazionale Difesa del Cane è quello di denunciare sempre gli episodi di maltrattamento dei quali si viene a conoscenza. Alle istituzioni nazionali e locali, ma anche ai singoli cittadini, la Lega Difesa del Cane chiede di fare prevenzione. Questo, spiega  Piera Rosati, “soprattutto attraverso alcuni comportamenti responsabili: la sterilizzazione di cani e gatti, evitare di acquistare animali, scegliendo invece l’adozione di un animale abbandonato o che vive in un canile, anche se adulto o bisognoso di cure”.
 
GEA PRESS
6 MAGGIO 2013
 
Calvisano (BS) – I cuccioli a martellate. La FOTOGALLERY dell’orrore
I due denunciati sarebbero Operatori Faunistici della Provincia. Da indagare, ancora, la possibilità del rimborso sui poveri animali
 
Una femmina che stava allattando, otto cuccioli probabilmente finiti a martellate ed un maschio  ancora nella trappola. Questo il “carniere” per ora solo imputato ai due presunti bracconieri denunciati nei giorni scorsi a Calvisano, in provincia di Brescia.
L’intervento, come è noto, è scaturito nel corso delle operazioni di controllo del territorio eseguite dalle Guardie dell’ANPANA. Un lavoro, a quanto pare, durato parecchio tempo e concluso grazie all’intervento del Corpo Forestale dello Stato.
Sulla vicenda, però, si aggiungono nuovi particolari. I due denunciati per i reati di bracconaggio, secondo indiscrezioni pervenute, sarebbero non solo cacciatori con regolare licenza di caccia ma addirittura Operatori Faunistici della Provincia.
Secondo il comunicato del Corpo Forestale, sarebbero stati trovati proprio mentre armeggiavano con le trappole.  L’ipotesi che si avanzata tra gli inquirenti  è tutta collegata al mistero di quei nove corpi conservati nel congelatore. In provincia di Brescia, la caccia alla volpe è consentita con modalità e tempi tutti ricadenti all’interno della stagione venatoria. Oltre il 31 gennaio, vige il divieto. Nel periodo antecedente, però, non dovrebbero esserci cucciolate di volpe.
Perchè i due avevano conservato i corpi di quei poveri animali?
Nulla ancora è possibile collegare alla specifica vicenda, ma non è un mistero per nessuno che gli Ambiti Territoriali di Caccia pagano, con soldi pubblici, per  le volpi consegnate. Circa 36 euro per ogni animale ammazzato.  Gli uffici dovrebbero poi verificare l’eta dell’animale, anche perchè i cacciatori autorizzati operano nei periodi nei quali non vi sono cucciolate.
Ad ogni modo, per i due cacciatori bresciani grava ora la denuncia di bracconaggio. Forse non potranno più essere Operatori Faunistici, ma sulla possibilità di continuare ad  andare a caccia, è tutto un altro discorso. Salvo superiore intervento dell’Autorità di Polizia, non esiste un immediato ritiro del porto d’armi uso caccia. Anzi, i tempi si potrebbero prospettare niente affatto brevi.
Circa la dinamica dei fatti, l’ipotesi ritenuta più probabile è che le volpi trovate facessero parte di una stessa famiglia. Uccisa a fucilate la femmina in fase di allattamento (così avrebbe confermato l’Istituto Zooprofilattico) ed il maschio con la trappola, l’attenzione potrebbe essersi indirizzata verso i cuccioli. Per loro, infatti, potrebbero essere servite le tagliole. Disposte nei pressi della tana, fino all’aggancio con  la zampa. Poi, tramite una catena legata al crudele arnese, il cucciolo viene tirato via ed ucciso a martellate. I danni riscontrati dall’Istituto Zooprofilattico per i volpacchiotti nel congelatore, sembrerebbero essere compatibili con tale dinamica.
Oltre a quanto rinvenuto nel corso della perquisizione domiciliare, tra cui avifauna protetta uccisa, vi è anche quanto sequestrato nell’automobile posteggiata nei pressi del casolare al momento dell’intervento delle Guardie dell’ANPANA. Al suo interno, infatti,  sarebbe  stata rinvenuta una scatola di cartucce, una sacca con tagliole e lacci-cappio in metallo, un coltello, una tenaglia ed un grosso martello (vedi FOTOGALLERY). Trovati, inoltre, due fucili calibro 12, oltre a quello appartenente ad un parente e rinvenuto al momento della perquisizione domiciliare.
Ad ogni modo, si vocifera in ambiente protezionista ed a prescidnere da ipotetici collegamenti con i due, fa quantomeno riflettere che, con soldi pubblici, si provvede ad armare e rimborsare dei cacciatori arrivando a pagare 36 euro per ogni volpe uccisa. Si tratta, sottolineano dall’ANPANA, di un animale appartenente alla fauna autoctona e che svolge un importante ruolo di predatore. Coincidente, in alcuni casi, con le prede dei cacciatori.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/caccia/calvisano-bs-i-cuccioli-a-martellate-la-fotogallery-dellorrore/44485
 
GEA PRESS
6 MAGGIO 2013
 
FOSSATO DI VICO (PG) – Maxi sequestro di cavalli operato dal Corpo Forestale dello Stato – Il VIDEO e la FOTOGALLERY del salvataggio
Tetto in eternit e ferite forse mai curate – 34 cavalli trasferiti nelle strutture della Forestale
 
Il lieto fine per i trentaquattro cavalli  è arrivato grazie agli uomini del Comando Stazione Forestale di Gualdo Tadino e ai Medici Veterinari della ASL Umbria 1 che, congiuntamente, hanno ispezionato le strutture di un allevamento equino nel Comune di Fossato di Vico (PG).
Controlli a quanto pare ripetuti nel tempo e che avrebbero condotto a formulare le ipotesi di maltrattamento. Le strutture adibite al ricovero degli animali sarebbero risultate in condizioni strutturali e manutentive non adeguate all’allevamento di equidi.
Diverse le situazioni segnalate dal Corpo Forestale. Divisori dei box in pannelli di legno deteriorati e   pericolose sporgenze ad angolo vivo. Poi la copertura in eternit, rotta in più punti, e l’illuminazione non  adeguata.  Le tubazioni della struttura si sarebbero inoltre presentate danneggiate con conseguente perdita e ristagno di acqua mista a deiezioni. Non solo deiezioni, comunque.  Ingenti cumuli di materiali non pertinenti all’allevamento sarebbero stati trovati in quantità tale da ipotizzare la compromissione della vivibilità   dei cavalli ospitati.
In tutto 34 animali tra individui adulti, fattrici e puledri. Secondo la Forestale ci sarebbero state le condizioni   di sofferenza determinate da carenze nutrizionali protratte nel tempo. In particolare, alcuni puledri affetti da rachitismo e da problemi all’apparato respiratorio. Un cavallo, poi, aveva una evidente lacerazione alla zampa anteriore destra.  Un cheloide, sempre secondo la Forestale, ovvero una  ferita sempre  aperta, tanto da fare supporre di non essere mai stata curata. Poi una fattrice, con al seguito il puledro di 20 giorni, affetta da zoppia sia all’anteriore che al posteriore destro.
Il  Magistrato titolare delle indagini e il GIP del Tribunale di Perugia, accogliendo le ipotesi investigative della Forestale e in considerazione della paventata incapacità del titolare di avere cura degli animali,  ha disposto per tutti i 34 animali  la misura cautelare del sequestro.
Il legale rappresentante dell’allevamento è stato deferito all’Autorità Giudiziaria per il reato di maltrattamento di animali, di cui all’art. 544 ter c.p.
I cavalli sono ora tutti  presi in affido dal Corpo Forestale dello Stato e trasportati presso le strutture degli Uffici Territoriali per la Biodiversità della Toscana e Veneto. L’operazione di trasferimento dei cavalli, è stata possibile grazie ad una task force della Forestale composta da unità specializzate provenienti dai Centri di selezione equestre degli Uffici Territoriali per la Biodiversità di Follonica, Siena, Pieve Santo Stefano e Belluno e da personale medico-veterinario della ASL Umbria1, che ha curato anche tutti gli aspetti legati alla certificazione sanitaria degli animali per consentirne lo spostamento.
L’attività che si è appena conclusa si inserisce nell’ambito di una campagna di controlli svolti dal Corpo Forestale dello Stato sul contrasto dei reati perpetrati in danno agli animali, che vanno dal maltrattamento al traffico illecito di cuccioli.
VEDI FOTOGALLERY E VIDEO
http://www.geapress.org/m/fossato-del-vico-pg-maxi-sequestro-di-cavalli-operato-dal-corpo-forestale-dello-stato-il-video-e-la-fotogallery-del-salvataggio/44477
 
VIVERE ANCONA
6 MAGGIO 2013
 
Le polpette avvelenate arrivano anche ad Ancona, nel mirino cani e gatti

Laura Rotoloni

 
Dopo l'episodio di Agugliano, tornano anche ad Ancona nel mirino cani e gatti. Questa volta scenario del tentato avvelenamento é stato il parco tra le Grazie e Tavernelle.
Un potente veleno per lumache, quello con cui avrebbero farcito le polpette lasciate abbandonate al parco del Verbena tra le Grazie e Tavernelle. E mentre si attende l'esito più preciso da parte dell'Asur, i vigili urbani si sono già messi all'opera per ripristinare la normale situazione, dopo l'allarme di un cittadino.Circa una 50ina, al momento, le polpette avvelenate rinvenute nella zona, un'esca letale per cani e gatti, lasciata tra sabato e domenica. E ora mentre si cerca di fare luce sul caso, di fatto é evidente che torna l'allerta per i padroni ed amici a quattro zampe anche ad Ancona.
 
CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
6 MAGGIO 2013
 
Cani e gatti «deportati» in un furgone Liberati cinquanta cuccioli a Caserta
Senza aria né acqua gli animali erano destinati  ad adozioni nelle regioni del Nord Italia

  
CASERTA – In un furgone senza aria e acqua ammassati in piccole gabbie fuori misura. Viaggiavano così 50 tra cani e gatti liberati dalle guardie zoofile di Caserta che hanno intercettato e fermato un furgone che viaggiava sull’autostrada A1 in direzione Roma. Un trasporto non autorizzato, in cui sette cuccioli sono risultati affetti da gastroenterite.
L'ALTA TEMPERATURA - Con una temperatura esterna d 30 gradi centigradi e senza sistema di aerazione o feritoie per il ricircolo dell’aria, gli animali, che avrebbero dovuto viaggiare molte ore per raggiungere Milano, Torino Alessandria, erano sottoposti ad una temperatura insopportabile senza neppure ciotole o recipienti per l’abbeveraggio.
La protezione animali ha dirottato il carico verso la stazione di polizia stradale di Caianello per rifocillare gli animali e procedere al sequestro probatorio del furgone e di tutti gli animali, oltre a procedere con una denuncia per maltrattamento ai due conducenti del mezzo. Sono in corso ulteriori indagini per identificare gli autori dell’affido degli animali, in quanto responsabili in concorso di maltrattamento.
 
NEL CUORE.ORG
6 MAGGIO 2013
 
CASERTA, 50 GATTI E CANI STIPATI IN UN FURGONE SENZ'ARIA E ACQUA
Il blitz dell'Oipa. Gli animali destinati al Nord
 
Cinquanta cani e gatti stipati in un furgone. Dopo una serie di segnalazioni, sabato scorso, le guardie zoofile Oipa Caserta lo hanno intercettato e fermato mentre viaggiava sull'autostrada A1 in direzione Roma e trasportava, senza autorizzazione, animali diretti verso le regioni del nord Italia.
Gli animali, di varie dimensioni, tra cui sette cuccioli di cui alcuni affetti da gastroenterite, erano costretti a stare in 29 trasportini e gabbie angusti e non adatti alle loro dimensioni, accatastati uno sull'altro, tanto che gli escrementi delle bestiole nelle gabbie sovrastanti cadevano su quelle sottostanti. Dal momento che la temperatura esterna raggiungeva i 30 gradi e il furgone era totalmente privo di aerazione, feritoie per il ricircolo dell'aria e climatizzazione, gli animali, che avrebbero dovuto viaggiare molte ore per raggiungere Milano, Torino e Alessandria, erano obbligati a resister e a condizioni insopportabili. E non solo: non sono state trovate neanche ciotole o recipienti per l'abbeveraggio.
Le guardie zoofile Oipa Caserta hanno deciso di portare il furgone nella sezione distaccata della Postrada di Caianello per rifocillare gli animali e far scattare il sequestro probatorio del furgone e di tutti gli animali, oltre ad una denuncia per maltrattamento ai due conducenti del mezzo. Sono in corso ulteriori indagini per identificare gli autori dell'affido degli animali, in quanto responsabili in concorso di maltrattamento.
Cani e gatti sono stati affidati in custodia giudiziaria ad una struttura adeguata ed è stata avviata la procedura di affido giudiziario agli aventi diritti per i cuccioli affetti da gastroenterite o sospetti tali.
"Riteniamo vergognoso che associazioni locali, con la pretesa di salvarli, mettano in mano cani e gatti a persone senza scrupoli che organizzano veri e proprio viaggi da incubo, in cui i più deboli o malati rischiano la vita, per lucrare sulla loro pelle – sottolinea Marco Caterino, coordinatore del nucleo di guardie zoofile Oipa di Caserta e provincia –. Le modalità per dare in adozioni cani e gatti che vivono in realtà molto difficili, come quella del casertano, non possono essere queste: gli animali devono viaggiare solo dopo aver effettuato tutti i controlli veterinari necessari e in condizioni idonee per rispettarne il benessere e le caratteristiche etologiche. L'Oipa sta contattando in queste ore le famiglie affidatarie per assicurare che, non appena verrà disposto il dissequestro, si farà carico del trasporto degli animali a destinazione".
 
CASERTA NEWS
8 MAGGIO 2013
 
Sequestrati 50 cani e gatti stipati in un furgone senza aria né acqua
 
CASERTA - A seguito di una serie di segnalazioni sabato 4 maggio le guardie zoofile OIPA Caserta hanno intercettato e fermato un furgone che viaggiava sull'autostrada A1 direzione Roma e trasportava, privo di autorizzazione, animali diretti verso le regioni del nord Italia. Gli animali, 50 tra cani e gatti di varie dimensioni, tra cui 7 cuccioli di cui alcuni affetti da gastroenterite, erano stipati in 29 trasportini e gabbie angusti e non adatti alle loro dimensioni, accatastati uno sull'altro, tanto che gli escrementi degli animali rinchiusi nelle gabbie sovrastanti cadevano su quelle sottostanti. Dal momento che la temperatura esterna raggiungeva i 30 gradi e il furgone era totalmente privo di aerazione, feritoie per il ricircolo dell'aria e climatizzazione, gli animali, che avrebbero dovuto viaggiare molte or e per raggiungere Milano, Torino Alessandria, erano sottoposti ad una temperatura insopportabile. Inoltre non sono state rinvenute ciotole o recipienti per l'abbeveraggio. Le guardie zoofile OIPA Caserta hanno disposto il trasferimento del furgone presso la sezione distaccata della Polizia Stradale di Caianello per rifocillare gli animali e procedere al sequestro probatorio del furgone e di tutti gli animali, oltre a procedere con una denuncia per maltrattamento ai due conducenti del mezzo. Sono in corso ulteriori indagini per identificare gli autori dell'affido degli animali, in quanto responsabili in concorso di maltrattamento.
Gli animali sono stati affidati in custodia giudiziaria ad una struttura adeguata ed è stata avviata la procedura di affido giudiziario agli aventi diritti per i cuccioli affetti da gastroenterite o sospetti tali.
"Riteniamo vergognoso che associazioni locali, con la pretesa di salvarli, mettano in mano cani e gatti a persone senza scru poli che organizzano veri e proprio viaggi da incubo, in cui i più de boli o malati rischiano la vita, per lucrare sulla loro pelle – sottolinea Marco Caterino, Coordinatore del nucleo di Guardie zoofile OIPA di Caserta e provincia – Le modalità per dare in adozioni cani e gatti che vivono in realtà molto difficili, come quella del casertano, non possono essere queste: gli animali devono viaggiare solo dopo aver effettuato tutti i controlli veterinari necessari e in condizioni idonee per rispettarne il benessere e le caratteristiche etologiche. L'OIPA sta contattando in queste ore le famiglie affidatarie per assicurare che, non appena verrà disposto il dissequestro, si farà carico del trasporto degli animali a destinazione".
 
LA REPUBBLICA
8 MAGGIO 2013
 
Cinquanta cani e gatti in un furgone verso Nord, interviene l’Oipa
 
Trentanove cani e undici gatti stipati all’interno di un furgone soffocante, spaventati e disidratati, sono stati intercettati in autostrada  dalle guardie zoofile dell’Oipa di Caserta , che hanno bloccato il veicolo nei pressi di Caianello. E’ il 4 maggio, il mezzo giunge vuoto da Roma e i cinquanta animali, alcuni dei quali cuccioli affetti da gastroenterite, arrivano all’appuntamento in una piazzola poco oltre il casello in direzione Capua, portati da una serie di persone provenienti da Napoli, Caserta e zone limitrofe. Vengono tutti caricati sul furgone, che si dirige verso Nord. “Indagavamo su questo movimento da circa un mese,” spiega Marco Caterino, Coordinatore del nucleo di Guardie zoofile OIPA di Caserta e provincia, impegn ate sul territorio con delega della Procura in merito di adozioni, spostamenti, maltrattamenti di animali, ma pure attive contro discariche abusive, movimentazioni irregolari di eternit. “Immaginavamo che il furgone sarebbe partito dal Punto Blu di Caserta Sud, invece non c’era. Abbiamo girato fino a individuarlo a Pastorano. Osservate le operazioni di carico delle gabbie li abbiamo lasciati ripartire. Dopo averli seguiti per un tratto li abbiamo fermati.” Chiusi fra sbarre e trasportini anche a due o tre insieme, gli animali mostravano condizioni di notevole sofferenza. Chi era disposto sul pianale era coperto da urina e dissenteria dei compagni collocati sopra. I cani, tutti meticci, erano dotati di microchip, i gatti no (non esiste anagrafe felina obbligatoria).
Avrebbero dovuto proseguire il viaggio verso le dimore di presunti adottanti a Roma, Genova, Bologna, Padova, Chioggia: la staffetta prevedeva inoltre numerosi scambi per la strada e, sembra, l’acquisizione di altri animali lungo il tragitto, che sarebbe terminato a Trento. Salvo poi oltrepassare le frontiere con i paesi confinanti.
Il furgone è stato subito trasferito dalle guardie zoofilepresso la sezione distaccata della Polizia Stradale di Caianello per offrire ai passeggeri i primi soccorsi e procedere al sequestro probatorio di mezzo e occupanti, e i conducenti sono stati denunciati per maltrattamento animale.
Assegnati al momento in custodia giudiziaria presso un’adeguata struttura, cani e gatti saranno a breve sottoposti alla procedura di affido aperta agli aventi diritto. Mentre ulteriori indagini si concentrano su coloro che hanno affidato gli animali al discutibile viaggio, passibili di concorso in maltrattamento, verranno eseguiti pre affidi e verifiche del caso in primo luogo presso i destinatari che li avrebbero accolti.
Concepite come generosa mobilitazione di volontari per favorire in emergenza  l’adozione di randagi soprattutto dalle regioni meridionali verso quelle settentrionali, le staffette si sono trasformate negli anni in una movimentazione intensissima e incontrollabile. Scambi in prossimità dei caselli con perfetti sconosciuti, animali smarriti, sedati, scomparsi. Senza nulla togliere a chi impieghi il suo tempo libero e le risorse personali per accompagnare un singolo animale nella sua nuova casa e ne controlli, con l’occasione, i termini di accoglienza, per le nostre strade circola di fatto un numero eccezionale di affollati carichi viventi. Lo spostamento di randagi da una regione all’altra è un tema dibattuto e diversamente affrontato dalle normative locali, nell’attuare la legge quadro nazionale 281/91. In ogni caso, accade purtroppo che gravi situazioni territoriali e pesanti mancanze nelle politiche di sterilizzazione inducono ad adoprarsi per sistemare gli animali lontano dalle zone d’origine. Ma gli spostamenti incauti e indiscriminati destano preoccupazione almeno quanto le più disastrose situazioni in canile. Spesso in buona fede, spesso no, si avviano migliaia individui a passaggi di mano in mano illogici, pericolosi e costosi: lo stesso denaro potrebbe essere investito per migliorare le condizioni delle aree di provenienza. Senza considerare che spesso la destinazione ultima non è italiana, ma alla fine di lungo girovagare gli animali
varcano i confini con diversi paesi del Nord Europa  dove perlopiù le loro tracce si perdono nel nulla.
FOTO VIDEO LASCIATE UN COMMENTO
http://richiamo-della-foresta.blogautore.repubblica.it/2013/05/08/cinquanta-cani-e-gatti-in-un-furgone-verso-nord-interviene-loipa/  
 
NEL CUORE.ORG
6 MAGGIO 2013
 
ROMA, DENUNCIATA MENDICANTE CHE TENEVA PAPPAGALLINI MUTILATI
La donna fermata a Fontana di Trevi
 
Blitz delle guardie zoofile dell'Enpa di Roma contro lo sfruttamento di animali per l'accattonaggio. Questa volta gli agenti dell'associazione animalista sono intervenuti a Fontana di Trevi, nel cuore di Roma, dove da diversi giorni una donna chiedeva soldi facendo esibire due piccoli pappagallini ondulati. Successivamente al sequestro degli animaletti, questi sono stati sottoposti ad un controllo veterinario, durante il quale è emerso il taglio delle penne remiganti per impedirne il volo. Gli agenti hanno così denunciato la donna all'autorità giudiziaria per maltrattamento di animali e ora rischia fino a 18 mesi di reclusione.
La pratica dell'accattonaggio con bestiole nel Comune di Roma è vietata dal 1997 da un'ordinanza: un divieto poi recepito dal regolamento comunale approvato nel 2005. ''I poveri animali - spiega la nota dell'Enpa - vengono usati per intenerire i passanti, che inconsapevoli di alimentare uno sfruttamento, lasciano la moneta all'aguzzino di turno. Le bestiole, spesso cuccioli di cane e gatto ma anche uccelli, una volta non più funzionali all'accattonaggio, hanno anche un futuro incerto, per questo l'Enpa rivolge un appello ai cittadini affinché non contribuiscano a questa pratica illegale lasciando denaro''. I pappagallini sono ora al sicuro, presi in custodia dalla Protezione animali capitolina.
 
GEA PRESS
6 MAGGIO 2013
 
Marettimo (TP) – Ha l’ala sfigurata da un probabile colpo di fucile. Il Falco Pecchiaiolo, però, vuole continuare la migrazione
Gli esperti della LIPU: probabile un colpo di fucile da caccia, ma così ferito il rapace rischia parecchio.
 
E’ stato osservato ieri nell’isola di Marettimo (TP). Un adulto di Falco pecchiaiolo presentante un’ala distrutta dalla probabile rosa dei pallini da caccia (nella foto di Giovanni Cumbo).
Nel corso delle migrazioni, specie nello Stretto di Messina, capita ancora di vedere gli scampati dal colpo di fucile. Nello stato di quello osservato ieri nelle Egadi, però, è difficile immaginare che la vita possa proseguire. Al povero rapace, infatti, mancano tutte le penne dell’ala destra, escluse le sei “primarie” esterne. Un assetto di volo molto difficile da mantenere, oltre al fatto che non può escludersi che alcuni pallini siano entrati  nel corpo del povero animale.
Ad osservare il Falco pecchiaiolo sono stati gli esperti della LIPU che stanno monitorando il fenomeno migratorio fin dai primi approdi della costa siciliana. Il mistero, infatti, è dove sia stato colpito l’animale. L’isola di Marettimo non è nota per questo fenomeno ma è altresì uno dei primi lembi della Sicilia che i rapaci si trovano innanzi una volta avere abbandonato la costa del nord Africa. Qui, il promontorio prescelto, è in genere quello di Capo Bon, in Tunisia. Appare però difficile che un animale ridotto in quello stato possa avere attraversato il canale di Sicilia. Forse uno sbandato, che dalla costa siciliana, una volta colpito all’ala, è stato spinto dai venti fi no a Marettimo.
Comunque sia andata, ancora una conferma di come l’attenzione dei bracconieri nei confronti dei rapaci non sia affatto cessata. In questi giorni i protezionisti della LIPU e del CABS stanno presidiando il versante calabrese dello Stretto di Messina, mentre gruppi di esperti della LIPU sono sistemati lungo le rotte della migrazione che comprendono la costa settentrionale della Sicilia, oltre che l’isola di Ustica e le Eolie. Chissà se verrà osservato il povero Pecchiaiolo di Marettimo.  Di certo con quasi l’intera ala amputata non sarà difficile individuarlo.
 
NEL CUORE.ORG
6 MAGGIO 2013
 
GORIZIA, PROTESTA DEGLI ANIMALISTI: STOP ALLO STERMINIO DEI CINGHIALI
Lettere alla Provincia: "Misura senza senso"
 
In un anno 502 cinghiali uccisi nella provincia di Gorizia. Ne dà conto Il Piccolo. E gli animalisti sono partiti all'attacco con una serie di mail inviate alla redazione del giornale friulano, ma soprattutto al presidente della Provincia Enrico Gherghetta e all'assessore all'Ambiente Mara Cernic. L'obiettivo? Fermare l'abbattimento degli ungulati e, in particolare, la determinazione provinciale numero 649 intitolata così: "Attuazione dei provvedimenti di deroga per il prelievo di esemplari di cinghiali (Sus scrofa). Seconda fase di intervento". Insomma, è stata data l'autorizzazione al prelievo di 50 esemplari di cinghiali nel territorio delle riserve di caccia comprese nei Comuni di Medea, Farra, Dolegna, Gorizia, Cormo ns, San Floriano, Mossa, San Lorenzo, Capriva e Gradisca.
L'amministrazione provinciale è preoccupata per l'aumento di avvistamenti di ungulati anche vicino alla casa. Ma gli attivisti insorgono. E c'è chi scrive: "Lo sapevate che esistono da tempo le sterilizzazioni? E' una procedura che si può effettuare al posto di uccidere, ma ovviamente richiede un minimo di organizzazione civile ed un impegno maggiore rispetto a quello di sparare con il fucile premendo un grilletto". Oppure c'è chi definisce "devastante" lo "sterminio dei cinghiali legalizzato dal 'potere' politico". E ancora: "Una misura estrema e senza senso".
 
GEA PRESS
6 MAGGIO 2013
 
Sigillo (PG) – Cavallo imprigionato nel guard rail (FOTO)
Intervento del Corpo Forestale dello Stato – L'importanza del numero delle emergenze 1515
 
Salvato dal Corpo Forestale dello Stato, Comando Stazione di Scheggia e Pascelupo (PG). Per liberarlo è stato però necessario spostare ben 15 metri di guard rail.
Un incidente  che ha dell’incredible. Il cavallo, adagiato su un lato, era di fatto bloccato dallo stesso guard rail, dove sembrava avere inciampato per poi rovinare in terra. Per fortuna escoriazioni non gravi ma all’inizio si era temuto il peggio. Dalle zampe, infatti, il povero cavallo sanguinava copiosamente e nulla poteva dirsi sullo stato degli arti.
Ad avvisare il personale  del Corpo Forestale è stato un operaio della Comunità Montana il quale, percorrendo la strada provinciale 244 che conduce al Monte Cucco, si è accorto della grave situazione nella quale riversava il cavallo.
In località “La Valletta”, nel territorio comunale di Sigillo, è così arrivato il Corpo Forestale ed il Medico Veterinario dell’azienda agricola proprietaria dell’animale. Gli arti erano di fatto bloccati tra le barriere di contenimento. Lo smontaggio del guard rail da parte della pattuglia forestale, ha così consentito di rimettere in piedi il cavallo, mentre il Medico Veterinario ha eseguito le prime cure del caso. L’animale è stato poi trasferito nella stalla dell’azienda agricola.
La Forestale sottolinea l’utilità del numero delle emergenze ambientali 1515 e le tempestive ed utili segnalazioni che provengono da parte dei cittadini.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/animali-in-emergenza/sigillo-pg-cavallo-imprigionato-nel-guard-rail-foto/44452
 
LA SENTINELLA
6 MAGGIO 2013
 
Rivarolo, due vitelli morti all’incrocio

Nilima Agnese

 
RIVAROLO (TO) - Giallo sui due vitellini morti comparsi sabato mattina all'incrocio tra via Le Maire e viale Losego. Gli animali, nati da appena quattro giorni, avevano ancora attaccato parte del cordone ombelicale. I primi a fare la macabra scoperta sono stati i ragazzi delle medie che una volta usciti da scuola hanno visto una massa informe sull'asfalto. Subito hanno pensato che fossero dei cani di grossa taglia, investiti da qualche auto, ma una volta sul posto carabinieri e polizia municipale si sono trovati davanti i due piccoli bovini da latte. Rigidi e freddi, cosa che ne farebbe risalire il decesso almeno al giorno precedente. Per quale motivo le bestie siano state scaricate nel centro della città rimane un mistero. I militari no n escludono che si sia trattato di uno scherzo di pessimo gusto anche se è più probabile che i due capi siano caduti da qualche trattore. Impossibile risalire al proprietario visto che non hanno il tagliando di riconoscimento attaccato all'orecchio. Due fantasmi, dato che gli animali non sembrano essere segnati nemmeno nell'anagrafe degli allevatori. Ipotizzando che le due bestie siano morte durante il parto, rimane difficile però capire per quale motivo il proprietario non abbia chiamato il numero che si occupa del recupero degli animali deceduti. Un servizio per cui gli allevatori versano una quota annuale e quindi sarebbe stato praticamente gratuito. L'unica conseguenza sarebbe stata la successiva visita dei veterinari dell'Asl, per escludere la presenza di malattie contagiose nella carne degli altri animali. Secondo una prima ricostruzione si tratterebbe di una stalla non registrata o di un proprietario che opera al di fuori delle norme, che non potendo utilizzare i canali ufficiali ha deciso di fare a modo suo. Probabilmente il proprietario degli animali si è accorto che le bestie erano scivolate giù dal tamagnone, ma non poteva fermarsi per andare a raccoglierle. In pochi minuti davanti agli animali si era radunata una piccola folla e tornare indietro sarebbe stato come ammettere la propria colpevolezza. Stando al racconto dei testimoni, il trattore avrebbe perso gli animali attorno a mezzo giorno, perchè prima, giura uno studente, sull'asfalto non c'era nulla.
 
GEA PRESS
6 MAGGIO 2013
 
Sassuolo (MO) – Bloccato dalla città, il capriolo si accasa nel Palazzo Ducale (FOTO)
Intervento del Centro il Pettirosso e della Polizia Municipale.

  
Il Palazzo Ducale di Sassuolo (MO) che guarda verso l’appennino ed i filari di case della periferia orientale. Poi gli insediamenti lungo la sponda del fiume Secchia. Una freccia verde, quella del Palazzo Ducale che punta nel bel mezzo dei camminamenti dei caprioli. Che colpa ha il grazioso ungulato, se nel frattempo la città è cresciuta?
In questo periodo i giovani si spostano in cerca di un territorio e non possono sapere, nel loro girovagare notturno, delle vie dell’uomo.
Questo deve essere successo alla giovane femmina che questa mattina, intorno alle 8.00, è stata notata dal personale del Palazzo Ducale. Quasi un puntino nell’immensità dello straordinario monumento. A due passi dalla Peschiera ma anche da altri salti, come si addice alla nota abilità del cosiddetto “folletto dei boschi”. Un animale, quello rimasto bloccato stamani a Sassuolo, perfettamente in salute e per questo da trattare con tutte le dovute precauzioni per evitare repentine quanto pericolose fughe.
Ad occuparsi di lei sono stati gli esperti del Centro il Pettirosso di Modena, reduci dal recupero di altri quattro caprioli avvenuto sempre nel modenese.
Grazie alla guida del personale del Palazzo Ducale, i volontari del Centro il Pettirosso hanno così lentamente accerchiato la capriola, avendo cura di non farsi notare. Il pericolo non era tanto il salto nella Peschiera quanto quelli di ben altri substrati che avrebbero potuto facilmente compromettere la delicata struttura ossea del capriolo.
Due volontari hanno pertanto raggiunto alle spalle il giovane animale ed al momento opportuno hanno lanciato la rete che ha immobilizzato il “folletto dei boschi”. Il tutto in totale sicurezza.
Grazie alla collaborazione della  Polizia Municipale la capriola è stata trasportata in un posto idoneo alla liberazione. Ad attenderla c’era un altro animale, anch’esso recuperato a seguito delle peregrinazioni notturne. Entrambi, grazie all’impegno dei volontari, hanno ora riaquistato la liberta.
 
IL PICCOLO
6 MAGGIO 2013
 
Trofei di caccia, il cinghiale è il selvatico più abbattuto
 
TRIESTE - Si è tenuta a Jamiano, in provincia di Gorizia, la tradizionale mostra dei trofei degli ungulati (capriolo, cinghiale e camoscio) abbattuti dai cacciatori soci delle dodici riserve di caccia della provincia triestina del 13° Distretto “Carso”. Il prelievo venatorio avviene tramite il metodo della selezione e si è attestato per l’anno trascorso attorno ai 1000 capi, in media circa 10 – 12 ungulati per 100 ettari di superficie. Va evidenziato come tanti selvatici abbiano trovato nel corso del 2012 la morte investiti da automezzi, spesso inseguiti da cani non tenuti al laccio come la Legge prescrive. La rassegna dei capi abbattuti è un momento di trasparenza rivolto alle amministrazioni pubbliche riguardo la gestione del patrimonio faunistico territoriale. In concomitanza con la mostra, viene pubblicato il catalogo degli ungulati prelevati durante la stagione venatoria, con tutti i dati biometrici di ogni esemplare abbattuto, suddiviso per specie e riserva di caccia, con i diagrammi corrispondenti a densità di prelievo, proporzione degli abbattimenti per classi di sesso e età. Per quel che riguarda i cinghiali, ne sono stati abbattuti 710 rispettando i piani previsti dalla Regione che ha competenza in materia. Per fronteggiare e prevenire i danni inferti all’agricoltura da questi selvatici, l’ente ha ampliato il piano di prelievo per un totale complessivo di 742 capi. Sono state le riserve di Basovizza e Opicina a prelevare il maggior numero di cinghiali (330); dai dati degli abbattimenti si evince che la loro presenza interessa soprattutto la parte est della provincia, da Prosecco a Muggia, con 576 animali abbattuti, mentre sono 134 i cingh iali prelevati dalle riserve a ovest. Va evidenziato come dai 28 capi prelevati nell’annata di caccia 1989-90, si sia passati agli oltre 700 dell’ ultima annata. Per i caprioli gli abbattimenti sono stati 331 rispetto i 360 dell’annata precedente. Sulle ipotetiche cause della diminuzione, la Federcaccia presume che la consistente presenza del cinghiale causi disturbo e predazione dei piccoli. Una concausa potrebbe derivare dalla riduzione del territorio idoneo alla fauna selvatica dovuto all’urbanizzazione e alla parcellizzazione causata dalle numerose recinzioni. In provincia di Trieste sono stati prelevati anche cinque camosci nella riserva di caccia duinense; la popolazione complessiva di questa specie, in espansione territoriale, è di un centinaio di capi presenti pure nelle riserve vicine della provincia di Gorizia.
 
IL PICCOLO
6 MAGGIO 2013
 
Animalisti mobilitati: non sterminate i cinghiali
 
di Francesco Fain
 
CORMONS (GO) Un autentico “bombardamento” di mail. Nonostante fosse domenica, la giornata di ieri ha registrato una quantità industriale di corrispondenza al nostro indirizzo di posta elettronica. A scatenarsi gli animalisti che, da tutta Italia, hanno espresso il loro “no” secco all’abbattimento dei cinghiali. Peraltro, risulta che tutte le mail sono state indirizzate anche alla Provincia, sia al presidente Gherghetta che all’assessore all’Ambiente Mara Cernic. Si sono rifatti a un nostro servizio dei giorni scorsi in cui davamo conto che, in un anno, sono stati uccisi in provincia di Gorizia qualcosa come 502 cinghiali. Nella fattispecie: 387 nel distretto Collio, 103 nel distretto del Carso, 12 (questo perchè il cinghiale era sceso in pianura 10 mesi fa) nel distretto Pianura, zero in laguna. A questi numeri va aggiunto quello contenuto nell’ormai “famosa” determinazione della Provincia numero 649. È intitolata “Attuazione del provvedimento di deroga per il prelievo di esemplari di cinghiali (Sus scrofa). Seconda fase d’intervento”. In cosa consiste? Com’è noto, è stata data l’autorizzazione all’esecuzione del prelievo di 50 esemplari di cinghiali nel territorio delle riserve di caccia ricomprese nei Comuni di Medea, Farra, Dolegna, Gorizia, Cormòns, San Floriano, Mossa, San Lorenzo, Capriva e Gradisca. Una decisione per far fronte all’emergenza, visto che sono in costante (e preoccupante) aumento gli avvistamenti di ungulati anche nei pressi delle abitazioni. Ma ecco alcuni passaggi delle mail inviate in redazione. «Lo sapevate che esistono da tempo le sterilizzazioni? È una procedura che si può effettuare al posto di uccidere, ma ovviamente richiede un minimo di organizzazione civile ed un impegno maggiore rispetto a quello di sparare con il fucile premendo un grilletto». C’è chi definisce «devastante» lo «sterminio dei cinghiali legalizzato dal “potere” politico. Invece di tutelare l’ambiente e l’habitat di questi esseri viventi la politica per una convivenza di tutte le specie sul territorio si sceglie di ammazzare». Il file rouge è sempre lo stesso. Si ritengono gli abbattimenti «una misura estrema e senza senso». «Esprimo il mio dissenso - scrive un altro lettore - contro l’abbattimento dei cinghiali che sono costretti a cercare altrove cibo e acqua per la progressiva distruzione dell’habitat naturale del Collio goriziano a causa della coltivazione, soprattutto a vigneto, da parte dei coltivatori locali. Invito dunque ad una maggiore competenza nella gestione del territorio locale, sottoposto a un eccessivo disboscamento, che ha già provocato frane e smottamenti, oltre che problemi agli animali selvatici, che non hanno più spazio per vivere». Secondo altri questi sono problemi «che non si possono certo risolvere con la violenza cieca». Un no su tutta la linea. Ma cosa diranno Coldiretti e Provincia?
 
IL PICCOLO
6 MAGGIO 2013
 
Grate sul canale per aiutare i caprioli
 
Prov. di Gorizia - Non è riuscito a salvarsi il capriolo caduto a Moraro in un canale d’ irrigazione. La presenza dell’animale che cercava disperatamente di risalire le sponde in cemento era stata notata da uno dei responsabili della Riserva faunistico-venatoria del paese che ha allertato immediatamente la Guardia forestale e i vigili del fuoco. I soccorsi, pur tempestivi, alla fine sono risultati inutili, perché il cuore del capriolo ha ceduto a causa degli sforzi fatti nel tentativo di risalita dal canale e ai soccorritori non è restato altro da fare che recuperare la sua carcassa.Non è stato l’unico incidente accaduto nella zona.Si sono verificati altri casi di questo tipo e per fortuna diversi caprioli sono stati salvati in tempo. Rimane alto quindi l’allarme di possibili nuovi incidenti, perché questo fenomeno nel mese di maggio assume proporzioni vistose . I responsabili della Riserva di caccia consapevoli che la presenza del canale è fondamentale per il territorio hanno più volte sollecitato gli enti provinciali ad intraprendere interventi per la salvaguardia degli animali. A venire incontro alle richieste dei cacciatori sono stati i tecnici del concorsio di bonifica che dopo quest’ultimo incidente hanno realizzato un sistema di difesa, posizionando lungo le sponde una corda di acciaio per permettere ai caprioli di non farsi trascinare via dalla corrente con il rischio di annegare o di restare incastrate all’imbocco di un sottopassaggio del canale . In corrispondenza della corda d’acciaio sono state inserite delle grate quadrangolari antiscivolamento per consentire all’animale di aggrapparvisi e tentare la via di fuga dall’acqua .
 
CITTA’ NUOVA
6 MAGGIO 2013
 
Come difendere cani, gatti e furetti dalla filariosi
Questa pericolosa malattia può portare alla morte del nostro amico domestico. Viene trasmessa dalle zanzare e porta alla crescita di larve e vermi nel sangue
 
Tra le malattie subdole e pericolose per gli animali c'è la filariasi, una malattia tradizionalmente presente nel Nord Italia (ma in progressiva diffusione anche nel resto della penisola a temperatura mite, fatta eccezione per le sole zone di alta montagna) che colpisce cani, gatti e furetti.
Il parassita (la filaria) responsabile della malattia è trasmesso dalle zanzare. A seconda del tipo di filaria (la immitis o la repens) inoculato dall’insetto, le larve, diventate vermi adulti nel circolo sanguigno dell’animale, vanno ad insediarsi intorno al cuore o ai polmoni (Dirofilaria immitis) provocando gravi problemi a livello cardio-respiratorio, oppure vanno a localizzarsi nel sottocute (Dirofilaria repens).
Nel primo caso, se l’infestazione è massiccia e la diagnosi tardiva, l’animale può andare incontro a morte, nel secondo caso, invece, il soggetto non è a rischio di vita e la malattia è caratterizzata dalla formazione di noduli cutanei. Tali parassiti possono solo occasionalmente infestare l’uomo, ma non producono malattia grave poiché le larve non sono in grado di maturare nelle forme adulte, spesso, infatti l’andamento è subclinico e addirittura asintomatico.
Nel gatto, invece, esiste anche una malattia indotta dalle forme preadulte di filarie che, morendo precocemente nelle arterie polmonari, inducono una sindrome, denominata H.A.R.D (Heartworm Associated Respiratory Disease), altrettanto grave quanto la forma causata dai parassiti adulti. È caratterizzata da segni radiografici e positività al solo test anticorpale. Tale positività anticorpale nel gatto indica il rischio di sviluppare la sindrome HARD. Il trattamento è sintomatico.
Per quanto riguarda la forma classica i sintomi più comuni si osservano quando il cuore è già fortemente compromesso e sono rappresentati da noduli sottocutanei, scarso appetito, dimagramento, stanchezza, tosse secca soprattutto dopo esercizio fisico, anemia, fino ad arrivare nei casi più gravi ad embolia polmonare, insufficienza cardiaca ed ascite.
Test rapidi, esami ematici, radiografie del torace ed ecografie con particolare attenzione al cuore e ai grossi vasi sanguigni possono essere di aiuto per una diagnosi che dovrebbe essere il più precoce possibile poiché le terapie, anche se efficaci, non sono prive di conseguenze anche gravi per la sopravvivenza dell’animale (come embolie e danni cardiaci permanenti, essendo questi ultimi progressivi e tanto più gravi quanto più tardiva è la diagnosi).
Una volta instaurata la terapia, infatti, è richiesto riposo assoluto per l’animale, per dare la possibilità al corpo di espellere i vermi che, invadendo i grossi vasi ematici (arteria polmonare e vena cava), possono ostruirli inducendo embolie anche fatali. Per tali motivi è bene agire con corrette misure di profilassi: repellenti per zanzare, ma soprattutto farmaci in grado di uccidere le larve prima che inizino la loro migrazione verso il cuore, dopo essersi accertati dell’assenza del parassita adulto nell’organismo da curare.
Tali farmaci (compresse di ivermectina o milbemicina ossima, gocce di selamectin o spot on contenenti un’associazione di imidacloprid e moxidectin) vanno somministrati una volta al mese da aprile a novembre, oppure una sola volta l’anno mediante iniezione sottocutanea di moxidectin.
Al momento non esistono vaccini contro la filariosi. La terapia, invece, è piuttosto complessa non solo per i farmaci da utilizzare: ivermectina per le microfilarie (forme larvali) e derivati arsenicati per quelle adulte (quest’ultimi a volte più pericolosi della stessa malattia), ma anche perché i farmaci vanno dosati in base allo stadio della malattia e allo stato di salute del soggetto. Inoltre, quando la diagnosi è tardiva le filarie producono danni cardiaci spesso irreversibili rendendo l’animale cardiopatico anche dopo la terapia. È quindi auspicabile una precisa ed attenta profilassi per evitare la malattia o un intervento terapeutico precoce per raggiungere una completa guarigione.
 
ALTO ADIGE
6 MAGGIO 2013
 
I cani e lo spirito di gruppo Anche l’uomo deve imparare
I padroni rischiano sempre di imporre una logica antropocentrica nel rapporto con gli animali, commettendo gravi errori nella loro educazione
 
BOLZANO. «I cani hanno una intelligenza sociale assai spiccata e, non penso di azzardare, se affermo che da un punto di vista relazionale superano l'essere umano di molte lunghezze. In fondo sono gli uomini ad abbandonare i cani e non viceversa e questo già dovrebbe farci riflettere». Parola di Roberto Marchesini, fondatore della Siua, Scuola di interazione uomo-animale di Bologna.
«Per il cane - prosegue - il gruppo familiare è una squadra, un solo corpo che deve muoversi all'unisono e per questo motivo il cane è interessato a costruire la massima concertazione. Il cane pertanto è già predisposto a collaborare: ciò significa che pretendere da lui l'obbedienza è di fatto una limitazione rispetto alle grandi potenzialità che il suo etogramma gli rende disponibili. Spesso si sente parlare di dominanza del cane, come se lui veramente considerasse la relazione in termini di potere, ma questo è un antropomorfismo».
Persino il concetto di leadership è errato «se l'applichiamo in modo immedesimativo perché, mentre per l'uomo essere leader vuol dire delegare agli altri il lavoro spicciolo e in ultima analisi essere esonerati dal fare, nel mondo dei cani il leader è quello che si assume qualunque onere e che lavora continuamente per il suo gruppo, non solo nel prendere le decisioni ma altresì per difendere il proprio gruppo».
Marchesini precisa ancora: «Non metto in discussione il concetto di leadership nel cane, ma la visione antropomorfica della leadership, quella basata sul concetto di privilegio e di astensione, che è del tutto estranea dalla chiamata all'opera e alla gestione del gruppo che viceversa caratterizza la leadership del cane. Rispetto alla emergenza di uno status di leadership nel cane ritengo che occorra valutare due aspetti: la struttura caratteriale del cane in questione e in particolare l'assetto motivazionale ed emozionale; e la struttura relazionale, vale a dire non i singoli atti di interazione ma il ruolo che viene affidato al cane nella relazione e quello assunto dal proprietario, le attività che vengono svolte insieme e chi propone o ingaggia l'altro, le richieste che vengono fatte al cane. Sento sempre dire che è importante fare attenzione alla gestione del territorio o delle cose: guai se il cane sale su una poltrona, se ha la brandina in un punto centrale, se entra in camera da letto, se mangia prima di noi. Francamente penso che questi aspetti possano essere utili per richiamare l'attenzione del proprietario e fargli capire che dal distacco in poi quel cane non è più un piccolino da accudire, ma un membro di un gruppo sociale».
 
NEL CUORE.ORG
6 MAGGIO 2013
 
SERBIA, BUTTA CAGNOLINO NELLA FOGNATURA: RIPRESO IN UN VIDEO
Attivisti salvano l'animale, che scappa ancora sporco
 
I gruppi di protezione degli animali a Krusevac, in Serbia, sono stati allertati nei giorni scorsi, perché si sentivano abbai e strilli provenire dalla fognatura. Quando sono arrivati nella zona indicata per indagare, gli attivisti hanno trovato un cane dentro un tombino e sono riusciti a tirarlo fuori. L'animale era illeso ed è subito scappato dai soccorritori che volevano controllarlo e pulirlo. E, allora, è stato rivolto un appello ai cittadini della zona per invitarli a fornire informazioni sull'uomo che ha compiuto questo gestaccio per contribuire alla sua cattura.
Il folle, ripreso in un video pubblicato su Live Leak, entra in scena a 0:16 e fa entrare il cane nel tombino a 01:09. Guarda le immagini.
http://www.liveleak.com/view?i=e6f_1367677867
 
BLOGOSFERE
6 MAGGIO 2013
 
Paté di fegato d'oca scandalo: in Francia antibiotici agli animali
 
L'ultimo scandalo dell'alimentare arriva dalla Francia: alle oche allevate per la produzione di foie gras vengono somministrati antibiotici. Scoprine di più su Sapori e Ricette. Gli scandali nell'ambito della gastronomia e del cibo sembrano non finire mai: dopo la scoperta delle tracce di carne di cavallo non menzionata in etichetta all'interno di pietanze vendute dalle grande catene di distribuzione, ecco che una nuova minaccia è dietro l'angolo. E questa volta arriva dalla Francia. Stiamo parlando del patè di fegato d'oca, un alimento che negli ultimi mesi è stato messo sotto accusa a causa della presa di consapevolezza da parte dei consumatori che si rifiutano di mangiare un cibo realizzato torturando gli animali.
Per ottenere il foie gras, infatti, si esegue una vera e propria barbarie nei confronti dei volatili che vengono costipati in gabbie molto piccole dove non hanno nemmeno la libertà di muoversi e dove vengono ingozzati nel vero e proprio senso del termine, finché non scoppiano.
Il patè di fegato d'oca, infatti, è proprio l'organo dell'animale che ha collassato perché non sopporta il carico eccessivo di cibo che è obbligato ad ingurgitare, anche attraverso tubi fissati nelle loro gole con violenza.
Se già questo può essere considerato uno scandalo di per sè, ecco che un'altra notizia rende ancora più sconvolgente il metodo di realizzazione di questo alimento tipico della cucina d'Oltralpe.
Secondo le ultime indiscrezioni riportate da alcuni ex dipendenti del gruppo francese Euralis (uno dei più grandi produttori di foie gras), infatti, l'aziende ha utilizzato dei metodi irregolari per ingozzare le oche.
A quanto pare, infatti, l'azienda sta facendo uso di farmaci per far ingrassare i volatili e, oltre a questa notizia già di per se piuttosto inquietante, si aggiunge la denuncia di questi personaggi che sostengono come negli allevamenti di Lescar vengano utilizzati anche animali malati.
L'azienda, tuttavia, si è giustificata dicendo che i farmaci vengono impiegati sugli animali solo dietro ricetta medica, ma dell'impiego dei volatili non sani non ha detto nulla.
Al peggio sembra ormai non esserci più fine.
 
NEL CUORE.ORG
6 MAGGIO 2013
 
HELSINKI, BOCCIATO STUDIO SUI CONIGLI CHIESTO DALL'ECHA
La commissione di ricorso: "Richiesta sproporzionata"
 
C'è un giudice ad Helsinki, dove ha sede l' Agenzia europea per le sostanze chimiche(ECHA). Si chiama "commissione di ricorso" e nei giorni scorsi ha deciso di annullare uno studio su animali (nel caso specifico, conigli) richiesto dall'Agenzia stessa, affermando che l'ECHA ha violato il regolamento REACH che considera i test su vertebrati solo come extrema ratio e nel caso richiede l'uso del minimo numero di animali.
La decisione scaturisce dal reclamo di un'azienda e riguarda una sostanza (il 2,3,3,3-tetrafluoropropene) da utilizzare negli impianti di condizionamento d'aria per le auto. Per autorizzarne l'uso l'ECHA aveva richiesta uno studio di tossicità ripetuta della durata di 90 giorni su conigli. L'azienda ha fatto ricorso e la commissione le ha dato ragione, rilevando le violazioni del regolamento ed osservando che la decisione era "sproporzionata": mancano infatti le prove dell'adeguatezza e della necessità dello studio richiesto e del fatto che si tratterebbe dell'opzione meno onerosa.
La vicenda dimostra che, perfino all'interno di un sistema basato sulla sperimentazione animale, quest'ultima non può esser data per scontata e che, invece, c'è la tendenza a considerarla la norma.
 
NEL CUORE.ORG
6 MAGGIO 2013
 
HONG KONG, I "DELFINI ROSA" SONO A RISCHIO PER L'INQUINAMENTO CINESE
Ottanta esemplari morti tra il 2010 e il 2011

 
E' sempre più raro avvistare i "delfini rosa" cinesi nelle acque di Hong Kong. La specie a rischio di estinzione sta diventando sempre più rara e gli ambientalisti avvertono che Hong Kong rischia di perdere i delfini del tutto se non si interviene immediatamente. Sotto accusa l'inquinamento di Pechino.
Secondo l'Hong Kong Dolphin Conservation Society, il numero di delfini rosa nelle acque che circondano la città è calato notevolmente negli ultimi anni: da 158 nel 2003 al 78 nel 2011. Lo fa sapere l'Agence France-Presse. Tuttavia, l'attuale popolazione potrebbe essere ancora più ristretta in quanto le statistiche del 2012 devono ancora essere rese note.
"Spetta al governo e a ogni cittadino di Hong Kong difendere i delfini - ha detto all'AFP il presidente Samuel Hung -. Rischiamo di perdere a meno che tutti noi non ne prendiamo atto".
Stando a quanto riportato, l'allarme arriva una settimana dopo che una guida turistica dell'Hong Kong Dolphinwatch ha pubblicato un video di una madre di delfino in lutto su Facebook. Nel breve filmato, registrato nel Parco marino Sha Chau e Lung Kwu Chau il 28 aprile scorso, la femmina, in compagnia di un altro esemplare, sta tentando di portare un piccolo in superficie.
"Ho iniziato a filmare ed è stato allora che ho notato il cucciolo morto. Dalla sua dimensione e dal colore, ho immaginato che fosse un neonato. Era così deprimente e molto triste", ha spiegato la guida turistica al South China Morning Post . "C'era un gruppo di quattro o cinque delfini che, a turno, con la madre cercava di tenere il piccolo sulla superficie dell'acqua. Abbiamo osservato la scena per circa 30 minuti". La portavoce dell'Hong Kong Dolphinwatch, Janet Walker, ha detto che crede che il delfino sia morto a causa dell'inquinamento in Cina.
Il delfino rosa è attualmente classificato come "quasi a rischio" nella Lista rossa delle specie minacciate dell'Iucn, e, come il World Wildlife Fund nota, la Cina lo inserisce tra le specie che necessitano un alto livello di protezione.
Nei primi mesi del 2012, il gruppo animalista ha rivelato di aver istituito una banca del Dna per salvare gli esemplari rimasti. Nel mese di marzo, intanto, il premier cinese Li Keqiang ha promesso che il governo "farà sforzi più vigorosi per ridurre l'inquinamento", ma non ha specificato esattamente ciò che il governo di Pechino intende fare. (Foto da storify.com)
 
NEL CUORE.ORG
6 MAGGIO 2013
 
ALLARME ORANGO DI SUMATRA: "LA FORESTA PLUVIALE RASA AL SUOLO"
A rischio questa specie: è "in pericolo critico"
 
Nuove minacce per la sopravvivenza dell'orango di Sumatra. La foresta pluviale, la sua casa incontaminata, rischia di essere rasa al suolo. L'allarme sta crescendo e, secondo gli attivisti, nuove fasce di foresta vergine sull'isola di Sumatra verranno aperte allo sfruttamento commerciale anche con la costruzione di strade. Tra le conseguenze, l'aumento dei rischi per molte specie in via di estinzione. Lo rivela Phys.org.
Il piano, che le autorità di Aceh sostengono debba mirare ad aprire una piccola quantità di foresta per lo sviluppo della comunità, sta per essere approvato dal governo di Jakarta, in Indonesia. Nonostante i suoi sforzi per estendere la moratoria nazionale sui nuovi permessi di sfruttamento.
I gruppi ecologisti, dal canto loro, bocciano queste politiche e fanno presente che il divieto può essere aggirato per aprire nuove aree per la deforestazione, minacciando di incrementare le già elevate emissioni dell'Indonesia di anidride carbonica. "Questo piano rappresenta una grande minaccia per le specie che vivono nella foresta, in particolare oranghi, tigri ed elefanti, che probabilmente potrebbero morire prima", ha detto all'AFP Ian Singleton del Programma per la conservazione dell'orango di Sumatra.
Gli ambientalisti avvertono che circa un milione di ettari, un'area grande quasi quanto l'isola di Cipro, potrebbero essere aperta nella provincia di Aceh per lo sfruttamento di miniere, palme da olio e industrie della carta. Anche se i funzionari contestano questa cifra.
Particolari timori sono concentrati soprattutto su una parte del progetto, che prevede la realizzazione di strade nell'ecosistema Leuser, una zona di straordinaria bellezza dove la foresta fitta è circondata dalle cascate e dalle montagne, che spuntano tra le nuvole. La zona, per lo più nella provincia di Aceh, è ; la patria di circa 5.800 dei 6.600 oranghi di Sumatra, in pericolo critico così come gli elefanti, gli orsi e i serpenti, incluso il cobra.
 
MILANO TODAY
7 MAGGIO 2013
 
Corbetta (Milano): In casa avevano 65 Tra Cani e Gatti, Denunciate 2 Donne
In casa avevano 65 tra cani e gatti, denunciate madre e figlia
 
L'operazione degli uomini dell'arma è partita da una segnalazione della Lega italiana per la difesa degli animali (Leida)
Maltrattavano gli animali e ne avevano in casa, tra cani e gatti, 65, stando alla denuncia da parte dei carabinieri. Si tratta di una 63enne O. C. e di sua figlia, L. O. di 40 anni. L'accusa è maltrattamento di animali e introduzione illecita di animali da compagnia. 
L'operazione degli uomini dell'arma, eseguita lunedì pomeriggio, è partita da una segnalazione della Lega italiana per la difesa degli animali (Leida). Le due donne gestiscono un centro per la tolettatura dei cani nel comune di Corbetta.
All'interno della villa c'erano cani di diverse razze: yorkshire, carlino, maltese, chihuahua. In tutto sono 47 cani e 18 gatti. Alcuni di questi, 17 maltesi, sono stati affidati alla Leida.
 
GAZZETTA DEL SUD
7 MAGGIO 2013
 
Animali imbalsamati sequestrati a Reggio

 
Circa 700 animali imbalsamati sono stati sequestrati dal Corpo forestale dello Stato a Reggio Calabria in casa di un imbalsamatore abusivo che è stato denunciato
Circa 700 animali imbalsamati sono stati sequestrati dal Corpo forestale dello Stato a Reggio Calabria in casa di un imbalsamatore abusivo che è stato denunciato. Nell'abitazione è stato scoperto un vero e proprio zoo composto da rapaci di ogni genere, scoiattoli, volpi, teste di cervo e cinghiali. Dietro lo sportello del freezer altre decine di esemplari pronti per il loro destino da trofei. La perquisizione e' stata disposta dalla Procura di Reggio Calabria.
 
GEA PRESS
7 MAGGIO 2013
 
Reggio Calabria – Smantellato uno dei più grandi laboratori italiani di imbalsamazione non autorizzata (FOTOGALLERY)
 
Intervento del Nucleo Operativo Antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato. Settecento animali, tra cui alcuni domestici. Il CABS: ottima la collaborazione con i Forestali
GEAPRESS: Rettili, uccelli e mammiferi. Specie protette e non. Tutti imbalsamati o in attesa di esserlo. Questo il macabro spettacolo che sarebbe apparso alla Forestale nell’ “abitazione-laboratorio” di un tassidermista non autorizzato di  Reggio Calabria.
Quasi 700 gli animali imbalsamati e rinvenuti in ogni angolo della casa. Specie autoctone, ovvero originarie dei luoghi e non. Tra queste ultime anche una Civetta delle Nevi (nella foto di copertina), un uccello che vive solo alle latitudini nordiche di America, Asia ed Europa. Come era arrivato nel laboratorio di Reggio Calabria?
Le indagini della Forestale sono tutt’ora in corso, proprio per accertare quelle che gli inquirenti hanno definito come eventuali “connivenze”. Quello che però ha impressionato di più è l’enormità degli animali oltre che la presenza, tra questi, di animali domestici. Galline, così come riportato nel comunicato della Forestale, ma sembra anche, secondo voci in attesa di conferma,  cani e gatti.
Di certo, secondo la Forestale, in quella abitazione c’erano rapaci notturni, aquile, falchi, avvoltoi grifoni, picchi, pappagalli, volpi, pelli di lupo, teste di cervo, cinghiale e camoscio.
La perquisizione domiciliare ha però rivevato ulteriori sorprese. Dietro lo sportello del freezer, sarebbero stati rinvenuti altre decine di animali pronti per il loro destino da trofei. Fauna in gran parte protetta e considerata non cacciabile dalle leggi che regolano l’attività venatoria e dalle normative relative alla Convenzione di Washington sulle specie minacciate di estinzione.
L’uomo è stato  denunciato per detenzione irregolare di specie protette mentre tutti gli animali sono stati posti sotto sequestro.
A coordinare l’operazione è stato il Nucleo Operativo Antibracconaggio dell’Ispettorato Generale di Roma del Corpo Forestale dello Stato, in collaborazione con il Comando Provinciale di Reggio Calabria. Perquisizione e sequestro sono stati eseguiti dai Forestali dietro disposizioni della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria.
Sulla vicenda è intervenuto con un suo comunicato anche il CABS, ovvero il gruppo protezionista specializzato negli  interventi antibracconaggio ed attualmente impegnato nel campo di protezione dei rapaci in migrazione sullo stretto di Messina.
Secondo quanto dichiarato da Andrea Rutigliano, responsabile del CABS, “l’importante indagine realizzata dal NOA con il contributo del nostro settore investigativo, ha consentito di smantellare un traffico clandestino di uccelli rari che venivano illegalmente uccisi sullo Stretto di Messina. Stiamo raccogliendo ulteriori elementi per infliggere altri colpi ai bracconieri calabresi e rendere ancora più sicura questa importante rotta migratoria”.
In questi giorni il CABS, in collaborazione con lo stesso Nucleo della Forestale, si è altresì adoperato per la denuncia di quattro persone che detenevano illegalmente avifauna protetta. Si tratta di sedici Cardellini, tre Corvi imperiali e nove Tortore dal Collare. Tutte specie protette. Ad essere sequestrate anche tre reti per uccellagione.
VEDI FOTOGALLERY
http://www.geapress.org/caccia/reggio-calabria-smantellato-uno-dei-piu-grandi-laboratori-italiani-di-imbalsamazione-non-autorizzata-fotogallery/44495
 
CN 24 TV
7 MAGGIO 2013
 
Forestale: animali, sequestrati esemplari protetti imbalsamati
 
Uno "zoo" di animali imbalsamati, volatili di ogni tipo ma anche rettili e mammiferi, quasi tutti appartenenti a specie protette. Questo il macabro spettacolo apparso alla Forestale nell'"abitazione-laboratorio" di un tassidermista abusivo a Reggio Calabria. Quasi 700 gli animali imbalsamati rinvenuti in ogni angolo della casa e finiti sotto sequestro: aironi, rapaci di ogni genere tra cui allocchi, aquile e falchi, grifoni, gabbiani, galline, palmipedi, picchi, pappagalli, ma anche scoiattoli, volpi, pelli di lupo, volpe o scoiattolo, teste di cervo, cinghiale o camoscio. Dietro lo sportello del freezer altre decine di esemplari pronti per il loro destino da trofei.
Fauna in gran parte protetta e considerata non cacciabile dalle leggi che regolano l'attività venatoria o dalle normative relative alla Convenzione di Washington sulle specie minacciate di estinzione. A coordinare l'operazione è stato il Nucleo Operativo Antibracconaggio dell'Ispettorato Generale di Roma del Corpo forestale dello Stato, in collaborazione con il Comando Provinciale di Reggio Calabria. Perquisizione e sequestro sono stati eseguiti dai Forestali dietro disposizioni della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria.
L'imbalsamatore è stato denunciato per detenzione irregolare di specie protette.
 
NEL CUORE.ORG
7 MAGGIO 2013
 
REGGIO CALABRIA, QUASI 700 ANIMALI IMBALSAMATI SOTTO SEQUESTRO
Molti appartengono a specie protette
 
Uccelli, rettili, mammiferi: un vero e proprio zoo di animali morti. Questo il macabro spettacolo apparso alla Forestale nell' "abitazione-laboratorio" di un tassidermista abusivo a Reggio Calabria, dove come in tutta la regione la tassidermia è vietata.
Quasi 700 gli animali imbalsamati trovati in ogni angolo della casa e finiti sotto sequestro: aironi, rapaci di ogni genere tra cui allocchi, aquile e falchi, grifoni, gabbiani, galline, palmipedi, picchi, pappagalli, ma anche scoiattoli, volpi, pelli di lupo, volpe o scoiattolo , teste di cervo, cinghiale o camoscio. E non è finita: dietro lo sportello del freezer altre decine di esemplari pronti per il loro destino da trofei. Fauna in gran parte protetta e considerata non cacciabile dalle leggi che regolano l'attività venatoria o dalle normative relative alla Convenzione di Washington sulle specie minacciate di estinzione. A coordinare l'operazione è stato il Nucleo Operativo Antibracconaggio dell'Ispettorato Generale di Roma del Corpo forestale dello Stato, in collaborazione con il Comando Provinciale di Reggio Calabria. Perquisizione e sequestro sono stati eseguiti dai Forestali dietro disposizioni della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria.
L'imbalsamatore è stato denunciato per detenzione irregolare di specie protette e le indagini della Forestale sono ancora in corso per far luce sull'inquietante scoperta o individuare eventuali connivenze.
 
GEA PRESS
8 MAGGIO 2013
 
Reggio Calabria – Il gatto impagliato. Nel congelatore, invece, ci sarebbe un cane (VIDEO E FOTOGALLERY)
Tutte le novità sul sequestro comunicato dal NOA (Nucleo Operativo Antibracconaggio) del Corpo Forestale dello Stato
 
E’ confermata la notizia anticipata ieri da GeaPress (vedi articolo GeaPress)  circa la presenza di animali, come gatti e molto probabilmente anche cani, tra i circa 700 ritrovati nel laboratorio non autorizzato dell’ imbalsamatore di  Reggio Calabria.
La presenza del cane sarebbe stata verbalizzata come ancora da impagliare e per questo motivo ancora contenuto nel congelatore del tassidermista reggino. Una persona educata e collaborativa. Giovane ma di sicuro con una grande “passione”, quella di impagliare animali.
Una “passione” che ha impressionato gli stessi Forestali del Nucleo Operativo Antibracconaggio guidati dal Commissario Claudio Marrucci e coadiuvati dal Comando Provinciale di Reggio Calabria.
Un ritrovamento insolito, sia per la vastità e particolarità di alcune specie selvatiche, ma anche per la presenza di quel gatto domestico color arancio che, disteso sul drappo rosso adagiato sulla sedia, fissava tutte le persone  che passavano innanzi. Impagliato anch’esso ma in una posa talmente plastica da farlo sembrare pronto a giocare facendo le fusa.
Per il resto un laboratorio, per quanto grande, non dissimile in alcuni particolari da tanti altri. Occhi di vetro ed imbottitura trattata con sostanze conservanti. Stenditori ove fissare gli animali per l’eviscerazione  e la pulizia cranica.
Animali rari, in alcuni casi rarissimi, segnalati alla Forestale che a colpo sicuro ha fatto irruzione nella casa del tassidermista. Un primo momento di sconforto ma mai resistenza. Il giovane imbalsamatore, dai modi gentili e linguaggio niente affatto sgarbato, si presenterebbe come una persola normale. Nulla, cioè, da far trasparire la sua attività.  Poi quella che lui stesso avrebbe riferto essere una passione. Tutto attorno, invece, i corpi dei poveri animali appartenenti alla fauna superiore e non. Tra i “pezzi” trovati dalla Forestale ci sono, infatti, anche ricci di mare, coralli e stelle marine. Poi gli attrezzi del mestiere. Pomate arsenicali, sagome per la stesa delle pelli, imbottiture, bisturi, pinzette e forbicine.
Dal raro Gipeto al più comune dei Gabbiani. Quello che però ha colpito di più i Forestali (micio e fido a parte) è stata la particolarità nel suo complesso di quella sequenza di animali. Non molti i casi dove si sono rintracciati più individui appartenenti alla stessa specie. Forse, in questi pochi casi, animali da impagliare su commissione. Ipotesi che potrebbe diventare ancora  più plausibile nel caso dei resti animali detenuti nella stanza dei trofei.  In genere, però,  si trattava di singoli individui per specie, tanto da fare supporre una sorta di vera e propria collezione privata.
Di certo nel panorama quantomeno traballante delle tradizioni venatorie italiane, legali e non, quella dei cani e dei gatti ancora mancava. Viene da chiedersi chi e perchè aveva un interesse nel  fare imbalsamare un gatto o un cane. Forse dovevano servire da futuri componenti di una struttura più complessa, come  ad esempio la ricostruzione di una scena di caccia di un grosso rapace o altro predatore.
Da qualche parte, però, quel gatto e quel cane dovevano essere stati presi. Magari trovati investiti  di notte, senza occhi indiscreti, ai bordi di una strada. Speriamo che anche su di loro venga fatta luce. Nel suo comunicato il Corpo Forestale aveva riferito di indagini per appurare eventuali connivenze.
Di certo un grande sequestro con alcune specifiche particolarità. Il tutto, poi, in una delle zone a più alta concentrazione di bracconaggio in Europa. In questo periodo numerosi protezionisti pattugliano proprio le località del reggino per proteggere i rapaci in migrazione. Tra i rapaci trovati dal tassidermista, anche i Falchi pecchiaioli, che proprio in questo periodo, con migliaia di individui, attraversano le sponde tra Scilla e Cariddi.
VEDI FOTOGALLERY E VIDEO:
http://www.geapress.org/caccia/reggio-calabria-il-gatto-impagliato-nel-congelatore-invece-ci-sarebbe-un-cane-video-e-fotogallery-2/44537
 
CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
7 MAGGIO 2013
 
Falco morto a piazza Vittoria: è giallo
Il rapace trovato agonizzante nel cortile di un palazzo,
ha cessato di vivere dopo pochi minuti


NELLA FOTO - Il falco morto

Gimmo Cuomo

 
NAPOLI — Quando l'hanno trovato, ai piedi di un albero in un cortile interno di un palazzo della centralissima piazza Vittoria, hanno subito pensato a un'aquila. Il rapace era praticamente agonizzante. E a nulla sono valsi i tentativi di farlo riprendere effettuati da alcuni condomini. Mentre si cercava un veterinario che potesse prestare un'assistenza più efficace l'animale è morto.
L’ESEMPLARE - Non si trattava comunque di un'aquila, ma di un esemplare adulto di falco pecchiaiolo maschio, un rapace diurno di grandi dimensioni, paragonabile a un'aquila minore e molto più grande del gheppio. Trascorre generalmente l'inverno nell'area sahariana. In primavera, cioè proprio in questo periodo, migra verso il Nord Europa. L'autopsia, che consentirà di far luce sulle cause della morte, si svolgerà nei locali dell'ex Frullone, dove è ubicato il Centro di recupero degli animali selvatici. Apparentemente il falco non presentava ferite, dunque non dovrebbe essere stato assunto come bersaglio da qualche sciagurato bracconiere. «In realtà — spiega il dirigente del Centro, il veterinario Pasquale Raia — benché la stagione venatoria sia chiusa, e, quindi, si dovrebbe escludere a priori anche il rischio di incidenti, capita spesso di recuperare animali impallinati. Recentemente, per esempio, abbiamo ritrovato al confine tra l'area Nord di Napoli e il Casertano un'albanella minore, un altro rapace di medie dimensioni, con pallini in corpo».
EVENTO SINGOLARE - Il ritrovamento di un animale del genere in pieno centro urbano non è certamente un evento frequente. «Ma — continua il veterinario — proprio qualche giorno fa siamo intervenuti in via Mezzocannone per soccorrere un falco pellegrino ferito. Probabilmente mentre era in caccia avrà urtato qualche ostacolo ed era precipitato. Ora l'abbiamo in cura da noi. E quando sarà guarito lo libereremo».
 
ALTO ADIGE
6 MAGGIO 2013
 
Cane investito morde i soccorritori
 
BOLZANO - Un cane di taglia media, un meticcio di colore nero, è stato investito ieri pomeriggio in via Pacinotti da un’auto condotta da una donna straniera. L’animale ha cercato inspiegabilmente di attraversare la strada abbandonando la pista ciclabile attigua. Il cane non era in compagnia del proprio padrone che è giunto sul posto solo successivamente. L’automobilista che era alla guida di una Yaris non ha potuto fare nulla per evitare l’impatto. L’animale è rimasto bloccato sull’asfalto dolorante con le zampe posteriori completamente paralizzate. E’ stata la stessa automobilista a chiedere l’intervento di alcuni soccorritori telefonando ai vigili urbani. Una pattuglia è arrivata sul posto in pochi minuti assieme ad un’ambulanza e all’accalappiacani provinciale. Il cane era molto sofferente a seguito di gravi lesioni riportate alla colonna vertebrale. La prima a rendersene conto è stata l’automobilista che ha cercato di soccorrerlo, ma è stata subito morsa alla mano destra. Il cane era fortemente impaurito. Stesso trattamento riservato all’accalappiacani del servizio provinciale. Anche in questo caso ha reagito morsicando l’uomo ad una mano e ad entrambi gli avambracci. I due feriti sono stati medicati dagli operatori del 118 sul posto. L’accalappiacani ha poi dovuto fare ricorso alle cure del pronto soccorso per alcuni punti di sutura. Il cane, recuperato con un laccio, e trascinato su un furgone per essere trasportato al centro della Sill, ha cessato di vivere poco dopo a seguito delle lesioni interne riportate nell’impatto con l’auto.
 
ANSA
7 MAGGIO 2013
 
Abbandona il cane in auto,multa 150 euro
Si e' giustificato dicendo che il cane doveva abituarsi

  
VICENZA - E' costato 150 euro di multa a un 66enne di Roana l'aver lasciato un cucciolo di cane per due ore senza cibo né acqua in una gabbia all'interno della propria auto a Vicenza. La polizia locale è intervenuta sul posto in seguito alla segnalazione di alcuni residenti che sentivano il cane abbaiare incessantemente. Il proprietario ai vigili ha spiegato di aver lasciato il cucciolo di proposito all'interno dell'auto perché doveva abituarsi al mezzo.
 
CINQUE GIORNI
7 MAGGIO 2013
 
Aurelio, abbandona il cane nel portabagagli per due ore: denunciato 60enne
I carabinieri hanno trovato l'animale completamente bagnato di sudore e visibilmente stremato. L'uomo, accompagnato in caserma, si è giustificato con i militari dicendo che si era assentato solo per dieci minuti
 
I carabinieri della stazione Roma San Pietro hanno denunciato a piede libero un 60enne, pensionato, già conosciuto alle forze dell’ordine, per maltrattamento di animali. L’episodio è accaduto in via di Val Cannuta, all’Aurelio, dove, nel primo pomeriggio, l’uomo aveva parcheggiato la sua autovettura lasciando il cane di razza “Yorkshire” rinchiuso nel bagagliaio.
Un passante ha udito gli abbai provenienti dal veicolo, che con il passare del tempo si indebolivano, ed ha chiesto l’intervento dei carabinieri tramite il 112. I militari dell’Arma, sempre sensibili anche a questo tipo di fenomeno, sono immediatamente intervenuti riuscendo a rintracciare lo sprovveduto proprietario dell’autovettura. Quando è stato aperto il bagagliaio, i carabinieri hanno visto il cane completamente bagnato di sudore e visibilmente stremato.
Il 60enne, accompagnato in caserma, si è giustificato con i militari dicendo che si era assentato solo per dieci minuti ma secondo le testimonianze il cane abbaiava da circa due ore.
 
LA STAMPA
7 MAGGIO 2013
 
Daini sbranati da una muta di cani
Incursione notturna dei randagi nel recinto di un allevamento in località i Rossi
 
Luca Maragliano
 
COSSERIA  (SV) - Non solo lupi, ma anche cani selvatici a complicare la vita degli allevatori valbormidesi. In attesa che, dopo gli attacchi alle greggi di pecore registrati nelle scorse settimane, gli esperti della Regione e dell’Università di Pavia diano il loro definitivo responso sulla natura delle aggressioni (che negli ultimi giorni, e con la sistemazione in tutta l’area di Dego e Giusvalla dei pastori elettrici intorno ai recinti, sembrano almeno per il momento essere cessate), a lamentare infatti un nuovo attacco è stato un agricoltore della zona di Cosseria, che insieme alla moglie gestisce da tempo un allevamento di daini. In questo caso, però, nessun dubbio sulla natura del branco. «Nella notte di venerdì un branco di cani ha scavato sotto il recinto, che si trova sulle alture di Cosseria, in località Rossi, e ha rotto la recinzione – ha raccontato l’allevatore -. Una volta entrati, poi, i cani hanno azzannato e ucciso cinque daini». La certezza sul fatto che non si tratti di lupi è legata al fatto che uno dei cani è rimasto intrappolato dentro al recinto stesso, ed è quindi stato «colto sul fatto» la mattina seguente, come conferma ancora il titolare dell’allevamento. «Si trattava di un cane che, dopo i controlli di rito effettuati dai tecnici della Provincia (che lo hanno poi anche preso in consegna) e dai veterinari dell’Asl, è risultato senza microchip, e quindi non identificabile – ha spiegato -. Ma già l’anno scorso, in occasione di un altro attacco, che ci costò quattro bestie, dentro al recinto avevamo trovato un collare, senza nessuna targhetta. Segno questo che sono cani che potrebbero anche essere scappati da qualche cascina nei dintorni». Un problema non nuovo, questo, che torna dunque a sovrapporsi a quello degli attacchi dei lupi, che tuttavia, come confermato dagli esperti intervenuti nella zona di Dego, «sono più metodici dei cani, e più riconoscibili dal tipo di attacco e dai segni lasciati sul terreno circostante, oltre che sulle carcasse degli animali uccisi». Gli esperti, tuttavia, hanno ribadito più volte anche che per evitare danni agli allevamenti i metodi più efficaci restano la sistemazione di recinti elettrici e, dove vi fosse la possibilità, anche l’utilizzo di cani da guardia di grossa taglia, come i pastori maremmani, razza tra le più indicate proprio per questo tipo di compito. 
 
BRESCIA OGGI
7 MAGGIO 2013
 
Inchiesta Green Hill il destino dei cani a un nuovo «bivio»
 
MONTICHIARI (BS). L'udienza fissata il 14 maggio. Sequestro preventivo dei cuccioli: il Riesame torna a pronunciarsi
Montichiari. Il destino dei beagle di Green Hill è all'ennesimo bivio. Forse quello decisivo. Il 14 maggio è fissata l'udienza del Tribunale del Riesame chiamato a pronunciarsi sul sequestro preventivo dei 2.700 segugi dati in affidamento ad altrettante famiglie da Lav e Legambiente sotto l'egida della procura di Brescia. Se i giudici confermeranno la misura cautelare richiesta dai pm Ambrogio Cassiani e Sandro Raimondi, titolari dell'inchiesta giudiziaria che ha travolto l'allevamento di cani destinati alla vivisezione, per i segugi scampati alla sperimentazione si apre un futuro fatto solo di coccole, ciotole piene e lunghe passeggiate al fianco dei loro nuovi «tutori». Il provvedimento della procura è torna to sotto la lente del riesame dopo che la Cassazione ha annullato l'ordinanza di dissequestro firmata dallo stesso tribunale nei mesi scorsi. Il braccio di ferro sulla natura della misura cautelare da applicare ai cani (già gravati anche dai «sigilli» probatori), non è una mera questione giurisprudenziale. L'esito avrà un peso determinante sull'inchiesta che vede indagati per il reato di maltrattamento e uccisione ingiustificata di animali, i vertici e il veterinario aziendale di Green Hill. Le motivazioni con cui la Cassazione ha annullato il dissequestro fissano una serie di punti fermi che avallano l'operato dei magistrati. Per i giudici supremi, esiste il fumus, ovvero il sospetto che nell'allevamento di Montichiari i cuccioli siano stati sottoposti a maltrattamenti e addirittura sottoposti ad eutanasia solo perchè non conformi agli standard richiesti dai centri di sperimentazione. Fra i maltrattamenti, oltre alle condizioni di detenzione imposte ai cani «incompatibili con le loro caratteristiche etologiche», per i giudici c'è anche il ricorso alla pratica del tatuaggio identificativo anziché a quella meno invasiva dell'introduzione del microchip con un'iniezione sottocutanea. Per i giudici romani, al contrario di quanto sostenuto dal tribunale del riesame, è stata sufficiente l'ispezione di una sola giornata, quando il 18 luglio scorso scattò il sequestro probatorio, per appurare le sofferenze inflitte ai beagle. In particolare dell'inadeguatezza delle temperature dei capannoni, delle condizioni igieniche e dell'alimentazione. L'ispezione effettuata dalla Forestale appurò fra l'altro la carente dotazioni di farmaci dell'allevamento e scoprì delle carcasse di beagle nel congelatore dell'azienda. Cani - secondo l'accusa - soppressi, appunto, senza necessità.
 
GAZZETTA DI MODENA
7 MAGGIO 2013
 
Capriolo trovato nella Peschiera
 
Prov. di Modena Un capriolo è stato catturato nella mattina di ieri nella “Peschiera” del palazzo ducale di Sassuolo. All’operazione hanno partecipato i volontari del centro fauna selvatica “Il Pettirosso” di Modena e i vigili urbani di Sassuolo. L’animale, entrato nell’area probabilmente passando dal giardino di un condominio vicino, era stato avvistato dal personale in servizio nel palazzo. Il capriolo, in buone condizioni di salute, ora è ospite del “Pettirosso”, in via Nonantolana 1217, a Modena. in attesa di essere liberato in un habitat naturale più adatto. Sempre in città, nella mattina di ieri, i volontari del centro hanno recuperato anche due caprioli morti per lo stress dopo essere rimasti incastrati in uno dei cancelli dell'ex ceramica Cisa, lungo la circonvallazione che porta verso Salvarola terme. «Questi caprioli – dicono in modo chiaro gli esperti del centro modenese “Il Pettirosso” - sono tutti esemplari giovani e inesperti e sono arrivati di recente nella zona di Sassuolo attraverso il fiume Secchia alla ricerca di nuovi territori. Il nostro centro opera sulla base di una convenzione con la Provincia di Modena per il recupero e il salvataggio della fauna selvatica. Per le segnalazioni e richieste di intervento in casi come quelli che sono stati portati a termine stavolta - concludono gli esperti del centro - sono attivi 24 ore su 24 alcuni numeri telefonici: 339 - 8183676 oppure - 339 - 3535192; altrimenti è possibile chiamare anche il servizio 118».
 
MESSAGGERO VENETO
7 MAGGIO 2013
 
Un altro capriolo morto nel canale d’irrigazione
 
MORARO (GO) - Non ce l’ha fatta a sopravvivere il capriolo caduto l’altro giorno in un canale d’irrigazione nel territorio comunale di Moraro. La presenza dell’animale che cercava disperatamente di risalire le sponde in cemento era stata notata da uno dei responsabili della Riserva faunistico-venatoria di Moraro che ha allertato immediatamente la Guardia forestale e i vigili del fuoco. I soccorsi, pur tempestivi, alla fine sono risultati inutili, perché il cuore del capriolo ha ceduto a causa degli sforzi fatti nel tentativo di risalita dal canale e ai soccorritori non è restato altro da fare che recuperare la sua carcassa. Non è stato l’unico incidente accaduto nella zona: ultimamente si sono verificati altri casi di questo tipo, ma per fortuna diversi caprioli so no stati salvati in tempo. Rimane alto, quindi, l’allarme di possibili nuovi incid enti, perché questo fenomeno nel mese di maggio assume proporzioni vistose. I responsabili della Riserva di caccia consapevoli che la presenza del canale è fondamentale per il territorio hanno più volte sollecitato gli enti provinciali ad intraprendere interventi per la salvaguardia degli animali. A soddisfare le richieste dei cacciatori sono stati i tecnici dell’agro di bonifica del gradiscano che dopo quest’ultimo incidente hanno realizzato un sistema di difesa, posizionando lungo le sponde una corda di acciaio per permettere ai caprioli di non farsi trascinare via dalla corrente con il rischio di annegare o di restare incastrate all’imbocco di un sottopassaggio del canale. In corrispondenza della corda d’acciaio sono state inserite delle grate quadrangolari antiscivolamento per consentire all’animale di aggrapparvisi e tentare la via di fuga dall’acqua. «Non sappiamo- dicono i responsabili della riserva di caccia morarese- se il metodo realizzato sarà efficace. Qualcosa comunque si doveva fare e sicuramente adesso i caprioli hanno una possibilità in più per salvarsi».
 
NEL CUORE.ORG
7 MAGGIO 2013
 
UE: NUOVE REGOLE PER IMPORTARE ELEFANTI, CAMMELLI E GIRAFFE
Bruxelles mira a combattere i traffici illegali
 
Sarà più sicuro importare in Europa animali come elefanti, rinoceronti, cammelli, ippopotami, giraffe e antilopi, specie spesso in pericolo e quindi spesso sottoposte a programmi di salvaguardia. Gli Stati membri dell'Ue hanno, infatti, accolto la proposta della Commissione europea di introdurre ''nuovi requisiti di polizia sanitaria per l'importazione in sicurezza di ungulati non domestici destinati a enti, istituti e centri in Europa'', tra cui gli zoo. L'obiettivo? ''Ridurre il rischio di importazioni illegali''.
Il nuovo provvedimento prevede, in particolare, che potranno entrare in Europa animali provenienti da strutture protette e soltanto dopo aver ottenuto il via libera dalle autorità del Paese di provenienza. E ancora: saranno soggetti a test e a certificazione specifica e - a l loro arrivo nell'Ue - verranno alloggiati in luoghi (come i giardini zoologici) che hanno ottenuto l'approvazione dei servizi veterinari. Qui, infine, saranno applicate misure di quarantena e biosicurezza.
 
LA ZAMPA
7 MAGGIO 2013
 
Scienziati pro-test sugli animali: il 1° giugno scenderemo in piazza
La manifestazione organizzata a Milano in risposta al blitz animalista avvenuto nei giorni
nel capoluogo lombardo
 
Scenderanno in piazza per dire pubblicamente che la sperimentazione sugli animali è vitale per la ricerca. Sono gli scienziati “pro-test”. Il tam tam su Facebook è già scattato: l’appuntamento, promosso da Pro-test Italia e Federfauna, è per l’1 giugno a Milano, teatro qualche settimana fa di un blitz con cui un gruppo di animalisti ha “liberato” 200 topi e un coniglio dallo stabulario del Dipartimento di biotecnologie mediche e medicina traslazionale dell’università Statale, in via Vanvitelli. Le adesioni alla manifestazione, nel giro di poche ore dalla pubblicazione dei dettagli sul social network, sono arrivate a quota 470. In risposta a quelli che nel volantino (già in circolazione sul web) vengono definiti «atti di estremismo contro la ricerca», gli scienziati e i loro sostenitori si ritroveranno in via Mercanti, in pieno centro. Una “location” scelta in passato anche dall’altro fronte - quello degli attivisti - per chiedere la chiusura dell’allevamento Green Hill. «La sperimentazione animale ha permesso alla medicina di evolversi e poter realizzare scoperte che hanno migliorato la vita di noi tutti - spiegano i promotori nell’invito a partecipare all’evento “Animali e ricerca: insieme per la vita” - basti pensare ai vaccini, che hanno permesso in quasi un secolo e mezzo di sconfiggere malattie come vaiolo, rabbia, poliomielite, epatite B. Un settore in cui questo tipo di sperimentazione ha permesso grossi risultati è quello dei farmaci: si ricordino medicinali per anestesie locali e totali, antiasmatici, antivirali, terapie per Hiv e chemioterapici, che hanno permesso di sconfiggere o almeno di rendere trattabili molte di quelle patologie che fino a pochi anni fa erano delle vere condanne a morte. Anche tutte le pratiche chirurgiche moderne sono successi della sperimentazione sugli animali: trapianti, macchinari per le operazioni a cuore aperto, pacemaker e bypass». La volontà di dar vita a una manifestazione di piazza era stata espressa a caldo, dopo il blitz in Statale. Ora c’è una data. Gli obiettivi? «Chiedere alla cittadinanza di giudicare la ricerca e la sperimentazione animale dai fatti e dai risultati e non dai pregiudizi in un mutuo dialogo fondato sulla trasparenza e sul rispetto; sollecitare i media a una copertura delle notizie sui temi della sperimentazione animale giusta, equilibrata, basata sui fatti; promuovere la condanna nell’opinione pubblica, nei media e nelle istituzioni degli atti di estremismo contro la ricerca e nello specifico contro la sperimentazione animale». «Non vogliamo - concludono i promotori della manifestazione, organizzata anche con la collaborazione dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano e di Resistenza razionalista, entità a favore dei test sugli animali e contro la propaganda “antivivisezionista” - che si ripetano più eventi del genere, guidati da persone che impongono la propria ideologia con la violenza e la forza, guidati dall’ignoranza».  
 
LA ZAMPA.IT
7 MAGGIO 2013
 
Soli, feriti, uccisi: a Sumatra oranghi a rischio
 
Oranghi cacciati dal loro ambiente naturale, la foresta pluviale, sacrificata per far posto alle piantagioni di olio di palma. Per gli oranghi di Sumatra la sopravvivenza è sempre più a rischio visto che il Gunung Leuser National Park un’area protetta grande 7,9 mila chilometri quadrati potrebbe venire aperta allo sfruttamento commerciale. Un nuovo piano di sviluppo di miniere, industria della carta e dell’olio di palma poterà via ulteriore spazio alla favolosa rainforest di Sumatra. “Questo ecosistema è probabilmente il più importante del sudest asisatico. E’ l’unica aerea in cui la foresta è ancora integra e dove si possono trovare ancora tutti gli animali descritti del libro della giungla” spiega il direttore del parco. Le storie che però ora si raccontano non sono più quelle di Mowgli, ma quelle di cuccioli rimasti soli che, senza le cure materne, non sono in grado di sopravvivere in natura. Racconti di animali feriti, uccisi, bruciati vivi o impallinati dai cacciatori. E ora arriva anche lo sfruttamento economico del loro habitat. “Le ruspe sono già in azione e presto tutti gli alberi saranno sradicati per far posto alle piantagioni di palme, e così non ci sarà più salvezza per gli orango” conclude un ambientalista.
VIDEO
http://www.lastampa.it/2013/05/07/multimedia/societa/soli-feriti-uccisi-a-sumatra-oranghi-a-rischio-AKqsczPczfX2kHAdWBaaCO/pagina.html
 
VIRGILIO GO GREEN
7 MAGGIO 2013
 
Scandali alimentari: questa volta tocca al fegato d'oca
Dopo lo scandalo di carne equina nelle lasagne tocca al prelibato foie gras: alcuni ex dipendenti del più grande produttore francese di fegato d’oca hanno denunciato diverse irregolarità nei metodi di produzione e allevamento.
 
Produrre il famoso foie grois richiede pratiche di allevamento ritenute inaccettabili da animalisti e ambientalisti, tanto che in Italia alcune catene di distribuzione hanno fatto del divieto di vendita uno strumento di brand reputation: il rifiuto di mettere sugli scaffali il prelibato fegato d’oca, ad esempio, ha contribuito ad un buon riposizionamento di Coop, che ha potuto dimostrare apertamente il suo impegno nella sostenibilità aziendale.
Non tutti, però, sono disposti a rinunciare a questo prodotto di alta cucina venduto a caro prezzo: è il caso, ad esempio, del gruppo Euralis, il primo produttore al mondo di fegato d'oca, caduto in questi giorni nell’ennesimo scandalo alimentare.
Alcuni ex dipendenti, infatti, hanno rilasciato dichiarazioni sconvenienti alla radio regionale France Bleu Gascogne, denunciando i metodi irregolari usati dal produttore per ingozzare le anatre. Questi “testimoni” hanno inoltre fatto presente l’utilizzo da parte del gruppo Euralis di farmaci antibiotici destinati a far ingrassare i volatili, una pratica vietata dalla normativa in vigore.
Da parte sua, l’azienda ha respinto le accuse e diffuso un comunicato in cui assicura un utilizzo «occasionale» di antibiotici, giustificato da regolare ricetta medica. La disputa è ancora in corso e dopo i maltrattamenti e gli abusi fatti emergere dal precedente scandalo sull’utilizzo di carne equina senza la dovuta trasparenza, queste nuove dichiarazioni puntano i riflettori su alcuni metodi produttivi che rischiano di mettere a repentaglio le normative in merito al benessere animale e la sicurezza in campo alimentare.
 
TM NEWS
7 MAGGIO 2013
 
Cina/ Agenzia sismica ricorre a cani per predire i terremoti
Ma i vicini disperati per il continuo abbaiare
 
Pechino - L'agenzia sismica della città cinese di Nanchang ha deciso di contare anche su una muta di cani per prevedere l'arrivo dei terremoti, a gran danno dei vicini che lamentano di non poter più chiudere occhio di notte a causa del continuo abbaiare.
L'agenzia di Nanchang, capitale della provincia orientale dello Jiangxi, si è dotata di cani perché "si comportano in modo anormale quando sta per verificarsi un terremoto", talvolta fino a dieci giorni in anticipo, ha spiegato all'Afp un responsabile del comune, Song. L'agenzia è ricorsa ai cani su espressa richiesta delle autorità provinciali, ha aggiunto, precisando che anche polli o anatre possono essere utili per lanciare l'allarme terremoti.
Molto meno convinti della missione salutare canina sono i vicini dell'agenzia. "Non so quanti cani abbia l'agenzia sismologica ma dalle 23 abbaiano tutta la notte ininterrottamente", ha raccontato uno di loro, citato dal portale di informazioni locali Dajiang. La provincia sud occidentale del Sichuan è stata colpita il 20 aprile da un sisma che ha causato circa 200 morti e più di 13.000 feriti. Cinque anni prima, un potente terremoto nella stessa provincia aveva provocato 90.000 fra morti e dispersi.
 
L’ARENA
8 MAGGIO 2013
 
Maiali morti sul camion destinati all'uso umano

 
BARDOLINO (VR). Operazione della Polstrada che ha fermato l´autista e fatto denuncia alla Procura. Prelevati da un allevamento di Brescia erano indirizzati a Chieti per il confezionamento di prodotti alimentari
Bardolino. Sarebbero finiti in prodotti alimentari destinati al consumo umano. Ma fortunatamente la Polstrada di Bardolino ha fermato il camionista abruzzese che stava trasportando insieme ad un centinaio di suini prelevati regolarmente da un allevamento veronese in buone condizioni di salute, una ventina di animali provenienti da un allevamento di Brescia di cui un paio già morti e gli altri in fin di vita. L´intero carico era diretto a Chieti dove le carni di tutti i suini sarebbero state utilizzate per il confezionamento di prodotti alimentari. La Polstrada bardolinese ha contattato il veterinario di turno che ha disposto abbattimento e distruzione delle carcasse degli animali in condizioni non a norma; sono quindi scattati gli accertamenti nei confronti dell´allevamento bresciano e del macello di destinazione. Gli agenti hanno denunciato alla Procura di Verona conducente, proprietario del veicolo, titolare del macello di Chieti, commerciante e allevatore bresciano: per tutti l´accusa è di maltrattamento di animali in attesa delle verifiche sul mancato rispetto delle norme amministrative previste dalla normativa comunitaria. Il fatto, infatti, risale ad alcune settimane fa ma le indagini sono ancora in corso. Anche perché i venti suini in condizioni critiche presentavano tatuaggi auricolari - quella sorta di targhetta identificativa usata per la movimentazione degli animali - appartenenti ad animali sani. Un artifizio adottato nel tentativo di nascondere che quegli animali non avrebbero mai dovuto uscire dall´allevamento perché erano già stati dichiarati non idonei al trasporto né tantomeno alla macellazione e al commercio. Di questa ulteriore fase di indagine è stato interessato il Nucleo investigativo della Forestale di Brescia che ha rilevato comportamenti illeciti da parte dell´allevatore bresciano.
L´intervento della Polstrada bardolinese rientra nell´ambito della attività di controllo legate al protocollo d´intesa siglato tra il ministero dell´Interno e quello della Salute con l´obiettivo di contrastare le irregolarità e illegalità nell´ambito della tutela e salute degli animali e sicurezza alimentare oltre che stradale. E in termini di sicurezza stradale è da registrare un altro intervento degli agenti del dipartimento di Bardolino che nel fine settimana hanno fermato per due volte un camionista portoghese incappato nella stessa violazione. Protagonista del singolare episodio P.J, di 49 anni, che alla guida di un grosso autotreno è incappato in un controllo della Stradale di Bardolino che ha riscontrato un tasso alcolemico superiore al limite consentito. Oltre a questo gli agenti hanno controllato il camion sotto il quale hanno rinvenuto una grossa calamita applicata al cambio con lo scopo di far impazzire le registrazioni dell´apparecchio cronotachigrafo digitale ( la scatola nera dei camion). Un sistema illegale adottato dagli autisti per alterare le registrazioni dei tempi di sosta e di marcia e riuscire ad aggirare i tempi di riposo imposti per legge. L´autista portoghese ha quindi subìto l´immediato ritiro della patente di guida e le sanzioni anche per l´alterazione dei sigilli di sicurezza delle «scatole nere». L´uomo, però, incurante delle diffide e di quanto accaduto, il giorno dopo si è rimesso alla guida del camion ed è stato intercettato dalla stessa pattuglia che lo aveva fermato 24 ore prima. Per lui è scattato un nuovo provvedimento di ritiro della patente e una nuova multa - totale sanzioni di 15mila euro - per aver circolato senza permesso di guida oltre al fermo effettivo dell´autotreno.
 
IL MESSAGGERO
8 MAGGIO 2013
 
Cani abbandonati salvati dai carabinieri
Uno era stato legato al guardrail della superstrada. Due storie che arrivano dalla Ciociaria
 
FROSINONE - Due cani abbandonati sono stati salvati dai carabinieri a Casalvieri e a Frosinone.
Due storie a lieto fine, che si aggiungono a quella di Acuto, dove nei giorni scorsi sempre gli uomini dell'Arma hanno recuperato due meticci di grossa taglia che rischiavano di morire annegati dopo essere finiti in una vasca piena d'acqua. Pur avendo riportato lievi ferite, alla fine sono stati tirati fuori. Ora altri due animali, che erano stati lasciati per strada alla loro sorte, sono stati soccorsi e presi in cura.E' toccato a un cane, abbandonato e legato al guardrail della superstrada Sora-Cassino, percorsa da migliaia di auto al giorno. Il fatto è avvenuto lo scorso weekend nei pressi dell'uscita di Casalvieri. Alcuni automobilisti di passaggio, notando l'animale in quelle condizioni, che non poteva muoversi più di tanto se non limitatamente allo spazio circoscritto concesso da quella piccola corda, hanno avvertito i carabinieri della locale stazione, che a loro volta si sono recati sul posto per liberarlo e rifocillarlo. La bestiola è stata temporaneamente affidata a un veterinario della zona.
L'altra storia arriva dal capoluogo, dove l'altra sera sempre i carabinieri, dopo aver ricevuto una segnalazione, sono intervenuti nella zona del Casaleno, nella parte bassa della città: lì, sotto un albero, hanno trovato una cagnetta meticcia abbandonata all'interno di una cesta. Anche in questa circostanza, i militari hanno richiesto l'intervento dei veterinari per far visitare e rifocillare l'animale. Due storie simili, dunque, legate dalla triste piaga dell'abbandono di animali. Anche questa volta, fortunatamente, i due cani sono stati soccorsi in tempo e tratti in salvo.
 
GEA PRESS
8 MAGGIO 2013
 
Da Bergamo a Bolzano – Nuovo intervento contro i bracconieri di pulcini di Tordo
Denunciato nei meleti di Bolzano. A casa, in provincia di Bergamo, sequestrati 123 uccellini
  

Terzo sequestro, comunicato nella giornata di oggi,  di implumi di Tordo prelevati dai nidi. Dopo gli interventi nel bolzanino ed in provincia di Trento (vedi articolo GeaPress), ), a cura dei Carabinieri e del Corpo Forestale Provinciale, una terza operazione di polizia è avvenuta oggi intorno alle ore 12.00.

Ad intervenire ad Appiano (BZ) è stato il Corpo Forestale della Provincia di Bolzano, in collaborazione con i Carabinieri. Nel bergamasco, invece,  il Corpo Forestale dello Stato.
A notare il presunto uccellatore, originario della provincia di Bergamo, è stato il personale del Corpo Forestale della Provincia di Bolzano. L’uomo sarebbe stato visto aggirarsi tra i meleti ed una volta trovatosi innanzi i Forestali avrebbe fatto cadere in terra un nido con tre implumi.   Nella vegetazione circostante è stato così rinvenuto il nido, purtroppo ormai vuoto. I Forestali si sono subito messi alla ricerca dei poveri pulcini, riuscendone a trovare due. Il terzo probabilmente si è disperso nell’erba alta oltre mezzo metro.
Nell’automobile appartenente al soggetto ora denunciato, sono state trovate numerose scatole vuote. Il sospetto è che si possa trattare di contenitori in genere utilizzati per trasportare i nidi. Da Bolzano è così partita la richiesta di perquisizione domiciliare in provincia di Bergamo. Le verifiche presso l’abitazione dell’uomo, affidate al Corpo Forestale dello Stato,  si sono concluse intorno alle 20.00 di stasera.  Nel corso della perquisizione sarebbero stati trovati centoventitrè uccellini, perlopiù Tordi. Una sessantina erano sprovvisti di anello inamovibile obbligatorio per legge.
Secondo indiscrezioni pervenute, gli altri animali (ovvero quelli provvisti di anellino) mancherebbero della certificazione di origine. Tutti i volatili sono stati posti sotto sequestro, mentre l’uomo sarebbe stato denunciato per uccellagione e maltrattamento di animali.
Le indagini sono ancora in corso per accertare la destinazione riservata ai malcapitati animali. L’uomo, avrebbe dichiarato di essere un cacciatore, fatto quest’ultimo che potrebbe avvalorare ancora di più la quasi unica destinazione alla quale notoriamente sono avviati gli animali. Si tratterebbe di futuri richiami vivi per i cacciatori da capanno. Accertamenti, a tal proposito, sono tutt’ora in corso.
 
GEA PRESS
8 MAGGIO 2013
 
Trentino Alto Adige – attacco ai nidi. Decine di implumi ed uova sequestrati da Carabinieri e Forestale
I bracconieri provenivano dalla provincia di Bergamo e dall’Emilia Romagna.

  
E’ cominciata la guerra ai nidi. Un periodo circoscritto, 20 o al massimo 30 giorni, nei quali i nidiacei sono cresciuti quanto basta per finire in singole gabbiette. Molto probabilmente  saranno utilizzati come richiami vivi per i cacciatori da capanno. Una pratica, quella del prelievo dei nidi, che trova la sua massima concentrazione nei meleti del Trentino Alto Adige. Qui, nei giorni scorsi, in due distinte operazioni di polizia sono stati fermati i primi bracconieri di nidiacei della stagione.
In provincia di Bolzano ieri mattina grazie ad un intervento mirato al contrasto dell’uccellagione messo in atto dai Carabinieri del N.O.R. della Compagnia di Egna e della Stazione di Egna, sono state fermate due persone, provenienti dall’Emilia Romagna, con un ingente bottino vivo.
In totale, 16 nidi di volatili, 4 dei quali appartenenti a fringuelli. Il loro contenuto era rappresentato  da 16 implumi. Poi un nido di Fanello, contenente 4 uova, uno di “verzellino” con all’interno 4 uova,  uno appartenente ad un insettivoro non meglio individuato con  3 implumi ed infine 9 di tordo bottaccio con 34 implumi.
I due bracconieri, sorpresi nelle campagne di Caldaro (BZ), sono stati denunciati a piede libero per illecita uccellagione e violazione della relativa legge provinciale. L’autovettura utilizzata per l’attività, una Volkswagen Golf, è stata invece sequestrata con tutto il suo carico di implumi, nidi e il copioso materiale utilizzato per la cattura illegale.
Gli uccellini sono stati affidati al personale del Corpo Forestale della Provincia di Bolzano per la successiva consegna al Centro di Recupero Volatili di Tirolo.
L’altra operazione, invece, ha riguardato l’alta Val di Non. Qui il Corpo Forestale del Trentino ha sorpreso due persone della provincia di Bergamo impegnate nella raccolta illecita di nidiacei. Personale della Stazione forestale di Fondo, coadiuvato dai colleghi di Coredo e dal locale Custode Forestale, ha scorto un’automobile che destava qualche sospetto nelle campagne del Comune di Dambel. Dopo un appostamento, sono state fermate due persone che stavano riponendo nella macchina due nidi appena tolti dall’albero, con all’interno  i piccoli. Durante la perquisizione dell’automobile ne sono stati rinvenuti altri 4, per un totale di 25 nidiacei delle specie Tordo e Cesena. Erano inoltre presenti una siringa e del cibo (un pastone) per alimentare artificialmente i nidiacei.
Gli uccellini sono stati consegnati al Centro di Recupero avifauna Alpina di S. Rocco di Villazzano della Provincia Autonoma di Trento, gestito dalla LIPU. I due bracconieri sono state denunciati per il reato di uccellagione.
La Forestale della Provincia di Trento, sottolinea come tali attività di sorveglianza mirata, svolta anche in sinergia con il Corpo Forestale dello Stato, siano condotte soprattutto in questo periodo, per contrastare un fenomeno che assume una certa rilevanza.
Ad essere ricercati dai bracconieri sono, però, solo i maschi. Tramite la crudele pratica del sessaggio viene aperto l’addome del pulcino tramite una lametta (vedi foto). Se questo è maschio si richiude con la colla, se femmina viene buttato via. I pulcini che sopravvivono, vengono poi allevati in cattività “allo stecco”. Un termine che in gergo individua lo stecchino per essere imbeccati.
 
GEA PRESS
8 MAGGIO 2013
 
Carmignanello (PO) – Trappole illegali per istrici che catturavano gatti
Intervento della Polizia Provinciale e dei Carabinieri - Il numero delle segnalazioni della Polizia Provinciale

  
Tutto è partito dalla segnalazione di un cittadino, che ha trovato il proprio gatto ferito da una tagliola in ferro.
Le indagini avviate dalla Polizia Provinciale di Prato e dai Carabinieri di Vernio hanno così portato al sequestro di mezzi di caccia illegali ed alla denuncia del presunto responsabile nel comune di Carmignanello.
Le indagini avrebbero altresì appurato come le gravi lesioni subite dall’animale, sarebbero solo le ultime di una serie di precedenti episodi  ai danni dei gatti. Tutti, a quanto pare, nel territorio comunale di Carmignanello e tutti all’interno dello stesso terreno nella quale  era stata posizionata la tagliola. Altri mezzi vietati quali lacci-cappio e trappole appositamente posizionate per la cattura di fauna selvatica di media taglia, come istrici, faine, donnole e volpi. Nel tremendo inghippo sono però finiti anche numerosi gatti.
Nel corso della perquisizione domiciliare, la Polizia Provinciale ed i Carabinieri hanno inoltre rilevato che il laccio-cappio, in cordino di acciaio, era stato appositamente posizionato in un punto di passaggio degli animali. Questo affinchè potessero rimanervi impigliati per il collo, fino anche a morire. Stante il comunicato diffuso dalla Polizia Provinciale, accanto al laccio era stata posizionata anche una carcassa di animale che fungeva da esca per attirare i selvatici.
Poi anche una trappola in ferro, tipo gabbia, predisposta con un meccanismo a scatto che si chiudeva al passaggio dell’animale, impedendone l’uscita.
I mezzi di cattura illegali sono stati posti sotto sequestro penale, mentre il proprietario del terreno è stato denunciato alla Procura della Repubblica per esercizio di caccia con mezzi vietati, in periodo di divieto generale e per maltrattamento di animali.
La Polizia Provinciale, oltre a sottolineare la collaborazione fattiva con i Carabinieri e a confermare la sensibilità istituzionale della Procura, e il proprio costante impegno per la tutela e la salvaguardia degli animali, ricorda che è sempre disponibile e presente sul territorio. Per richiedere informazioni e ricevere richieste e/o segnalazioni è attivo anche il numero 337-317977 o il sito internet della provincia di Prato.
 
IL TIRRENO
9 MAGGIO 2013
 
Cacciava volpi e donnole ma faceva strage di gatti
 
CANTAGALLO (PO) - Da qualche mese Carmignanello, una frazione nelle campagne del comune di Cantagallo, in provincia di Prato, era sotto osservazione; alla polizia provinciale erano giunte numerose denunce da parte dei proprietari di gatti che rientravano a casa con ferite di tagliole e lacci. A dare una svolta alle indagini una segnalazione, venerdì scorso, che ha portato a denunciare alla Procura un uomo di Carmignanello per maltrattamento di animali e caccia in periodo non consentito con mezzi non leciti, al sequestro del suo campo e di tagliole, lacci e gabbie per la cattura illegale di animali selvatici. La polizia provinciale conferma che non si tratta di bracconaggio; l'uomo, incensurato, probabilmente voleva difendere il proprio terreno dai numerosi animali selvatici che scendo più spesso a valle, motivazione che non è certo una giustificazione. Nel campo, vicino ad un bosco, oltre alla fauna selvatica di medie dimensioni come istrici, faine, donnole e volpi, passavano anche numerosi gatti. Durante la perquisizione la polizia provinciale e i carabinieri hanno rilevato che il laccio, un cordino di acciaio, era stato posizionato in un punto di passaggio degli animali in modo tale che vi rimanessero impigliati per il collo, in pratica un cappio che ha sicuramente ucciso diversi gatti. Nelle vicinanze era stata posizionata anche una carcassa di una bestia come esca per attirare gli animali selvatici, mentre la trappola in ferro, tipo gabbia, era stata costruita con un meccanismo a scatto che si chiudeva al passaggio dell’animale, impedendone l'uscita.
 
ADN KRONOS
8 MAGGIO 2013
 
Prato, sequestrati mezzi di caccia non consentiti: una denuncia
Prato - L'indagine è partita dalla segnalazione di un cittadino, che ha trovato il proprio gatto ferito da una tagliola in ferro
 
Prato - E' partita dalla segnalazione di un cittadino, che ha trovato il proprio gatto ferito da una tagliola in ferro, l'indagine compiuta congiuntamente dalla polizia provinciale di Prato e dai carabinieri di Vernio che ha portato al sequestro nel comune di Carmignanello (Cantagallo) di mezzi di caccia non consentiti e all'individuazione e denuncia del responsabile. Le gravi lesioni subite dall'animale non sono che l'ultima di una serie di analoghi ferimenti di gatti che si e' verificata a Carmignanello. La denuncia del proprietario della povera bestiola ha permesso di attivare tempestivamente le indagini e di rinvenire, all'interno dello stesso terreno in cui era stata posizionata la tagliola, altri mezzi vietati quali lacci e trappole appositamente posizionati per la cattura di fauna selvatica di media taglia, come istrici, faine, donnole e volpi, ma che hanno purtroppo catturato anche diversi felini. Durante la perquisizione polizia provinciale e carabinieri hanno rilevato che il laccio, in cordino di acciaio, era stato appositamente posizionato in un punto di passaggio degli animali in modo tale che questi vi rimanessero impigliati per il collo, fino anche a morire. Accanto al laccio era stata posizionata anche una carcassa di animale che fungeva da esca per attirare i selvatici. La trappola in ferro, tipo gabbia, era predisposta con un meccanismo a scatto che si chiudeva al passaggio dell'animale, impedendone l'uscita I mezzi di cattura abusivi sono stati posti sotto sequestro penale e il proprietario del terreno e' stato denunciato alla Procura per esercizio di caccia con mezzi vietati, in periodo di divieto generale e per maltrattamento di animali. La polizia provinciale, oltre a sottolineare la collaborazione fattiva con i carabinieri e a confermare la sensibilita' istituzionale della Procura, e il proprio costante impegno per la tutela e la salvaguardia degli animali, ricorda che e' sempre disponibile e presente sul territorio. provincia di Prato.
 
LA PROVINCIA PAVESE
8 MAGGIO 2013
 
Nel 2012 abbattuti 47 esemplari
 
La normativa sull’abbattimento dei cinghiali è molto rigida. E’ possibile cacciare gli animali solo in un certo periodo dell’anno (soprattutto d’inverno) e divisi in squadre. Forse l’eccessiva rigidità delle leggi sta alla base del proliferare di questi animali che praticamente non hanno – a parte l’uomo – predatori in natura. Lo scorso anno la polizia provinciale ha abbattuto 47 esemplari da cui sono stati ricavati ben 815 kg di carne.
 
GEA PRESS
8 MAGGIO 2013
 
Palermo – Il cavallo da trotto, modello didattico per formare i mafiosi
Le intercettazioni dei Carabinieri di Palermo sul mandamento mafioso di Bagheria. Le tradizioni vanno rispettate.
 
C’è qualcosa che riguarda i cavalli, nel nuovo intervento dei Carabinieri di Palermo ai danni del mandamento mafioso di Bagheria (PA). Ventuno fermi eseguiti dal Nucleo Investigativo di Palermo, dalla Compagnia di Bagheria e dal Reparto Anticrimine di Palermo coordinati  dal Procuratore Aggiunto dott. Leonardo Agueci e dai Sostituti Procuratori,  dott.ssa Francesca Mazzocco e dott.ssa Caterina Malagoli della D.D.A. Di Palermo.
Una vasta operazione che vede a vario titolo coinvolte diverse persone accusate per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsioni, rapine, detenzione illecita di armi da fuoco, scambio elettorale politico mafioso e traffico internazionale di stupefacenti.
Elementi già noti alle cronache pluriventennali di mafia ed altri, invece, di più recente acquisizione nel corso delle scalate ai vertici  criminali.
Nessun riferimento diretto alle corse di cavalli, mentre molto di più ci sarebbe in merito alla gestione occulta delle agenzie di scommesse sportive. I guadagni sarebbero stati destinati al mantenimento delle famiglie dei detenuti.
In merito alle nuove affiliazioni, riferiscono i Carabinieri, Cosa nostra bagherese costituisce però un archetipo criminale che si colloca a metà strada tra il vecchio e il nuovo. Un sodalizio criminale capace di rimodulare rapidamente i propri assetti per essere sempre presente in maniera incisiva sul territorio. Le tradizioni, non vanno scordate ma rispettate.
L’ingresso nelle file del sodalizio è pertanto considerato un momento fondamentale nella vita del mafioso. Si avvia così, un legame indissolubile di appartenenza e, pertanto, da enfatizzare con i rituali più antichi della affiliazione. Si tratta della famosa “punciuta” e della presentazione delle nuove leve agli anziani uomini d’onore.
Non meno importante la formazione e l’addestramento delle nuove leve che, secondo una ottimistica visione strategica, riferiscono sempre i Carabinieri, rappresentano il futuro di cosa nostra. Persone da  indottrinare, se necessario anche con le maniere forti. In questo caso le intercettazioni dell’Arma hanno rilevato lo specifico riferimento al mondo del cavallo. Giovani cavalli, ovviamente. Anzi, più esattamente, come intervenire nei confronti dei “giovani cavalli da trotto“. Un modello “didattico” da traslare per la formazione del novello mafioso.
Questo è quanto si evince in una delle  intercettazioni dei Carabinieri.
Se poi ci sono segni di insofferenza, il modello è sempre lo stesso: il cavallo da trotto.  “Quando vedi che nella salita fanno le bizze…piglia e colpisci con il frustino….sulle gambe…che loro il trotto non lo interrompono…purtroppo i cavalli giovani così sono”.
A quale salita è riferita la “cultura” mafiosa del cavallo? I Carabinieri non aggiungo altro ma è chiaro che negli ippodromi, a differenza della corsa clandestina, di salite non ve ne sono. Nei circuiti illegali  lo sprint finale è invece in salita. Avviene così, ad esempio,  nel tratto finale del “circuito” compreso tra via Oreto ed il carcere  Pagliarelli di Palermo, così come, nella stessa città, in via Ernesto Basile.
Volendo rimanere nell’area del mandamento mafioso di Bagheria, c’è il tratto finale di Corso Italia, ad Aspra, oggetto di un intervento, ormai datato, dei Baschi Verdi della Guardia di Finanza di Palermo. Per non parlare, poi, della salita in contrada Cannita, tra Bagheria e Villabate. In quel caso le segnalazioni pervenute più di recente, riferiscono di gare da tiro, con tanto di carri pieni di sacchi di cemento. Non trotto, dunque, ma comunque sempre in salita. “Piglia e colpisci con il frustino“, ed impari a diventare mafioso.
 
GIORNALETTISMO
8 MAGGIO 2013
 
Chi sono i pro-test a favore della sperimentazione animale
Quando gli scienziati fanno sentire la propria voce sovrastando quella degli animalisti
 
Nature.com ci parla di “Pro-test”, il marchio che con il passare dei mesi sta identificando sempre di più gli scienziati ed i ricercatori che approvano i test sugli animali confrontandosi e contrapponendosi con gli “estremisti” animalisti. LA NASCITA DI PRO-TEST - Il termine è stato coniato dalla studentessa inglese Laurie Pycroft nel gennaio 2006, quando aveva 16 anni, nel corso di una manifestazione per i diritti degli animali condotta ad Oxford. Gli attivisti protestavano contro la costruzione di un centro biomedico con strutture moderne e confortevoli per gli animali. La loro strategia, caratterizzata anche dall’uso di ordigni, aveva spinto alcune delle imprese vincitrici dell’appalto ad abbandonare il progetto.
LA MANIFESTAZIONE DEI RICERCATORI - I ricercatori, spinti dalla Pycroft, hanno creato il primo comitato “Pro-Test” organizzando allo stesso tempo, insieme a studenti universitari ed insegnanti, una manifestazione parallela a quella degli attivisti per i diritti degli animali. Alla fine scesero in piazza 1000 tra ricercatori, insegnanti e studenti contro i 200 attivisti animalisti. Quel giorno rappresentò il punto di non ritorno in tutto il Regno Unito. Grazie alle insegne “Pro-Test” i ricercatori e gli studenti, frustrati dall’atteggiamento aggressivo degli animalisti, hanno raccolto il coraggio a due mani, spinti anche dal supporto alla loro causa garantito dall’allora governo di Tony Blair.
L’ESPERIENZA DI GREEN HILL - Sei anni dopo quella manifestazione, in Italia, decine di attivisti hanno liberato dei beagle dall’allevamento di Green Hill, nei pressi di Brescia, accusando l’azienda di allevare animali destinati ad esperimenti e trattamenti crudeli. La polizia ha poi permesso agli attivisti di portare via i cani ed il tribunale ha dato loro la custodia fino al termine delle indagini. In attesa di una soluzione la maggioranza del personale dell’impresa di Montichiari è stata licenziata perché ormai il lavoro non c’era più.
L’ASSALTO A MILANO - In risposta a quanto successo nei mesi scorsi anche in Italia è nata una costola di Pro-Test, lo scorso settembre, e questa ha assistito all’irruzione condotta lo scorso 20 aprile dal gruppo “Fermare Green Hill” il quale è entrato in un laboratorio dell’Università di Milano rifiutando di uscire senza gli animali qui contenuti, per lo più topi e con l’assicurazione della polizia di poter entrare a prenderne altri. Prima di andare via gli animalisti hanno mischiato gli animali in gabbia e cambiato le etichette sabotando gli esperimenti qui condotti.
LA PROTESTA DEI RICERCATORI - Il giorno dopo sono scesi in strada scienziati e studenti, tutti uniti dalla bandiera di Pro-Test Italia ed il prossimo primo giugno si terrà a Milano una manifestazione nazionale. L’università ha vietato l’ingresso agli attivisti e sta preparando le denunce. Gli uomini di scienza del polo universitario hanno vergato lettere aperte nelle quali vengono condannati gli attivisti animalisti cogliendo poi l’occasione di spiegare perché la ricerca medica condotta con animali sia necessaria.
BISOGNA PARLARE - Dal 20 aprile al 7 maggio più di 4000 ricercatori provenienti da tutto il mondo hanno manifestato la loro solidarietà nei confronti degli scienziati milanesi. Costoro hanno poi chiesto una copertura mediatica più equa per aiutare le persone a capire cosa significhi la ricerca condotta sugli animali auspicando che nei confronti degli estremisti venga usata tolleranza zero. Ora tocca agli scienziati spiegare bene il loro lavoro in un dibattito in cui la violenza non ha ragion d’essere. Pro-Test Italia è la terza espressione della creazione della Pycroft mentre la versione originale ha chiuso i battenti nel 2011 dopo aver dato la giusta voce ai ricercatori, agli animali ed al lavoro scientifico riuscendo a battere la violenza.
 
GREENEWS
7 MAGGIO 2013
 
Ligneah: quando il legno sostituisce la pelle animale

Veronica Ulivieri

 
Come molte invenzioni, anche quella di Ligneah, il primo tessuto in cotone e fibra di legno, è nata da un’esigenza: Marta Antonelli, giovane stilista romana appena uscita dall’Istituto Europeo di design, voleva sostituire la pelle di pitone con un materiale che coniugasse l’estetica con la sostenibilità e fosse al 100% cruelty free. “Siamo vegetariani, e lavorare sulla pelle andava contro i nostri principi. Così, ci siamo messi alla ricerca di un materiale a basso impatto ambientale, e abbiamo scoperto che il legno presentava questa caratteristica: se proveniente da foreste gestite in modo sostenibile, infatti, è il centro di un’economia sana, che dà lavoro alle popolazioni locali”, racconta il padre Marcello Antonelli, ex dirigente di un’azienda tessile. Nel 2010 è stato licenziato in seguito a una ristrutturazione aziendale, ma da quel momento di difficoltà è iniziata la nuova avventura con la figlia, culminata l’anno scorso con la nascita della start up My Mantra.
“La ricerca di una soluzione tecnica è durata un anno. Abbiamo poi iniziato sperimentazioni insieme ad altre aziende locali per mettere a punto il processo produttivo e a novembre 2011 abbiamo depositato la domanda di brevetto”. Il procedimento per realizzare Ligneah, utilizzabile in tutti quei settori in cui tradizionalmente viene impiegata la pelle, dalle scarpe alle copertine delle agende, dai sedili delle auto all’arredamento, è complesso: “Si parte dal tranciato, una sfoglia sottilissima, di massimo 1 millimetro, di legno naturale o verniciato ad acqua, che viene accoppiato a un tessuto in cotone e passato al laser. Se il tessuto è destinato alla produzione di scarpe, può essere trattato con un gel ecologico che lo difende dagli agenti atmosferici, e abbiamo anche delle tramature particolari adatte a pouf e divani. Le varie fasi avvengono a secco, senza rilasciare emissioni”. Il risultato è un tessuto al tatto uguale alla pelle, morbidissimo, ma  allo stesso tempo più resistente e indeformabile.
Il legno utilizzato, soprattutto di frassino, betulla, noce e rovere, proviene tutto da foreste certificate e gestite in modo sostenibile dell’Europa e del Nord America. “Per principio, non usiamo legno proveniente dalle zone tropicali, a rischio deforestazione. Inoltre, per la fibra tessile abbiamo preferito il cotone ai tessuti sintetici, anche se questo ha comportato maggiori difficoltà in fase di messa a punto del processo industriale”.
Un anno fa, subito dopo la sua nascita, la My Mantra ha iniziato a partecipare a fiere dedicate alla sostenibilità: “A settembre 2012 abbiamo presentato i primi prototipi di scarpe e borse a So critical so fashion, l’evento milanese sulla moda attenta all’ambiente, e siamo anche stati contattati da Material Connexion, il più grande centro di ricerca e consulenza sui materiali e processi produttivi innovativi e sostenibili, che ci ha inseriti nel suo archivio di materiali ecologici”. Il progetto ha ricevuto anche una menzione speciale nell’ambito del Premio Impresa Ambiente, sezione Miglior prodotto.
Pur tra mille difficoltà (“in Italia non ci sono agevolazioni per le start up, ed è veramente dura andare avanti”), alla fine è arrivato anche il riconoscimento del mercato: “Abbiamo ricevuto molte richieste da grandi gruppi della moda e del settore auto, alcune provenienti anche da Canada e Stati Uniti. Ci hanno contatto anche tanti persone vegane, incuriosite dal nostro materiale cruelty free”. Di fronte a tanto interesse, è arrivato il momento della svolta: “Fino ad ora ci siamo appoggiati a piccoli laboratori per realizzare i nostri prototipi. Adesso siamo alla ricerca di finanziamenti e partnership industriali per iniziare la produzione Ligneah, che vogliamo mantenere in Italia. Entro metà maggio apriremo anche un e-commerce per vendere borse, portafogli e altri oggetti prodotti con questo materiale un ico al mondo”.
Per ogni prodotto venduto, grazie a un accordo con Tree-nation, sarà piantato un albero nel basso Niger, in un’area a rischio deforestazione: “Con un albero riusciamo a produrre almeno 100 borse e 150 paia di scarpe. Questo significa che per ogni pianta che utilizziamo ne restituiamo all’ambiente circa 300. In questo modo, se anche ci fossero delle piccole pecche nel nostro processo produttivo, cerchiamo di ripararle”.
 
NEL CUORE.ORG
8 MAGGIO 2013
 
CANI, LA LAV CHIEDE RINNOVO DELL'ORDINANZA SULLE AGGRESSIONI
"Alle associazioni un ruolo più propulsivo"
 
"Rinnovare l'Ordinanza sull'incol umità pubblica dall'aggressione dei cani che scade lunedì prossimo, affidando alle associazioni animaliste un ruolo più propulsivo nell'organizzazione dei percorsi formativi delle famiglie con cani: lo chiede la LAV al nuovo Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Il provvedimento, non trasformato in legge nella scorsa Legislatura - sottolinea la LAV - ha rappresentato infatti un positivo atto concreto per la tutela degli animali, la responsabilizzazione di chi vive con un cane e la prevenzione delle aggressioni". "Tra i punti positivi contenuti nell'Ordinanza di cui LAV chiede il rinnovo: l'importanza dell'abolizione della inutile e dannosa "lista nera" delle razze considerate pericolose; la responsabilizzazione piena di chi ha la proprietà e di chi detiene un cane a prescindere dalla razza o meno di appartenenza, sia nell'acquisizione del quattrozampe così come della sua conduzione; l'istituzione di percorsi formativi per chi vive con un cane". "L'Ordinanza ministeria le, infatti, è di fondamentale importanza anche per promuovere un corretto rapporto uomo-cane e per la prevenzion e e la gestione delle aggressioni proprio attraverso l'istituzione di percorsi formativi per coloro che hanno la responsabilità di un cane, l'istituzione dei quali è stata però in larga parte disattesa dai soggetti - Comuni e Servizi veterinari pubblici - a cui l'ordinanza demanda il compito di organizzare tali percorsi formativi. Per questo motivo la LAV chiede che nella nuova Ordinanza sia affidato alle associazioni animaliste un ruolo più propulsivo nell'organizzazione dei percorsi. Educare al corretto rapporto con l'animale in famiglia e in società, e attivare percorsi di recupero per cani che hanno bisogno di un recupero comportamentale è indispensabile in termini di corretta convivenza e prevenzione". "Resta comunque necessaria una legge che ne traduca i contenuti in strumenti stabili nel tempo, l'Ordinanza rappresenta, infatti, un riferimento normativo efficace per prevenire le aggressioni e promuovere un corretto rapporto con il proprio quattro zampe, ma ha un'efficacia destinata a dover essere rinnovata".
 
L’ARENA
8 MAGGIO 2013
 
C'è l'orso, alpeggio in pericolo
Gli allevatori: «Allontanatelo»

Barbara Bertasi

 
MALCESINE (VR). Domani la riunione in municipio. Intanto sono state consegnate reti elettrificate contro eventuali attacchi. Summit in Comune con tecnici  di Provincia, Regione, Comunità Forte presa di posizione di chi è già stato colpito: «Via dal Baldo»
Malcesine. Asini e bovini sbranati dall'orso? La Comunità montana del Baldo fa il punto sulla situazione a Malcesine dove però il sindaco Michele Benamati rilancia la posizione degli allevatori che, avendo subìto l'anno scorso predazioni da orso (alcune presunte) sono nettamente contrari a tenerlo sul Baldo. È dell'estate scorsa, inoltre, la petizione «Contro la presenza dell'orso sul Baldo» - promossa dalla Lega Nord Trentino – che chiedeva di «sospendere il progetto Life Ursus in riferimento agli effetti negativi sulle attività montane e la sicurezza dei residenti».  Erano seguiti incontri, uno a Dossioli e uno a Malcesine, nei quali molti timori erano stati espressi per il futuro alpeggio. Poi, in febbraio, Benamati ha scritto in Regione chi edendo di prevedere, nel bilancio, fondi per risarcire i danni causati da fauna selvatica. Ora, proprio per affrontare il problema alla vigilia della stagione dell'alpeggio, che inizia ufficialmente il 1° giugno e termina il 29 settembre, gli allevatori sono chiamati a raccolta. L'incontro è domani alle 16 in municipio a Malcesine dove la presenza del plantigrado continua a preoccupare. Tanto più ora che s'è rifatto vivo sul versante trentino. In aprile alcuni giorni di sole sono bastati a risvegliarlo ed ha sbranato due asini e una vacca a malga Tret, allevamento biologico presente da una decina d'anni.  Fa sapere il responsabile dell'ufficio agricoltura della Comunità montana del Baldo: «Abbiamo organizzato l'incontro su pressione degli allevatori di Malcesine affinché la normale attività d'alpeggio sia garantita anche con l'eventuale presenza dell'orso. Interverranno la dottoressa Sonia Calderola referente dell'Unità ; di progetto caccia e pesca della Regione Veneto, il biologo Ivano Confortini responsabil e del Servizio caccia e pesca della Provincia ed il Corpo Forestale dello Stato. Si discuterà dell'ecologia del plantigrado e delle sue abitudini e si discuteranno con gli operatori le metodologie gestionali richieste. Parleremo dell'uso delle reti elettrificate e dell'importanza di adottare vecchie abitudini in alpeggio», anticipa. «Si dovrà infatti ripensare a ricoverare le bestie al chiuso di notte - quando potenziali attacchi sono più probabili - consuetudine abbandonata dal '900, essendo mancati i grandi predatori: orso e lupo».  Ma Benamati nota: «Mi ha telefonato il presidente della Comunità dicendomi che stavano organizzando un incontro a Malcesine in quanto Comune più interessato alla problematica. Abbiamo colto l'iniziativa anche se non è risolutiva del problema poiché punta a dare elementi per gestire al meglio la presenza del plantigrado. Invece», evidenzia, «i nostri allevatori colpiti l'anno scorso chiedono una soluzione definitiva: che l'animale sia allontanato. Oltre che per l'incolumità delle bestie temono ora per la propria, anche perché l'orso si è dimostrato particolarmente aggressivo attaccando asini e mucca. Dal canto mio temo anche per la incolumità dei molti ospiti che frequentano la nostra montagna e non vorrei che tale presenza fosse di ostacolo al turismo anziché promuoverlo». Il presidente della Comunità Sandri: «Recentemente un plantigrado ha aggredito animali in una zona trentina del Baldo confinante col nostro versante, zona d'alpeggio. Sappiamo che la Provincia autonoma di Trento, che ha attuato il progetto Ursus, ha fatto avere agli allevatori reti a bassa tensione elettrica per preservare le mandrie da eventuali attacchi. La Comunità, disponibile a promuoverne di successivi, ha organizza to questo incontro per affrontare la questione e verificare se anche le nostre aziende possono esserne dotate». Claudio Groff, referente per la Provincia autonoma di Trento della gestione dell'orso: «La certezza che sia sul Baldo viene da quest'ultimo danno. Questa montagna, almeno saltuariamente, è frequentata da orsi per cui bisogna attrezzarsi anche con le apposite recinzioni elettriche che l'ente pubblico fornisce agli allevatori che le richiedano. Sono un buon sistema per tenerlo lontano perché lui sa che i recinti provocano scosse e sta alla larga e gli incontri con la popolazione servono, anche la nostra Provincia ne ha organizzati molti». Sull'allontanamento chiude: «Non ha senso spostare gli orsi che, su queste piccole distanze, si muovono autonomamente. In ogni caso, se lo si riterrà necessario, esiste il Piano d'azione per la conservazione dell'orso bruno nelle Alpi centro-orientali (Pacobace) che, in casi estremi, prevede anche la possibilità di rimozione».
 
NEL CUORE.ORG
8 MAGGIO 2013
 
 
CHOC IN CINA: ORSO SBRANA UNA SCIMMIA DURANTE UNA GARA IN BICI
Allo zoo di Shanghai sotto gli occhi della gente (video)
 
Orrore allo zoo di Shanghai, in Cina. Due scimmie e un orso costretti a esibirsi improvvisando una gara in bici. Ad un certo punto, però, come mostra un video pubblicato su LiveLeak nei giorni scorsi, il plantigrado si scontra fortuitamente e cade con tutto il suo peso addosso ad una delle due povere scimmiette, la attacca e la uccide a morsi. Questa scena è accaduta sotto gli occhi del pubblico in tribuna e degli addetti del Wild Animal Park cinese, che hanno provato a contenere la furia dell'orso ma non sono riusciti a bloccarlo. 
Lo Shanghaiist, un giornale online della metropoli cinese, ha raccontato, ancora, che questa sciocca prova sulle due ruote fa parte delle Olimpiadi dello zoo, che si tengono da anni. Su tutte le furie gli animalisti, che hanno commentato: "Gli animali di questa struttura sono vittime di crudeltà e di abusi".
VIDEO
http://www.youtube.com/watch?v=KIlICo4knoA
 
GEA PRESS
8 MAGGIO 2013
 
Cina – Dove è avvenuto la “sbranamento” messo in atto dall’orso ciclista? (VIDEO)
Nuovo incidente in uno zoo-circo, ma il luogo rimane ancora avvolto da un alone di mistero
 
Non è dato sapere molto su dove e quando  è  esattamente avvenuto lo “sbranamento” della povera scimmietta da parte di un orso “ciclista”. In Cina, probabilmente, e forse nello Shangai Wild Animal Park. Solo che la fonte del filmato (VEDI VIDEO) che si presume provenga dalla Cina è il noto sito di LiveLeak, simile per certi aspetti a You Tube ma con una preferenza per i filmati di cronaca.
Tanto poco sicura è la fonte che nelle ultime ore gruppi di animalisti cinesi avrebbero indicato come luogo dell’incidente il Wild Animal Olympics.
Come è noto in Cina è in corso una vivace polemica su alcuni giardini zoologici forniti di anfiteatri molto simili a quelli dei nostri delfinari. In tali strutture avvengono “spettacoli” con animali. Nel caso in questione una sorta di “gara” ciclistica, con due scimmiette ed un orso legati ad altrettante biciclette.
Per quanto è possibile vedere nel filmato, sembrerebbe che l’orso non abbia una grande  motilità della bocca. Movimenti bloccati o comunque molto ridotti. Nel corso degli spettacoli circensi, infatti, si è soliti mettere una museruola al plantigrado (circhi italiani compresi).
L’orso si è trovato la povera scimmietta lungo il suo tragitto.  E’ bastato un attimo e si è avventato su di essa.
Numerosi inservienti si sono a sua volta diretti sull’orso nel tentativo di bloccarlo, ma non c’è stato niente da fare. E’ probabile, stante l’eventuale presenza della museruola, che la scimmietta non sia stata sbranata. Forse, squartata dalle potenti unghie dell’animale. In alcuni casi, però, sono noti esempi di deungulazione.
Un nuovo episodio che non tarderà a sollevare polemiche sull’utilità di simili esibizioni per le quali, poco tempo addietro, era stato riferito di un intervento del Governo cinese. Dovevano essere bandite.
VEDI VIDEO:
http://www.geapress.org/brevi/cina-dove-e-avvenuto-la-sbranamento-messo-in-atto-dallorso-ciclista/44517
 
NEL CUORE.ORG
8 MAGGIO 2013
 
DANIMARCA, LA POLIZIA FA IRRUZIONE E TROVA 30 CANI NEL CONGELATORE
Si indaga sulla causa della morte degli animali
 
C'è del marcio in Danimarca? Certamente a Hjoerring, nel nord del Paese, dove la polizia, intervenuta per lamentele a causa di continui latrati, ha trovato 30 cani congelati, di cui 25 cuccioli, nel freezer di un uomo di 66 anni, già più volte denunciato dai vicini.
Il portavoce delle forze dell'ordine, Soeren Bach, ha spiegato che l'uomo aveva rifiutato di pagare le multe e ignorato un ordine del tribunale, che ad aprile gli aveva notificato il divieto di tenere cani nella sua proprietà. Quando sono entrati in casa, gli agenti avevano un mandato per portare via gli animali, se ne avessero trovati. Hanno quindi prelevato quattro cani e un serpente. Il proprietario non era presente.
Probabilmente non prevedevano però di trovare, durante la perquisizione di routine, le carcasse ammassate nel congelatore. Le indagini proseguono per stabilire le cause della morte dei cani.
 
NEL CUORE.ORG
8 MAGGIO 2013
 
L'INDIA DICE NO AI DELFINARI: ACCOLTO IL RICORSO DEGLI ANIMALISTI
Lo rende noto la Protezione animali
 
"Non autorizzeremo la costruzione di delfinari in India". Con queste parole il ministro indiano dell'Ambiente e delle Foreste, Jayanthi Natarajan, raccogliendo l'appello lanciato dall'Enpa e da altre associazioni animaliste internazionali, ha preso posizione contro lo sfruttamento di delfini e cetacei da parte dell'industria del divertimento. Sfruttamento peraltro vietato sia dalla legge indiana contro la crudeltà sugli animali (prevention of Cruelty to Animals Act) sia dalla normativa per la protezione della fauna selvatica (Wildlife Protection Act).
"La presa di posizione del governo indiano è un'ottima notizia - commenta il direttore scientifico dell'Enpa, Ilaria Ferri -. Nelle settimane passate avevamo chiesto all'esecutivo di Nuova Delhi di opporsi alla costruzione dei delfinari, evidenziando come delfini e balene, animali estremamente intelligenti abituati a vivere in libertà all'interno di gruppi con relazioni familiari molto strette, fossero inadatti alla vita in cattività, che per loro rappresenta una vera condanna a morte".
Al punto che nei primi anni di privazione della libertà, molti degli animali detenuti nei delfinari muoiono a causa dello stress e dello choc causati proprio dalla detenzione e dalle grevi privazioni. E non solo: gli esemplari nati in cattività mostrano poi i segni di una profonda alterazione comportamentale, caratterizzata da moti di aggressività e da un comportamento ripetitivo, perché forzati a vivere in un ambiente artificiale, ad eseguire "esercizi" per loro innaturali, ad interagire con gli uomini secondo un pattern relazionale monotono e meccanico.
L'industria dell'intrattenimento, invece, cerca di far passare l'idea secondo cui la cattività dei cetacei avrebbe finalità educative e che gli stessi animali sarebbero "felici " di vivere in un ambiente così artefatto, di interagire con l'uomo e di eseguire tali esercizi. "Tuttavia - prosegue Ferri - è evidente che ciò non ha nulla a che vedere né con una presunta conservazione delle specie né con un'altrettanto presunta mission formativa, poiché gli animali sono privati della possibilità di comportarsi secondo le caratteristiche etologiche della loro specie, sono obbligati ad alterare i propri istinti, oltre a subire un percorso di addestramento basato sulla deprivazione alimentare e sulla paura".
 
CORRIERE DELLA SERA
8 MAGGIO 2013
 
Molto pericoloso anche per l'uomo
Strage di volpi artiche, il killer è il mercurio
Si nutrono di uccelli marini avvelenati dal metallo pesante

Carola Traverso Saibante

 
Intossicate a morte dal mercurio. Le volpi artiche, (Vulpes lagopus) quei piccoli carnivori dalla maestosa pelliccia bianca che li protegge dagli inverni gelidi del nord, non sono però protette dal cibo che mangiano, e dal veleno che contiene. Le popolazioni costiere pescano infatti dall’oceano il proprio nutrimento, e il tasso di mercurio nell’oceano è troppo alto, soprattutto a quelle latitudini. Ed estremamente pericoloso, non solo per le volpi: il mercurio è dannosissimo anche per noi.
LO STUDIO SCIENTIFICO – A inchiodare il mercurio quale responsabile dell’ecatombe di volpi artiche – incluse nella lista rossa degli animali a rischio estinzione, è uno studio condotto congiuntamente dalle Università di Mosca e d’Islanda e appena pubblicato sulla rivista scientifica Plos One. I ricercatori hanno comparato tre popolazioni diverse di volpi artiche, due costiere e una no, che abitano sull’isola russa di Mednyi nell’arcipelago del Commodoro nel mare di Bering, e in Islanda. Le popolazioni costiere, che si nutrono prevalentemente di uccelli marini e carcasse di foche, hanno presentato – a differenza delle volpi che abitano all’interno – livelli di mercurio altissimi. Sulla piccola isola di Mednyi, dove non ci sono fonti di cibo alter nativo a quello «marino», come per esempio i roditori – la popolazione di volpi artiche ha subito un tracollo violentissimo negli anni passati. Anche se oggi la popolazione è stabile, è oramai molto ridotta, e i piccoli della specie hanno un tasso di mortalità particolarmente elevato. Inoltre le volpi di tutte le età sono sottopeso e hanno un manto in pessime condizioni. I ricercatori hanno confermato che la fonte della contaminazione – che si protrae da lungo tempo – è appunto il cibo.
L’EMERGENZA ARTICA - I ricercatori avevano inizialmente presupposto che l’ecatombe di volpi nell’isola fosse dovuta a un agente patogeno, che non è invece stato trovato, perché inesistente. «Abbiamo pensato al mercurio perché è stato trovato in concentrazioni elevate anche in altri vertebrati artici che vivono in aree remote e l’intossicazione da mercurio è nota per innalzare la mortalità nei mammiferi», ha spiegato Alex Greenwood. I livelli di mercurio negli oceani sono raddoppiati nel corso dell’ultimo secolo a causa delle attività umane, e l’Artico è la zona più colpita, secondo quanto riportato nel Rapporto di valutazione globale sul mercurio 2013 pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep).
PREDATORI - Nei predatori artici in cima alla catena alimentare, i livelli di mercurio sono decuplicati in 150 anni, secondo i dati forniti dall’Arctic Council. Lo studio scientifico sulle volpi getta ulteriore luce su come il mercurio si stia accumulando nella catena alimentare marina della regione artica, un dato che moltissime ricerche hanno legato da decenni all’inquinamento industriale. Una recente ricerca guidata dalla Nasa ha poi suggerito che anche il diminuire dei ghiacci nelle acque della regione stia contribuendo ad aumentare la presenza della sostanza.
UN PERICOLO PER TUTTI - Il mercurio, impiegato nella preparazione di prodotti chimici industriali e in campo elettrico ed elettronico, è un metallo «altamente tossico per la salute umana», secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità. Gli effetti dannosi dell’inquinamento da mercurio negli ambenti marini e le conseguenze sulla salute delle specie, inclusa quella umana, sono largamente dimostrati. La contaminazione con l’ambiente e con il mare avviene in vari modi, a partire dalle emissioni inquinanti provenienti dalla combustione dei rifiuti e dei combustibili fossili (in particolare il carbone), a vari processi industriali, inclusa la produzione di cemento e di metalli. Il pesce, alimento dalle preziose virtù per gli esseri umani, ne è talmente contaminato oramai da mettere molto seriamente in dubbio i benefici di una dieta che lo contempli in abbondanza. Fatica, depressione, mal di testa, perdita di memoria, difficoltà di concentrazione: questi sono alcuni effetti (e non i più gravi) dell’avvelenamento da mercurio – paradossalmente l’esatto contrario di ciò che ci si aspetta da una dieta ricca in prodotti ittici. E chi mangia molto pesce ne è indubbiamente a rischio. A partire dai bimbi: uno studio ha dimostrato che certi pesci, mangiati in gravidanza e durante la prima infanzia, peggiorano le performance cognitive dei più piccoli.
ACCORDO - All’inizio dell’anno 140 nazioni si sono accordate per elaborare misure vincolanti per contenere il rilascio di mercurio nell’ambiente. L’accordo, che sarà firmato il prossimo ottobre, ha preso il nome di Convenzione Minamata, dal nome della città giapponese la cui baia subì uno dei più gravi avvelenamenti da mercurio della storia. Intanto l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha diminuito il valore delle dosi settimanali tollerabili delle principali forme di mercurio contenute negli alimenti.
 
NEL CUORE.ORG
8 MAGGIO 2013
 
C'E' IL MERCURIO DIETRO IL DECLINO DELLE VOLPI NELLE REGIONI ARTICHE
L'allarme in una ricerca pubblicata su Plos One
 
Le volpi delle regioni artiche, che si nutrono di prede oceaniche, potrebbero essere state esposte a pericolosi livelli di mercurio, sostanza tossica che ne ha causato il declino durante gli anni Settanta. Lo studio del Leibniz Institute for Zoo and Wildlife Research e' stato pubblicato su Plos One.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, d'altronde, i livelli di mercurio nelle acque degli oceani sono raddoppiati nel corso dell'ultimo secolo, e la concentrazione più alta è stata trovata nell'Artide. Stando all'Artic Council, ancora, i livelli di questa sostanza nei predatori in cima alla catena alimentare sono cresciuti di dieci volte nel corso degli ultimi 150 anni.
Gli scienziati hanno studiato il declino delle volpi della piccola isola russa di Mednyi in cui, durante gli ani Settanta, ci fu un calo sostanziale fino a stabilizzarsi ma con condizioni molto povere e con animali di basso peso corporeo al punto che la specie è stata inserita dallo Iucn nella lista di quelle a rischio. I campioni di pelo di volpe e di cibo consumato dalle bestiole hanno ora evidenziato la presenta di alti livelli di mercurio. ''Questi alti livelli comportano esattamente i sintomi mostrati da questi animali'', ha spiegato Gabor Czirjak, che ha condotto la ricerca.
 
GEA PRESS
9 MAGGIO 2013
 
Solesino (PD) – Carlino cieco e denutrito. Secondo il segnalante sarebbe stato pure picchiato.
L'On.le Zanoni: mi auguro una pena esemplare. Amorevolmente curati, sono ora pronti per l'adozione

  
Il tutto è partito a seguito di una segnalazione pervenuta alle Guardie Zoofile della Lega Abolizione Caccia (LAC) del Nucleo di Padova. Subito gli accertamenti per verificare la corrispondenza con quanto segnalato, ovvero l’ipotesi che i due cani detenuti nel Comune di Solesino (PD), fossero abitualmente picchiati.
Un Carlino ed un altro cagnetto di media taglia.  Picchiati e, stante sempre la segnalazione, scaraventati nella cuccia.
Lo scorso marzo la verifica delle Guardie accompagnate da un Veterinario. I cani si sarebbero presentati magri, ma il Medico Veterinario attestava altresì come il Carlino fosse cieco e con gravi problemi di deambulazione. La relazione delle Guardie, esaminata dal Sostituto Procuratore di turno, portava così al successivo sequestro dei due animali, avvenuto grazie all’intervento dei Carabinieri. Il proprietario dovrà ora difendersi dalla contestazione del reato di maltrattamento di animali.
L’eurodeputato Andrea Zanoni, vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere degli Animali al Parlamento europeo, complimentandosi con  le Guardie Zoofile della LAC, ha voluto sottolienare come la loro presenza sia costantemente sul territorio ogni giorno. “Mi auguro che la giustizia  faccia ora suo corso – ha dichiarato l’On.le Zanoni - e che la pena  serva da monito a chi pensa di poter  impunemente comportarsi in tal maniera contro dei poveri esseri indifesi”[…]  
 
RIMINI TODAY
9 MAGGIO 2013
 
Si sbarazza di un piccolo meticcio, l'incaricato al recupero sorpreso ubriaco
Sorpreso sul lungomare Di Vittorio mentre abbandonava un cucciolo di meticcio. Un tunisino di 50 anni è stato denunciato nella tarda serata di mercoledì dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile per abbandono di animale

  
Sorpreso sul lungomare Di Vittorio mentre abbandonava un cucciolo di meticcio. Un tunisino di 50 anni è stato denunciato nella tarda serata di mercoledì dai Carabinieri del Nucleo Radiomobile per abbandono di animale. A chiedere l'intervento del 112 è stata una cittadina che aveva segnalato alcuni ragazzi che avevano appena dato inizio ad una lite verbale con un cittadino extracomunitario sorpreso mentre abbandonava l'animale. 
I militari, constatato che l’uomo non voleva più saper niente del cane, hanno richiesto l’intervento di un operatore della cooperativa incaricata  dal comune di Rimini per la presa in consegna degli animali in stato di abbandono. L’operatore giunto sul posto con notevole ritardo, vera in stato d'ebbrezza alcolica: sottoposto a controllo etilometrico aveva un tasso alcolico pari ad oltre 2,30 grammi per litro. L'individuo, un 30enne rumeno, è stato dneunciato per guida in stato di ebbrezza con sanzione accessoria del ritiro della patente. Il cane è stato affidato alla cooperativa che mandava sul posto un altro autista, stavolta sobrio.
 
GEA PRESS
9 MAGGIO 2013
 
Corte di Cassazione – Fa “volare” il cucciolo con un calcio – Pagherà 2000 euro
Perchè è impossibile il carcere con l'attuale legge
 
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna nei confronti di una donna di origine campana accusata di comportamenti violenti nei confronti di un cucciolo di setter. Ne da comunicazione l’ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani).
La multa, ovvero la sanzione pecuniaria del reato-delitto di cui all’articolo 544/ter del Codice Penale (maltrattamento di animali) è stata decisa in appena duemila euro.Va precisato che le condanne italiane finora inflitte nel caso di ben più efferati episodi di maltrattamento o uccisioni, si registrano in poco più di 10.000 euro.
Con  Sentenza 19695 dell’08 maggio scorso, i Giudici della Terza Sezione Penale, hanno riconosciuto il dolo nel comportamento della donna la quale, senza necessità, ha volontariamente cagionato delle lesioni al povero cane. In particolare il cucciolo sarebbe stato colpito con un calcio alla coscia posteriore   “facendolo volare per alcuni metri”.
La donna dovrà ora pagare, oltre alla multa di 2000 euro, anche le spese processuali pari a 1000 euro.
I reati di maltrattamento ed uccisione di animali, pur essendo stati molto pubblicizzati per le previsioni di reclusione, prevedono in realtà delle pene detentive di gran lunga inferiori alla soglia di punibilità. Non è neanche possibile disporre forme di pena alternativa. Nel caso dell’uccisione di animali (544/bis C.P.), manca del tutto anche la previsione di multa. Per quest’ultimo reato la pena di reclusione prevista è compresa da quattro mesi a due anni, ma è bene precisare, per chi esegue la facile equazione che la reclusione equivale al carcere, che quest’ultima ipotesi (senza considerare le attenuanti) si può prefigurare solo con previsioni di pene reclusive minime di quattro anni.
 
GEA PRESS
9 MAGGIO 2013
 
Finale Ligure (SV) – Con l’ala rotta precipita in discarica
Subito soccorso dall'ENPA, ma il Falco di Palude probabilmente non ce la farà.

 
E’ finita con l’ala rotta nel bel mezzo di una discarica a Calvisio, sopra Finale Ligure (SV). Non solo in discarica ma pure in una zona impervia. La femmina di Falco di Palude è stata così soccorsa dai volontari della protezione animale di Savona i quali hanno verificato come purtroppo la ferita era ormai infetta.
Le brutte sorprese, però, non erano ancora  finite. Secondo il Veterinario specializzato che ha attualmente in cura il rapace, non ci sono molte speranze di vita.  Ignote, ancora, le cause che hanno portato alla rottura dell’ala.
Il Falco di Palude in Italia non ha una distribuzione omogenea. Non molte coppie, mentre decisamente più frequente è  nel periodo invernale (quanto arrivano i rapaci che nidificano in nord europa) e nel corso delle migrazioni, sai autunnale che primaveriale. La femmina ora recuperata a Calvisio, potrebbe pertanto essere la componente di una delle non molte coppie italiane, oppure, un soggetto sempre in migrazione ma diretto in un altro paese europeo.
L’ENPA di Savona sottolinea ancora una volta come il grado di protezione riservato alla specie è, per taluni aspetti, virtuale, Il soccorso della fauna selvatica spetterebbe alla provincia, ma in questo caso, come in molti altri, a proteggere il povero animale sono stati i volontari. Sono già ben 350 gli animali recuperati dai volontari dell’ENPA di Savona.
 
NEL CUORE.ORG
9 MAGGIO 2013
 
LIVORNO: SOPPRESSI DUE MAREMMANI "PERICOLOSI", IRA DEGLI ANIMALISTI
Guidavano un gregge. "Chiediamo chiarezza"
 
"Davanti a un referto di un professionista dell'Usl non potevamo fare diversamente". Uzi, cinque anni, e Tuta, sette, due pastori maremmani che seguivano un gregge, quasi certamente sono stati giustiziati, anche se la conferma non arriva dal vice sindaco Daniele Donati. E' accaduto a Rosignano Marittimo, in provincia di Livorno. Ne dà notizia La Nazione.
I due cani considerati colpevoli di "ripetute aggressioni e morsicature". Così si legge nell'ordinanza 144 del 20 marzo 2013 del primo cittadino Alessandro Franchi firmata da Donati, non pubblicata sull'albo pretorio online del comune. Ecco che nessuno ha potuto opporsi per difendere il destino di questi due animali.
Una sentenza di morte. Che va contro la legge italiana, secondo cui è consentita l'eutanasia solo di animali ricoverati in canili e rifugi "soltanto se gravemente malati, incurabili o di comprovata pericolosità".
E la legge 189/2004 allarga il divieto di soppressione di cani sani anche a quelli di proprietà, come dimostra la recente condanna di reclusione a L'Aquila di due veterinari per l'uccisione di nove cani sani.
Tra l'altro, al proprietario di un cane cosiddetto aggressivo spetta la responsabilità della custodia, altrimenti è prevista una sanzione amministrativa. E al sindaco spettano tutela e protezione degli animali nel territorio comunale. Uzi e Tuta facevano la guardia a un gregge. Forse c'è da chiedersi in che condizioni erano costretti a vivere, se è vero che erano aggressivi. Fatto sta che il loro proprietario Gabriele Neri e la conduttrice del gregge Valeria Lottini hanno fatto richiesta di liberarsene, dice l'ordinanza. E d'altra parte, si legge, ancora "per la loro funzione di guardia al gregge ovi-caprino non possono essere tenuti al guinzaglio e sono sprovvisti di museruola".
Pronta la reazione della Lav (Lega anti vivisezione): "Chiediamo chiarezza sulla vicenda, vogliamo sapere se tutte le regole sono state rispettate".
 
LA NAZIONE
9 MAGGIO 2013
 
LIVORNO - Cani aggressivi vengono soppressi con ordinanza comunale
Rosignano (Livorno) - Uzi e Tuta, che facevano la guardia a un gregge, erano stati protagonisti di aggressioni
 
di CINZIA GORLA
 
Rosignano (Livorno), 9 maggio 2013 - «Credo di sì. Credo che l’ordinanza sia sta eseguita. E d’altra parte davanti a un referto di un professionista dell’Usl non potevamo fare diversamente». Uzi, cinque anni, e Tuta, sette, quasi certamente sono stati giustiziati, anche se la conferma il vice sindaco Daniele Donati, non ce la dà. No, non in Ucraina o nelle perreras, i lager braccio di morte per cani e gatti randagi della civile Spagna. Ma a Rosignano Marittimo.
Colpevoli, Uzi e Tuta, di «ripetute aggressioni e morsicature». Così si legge nell’ordinanza 144 del 20 marzo 2013 del sindaco Alessandro Franchi firmata dal vicesindaco Donati. Che non è stata pubblicata sull’albo pretorio online del comune. Di conseguenza nessuno ha potuto opporsi per difendere il destino di questi due cani.
L'abbiamo richiesta noi con mail del 24 aprile e sollecito del 2 maggio. Dopo aver visto che nell’elenco ordinanze ce n’era una denominata «soppressione eutanasica degli animali ritenuti particolarmente aggressivi e non controllabili anche in presenza del proprietario», senza il testo allegato. Ci è stata inviata il 6 maggio. E mai più c’era da pensare di trovarsi davanti a una sentenza di morte. Facciamo presente che la legge italiana consente l’eutanasia solo di animali ricoverati in canili e rifugi «soltanto se gravemente malati, incurabili o di comprovata pericolosità».
E la legge 189/2004 amplia il divieto di soppressione di cani sani anche a quelli di proprietà. Soppressione reato penale come dimostra anche la recente condanna di reclusione a L’Aquila di due veterinari per l’uccisione di nove cani sani.
Non solo. Al proprietario di un cane cosiddetto aggressivo spetta la responsabilità della custodia, altrimenti c’è sanzione amministrativa. E al sindaco spettano tutela e protezione — non soppressione — degli animali nel territorio comunale. Uzi e Tuta erano due pastori maremmani, quella razza di bellissimi cani bianchi grandi e fieri non ritenuta pericolosa né aggressiva. Uzi e Tuta lavoravano, facevano la guardia a un gregge. Forse c’è da chiedersi in che condizioni erano tenuti, se è vero che erano aggressivi.
Fatto sta che il loro proprietario Gabriele Neri e la conduttrice del gregge Valeria Lottini hanno fatto richiesta di liberarsene, dice l’ordinanza. E d’altra parte, dice sempre l’ordinanza, «per la loro funzione di guardia al gregge ovi-caprino non possono essere tenuti al guinzaglio e sono sprovvisti di museruola». Considerazione fuorviante, come se per Uzi e Tuta non ci fosse altra alternativa nella loro vita che guardare un gregge.
Allora «con urgenza ai fini della tutela e sicurezza per la pubblica incolumità» subito una task force Asl-Comune. Con l’Asl autrice di una non meglio specificata «valutazione comportamentale» di Uzi e Tuta a cui il veterinario Asl — di cui l’ordinanza non dice il nome — neanche ha concesso la possibilità di un percorso di recupero e riabilitazione, come si fa di solito.
«Infruttuoso e pure pericoloso» a prescindere, ha sentenziato il veterinario senza nome. Quando esistono strutture che con tempo, pazienza e amore recuperano perfino i cani liberati dal racket dei combattimenti e dunque loro malgrado pericolosi. Nessuna via di scampo per Uzi e Tuta. Per loro la condanna a morte. Ordinata da Franchi. Firmata da Donati. Esecuzione affidata al servizio veterinario Asl. Ai vigili la verifica dell’attuazione.
 
GO NEWS
9 MAGGIO 2013
 
Abbattimento dei cani, Gazzarri (Idv): "Serve una legge chiara che impedisca le soppressioni di comodo"
"Sembra che sia sempre più semplice appellarsi alla ‘comprovata aggressività’ per liberarsi del proprio animale"
 
Marta Gazzarri, Capogruppo regionale dell'Italia dei Valori commenta la recente notizia di cronaca che vede coinvolti due pastori maremmani, Uzi e Tuta soppressi perchè colpevoli di "ripetute aggressioni e morsicature". A chiederne l'abbattimento è stato il proprietario e questo fatto ha messo in allarme la LAV che chiede chiarezza sulla faccenda.
Ecco l'intervento della capogruppo Gazzarri.
“Restare indifferenti all’ennesimo fatto di cronaca che lede gravemente i diritti degli animali è un atteggiamento irresponsabile. Apprendere che con un’ordinanza si sia deciso arbitrariamente dell’uccisione di due cani è una notizia che mi ha lasciata allibita. E’ assurdo che in Italia, nel 2013, sia dato al libero arbitrio di ciascuno la possibilità di decidere sulla morte degli animali; che le ultime vittime di un provvedimento illogico, Uzi e Tuta, siano quasi certamente stati giustiziati perché dichiarati aggressivi. Poco importa se l’aggressività dei cani può essere associata il più delle volte ad un comportamento irresponsabile dei padroni; poco importa chiedersi se i due pastori maremmani, razza notoriamente considerata non pericolosa,  possano essere diventati aggressivi perché vittima di maltrattamenti. Si è deciso di abbatterli, escludendo tout-court un percorso di recupero e di riabilitazione che mi sembra quanto mai doveroso. Quello che si evince da questa triste vicenda è che sia sempre più semplice appellarsi alla ‘comprovata aggressività’ per liberarsi del proprio cane. Che basti una valutazione comportamentale anche in assenza di norme precise da seguire per comprovare la pericolosità del cane in questione, per disfarsene. Quello che è successo a Rosignano deve imporci una seria riflessione sul tema. Purtroppo contro l’abbandono è difficile intervenire ma, almeno per quanto riguarda l’eutanasia degli animali, serve una legge chiara che impedisca le cosiddette ‘soppressioni di comodo’”.
Marta Gazzarri, Capogruppo regionale Italia dei Valori
 
LA NAZIONE
13 MAGGIO 2013
 
"Mia figlia giocò con quei cani: non erano belve assassine"
 
Rosignano (Livorno), 13 maggio 2013 - "Se i cani sono gli stessi, ripeto, io il 25 aprile ero all’agriturismo Pian dei Lupi con mia figlia a un pranzo con i ragazzi del Movimento 5 Stelle, i cani erano liberi, senza guinzaglio o museruola, e mia figlia ci ha giocato tutto il tempo. Non erano certo belve sanguinarie. Ma anche se lo
fossero state, visto che anche i più feroci cani recuperati dai combattimenti non possono essere uccisi, vorrei sapere come mai il sindaco e il vicesindaco si sono permessi di firmare l’ordinanza di morte per Uzi e Tuta. Ho già scritto all’Enpa che sono disposta a testimoniare. E se c’è necessità testimonia anche mia figlia”. Esce allo scoperto Serena Mancini. Ben decisa a far sì che ci sia giustizia per i due maremmani giustiziati con ordinanza 144 del 20 marzo 2013 del sindaco Alessandro Franchi firmata dal vice sindaco Daniele Donati.
Uzi, cinque anni, e Tuta, sette anni, secondo l’ordinanza colpevoli di “ripetute aggressioni e morsicature”, cui il veterinario senza nome della Usl aveva negato a priori un percorso di recupero in una struttura ad hoc. E d’altra parte Gabriele Neri e Valeria Lottini, gestori dell’agriturismo Pian dei Lupi in cui Uzi e Tuta guardavano il gregge, “avevano fatto richiesta di liberarsene”, dice l’ordinanza di morte. E così questo comune di dichiarata “forte sensibilità nella cura degli animali” li ha fatti ammazzare. Quando? Ci dica il servizio veterinario Usl quando ha eseguito la pena capitale, atto finale di questa vergognosa vicenda da noi denunciata verso la quale Enpa e Lav stanno valutando azioni legali e che vede la ferma condanna di un popolo Fb in rivolta. Secondo la Mancini, forse Uzi e Tuta il 25 aprile erano ancora vivi.
A Serena Mancini il sindaco sabato sera ha eliminato la testimonianza da lei scritta sulla bacheca Fb di Franchi, che l’ha sostituita con una sua foto con Donati alla festa della Croce Rossa. E lei sabato notte sul diario del sindaco ha di nuovo scritto. E la sua testimonianza via Fb è stata eliminata anche dal profilo M5S ieri dopo la nostra telefonata a Filippo Nogarin per avere lumi su quel pranzo dei grillini. “La sua è una posizione personale, il movimento non ha fatto nessun dibattito sulla questione”, ha preso le distanze Nogarin. Per lui personale anche il “Vergognatevi! Nel programma per Rosignano del M5S ci sarà ampio spazio per la tutela dei nostri amici animali! Mandiamoli a casa tutti”. Peccato che entrambe le frasi fossero in un riquadro con l’intestazione M5S Rosignano.
 
SONDAGGIO
Cani pericolosi: è giusto arrivare a rimedi estremi, sopprimendoli?
http://sondaggi.quotidiano.net/?sondaggio=10430
 
IL TIRRENO
18 MAGGIO 2013
 
Quei cani erano pericolosi non si poteva fare altrimenti
 
ROSIGNANO (LI) - Spiega che non si poteva fare altrimenti. L’ordinanza di soppressione di quei due pastori maremmani doveva essere emessa. Questa la convinzione del vicesindaco Daniele Donati, che ha firmato l’atto. Lei ha firmato l'ordinanza, che idea si era fatto di quella situazione? «Un’idea basata su alcune verifiche dell’Asl, i cui veterinari hanno chiaramente detto che quegli animali non potevano essere rieducati e che c’era pericolo sia per i cittadini che per gli operatori che avrebbero dovuto gestiròli. L’Asl ha richiesto l’emissione di un’ordinanza. L'atto era dovuto, non si poteva fare altrimenti. Sulla base di quali elementi potevamo andare contro a indicazione del servizio veterinario dell’Asl? È ovvio che è un atto fatto a malincuore, ma considerando le conseguenze non si poteva non fare». Erano cani pericolosi? «Ripeto che l’ordinanza è stata firmata a fronte di una perizia fatta dal servizio veterinario dell’Asl in cui si richiamavano una serie di episodi di aggressioni, che hanno portato a varie denunce». Firmerebbe nuovamente un documento del genere? «È chiaro che permanendo le condizioni che si sono presentate nel caso dei due maremmani l’ordinanza andrebbe firmata. Non c'erano elementi per poter non firmare un atto di quel tipo». Il Comune aveva già emesso, durante questa legislatura, ordinanze di questo genere? «Assolutamente no, non sono state mai rilevate situazioni del genere. In caso di cani un po’ aggressivi sono stati imposti ai proprietari determinati comportamenti». A che punto è il progetto del canile comunale della bassa Val di Cecina? «Abbiamo in programma di dotarci di questo c anile pubblico, stiamo cercando soluzione per realizzarlo. In questi anni comunque è stato fatto un bel lavoro contro il randagismo, grazie alla campagna per dotare gli animali di microchip e ad interventi con associazioni per adozione. Infatti il numero di animali in custodia è molto diminuito».
 
LA ZAMPA.IT
9 MAGGIO 2013
 
La Lav chiede il rinnovo l’ordinanza sull’incolumità sull’aggressione dei cani
La richiesta fatta al nuovo Ministro della Salute. Il provvedimento
scade lunedì prossimo
 
Rinnovare l’ordinanza sull’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani che scade lunedì prossimo, affidando alle associazioni animaliste un ruolo più propulsivo nell’organizzazione dei percorsi formativi delle famiglie con cani. È quanto chiede la Lav al nuovo Ministro della Salute Beatrice Lorenzin.  
“Il provvedimento, non trasformato in legge nella scorsa Legislatura - sottolinea la Lav - ha rappresentato infatti un positivo atto concreto per la tutela degli animali, la responsabilizzazione di chi vive con un cane e la prevenzione delle aggressioni”.  
Tra i “punti positivi” contenuti nell’Ordinanza di cui Lav chiede il rinnovo ci sono “l’importanza dell’abolizione della inutile e dannosa ’lista nera’ delle razze considerate pericolose; la responsabilizzazione piena di chi ha la proprietà e di chi detiene un cane a prescindere dalla razza o meno di appartenenza, sia nell’acquisizione del quattrozampe così come della sua conduzione; l’istituzione di percorsi formativi per chi vive con un cane”.  
Secondo la Lav l’ordinanza ministeriale “è di fondamentale importanza anche per promuovere un corretto rapporto uomo-cane e per la prevenzione e la gestione delle aggressioni proprio attraverso l’istituzione di percorsi formativi per coloro che hanno la responsabilità di un cane, l’istituzione dei quali è stata però in larga parte disattesa dai soggetti - Comuni e Servizi veterinari pubblici - a cui l’ordinanza demanda il compito di organizzare tali percorsi formativi”. Per questo motivo la LAV chiede che “nella nuova Ordinanza sia affidato alle associazioni animaliste un ruolo più propulsivo nell’organizzazione dei percorsi”.  
 “Educare al corretto rapporto con l’animale in famiglia e in società, e attivare percorsi di recupero per cani che hanno bisogno di un recupero comportamentale è indispensabile in termini di corretta convivenza e prevenzione. Resta comunque necessaria - conclude la Lav - una legge che ne traduca i contenuti in strumenti stabili nel tempo: l’Ordinanza rappresenta, infatti, un riferimento normativo efficace per prevenire le aggressioni e promuovere un corretto rapporto con il proprio quattro zampe, ma ha un’efficacia destinata a dover essere rinnovata”.  
 
L’ARENA
9 MAGGIO 2013
 
«Niente cibo ai randagi in piazza? Scelta per tutelare il senso civico»
 
ROVERÈ (VR). Il sindaco Erbisti dopo le polemiche motiva la sua ordinanza
Il primo cittadino: «Sporcavano, va garantita l'igiene. Propongo un altro spazio vicino al bosco»
«Proprio perché il senso civico a Roverè è altissimo abbiamo adottato l'ordinanza che vieta di dar da mangiare ai gatti nei luoghi pubblici», riferisce il sindaco di Roverè Fabio Erbisti, sorpreso e dispiaciuto da un intervento comparso nella rubrica delle Lettere a L'Arena di sabato 27 aprile che accusa alcuni residenti e la sua amministrazione di insensibilità e oltraggio al senso civico per il trattamento riservato a una colonia di gatti randagi. La questione si trascinava da tempo con un edicolante che sulla piazza del paese metteva ciotole con cibo e acqua per i gatti randagi a pochi passi dall'uscio del suo negozio, alimentando dissapori con i vicini per la scarsa igiene sul selciato dove l'unto dei residui di cibo si mescolava alle deiezioni. L'ordinanza aveva sortito anche il risultato di una multa, che l'edicolante aveva pagato e appeso in fotocopia sulla porta d'ingresso del proprio negozio ma anche quello di ridurre notevolmente la presenza di gatti randagi sulla piazza. Recentemente pare ci sia stato anche un episodio di avvelenamento per eliminare del tutto i felini dalla piazza: «Sono il primo a condannare questo gesto inqualificabile», denuncia il sindaco, «e a dispiacermene come proprietario di un gatto. Ma vorrei ribadire che il senso civico si misura anche sulla accortezza di tenere pulito soprattutto i luoghi pubblici, frequentati anche da bambini». Da amante degli animali Erbisti aveva anche sollecitato a creare uno spazio per l'alimentazione dei randagi a una cinquantina di metri dalla piazza, al limitare del bosco: «Lì non avrebbero dato fastidio, né inasprito i rapporti tra vicini, ma nello stesso tempo non avrebbero sporcato in piazza. Come responsabile della salute pubblica l'ordinanza che proibiva di alimentare i randagi in piazza e ra un dovere», ribadisce il sindaco, «e mi spiace che qualcuno non ne abbia capito lo spirito che va proprio nella direzione di tutelare il senso civico, perché è dovere di tutti rispettare la libertà delle persone fintantoché non calpestano e negano diritti altrui».
 
SATURNO NOTIZIE
9 MAGGIO 2013
 
Sale sul treno in solitaria e raggiunge la stazione di Firenze senza biglietto: non è una persona, ma un cane di grossa taglia
E' montato sul convoglio a San Giovanni Valdarno e non aveva il collare
 
Un passeggero speciale e senza biglietto ieri mattina sul treno Foligno-Firenze: alla stazione di San Giovanni Valdarno è salito, assieme ai soliti pendolari, da solo un cane di grossa taglia e ha fatto tutto il tragitto fino alla stazione di Santa Maria Novella, dove poi è stato fatto scendere dal convoglio. Da capire se l'animale è salito sul treno perché lo aveva già fatto altre volte, magari in compagnia del suo padrone, o perché abbia visto la gente salire e deciso a fare altrettanto: di sicuro non aveva il collare ma se chi lo ha aiutato a scendere ha poi provveduto ad avvertire la polizia municipale non sarà un problema rintracciare un eventuale padrone. Ancora più facile è se l'animale è tatuato o dotato di un micro-cip. La notizia, apparsa sulla pagina Facebook dei pendolari valdarnesi, è subito rimbalzata sul web suscitando tanta curiosità perché se nei treni che attraversano il Valdarno davvero se ne erano viste di tutte, un cane come compagno di viaggio finora mancava.
 
TG COM 24
9 MAGGIO 2013
 
Milano, due pitbull sventano una rapina
 
I cani si sono lanciati all'inseguimento dei due malviventi riuscendo a bloccarne uno
Rapina sventata da due pitbull a Milano, dopo che due ladri avevano strappato via la borsa a una donna di 42 anni. La scena è stata vista da una 21enne che stava portando a spasso uno dei suoi cani. Avvertita la polizia, la giovane si è quindi lanciata all'inseguimento di uno dei due rapinatori e, assieme al fidanzato, accorso in aiuto con un altro pitbull, è riuscita a bloccare il ladro fino all'arrivo degli agenti. Uno dei due rapinatori nella fuga è riuscito a far perdere le proprie tracce. Quando gli agenti sono intervenuti, hanno trovato uno dei pitbull con le zampe sulle spalle del malvivente, seduto per terra. L'uomo, ecuadoriano di 38 anni, è stato arrestato per tentata rapina aggravata. Guai anche di salute per il rapinatore a cui, a causa del morso di uno dei pitbull, è stata riscontrata una prognosi di 10 giorni.
 
CORRIERE DI NOVARA
9 MAGGIO 2013
 
Mucca finisce in un canaletto: salvata dai vigili del fuoco
L'episodio in viale Gherzi. Solo sabato scorso alcune mucche pascolavano nel parcheggio dello Sporting
 
NOVARA – Vigili del fuoco accorsi in viale Gherzi per salvare... una mucca.
Questo l'intervento che si è registrato nel pomeriggio di oggi, giovedì 9 maggio, intorno alle 17,45, a Novara, nella zona di S. Agabio, non distante dallo Sporting Village.
Qui una mucca al pascolo era finita in un canalino e non riusciva più a risalire. Alcuni passanti si sono accorti di quanto stava accadendo e hanno così dato l'allarme ai vigili del fuoco, che sono intervenuti in pochi istanti, traendo in salvo l'animale. 
Per la mucca, fortunatamente, che si era allontanata da un'area verde nella zona, nessuna ferita e solo un grande spavento. Certamente anomala la presenza dell'animale nell'area, che è la parte di S. Agabio ancora a vocazione industriale.
Vero è che solo sabato scorso alcune mucche erano state portate al pascolo direttamente nel parcheggio dello Sporting Village e qualche giorno prima in un'altra area verde limitrofa, dal lato del Cim. Monica Curino 
 
GEA PRESS
9 MAGGIO 2013
 
Unione Europea – Nuovo regolamento contro il traffico di animali esotici
L'On.le Zanoni: l'Europa ha compiuto un importante passo avanti nella lotta contro le importazioni clandestine.
 
Il Comitato Permanente della Catena Alimentare e della Salute Animale, composto da rappresentanti degli Stati membri dell’Unione Europea, ha accolto la proposta della Commissione europea in merito a nuovi requisiti di natura sanitaria sull’importazione di animali esotici.
Ne da comunicazione l’eurodeputato Andrea Zanoni secondo il quale gli Stati membri hanno approvato una disposizione che introduce così “nuovi requisiti di polizia sanitaria per l’importazione in sicurezza di ungulati non domestici destinati a enti, istituti e centri in Europa”, tra i quali gli zoo.
Le nuove disposizioni entreranno in vigore dopo 20 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue.   Attesi i tempi di pubblicazione,  sarà poi più sicuro importare in Europa animali come elefanti, rinoceronti, cammelli, ippopotami, giraffe e antilopi. Specie, ricorda l’On.le Zanoni, che sono spesso in pericolo di estinzione.
Il nuovo provvedimento prevede in particolare, che potranno essere importati in Europa animali provenienti da strutture protette e  solo dopo aver ottenuto il via libera da parte delle autorità del Paese di provenienza. Al loro arrivo, verranno alloggiati in luoghi che hanno ottenuto l’approvazione dei servizi veterinari. Qui, saranno applicate le misure di quarantena e di bio-sicurezza.
Secondo l’On.le Zanoni, il cui obiettivo è comunque la messa al bando totale delle importazioni, “le nuove disposizioni stabiliscono che gli animali devono essere utilizzati per esposizioni pubbliche, a fini pedagogici, di conservazione delle specie o di altri obiettivi scientifici. L’obiettivo che si propone l’Europa – ha aggiunto Zanoni – è di ridurre il rischio di importazioni illegali. Con i paletti imposti dal nuovo regolamento, si infliggerà un duro colpo ai commerci clandestini di elefanti, rinoceronti, cammelli, ippopotami, giraffe e antilopi. Naturalmente, il risultato che tutte le persone sensibili verso gli animali si augurano è la messa al bando totale di queste importazioni dai Paesi d’origine. La mia attività in seno al Parlamento europeo sarà volta anche in futuro al raggiungimento di questo obiettivo di civiltà».
 
NEL CUORE.ORG
9 MAGGIO 2013
 
VITERBO, FARMACI DALLA ROMANIA AGLI OVINI: ALLEVATORE DENUNCIATO
Sequestrate 3 t di latte e 15 confezioni di medicinali
 
Farmaci di provenienza romena agli ovini. I carabinieri del Nas di Viterbo hanno incastrato un allevatore della provincia, che aveva somministrato questi medicinali non autorizzati in Italia e non prescritti dal medico veterinario, con gravi rischi per la salute degli animali, ma anche per la sicurezza degli alimenti destinati all'uomo (che potrebbero contenere residui dei medicinali utilizzati). I militari del Nas hanno sequestrato circa tre tonnellate di latte crudo e 15 confezioni tra antibiotici e antiparassitari illeciti, denunciato il titolare dell'allevamento per esercizio abusivo della professione veterinaria e maltrattamento di animali. L'uomo è andato incontro anche alle sanzioni amministrative.
In un'altra azienda agricola che si occupa dell'allevamento di bovini e della produzione di latte crudo e formaggi, poi, sempre nel Viterbese, i carabinieri hanno scoperto le pessime condizioni igienico-sanitarie (infiltrazioni di acqua, muffa diffusa, tracce di ruggine sui macchinari, pavimentazione e piastrelle rotte) e gestionali (mancanza di documenti sulla tracciabilità del prodotto, capi bovini non identificati). Il risultato? La struttura, circa due tonnellate di prodotti lattiero caseari e 73 capi bovini, è stata sequestrata.
 
NEL CUORE.ORG
9 MAGGIO 2013
 
VERBANIA, CINGHIALI RADIOATTIVI: 15 SU 90 CON IL CESIO OLTRE I LIMITI
I primi risultati dei controlli realizzati dalle Asl
 
Alcuni cinghiali davvero radioattivi in Piemonte. Lo rivelano i controlli sul cesio 137 sugli ungulati abbattuti nei piani di contenimento, dopo che alcuni esemplari della Valsesia avevano presentato valori di radioattività superiori alla media. Ed ecco i primi dati provenienti dall'Asl Vco, nel Verbano. "Finora sono stati inviati all'Istituto zooprofilattico sperimentale di Vercelli 90 campioni, provenienti in prevalenza dai Comprensori Alpini VCO1 (Verbano-Cusio-Valstrona) e VCO2 (Valli Vigezzo–Formazza-Antigorio) e, in parte minore, dal VCO3 (Valli Divedro-Antrona-Anzasca) - si legge in una nota stampa dell'Asl -. Tutti i campioni provenienti dal Comprensorio Alpino VCO1 sono risultati con una radiocontaminazione inferiore a 600 Bq/Kg (soglia stabilita dall'Unione europea), mentre 15 campioni, provenienti in prevalenza dal Comprensorio Alpino VCO2 ed in parte dal VCO 3, hanno mostrato livelli superiori a 600 Bq/Kg e sono stati così inviati all'Istituto zooprofilattico sperimentale di Foggia, la sede accreditata a livello nazionale per le prove di conferma della radiocontaminazione".
L'Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) Piemonte, intanto, ha programmato un piano di monitoraggio straordinario sulla radioattività ambientale che coinvolge l'Asl VCO con 30 campioni complessivi fra matrici ambientali (suolo-acqua) e alimentari.
 
NEL CUORE.ORG
9 MAGGIO 2013
 
PAKISTAN, TIGRE AD UN COMIZIO COME MASCOTTE MUORE PER IL CALDO
Svenuta in gabbia, è morta in clinica. Polemiche
 
Una tigre bianca, usata come mascotte nella campagna elettorale del partito dell'oppposizione in Pakistan, è morta dopo essere stata portata a un comizio. Lo riferiscono i media locali. L'animale, di solito tenuto in una gabbia e esposto al sole cocente di questi giorni, era svenuto due giorni fa ed era stato portato in una clinica veterinaria di Lahore dove è deceduto ieri sera.
La notizia ha fatto infuriare le associazioni animaliste, che avevano criticato lo sfruttamento del felino da parte del partito Pml-N dell'ex premier conservatore Nawaz Sharif con una tigre come simbolo politico. Lo stesso Sharif, che molti indicano come futuro primo ministro in caso di vittoria del suo partito alle elezioni di sabato, è chiamato "sher" (leone o tigre) dai suoi beniamini. Un felino vero come mascotte era stato utilizzato l'ultima volta a un comizio della figlia del leader, Maryam Nawaz. 
Secondo gli esponenti del Wwf, si tratta di una palese violazione delle norme internazionali che tutelano le specie protette.
 
NEL CUORE.ORG
9 MAGGIO 2013
 
USA, STANDARD PER LE GABBIE? SCOPPIA LA GUERRA DELLE UOVA
Conflitto con i produttori ma anche tra animalisti (video)
 
Anche negli Stati Uniti è scoppiata la guerra delle uova. Disegni di legge che impongono standard federali per il benessere delle galline ovaiole sono stati presentati al Senato e alla Camera dei rappresentanti e hanno subito attirato violente critiche da parte di una ventina di gruppi animalisti, a partire dalla Humane Farming Association di San Francisco.
Secondo quest'ultima, l'industria delle uova vuole gli standard federali per sbarrare la strada a legislazioni statali o referendum locali anti-gabbie."La maggioranza schiacciante dell'opinione pubblica americana – afferma il direttore di HFA, Bradley Miller – vuole la messa al bando delle gabbie di uovo di fabbrica, non misure come questa, che l'impedirebbe. Queste proposte puntano chiaramente a sovvertire la volontà del popolo".
Le proposte su gabbie "arricchite" ed etichettatur a delle uova recepiscono l'accordo tra l'associazione dei produttori, United egg producers, e gli animalisti della Humane society of United States che prima si opponeva e ora sostiene l'ipotesi di fissare standard federali.
Gli autori delle proposte – un gruppo bipartisan di democratici e repubblicani - avevano tentato anche nella legislatura precedente di ampliare le dimensioni delle gabbie, ma si erano scontrati tanto con l'opposizione degli animalisti come Peta (contrari a qualsiasi gabbia, guarda il video qui sotto) quanto con la resistenza degli allevatori, generalmente contrari alla fisdsazione di standard validi per tutto il territorio nazionale.
Le proposte di legge prevedono l'introduzione progressiva, in 15.18 anni, di gabbie più grandi, per un costio che l'United Egg producers ha stimato di circa 4 miliardi di dollari e l'annullamento delle leggi statali in materia
D'altra parte i produttori di uova hanno bisogno di standard federali per superare le norme contrastanti che vigono nei vari stati e costituiscono un grave ostacolo alla commercializzazione del prodotto.
VIDEO
http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/usa-5.html
 
AGEN PARL
9 MAGGIO 2013
 
ANIMALI: AIDAA, FINTI PRETI PER VERE TRUFFE DEI CANI DEL CAMERUN
 
Roma - Si spacciano per preti che hanno appena lasciato il Vaticano per trasferirsi in Inghilterra a predicare, ma allo stesso tempo pubblicano annunci con i quali “vendono a prezzi modici cuccioli di cane di varie razze” in quanto a causa del trasferimento non possono più allevare questi cani (cosa che invece sarebbe stata possibile in Vaticano?). In realtà dietro questi annunci comparsi a macchia d'olio su diversi siti online specializzati e su riviste specializzate di animali si nasconde l'ultima trovata dei truffatori dei cani del Camerun. A differenza del passato non chiedono più i soldi del viaggio aereo ma offrono cuccioli di cani di razza compresi cuccioli di Buldogg e Sharpey a prezzi ridicoli (max 300 euro a cucciolo) e a chi cade nella truffa e risponde all'annuncio civetta inviano una prima email che a una lettura superficiale potrebbe indurre in inganno. Per rendere la truffa più credibile allegano anche due fotografie di teneri cuccioli di cane. Ovviamente subito dopo arriva la richiesta di inviare i soldi tramite il servizio di trasferimento di denaro direttamente in Camerun e dei cani nemmeno l'ombra. Difficile dire quanti siano i truffati in questa nuova versione del raggiro, ad AIDAA in pochi giorni sono arrivate circa 500 segnalazioni di persone che anche grazie alle nostre precedenti campagne si sono insospettiti e non hanno risposto alla richiesta di denaro, ma sicuramente non mancheranno entro qualche settimana segnalazioni di persone che invece il denaro lo hanno inviato senza mai vedere l'ombra del cucciolo di cane di razza per il quale hanno pagato. Le zone maggiormente interessate da questa nuova ondata di tentativi di truffa sono Roma, Torino, Bari, Bologna Parma e Palermo, ma non mancano casi segnalati anche da Milano e Firenze. “Attenzione agli annunci di vendita di cani online – ci dice Lorenzo Croce presidente di AIDAA- e se avete dei sospetti inviate a noi la mail che avete ricevuto o telefonateci ricordandovi di informare sempre le forze dell'Ordine”
 
METEO WEB
9 MAGGIO 2013
 
Animali: avere un cane riduce i rischi di malattie al cuore, parola di esperti
 
Fanno bene al cuore, e non solamente per le emozioni e i sentimenti che scatenano in chi li ama. Gli animali domestici potrebbero ridurre concretamente il rischio di malattia cardiovascolare nei loro proprietari, rivela l’American Heart Association in un comunicato pubblicato sulla rivista ‘Circulation’. Avere un ‘pet’, “in particolare un cane, potrebbe associarsi a un ridotto rischio di problemi al cuore”, suggerisce Glenn Levine, professore presso il Baylor College of Medicine di Houston, Texas, e presidente della commissione che ha preparato lo statement dopo aver esaminato la letteratura scientifica sul tema. La ricerca sembra evidenziare il legame positivo fra cane e salute del padrone, ma gli esperti sottolineano comunque che gli studi non sono definitivi e non necessariamente dimostrano che possedere un animale domestico provoca direttamente una riduzione del rischio di malattie cardiache. “Potrebbe anche essere – ipotizza Levine – che le persone sane siano semplicemente quelle che piu’ spesso adottano animali domestici”. Sta di fatto che, in passato, indagini scientifiche hanno dimostrato che chi ha un cane svolge piu’ attivita’ fisica per la necessita’ di portarlo a spasso almeno 3 o 4 volte al giorno: in uno studio di piu’ di 5.200 adulti, i proprietari di cani avevano il 54% in piu’ di probabilita’ di arrivare al livello raccomandato di attivita’ fisica. Possedere animali domestici fornisce benefici evidenti anche per quanto riguarda la pressione sanguigna, i livelli di colesterolo e il rischio di obesita’. Inoltre, i ‘pet’ possono avere un effetto positivo sulle reazioni del corpo allo stress. “In sostanza – conclude l’esperto – i dati suggeriscono che probabilmente esiste un’associazione tra l’amare e ospitare in casa un cane e la riduzione del rischio cardiovascolare. Cio’ che e’ meno chiaro e’ se la scelta di adottare un ‘pet’ possa portare a una riduzione del rischio cardiovascolare nei pazienti con malattia preesistente. Ulteriori ricerche, tra cui migliori studi di qualita’, saranno necessarie per rispondere definitivamente a questa domanda. In ogni caso, anche se il collegamento fosse rilevato, la gente non dovrebbe adottare, salvare o comprare un animale unicamente per ridurre il proprio rischio cardiovascolare”.
 
NEL CUORE.ORG
10 MAGGIO 2013
 
STUDIO AMERICANO: "GLI ANIMALI DA COMPAGNIA FANNO BENE AL CUORE"
Stimoli per i proprietari, che riescono a ridurre lo stress
 
Gli animali da compagnia fanno bene al cuore. Letteralmente. Vivere con un cucciolo, infatti, riduce in maniera significativa le probabilità di ammalarsi di patologie cardiache. Almeno secondo una nuova ricerca condotta da Glenn N. Levine del Baylor College of Medicine, negli Stati Uniti, pubblicata sulla rivista Circulation. Ma attenzione: non tutti gli animali domestici producono gli stessi effetti positivi sulla nostra salute. Il primato va, infatti, ai cani che aumenterebbero la qualità della vita, diminuendo i fattori di rischio cardiaco.
Stando alla ricerca, ancora, chi vive con un animale domestico è più incline a seguire uno stile di vita salutare. E non solo: il rischio cardiaco diminuisce, in particolare, perché i piccoli amici a quattro zampe stimolano a coinvolgere le persone a svolgere più attività fisica ogni giorno, come il camminare o il correre assieme. Infine, secondo i ricercatori, gli animali da compagnia sono associati anche ad una riduzione della pressione sanguigna e dei livelli di colesterolo, nonché a una maggiore propensione dell'organismo a reagire bene contro lo stress.
 
CORRIERE NAZIONALE
9 MAGGIO 2013
 
Animali, i rischi più frequenti dell’estate
Veterinari ed esperti raccomandano ‘prevenzione’
 
Roma - Pulci, zecche, zanzare, pappataci, caldo afoso. Sono solo alcuni dei nemici che, quando il termometro inizia a salire grazie alla bella stagione, minacciano cani e gatti.  Per i proprietari inizia anche il periodo in cui è necessario prendersi più cura della salute del ‘pet’. Parola di veterinari: la prevenzione nel periodo che sta iniziando è la parola d’ordine.  Si inizia con i ‘classici’ parassiti esterni come zecche e pulci, la grande insidia quando l’animale vive all’aperto o ci accompagna in giro per città o campagne: «Per evitare infestazioni - dice Laura Kramer, professore associato di Parassitologia veterinaria presso l’Università degli Studi di Parma -sono efficaci i prodotti repellenti disponibili in commercio nelle varie forme. Purtroppo non possono proteggere completamente e spesso i proprietari si lamentano del fatto che, pur avendoli applicati, hanno poi trovato una zecca sul manto del cane o del gatto. In questo caso è bene ricordare che è meglio una zecca, piuttosto che 20 o 30 zecche».  Un problema spesso sottovalutato è quello dei vermi intestinali: «Soprattutto i cani che frequentano le zone più infestate dalle uove dei parassiti, come i parchi cittadini – prosegue Kramer - sono a rischio. E pensare che se tutti i proprietari raccogliessero gli escrementi dei loro cani nelle strade o nei parchi,questo problema non esisterebbe. In ogni caso, per scongiurare i vermi, sono efficaci i farmaci appositi e anche quelli studiati per la filaria agiscono su vermi ascaridi e anchilostomi».   Proprio la filaria insieme con la leishmania sono le altre minacce soprattutto estive da tenere sottocontrollo «nel primo caso - spiega la veterinaria - con prodotti per la profilassi che sono efficaci al 100%, nel secondo sempre con i repellenti che aiutino a tenere lontani i pappataci, vettori della leishmaniosi». Il consiglio per ridurre ancora di più il rischio di punture di insetti pericolosi, tenendo a mente che «lunghezza del pelo ed età dell’animale non contano, sono tutti a rischio», è quello di «tenere gli animali in casa nelle ore di maggiore attività delle zanzare - evidenzia Luigi Venco, specialista in Clinica dei Piccoli animali, European Veterinary Parassitology College Diplomate - Ospedale veterinario ’Città di Pavià - ma poichè purtroppo oggi essa copre quasi l’intera giornata, almeno fateli dormire al chiuso». Importante anche la diagnosi precoce di filaria e leishmania, che «si effettua tramite test ematici specifici molto sensibili, che, in caso di positività per la filaria, in particolare, devono essere seguiti da radiografie toraciche ed ecocardiografie per stabilire entità e gravità della malattia e scegliere la migliore terapia. Questi test vanno effettuati ogni anno esattamente come avviene per la prevenzione delle malattie umane». Infine, il grande pericolo dell’estate: i colpi di calore. «Bisogna tenere a mente che i cani non sudano - ricorda Venco - ma fanno termoregolazione grazie alla bocca e ai polpastrelli sulle zampe che a contatto con il pavimento lasciano il caratteristico ‘alone’ che indica che l’animale ha caldo. In pratica quella che per noi potrebbe essere una temperatura accettabile, per loro magari non lo è: possono sopportare meglio 40 gradi ma secchi, piuttosto che 20 ma molto umidi. La regola è dunque garantire loro un luogo fresco, asciutto, riparato dal sole e lasciare sempre abbondante acqua a disposizione perchè si dissetino in qualunque momento ne sentano la necessità».
 
MARKET PRESS
9 MAGGIO 2013
 
SHOPPING CON GLI AMICI A 4 ZAMPE: IRRINUNCIABILE PER GLI ITALIANI
Piccoli amici nostrani ed esotici Tutto per la loro cura e benessere
 
Non c’è dubbio: per l’87% degli italiani il cane è un membro effettivo della famiglia. Chi condivide gioie e dolori quotidiani con un amico a 4 zampe, ma anche chi un cucciolo non ce l’ha, ritiene che sia giusto che i cani possano seguire i propri padroni ovunque. Non fa eccezione lo shopping, attività da sempre tra le preferite dagli abitanti del Bel Paese. È quanto emerge da un sondaggio commissionato da Neinver, una delle maggiori società immobiliari internazionali presente in Italia con Castel Guelfo e Vicolungo e The Style Outlets. Il cane è un buon compagno per andare a far compere secondo gli italiani: all’84% dei padroni è capitato di portarlo con sé, per il 36% è addirittura un’abitudine. E c’è anche chi si porterebbe il gatto (16%) o persino il furetto (5%) . Su una cosa non si discute: andare a fare acquisti con il proprio cane è più divertente che andarci con il proprio compagno per il 60% circa degli intervistati! Va da sé che più del 60% di chi in famiglia ha un amico a 4 zampe sceglie solo luoghi dove quest’ultimo è ben accetto. Nella classifica dei luoghi maggiormente pet friendly, gli outlet si posizionano al 2° posto, considerati tra i luoghi più ospitali dal 49% di chi si muove con cani al seguito e preceduti solo dal centro città. Gli outlet sono infatti ritenuti più accoglienti degli hotel e dei negozi situati in centro città e nelle vie dello shopping, delle spiagge, dei centri commerciali e dei bar o ristoranti. In linea generale i cani nei luoghi deputati allo shopping sono considerati una presenza piacevole. E se ci sono problemi, non è certo colpa delle adorate bestiole ma di padroni distratti o incapaci di interpretare i veri bisogni degli amici quadrupedi. Certezza condivisa dall’87% degli italiani che non possiedono un cane ma anche dal 94% di chi con un cane ci convive. Se è vero che capita spesso di incontrare persone non capaci di gestire i propri cani, è altrettanto vero che i negozi e le aree di shopping dovrebbero attrezzarsi meglio ad affrontarne la presenza (77%). Magari dotandosi di ciotole per l’acqua, sacchetti e palettine per le deiezioni (78%) e aree di sgambamento (76%). E c’è anche chi gradirebbe un servizio di dog sitting (77%) e persino aree di toelettatura (66%), dove lasciare il proprio amico a 4 zampe “a farsi bello” mentre ci si dedica allo shopping. Ma quando si tratta di Vip a quattro zampe, chi è la vera star per gli italiani? Pil - il cane di Striscia La Notizia - si guadagna il podio con il 36% delle preferenze battendo addirittura, e di gran lunga, Bo il cane presidenziale della famiglia Obama. Invece, il cane del piccolo schermo più amato di sempre, complice forse l’inizio dei nuovi episodi su Rai Due, è il cane poliziotto Rex. Renato Mannheimer, Presidente di Ispo, ha commentato: “Da sempre, si sa, il cane è il migliore amico dell’uomo, come confermano i risultati della ricerca da noi condotta. Non stupisce quindi che chi possiede un cane desideri avere la possibilità di portarlo con sé sempre e ovunque, anche, ad esempio, quando si dedica allo shopping. Naturalmente, affinché ciò sia possibile, occorre che padrone e animale al seguito rispettino le norme di comportamento di base, per evitare di arrecare fastidio agli altri clienti dei negozi. Si tratta di un segno di civiltà che è giusto trovi risposta nella disponibilità degli esercenti a rispettare sempre più le esigenze dei dog owner e, soprattutto, dei loro amici a quattro zampe”. Laura Andreoletti, Country Manager Neinver Italia, ha dichiarato: “Ci fa estremo piacere che gli outlet siano riconosciuti tra i luoghi più ospitali per chi si muove con cani al seguito. Nei nostri centri siamo forti sostenitori dello shopping in tutto relax in compagnia dei nostri amici a quattro zampe. In vista dell’estate stiamo anche lavorando per organizzare numerose attività per i cuccioli e i loro padroni a Vicolungo The Style Outlets”. Metodologia e campione: il sondaggio è stato realizzato da Ispo. Campione rappresentativo popolazione italiana maggiorenne. Estensione territoriale: nazionale. Casi: 1.001- Metodo: Cawi
 
ANSA
9 MAGGIO 2013
 
Oltre 60 mln animali da compagnia nelle famiglie italiane
Sono 7,5 milioni i gatti e 7 mln i cani in casa, 30 mln i pesci
 
BOLOGNA - Sono oltre 60 milioni gli animali da compagnia nelle case degli italiani che li considerano, ormai, veri e propri membri della famiglia. A mettere in fila i numeri e' Assalco-Associazione nazionale delle imprese per l'alimentazione e la cura degli animali da compagnia, in occasione della 15/a edizione di Zoomark International 2013, salone internazionale dei prodotti e delle attrezzature per gli animali da compagnia in corso a Bologna fino a domenica.
In base alle stime preparate da Euromonitor, sono circa 7 milioni i cani ospitati in casa mentre i gatti toccano quota 7,5 milioni. Oltre a cani e gatti, gli italiani tengono in casa 1,8 milioni di piccoli mammiferi, in particolare conigli e roditori; 1,4 milioni di rettili; 13 milioni di uccellini e ben 30 milioni di pesci.
Secondo i dati contenuti nel Rapporto Italia 2013 di Eurispes, il 55,3% delle famiglie italiane ospita uno o piu' animali d'affezione (+13,6%), con una predilezione per i cani (55,6%), seguiti dai gatti (49,7%), dai pesci (9,7%), dai volatili (9%), dalle tartarughe (7,9%), dai conigli (5,3%), dai criceti (4,6%) , dai rettili (1,1%) e dagli animali esotici con uno 0,8%.
 
NEL CUORE.ORG
10 MAGGIO 2013
 
BRINDISI, GATTO GETTATO IN MARE VIVO CON UN MASSO LEGATO AL COLLO
L'episodio a Torchiarolo. Denuncia contro ignoti
 
Un gatto morto con una corda al collo attaccata ad un masso e poi gettato in acqua. Orrore a Brindisi, nella spiaggia di Torchiarolo. Secondo i rilievi del veterinario che ha esaminato la bestiola, il micio è stato buttato in mare vivo. Qualcuno, successivamente, l'ha visto e ha chiesto aiuto ma per il gattino non c'è stato nulla da fare. Immediatamente sono intervenuti i volontari che si occupano dei randagi della città, però neanche loro hanno potuto salvare il povero animale.
Sull'identità dei criminali, per il momento, non ci sono indizi. Comunque, è stata presentata una denuncia contro ignoti. I volontari locali sono preoccupati per quanto avvenuto e chiedono maggiore rispetto per gli animali. Perché questo terribile episodio è solo l'ultimo di una lunga catena di crudeltà con animali avvelenati, bastonati e torturati.
 
LA SICILIA
10 MAGGIO 2013
 
Cani uccisi, caccia ai killer
Su segnalazione dei veterinari dell'Asp la Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti

Carmelo Vella

 
Finisce sui tavoli della Procura della Repubblica di Agrigento la vicenda che ha riguardato l'avvelenamento di 6 cani randagi avvenuta in città lo scorso mese di aprile. La denuncia è stata presentata dai veterinari dell'Asp. La conferma che si fosse trattato di un avvelenamento si era avuta qualche giorno addietro dai risultati delle analisi eseguite sulla carcassa di un animale morto e sui resti dei bocconi velenosi ingeriti dall'animale. Analisi effettuate dall'istituto Zooprofilattico di Palermo. La situazione, confermano all'Asp, è delicata anche perchè potrebbe non trattarsi di un caso isolato. Infatti, quello accaduto nelle scorse settimane è il quarto episodio di avvelenamento di meticci che si registra in città dal 2012 ad oggi. Da tempo a Canicattì c'è gente esasperata per l'eccessiva presenza di cani randagi in giro per le strade. Più volte sono stati richiesti da parte del comune, interventi efficaci per cercare di debellare un fenomeno sempre più in crescita. Il Comune attualmente, ha due convenzioni per il ricovero di questi animali: una con un canile di Sommatino la seconda con una struttura di Santa Margherita Belice. Tutto questo però non basta. I randagi dopo essere stati sterilizzati da parte del servizio veterinario vengono liberati e rimessi in strada. Al problema dei randagi adesso se ne lega un altro legato alla presenza di zecche. È il caso di via Sant'Antonio, dove proprio ieri i cittadini hanno lamentato la massiccia presenza di questi parassiti. La notizia dell'avvelenamento dei sei meticci era arrivata il 5 aprile scorso a ventiquattro ore esatte dalla diffusione delle lamentele dei residenti della zona compresa tra le vie Luigi Piranello, Alfredino Rampi ed Amendola per la presenza di un nutrito branco di cani randagi, la maggioranza dei quali di grossa taglia. Ad essere stati avvelenati erano stati sei animali, di cui tre ancora cuccioli. Si era trattato dei componenti dello stesso branco segnalato dagli abitanti della zona agli amministratori comunali e ai funzionari della polizia comunale. Le lamentele per la presenza dei cani nei pressi dei portoni d'ingresso ai due stabili - abitati soprattutto da impiegati comunali, politici ed anche personale della polizia locale - il giorno prima erano giunte agli uffici competenti del comune. Nessuno però si sarebbe potuto aspettare quello che poi nella realtà è avvenuto vale a dire l'avvelenamento massiccio del branco.
 
2 RIGHE
10 MAGGIO 2013
 
L’ultima frontiera della vigliaccheria umana: i combattimenti tra cani
Dal nord al sud dell’Italia, il più grande amico dell’uomo trasformato in combattente come fonte di guadagno e divertimento. Un caso anche ad Ascoli Piceno dieci anni fa.

di Valentina Ciotti

 
In tutto il mondo il fenomeno dei combattimenti tra cani rappresenta una triste realtà, sempre più frequente. A farla da padrone l’assenza di rigide normative, le difficoltà di controllo, le tradizioni tribali locali di alcuni popoli e, dulcis in fundo, la cattiveria e l’ignoranza umana nei confronti degli animali. Mentre in alcune aree del globo queste  barbare “usanze” sono quantomeno giustificabili per via dell’arretratezza culturale della popolazione, non possono essere tollerate e devono essere biasimate in Paesi sviluppati e civili come quelli dell’Unione Europea.
 Anche l’Italia, dove esistono centinaia di movimenti e associazioni di volontari a tutela del “miglior amico dell’uomo”, in cui le leggi sono molto severe e condannano il maltrattamento animale in tutte le sue forme, non è indenne da questo fenomeno. Proprio pochi mesi fa, a Canicattì, cittadina siciliana al confine tra le province di Agrigento e Caltanissetta, è stato scoperto un giro di scommesse clandestine legate ai combattimenti tra cani. Il caso è balzato agli onori della cronaca quando un cagnolino a spasso con il suo padrone, era stato aggredito da un pitbull privo di denti.
Il proprietario del cane assalito è subito intervenuto per salvarlo, facendo la disgustosa scoperta e denunciando subito quanto riscontrato alle forze dell’ordine. I carabinieri hanno riconosciuto immediatamente “l’aggressore” come un “cane cavia”, cioè uno dei tanti animali utilizzati per abituare i cani da combattimento ad aggredire per uccidere, senza rischiare di essere feriti (perché appunto, privati della dentatura). Il ritrovamento di una bestiola in simili condizioni, ha permesso agli uomini dell’Arma di confermare i sospetti che circolavano da tempo sui combattimenti clandestini;  da diverse settimane, infatti, nella zona si era riscontrato un forte aumento sugli acquisti di cani molossi, quali: Pitbull, Rottweiler e Mastini. Si spera adesso che, in un tempo relativamente breve, le forze dell’ordine riescano a individuare i responsabili di questi crudeli comportamenti e a punirli. Il “cane cavia” è stato affidato alle cure dei veterinari e di un centro assistenza, che provvederanno innanzitutto al suo recupero caratteriale. La speranza è che sia possibile in futuro affidarlo all’amorevolezza di una vera famiglia.
Anche nella tranquilla città di Ascoli Piceno, circa dieci anni fa, gli uomini della Questura rinvennero, all’interno di un deposito della zona industriale: due cani ridotti in pessime condizioni con cicatrici e ferite su ogni parte del corpo e due ring nei quali venivano svolti gli incontri. Un avvenimento che non possiamo non dimenticare, soprattutto se consideriamo il contesto storico-geografico della provincia marchigiana. In quell’occasione le bestiole furono portate presso il canile di Appignano del Tronto e affidati alle cure affettuose dei volontari dell’Appa. Frequentatori e responsabili furono in gran parte individuati e denunciati.
Ricordate: il maltrattamento degli animali è punito penalmente e il nostro intervento è di fondamentale importanza per porre fine alle sevizie. Se potete raccogliete più prove possibili (fotografie, video, ecc.) per comprovare le torture e denunciare il colpevole presso le forze di polizia. Se il maltrattamento è in corso e prosegue, non perdete tempo e chiamate subito il 112 o il 113.
Solo così i nostri amici cani potranno essere veramente tutelati e salvati da morte certa.
 
IL TIRRENO
10 MAGGIO 2013
 
Tre gatti avvelenati rabbia tra gli abitanti in via del Borgo

Alessandra Agrati

 
VERNIO (PO) - Non c'è pace per i gatti della Val di Bisenzio. Martedì mattina Alberto Bessi ha trovato il suo micio morto davanti alla porta di casa in via del Borgo a Vernio, ad ucciderlo un dose di veleno. «Il nostro gatto - racconta – era abituato a stare in casa, usciva pochissimo e al massimo restava davanti l'uscio di casa». Proprio sulla soglia Alberto ha trovato il gatto agonizzante martedì mattina. «Esco sempre verso le 7 – continua – e a quell'ora veniva sempre a darmi il buongiorno, quella mattina non si è presentato al nostro appuntamento quotidiano, quando ho aperto la porta l'ho visto, ma ormai non c'era più niente da fare. Sicuramente farò denuncia». Purtroppo il gatto di Alberto non è l'unico nella zona ad ess ere stato ucciso: uno manca da casa da diversi mesi e quindi si teme il peggio, l'altro è stato ammazzato sempre con la stessa tecnica, qualche settimana fa. Gli abitanti della via sono sconcertati. «Io non ho gatti – spiega una signora – ma avevo un cane che mi è stato avvelenato, da allora non ho più voluto animali, mi è rimasta la paura che potessero uccidermeli». La strada è piccola e ben tenuta, tutti si conoscono, in molti hanno animali domestici, c'è anche una gattara che accoglie in casa sua mici e cani. Apparentemente potrebbe sembrare il paradiso, ma in realtà è un inferno: un anno fa molti gatti tornavano a casa con gli inequivocabili segni di tagliola sulle zampe. «Ho un cane – spiega un abitante – che però non porto più fuori perchè qualche mese fa ne hanno avvelenati un paio. La notte per sicurezza lo porto in casa, dove può comunque fare la guardia». Tra le ipotesi che gli abitanti fanno anche quella di una banda di ladri che lascia polpette avvelenate in modo che i cani le mangino e non difendano più le loro abitazioni. Del resto intorno alla strada sono tutti campi e boschi, un luogo perfetto dove poter nascondere polpette avvelenate. «Manca un' area di sgambatura – spiega il proprietario di un cane – quindi lo porto nei campi, ma bisogna avere quattro occhi non due». In un paese in aperta campagna è normale avere dei gatti che potrebbero vivere in piena libertà; lo spazio non manca. “Eppure – spiega Emma – sembra che a qualcuno diano noia, non riesco a capire chi possa essere; tutti gli animali sono tenuti benissimo, inoltre ci sono tante persone anziane che hanno preso un micio per compagnia, gli si sono affezionati e privarli di questo amico è sicuramente una crudeltà verso l'uomo e anche l'animale».Nel bar del paese ci si domanda cosa stia accadendo; un mese fa un gatto è stato impallinato, ora tre sono stati avvelenati, i padroni degli animali sono molto preoccupati e stanno cercando una soluzione per fare fronte a questa emergenza. «Intanto – spiega Alberto Bessi – ho fatto la segnalazione alla polizia provinciale, mi auguro che si arrivi a individuare il colpevole di questo crimine, come è avvenuto per l'uomo denunciato a Carmignanello».
 
NEL CUORE.ORG
10 MAGGIO 2013
 
FARMACI AI CAVALLI PER TRUCCARE LE CORSE: 17 RINVII A GIUDIZIO A POTENZA
Coinvolti driver, allenatori e proprietari di scuderie
 
La procura di Potenza ha chiesto il rinvio a giudizio di 17 persone, soprattutto driver, allenatori e proprietari di scuderie. Sono accusate di aver fatto parte di un'associazione a delinquere che, fra il 2006 e il 2007, ha alterato il risultato di 26 gare ippiche alla scopo di pilotare le vincite delle scommesse. Gli accusati, ancora, sono sospettati di aver maltrattato i cavalli dando loro medicine per potenziarne le prestazioni.
Le indagini - iniziate da una ''costola'' dell'inchiesta, coordinata dall'allora pm potentino Henry John Woodcock, che il 16 giugno 2006 portò in carcere a Potenza Vittorio Emanuele di Savoia - sono state fatte dalla squadra mobile di Potenza, dalla Polstrada e dagli agenti fiorentini. La competenza è passata prima a Firenze, poi a Roma e, quindi, è tornata a Potenza.
In pratica, grazie ad alcune intercettazioni telefoniche, sono stati approfonditi i rapporti tra un faccendiere romano e un concessionario di auto di Viareggio, per finire al presunto capo dell'associazione, un driver, E.B., considerato il manipolatore degli ordini di arrivo delle corse, con accordi fra driver, allenatori e allevatori di cavalli. La banda - scrive Quotidiano.net - orbitava attorno al concessionario viareggino, definita ''persona estremamente facoltosa'', in grado di gestire ''un vasto giro di affari'' e di raccogliere e far rendere le ''notizie qualificate'' che dovevano portare ad alterare le corse e a vincere le scommesse (l'operazione fu chiamata ''Tris'').
Le corse ''truccate'' si sono svolte da Nord a Sud: Trieste, Modena, Firenze, Bologna, Padova, Torino, Milano e Foggia. L'ordine di arrivo delle corse veniva manipolato anche alterando le prestazioni dei cavalli, con la somministrazione di farmaci e sostanze illecite. Tra le accuse, infatti, anche falsità in certificazioni e maltrattamenti di animali.
 
ROMAGNA GAZZETTE
10 MAGGIO 2013
 
Cesena. Camion in fiamme: migliaia di galline arse vive.
 
CESENA. Mille galline arse vive. Altre quattromila invece hanno riportato numerose ferite da ustioni e sono fuggite dalle loro gabbie. E’ successo mercoledì 8 maggio prima delle 22 in via Chiesa a Pievesestina, a un paio di chilometri dall’uscita Cesena Sud. Un camionista, che proveniva dal Veneto ed era diretto in un macello della zona, mentre transitava sulla A14 a bordo di un autoarticolato che trasportava in tutto novemila capi di pollastre, si è dovuto fermare poco prima del casello autostradale per colpa di un pneumatico forato.
Mentre si trovava in sosta, il conducente del pesante mezzo è stato accompagnato – come da prassi – dalla Polizia Stradale ad uscire dall’autostrada per evitare ulteriori disagi al traffico e per garantire la sicurezza. Ma proprio poco prima di raggiungere la piazzola di sosta a Pievesestina, la ruota ha preso fuoco. Le fiamme si sono sviluppate nel giro di brevissimo tempo interessando tutto il rimorchio. Sono andate così a fuoco subito un migliaio di galline, mentre quelle ancora vive, a centinaia, hanno tentato di fuggire dalle gabbie semi-bruciate o cadute a terra.
Sul posto i veterinari dell’Ausl per vigilare sul benessere degli animali e, inoltre, sono intervenuti per oltre tre ore anche gli agenti della Municipale di Cesena, per la gestione della viabilità. Subito dopo l’incidente, circa 4.500 galline sono state portate al macello, e in seguito anche la parte restante dei capi coinvolti nell’incendio.
Alle 8 di giovedì 9 maggio, tutte le novemila pollastre erano già state abbattute, sotto l’occhio vigile dei veterinari dell’Ausl, e poste sotto sequestro in attesa delle eventuali analisi. Ora spetta infatti all’azienda proprietaria la decisione in merito alla destinazione delle carni delle galline, dopo comunque aver eseguito gli esami di laboratorio necessari per scongiurare che possano contenere diossina.
 
NEL CUORE.ORG
10 MAGGIO 2013
 
RIMINI, TENTA DI ABBANDONARE IL CANE: SCOPERTO E DENUNCIATO
Un 50enne tunisino sorpreso da un gruppo di ragazzi
 
Tenta di abbandonare il cane sul lungomare ma un gruppo di ragazzi lo scopre e chiama i carabinieri. E' successo a Rimini. Scattate due denunce: una all'indirizzo del proprietario del piccolo meticcio lasciato per strada e l'altra per l'operatore della cooperativa ''Cento Fiori'' riminese chiamato per portare il cagnolino al canile, perché ubriaco alla guida. Lo rivela Quotidiano.net.
Mercoledì sera, poco dopo le undici, un gruppetto di ragazzi ha sorpreso un cinquantenne tunisino mentre tentava di lasciare in mezzo alla strada un cagnolino. L'uomo aveva trovato la bestiola non molto tempo fa e aveva già deciso di lasciarlo al suo destino. Però i giovani si sono accorti delle sue intenzioni, ne è nata una lite e sono dovuti intervenire i carabinieri per riportare la calma. I militari, allora, hanno chiamato la cooperativa che si occupa anche di ricoverare le bestiole abbandonate nel canile comunale. Dopo un lunga attesa, è arrivato un operatore completamente ubriaco, che è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza. Abbandono di animali l'accusa, invece, per il tunisino. E il meticcio è stato portato, finalmente, nel rifugio da un altro operatore, chiamato al posto del collega alticcio.
 
MATTINO DI PADOVA
10 MAGGIO 2013
 
Vacche denutrite scatta il sequestro dell’allevamento
 
di Silvia Bergamin
 
PIAZZOLA SUL BRENTA (PD) Vacche nutrite poco e male, scatta il sequestro da parte dell'Usl 15. Gli animali malnutriti appartengono a Stefano Bison, ex consigliere comunale, titolare dell'agriturismo “Al Pozzo” di Piazzola sul Brenta. «Una situazione davvero grave», sottolinea Giuliano Berton, direttore del Servizio igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche dell'Usl 15. «L'azienda in questione è monitorata da circa un anno, aveva già ricevuto prescrizioni, l'ultimo controllo è stato effettuato il 27 aprile scorso, la situazione era visivamente degenerata, abbiamo quindi proceduto al sequestro preventivo delle 31 vacche di razza Rendena». Il sequestro preventivo è stato convalidato mercoledì scorso dal giudice per le indagini preliminari padovano Laura Fortuna. La stalla dove vivevano gli animali si trova in via Boschiera 41 a Piazzola; si tratta di uno stabile in affitto, a circa 200 metri dall'agriturismo “Al Pozzo”, una realtà frequentata e conosciuta, seguita da Bison, 48 anni, dal '99 al 2004 sui banchi di opposizione del parlamentino piazzolese con Forza Italia. I tecnici dell'Usl dell'Alta Padovana hanno dato seguito al sequestro per «la grave situazione igienico-sanitaria in cui vivevano i 31 animali», sottolinea Berton. Determinante nella scelta lo stato di denutrizione: «Le vacche non erano malate, ma la denutrizione era evidente, non erano alimentate in maniera appropriata né dal punto di vista della qualità che della quantità del cibo. Bison ha un allevamento da riproduzione vacca-vitello, gli animali sono lasciati in libertà. Alcuni di loro, durante il sopralluogo, erano fuori, altri all'interno, ma in nessun luogo avevano di che nutrirsi». Da circa un anno l'allevamento viene monitorato. I riflettori si sono accesi dopo un controllo dei veterinari «che avevano segnalato condizioni igienico-sanitarie precarie. Il titolare aveva sanato, al tempo, in maniera però provvisoria». Il 27 aprile è stato effettuato il nuovo controllo: «L'alimentazione era sempre carente, gli animali non erano ammalati, ma di certo non potevano continuare a vivere in quelle condizioni. Noi abbiamo contestato la violazione dell'articolo 727 del codice penale, che va a punire appunto i maltrattamenti di animali. Non è stata rispettata la normativa 146/2001 relativa alla protezione degli animali negli allevamenti».
 
MATTINO DI PADOVA
10 MAGGIO 2013
 
Animali affamati e maltrattati all’agriturismo

Sergio Sambi

 
SACCOLONGO (Padova) - Numerosi animali tenuti in condizioni da incubo in un agriturismo a Creola sono stati messi in salvo su ordine della Procura della Repubblica, che ha denunciato il titolare dell’azienda per maltrattamento. Dice l’europarlamentare Andrea Zanoni: «Faccio i miei complimenti ai volontari della Lac e agli agenti forestali che hanno posto fine alle sofferenze a cui erano sottoposti quei poveri animali. Mi auguro una pena esemplare per il responsabile dei maltrattamenti nell’agriturismo lager». L’ispezione delle guardie zoofile della Lac, la Lega abolizione caccia” del nucleo di Padova, coadiuvate dal Corpo forestale dello Stato e da un veterinario, hanno portato in salvo tre cani, tre pony, anatre e galline presenti nell’agriturismo Della Libera di via Cimitero a Creola. Una segnalazione partita in seguito a una visita alla tenuta aveva indotto il pubblico ministero Benedetto Roberti a ordinare l’ispezione. È lo stesso europarlamentare a riferirne l’esito: «Hanno accertato una condizione igienico-sanitaria deplorevole, i tre cani detenuti (due nella foto) erano molto magri, all’interno di un box senza acqua, con il pavimento cosparso di escrementi e con un’unica cuccia fatiscente a disposizione. Una cagnolina aveva un collare di ferro tanto stretto da crearle problemi di deglutizione. L’altra era legata a una catena di metallo molto pesante. In una baracca per ricovero attrezzi» continua Zanoni «c’erano carcasse di topi morti. Il veterinario riscontrava forme di bronchite trascurata visitando le galline, le anatre e le oche. In un recinto adiacente a una vasca di liquami solidificati e maleodoranti, erano detenuti tre pony privi di documenti identificativi, costretti a viver e su un terreno ricoperto da escrementi e letame». Oltre alla denuncia per maltrattamenti, al titolare dell’agriturismo sono state elevate delle sanzioni amministrative, mentre i tre cani - ora recuperati - attendono di essere affidati a persone che ne abbiamo cura. Per informazioni telefonare al numero 3391915383.
 
ALTO ADIGE
10 MAGGIO 2013
 
Denunciato per uccellagione In casa aveva 130 volatili
 
APPIANO (BZ) - Proseguono, nel territorio dell’Oltradige, i controlli delle forze dell’ordine mirati al contrasto del reato dell’uccellagione. E ancora una volta i carabinieri hanno pizzicato qualcuno, anche stavolta in arrivo da altre regioni, con le mani nel sacco. E’ infatti culminato con la denuncia a piede libero di un uomo, proveniente da una provincia limitrofa della Lombardia, il servizio finalizzato appunto al contrasto dell’uccellagione svolto nella giornata di mercoledì dai carabinieri della stazione di Appiano e condotto, nella fase conclusiva, con la collaborazione della Guardia forestale. I militari hanno sorpreso l’uomo nelle campagne di Appiano, precisamente nella frazione di Riva di sotto, in possesso di un nido contenente 3 esemplari di tordo bottaccio e con altro materiale utilizzato per la cattura ed il trasporto dei volatili. Poco dopo, a seguito della segnalazione dei carabinieri, è scattata una perquisizione nell’abitazione dello stesso, nel corso della quale i carabinieri e le guardie forestali hanno trovato e sequestrato altri 130 volatili. Gli uccellini sono stati quindi affidati al Centro di recupero Avifauna di Bolzano. L’uomo è stato invece deferito in stato di libertà per uccellagione e maltrattamento di animali.
 
GEA PRESS
10 MAGGIO 2013
 
Palermo – L’abigeato e l’esame del DNA
 
Un intervento congiunto quello dei  Carabinieri della Compagnia di Petralia Sottana (PA) e della Stazione di Castellana Sicula (PA),  che ha portato a compimento una mirata attività d’indagine che ha fatto seguito al furto di un vitello.
Ad essere denunciato per il reato di ricettazione è un operaio della provincia. Presso la sua azienda agricola, infatti, i Carabinieri hanno rinvenuto un vitello di varietà chairolaise (ovvero utilizzato per la carne) per il quale si era sospettata la provenienza illecita. In particolare si faceva riferimento ad un furto avvenuto lo scorso 27 febbraio, presso un allevatore di Caltavuturo (PA). Il vitellino, allora, aveva appena due giorni.
Ad intervenire è stato a questo punto il personale specializzato del Dipartimento di medicina veterinaria di Petralia Sottana (PA). Prelevato un campione ematico si è così ricavata, al fine di determinare la provenienza del vitello,  la geno-tracciabilità dell’animale. Una volta esaminati i risultati il vitello è stato recuperato e restituito al legittimo proprietario.
La nota diffusa dall’Arma dei Carabinieri di Palermo, rivela altresì il prezzo ormai relativamente basso di questi animali. Circa 500 euro per un peso prossimo al quintale.  In alcune regioni, vengono macellati già a sei mesi, ma in genere, come in Sicilia, si arriva ai 18 mesi. Il prezzo, ad ogni modo, è sempre contenuto. Solo le aziende agricole polivalenti e che possono contare su un numero elevato di animali ricavano, specie se agevolate da contributi, introiti di rilievo.
 
GEA PRESS
10 MAGGIO 2013
 
Parco Nazionale dei Monti Sibillini – Non accarezzate i piccoli dei caprioli
Un gesto semplice, credendolo a fin di bene, causa invece l'abbandono da parte della madre
 
Una strategia per proteggere i piccoli, quella delle madri di alcuni ungulati, come nel caso dei caprioli. Per evitare di attirare i predatori, mamma capriolo si allontana dal piccolo che rimane così nascosto nell’erba alta. A cadenza regolare, però, lo raggiunge per allattarlo. Così fanno anche le lepri ed i rapaci notturni.
Nel mese di maggio, ricorda il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, la natura è in pieno risveglio primaverile e molti animali sono nel massimo delle loro attivita riproduttive. Il mese dei parti, per moltissime specie di mammiferi.
Purtroppo i piccoli di molti di questi animali, come nel caso dei caprioli ma anche delle lepri, vengono casualmente individuati da persone inesperte che iniziano ad accarezzarli se non addirittura a raccoglierli credendo di aiutarli. Ed invece, ricorda il Parco Nazionale, occorre non toccarli. Men che meno raccoglierli. Una sola carezza, infatti, trasferisce gli odori dell’uomo, o comunque odori estranei. Le loro madri, percependo in tal maniera una minaccia, potrebbero abbandonarli.
Dunque impariamo a rispettare le leggi della natura. Escursionisti poco pratici ma anche agricoltori, dice sempre il Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Sfalciano erba o fieno, ma prima di intervenire sarebbe opportuno percorrere a piedi i bordi dei campi. Occorre cioè verificare  che non siano presenti piccoli di queste specie. Nel caso si rinvengano, si potrà valutare di rinviare l’attività di qualche giorno e nel caso questo non sia possibile, raccoglierli delicatamente con guanti adeguatamente ed energicamente strofinati con erba e terra. Basta spostarli di pochi metri e sono al sicuro, ma mai toccarli direttamente, neanche con una carezza.
 
GEA PRESS
10 MAGGIO 2013
 
Parco dell’Adamello – Grazie ai volontari del Centro il Pettirosso di Modena, dodici caprioli tornano nei boschi (VIDEO)
Un anno con l'uomo, fino alla liberazione – Malinconia e felicità tra i volontari, ma al Centro, intanto, arrivano nuovi cuccioli
 
Finalmente dopo tanto lavoro, sacrifici e apprensione. Così dal Centro il Pettirosso di Modena commentano la liberazione dei caprioli avvenuta nel Parco dell’Adamello.  “Hanno preso la strada tanto sognata del bosco“, riferisce a GeaPress Piero Milani, responsabile del Centro.
Tutti gli animali, ora tornati in natura, sono arrivati un anno addietro al Centro in provincia di Modena. Chi li aveva trovati, li aveva ritenuti abbandonati. Errori che, senza volerlo, le persone commettono quando si imbattono in un piccolo nascosto nell’erba alta. In realtà si tratta di una strategia difensiva della femmina. Sapendo che la sua presenza può attirare dei predatori, la madre si tiene distante  dal piccolo. Non andrebbero neanche toccati e, ovviamente, prelevati. A nulla, poi, valgono i tentativi di ricondurli alla madre. Odorano delle mani dell’uomo e mamma capriolo avverte in tal maniera un potenziale pericolo.
Per fortuna, a piccoli caprioli, ha pensato il Centro il Pettirosso.
“Al loro arrivo – spiega Piero Milani – pesavano poco più  di mezzo chilo. Ora sono diventati esemplari di 15 o 20 kg“. Tanto impegno, per i volontari, premiato dalla liberazione.
Metodi di allevamento più naturali possibile. La presenza del volontario,, infatti, deve essere marginale, quasi  invisibile. Meno presente l’uomo sarà nel ricordo,  e meglio sarà per animali  tanto potenti quanto fragili. In condizioni ottimali, spiegano gli esperti del Centro, se vengono stressati possono anche morire. Pertanto vanno presi mille accorgimenti al fine di dedicare loro le migliori condizioni nei molti mesi di permanenza al Centro. Solo così si arriva alla tanto attesa liberazione.
Numerose, nel fatidico giorno, sono però le tappe preliminari. All’alba i volontari si ritrovano per la cattura. Un recinto appositamente allestito per i caprioli. Al suo interno anche un tratto di bosco.  Qui, hanno passato l’autunno e l’inverno.
Le attenzioni, in questo delicato momento, devono essere massime. Nessun capriolo, infatti,  deve impaurirsi o ferirsi. Un intervento, pertanto, che si basa sull’esperienza e professionalità. Gli stessi volontati, prima di potere operare, devono aver passato un periodo di formazione. “Un percorso – riferisce Piero Milani – duro e selettivo“.
Grazie a tale esperienza in poco più di un’ora tutti e dodici i caprioli sono pronti per il viaggio. Dotati di navetta auricolare, per essere seguiti nei loro spostamenti, iniziano il loro viaggio verso la libertà. La navetta, spiegano sempre al Centro il Pettirosso,  è essenziale. Questo per valutare l’evenutale uscita dai confini del Parco dell’Adamello alta Val Canonica, e nel caso per evitare di essere abbattutti ove la caccia è consentita.
Intanto, i dodici caprioli, una volta adagiati nel caldo letto di paglia asciutta, stanno per arrivare nel Parco. La loro liberazione darà continuità ad un progetto che ha già comportato, negli anni,  la reintroduzione di centinaia di caprioli. Il tutto è iniziato con un accordo con l’Università di Veterinaria di Parma in collaborazione con Il Pettirosso, la Provincia di Modena e quella di Brescia oltre all’Ente Parco Adamello. Il progetto è così proseguito negli anni.
I caprioli, anche per quest’anno, sono ormai arrivati alla fine del loro percorso con l’uomo. Le casse vengono lentamente aperte. Con stupore gli animali vedono un panorama diverso. L’aria, a 1300 metri di altezza, è diversa e loro si accorgono subito del cambiamento. Innanzi,  un’ampia radura ed i bosco che li accoglierà. C’è chi corre veloce ed altri che accennano ad una brevissima sosta. Si fermano e si girano quasi a salutare i volontari del Pettirosso. Li hanno cresciuti loro, subendo  le apprensioni e le preoccupazioni di un genitore. Vedendoli allontanare, nasce spontanea una punta di malinconia seguita, però, dalla felicità.
Quei caprioli, tanto amati, sono ora liberi. La loro strada è nel bosco. Con i volontari non si incontreranno mai più.
Non c’è, però, molto tempo da perdere. Al Centro Il Pettirosso stanno arrivando nuovi cuccioli di capriolo e dovranno essere curati fino ad una nuova liberazione. “Questo – ci dice Piero milani – è un volontario con la V maiuscola“.
VEDI VIDEO:
http://www.geapress.org/ambiente/parco-delladamello-grazie-ai-volontari-del-centro-il-pettirosso-di-modena-dodici-caprioli-tornano-nei-boschi-video/44594
 
VICENZA TODAY
10 MAGGIO 2013
 
La Provincia dichiara guerra alle nutrie: 4mila abbattimenti nel 2012 e nuove strategie
Mentre prosegue la campagna di contenimento attraverso gli abbattimenti la Provincia di Vicenza si affida ad una nuova metodologia di lavoro per arrestare la colonizzazione di questa specie infestante
 
Vicenza - Nutrie, al via una nuova sperimentazione per contrastare la piaga della loro diffusione nel territorio. Dunque - fa sapere la Provincia - mentre prosegue la campagna di contenimento attraverso gli abbattimenti e le catture affidati agli agenti della Polizia Provinciale e ai volontari delle organizzazioni venatorie adeguatamente preparati, la Provincia di Vicenza si affida ad una nuova metodologia di lavoro per arrestare la colonizzazione pericolosa di sponde ed argini di questa specie infestante. Martedì prossimo, 14 maggio, incontro finale fra il settore Gestione Faunistica e Ripristini Ambientali della Provincia di Vicenza, guidato dal dirigente Ferdinando Bozzo, il dottor Roberto Cochi rappresentante dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), il Consorzio di Bonifica Alt a Pianura Veneta, l'Ambito Territoriale di Caccia Vicenza Sud e la Polizia Provinciale del comandante Claudio Meggiolaro“
RIPRISTINI. Spiega il dottor Francesco Zanotto, funzionario di palazzo Arnaldi. “Sarà una sperimentazione di un anno che verrà fatta in quattro punti del Basso Vicentino: gli scoli Seonega e Naviglio a Villaga, il Rio Ronego ad Alonte ed il collegamento irriguo tra gli scoli Vanezza e Liona nella Bassa Val Liona”. Detto che la nutria ha ormai invaso ogni metro di pianura vicentina dove vi sia comunque un piccolo corso d'acqua, la scelta sfrutta non solo l'organizzazione del Settore Ripristini Ambientali ma anche il programma di lavoro del Consorzio, che proprio in alcuni tratti dei siti indicati ha attivato interventi importanti ma costosi come il rivestimento in pietrame , che dissuade ed impedisce l'apertura di tane. “Con gli Enti di cui sopra – continua Zanotto – ci confronteremo per mettere in atto una serie di soluzioni a scarso impatto economico ma di grande efficacia. Penso ad esempio all'asportazione di un tratto di cotica sotto l'argine e alla successiva installazione di una rete che sarà poi rivestita con la vegetazione ritenuta più idonea. O all'innalzamento del livello dell'acqua dei corsi, che impedisca a questi roditori di crearsi il loro caratteristico riparo. In questo caso la spesa sarebbe data dall'attivazione del personale preposto, in caso di piogge abbondanti, ad aprire le chiuse per mantenere comunque costante il livello dell'acqua”. Del resto la situazione è a dir poco delicata, come testimonia la groviera che si intravede in ogni riva. Tornando al progetto, il monitoraggio sarà affidato ai volontari che verificheranno la presenza di animali sia nei tratti dove sono stati installati che nel resto del territorio per comparare gli esiti dell'intervento. “Questo consentirà di effettuare una sorta di censimento, ad oggi complicato, e di ragionare sulla situazione idraulica, visto che gli argini sono stati costruiti quando questi animali non c'erano e dunque con criteri diversi”.
CENSIMENTO. Difficile quantificare con precisione questa baffuta popolazione “anche perché ci sono zone da cui non arrivano segnalazioni ma solo perché non ci sono case o persone”. Un parametro potrebbero essere gli abbattimenti: circa 4000 quelli effettuati nel 2012 dai 150 volontari, preparati dalla Provincia e coordinati dall'agente Simone Zanella. Un numero apparentemente importante ma dall'incidenza relativa stando alla previsione di almeno 50mila gli esemplari nel Vicentino. Insomma, i controllori, con gabbie o fucili, da soli non bastano più per affrontare quella che è sempre più un'emergenza ambientale: “Vanno studiate soluzioni definitive ed efficaci, meglio se naturali e poco costose. Del resto ci sono zone come Vicenza città dove non si pu&ogr ave; intervenire se non in questo modo per debellare il fenomeno.
 
LA NUOVA VENEZIA
10 MAGGIO 2013
 
Nutria libera in via Altinate bloccata e messa in gabbia
 
JESOLO (VE) - Nutrie in via Altinate, interviene la polizia provinciale. Il roditore è stato avvistato ieri mattina mentre zampettava vicino a un hotel della zona. L'allarme è scattato subito, anche per evitare situazioni di pericolo per i passanti. Gli agenti della polizia provinciale sono subito arrivati sul posto e hanno individuato l'animale vicino a delle auto. Non hanno esitato a rincorrerla e bloccarla con un lenzuolo con il quale sono riusciti a imprigionarla e a prenderla in mano per poi introdurla in una gabbia. In questi casi è fondamentale non perdere tempo e bloccare il roditore prima che riesca a fuggire e dileguarsi, per poi magari comparire in qualche altro posto o sulla spiaggia dove non sarebbe certo una bella immagine per i turisti, anche perché, al pari dei topi di fogna, risulta aggressiva e può trasmettere gravi malattie. Negli anni scorsi sono state trovate nutrie anche nella zona retrostante piazza Milano e sulla spiaggia di Eraclea. Per abbattere gli animali nelle campagne, dove hanno fortemente contribuito a erodere gli argini, sono stati adottati dei piani di abbattimento coinvolgendo anche i cacciatori e ditte specializzate nella disinfestazione.
 
TISCALI
10 MAGGIO 2013
 
Le legge consente ai cani di entrare nei centri commerciali. Ignorante due volte chi lo impedisce
 
OSCAR GRAZIOLI
 
Prendo spunto da una lettera inviata da una persona a nome Federica e pubblicata dal sito di Licia Colò. La missiva riprende, ancora una volta, il problema della presenza di cani e gatti nei negozi, centri commerciali, ristoranti, alberghi e, in generale, negli esercizi pubblici. Pare che questo paese sia l’unico, in tutta Europa, ad avere una vera e propria fobia nei confronti del meticcio di Chihuahua che entra, con la signora anziana, nella merceria. La reazione di solito è la dilatazione degli occhi (si chiama midriasi in termine scientifico) dei gestori che invitano, spesso in malo modo, l’anziana a legare il cane con il guinzaglio al palo della luce fuori del negozio, perché dentro è proibito portare animali (evidentemente non gli asini).
Scrive Federica: “Vi scrivo per un fatto accaduto a me e al mio moroso e la mia cagnolina di 3 anni Kia. Domenica 8/04/2013 mi sono recata al centro commerciale BORGO GIOIOSO nei pressi di CARPI (Modena), nel mentre stiamo girando in galleria veniamo fermati da una signora (penso sia stata la vigilanza) e pregati di uscire con voce abbastanza sostenuta dal centro commerciale in quanto i cani erano vietati. Io le ho chiesto informazioni ma le informazioni non sono state date anzi mi continuava a ripetere che c'era il divieto per i cani!... Volevo solo sottolineare una cosa molto importante, io e il mio cane abbiamo solo calpestato il luogo pubblico , non ha fatto pipi o cacca in giro ma solamente ha passeggiato mentre nei bagni di questo centro commerciale non auguro a nessuno di metterci piede. Neanche per un animale è sano, sono entrata da sola e sono dovuta uscire per la nefandezza di tutti i wc pieni di .. sorvoliamo la parola ... inoltre fuori diluviava ed entrava, in galleria, acqua da tutti i punti , c'erano bimbi che correvano e persone che camminavano se qualche d'uno avesse calpestato sbadatamente quelle pozzanghere di sicuro non rimaneva in piedi!”Se andate negli altri paesi europei più civili dei nostri (Germania, Austria, Francia, Inghilterra ecc.) non avrete alcuna difficoltà a trovare un albergo, un ristorante, un negozio, un bar, che accettino un cane di piccola media taglia, purchè ovviamente i padroni abbiano un normale grado di civiltà e, come per i propri bambini, gli abbiano insegnato l’educazione.
E’ solo in Italia che s’invocano chissà quali malattie trasmesse da cani e gatti, nonché problemi d’igiene pubblica quando mediamente i cessi (scusate il francesismo) di bar, ristoranti e autogrill fanno venire voglia della cara vecchia buca in mezzo al campo incolto.
Qualche anno fa entrai deliberatamente con un cane in una panetteria. Apriti cielo! “Fuori quel cane, non si può, ma non ha visto il cartello…” Benissimo. Ero già preparato e d’accordo con un amico che mi aspettava fuori al quale affido il cane. Mi metto in fila per le mie rosette e qui casca l’asino. La signora che serve si gratta la testa per un improvviso prurito, scostando il minuscolo cappellino, poi tocca il mio pane e lo incarta. Non contenta, le cade una banconota e la tira su per poi prendere la pizza che io devo mangiare. Vado alla cassa e chi trovo? Sempre lei che maneggia monete e banconote dopo avere incartato michette e gnocco al forno. D’accordo che i francesi portano la baguette, d’estate, sotto l’ascella, ma sono cavoli loro. La mia m e la incarti con i guanti e alla cassa voglio uno che maneggia solo le banconote. Se no entro con Golia, il Terranova di un mio amico e non mi rompi le scatole che è più pulito di te.
P.S, I gestori del forno sono stati oggetto di visita da parte dell’Ufficio Igiene Pubblica.
 
BERGAMO NEWS
10 MAGGIO 2013
 
Il nostro Marco Bergamaschi oggi affronta un tema molto delicato e controverso e soprattutto che ha mandato in crisi lui stesso quando doveva decidere in merito: la sterilizzazione del proprio cane.
Sterilizzare fido è un atto d'amore e di rispetto
 
Quando in passato mi sono ritrovato a decidere se sterilizzare il mio primo cane, non nascondo di essere entrato in crisi; ho trascorso giorni a chiedermi se fosse giusto intervenire in maniera così drastica e a domandarmi se tale scelta non avrebbe compromesso la sua dignità e al tempo stesso macchiato il rispetto e la compassione che da sempre mi lega agli amici con la coda.
E con il passare del tempo ho riscontrato gli stessi dubbi e i medesimi conflitti interiori nelle persone che dovevano prendere una decisione analoga.
Per quanto mi riguarda sono arrivato alla conclusione che sterilizzare Fido, è un “atto d’amore”, perché non posso offrire ai miei cani una vita caratterizzata dalla ciclicità della Natura e dei suoi bisogni, per cui, considerato che non sono un allevatore (amatoriale o professionista, poco importa), preferisco, non creare ulteriori danni.
E’ vero che togliere chirurgicamente ciò che è stato creato per un preciso scopo rappresenta un atto contro natura, ma è vero anche che tenere Fido “intero”, impedendogli di esercitare una normale attività fisiologica, o peggio permettendogli di farlo senza alcun controllo, rappresenta una colpa ancora più grave.
La sterilizzazione è una procedura chirurgica che si intraprende nel cane maschio o femmina per evitare la fecondazione.
Il motivo principale che porta alla sterilizzazione delle femmine è l’impossibilità del proprietario di prendersi cura delle cucciolate; sia chiaro, non è demotivazione, ma consapevolezza.
Prendersi cura di una cucciolata non è semplice e se poi bisogna trovare anche delle famiglie adottive, la faccenda si complica ulteriormente.
Questo vale ovviamente per i coscienziosi, per quanto riguarda l’altra branca del genere umano, è inutile discutere: sono ancora troppi i cuccioli abbandonati al limitare dei boschi, lasciati ai bordi delle strade o portati in canile dopo qualche mese perché adottati con semplicità e fretta.
Cosa è più grave allora?
Inoltre una femmina sterilizzata ha una prospettiva di vita più lunga e serena, viene preservata da gravidanze isteriche e tutelata da tutta una serie di gravi patologie dell’apparato riproduttivo, come cisti ovariche, carcinomi mammari e uterini, endometriti (infiammazione della mucosa uterina), metriti (infiammazione dell’utero) e piometra (formazione e accumulo di pus nell’utero generalmente dopo vari e ripetuti calori).
Anche per quanto riguarda la sterilizzazione del maschio, il discorso non cambia: oltre ad eliminare la possibilità di insorgenza di forme tumorali testicolari e ridurre la formazione di tumori prostatici, può incidere in maniera significativa sul comportamento di Fido.
Con l’operazione infatti, si ottiene l’eliminazione degli androgeni (gli ormoni del comportamento) e tutto ciò potrebbe portare ad una modificazione del comportamento del cane, che sarà meno aggressivo e quindi più facilitato nel rapporto con altri cani ed esseri umani.
A tal proposito vale la pena però specificare che il comportamento di Fido prima di essere dettato da una semplice risposta istintuale a stimoli ormonali, viene soprattutto stimolato dallo stile di vita, dagli insegnamenti e dall’ambiente in cui vive.
Alla luce di ciò la sterilizzazione è una dimostrazione di grande rispetto e di responsabilità per la salute psico-fisica dei cani; ma spesso anche di fronte a validi motivi, continua ad essere percepita come una violenza nei confronti dell’amico con la coda che abita le nostre case e inevitabilmente il senso di colpa ci blocca e ci regala sensazioni spiacevoli.
L’errore maggiore che si commette è quello di “umanizzare” Fido e credere che viva la sessualità come noi, con emozioni e sentimenti tipici dell’essere umano, ignorando che il momento dell’accoppiamento è un atto puramente finalizzato alla riproduzione, per la continuità della specie e non per regalare piacere.
L’evento sterilizzazione è sempre un’esperienza complessa che smuove il nostro rapporto con l'animale e che vede contrapposte la necessità di "gestire" il problema gravidanza, la nascita dei cuccioli, la loro adozione o le potenziali patologie legate alla non utilizzazione dell'organo con la percezione di fare qualcosa di sbagliato ed invasivo. Il segreto è trasformare i sensi di colpa in responsabilità e sviluppare una rinnovata percezione dell’animale basata sulla consapevolezza razionale e non sulla emotività , che pur genuina che sia, è foriera di sensazioni fuorvianti ed errate.
Vi auguro buona consapevolezza.
 
LA STAMPA
10 MAGGIO 2013
 
Scoperta la proteina “Cocoon” ringiovanisce il cuore
La ricerca dell’Harvard Stem Cell Institute potrebbe riscrivere
la comprensione dell’invecchiamento
 
Roma  - L’elisir della giovinezza per il cuore è in una proteina “Cocoon”, capace di mandare indietro le lancette dell’orologio e di invertire alcuni degli effetti dell’età nel muscolo cardiaco. A pubblicare la scoperta della proteina sono i ricercatori dell’Harvard Stem Cell Institute, che hanno individuato la sostanza dagli effetti sorprendenti nel sangue di topi ed esseri umani, sperimentandola sui roditori.  
Secondo il team, iniezioni di questa proteina potranno rivelarsi in futuro il primo trattamento efficace per l’insufficienza cardiaca legata all’età. Quando infatti questa sostanza, denominata GDF-11, è stata iniettata nei topi - che con l’età sviluppano problematiche cardiologiche simili a quelle umane, con pareti cardiache ispessite - il cuore degli animali è tornato ad essere simile a quello di esemplari sani più giovani. In pratica, è ringiovanito.   
Secondo lo studio firmato da Richard T. Lee e Amy Wagers, con primo autore l’italiano Francesco Loffredo, la ricerca potrebbe riscrivere la nostra comprensione dell’invecchiamento. Lo studio è descritto su Cell.  «La forma più comune di insufficienza cardiaca negli anziani è legata alla maturità del cuore», dice Lee. «In questo studio siamo stati in grado di dimostrare che una proteina che circola nel sangue è collegata a questo processo di invecchiamento, e se diamo a topi anziani questa proteina, si può invertire l’invecchiamento del cuore in un brevissimo periodo di tempo. Siamo molto eccitati per questo, perché in effetti si apre una nuova finestra sulla forma più comune di insufficienza cardiaca».  Il team di Lee si sta concentrando ora sullo spostamento della ricerca verso i test clinici - che «potrebbero iniziare in quattro-cinque anni» - e stanno cercando di capire quali altri tipi di tessuto potrebbero essere influenzati da questa proteina.  La storia della proteina “Cocoon” è iniziata quasi per caso, oltre 4 anni fa. «Un ricercatore, Francesco Loffredo, stava esaminando l’invecchiamento del cuore di alcuni topi. Ebbene -racconta Lee- è venuto da me e ha detto: “Non devi analizzarlo; si può vedere ad occhio nudo”. Non riuscivo a crederci, gli ho detto: “Torna indietro, analizza tutto e fallo in cieco”. Poi ho guardato i cuori e ho visto che aveva ragione». Da lì è iniziata la caccia al segreto del “ringiovanimento” dei cuori: così è stata scoperta la proteina che, come nel celebre film, promette di essere un elisir di eterna giovinezza per il muscolo cardiaco.  
 
TRENTINO
10 MAGGIO 2013
 
«Cura del cancro: la sperimentazione è essenziale»
 
TRENTO - Ha ottantuno anni, ma non li dimostra. Fisico asciutto, occhio vivacissimo, sguardo diretto, il 16esimo vincitore del Premio Pezcoller alla ricerca oncologica 2013, Peter K. Vogt, è arrivato a Trento per ricevere formalmente, questo storico e prestigioso premio, assegnatogli da una giuria di scienziati internazionali, oggi alle 18,00 nelle Sale del Castello del Buonconsiglio. Ha un curriculum vitae eccezionale, ha detto il presidente della Pezcoller Davide Bassi, nel presentarlo. Nasce a Broumov in Czechoslovakia, si laurea all’Università di Wuerzburg in Germania nel 1955, all’Università di Tuebingen, nel 1959, ottiene il Ph. D., dopo aver frequentato il Max Planck Institute, nello stesso anno si trasferisce all’Università di Berkeley, dove ottiene un diploma p ost laurea, approfondendo studi e conoscenze sui virus. Da allora, si applica con costanza alla ricerca su virus, genetica, biologia delle cellule e cancro, studia e produce un’ampia letteratura, da solo e in team, firma 370 pubblicazioni. E’ stato professore all’Università di Medicina del Colorado a Denver, alla Washington School of Medicine di Seattle, Capo del Dipartimento di Microbiologia della Usc School di Los Angeles e dal 1993 all’Istituto di Ricerca Scripps, di cui è vice presidente per gli Affari Scientifici a La Jolla in California. Nelle sue ricerche e esperimenti ha fatto numerose e interessanti scoperte, individuando il virus che causa il cancro negli animali (soprattutto nei polli) che ha consentito, 1961, di scoprire i geni che procurano i tumori nell’essere umano e di conseguenza comprendere la regolazione di questi oncogeni in qualità di fattori transcrizionali. Recentemente ha studiato e scoperto nuovi segnali che portano allo sviluppo di farmaci di considerevole efficacia in trials clinici sulle leucemie e i linfomi. «Ritengo sia molto importante lavorare sugli animali per individuare nuovi modi di cura per l’uomo, d’altra parte lo standard etico negli esperimenti sugli animali, in Usa, è molto elevato e non ritengo vengano fatti degli abusi.”
 
NEL CUORE.ORG
10 MAGGIO 2013
 
ENPA: "MACABRA LA SFILATA A PARIGI DI MODELLE CON PELLICCIA E CANI"
L'associazione all'attacco: "Una trovata vergognosa"
 
"Un'iniziativa di pessimo gusto, pensata probabilmente per far dimenticare la mole di sofferenza e di morte che si nasconde dietro il confezionamento di una pelliccia". Queste le parole con cui il direttore scientifico dell'Enpa, Ilaria Ferri, ha commentato la sfilata organizzata dalla Moncler a Parigi, che ha visto scendere sulla passerella modelle vestite con animali morti, accompagnate da cani tenuti al guinzaglio.
"Francamente – prosegue Ferri – ritengo questa trovata assolutamente vergognosa e non riesco a capire cosa abbia spinto la maison al macabro abbinamento tra animali vivi e morti. Se il fine era quello di usare i cani per distogliere l'attenzione dal dolore, dalla sofferenza, dalla crudeltà di cui si alimenta l'industria delle pellicce, la Moncler sappia che l'obiettivo non è stato raggiunto, né potrà esserlo".
"Questo perché – aggiunge il direttore scientifico dell'Enpa –, come dimostra il crescente successo della moda 'cruelty free' e l'esempio di alcuni Paesi che come l'Olanda hanno messo fuorilegge gli allevamenti di animali da pelliccia, l'opinione pubblica italiana e internazionale, sempre più sensibile e attenta alla tutela di tutti gli esseri senzienti, non è più disposta a tollerare che un animale viva in cattività la sua intera esistenza e venga poi privato della propria vita per soddisfare niente più che un vezzo: la futile vanità".
"Invece di insistere in un segmento di mercato che non ha alcun futuro, le aziende del settore dovrebbero riposizionarsi, sfruttando tutte le opportunità offerte dalla moda cruelty free – conclude Ferri – quelle che lo hanno fatto sono state ripagate dalle scelte dei consumatori".
 
MASTER VIAGGI
10 MAGGIO 2013
 
Estinto il Rinoceronte Nero Occidentale
 
Secondo la International Union for the Conservation of Nature, il Rinoceronte Nero Occidentale originario dell'Africa è da considerarsi ufficialmente estinto.
Nel corso degli ultimi anni, l'animale è stato nel mirino dei bracconieri: la caccia spietata e la mancanze di norme di conservazione della specie hanno portato all'estinzione totale del rinoceronte.L'ultimo avvistamento del Rinoceronte Nero Occidentale risale al 2006: nonostante le lunghe ricerche durate anni, non è mai stata più trovata alcuna traccia che è stato forzatamente dichiarato estinto."La situazione sarebbe stata molto diversa se le contromisure suggerite fossero state adottate. E' necessario prendere dei provvedimenti per difendere le altre specie di rinoceronte in via d'estinzione", ha dichiarato un portavoce dell'IUCN.
 
GEA PRESS
11 MAGGIO 2013
 
Pietra Ligure (SV) – Da quindici giorni avvelenamenti di animali randagi e padronali
L'ENPA invita alla massima attenzione - L'impiego del veleno confermato dal Veterinario

 
Da almeno 15 giorni ripetuti casi di avvelenamento si stanno verificando a Pietra Ligure (SV) nelle aree attigue a via San Domenico.
A soccombere a causa del veleno sono stati finora due gatti di proprietà  ed almeno altri quattro appartenenti alle locali colonie feline. A darne comunicazione è la Protezione Animali di Savona la quale aggiunge come altri gatti non si sarebbero più trovati. Un fatto, quest’ultimo, che accade quando stanno male.
Alcuni animali, grazie all’impegno dell’ENPA, sono stati portati dal Veterinario che ha già confermato la presenza del veleno. Nei luoghi sono ora in corso gli accertamenti delle Guardie Zoofile per individuare e denunciare i colpevoli alla Procura della Repubblica.
Ogni anno in provincia di Savona, si verificano oltre 150 episodi di avvelenamenti di animali, o sospetti tali. Avvelenamenti, dichiara l’ENPA, sia deliberatamente mirati all’uccisione degli animali oppure  conseguenze di errato o illecito uso di sostanze chimiche. In tutto sarebbero morti almeno 50 cani e gatti di proprietà. Poi cento gatti liberi ed un numero molto grande di volatili e mammiferi selvatici. L’ENPA di Savona,  tiene a disposizione degli animalisti la  mappa degli eventi ed ogni volta, dopo aver diffuso avvisi in loco, li segnala al Comune. Secondo un’Ordinanza del Ministero della Salute, il Comune è tenuto a delimitare e bonificare l’area.
 
CANICATTI’ WEB
11 MAGGIO 2013
 
Canicattì (AG), avvelenamento di randagi: è caccia ai killer

CARMELO VELLA

 
Finisce sui tavoli della Procura della Repubblica di Agrigento la vicenda che ha riguardato l’avvelenamento di 6 cani randagi avvenuta in città lo scorso mese di aprile. La denuncia è stata presentata dai veterinari dell’Asp. La conferma che si fosse trattato di un avvelenamento si era avuta qualche giorno addietro dai risultati delle analisi eseguite sulla carcassa di un animale morto e sui resti dei bocconi velenosi ingeriti dall’animale. Analisi effettuate dall’istituto Zooprofilattico di Palermo. La situazione, confermano all’Asp, è delicata anche perchè potrebbe non trattarsi di un caso isolato. Infatti, quello accaduto nelle scorse settimane è il quarto episodio di avvelenamento di meticci che si registra in città dal 2012 ad oggi. Da tempo a Canicattì c’è gente esasperata per l’eccessiva presenza di cani randagi in giro per le strade. Più volte sono stati richiesti da parte del comune, interventi efficaci per cercare di debellare un fenomeno sempre più in crescita. Il Comune attualmente, ha due convenzioni per il ricovero di questi animali: una con un canile di Sommatino la seconda con una struttura di Santa Margherita Belice. Tutto questo però non basta. I randagi dopo essere stati sterilizzati da parte del servizio veterinario vengono liberati e rimessi in strada. Al problema dei randagi adesso se ne lega un altro legato alla presenza di zecche. È il caso di via Sant’Antonio, dove proprio ieri i cittadini hanno lamentato la massiccia presenza di questi parassiti. La notizia dell’avvelenamento dei sei meticci era arrivata il 5 aprile scorso a ventiquattro ore esatte dalla diffusione delle lamentele dei residenti della zona compresa tra le vie Luigi Piranello, Alfredino Rampi ed Amendola per la presenza di un nutrito branco di cani randagi, la maggioranza dei quali di grossa taglia. Ad essere stati avvelenati erano stati sei animali, di cui tre ancora cuccioli. Si era trattato dei componenti dello stesso branco segnalato dagli abitanti della zona agli amministratori comunali e ai funzionari della polizia comunale. Le lamentele per la presenza dei cani nei pressi dei portoni d’ingresso ai due stabili – abitati soprattutto da impiegati comunali, politici ed anche personale della polizia locale – il giorno prima erano giunte agli uffici competenti del comune. Nessuno però si sarebbe potuto aspettare quello che poi nella realtà è avvenuto vale a dire l’avvelenamento massiccio del branco.
 
LA SICILIA
11 MAGGIO 2013
 
Lentini, ancora un randagio morto per avvelenamento
 
Lentini (SR). - E' una strage ingiustificata di cani randagi quella che sta accadendo negli ultimi tempi tra Lentini e Carlentini.
A distanza di appena dieci giorni dalla morte un meticcio che aveva ingerito bocconi avvelenati, un altro randagio, conosciuto da tutti gli abitanti di contrada Carrubbazza, è stato trovato morto, presumibilmente per lo stesso crudele motivo. Billy è stato rinvenuto senza vita, accucciato in mezzo all'erba dietro il muro di cinta una villetta, tra lo sgomento dei residenti che non lo vedevano in giro ormai da parecchi giorni.
Qualcuno nella zona, ha dichiarato di averlo visto instabile sulle zampe la settimana scorsa, pensando si trattasse di una normale baruffa tra cani. Poi niente, nessuna traccia dell'amico a quattro zampe che, inspiegabilmente, sarebbe sparito. Da quel momento non si sarebbe presentato nemmeno al richiamo dei bambini della zona che come ogni giorno gli portavano il cibo.
Ieri mattina all'alba, l'animale senza vita è stato notato dai proprietari di un'abitazione, gli stessi che hanno immediatamente segnalato l'accaduto ai vigili urbani. In mattinata sono stati gli addetti di una ditta incaricata rimuovere il cane e trasferirlo in locali idonei. Sarà l'esame autoptico eseguito dai veterinari dell'Asp a fare luce sulle cause che hanno provocato la morte di Billy.
Comunque sia, il secondo episodio di avvelenamento in appena dieci giorni conferma la crudeltà di gente senza cuore, secondo cui i bocconi intrisi di veleno, corrisponderebbero al metodo più corretto per eliminare i poveri randagi. E ciò purtroppo continua a ripetersi tra l'indifferenza di molti.
 
CORRIERE DELL’UMBRIA
11 MAGGIO 2013
 
Cavalli maltrattati e costretti a vivere tra i cadaveri: nuova denuncia per l’allevamento lager
Contro il proprietario della struttura di Bettona (PG) anche l’esposto presentato dall’Aidaa
 
provincia di Perugia - Nuovi risvolti nel caso dell’allevamento lager di Bettona. L’Associazione italiana difesa animali e ambiente ha presentato una denuncia contro il proprietario della struttura in cui il corpo forestale dello stato trovò solo tre cavalli e un capra ancora in vita, mentre altri 5 cavalli erano stati rinvenuti cadaveri.Scattano i sigilli La forestale aveva messo sotto sequestro l’intera area denunciando a sua volta il proprietario dell’allevamento. La situazione era descritta dallo stesso comunicato del corpo forestale: “Davanti a loro un prato rigoglioso ma irraggiungibile, e tutto intorno solo stenti e degrado. Queste le condizioni degli animali, tre cavalli e una capra gravida”.Sul posto anche il sindaco e la Asl che avevano trovato gli animali morti in avanzato stato di decomposizione. Dal sopralluogo era emerso che gli animali erano morti in momenti diversi, da tre a dieci giorni precedenti l’intervento.La denuncia di Aidaa Da qui la decisione di Aidaa di presentare a sua volta denuncia nei confronti del proprietario dell’allevamento: la denuncia patrocinata dall’avvocato Paola Duval del settore legale equini di Aidaa e firmata dal presidente dell’associazione è stata presentata mercoledì alla sezione di Perugia del corpo forestale dello Stato. 
 
CORRIERE DEL VENETO
11 MAGGIO 2013
 
L'ANIMALE E L'AGGRESSIONE
Ferita dalla soda anche la cagnolina
«Cippa è sempre stata con lei»
Terrorizzata e colpita dall'acido, solo quando la padrona è stata portata all’ospedale si è allontanata


NELLA FOTO - La cagnolina Cippa (Galofaro)

 
VICENZA — Gli occhi tristi a cercare la sua padrona, il pelo arruffato che non riesce a nascondere le ferite. Si chiama Cippa, la cagnolina della donna sfregiata con la soda caustica e del marito. È poco più di un cucciolo: vive con loro da otto mesi. «Le sono molto affezionati», raccontano i parenti della coppia. Eppure, a dispetto delle dimensioni, ieri pomeriggio quell’animale di piccola taglia si è battuto come un leone, comportandosi con un coraggio commuovente. Una fedeltà, quella nei confronti della sua padrona, che le è costata molto cara. Quando i due incappucciati hanno suonato il campanello della villetta dei coniugi, probabilmente Cippa era in casa con la donna. E quando quest’ultima ha aperto la porta e si è ritrovata con gli aggressori che la costringevano a versarsi addosso la soda caustica, la cagnolina probabilmente ha iniziato ad abbaiare nel disperato tentativo di difendere la donna. Non è bastato a mettere in fuga i due uomini con il volto coperto dai passamontagna.
E il liquido corrosivo ha finito con l’investire anche lei. La soda caustica ha ferito gravemente il povero animale, ustionandogli la schiena. Quando la donna è stata soccorsa dai parenti, la piccola Cippa era ancora lì, al suo fianco, nonostante il dolore. E quando il suocero ha capito cosa stava provocando quelle ustioni, le ha gettato dell’acqua per diluire la forza corrosiva del liquido. E probabilmente è bastato questo a salvare la vita alla cagnolina. Terrorizzata e ferita, solo quando la padrona è stata portata all’ospedale Cippa si è allontanata. Il suocero della donna e un agente di polizia impietosito dalle condizioni dell’animale, hanno avuto il loro bel daffare per riuscire a riacciuffarla in modo da poterla finalmente portare da un veterinario. Lo specialista ha diagnosticato profonde ustioni sulla schiena e su un fianco, ma se la caverà. È stata medicata e le è stato messo un collare «a cono» che le impedisce di leccarsi le ferite, evitando così il rischio di una pericola infezione. Ora che la sua padrona è ricoverata nel reparto di chirurgia plastica dell’ospedale San Bortolo di Vicenza, di Cippa si occupano i genitori del marito. Il suocero della donna ferita le accarezza il muso: «Anche lei sta aspettando che la padrona ritorni a casa».
 
NEL CUORE.ORG
11 MAGGIO 2013
 
REGGIO EMILIA, SPECIE PROTETTE E TRAPPOLE IN GARAGE: DENUNCIATO
Scoperto dai carabinieri un kit per l'uccellagione
 
Ci sarebbe un vero e proprio mercato nero dei richiami per uccelli dietro il sequestro di esemplari di pulli di merlo e tordo catturati illegalmente da un infermiere 34enne di Reggio Emilia, denunciato dai carabinieri di Castelnovo Monti. I militari hanno anche sequestrato il classico kit per l'uccellagione, costituito da alcune trappole e tagliole, nonché una quarantina di bacchette di legno cosparse di vischio.
Impauriti e cinguettanti in maniera stridente, uno anche denutrito, chiusi all'interno di gabbiette, quattro esemplari di pulli di tordo e un pullo di merlo sono stati trovati nel garage di una casa di Castelnovo Monti. Il proprietario dovrà rispondere di commercio di esemplari vivi di avifauna selvatica nazionale non proveniente da allevamento. Reato che, in caso di condanna, comporta una pena fino a sei mesi in cella e un'ammenda di oltre 2.000 euro.
 
REDACON
11 MAGGIO 2013
 
Mercato nero di uccellini
Denunciato dai carabinieri di Castelnovo ne’ Monti un 34enne, cui hanno sequestrato, nel garage della sua casa, il classico armamentario per la pratica dell’uccellagione costituito da alcune trappole e tagliole nonché una quarantina di bacchette di legno cosparse di vischio
 
Prov. Di Reggio Emilia Ci sarebbe un vero e proprio mercato nero dei richiami per uccelli dietro il sequestro di esemplari di pulli di merlo e tordo catturati illegalmente da un insospettabile infermiere 34enne reggiano che ora sé stato denunciato dai Carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Castelnovo ne’ Monti, che hanno anche sequestrato il classico armamentario per la pratica dell’uccellagione costituito da alcune trappole e tagliole nonché una quarantina di bacchette di legno cosparse di vischio. I pennuti erano impauriti e cinguettanti in maniera stridente, uno anche denutrito, all’interno di apposite gabbiette. I Carabinieri hanno trovato 4 esemplari di pulli di tordo ed un pullo di merlo all’interno del garage di un’abitazione di Castelnovo ne’ Monti.
Denunciare alla Procura reggiana per il predetto 34enne, proprietario di quanto rinvenuto, per l’ipotesi di commercio di esemplari vivi di avifauna selvatica nazionale non proveniente da allevamento. Reato che, in caso di condanna, potrebbe veder l’uomo rischiare una pena sino a 6 mesi d’arresto ed un’ammenda per oltre 2.000 euro.
I fatti risalgono a qualche giorno fa, quando, un mattino, nell’ambito di una mirata attività investigativa i Carabinieri del capoluogo montano si sono recati presso l’abitazione dell’odierno indagato per dar corso ad una perquisizione domiciliare. Avuta la presenza dell’uomo, lo stesso, a specifica richiesta degli operanti, ha consegnato (spontaneamente…) volatili e materiale da cattura che possedeva illegalmente. Più precisamente,  consegnava i predetti 5 esemplari di avifauna selvatica, alcune tagliole utilizzate per la cattura di animali di piccola taglia, 2 trappole a scatto per la cattura di uccelli e una quarantina di bacchette di legno intrise di vischio.
Nell’ipotesi investigativa di una vendita illecita dei volatili l’uomo veniva denunciato in ordine al citato riferimento normativo violato, mentre i 5 piccoli uccellini sono stati sequestrati ed affidati al competente centro raccolta animali selvatici dove i piccoli ed affamati volatili sono stati nutriti. Le indagini ora proseguono per cercare di risalire all’intera filiera del malaffare, ovvero ai cacciatori che alimentavano il mercato nero del richiamo per uccelli acquistano illecitamente i piccoli volatili.
 
GAZZETTA DEL SUD
11 MAGGIO 2013
 
Tortora (CS) Aveva uccelli  di specie protetta
 
Il personale del corpo forestale dello Stato di Orsomarso e del Nucleo investigativo per i reati in danno degli animali ha compiuto una perquisizione in una abitazione ed ha trovato numerose gabbie contenenti cardellini ed altri uccelli protetti.
Un uomo è stato denunciato a Tortora per detenzione illegale di fauna selvatica protetta. 
Il personale del corpo forestale dello Stato di Orsomarso e del Nucleo investigativo per i reati in danno degli animali ha compiuto una perquisizione in una abitazione ed ha trovato numerose gabbie contenenti cardellini ed altri uccelli protetti. Su disposizione della Procura della Repubblica di Paola gli animali sono stati affidati al centro recupero Cras di Rende.
 
GAZZETTA DI PARMA
11 MAGGIO 2013
 
Foto dei lettori - Capriolo investito in città

 
Parma Erano le 6,30 circa quando un capriolo e' stato investito da un'auto mentre attraversava via San Leonardo all'altezza del civico 99,vicino al distibutore Esso.
Lo stesso automobilista ha allertato i Vigili del Fuoco, arrivati sul posto e visto che l'animale era ancora vivo, anche se sanguinante, hanno provveduto a coprire con un telo la visuale del capriolo affinche' rimanesse tranquillo, in attesa del veterinario dell'Asl provinciale.
La fotosegnalazione è di Massimo Mari
 
LA GAZZETTA DI MODENA
11 MAGGIO 2013
 
Caprioli vaganti lungo la tangenziale
 
Caprioli vaganti a ridosso della tangenziale. È successo l’altra sera nella zona a cavallo tra la Modena-Sassuolo, la complanare e l’autostrada. Una serie di avvistamenti vicino alla carreggiata che hanno fatto preoccupare alcuni modenesi che hanno prontamente segnalato l’accaduto. Per due motivi: salvaguardare gli automobilisti e i motociclisti, perché imbattersi in un animale di quelle dimensioni può essere molto pericoloso, e salvaguardare gli animali stessi, che nelle zone di traffico rischiano di essere travolti. La Provincia, che di solito si occupa degli animali selvatici da recuperare attraverso la collaborazione con il centro fauna Il Pettirosso, ha già ricevuto diverse segnalazioni e ancora si sta valutando come procedere. È piuttosto complicato, infatti, fanno sapere dalla Provincia, catturare un animale in quella situazione: non ci sarebbe da mettere in sicurezza solo il campo, ma anche tutte le strade circostanti per centinaia di metri. Ieri, per dirla con una battuta, è stata proprio una giornata dedicata ai caprioli. Sono 11, infatti, i caprioli “modenesi” liberati nei giorni scorsi nel Parco dell'Adamello Brenta dai volontari del Centro fauna selvatica Il Pettirosso di Modena, dopo essere stati salvati nei mesi scorsi nell'Appennino modenese in situazioni di difficoltà, feriti o investiti. La liberazione è avvenuta in un'area dell'alta Val Camonica, vicino al borgo di Berzo, in base a un accordo tra la Provincia di Modena e il Parco dell'Adamello. Il rapporto di collaborazione con il Parco dell'Adamello e gli enti locali bresciani ha permesso di trasferire in questi ultimi anni quasi 200 caprioli. Per il territorio modenese il proliferare degli ungulati è un problema soprattutto per l'agricoltura, mentre per il Parco dell'Adamello rappresentano un arricchimento. Questi animali, infatti, non essendo presenti in numero eccessivo, consentono di migliorare il patrimonio faunistico dell'area, valorizzando dal punto di vista turistico il Parco e l'alta Val Canonica. I caprioli, tutti dotati di segnale di riconoscimento anche a fini di studio, sono stati liberati in una zona di divieto di caccia, ma anche se dovessero sconfinare in aree dove l'attività venatoria è consentita non potranno essere cacciati. Negli anni scorsi altri caprioli, curati nel Centro fauna in via Nonantolana, sono stati trasferiti, in base ad analoghi accordi, anche nel Parco d'Abruzzo e in aree protette del Trentino Alto Adige e della Toscana.
 
LO SCHERMO.IT
11 MAGGIO 2013
 
Due uomini e quattro pulcini di merlo: nei guai per aver rubato un nido

Federica di Spilimbergo

 
CAPANNORI (Lucca), 11 maggio - Un furto singolare, quello scoperto dai carabinieri di Lammari e dai colleghi di Villa Basilica. Durante dei controlli di routine, i militari hanno fermato una Fiat Punto con a bordo due uomini e quattro piccoli di merlo.
Sorpresi della scoperta, hanno chiesto ai due ragione della presenza dei volatili ancora implumi e i due non hanno saputo spiegare come mai avessero con loro un nido. I carabinieri hanno, quindi, ricostruito i movimenti dei due e hanno così scoperto che il nido e i quattro 'cuccioli' erano stati portati via da un albero di Marlia, dove probabilmente mamma merla e papà merlo stavano già cercandoli.
I due - entrambi di origine marocchina - sono stati denunciati per aver contravvenuto alle norme sulla protezione della fauna e al divieto di uccellagione. Uno dei due, inoltre, è risultato in Italia senza i dovuti permessi e, pertanto, è stato accompagnato a un centro di accoglienza di Crotone, per essere successivamente reimpatriato. L'altro, invece, è regolarmente in Italia e vive a Capannori.
I piccoli di merlo, invece, sono stati consegnati all'associazione Vega di Viareggio che fornisce assistenza per questi casi e saranno curati e cresciuti fino a essere liberati nel loro habitat.
 
GEA PRESS
11 MAGGIO 2013
 
Sicilia – Rubate nel nido due rarissime Aquile del Bonelli. Appello per una ferrea vigilanza del territorio
Il sospetto del racket dei rapaci giocolieri e l'esiguità della pena – I protezionisti: un colpo gravissimo per un'Aquila che rischia l'estinzione
 
Il furto è avvenuto l’altro ieri in provincia di Agrigento. Sulla parete rocciosa dove stava nidificando la rarissima Aquila, sono stati trovati numerosi segnali dell’avvenuto saccheggio. Dei due giovani, invece, non c’è più alcuna traccia.
C’è tristezza ma anche rabbia tra i protezionisti del Coordinamento Tutela Rapaci Sicilia, che da settimane sono ormai impegnati in un instancabile lavoro di tutela dei siti di nidificazione. Con questo ritmo, dicono mostrando studi scientifici, l’Aquila è destinata a scomparire. Un colpo durissimo per la biodiversità del nostro paese, essendo peraltro la Sicilia l’unica regione italiana dove ancora nidifica la rara Aquila.
L’aspetto più inquietante della vicenda è però quello del luogo ove è avvenuto il furto. Un nido già conosciuto dalle Forze dell’Ordine. Quel posto, un paio di anni addietro, era infatti divenuto il punto di partenza di un’ampia attività del Corpo Forestale dello Stato che, su delega delle Procura della Repubblica di Caltanissetta, catapultò da Roma i suoi migliori investigatori. La Sezione Investigativa Cites riuscì a ricostruire i percorsi dei poveri aquilotti depredati. Venne così rilevato un lucroso quanto vasto traffico di uccelli rapaci che coinvolgeva numerosi paesi europei. Dalla Sicilia verso il centro europa. Qui, riciclati con documenti falsi, tornavano in alcuni casi proprio in Sicilia, dove sono stati poi sequestrati. Un’Aquila in particolare, riferì allora il Corpo Forestale dello Stato, faceva specifico riferimento ad un ben preciso nido. Un giro di delinquenti che, per quanto vasto, è ancora circoscrivibile, soprattutto per i basisti locali. Eppure lo stesso nido torna ad essere depredato.
Allora il Corpo Forestale dello Stato riferì delle attività di falconeria illegale, purtroppo a volte incentivate da manifestazioni di stampo medioevale, pagate con soldi pubblici. Ancora più espliciti i volontari del Coordinamento, secondo i quali il boom dei furti nei nidi è avvenuto dopo la modifica della legge sulla caccia che ha legalizzato tale forma venatoria. Non tutti illegali, ovviamente. Prima di tale intervento, però,  i bracconieri specializzati nei falchi,  erano solo alcuni tedeschi, con scarsi appoggi locali. Depredavano, in particolare, i nidi dei falchi pellegrini fino all’interno della città di Palermo. Oggi si punta in alto. Falco Lanario ed ancor di più l’Aquila del Bonelli. Finanche in quei luoghi per i bracconieri decisa mente pericolosi.
Eppure, riferiscono sempre  i volontari, anche quest’anno si era provveduto ad allertare  i Distaccamenti della Forestale siciliana  e l’Azienda Foreste demaniali. Per questo, ora più che mai, è importate rinnovare l’appello per una vigilanza ferrea del territorio . I bracconieri, infatti, si appoggiano  a personaggi locali che sanno molto bene come muoversi. In queste ore sono sicuramente impegnati  nei pressi di altri nidi. Ad agevolarli, purtroppo, anche l’esiguità della pena. Basti considerare che un falconiere fermato dalla Forestale siciliana in occasione di una manifestazione folcloristica di stampo medioevale, è stato recentemente condannato al pagamento di 500 euro. Questo nonostante, riferiva l’accusa, sarebbe stato trovato in possesso di due Falchi privi della necessaria documentazione. Per capire di cosa stiamo parlando, basti considerare che un’Aquila del Bonelli può arrivare a valere anche 15.000 euro.
E dire che l’indagine di due anni addietro, partita proprio da quello stesso nido di Aquila del Bonelli ora depredato, si era avvalsa della comunicazione di nomi di numerosi sospetti basisti. Siciliani, pedine ma forse anche clienti,  del traffico internazionale di uccelli rapaci. Dati alla mano, commentano dal Coordinamento Tutela Rapaci Sicilia, l’Aquila del Bonelli è così avviata ad estinguersi. Questo nonostante sia tutelata da disposizioni nazionali ed internazionali, come nel caso della Direttiva comunitaria dalla quale sarebbero peraltro arrivati cospicui finanziamenti per la Regione siciliana.
Un pugno di volontari, invece, continua a presidiare i nidi.
I genitori dei due aquilotti rubati, hanno così nuovamente avuto distrutta la stagione riproduttiva.  Volano alti e distanti da un nido ormai inutile. I due piccoli, molto probabilmente, sono già stati portati via  dalla Sicilia.
 
GEA PRESS
11 MAGGIO 2013
 
Bolzano – furti di implumi su commissione: denunciati tre marocchini provenienti da Lucca
Nuovo intervento del Corpo Forestale della Provincia di Bolzano.
 
Nuovo intervento del Corpo Forestale della Provincia di Bolzano e dei locali Guardiacaccia ai danni dei bracconieri di nidiacei. Questa volta ad essere fermati sono stati tre cittadini di origine marocchina, che sarebbero stati trovati in possesso di 28 implumi di tordo. I tre uomini, sorpresi dai Guardiacaccia e dai Forestali nel territorio comunale di Nalles (BZ), avrebbero dichiarato di provenire dalla provincia di Lucca. Dalle prime indiscrezioni i tre non avrebbero i documenti in regola. A coadiuvare le operazioni anche i Carabinieri di Terlano.
Gli implumi come nei precedenti sequestri (vedi articolo GeaPress) sono stati affidati al veterinario del CRAB, Centro Recupero Avifauna Bolzano. Ancora da accertare i destinatari finali del furto.
Sempre in queste ore si è avuta notizia di un altro intervento di contrasto ai bracconieri di implumi. In provincia di Reggio Emilia sarebbe stato denunciato dai Carabinieri un uomo per la detenzione illecita di implumi di tordo e merlo. La perquisizione operata dai militari ha portato al sequestro anche di attrezzi per la pratica dell’uccellagione, tra cui trappole e bastoncini di vischio.
 
GEA PRESS
11 MAGGIO 2013
 
Tortora (CS) – Sequestro di avifauna protetta
Intervento del Corpo forestale dello Stato
 
Intervento del Comando Regionale della Calabria, del Corpo forestale dello Stato, a seguito di una segnalazione anonima.
L’are attenzionata, ovvero nel Comune di Tortora (CS), ha visto così il coinvolgimento del Comando Stazione Forestale di Orsomarso. Ad essere trovate e poste sotto sequestro sono cinque gabbie  contenenti ciascuna un cardellino e poi altre tre gabbiette con altri fringillidi. Si trattava, in quest’ultimo caso,  di un verdone, un fringuello ed un verzellino. Tutte specie tutelate dalla legge che ne vieta la cattura e detenzione.
L’intervento è stato eseguito con il concorso operativo del NIRDA (Nucleo Investigativo per i Reati in Danno agli Animali). Una persona è stata denunciata per detenzione di specie protette.
La collaborazione civica tra cittadini ed Istituzioni, ha sottolineato il Corpo Forestale,  ha portato, ancora una volta, ad un apprezzabile risultato.
 
LA REPUBBLICA
11 MAGGIO 2013
 
Bergamo, sindaco impone la proporzione
tra la taglia del cane e quella del padrone
L'ordinanza scatterà a giugno nel piccolo centro di Rota Imagna. E' vietata la circolazione di cani di grosse dimensioni che non siano accompagnati da un padrone di corporatura e peso adeguati. Multe da 150 euro
 
di MARA MOLOGNI
 
Il vostro animale da compagnia è un alano da 80 chili, e voi state pensando di mettervi a dieta in vista della prova costume? Attenzione: potreste rischiare una multa fino a 150 euro. O almeno questo è quello che potrebbe capitarvi passeggiando con il vostro cane nel territorio del comune di Rota Imagna, nelle valli bergamasche, che ha emesso una singolare ordinanza "per disciplinare e regolamentare il rapporto tra la popolazione umana e le specie canine domestiche". "E' fatto divieto assoluto di consentire la libera circolazione dei cani - recita il regolamento che entrerà in vigore dal primo di giugno - senza la presenza di un conduttore di una corporatura e di un peso proporzionato alla mole dell'animale". Per i trasgressori prevista una sanzione pecuniaria tra i 25 e i 150 euro. Insomma, se un chiwawa può essere alla portata di tutti, per portare a spasso un mastino napoletano o un san bernardo occorrerà il fisico adatto. "Non capisco il clamore suscitato da questa ordinanza - spiega il sindaco di Rota Imagna, Maria Teresa Sibella - è una norma già applicata da altri Comuni bergamaschi, che mi sembra dettata dal normale buon senso: il padrone deve sempre essere in grado di controllare il proprio animale e poter intervenire in caso di emergenza, soprattutto quando si trova in un luogo pubblico e frequentato da altre persone. Guinzaglio e museruola possono non bastare, se si dà un cane di grossa taglia in mano, per esempio, a un bambino".L'ordinanza è stata  decisa dopo un incidente, per fortuna senza gravi conseguenze, che risale allo scorso anno: in un area di verde pubblico del comune di Rota Imagna una bambina era stata aggredita da un cane, lasciato libero dal padrone di corre re e giocare senza guinzaglio.
 
LA ZAMPA.IT
11 MAGGIO 2013
 
Bergamo, nuova ordinanza: il cane a misura di padrone
Entrerà in vigore dal 1 giugno. «Chi porta in giro l’animale deve avere corporatura e peso proporzionato».

 
Pena una multa da 25 a 150 euro Se il cane è grosso anche il padrone che lo porta a spasso lo deve essere. È quanto prevede in sostanza una recente ordinanza del Comune di Rota Imagna, in provincia di Bergamo, che entrerà in vigore dal 1 giugno e che regolamenta «il rapporto tra la popolazione umana e le specie canine domestiche».  Nel testo si legge: «È fatto divieto assoluto di consentire la libera circolazione dei cani, senza la presenza di un conduttore di una corporatura e un peso proporzionato alla mole dell’animale». Lo scrive oggi L’Eco di Bergamo.  
Nello stabilire l’uso di guinzaglio e museruola, l’ordinanza obbliga anche i padroni a tenere conto dei pesi reciproci: «Il conduttore deve avere una corporatura e un peso proporzionati». Dunque: tanti chili l’uno, altrettanti l’altro. Pena una multa da 25 a 150 euro.
 
IL GIORNALE
12 MAGGIO 2013
 
Vuoi un cane grosso? Allora devi essere grasso
L'ordinanza di un paesino bergamasco impone il passeggio solo con animali della stessa stazza del padrone. Sennò le multe sono bestiali
 
OSCAR GRAZIOLI
 
Ricordo che ai tempi delle vibranti polemiche sulle razze di cani pericolosi e sull'ipotesi di una «lista nera», che poi venne adottata dal non particolarmente compianto ministro della Salute Girolamo Sirchia, i capi dei vigili urbani di numerose città italiane dotarono i loro distretti di una nutrita serie di metri da sarto. Era data ormai per certa, in numerosi comuni, l'uscita di un'ordinanza che imponeva l'obbligo del guinzaglio ai cani di una certa altezza e di guinzaglio e museruola a quelli di un'altezza maggiore.
I vigili urbani dunque, che avrebbero dovuto sanzionare chi non si adeguava, erano obbligati ad aggiungere al loro armamentario da lavoro il metro. Per fortuna l'idea, discretamente balzana, non ebbe seguito se non forse in alcuni comuni minori, mentre ricordo un'altra originale ordinanza, andata in porto in una cittadina del Nord, nella quale il sindaco faceva divieto assoluto di transito a qualunque cane in una grande piazza del centro storico. Scrissi allora un accorato appello al primo cittadino chiedendo di esentare i residenti nella piazza dal prendere in braccio il proprio cane mentre l'attraversavano, specie se ultrasettantenni, non vedenti o con altre precise disabilità. Ignoro se fu il mio scritto (e non sono così vanesio...) ma l'ordinanza durò pochi giorni.
In provincia di Bergamo c'è un comune che si chiama Rota Imagna. Credo voglia passare agli onori della storia perché ha emesso un'ordinanza che rimarrà nei trattati di educazione civica studiati delle future generazioni. Si potrebbe concretizzare così: «Hai un cane grosso? Allora devi essere grosso anche tu», il che mi fa sovvenire immediatamente l'immagine di uno spot pubblicitario dove un anziano in bicicletta viene richiamato da un vigile perché trasporta una grande pennellessa per dipingere le pareti.
A pensarci bene l'idea che ci debba essere un minimo di proporzione tra il cane e chi lo conduce a passeggio non sarebbe neanche del tutto sbagliata. Si vedono scene per strada che potrebbero essere esilaranti se non fossero anche pericolose. Rottweiler di mezzo quintale o giganteschi meticci, apparentemente condotti a passeggio da giovincelle taglia 38, non infondono il massimo della fiducia sulla «tenuta» della coppia. Il sesso non fa la differenza. Vedo spesso ragazzini, le braccia piene dei tatuaggi d'ordinanza, trascinati (mentre dovrebbe essere il contrario) dal Dogo argentino o dal Fila Brasileiro acquistati per far colpo durante la «vasca» del pomeriggio in città.
Pensare di risolvere questi casi limite con un'ordinanza che prevede un'automatica e precisa proporzione tra cane e conducente è però quanto meno originale (eufemismo). Se non ci credete ecco il testo dell'ordinanza: «È fatto divieto assoluto di consentire la libera circolazione dei cani, senza la presenza di un conduttore di una corporatura e un peso proporzionato alla mole dell'animale». Quindi tanti chili l'uno, tanti chili l'altro, altrimenti è pronta una sanzione pecuniaria che va da 25 a 150 euro.
I vigili urbani certamente verranno dotati di opportune bilance e non oso pensare a quando chiederanno a una signora di montarvi sopra. Meglio vedersela con il Rottweiler che porta a spasso...
 
LA ZAMPA.IT
14 MAGGIO 2013
 
Cani grossi solo ai padroni grossi,
l’Enpa non ci sta: “E’ assurdo”
L’associazione animalista interviene sull’ordinanza di una cittadina bergamasca che regolamenta «il rapporto tra la popolazione umana e le specie canine domestiche».
 
«Stabilire che un cane di taglia grande possa essere portato a spasso soltanto da un conduttore XXL è un’assurdità bella e buona». Così l’Ente nazionale protezione animali interviene sull’ordinanza di Rota Imagna, nella Bergamasca, che entrerà in vigore il 1/o giugno e che regolamenta appunto «il rapporto tra la popolazione umana e le specie canine domestiche». Evidenza l’Enpa: «Sarebbe interessante capire quali criteri oggettivi vengono chiamati in causa per stabilire la proporzionalità tra la corporatura del conduttore e quella dell’animale. Il segretario comunale che ha firmato l’ordinanza ha forse previsto una pesa pubblica prima della “passeggiata”? Ha forse dato incarico a qualche ufficio comunale di prendere, ed eventualmente censire, le misure dei cittadini a due e a quattro zampe?». 
«Al di là dell’ironia - aggiunge l’Ente -, il comma evidenzia da parte di chi deve applicare la legge una preoccupante ignoranza in materia di animali d’affezione. Le autorità di Rota Imagna dovrebbero infatti sapere che il comportamento dei cani non ha nulla a che vedere né con la razza né con la taglia, ma dipende esclusivamente dal modo in cui vengono educati, che si tratti di un alano, di un bassotto o di un cocker».  
 
L’ARENA
11 MAGGIO 2013
 
Il diktat dei tecnici regionali
«L'orso non si tocca, è tutelato»

Barbara Bertasi

 
MALCESINE (VR). Incontro in Comune con esperti e allevatori per capire come è possibile «gestire la presenza dell'animale». Malcontento tra gli allevatori:  «Vogliamo che sia allontanato»  Il sindaco: «La legge non ci aiuta Bisogna far pressione sui politici»
«Dura lex, sed lex». Con questo invito a ripettare le norme, anche in caso di orsi sgraditi, il sindaco di Malcesine Michele Benamati ha chiuso l'incontro organizzato in municipio dalla Comunità del Baldo per valutare «la gestione di eventuali presenze dell'animale sul territorio». All'assemblea, aperta agli allevatori che proprio l'anno scorso hanno denunciato diversi attacchi e alla vigilia dell'alpeggio ne temono altri, sono intervenuti i tecnici: c'erano Ivano Confortini del Servizio caccia pesca della Provincia con Anselmo Furlani ufficiale della polizia provinciale, Cristiano Pastorello dell'Ufficio agricoltura della Comunità, Sonia Calderola responsabile dell'Ufficio pianificazione faunistico venatoria della Regione.  È stata lei, giunta da Venezia con una rete elettrificata e con le richieste di risarcimento danni del 2012 che saranno pagate quest'anno, a tagliare la testa al toro. «Nel 1999 il Parco naturale Adamello-Brenta con la Provincia autonoma di Trento e l'Istituto nazionale della fauna selvatica», ha spiegato, «usufruendo di un finanziamento dell'Europa ha avviato un progetto di ricostituzione di un nucleo vitale di orsi nelle Alpi centrali che, tra il 1999 e il 2002, ha immesso esemplari sloveni. Dal 2002 al 2012 la popolazione certa si è attestata tra i 43 e i 48 capi. Sul Baldo veneto, l'anno scorso, ne sono passati 2: M11 e M4 (ritenuto responsabile della recente predazione in Trentino) di cui quest'anno non sono per ora giunte segnalazioni». Mentre illustrava il progetto, aumentava il malcontento dei presenti, soprattutto degli allevatori tornati a chiedere l'allontanamento dell'animale che l'anno scorso, ad esempio, ha attaccato a Malga Zocchi causando danni che saranno risarciti. E il sindaco: «Questa presenza desta preoccupazione, c'è stata la richiesta di allontanamento, ma ci è stato risposto che dobbiamo imparare a convivere con questo animale e a prendere precauzioni».  Pare debba essere proprio così: «Nel progetto», ha proseguito Calderola, «il Baldo è tra le prime aree interessate all'espansione. Non dobbiamo dunque sorprenderci se gli orsi arrivano. Non è però possibile rimuoverli (cattura per ridurli in cattività) se non come "estrema ratio" e la predazione non lo è. Infatti, quando il danno è accertato dalla polizia provinciale, il valore stimato dell'animale è risarcito al 100%. Il 30 aprile», ha poi informato, «la giunta veneta ha come ogni anno stanziato 10mila euro allo scopo e la Regione fornisce recinzioni elettrificate in comodato gratuito utili per tutelare greggi e alveari. Per animali di taglia maggiore stiamo studiando accorgimenti ad hoc se non è possibile il ricovero notturno». La rimozione è l'ultima spiaggia: «L'orso è una specie particolarmente protetta da leggi comunitarie e nazionali», ha proseguito Calderola, «la popolazione alpina resta fragile per cui gli esemplari non possono essere né rimossi, né cacciati, né disturbati. Il piano d'azione del Ministero dell'ambiente prevede lo si possa fare in extremis, solo per orsi troppo confidenti e pericolosi dopo aver tentato altre vie. Sono infatti prima previste cattura, monitoraggio con radio collare o marche auricolari e dissuasione affinché non si verifichino riavvicinamenti ai nuclei abitati. La cattura si attua solo previa autorizzazione del Ministero».  Il consigliere di minoranza Nicola Marchesini ha chiesto se «si sia valutata l'effettiva entità del danno che, oltre al valore dell'animale, deve tenere conto dell'ansia nell'allevatore& raquo; e se sia considerata «l'alta frequentazione turistica di Malcesine». La risposta di Calderola: «Siamo consci che il danno non è solo materiale, ma il disagio si risolve col tempo anche facendo educazione ambientale ai giovani. Le predazioni in area molto antropizzate sono di per sé un campanello di allarme che ci attiva subito, ma ricordiamo che questo animale, per i turisti soprattutto stranieri, è spesso motivo di attrazione». Ha chiuso: «Considero questi incontri con la popolazione la migliore strategia per risolvere i problemi. La Regione è vicina, io sono qui oggi e siamo disposti a venire ancora per valutare insieme le singole situazioni e vedere le malghe. Intanto mettiamo a disposizione una rete elettrificata che è alla Comunità montana, come gli anni scorsi». La conclusione del sindaco: «Ci sono leggi dure, come queste. Inutile chiedere soluzioni impossibili ai funzionari. Ognuno faccia attività di persuasione verso i politici per un'eventuale modifica della legge che permetta di allontanare l'orso».
 
GEA PRESS
11 MAGGIO 2013
 
Saline di Tarquinia (TV) – Per la prima volta, nidificano i fenicotteri
In concomitanza con l'iniziativa "RiservAmica", il lieto evento nelll'oasi gestita della Forestale.

 
Per la prima volta due nidi di fenicotteri rosa sono comparsi all’interno della zona a protezione integrale Riserva Naturale Statale  “Saline di Tarquinia”, gestita dal Corpo forestale dello Stato.
Un luogo protetto fin dal 1980 con  l’obiettivo principale di garantire il ripopolamento animale dell’avifauna migratoria e stanziale. Proprio in quest’area, dove dal 1997 è attiva la produzione di sale, ha ora scelto di nidificare il fenicottero.
In Italia centrale, comunica il Corpo Forestale dello Stato, il fenicottero è presente nella laguna di Orbetello e nelle saline di Tarquinia (VT). In quest’ultimo sito il fenicottero sverna con una presenza che supera i duecento animali. In estate, invece, rimane solo un gruppo di circa venti-trenta giovani.
La nidificazione del fenicottero nelle saline di Tarquinia è stata segnalata e fotografata solo da pochi giorni. Due nidi tronco-conici all’interno di una ex vasca per la produzione del sale utilizzata solitamente dai fenicotteri per l’alimentazione. I due nidi sono circondati da circa venti-trenta adulti e vengono difesi dai genitori.
Tale eccezionale nidificazione mostra come l’area delle saline, che fa parte della rete di aree protette del Corpo Forestale dello Stato e viene gestita dall’Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Roma, sia idonea ad ospitare la popolazione di fenicotteri che vi torna in massa ogni inverno. Nella stessa zona sono state registrate negli anni passati nidificazioni di altre specie pregiate di avifauna come la volpoca (Tadorna tadorna) nel 2002 e la garzetta (Egretta garzetta) nel 2007.
Il fenicottero rosa (Phoenicopterus roseus) è un trampoliere di grandi dimensioni diffuso in Asia, Africa ed Europa meridionale. I fenicotteri sono uccelli gregari in tutte le fasi della loro vita, in particolare durante la riproduzione. Dopo la parata nuziale il maschio e la femmina costruiscono insieme il nido, un monticello di fango a forma di cono alto meno di mezzo metro e posto in acque fangose e poco profonde. Sulla sua sommità viene deposto un uovo che viene covato alternativamente dalla coppia e che si schiude dopo circa 28 giorni. Il pulcino che nasce viene alimentato dai genitori per circa due mesi grazie alla secrezione di particolari ghiandole poste nell’esofago e dopo due o tre mesi dalla schiusa il pulcino impara a volare.
La riserva “Saline di Tarquinia” sarà una delle 130 riserve aperte al pubblico nell’ambito della Festa Nazionale delle Riserve Naturali dello Stato – “RiservAmica”, prevista domenica 12 maggio in tutta Italia. Sarà possibile conoscere più da vicino questi variopinti volatili che hanno scelto la riserva come luogo ideale per la loro riproduzione e svolgere diverse attività di educazione ambientale in stretto contatto con la natura.
 
TIO.CH
11 MAGGIO 2013
 
Studio svizzero: "Coccolare" gli animali è economicamente vantaggioso
I risultati dello studio indicano che un contatto attivo, disteso e regolare tra uomo e animale ha un impatto economico positivo
 
BERNA -  "Coccolare" gli animali, strigliandoli oppure dando loro qualche leccornia da mangiare, ha effetti positivi sul loro rendimento. È quanto risulta dai dati, non ancora definitivi, raccolti nel corso di una ricerca - che si concluderà nel 2014 - sul rapporto uomo-animale condotta dall'Ufficio federale di veterinaria assieme alla stazione di ricerca Agroscope di Tänikon (TG).
I risultati dello studio, pubblicati dal Servizio d'informazione agricola, indicano che un contatto attivo, disteso e regolare tra uomo e animale ha un impatto economico positivo.
A detta della responsabile del progetto Tanya Kutzer, un trattamento migliore degli animali da reddito ne allunga la vita e riduce il tempo necessario alla ricostituzione degli armenti. Ciò significa, all'atto pratico, che l'agricoltore potrà mungere le proprie mucche per un periodo superiore, con una conseguenze riduzione dei costi.
Dalle osservazioni risulta anche un calo delle spese per il veterinario, nonché per i farmaci, e un incremento della fertilità delle bestie. Un contadino dedica in media 40 minuti all'anno ad ogni mucca: ciò si traduce, sulla base delle informazioni raccolte finora, in 15 litri di latte in più e nove franchi in meno per i costi di cura.
 
IL PAESE NUOVO
13 MAGGIO 2013
 
Coccolare gli animali è economicamente vantaggioso. Lo dice uno studio svizzero
 
ROMA – Secondo una ricerca sul rapporto uomo-animale condotta dall’Ufficio federale di veterinaria assieme alla stazione di ricerca Agroscope di Tänikon (TG) e pubblicati dal Servizio d’informazione agricola, “coccolare” gli animali, strigliandoli oppure dando loro qualche leccornia da mangiare, ha effetti positivi sul loro rendimento. I risultati dello studio,  indicano che un contatto attivo, disteso e regolare tra uomo e animale ha un impatto economico positivo.
A detta della responsabile del progetto Tanya Kutzer, un trattamento migliore degli animali da reddito ne allunga la vita e riduce il tempo necessario alla ricostituzione degli armenti. Ciò significa, all’atto pratico, che l’agricoltore potrà mungere le proprie mucche per un periodo superiore, con una conseguenze riduzione dei costi. Un contadino dedica in media 40 minuti all’anno ad ogni mucca: ciò si traduce, sulla base delle informazioni raccolte finora, in 15 litri di latte in più e nove franchi in meno per i costi di cura.
Toccare anche per l’uomo gli animali fa bene al cuore e distende i nervi, confermano neuroscienziati; tra gli animali è molto importante perché stabilizza le relazioni sociali e favorisce la coesione. Si pensi, ad esempio, al grooming, lo spidocchiamento, una pratica comune tra gli scimpanzé, necessaria a togliere i parassiti, ma fondamentale a creare una relazione affettiva stabile tra i membri della stessa comunità.
Per Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sembra che oggi non vi sia limite alle spese relative agli animali anche domestici. E se un po’ di coccole si  traducono in benefici non solo per gli animali ma determinano anche un calo delle spese per il veterinario, nonché per i farmaci, e un incremento della fertilità delle bestie facciamole pure. Anche perché è tutto vero, anzi la scienza ha chiarito di recente che non è soltanto una questione psicologica. I ricercatori del California Institute of Technology (Caltech) di Pasadena hanno individuato infatti negli animali i ‘neuroni delle coccole’, circuiti nervosi che trasmettono al cervello sensazioni di rilassa mento e benessere, distribuiti su tutto il corpo.
 
NET1 NEWS
11 MAGGIO 2013
 
Il test per capire la mente del cane
È il nostro miglior amico, forse non il più intelligente, ma di sicuro quello che ci capisce meglio.
 
È il nostro miglior amico, forse non il più intelligente, ma di sicuro quello che ci capisce meglio. A dirlo è una nuova ricerca scientifica che sta a metà tra l'etologia e la "citizen science", la scienza che viene dal basso con la partecipazione della gente. L'idea, come racconta il New York Times, è di Brian Hare, professore alla Duke University, e viene da lontano, da quando lui era studente di psicologia degli animali. 
Il suo professore di allora stava cercando di capire il comportamento di alcune scimmie e vedeva che queste non trovavano una banana nascosta. Il giovane Hare pensò: "Il mio cane ci riuscirebbe". E, tornato a casa, iniziò una serie di esperimenti con il suo "amico" Oreo che gli diede ragione. L'animale seguiva alla perfezione le sue indicazioni: ritrovava il cibo nascosto, andava a prendere le palline da tennis e via via superando prove sempre più complesse. 
Da una ricerca empirica Hare, una volta laureato, ha sviluppato insieme alla moglie i suoi studi arrivando (con altri ricercatori) alla conclusione che nessun altro animale ha "la stessa, straordinaria" capacità di comunicare con l'uomo. "È come con i bambini, che imparano giorno dopo giorno seguendo le istruzioni dei genitori e dei maestri. Avete presente il giochino dei cubi e dei cerchi che si fa con i nostri figli? Ecco per i cani è la stessa cosa, se gli mostriamo qualcosa loro lo ripetono alla perfezione", racconta in un'intervista a Wired. E aggiunge: "I lupi, per dire, sono molto più intelligenti, ma nessuno ascolta e capisce come un cane. Se gli fate vedere una cosa, avrete a che fare con un genio".
Ma per andare avanti negli studi servono altre "cavie", bisogna ingrandire il database degli esperimenti ed è qui che comincia l'altra parte della storia. Spinto da alcuni amici imprenditori, Hare decide di mettere in piedi un sito, chiamato Dognition, dove tutti i padroni di cani, alla modica cifra di 59 dollari, possono trovare i test scientifici su cui si basa la sua ricerca sulle capacità cognitive degli animali. La speranza è che tutti quelli che sottopongono il loro quadrupede alle varie prove mandino il filmato e le risposte ai ricercatori. "Non è una gara. Non dobbiamo capire se Fido è Einstein o se è stupido. Ma raccogliere tutte queste informazioni ci permetterà di scoprire se l'abilità di comprendere varia da razza a razza e da cosa è influenzata. E potremmo mettere tutte queste informazioni a disposizione di chi li addestra per lavori socialmente utili". 
Il sito è diventato presto una sorta di social network per tutti gli amanti dei cani. Sulla schermata principale ci sono decine di foto, con lunghe didascalie in cui ogni padrone racconta la sua esperienza e decanta, tipo genitore orgoglioso, le capacità della propria simpatica bestia: "È un modo bellissimo per imparare cose su di lui", dice una ragazza. "Non potrò mai ringraziarvi abbastanza per avermi insegnato quante cose sa fare Becca", scrive un altro riferendosi alla sua "bastardina". "Siamo agli inizi, ma io sono già contenta che questa scienza inizi a svilupparsi. Dobbiamo capire quanti misteri ci riserva la loro mente", spiega Alexandra Horowitz, autrice di un libro cult negli Usa sull'argomento. Tutta questione di conoscersi, per poi capirsi, che poi è l'essenza dell'amore oltre che dell'amicizia. Perché, come ha scritto qualche tempo fa sul New York Times Cathleen Schine: "C'è qualcosa che ricorda l'inizio di un flirt, nel rapporto tra un cane e il suo padrone. C'è la stessa scintilla".
 
LA NUOVA SARDEGNA
12 MAGGIO 2013
 
La mattanza di gatti nella frazione di Cala Liberotto
 
di Angelo Fontanesi
 
OROSEI (NU) - Il serial killer di gatti che due estati fa a Cala Liberotto aveva causato una strage di felini, sembra essere ritornato in azione nello stesso luogo e con le medesime modalità di allora. Tra giovedì e ieri mattina, infatti, in due distinti punti da un capo all’altro della pineta che costeggia il lungomare di Cala Liberotto, sono stati ritrovati ammazzatati per avvelenamento ben 18 gatti. Facevano parte di due della sei colonie di felini seguite e curate da anni da un gruppo di “gattare” volontarie. «Tutti i gatti delle colonie sono sterilizzati e microchippati, alimentati giornalmente e una volta al mese curati anche da pulci e parassiti» Parla June Musso, un’anziana elegante donna inglese che da sette anni con il marito risiede in una casa di Sos Ali nos e che con la sue amiche ha creato l’associazione delle “gattare volontarie di Cala Liberotto”. «Per questo non capisco chi possa voler tanto male a queste bestie che non fanno nessuno danno ma che anzi aiutano a mantenere lontani i topi da tutte le case del litorale». Ma c’è un aspetto ancora più allarmante sulla nuova comparsa del killer dei gatti di Cala Liberotto. Lo spiega la veterinaria Giuliana Sanna, anche lei residente a Cala Liberotto e amante degli animali, che proprio ieri mattina ha scoperto l’ultima mattanza di gatti. «Stavo facendo jogging quando ho visto uno dei gatti della colonia di Sa Prama che stava mangiando un grosso pesce cucinato e lasciato dentro una teglia nella pineta. Sapevo già cosa era successo giovedì quando 12 gatti sono stati avvelenati nella pineta vicina all’Hotel Tirreno e ho subito intuito che quella poteva essere un’altra esca mortale. Allora ho allontana to la teglia dai gatti e sono corsa a casa per prendere l’attrezzatura per prelevare i campioni del pesce. Giusto pochi minuti per andare e tornare e ho trovato quel gatto morto stecchito insieme ad altri cinque. Questa volta stanno usando un veleno molto più potente e pericoloso. Due anni fa eravamo riuscite a salvare qualche gatto soccorso dopo i primi malori, stavolta invece il veleno non lascia scampo». Campioni dei bocconi avvelenati sono stati prelevati dal servizio veterinario Asl di Orosei e inviati anche all’Istituto zooprofilattico di Sassari mentre del caso è stata allertata la polizia municipale. «Chiunque sappia o veda qualcosa di anomalo lo segnali ai vigili urbani anche in forma anonima» si appellano le “gattare” di Cala Liberotto.
 
LIVE SICILIA
12 MAGGIO 2013
 
Nel messinese
Maltrattamenti di animali
Due persone denunciate
Due persone di cinquantanove e quarantaquattro anni, amministratori di un'azienda agricola di Librizzi, nel messinese, sono state denunciate dai carabinieri per inquinamento ambientale e maltrattamento di animali.
 
LIBRIZZI (MESSINA) - Due persone di cinquantanove e quarantaquattro anni, amministratori di un'azienda agricola di Librizzi, nel messinese, sono state denunciate dai carabinieri per inquinamento ambientale e maltrattamento di animali. I militari, in collaborazione con i Nas, con l'Arpa ed i sanitari dell'Asp, hanno appurato che all'interno di un'azienda agricola alcuni equini erano stati alloggiati dentro una stalla il cui tetto era costituito da eternit, mentre alcuni bovini si trovavano dentro un recinto attorno al quale era stato posizionato un cavo della corrente elettrica per impedire agli stessi di allontanarsi.
 
CORRIERE FIORENTINO
12 MAGGIO 2013
 
LA STORIA
Cane scappa e prende il treno, ritrovato dopo 80 chilometri
La fuga da Castiglion Fiorentino a Firenze. È stato il capotreno ad accorgersi di lui: il padrone dovrà pagare una sanzione

Valentina Marotta

 
FIRENZE - Per vincere la noia o per puro spirito di avventura, Axel è scappato da casa. Ha gironzolato per le strade di Castiglion Fiorentino (Arezzo), ha seguito un gruppo di studenti fino in stazione e poi, con un balzo, è salito sul treno regionale per Firenze. È stato il capotreno ad accorgersi di quel terranova di 6 anni con collare e medaglietta, ma senza padrone. E ha dato l’allarme. È il veterinario della Asl ad accogliere il cane a Santa Maria Novella, dopo un viaggio di 80 chilometri, e a consegnarlo al proprietario, che non si era ancora accorto della fuga dell’amico a quattrozampe. A raccontare la storia di Axel è Arezzonotizie.it.
Per ricostruire la fuga del terranova, ai sanitari è stato sufficiente ascoltare le testimonianze di chi lo ha incontrato mercoledì scorso per strada a Castiglion Fiorentino e sul convoglio regionale. Quella mattina, Axel è sdraiato nella sua cuccia mentre il padrone va al lavoro. Ma quando il cancello automatico sta per chiudersi il cane con un balzo è fuori dal giardino. Gironzola per i giardini e la piazza del paese. S’imbatte in un gruppo di studenti che gli fanno le coccole, li accompagna fino in stazione. I ragazzi salgono sul treno regionale per Firenze e non esita nemmeno un istante. Axel viaggia educatamente tra gli sguardi sorpresi del pendolari: scodinzola, annusa l’aria e si sdraia a terra tranquillo. È il capotreno ad accorgersi che il cane, pur avendo i l collare e la medaglietta, è senza padrone. E lancia l’allarme. Il terranova non perde il buonumore nemmeno quando il veterinario lo prende in consegna e lo visita.
Il microchip rivela il nome del padrone che è venuto a riprenderlo a Firenze pagando una sanzione di 170 euro per coprire le spese sanitarie. «Non è rischioso far viaggiare i cani di grossa taglia in treno», ironizza Enrico Loretti il dirigente veterinario della Asl fiorentina. «Scherzi a parte, non è la prima volta che un amico a quattrozampe viene scoperto su un convoglio. Quattro anni fa è stato abbandonato un bastardino nella toilette di un Intercity. Ha conquistato tutti con la sua simpatia e il suo affetto, tanto che lo abbiamo adottato, battezzandolo Capotreno». È rimasto nel canile per quattro anni. Nella struttura sono stati accolti anche «Eurostar» ed «Intercity»: erano abbandonati, ma la maggior parte randagi. Qualche settimana fa, su un binario di Santa Maria Novella vagava smarrito un cane di piccola taglia. «Era timoroso, ma desideroso di coccole — spiega Loretti — è scattata la procedura standard: visita medica, individuazione del chip. Poi la scoperta: il proprietario vive a Londra. Febbrili i contatti con le autorità inglesi. Poi finalmente è stato rintracciato al telefono il padrone che era disperato per aver perso il suo cane. Il caso ha voluto — conclude il veterinario — che fosse un fiorentino sposato con un’inglese. Erano in vacanza a Borgo San Lorenzo:in poche ore ha riabbracciato il suo amico a quattro zampe».
 
NEL CUORE.ORG
13 MAGGIO 2013
 
IL TERRANOVA AXEL SCAPPA DI CASA E VA IN TRENO DA AREZZO E FIRENZE
Assistito dal capotreno e poi restituito al proprietario
 
In treno da Castiglion Fiorentino (Arezzo) a Firenze, per un'ottantina di chilometri. Il protagonista dell'avventura? Il cane Axel, un esemplare di Terranova. L'animale di 6 anni - scrive il Corriere Fiorentino - è scappato dal giardino di casa, nell'Aretino, ha girato per un po' in paese e, ad un certo punto, ha incontrato un gruppo di ragazzi. Qualche coccola e poi ha deciso di seguirli fino alla stazione. Lì, con un balzo, è salito sul primo treno di passaggio e ha preso posto. Il capotreno si è preso cura di Axel, che aveva collare e medaglietta. E, dopo aver accertato che viaggiava da solo, ha avvisato l'Asl (Azienda sanitaria locale) di Firenze e l'ha consegnato al veterinario, alla stazione di Santa Maria Novella.
Axel, di indole molto buona, si è lasciato prendere e ha aspettato che il suo proprietario, il quale non si era ancora accorto della fuga del cane, corresse a prenderlo a Firenze. Per il proprietario, però, oltre la gioia di ritrovare l'amico a quattro zampe, c'è stata la "doccia fredda" di 170 euro da sborsare per la copertura delle spese sanitarie.
 
MATTINO DI PADOVA
12 MAGGIO 2013
 
Abano, coniglietto in fuga dal Ritz semina lo scompiglio in strada
Automobilisti costretti a improvvise frenate, passanti che cercano di catturarlo. Dopo un’ora di “caccia” arriva a riprenderselo la proprietaria che è anche la titolare dell’albergo
 
ABANO TERME (PD). Davvero curiosa la vicenda capitata venerdì sera con protagonista un coniglietto. Attorno alle ore 18.30 l’animale si è intrufolato nel piazzetta adibita a parcheggio situata davanti alla Gelateria delle Terme, in via Monte Ricco. Il povero coniglietto si è ritrovato a vagare per la piazzetta e per le vie della zona provocando un certo spavento ai passanti, ma soprattutto agli automobilisti che sono stati costretti a frenate improvvise per evitare di investire l’animale. Numerose le segnalazioni fatte dai passanti nel giro di un’ora. Sono stati avvertiti infatti l’Usl, i servizi forestali e i vigili urbani di Abano.
In molti hanno provato a bloccare il coniglio, che però non si è fatto catturare, schizzando da una parte all’altra della piazzetta. A rompere gli indugi è stata la proprietaria dell’animale, Ida Poletto. La titolare del vicino hotel Ritz si è infatti preoccupata nel non vedere più in suo animaletto e, avvertita, è uscita dall’albergo per riprenderselo. Ida Poletto si è avvicinata con una retina e ha agguantato il coniglio, facendolo così rientrare assieme ai suoi amichetti nel recinto di competenza.
La diretta interessata ha preferito non commentare la vicenda, limitandosi ad una dichiarazione stringata: «Il coniglietto è passato sotto una buca e ha attraversato la strada», ha detto la titolare del Ritz. «Ha spaventato un po’ i passanti, ma minimizzerei la vicenda». Di certo ad Abano si è passata venerdì un’ora, allo stesso tempo, di apprensione e divertimento.
 
GEA PRESS
12 MAGGIO 2013
 
Palermo – La fiera di Pit bull e del taglio della coda (Fotogallery)
Tra i palazzi confiscati alla mafia, un concentrato di illeciti e migliaia di animali in vendita
 
Pit bull, pastori del caucaso, pony da corsa, capre, pecore, galline, pulcini, oche, anatre, pesci rossi e tanti cani da caccia. Sono ovunque, stamani,  in via dei Picciotti a Palermo.
Capre all’interno delle automobili adibite al trasporto, conigli stipati come sardine sottosale, cuccioli di Pit bull con tanto di maschio progenitore in bella mostra. Poi il taglio della coda. Il venditore inizia a stringere con un elastico. Mostra come si deve fare. Il cucciolo guaisce  e si dimena. Aumenta l’audience.
Una capretta, volutamente, non è stata munta. Viene così mostrata, tirata via da sotto un escavatore montato su un camion. Un acquirente stringe con forza le mammelle rigonfie. I belati si diffondo in tutta la via, tra le zoccolate dei cavalli al tiro dei calessi da corsa.
Venditori di panini con le panelle, bibite e pure le crepes con la nutella. Il tutto tra i palazzi confiscati alla mafia. In via dei Picciotti, stamani, c’è l’annuale fiera agricola. Ogni seconda domenica del mese di maggio.
Non un luogo di campagna, ma a due passi dal centro storico. Numerose decine di venditori che si accalcano fin dalle cinque del mattino. Prendono i posti migliori. Chi arriva tardi, si arrangia ai margini. Così la mostra mercato cresce, indisturbata. Da un paese della provincia arriva un pick up carico di pecore avvolte nella lana non tosata. C’è poi un camion, pieno di pony ed un altro ancora che trasporta solo calessi. Bancarelle che espongono finimenti per equini ed un grosso carro siciliano con tanto di cavallo da tiro e conduttore in costume. Si vende in blocco, conduttore escluso.
Segugi, setter ed altre varietà di cani da caccia, esposti a decine. Nei bagagliai, al chiuso delle gabbie per criceti, legati ai pali della luce. Poi i Pit bull. Rappresentano il “rinnovamento” di una fiera agricola tra palazzi di undici piani costruiti dai mafiosi. I venditori di “pitbullo” marcano il  pezzo di marciapiede occupato. Chiedono alle persone con i cani da caccia di non avvicinarsi. Il Pit bull si “lassa iri “, ovvero si lancia. Così invita educatamente un ragazzo. Poi un grosso maschio di pastore del caucaso. Ringhia e bava. Ha il muso impedito da una stretta museruola. Il suo possessore, nonostante il fisico allenato, fatica a tenerlo. Il collare a strangolo, come quello che hanno i Pit bull, tiene appena a bada il grosso cane.
Passando per via dei Picciotti, stamani, si sentono i guaiti dei cani da caccia, il canto dei galli, il rumore degli zoccoli. Poi odore di frittura rancida e grida di bambini accompagnati dai genitori.
In mezzo alla folla di palese illegalità, ci sono anche i volontari della LIDA e dell’OIPA. Per loro inizia un altro percorso, fatto di telefonate alle Forze dell’Ordine. Un lungo tentativo che arriva pure sotto i cancelli della Prefettura. Vogliono parlare con il Prefetto, o con un Vice Prefetto, con qualcuno che abbia titolarità in tema di ordine pubblico. E’ forse questo il problema. L’ordine pubblico. Finchè si ignora la mostra mercato, non succede niente. Ma a reprimere è un’altra cosa. Una pattuglia della Forestale ed una della Guardia di Finanza, rispondono alle telefonate dei ragazzi. Il clima si surriscalda. Gli animalisti dicono di avere avvisato i giornali, denunceranno tutto. Pochi uomini in divisa. Nulla si può innanzi a centinaia di persone che si accalcano in via dei Picciotti. Quella scritta della Stazione dei Carabinieri di via dei Picciotti, oggi, purtroppo, sembra lontanissima.
Intanto il drappello degli animalisti recatosi in Prefettura, viene inviato in Questura. Qualcosa finalmente si è mosso. Sarebbe stata avvisata la Digos e sul posto ci sarebbero Agenti in borghese. Ci sono poi i filmati delle telecamere nascoste. Finalmente qualcuno che sembra dare retta ai volontari.
Sono ormai le 12.00 ed il mercato appare in via di smantellamento.
L’unica cosa che non c’è in via dei Picciotti, è la fauna selvatica. Ma per quella, come è noto, c’è il non molto distante mercato di Ballarò. Non una domenica all’anno, ma tutte le domeniche e festivi. Avifauna protetta dalla legge, venduta in pubblica via. Un’altra specialità della città.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/zoomafia/palermo-la-fiera-di-pit-bull-e-del-taglio-della-coda-fotogallery/44632
 
GAZZETTA DI REGGIO
12 MAGGIO 2013
 
Merli e tordi allevati illegalmente scoperto l’infermiere-bracconiere
 
CASTELNOVO MONTI (RE) - Cinque giovani esemplari di merlo e di tordo, diverse trappole e tagliole e tutto l’armamentario necessario per attirare e catturare gli uccelli. Questo quello che i carabinieri hanno trovato nella casa di un insospettabile infermiere di 34 anni, residente a Castelnovo, il quale è sospettato di essere un bracconiere e di alimentare un vero e proprio “mercato nero” degli uccelli, diffuso nel comune castelnovese e non solo. L’uomo è stato denunciato. I carabinieri stavano seguendo da tempo le mosse del 34enne infermiere di Castelnovo, il quale era sospettato di allevare illegalmente in casa diversi uccelli. Alcuni giorni fa quindi, dopo aver raccolto una serie di indizi consistente, i militari della stazione di Castelnovo sono andati a casa dell’uomo , per compiere una perquisizione e trovare evidenze relative all’attività illegale del 34enne. I carabinieri sono stati accolti nell’appartamento dalle lamentele e dai cinguettii di quattro piccoli tordi e di un giovane merlo, uno dei quali si trovava in condizioni di malnutrizione, uccelli per i quali l’uomo non aveva alcun permesso o certificato che provasse la loro provenienza da un allevamento, come previsto dalla legge per questo tipo di animali selvatici. I cinque uccellini si trovavano in piccole gabbiette, tutte custodite nel garage dell’abitazione dell’infermiere. Assieme a questi, nel garage erano presenti anche alcune tagliole, utilizzate per la cattura di animali di piccola taglia, due trappole a scatto, utilizzate per la cattura degli uccelli e una quarantina di bacchette di legno intrise di vischio, tutti i “classici strumenti del bracconiere”. L’uomo ha consegnato spontaneamente merce e animali ai militari, che h anno sequestrato il tutto, conducendo poi i piccoli volatili al centro di raccolta degli animali selvatici, dove ci si è presi cura di loro e dove è stato rifocillato il piccolo tordo denutrito. Il denunciato è ora accusato del reato di commercio di esemplari vivi di fauna selvatica nazionale non proveniente da allevamento e potrebbe rischiare fino a sei mesi di reclusione oltre a una multa da 2mila euro. Le indagini dei militari proseguono per cercare di rintracciare tutte le ramificazione della rete clandestina di compravendita di uccelli selvatici.
 
LA REPUBBLICA
12 MAGGIO 2013
 
Cavallo si imbizzarrisce sette feriti all'ippodromo
E' accaduto nel pomeriggio durante una sessione di corse al galoppo. Prima l'animale si era scontrato con un altro concorrente. Poi ha saltato la barriera e ha invaso il parterre. Tra i colpiti due bambine e una donna incinta
 
di ERICA DI BLASI
 
Prov. Di Torino - Panico all'ippodromo di Vinovo. Un cavallo si è imbizzarrito e ha scavalcato la barriera che separa la pista dagli spalti. Senza più controllo, l'animale si è messo a correre cercando di tornare nella scuderie. Nel suo percorso è passato in mezzo a un centinaio di persone che si trovavano lì per assistere alle corse. Sette i feriti, tra i quali due bambine e una donna incinta, ma nessuno in gravi condizioni. Il 118 li ha portati in ospedale. L'incidente è avvenuto prima della quinta corsa.L'incidente è avvenuto 'al tondino', dove i cavalli - in questo caso trottatori - fanno riscaldamento prima della corsa. Il cavallo che ha colpito gli spettatori dopo essersi scontrato con un altro, si chiama Peary ed ha quattro anni. Non ha mai vinto una corsa tra le competizioni di trotto più importanti.
FOTO
http://torino.repubblica.it/cronaca/2013/05/12/foto/panico_all_ippodromo-58663974/1/?ref=NRCT-58657973-2#1
 
BRESCIAOGGI
12 MAGGIO 2013
 
Stelvio: cervi morti «per l'età»

Lino Febbrari

 
VEZZA D'OGLIO (BS). Il presidente del Parco replica al ricercatore sulla presunta moria di ungulati
«In questi ultimi giorni sono stato subissato di telefonate che mi chiedevano conto della presunta moria di ungulati a causa di varie malattie. A tutti ho risposto semplicemente: è una barzelletta». Così replica Ferruccio Tomasi, presidente del Parco nazionale dello Stelvio, alle affermazioni pronunciate la scorsa settimana da Martino Occhi, giovane ricercatore di Vezza d'Oglio, che durante una delle sue frequenti escursioni in montagna aveva trovato diverse carcasse in Val Grande. Occhi aveva ipotizzato che insieme a valanghe, vecchiaia e penuria di cibo, in qualche caso la scomparsa degli ungulati potesse essere addebitata a una qualche malattia. «Non è così», sostiene il presidente, perché da quando Tomasi si trova a capo dell'area protetta più grande d'Italia non si sono mai riscontrate patologie o epidemie di sorta. «Sono dieci anni che occupo questa poltrona e non ho mai sentito che uno solo tra le migliaia di animali che proteggiamo sia morto di malattia. E anche negli anni precedenti, quando ricoprivo la carica di vicepresidente del Comitato di gestione, non ho mai avuto notizie al riguardo». «È VERO - aggiunge Ferruccio Tomasi -, ogni inverno si registra la morte di alcuni cervi, camosci, stambecchi e caprioli: ma è un fatto naturale. Il comandante della Forestale mi ha comunicato che nelle vallate bresciane del Parco (Val Grande di Vezza, Val Canè di Vione, Valle delle Messi e Valle di Viso a Ponte) sono state trovate una ventina di carcasse: il numero mi permette di dire che i decessi dovuti ai rigori dell'inverno (valanghe ed età avanzata di molti soggetti) sono addirittura al di sotto degli scorsi anni, a parte la moria del 2009, quando le abbondanti nevicate impedirono agli animali di alimentarsi a sufficienza e nel Parco morirono in centinaia». I NUMERI citati dal presidente Tomasi si riferiscono ai territori dell'area protetta. In alta Valle gli ungulati sono molto diffusi anche al di fuori del Parco dello Stelvio e fonti attendibili hanno stimato che le vittime dell'inverno sarebbero una quarantina.
 
OSTIA TV
12 MAGGIO 2013
 
Cani liberi nei negozi dal 1954 su proposta dell’allora ministro Giulio Andreotti
Aidaa: “E’ indispensabile una nuova cultura della tutela e dei diritti degli animali, ma occorre spiegare ai sindaci ed ai rappresentanti locali che una legge va rispettata, non si interpreta, e quindi vanno abolite tutte le ordinanze e i regolamenti che vietano l'ingresso degli animali negli esercizi commerciali”
 
Brindisi  – Forse pochi lo sanno, ma i cani al guinzaglio sono ammessi negli esercizi pubblici da 59 anni. Ma il decreto lo rispettano in pochi. C'è infatti un decreto del Presidente della Repubblica che risale al 1954 - precisamente il numero 320/54 ( http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto:1954-02-08;320!vig= ) - firmato dal presidente Luigi Einaudi su proposta dei ministri Giulio Andreotti ed Amintore Fanfani che dice chiaramente che i cani al guinzaglio possono entrare nei locali pubblici. Ma nonostante questo migliaia di regolamenti comunali, ordinanze di sindaci e semplici regolamenti interni delle direzioni dei supermercati invece vietano l'ingresso dei cani e degli altri animali, anche se al guinzaglio o nei trasportino, in negozi e locali pubblici.L’Associazione italiana difesa animali e ambiente lancia la sua battaglia contro la decisione “illegale” dei commercianti di non far accedere nei negozi, nei locali pubblici e nei supermercati i cani al seguito dei clienti. L'ultimo caso di divieto forzato a portare il proprio cagnolino, un pinscher di tre mesi in un trasportino, è accaduto a Brindisi. E precisamente in un ipermercato dove una donna si è vista negare in maniera decisa dalla guardia giurata all'ingresso la possibilità di entrare obbligandola a lasciarlo in auto oppure a non poter fare la spesa. Inoltre nel caso specifico all'ingresso del supermercato non vi era apposto alcun cartello di divieto. Per questo motivo nei prossimi giorni Aidaa presenterà un esposto alla procura di Brindisi per fare in modo che venga rispettato il decreto del 1954.
Ma l'associazione animalista intende andare oltre. Infatti l'obiettivo è quello di permettere l'ingresso dei cani al guinzaglio e di altri animali nei supermercati (tranne la zona alimentare dove si devono allestire delle apposite aree di ospitalità per fido e micio) e in tutti i negozi. “Il caso di Brindisi è emblematico dell’ignoranza in materia di normativa di libero accesso degli animali nei negozi e nei locali pubblici- ci dicono Lorenzo Croce e Antonella Brunetti rispettivamente presidente e pro-presidente vicario di Aidaa- nel caso specifico andremo in procura perchè venga fatto rispettare il decreto del presidente della repubblica del 54 in materia di polizia veterinaria anche cosi come richiamato recentemente dall'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, ma quel lo che noi vogliamo sessant’anni dopo è che il diritto venga esteso a tutti i negozi, senza alcuna limitazione. Certo - concludono Brunetti e Croce- è indispensabile anche una nuova cultura della tutela e dei diritti degli animali, ma anche occorre spiegare ai sindaci ed ai rappresentanti locali che una legge si rispetta, non si interpreta, e quindi vanno abolite tutte le ordinanze, i regolamenti e le altre porcherie che vietano a livello locale o regionale l'ingresso degli animali nei locali pubblici, e chi è contrario se ne faccia una ragione punto e basta”.
http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto:1954-02-08;320!vig
 
MATTINO DI PADOVA
12 MAGGIO 2013
 
Cacciatore spara e sfiora le guardie del Parco Colli
 
di Nicola Cesaro
 
BAONE (PD) Vanno a caccia di cinghiali, vengono raggiunti da due colpi di fucile. Se la sono vista brutta i sei operatori del Parco Colli: giovedì notte hanno rischiato seriamente di rimanere impallinati durante una battuta di caccia selettiva sul Monte Castello, a Calaone. La squadra, composta da quattro operai dell’ente regionale e da due selecontrollori formati dal Parco Colli, era impegnata nella frazione di Baone. Aveva il compito di abbattere cinghiali. Per la prima volta, grazie ad una legge regionale approvata solo qualche settimana fa, i selecontrollori avevano la facoltà di spostarsi e sparare autonomamente, senza il rigido affiancamento del personale del Parco Colli Euganei. Il “debutto” della libertà dei selecontrollori è stato però rovinato da un episodio che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. Nel cuore della notte, infatti, il gruppo era impegnato dell’abbattimento di un cinghiale, il terzo della serata. Operatori e selecontrollori avevano appena acceso il faro per individuare l’animale, quando si sono sentiti due spari rimbombare tra le foglie del bosco. I pallini esplosi dall’arma di uno sconosciuto sono finiti a pochi passi dalla squadra del Parco Colli. Preoccupati per la loro incolumità, e consci di averla scampata bella, gli operai dell’ente regionale hanno contattato immediatamente la polizia provinciale e i carabinieri. Sono stati i militari dell’Arma atestina a intercettare la mano che ha sparato i due colpi. Si tratta di un cacciatore di Baone, le cui generalità saranno rese note solo al termine dell’indagine. I carabinieri lo hanno interrogato e hanno perquisito anche la sua abitazione. Il cacciatore si è difeso sostenendo di aver sparato solamente in aria, senza voler colpire nella circostanza alcuna persona. «È bene chiarire che questa persona non era un selecontrollore, né tanto meno un professionista autorizzato da alcun ente a sparare nel territorio protetto» commenta Gianni Biasetto, presidente del Parco Colli Euganei «Potremmo essere di fronte ad un bracconiere, anche se mi sento di dire che questa persona è chiaramente un folle: come si fa a girare di notte armati e a sparare senza alcuna cognizione?». Chiude il numero uno del Parco: «Quest’episodio conferma ulteriormente la delicatezza che occorre usare in questa situazione. Aprire la caccia a tutti, senza regole, creerebbe dei seri problemi di sicurezza. Speriamo si tratti di un caso isolato. Non posso che esprimere solidarietà ai miei ragazzi, che hanno avuto seriamente paura».
 
NEL CUORE.ORG
12 MAGGIO 2013
 
KANSAS, CAGNETTA SOPRAVVIVE PER UN MESE IN UN'AUTO SEQUESTRATA
Scoperta lunedì scorso, ora sta bene

 
E' accudita in un rifugio di Kansas City la cagnolina scoperta la settimana scorsa in un'auto chiusa e sequestrata quasi un mese prima. Della cucciola, ribattezzata Kia, hanno parlato molti media americani, perché è viva per miracolo. Sembra che se la sia cavata mangiando gli avanzi di fast food e dei sigari che ha trovato all'interno. L'acqua però non c'era e i soccorritori non sanno spiegarsi come l'animale sia riuscito a sopravvivere, sia pure in pessime condizioni e quasi totalmente disidratata. La Chevrolet suburban del 1990 era stata rimorchiata nel parcheggio comunale l'8 aprile. Ma solo lunedì scorso un impiegato del parcheggio si è accorto che nella macchina c'era la cagnetta ed ha chiamato la polizia per aprire l'auto.Secondo gli addetti del rifugio, Kia dovrebbe recuperare rapidamente ed essere presto posta in adozione.
 
LA ZAMPA.IT
12 MAGGIO 2013
 
Sottostimato l’impatto umano sulla catena alimentare
Gli effetti mediati dall’uomo sul foraggiamento sono più influenti degli effetti mediati dai predatori per la catena alimentare.
 
Una cattiva notizia per ambientalisti e animalisti: l’impatto dell’uomo sulla catena alimentare degli animali - e quindi sulla loro sopravvivenza - è sottostimato persino nelle riserva naturali. È il risultato di un nuovo studio condotto per cinque anni dall’Università di Calgary che ha previsto il monitoraggio dei comportamenti di lupi, alci, bovini, degli equilibri della catena alimentare e della presenza e influenza degli esseri umani nell’Alberta sud-occidentale. La ricerca descrive uno scenario poco incoraggiante. Uno dei temi annosi e caldi riguarda se gli ecosistemi naturali e l’associata catena alimentare siano regolati principalmente dai predatori o dalla produttività delle specie di piante, i cosiddetti effetti «top-down» e «bottom-up». Ma con la maggior parte degli ecosistemi mondiali dominata dall’uomo, i ricercatori canadesi hanno cercato di capire in che modo e in quali quantità le persone influenzano la catena alimentare. I risultati dell’indagine condotta da Marco Musiani hanno dimostrato che l’impatto dominante sugli ecosistemi è quello dell’uomo. In particolare, gli effetti mediati dall’uomo sul foraggiamento (bottom-up) sono più influenti degli effetti mediati dai predatori per la catena alimentare. La presenza degli esseri umani è risultata fortemente correlata alla presenza del foraggio, quindi delle piante. E la distribuzione delle alci e dei bovini è significativamente associata al foraggio, a sua volta cruciale per la distribuzione di predatori come i lupi. Dai dati dell’indagine pubblicata su Plos One emerge inoltre che l’effetto dell’uomo sulla catena alimentare è maggiore di quello dei predatori anche nelle aree protette. 
 
LA GAZZETTA DI LUCCA
13 MAGGIO 2013
 
Vite da cani

 
Alcuni giorni fa, grazie alla segnalazione pervenuta alle Guardie Ecozoofile Anpana di Lucca da un cittadino, una pattuglia si è recata presso l’abitazione della persona che aveva chiamato, residente nella periferia sud di Lucca, individuando due cani stremati. Il cittadino aveva trovato gli animali vaganti per le strade del paese, malfermi sulle zampe e magrissimi e, reputando che le condizioni degli animali fossero riconducibili ad un presunto maltrattamento e che potessero causare incidenti, aveva appunto contattato le Guardie Anpana Lucca per un riscontro immediato della situazione.
Gli animali, una volta rifocillati, sono stati controllati dagli agenti per verificare se avessero o meno i microchip e, una volta fortunatamente riscontrati, è stata contattata l’Asl per individuarne il proprietario. I cani si trovavano in uno stato di disidratazione e malnutrimento e, mentre uno riusciva, traballando a rimanere in piedi, l’altro non riusciva a rimanere in piedi ed era in preda ad un forte tremore. Vista la grave situazione l’Anpana ha deciso di contattare immediatamente un veterinario per valutare le effettive condizioni degli animali e, al tempo stesso, di chiamare la locale stazione carabinieri per decidere se procedere con il sequestro dei cani.
Mentre la veterinaria giunta sul posto confermava le condizioni di grave malnutrimento e disidratazione in cui si trovavano gli animali raccomandando un celere ricovero presso una struttura idonea per le cure, i carabinieri riuscivano a mettersi in contatto con la proprietaria. Sia il personale dell’Arma che le Guardie Ecozoofile dell’Anpana, con il parere della veterinaria, dopo una brevissima valutazione della situazione, hanno concordato per procedere con il sequestro degli animali e per la loro conduzione presso il canile municipale di Lucca per sottoporli a più dettagliati controlli medici e cure tempestive.
"La proprietaria, naturalmente, è stata denunciata per maltrattamento di animali. Per l’ennesima volta, quindi – afferma la comandante provinciale Guardie Ecozoofile Anpana Lucca Laura Galleni - si è verificato un altro caso di maltrattamento animali in provincia di Lucca. Fortunatamente la piaga dei maltrattamenti animali, però, non è in aumento mentre, dai nostri controlli provinciali risulta un leggero aumento dell’individuazione di casi di malgoverno (dalla catena corta, al recinto non adeguato, alla mancanza di microchip, ecc.) con incremento anche di situazioni di conferimento causati dalla impossibilità delle famiglie, complice sicuramente la grave crisi economica, a detenere gli animali in situazioni di benessere. Le Guardie Ecozoofile Anpana Lucca, comunque, ricordano che giornalmente effettuano controlli sul territorio e, per chi volesse fare appunto segnalazioni, è possibile contattare il cellulare 338/5476664 oppure inviare e-mail a [email protected] oppure, naturalmente, prendere contatti con le Forze dell’Ordine".
 
GEA PRESS
13 MAGGIO 2013
 
Polesine Parmense (PR) – Nel giardino, il cane morto. Per il Veterinario si tratterebbe di denutrizione (FOTO)
Altri quattro animali, in condizioni precarie. Intervento dell'Arma dei Carabinieri.

 
I Carabinieri di Zibello nello scorso fine settimana hanno denunciato un uomo di Polesine Parmense per uccisione e maltrattamenti di animali. L’intervento è avvenuto a seguito della segnalazione di un privato che transitando per una stradina di penetrazione agricola ha scorto delle gabbie all’interno delle quali vi erano degli animali in visibili cattive condizioni di salute. Una telefonata al 112 ha immediatamente provocato l’intervento dei Carabinieri della Stazione di Zibello i quali giunti sul posto, hanno verificato quanto successo in un giardino annesso ad una casa.
Per uno degli animali, purtroppo, non c’era più nulla da fare. Il povero animale era probabilmente morto nelle ore immediatamente precedenti. Per gli altri quattro si è potuto invece provvedere alla loro liberazione e al conseguente affido presso una struttura idonea  del Comune di Polesine Parmense.
L’animale morto, di razza bracco tedesco, si trovava da solo all’interno di un box. Il suo aspetto, riferiscono nel loro comunicato i Carabinieri, lasciava presumere che fosse deceduto, ormai da qualche giorno, per denutrizione. In altre gabbie, i cani ancora vivi. Si tratta di un pointer, un meticcio, un bracco tedesco ed un beagle che, ad avviso dei Carabinieri, si sarebbero presentati in precarie condizioni igienico-sanitarie ed evidente stato di denutrizione. Tutte ipotesi che sarebbero state confermate dal Medico Veterinario dell’ASL.
Il proprietario, a quanto pare,  non è riuscito a dare alcuna plausibile giustificazione. Per lui la denuncia  per i reati di uccisione di animali e maltrattamento di animali.
 
LA REPUBBLICA
13 MAGGIO 2013
 
Lascia morire di fame il suo cane
53enne denunciato per maltrattamenti
 
Prov. Di Parma - Un uomo teneva cinque cani da caccia chiusi in gabbia in pessime condizioni di salute. Gli animali rimasti vivi sono stati liberati dai carabinieri dopo la segnalazione di un passante
Una triste storia di maltrattamenti sugli animali arriva da Polesine Parmense, dove nello scorso fine settimana i carabinieri di Zibello hanno denunciato un uomo che aveva lasciato senza cibo e in pessime condizioni i suoi cinque cani, uno dei quali è morto per denutrizione.La segnalazione è arrivata da un passante che, transitando per una stradina di penetrazione agricola, ha scorto in un giardino privato delle gabbie all'interno delle quali erano tenuti animali in pessime condizioni di salute. I carabinieri, giunti sul posto, hanno verificato che uno dei cani, un bracco tedesco, era già deceduto probabilmente da qualche giorno.
Nelle altre gabbie, ancora vivi ma sofferenti, vi erano un pointer, un meticcio, un altro bracco e un beagle. Dopo l'intevento di un veterinario della Asl, gli animali sono stati affidati a un'adeguata struttura del Comune di Polesine. Per il proprietario dei cani, un operaio 53enne di origini lombarde e residente da anni nel parmense, è scattata una denuncia per maltrattamenti e uccisione di animali. Non ha dato alcuna spiegazione per l'odioso abbandono dei suoi cani.
 
NEL CUORE.ORG
13 MAGGIO 2013
 
BOLOGNA, LEGA CANE A UN PONTEGGIO E LO ABBANDONA: DENUNCIATO
I carabinieri rintracciano un 39enne grazie al microchip
 
Ha abbandonato il proprio cane, lasciandolo legato al ponteggio di un cantiere, ma è stato tradito dal microchip identificativo impiantato all'animale, che ha permesso ai carabinieri di trovare e denunciare per abbandono di animali un 39enne di Grizzana Morandi (Bologna), con precedenti di polizia. A soccorrere Tacos, un meticcio nero di taglia media, sono stati i militari della stazione di Castiglione dei Pepoli che, durante un servizio di controllo del territorio nella zona di Lagaro, lo hanno trovato ormai moribondo, legato con un guinzaglio alle impalcature di un cantiere. L'animale è stato liberato e affidato alle cure dei veterinari del canile intercomunale di Castiglione dei Pepoli. Nel frattempo i carabinieri, che hanno avviato le indagini partendo dal microchip sottocutaneo impiantato al cane, sono risaliti al proprietario che lo aveva abbandonato.
 
AGI
13 MAGGIO 2013
 
ABBANDONA CANE LEGATO A PONTEGGIO, DENUNCIATO NEL BOLOGNESE
 
Bologna - Il microchip sottocutaneo impiantato al cane e' stato fondamentale per risalire al 'padrone' poi denunciato per abbandono di animali. 'Tacos' un meticcio di taglia media e' stato 'salvato' dai carabinieri impegnati in un servizio di controllo del territorio a Lagaro, frazione di Castiglione dei Pepoli (Bologna), sull'Appennino emiliano. Il cane, moribondo, era rimasto legato al ponteggio di un cantiere. Dopo essere stato immediatamente liberato e' stato trasportato al canile intercomunale. L'autore dell'abbandono, un 39enne di Grizzana Morandi con precedenti di polizia, e' stato deferito all'autorita' giudiziaria.
 
REGGIO 2000
13 MAGGIO 2013
 
Cane meticcio di taglia media salvato dai Carabinieri a Castiglione dei Pepoli. Una denuncia
 
Prov. Di Bologna Carabinieri della Stazione di Castiglione dei Pepoli hanno denunciato un trentanovenne di Grizzana Morandi con precedenti di polizia per abbandono di animali. L’episodio è accaduto durante un servizio di controllo del territorio che i militari stavano effettuando nel nei pressi di Lagaro, una località situata nel comune di Castiglione dei Pepoli. L’attenzione dei Carabinieri è stata richiamata da un cane moribondo che era stato legato al ponteggio di un cantiere. L’animale, un cane meticcio di taglia media, con livrea nero focato, è stato immediatamente liberato e affidato al personale competente. Gli investigatori hanno avviato le indagini partendo dal microchip sottocutaneo che era stato impiantato al cane. Questo ha contributo ha risalire all'autore del barbaro gesto e deferirlo all’Autorità Giudiziaria. Il cane si chiama Tacos e si trova al Canile Intercomunale di Castiglione dei Pepoli.
 
IL PUNTO A MEZZOGIORNO
13 MAGGIO 2013
 
AIDAA: Scoperto a Carini (PA) un allevamento lager di cani

 
Un vero e proprio allevamento lager di cani di varie razze tenuti in piccolissime gabbie è stato scoperto alle porte del comune di Carini in provincia di Palermo. L’allevamento lager è stato segnalato con l’ausilio di foto satellitari e filmati che comprovano la drammatica situazione in cui si trovano diverse decine di cani tenuti in condizioni pietose. La segnalazione è arrivata allo sportello di segnalazione reati online dell’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente – AIDAA che ha immediatamente allertato la procura della repubblica ed il servizio veterinario pubblico ed al corpo forestale regionale al fine di provvedere al sequestro dei cani. Inoltre l’associazione ha inviato una segnalazione alla quale seguirà formale denuncia nei confronti del proprietario del caso lare dove sono tenuti questi cani in condizioni disperate. Molti dei cani vivono in gabbie piccolissime, mentre altri cani sono tenuti a catena cortissima e tutti malati e con un numero di zecche impressionanti sulle orecchie e sul corpo (vedi foto allegata), la situazione è davvero disperata e per questo AIDAA confida che i cani possano essere sequestrati il prima possibile.
Per info 3478883546-3926552051
 
VICENZA TODAY
14 MAGGIO 2013
 
Bassano (VI): gazza ladra morta appesa sotto un cartello in pieno giorno
La segnalazione del gesto arriva dalla Lega anti vivisezione della città del Grappa, in provincia di Vicenza. Un attivista ha trovato l'animale appeso con un fil di ferro in pieno centro, in contrà San Michele
 
Uscire per andare a cena può riservare macabre sorprese, come questo episodio riferito dalla Lega anti vivisezione di Bassano del Grappa, Vicenza. "Un nostro socio stava cercando di parcheggiare l’auto nei pressi di un locale in Contrà San Michele a Bassano del Grappa, esattamente all’inizio dell’intersezione con via Appiani - raccontano dal direttivo - Il socio si accorge che sotto ad un cartello è appesa una gazza morta, legata con fil di ferro che le trapassa le narici. Da una piccola indagine in zona, sembra che nessuno sappia nulla e che lla e che nessuno si sia accorto del fatto, anche se l’animale è stato appeso in modo barbaro ed in bella vista quanto meno dalla mattinata. La barbarie umana non ha proprio ritegno alcuno"."Quale motivazione può ave r portato la mano umana ad appendere un essere vivente in quel modo? Quale mente distorta può essere così insensibile e ignorante? E tutto questo solo ipotizzando che l’animale sia stato trovato morto e successivamente appeso; ma se invece la gazza è stata uccisa per mano umana, allora non si tratta più solo di una questione morale, ma chi ha compiuto questo atto ha commesso anche una serie di reati penali che vanno dal maltrattamento/uccisione di animale a caccia in periodo non consentito - spiega la Lav - Questo povero animale ha dovuto attendere molte ore perché arrivasse una persona sensibile che ha pensato bene di staccarla da quel cappio per riporla in un luogo più consono. Ovviamente abbiamo avvisato le autorità locali del fatto perché vengano fatti gli accertamenti del caso.“
 
GEA PRESS
13 MAGGIO 2013
 
Atena Lucana (SA) – Macabro ritrovamento delle Guardie WWF – Testa di cinghiale appesa ad un gancio
Il WWF: le basse sanzioni non rappresentano un vero deterrente. Al bracconiere conviene continuare a delinquere

 
Macabra scoperta delle Guardie del WWF impegnate nell’annuale campo anti bracconaggio in provincia di Salerno.  I fatti sono avvenuti nei pressi di Atena Lucana poco dopo la mezzanotte dell’altro ieri.
Un terreno dove, per la seconda volta, erano stati segnalati i famigerati lacci-cappio in filo metallico utilizzati dai bracconieri.  Una notte intera che le Guardie del WWF hanno passato invano in attesa dell’arrivo del cacciatore di frodo.
Una nuova conferma di come il controllo delle trappole, avviene in maniera saltuaria. Una tortura per gli animali eventualmente trappolati, ma anche un pericolo per la salubrità delle carni. Come spesso sottolineato nei comunicati delle Forze dell’Ordine, è probabile, infatti, che le carni così recuperate possano finire anche nel settore della ristorazione.
Conclusi gli appostamenti, le Guardie decidono così di procedere alla bonifica del posto.  Un luogo , a quanto pare, già conosciuto per un precedente intervento di controllo. Nel corso della perlustrazione, avviene però la macabra scoperta. Una testa di cinghiale lasciata orrendamente appesa ad un gancio metallico ed in avanzato stato di putrefazione.
Quando credi di aver visto tutto, commentano le Guardie del WWF, ancora ci si sorprende.
“ I lacci sono armi crudeli – riferisce Marco Mancinelli, arrivato da Ancona per il campo antibracconaggio -   I malcapitati animali muoiono tra atroci sofferenze e non dimentichiamo che queste trappole non sono selettive, ossia qualsiasi animale si trovi in uno di quei passaggi obbligatori, può rimanervi bloccato“. Tra questi anche gli animali d’affezione. “Un metodo vigliacco – aggiunge il volontario del WWF – per catturare qualsiasi animale si trovi a tiro“.
Purtroppo non sono poche le notizie di cronaca che riportano di cani e gatti  i quali, pur riuscendo in qualche maniera a liberarsi dai lacci-cappio, rimangono orrendamente mutilati. Destino crudele  che condividono con la fauna selvatica. Il filo metallico, infatti, può rimane conficcato nella carne, continuano la sua triste funzione.
“Esiste una normativa ben precisa che vieta l’utilizzo di lacci e di trappole per cacciare gli animali – precisa Antonio Manzo, del Nucleo delle Guardie del WWF di Salerno – Si tratta, però, di una legge che punisce in maniera del tutto inefficace. Non si riesce ad infliggere un danno economico considerevole ai bracconieri, per cui questi soggetti senza scrupoli continuano a delinquere. Le pene non servono da deterrente. A queste persone “conviene” continuare a non osservare le regole.”
 
GEA PRESS
13 MAGGIO 2013
 
Roma, Oasi Tevere Farfa – Nina, cinghiale da mesi con il cappio, è salva (Fotogallery)
Intervento congiunto della Polizia Provinciale, Guardie dell'Oasi e Medico Veterinario.
 
GEAPRESS – Nina è salva. Anzi, Nino, visto che si tratta di un cinghiale maschio che però, verosimilmente rimarrà indelebilmente legato al nome che affettuosamente le era stato dato.
Con il laccio-cappio del bracconiere, da mesi stretto sulla pancia (vedi articolo GeaPress), Nina ne ha combinato di tutti i colori per sfuggire ai numerosi tentativi messi in atto dalle Guardie Parco dell’Oasi e agli operatori appartenenti al Distaccamento Territoriale di Bracciano della Polizia Provinciale di Roma.
Quello di oggi, infatti, è stato solo l’ultimo di una serie di tentativi finalizzati al recupero di Nina. Grazie anche ai solleciti pervenuti da animalisti di tutta Italia, riferisce la Polizia Provinciale, si è giunti alla decisione di porre delle gabbie a ridosso del territorio frequentato dal cinghiale.
Questo pomeriggio la svolta.  L’animale, preso in una gabbia di cattura dotata di uno spazio più ristretto per il contenimento, è stato liberato dal laccio di corda con cappio e nodo scorsoio. Il laccio aveva ormai lacerato lo strato superficiale dell’epidermide, penetrando nello strato di grasso sottocute. Per fortuna non aveva ancora causato danni irreparabili e sopratutto processi infettivi di rilievo.
Subito per Nina la visita veterinaria e le medicazioni con prodotti disinfettanti e antibiotici di copertura. Un intervento seguito già dagli scorsi tentativi, dal Medico Veterinario dott.ssa Annalisa Forlani, che non ha mai fatto mancare la sua disponibilità in tutte le fasi della delicata operazione.
Infine il responso: Nina è giudicata idonea per tornare in natura. La Polizia Provinciale di Roma, Distaccamento di Bracciano, informa comunque che verranno mantenuti i controlli da parte degli operatori della Polizia Provinciale che da giorni hanno intensificato i servizi anti bracconaggio, specie negli orari notturni.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/animali-in-emergenza/roma-oasi-tevere-farfa-nina-cinghiale-da-mesi-con-il-cappio-e-salva-fotogallery/44657
 
NEL CUORE.ORG
13 MAGGIO 2013
 
AGRIGENTO, RUBATI DAL NIDO DUE PULCINI DI AQUILA DI BONELLI
"Arrivano a costare 15 mila euro al mercato nero"
 
Una coppia di pulcini di aquila del Bonelli sono stati rubati dal nido su una parete rocciosa a Campobello di Licata (Agrigento). La specie nidifica soltanto in Sicilia, dove si contano non più di una ventina di coppie.
Si suppone che il furto sia opera di trafficanti di rapaci e che i pulcuni siano destinati a Paesi europei e arabi dove persiste la tradizione della falconeria. Secondo gli esperti, un esemplare di aquila del Bonelli può valere sul mercato clandestino anche 15 mila euro.
"E' il momento di rendere illegale anche la semplice detenzione di questi animali - ha detto Salvo Grenci, responsabile della Lipu di Agrigento - perché con la scusa dell'allevamento e della falconeria si legittima il commercio di questi volatili senza che le autorità abbiano la minima possibilità di effettuare dei controlli".
 
ALTO ADIGE
13 MAGGIO 2013
 
Uccellagione, sequestrati 250 tordi e trenta nidi
 
NALLES (BZ) - Prosegue senza sosta l’azione di contrasto all’uccellagione e al maltrattamento di animali da parte dei carabinieri del Comando di Bolzano in coordinamento con le stazioni territoriali della Bassa Atesina e dell’Oltradige: complessivamente, nel giro di tre giorni, sono state denunciate 6 persone, recuperati 250 uccellini e oltre una trentina di nidi. E tra le sei persone denunciate ci sono anche, ultimi a essere stati pizzicati, per la prima volta degli extracomunitari. Sono stati i carabinieri di Terlano, in questa fine settimana con la collaborazione degli agenti del corpo forestale provinciale, a denunciare tre marocchini, tutti regolarmente presenti sul territorio nazionale e provenienti dalla Toscana: dagli accertamenti è risultato erano stati “ingaggiati” da dei cacciatori italiani. I tre, nel corso di una battuta organizzata dai militari nell’ambito dell’attività coordinata dalla Compagnia di Bolzano e che nei giorni scorsi aveva già portato alla denuncia di tre persone fra Caldaro e Appiano, sono stati sorpresi nelle campagne di Nalles in possesso di ben 29 esemplari di “tordo bottaccio”, che sono stati tratti in salvo e consegnati al Centro di recupero avifauna di Bolzano. Nel corso dell’ultimo fine settimana, dunque, sono state denunciate dai carabinieri sei persone e sono stati recuperati circa 250 uccellini (in prevalenza tordo bottaccio), oltre a una trentina di nidi di varie specie, nell’ambito dell’attività di contrasto all’uccellagione. Il fenomeno, che quasi ad ogni primavera si registra sul territorio provinciale, è frutto dell’attività illecita di persone provenienti per lo più da regioni limitrofe (i denunciati provenivano da Emilia, Lombardia e Toscana). Le zone pianeggianti della Bassa Atesina, in particolare, sono infatti scelte dai volatili per la riproduzione ed è proprio per questo che, con l’arrivo della primavera, moltissimi uccellini vengono crudelmente strappati dai loro nidi per essere rivenduti illegalmente in altre zone d’Italia, come richiami. Alla luce dei precedenti, i carabinieri hanno intensificato notevolmente i controlli, portando avanti un’azione di contrasto sempre più determinata, al fine di individuare il maggior numero possibile di colpevoli e di scoraggiare altri malintenzionati. Sono così diverse centinaia gli uccellini affidati nelle ultime settimane al Centro di recupero avifauna di Bolzano.
 
CORRIERE DELL’UMBRIA
13 MAGGIO 2013
 
Foligno (PG), salvato dalla polizia provinciale cucciolo di capriolo abbandonato lungo la strada
Domenica un esemplare maschio di due anni è stato invece trovato a Scheggino ferito dopo una rovinosa caduta dalle rocce
 
Capriolo ferito viene salvato dai responsabili di "Activo Park" e dagli uomini della polizia provinciale. Il povero animale, un maschio di due anni, è stato trovato domenica in difficoltà appoggiato alla recinzione dell’ecoparco di Scheggino, probabilmente a causa di una brutta caduta. Al momento dell’arrivo dei soccorritori l’animale era molto agitato e si dimenava nel tentativo di alzarsi in piedi, azione resa impossibile dalle ferite presenti sul corpo.
Sul posto sono giunti gli agenti della polizia provinciale del comprensorio della Valnerina, un veterinario Usl e un esperto faunistico del centro di riproduzione di selvaggina di Torre Certalda. Dopo un primo controllo, quest’ultimo ha provveduto a caricare l’animale ferito su di un fuoristrada e a condurlo d' urgenza alla clinica veterinaria dell'Università di Perugia, dove gli sono state praticate le cure del caso. Una volta tornato in salute, il capriolo sarà rimesso in libertà.Cucciolo di capriolo in difficoltà E’ delle prime ore di questa mattina la notizia di un altro capriolo, questa volta un cucciolo, rinvenuto sulla Valdichienti e soccorso, su segnalazione di un passante, dalla Polizia provinciale di Perugia. In questo caso si tratta di un esemplare di appena poche ore di vita, abbandonato sulla carreggiata della S.S. 77 in località Belfiore di Foligno, affamato, ma in buone condizioni di salute. Il cucciolo è stato prontamente trasportato al centro di Torre Certalta per essere debitamente accudito. "Prosegue – sono le parole dell’assessore con delega alla Polizia provinciale Domenico De Marinis – l’impegno di questa amministrazione a favore della tutela degli animali e dell’ambiente con interventi mirati e qualificati e il monitoraggio della fauna".
FOTO
http://www.corrieredellumbria.it/notizie/foligno-salvato-dalla-polizia-provinciale-cucciolo/0011187%22%20style=%22display:inline;color:  
 
IL RISVEGLIO ONLINE
13 MAGGIO 2013
 
Animali in via d’estinzione: sequestrati dai forestali del Cites un rostro di squalo sega ed un tappeto di pelle di leopardo
 
CASELLE ( TO) - Lo squalo sega e il leopardo sono, tra le tante purtroppo, specie di animali a forte rischio di estinzione proprio a causa della forte pressione antropica.Sono pertanto specie protette dalla Convenzione di Washington: il Servizio CITES del Corpo Forestale dello Stato ha effettuato una serie di verifiche volte ad accertare la regolarità nelle vendite di manufatti realzzati con parti animali.
I controlli sono stati effettuati per via informatica e sul territorio, in particolare dagli specialisti del Cites operanti nelle dogane di Caselle e Alessandria.
A conclusione dell'indagine sono stati sequestrati nei giorni scorsi un rostro di uno squalo sega ed un tappeto di pelle di leopardo (nella foto).
I sequestri sono stati effettuati in esecuzione a due decreti di perquisizione emanati dalla Procura della Repubblica di Torino.
Il rostro del pesce sega era in vendita, su un sito specializzato, al prezzo di 19.000 euro. Il tappeto di pelle di leopardo era stato venduto al prezzo di 1.000 euro (denunciati anche l'acquirente, per acquisto incauto).
I venditori denunciati sono due cittadini italiani residenti a Torino. Il reato penale cui sono incorsi prevede, nel caso di condanna,l’arresto da un minimo di tre mesi ad un massimo di un anno o la pena pecuniaria dell’ammenda da un minimo di 7.746 ad un massimo di 77.468 euro.
 
NEL CUORE.ORG
14 MAGGIO 2013
 
TORINO, SEQUESTRATI ROSTRO DI SQUALO SEGA E TAPPETO DI LEOPARDO
Il blitz del Corpo forestale dello Stato
 
Un rostro di uno squalo sega ed un tappeto di pelle di leopardo sotto sequestro. E' successo a Torino, dove è intervenuto il Servizio Cites del Corpo forestale dello Stato a tutela di due specie a forte rischio di estinzione. A conclusione dell'indagine, portata avanti con controlli sul web e sul territorio da agenti al lavoro alle dogane di Caselle, nel Torinese, e di Alessandria, sono stati sequestrati questi manufatti realizzati con parti di animali. I sequestri sono stati decisi dalla Procura di Torino.
Il rostro del pesce sega era in vendita, su un sito specializzato, al prezzo di 19.000 euro. Il tappeto di pelle di leopardo era stato venduto al prezzo di mille euro (denunciati anche l'acquirente, per acquisto incauto). I venditori denunciati sono due cittadini italiani residenti a Torino. Questo reato prevede, nel caso di condanna, l'arresto da un minimo di tre mesi ad un massimo di un anno o la pena pecuniaria dell'ammenda da un minimo di 7.746 ad un massimo di 77.468 euro.
 
GEA PRESS
13 MAGGIO 2013
 
Veneto – La legge “caccia nei Parchi”, potrebbe finire alla Corte Costituzionale
Ricorso del Gruppo d'Intervento Giuridico al Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie.
 
Ancora polemiche in Veneto, a proposito della legge regionale che consente la caccia nei Parchi (vedi articolo GeaPress).
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha infatti inoltrato una specifica segnalazione al Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie. All’oggetto ci sono proprio alcuni profili di illegittimità costituzionale paventati per la legge regionale n. 16 del 23 aprile scorso. Come è noto, tale disposizione,  è relativa alle  “iniziative per la gestione della fauna selvatica nel territorio regionale precluso all’attività venatoria”.
Ad essere interessato dal provvedimento del Gruppo di Intervento Giuridico, sarà  anche il Ministro dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare.
Con la legge regionale Veneto n. 6 del 2013, riferisce nella sua nota il GIG, sarebbero state previste disposizioni che amplierebbero le ipotesi dei “piani di abbattimento” della fauna selvatica all’interno dei “territori preclusi all’esercizio della attività venatoria”. Tra questi, sarebbero comprese (in quanto non esplicitamente escluse) le aree naturali protette nazionali e regionali. Zone, la cui protezione sarebbe di competenza statale.
Un provvedimento che oltretutto scavalcherebbe gli stessi compiti dell’Ente Parco.
La nuova legge, sostiene il Gruppo di Intervento Giuridico, affermerebbe un potenziale esautoramento degli Enti di gestione dei Parchi Naturali Nazionali e Regionali. Il tutto a beneficio di una Regione Veneto che, a detta degli ecologisti, è sempre stata fin troppo vicina agli interessi venatori.
Pronte, dunque, le possibilità di ricorso alla Corte Costituzionale. All’esame dei Giudici sarà proprio la paventata lesione delle competenze legislative statali costituzionalmente garantite e poste, in questo caso, a tutela delle aree naturali protette e della fauna selvatica.
Ricordiamo, infatti, che nel caso di leggi regionali con presunto vizio di costituzionalità, è la Presidenza del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro competente, a ricorrere ai Giudici Costituzionali.
 
GEA PRESS
13 MAGGIO 2013
 
Firenze – il 18 e 19 maggio c’è la Sagra del Seitan
Conferenze, spettacoli, musica dal vivo, stand di prodotti e associazioni, ristorante e bar 100% vegan.
 
Si svolgerà a Firenze, il 18 e il 19 maggio, la decima edizione della Sagra del Seitan, il festival organizzato per far conoscere e diffondere la filosofia vegan, contro la sofferenza e la schiavitù di tutti gli animali. Dalle 15.00 di sabato 18 a tutta la giornata di domenica 19 maggio, l’associazione Progetto Vivere Vegan proporrà il suo più importante evento annuale presso l’area verde ObiHall, sul percorso di una bellissima passeggiata lungo l’Arno (lungarno Aldo Moro).
Come nelle precedenti edizioni si potranno visitare stand di prodotti e associazioni, seguire conferenze, ascoltare musica dal vivo, assaggiare un ricco menu 100% vegan presso il ristorante e gustare cibi sfiziosi al bar. In cucina a dirigere i volontari ci sarà Vincenza La Placa del ristorante la Raccolta di Firenze.
Gli organizzatori sottolineano come l’evento sia rivolto anche a chi non è ancora vegano, mostrando come il passaggio ad un’alimentazione e ad uno stile di vita cruelty free sia possibile e gratificante.
Gli incontri in programma riguarderanno vari temi, dalle campagne di denuncia della sofferenza degli animali come quella dei manifesti “Chi mangi oggi?”, ai video realizzati negli allevamenti italiani; dalla presentazione, multimediale e multisensoriale, del primo ricettario vegan a fumetti, a quella di un volume sulle ricette etnico-vegane da tutto il mondo, a una nuova guida su alimenti, ristoranti, vestiti, cosmetici, festival, turismo, viaggi, indirizzi per orientarsi nel mondo vegan.
La domenica, in chiusura della festa, una serata speciale dal titolo “Noi abbiamo un sogno”, letture di brani emozionanti, testimonianze e immagini per dare voce agli altri animali.
L’ingresso alla Sagra del Seitan è libero. Tutte le info sul sito della Sagra del Seitan.
 
NEL CUORE.ORG
13 MAGGIO 2013
 
REP. CENTRAFRICANA, BRACCONIERI NEL "VILLAGGIO DEGLI ELEFANTI"
Wwf: sono nel parco armati di Kalashnikov
 
Rischia di scomparire il ''villaggio degli elefanti'' nella Repubblica Centrafricana. L'allarme è stato lanciato dal Wwf, secondo cui i bracconieri sono entrati nel Parco nazionale Dzanga-Ndoki, diretti verso uno degli habitat più importanti per gli elefanti africani.
Secondo fonti dell'associazione, un gruppo di 17 persone armate è riuscito ad introdursi lunedì scorso nella riserva, con l'obiettivo di andare verso la Dzanga Bai, una grande radura dove si riuniscono ogni giorno tra 50 e i 200 elefanti. Due ricercatori locali del Wwf hanno raccontato di essere stati avvicinati dal gruppo con fucili Kalashnikov per avere informazioni per il raggiungimento del luogo, utilizzato da scienziati e turisti per osservare i pachidermi.
Dopo aver dato loro una falsa pista, i due ricercatori sono riusciti a fuggire, ma ora si teme che i cacciatori di frodo possano comunque provocare una delle più grandi stragi di elefanti nella regione.
''Se non si agisce in modo rapido e deciso, appare molto probabile che i bracconieri potranno approfittare del caos e dell'instabilità del Paese per macellare gli elefanti che vivono in questo unico patrimonio dell'umanità'', ha dichiarato Jim Leape, direttore generale del Wwf Internazionale. L'associazione del Panda invita, ancora, la comunità internazionale a "fornire immediatamente assistenza alla Repubblica Centrafricana per ripristinare la pace e l'ordine nel paese e preservare così il suo patrimonio naturale unico''.
 
NEL CUORE.ORG
13 MAGGIO 2013
 
PARCO SUDAFRICA: TURISTA UBRIACO "CARICA" ELEFANTE, L'ANIMALE FUGGE
La scena ripresa dagli amici e caricata sul web (video)
 
Ubriaco, è sceso dall'auto e - incoraggiato dagli amici che lo incitavano urlandogli di correre - si è lanciato alla carica di un elefante. Il pachiderma, inizialmente deciso a combattere, si è poi dato alla fuga. Mentre il giovane, nel tentativo di scappare, rovina a terra tra le risate del gruppo sulla macchina. L'episodio, avvenuto nel celebre parco nazionale sudafricano Kruger, è documentato da un video postato su un sito specializzato in filmati su animali "Latest Sightings". ''Corri, vagli incontro, adesso!'', gridano gli amici dall'accento anglofono al loro amico completamente sbronzo che cade e si rialza di fronte all'elefante. Quest'ultimo, però, dopo un'iniziale reazione, decide di darsi alla fuga. L'uomo - di cui non si conosce l'identità - torna dagli amici ch e lo applaudono. Il si to spiega di aver ricevuto il video durante il fine settimana ma aggiunge di non sapere quando è stato girato.
Grande come la Slovenia, il parco Kruger conta un milione di visitatori l'anno ed ospita circa 12.000 elefanti.
VIDEO
http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/sudafrica-ubriaco-carica-elefante-l-animale-fugge.html
 
LA ZAMPA.IT
13 MAGGIO 2013
 
Dalle pulci al caldo afoso, ecco i rischi estivi per i quattrozampe
I veterinari consigliano di puntare a prevenire i problemi
 
Pulci, zecche, zanzare, pappataci, caldo afoso. Sono solo alcuni dei nemici che, quando il termometro inizia a salire grazie alla bella stagione, minacciano gli amici cani e gatti. E per i proprietari inizia anche il periodo in cui è necessario prendersi più cura della salute del pet. Parola di veterinari: la prevenzione nel periodo che sta iniziando è la parola d’ordine. Si inizia con i “classici” parassiti esterni come zecche e pulci, la grande insidia quando l’animale vive all’aperto o ci accompagna in giro per città o campagne: «Per evitare infestazioni - dice all’Adnkronos Salute Laura Kramer, professore associato di Parassitologia veterinaria presso l’Università degli Studi di Parma - sono efficaci i prodotti repellenti disponibili in commercio nelle varie forme. Purtroppo non possono proteggere completamente e spesso i proprietari si lamentano del fatto che, pur avendoli applicati, hanno poi trovato una zecca sul manto del cane o del gatto. In questo caso è bene ricordare che è meglio una zecca, piuttosto che 20 o 30 zecche». Un problema spesso sottovalutato è quello dei vermi intestinali: «Soprattutto i cani che frequentano le zone più infestate dalle uova dei parassiti, come i parchi cittadini - prosegue Kramer - sono a rischio. E pensare che se tutti i proprietari raccogliessero gli escrementi dei loro cani nelle strade o nei parchi, questo problema non esisterebbe. In ogni caso, per scongiurare i vermi, sono efficaci i farmaci appositi e anche quelli studiati per la filaria agiscono su vermi ascaridi e anchilostomi». Proprio la filaria insieme con la leishmania sono le altre minacce soprattutto estive da tenere sotto controllo «nel primo caso - spiega la veterinaria - con prodotti per la profilassi che sono efficaci al 100%, nel secondo sempre con i repellenti che aiutino a tenere lontani i pappataci, vettori della leishmaniosi». Il consiglio per ridurre ancora di più il rischio di punture di insetti pericolosi, tenendo a mente che «lunghezza del pelo ed età dell’animale non contano, sono tutti a rischio», è quello di «tenere gli animali in casa nelle ore di maggiore attività delle zanzare - evidenzia Luigi Venco, specialista in Clinica dei Piccoli animali, European Veterinary Parassitology College Diplomate - Ospedale veterinario `Città di Pavia´ - ma poiché purtroppo oggi essa copre quasi l’intera giornata, almeno fateli dormire al chiuso». Importante anche la diagnosi precoce di filaria e leishmania, che «si effettua tramite test ematici specifici molto sensibili, che, in caso di positività per la filaria, in particolare, devono essere seguiti da radiografie toraciche ed ecocardiografie per stabilire entità e gravità della malattia e scegliere la migliore terapia. Questi test vanno effettuati ogni anno esattamente come avviene per la prevenzione delle malattie umane». Infine, il grande pericolo dell’estate: i colpi di calore. «Bisogna tenere a mente che i cani non sudano - ricorda Venco - ma fanno termoregolazione grazie alla bocca e ai polpastrelli sulle zampe che a contatto con il pavimento lasciano il caratteristico `alone´ che indica che l’animale ha caldo. E in pratica quella che per noi potrebbe essere una temperatura accettabile, per loro magari non lo è: possono sopportare meglio 40 gradi ma secchi, piuttosto che 20 ma molto umidi. La regola è dunque garantire loro un luogo fresco, asciutto, riparato dal sole e lasciare sempre abbondante acqua a disposizione perché si dissetino in qualunque momento ne sentano la necessità».  
 
AFFARI ITALIANI
13 MAGGIO 2013
 
Come vivere con i pappagalli
Perché imitano i nostri movimenti
 
Sara Mainardi
 
I pappagalli stimolano l’immaginazione e le loro caratteristiche principali sono evidenti e sgargianti: colori e vocalizzazioni! Vivono in gruppi numerosi e chiassosi e sono (quasi tutte le specie) monogami, scelto un compagno ci rimangono insieme tutta la vita, e intendo proprio tutta una “vita umana” considerando che le specie del genere Ara possono vivere fino a un’ottantina d’anni.
Con una tale longevità lo sviluppo fisico e mentale è lento e complesso con una fase infantile, una adolescenziale e una fase adulta. Nascono implumi, con gli occhi chiusi e capaci di pochi movimenti, dipendenti in tutto e per tutto dai genitori che hanno il compito di proteggerli da potenziali predatori, nutrirli e sostenere la loro crescita. I pappagalli dopo essere nati possono stare nel gruppo familiare molti mesi, anche alcuni anni per le specie di medie e grandi dimensioni.
Gli apprendimenti al volo, all’arrampicata, alla comunicazione vocale, alla ricerca avvengono in un ambiente familiare e sociale, i giovani pappagalli osservano cosa fanno i genitori e gli altri adulti, imitano i comportamenti e ne sperimentano di nuovi. Durante la fase adolescenziale allenano le competenze nelle relazioni con i consimili, imparano a “stare in società” con regole relazionali e comunicative, la corretta pulizia del piumaggio, acquisiscono gli autocontrolli, i “dialetti” familiari e iniziano ad avere più senso critico verso le situazioni nuove con una maggiore allerta. L’entrata nella fase adulta varia a seconda della specie, alcune arrivano a maturità sessuale intorno al quinto anno dopo un lungo apprendistato.
L’uomo ha condiviso gli stessi ambienti, lo stesso cibo, si è adornato con le loro penne (in antiche tribù), li ha osservati, li ha portati nelle proprie case con una iniziale finalità ornamentale fino a sentirli parte della famiglia. Oggi è molto utilizzato l’allevamento a mano che prevede la crescita del pullus, dopo la schiusa, da parte dell’uomo, passandoci molto tempo insieme, “manipolandolo” e alimentandolo.
Questa pratica può favorire una maggiore abitudine da parte del pappagallo alla vista dell’uomo e una possibile affezione ma non varia la sua filogenesi ne la nostra e sarà ben difficile per noi animali bipedi, gesticolatori e privi di penne affiancare i pappagalli nello sviluppo di alcune competenze come la pulizia del piumaggio, il volo o gli autocontrolli. Se consideriamo poi che l’allevamento a mano può provocare problematiche ai pappagalli, sia sanitarie che comportamentali, bisognerebbe non improvvisare o ancor meglio adottare un pappagallo allevato dai genitori. Negli ultimi anni molti allevatori hanno compreso l’importanza dell’apprendimento sociale e di base referenziale dato dai genitori nei primi mesi di vita e per questo motivo incentivano l’adozione di un pappagallo già svezzato. Credo che la co-evoluzione uomo-animale inserita in un contesto di dialogo ed empatia sia la via da percorrere, questa mappa porta a considerare la vita di un pappagallo in piena libertà di scelta e di espressione piuttosto che sommersa di negazioni e controlli.
Per la loro complessa e sviluppata socialità sono animali che si relazionano con l’uomo anche se allevati dai genitori e sia in un progetto familiare che un progetto nelle attività assistite il percorso educativo è fondamentale per valutare la specie da adottare, favorire il miglior inserimento in famiglia e nel nuovo ambiente, comprendere un linguaggio diverso dal nostro e sviluppare la convivenza più stimolante ed equilibrata per tutti in un cambio di prospettiva che ponga le nostre menti appollaiate sopra il ramo di un albero. La gestione degli spazi diviene tridimensionale con un animale che vola, le vocalizzazioni vanno comprese e da noi utilizzate rendendosi conto che si sta “parlando” a un pappagallo, una preda, con una mente e una personalità sociale, competitiva, divertente che rapisce ogni pensiero della giornata e ci “legge nella mente”. La scelta di vivere con un pappagallo va fatta responsabilmente, perché la scelta è la nostra..ma la vita è la loro.
Giocare d’anticipo, conoscendo le potenzialità di questa particolare relazione, facilita la convivenza e la trasforma in una reale, indimenticabile vita condivisa. Al fine di allargare i tuoi orizzonti nel campo della relazione Uomo-Animale, Siua ha in programma un Seminaro sulla "Relazione con i pappagalli" che rappresenta una novità assoluta nel panorama formativo italiano. Come relazionarci a tali animali? Quali i segreti del loro comportamento? In quali attività è possibile coinvolgerli nel pieno rispetto del loro etogramma?
La relazione con il pappagallo, se innestata in un progetto educativo di matrice cognitivo-zooantropologica, costituisce un terreno ancora poco esplorato e quindi ricco di potenzialità e sbocchi professionali. Il Seminario sarà curato dalla Dott.ssa Sara Mainardi, Animal educator, educatrice relazionale e comportamentale presso ABC Trainpng che ha conseguito la propria formazione sia in Italia che negli Stati Uniti.
E' esperta in Programmi pedagogici e di educazione relazionale, comportamentale in attività cinofile e con animali non convenzionali. -
La Relazione con i pappagalli - previsto in data 15 e 16 giugno a Bologna Per l'iscrizione al seminario non è necessario un pregresso formativo o titoli specifici.
Per maggiori informazioni: consulta il sito: www.siua.it   chiama la segreteria didattica allo 051 817421 o 340 2513890 scrivi a: [email protected]
 
GALIELO
13 MAGGIO 2013