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LA SICILIA
1 LUGLIO 2013
Barbarie in via Dante
Due cani di quartiere sono stati avvelenati
L'intervento del veterinario è risultato vano
Agrigento - Due cani randagi presenza fissa del quartiere di via Dante sono stati uccisi probabilmente con delle esche avvelenate.
Un gesto efferato e di una cattiveria inaudita, che ha portato alla morte delle due bestiole, che si sono malauguratamente imbattutte nella trappola letale. Entrambi gli animali uno di colore marrone, l'altro tutto nero, accettavano con dolcezza le coccole dei residenti e le ciotole di cibo e acqua, che gli abitanti del quartiere lasciavano nelle vicinanze dei cassonetti dei rifiuti. Erano possessivi del loro territorio - un intero rione - ma a sentire la gente del posto non aggressivi. La maggior parte delle persone che condivideva con i due randagi gli spazi cittadini li amavano e se ne prendevano cura. Qualcuno, però, non riusciva a tollerarne la presenza e allora sabato pomeriggio li ha uccisi con del cibo micidiale, mettendo in allarme l'intero quartiere. Morti dopo alcune ore di agonia, mentre un veterinario dell'Asp subito intervenuto sul posto, ha cercato, tanto disperatamente quanto inutilmente, di tamponare il danno irreversibile causato dal veleno. Quando si è sparsa la notizia sono accorsi diversi residenti della zona, sconcertati e schiumanti di rabbia per quello che era accaduto, mentre i vigili urbani hanno avviato le indagini e successivamente si sono occupati di contattare la ditta per la rimozione delle carcasse. Ora si cerca il misterioso attentatore alle vite dei due amici a quattro zampe, che avrebbe distribuito del pasto avvelenato. Quello dell'avvelenamento dei cani randagi è un metodo decisamente barbaro di eliminare il «problema», anche se le bestiole da uccidere assurgono al ruolo di cane di quartiere. |
LA STAMPA
1 LUGLIO 2013
Cane muore: era stato lasciato in auto per 14 ore
I proprietari, una coppia di Pisa, denunciati per abbandono e maltrattamento di animale
Giuseppe Legato
Prov. Di Torino - Luna aveva 14 mesi. Era una cucciola marrone di pastore corso. E’ morta stamattina alla clinica veterinaria Anubi di Moncalieri. I suoi padroni - una coppia di Pisa - l’aveva lasciata chiusa in auto circa 14 ore: dall’una di notte di sabato alle 14 circa di ieri mattina. Una passante ha attirato l’attenzione dei vigili urbani che sono riusciti a rintracciare il proprietario che aveva parcheggiato l’auto in divieto di sosta la sera prima lasciandovi il cucciolo all’interno. Il cane era già in coma, respirava a fatica. La polizia municipale di Moncalieri ha trasportato su un’auto di ordinanza l’animale alla clinica vicina, ma dopo alcune ore di disperati tentativi di salvarla, la cucciola è morta. I due proprietari sono stati denunciati d agli agenti per abbandono e maltrattamento di animale. Si sono giustificati dicendo che uno dei due, nella notte, era stato molto male e quindi il sonno si era protratto fino al tardo mattino.
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ADN KRONOS
1 LUGLIO 2013
Lasciano cane in auto per 12 ore, coppia denunciata a Moncalieri
Torino - L'animale, agonizzante, è stato notato da una passante che ha chiamato i soccorsi. Il pastore corso, di 14 mesi, verrà soppresso per i danni, irreversibili, riportati
Torino - Hanno lasciato in auto per 12 ore il loro cane che ora verra' soppresso per i danni, irreversibili, riportati. E' successo ieri a Moncalieri, nel torinese. L'animale agonizzante, un pastore corso di 14 mesi, e' stato notato intorno alle 13.30 di ieri da una passante che ha chiamato i soccorsi. Per l'animale, rimasto sotto il sole per ore, non c'e' piu' nulla da fare e ora verra' soppresso. I padroni, una coppia di 35 e 34 anni, sono stati denunciati per maltrattamento di animale. Secondo quanto ricostruito dalla polizia municipale la coppia era andata a dormire dalla madre dell'uomo che non voleva avere l'animale intorno, e avevano quindi lasciato il cane in auto dove se lo erano poi dimenticati.
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GEA PRESS
1 LUGLIO 2013
Balestrate (PA) – Il mistero della collina degli animali morti (foto)
Mistero che si complica ancor di più quello denunciato lo scorso marzo nelle campagne di Balestrate (PA). Un cane verosimilmente ucciso e rinvenuto con le zampe legate, parzialmente bruciato e con dei ciuffi di pelo strappati (vedi articolo GeaPress).
Il ritrovamento, effettuato da persona di tutta attendibilità, non venne però confermato dalla stessa carcassa del cane. Il luogo, infatti, si presentava particolarmente difficile da raggiungere e non fu possibile rintracciarlo. Così si era pensato ma le cose, alla luce dei nuovi sviluppi, erano andate diversamente. A raccontare a GeaPress le novità è Andreina Albano, una volontaria animalista dei luoghi.
Il cane che si disse essere stato torturato, era stato da qualcuno spostato. I poveri resti sono stati trovati nelle campagne tra Balestrate e Alcamo (TP). Scheletro e lembi di pelle. Solo che nella stessa collina c’è anche un secondo corpo di un cane e poi anche di pecora.
Tra le ipotesi che erano circolate sul primo ritrovamento, c’era anche quella che il cane potesse essere morto altrove e trasportato, per un illecito smaltimento, con una corda legata per le zampe. Un fatto comune nelle zone rurali e che poteva avvalorare il tentativo di dare fuoco a ciò che rimaneva del cane. I ciuffi di pelo, potevano poi essere stati strappati da qualche animale selvatico.
Il secondo cane ora trovato, riferisce la volontaria, ha però zampa posteriore e mascella totalmente girate. Ancora uno scempio di un animale selvatico?
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/m/balestrate-pa-il-mistero-della-collina-degli-animali-morti-foto/45854
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GEA PRESS
1 LUGLIO 2013
Unione Europea e combattimenti tra cani. Attenzione alla Croazia
Il Max croato di Palermo e gli allevamenti indagati da Animalisti Italiani
Stato membro dell’Unione Europea. Da stanotte la Croazia è un paese comunitario. Il secondo della ex Jugoslavia, dopo la Slovenia.
Riforme radicali, hanno dichiarato gli osservatori occidentali, per togliere di mezzo, o almeno così si spera, varie macchie come quelle esplose nella sanguinosa guerra tra serbi e croati. Viene da chiedersi, però, quali precauzioni sono state prese su altri argomenti, come nel caso dei cani di razza Pit bull o gruppo dei molossoidi diffusamente allevati in Croazia e la cui destinazione potrebbe non sempre apparire lineare.
Le preoccupazioni finora sollevate in merito all’entrata della Crozia tra i paesi UE, sono tutte di ordine economico. Il Pil pari appena a due volte quello del Veneto, la disoccupazione, la richiesta di investimenti esteri a dire il vero già avviati come quelli che stanno fagocitando a larghe fette la coste croate. L’ultime polemica, ad esempio, è sul mega campo da golf progettato nelle colline sopra Dubrovnik. Polemiche, come quella del campo da golf, che in un certo senso già ci accomunano con la Croazia.
Un paese dinamico, anche in campo animalista, con numerosi gruppi ed attivisti distrubuiti soprattutto nella capitale e lungo la costa. Poi i combattimenti tra cani.
In pochi lo sanno, ma uno dei campioni da lotta degli anni ruggenti dei combattimenti nella città di Palermo, era tale “Max”. Il suo nome imperversava in certi quartieri da risultare quasi concorrente in notorietà ai più famosi cantanti neomelodici. I cani perdenti si dice che Max li sbranasse.
La sua gloria, per un certo periodo, è proseguita con i presunti figli, ma che fine abbia fatto il povero Max nessuno lo ha mai scoperto. Si diceva solo che combatteva nella periferia sud della città. Poi, alcuni animalisti di allora vennero contattati dalle Forze dell’Ordine che stavano indagando proprio su Max. L’ipotesi era che fosse arrivato proprio dalla Croazia quale parte di un sospetto corrispettivo di una partita di armi. Del resto l’appellativo “croato” compariva spesso negli annunci di vendita di cuccioli di Pit bull, assieme ad altra tipologia di “linea di sangue”, ovvero quella californiana.
La famiglia mafiosa sospettata di possedere Max era di Corso dei Mille, ovvero una delle zone della città dove, purtroppo, si sono registrati alcuni tra i fatti di sangue più cruenti, specie nel corso delle guerre di mafia.
Dove sono i più noti allevamenti di Pit bull ed altri cani “sensibili” come ad esempio i molossoidi croati? Ad indagarli un paio di anni addietro è stata la sezione torinese di Animalisti Italiani Onlus, la quale, con il suo Responsabile Michele Di Leva, inviò pure un dettagliato dossier alla Task Force del Ministero della Salute.
Allevamenti che esportano, ed anche parecchio, in Italia. “Allevamenti innumerevoli – ricorda ora Michele Di Leva a GeaPress – per il quale c’è il sospetto di un loro coinvolgimento negli incontri cruenti finalizzati a scopo di lucro“.
Soggetti che secondo il dossier potrebbero essere legati alla malavita e pertanto socialmente pericolosi. “Onestamente quasi non me la sento di essere eccessivamente intransigente con la Croazia“, aggiunge Di Leva il quale considera “defunta” la Task Force ministeriale allora voluta dall’ex Sottosegretario alla Salute Francesca Martini. “Seppure a conoscenza di presunti ed equivoci allevamenti italiani, clienti affezionati di quelli croati – spiega Di Leva – non mi risulta che la Task Force ha compiuto nell’arco di un paio di anni di solleciti da parte mia, accertamenti in merito“. In altri termini, sembra dire Di Leva non puntiamo molto il dito fuori dai nostri confini. Quei confini, però, ora sono ancora più deboli.
Quello che preoccupa dell’entrata della Croazia nella UE è la stessa legislazione europea in tema di benessere animale. Come più volte denunciato dall’europarlamentare italiano Andrea Zanoni, da sempre vicino alle tematiche di protezione animale e ambientale, le norme comunitarie sembrano più vicine alle produzioni animali che non al benessere.
Un esempio per tutti, potrebbero essere i cuccioli di cani da compagnia provenienti dall’Ungheria, come dalla Slovacchia ed altri paesi oltre l’ex cortina di ferro. Uno degli espedienti che sembra essere più utilizzato per l’importazione di chihuahua, maltesi, volpini e carlini è di dichiarare nei passaporti un’età inferiore a quella reale. Il tutto con il bene placet delle autorità sanitarie di queli paesi.
In altri termini, dopo maltesi e carlini, ci mancavano solo il pit bull ed i molossoidi di dubbio uso.
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LEGGO
1 LUGLIO 2013
EMANUELE, UNA FATTORIA CONTRO LE ECOMAFIE.
GLI UCCIDONO IL GREGGE. "MA IO RESISTO"
di Ilaria Del Prete
CATANIA - Lasciare la città per la campagna, una scelta di vita che la vita te la cambia. Soprattutto quando è dettata dalla volontà di difendere una zona, come quella di Paternò, troppe volte definita "terra di nessuno". Emanuele Feltri, 34enne di Catania, ha deciso di abbandonare il suo furgone Volkswagen, mercatino ambulante per oggetti vintage, e di trasferirsi in contrada Sciddicuni. Lì vicino c'è il fiume Simento, preso di mira dalla criminalità locale per sversamenti illegali. Nella sua fattoria alleva animali e produce prodotti biologici di altà qualità, e continuerà a farlo nonostante la sua presenza nella zona sia manifestamente sgradita.Ieri è tornato nella sua campagna dopo essere stato a Catania e ha trovato ad accoglierlo i l suo gregge: tutte le pecore erano morte, uccise a colpi di pistola. Per giunta la testa di un animale è stata tagliata e lasciata fuori la porta di casa. Un monito che non ha scoraggiato Emanuele e forse lo spinge a fare ancora di più e meglio, nella speranza di coinvolgere chi come lui non sopporta i sopprusi. Sulla sua pagina Facebook scrive: "Sciddicuni esiste e resiste per ricordare che non bisogna essere super eroi per portare avanti i propri ideali, per testimoniare che a volte il coraggio sta proprio nel condurre la propria vita quotidiana con coerenza e senza compromessi. Quando ci renderemo conto che ci stanno togliendo tutto, anche la possibilità di vivere in pace nella propria terra forse inizieremo a voler essere i reali protagonisti del nostro futuro".
FOTO
http://www.leggo.it/foto/foto_emanuele_feltri/0-49848.shtml
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IL GIORNO
1 LUGLIO 103
Cane cade in una cisterna, vegliato per ore dalla sua amata
Un amore a quattro zampe: Tobia è precipitato in una vasca di depurazione colma di melma e Zara è rimasta con lui sul ciglio del serbatoio ad abbaiare per richiamare l'attenzione di qualcuno. Non si è mossa fino a quando i vigili del fuoco non lo hanno tratto in salvo
di D.D.S.
Imbersago (Lecco) - Tobia e Zara, un amore a quattro zampe. Un meticcio lui, finito in una vasca colma di liquami, una setter lei, che gli è rimasta accanto per ore, sino a quando qualcuno non si è accorto di quanto accaduto e i soccorritori lo hanno tratto in salvo.
Lunedì mattina Tobia è scappato di casa, seguito dalla sua fedele “compagna”, ma la fuga è terminata poco dopo, in una vicina cisterna del depuratore comunale di Imbersago, a ridosso dell’Adda. E’ precipitato per oltre cinque metri, per atterrare in un lago di melma.
Zara, invece che continuare a girovagare nei boschi della zona, si è fermata lì, sul ciglio del serbatoio, a guaire ed abbaiare per richiamare l’attenzione di qualche passante. La padrona dei due animali, quando si è avveduta della loro assenza, li ha cercati ovunque, poi, poco prima di mezzogiorno li ha finalmente rintracciati.
Ha subito chiesto aiuto ai vigili del fuoco. Sul posto sono intervenuti sia i pompieri volontari del distaccamento di Merate sia i colleghi del Saf, Soccorso alpino fluviale di Lecco. Gli operatori del 115 si sono calati nel pozzo, hanno imbracato il cane e lo hanno issato al sicuro, sano e salvo.
Il tutto costantemente sotto lo sguardo preoccupato della cagnolina, che i soccorritori hanno dovuto legare ad un guinzaglio per evitare che anche lei si gettasse nella vasca per raggiungere il proprio “partner”. Entrambi sono infine stati riaffidati alle cure della loro padrona.
FOTO
http://www.ilgiorno.it/lecco/cronaca/2013/07/01/912947-lecco-imbersago-cane-salvataggio.shtml
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ROMAGNA NOI
1 LUGLIO 2013
Mordano (BO)
Agricoltore derubato delle sue pecore
Il furto è avvenuto sabato notte in una stalla di Mordano. Portato via anche un caprone
MORDANO (BO) - Sabato sera i carabinieri hanno raccolto la denuncia di un agricoltore di Massa Lombarda che segnalava il furto di due pecore e di un caprone di sua proprietà, dalla sua stalla di Mordano. I militari, giunti sul posto, hanno verificato che la stalla, chiusa ma senza particolari catenacci o serrature, era stata aperta e i tre animali portati via. I ladri si sono mossi con grande destrezza non lasciando tracce del loro passaggio.
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NOODLS
1 LUGLIO 2013
Anche gli animali hanno il diritto alla vita
Umberto Veronesi
La storia viene dalla normalità della provincia, Carpi in Emilia. I macellai hanno lanciato un'iniziativa benefica: venderanno carne e salumi in piazza e doneranno il ricavato al reparto di pediatria dell'ospedale Ramazzini, seriamente danneggiato dal terremoto di un anno fa. In inglese, hanno battezzato l'iniziativa «Butchers for Children» (I macellai per i bambini) e l'hanno accompagnata con uno slogan che non ha nulla di scientifico: "La ciccia fa bene ai bambini". M'ispira un sordo disagio pensare che si possa legare un'iniziativa benefica alla morte degli animali, e capisco che siano divampate le polemiche degli animalisti e dei vegetariani. Io non desidero entrarvi, ma mi chiedo con tristezza perché tutte le volte che si delinea la contrapposizione, si parla della "libertà" di scegliere se mangiare o non mangiare carne.
Non si parla mai, invece, di una ben più importante libertà: quella di non essere mangiati. Vale a dire, del diritto alla vita per esseri che invece facciamo venire al mondo solo per farli diventare cibo. La maggior parte dei pulcini maschi vengono tritati vivi appena sgusciano dall'uovo, e vanno a fare concime. Ai pulcini femmina invece si taglia il becco, e si rinchiudono in gabbie strettissime dove in due mesi o poco più diventeranno un simulacro di gallina.
E' solo un orribile esempio, potrei andare avanti per centinaia di pagine a raccontare come si torturano gli animali che poi vengono abbattuti per le nostre esigenze, che si tratti di trasformare in giaccone la loro pelle o in bistecca la loro carne. Non sono consapevoli di dover morire? Non a livello razionale. Ma parlate con qualunque addetto ai macelli, e vi racconterà il terrore che invade i buoi o i capretti molto prima di essere giunti alla camera della morte. Coi loro finissimi sensi, molto più sviluppati dei nostri, gli animali percepiscono il massacro a cui vengono condotti, e ne provano un'indicibile angoscia.
Io, cresciuto in una cascina dove vedevo pulcini e vitellini e non mi sapevo adattare all'idea che poi venissero uccisi, sono vegetariano per scelta etica. Non ho mai accettato la visione utilitaristica della Bibbia circa gli animali, quel passo della Genesi in cui Dio dà in potere dell'uomo tutti gli altri esseri, e aggiunge: "Tutto ciò che si muove e ha vita vi servirà da cibo; io vi do tutto quanto, come l'erba verde." So qual è l'obiezione logica sempre ripetuta: se l'uomo non potesse servirsi degli animali, essi nemmeno nascerebbero, o ne nascerebbero assai di meno.
E' un'obiezione che non mi sconcerta, anzi trovo che l'ipotesi di una netta diminuzione degli animali sia perfettamente in sintonia con i più recenti studi scientifici. L'umanità non morirebbe di fame, anzi. Tecnicamente sarebbe possibile nutrire tutta l'umanità, se si fa la scelta vegetariana. Mangiare carne non è necessario, e una dieta in cui sia assente non è per nulla nociva alla nostra salute, purché condotta in modo equilibrato.
Ma c'è dell'altro. La scelta che dobbiamo fare è tra nutrire gli uomini e nutrire gli animali per consumarne la carne. La seconda scelta è la più costosa, ed è di gran lunga la meno sostenibile. Vi sottopongo un solo dato, ma molto convincente: un chilo di carne sulla nostra tavola ha richiesto 20mila litri di acqua, proprio quel cosiddetto "oro azzurro" che oggi noi impieghiamo e sprechiamo con la massima tranquillità. Se non sapremo o non vorremo correggere un modello di sviluppo sbagliato, le conseguenze saranno guerra, fame e desertificazione.
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GREEN STYLE
1 LUGLIO 2013
Gli animali non sono oggetti, lo dice la legge
In una famiglia che affronta una separazione, magari un divorzio, spesso a pagarne le spese sono i più delicati. Si perdoni l’associazione ma i figli, come gli animali d’affezione, sono i cuccioli indifesi di una casa. E se gli eventi si concludono con esito negativo si possono trovare al centro di una contesa e di molti litigi. In particolare per gli animali, se non si trova un accordo tra le parti, la soluzione finale è il canile oppure drammaticamente l’abbandono. Ma dal 2010, con la n.201 del 4 novembre, la legge e l’Europa accorrono in soccorso dei sentimenti degli animali. Vi è quindi una tutela e una protezione degli esemplari da compagnia. La messa in atto della legge è avvenuta recentemente a Varese, dopo un caso di separazione tra coniugi, creando di f atto un precedente importante. La IX Sezione civile del Tribunale di Varese ha definito senziente la natura di un gatto di proprietà, quindi un essere vivete e non un oggetto. Rimarcando l’accordo tra le parti che vedrà l’animale vivere nella casa della madre, insieme alla figlia, dove verranno sostenute le spese quotidiane. Mentre per i costi aggiuntivi e straordinari vi sarà una divisione equa tra le parti.
Una decisione importante che eleva il ruolo dell’animale, non a semplice complemento ma a parte integrante del nucleo familiare. Equiparando sostanzialmente il suo ruolo a quello di una persona, in quanto senziente, con sentimenti e con un proprio carattere.
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GEA PRESS
1 LUGLIO 2013
Modena – Il salvataggio dei rondoni (VIDEO e FOTOGALLERY)
L'impegno dei volontari del Centro Il Pettirosso, fino alla spinta decisiva verso la libertà
A decine, poi a centinaia ed infine a migliaia. Cadono sui marciapiedi parcheggi o piazze delle nostre città.
Si tratta dei rondoni, che ogni anno arrivano al Centro Fauna Selvatica il Pettirosso. Non è una malattia o pandemia, ma più semplicemente giovani rondoni che tentano di spiccare il primo volo. Le loro lunghissime ali, una volta caduti, non consentono un nuovo decollo. Quelle stesse ali che permetteranno lunghe migrazioni attraverso i continenti, rischiano in questo caso di risultare fatali.
Altitudini inimmaginabili. Fino a 10.000 metri di quota, per migliaia di chilometri. Il tutto ad una velocità prossima ai cento chilometri orari.
Le persone, nel caso di cadute al primo volo, li trovano a terra e chiamano i volontari o, ancor meglio, li portano direttamente al Centro il Pettirosso. A ricordare i numerosi soccorsi sono gli stessi volontari che spiegano altresì come in funzione dell’età ed altre specifiche esigenze i rondoni vengono trasferiti in voliere lunghe più di 20 metri. Una volta sistemati vengono prelevati solo per essere alimentati con una miscela specifica a base d’insetti. Questi animali, infatti, sono molto utili perché come tanti altri uccelli possiedono una dieta insettivora. Zanzare, mosche ed altri piccoli invertebrati alati, costituiscono per loro un pasto prelibato.
Chi dopo pochi giorni, altri dopo settimane, vengono tutti inanellati da un esperto dell’Ispra. Il rondone porterà così alla zampina quella che è una sorta di carta d’identità. Con questo anellino, informano dal Centro Il Pettirosso, si riuscirà a risalire alle informazioni sull’età e ricostruire le rotte di migrazione. Altri dati utili sono quelli sulle stime numeriche delle popolazioni selvatiche.
Arriva infine il giorno fatidico. I volontari fanno scaldare i muscoli dei piccoli uccelli prima di dargli la spinta decisiva per l’involo. I rondoni, grazie al Centro Il Pettirosso, hanno così guadagnato una seconda possibilità.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/animali-in-emergenza/modena-il-salvataggio-dei-rondoni-video-e-fotogallery/45851
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GEA PRESS
1 LUGLIO 2013
Senato – Via libera alla vivisezione
E' tornato, ma subito consumato, il teatrino dell'articolo quattordici
Un sostanziale fallimento, quello verificatosi la scorsa settimana in Senato presso la Commissione Politiche dell’Unione Europea. Un fallimento molto simile al famoso articolo 14 (cosiddetto emendamento Brambilla) della scorsa legislatura.
Quello degli emendamenti presentati in XIV Commissione del Senato (vedi articolo GeaPress ) che aveva fatto ben sperare, non porterà nulla di sostanzialmente diverso da quanto già esistente in Italia in tema di sperimentazione animale. Un allarme che si sarebbe già dovuto capire leggendo i resoconti della seduta della Commissione di mercoledì 26 giugno ma che invece, oltre al sospetto silenzio dei pro-sperimentazione animale, è stato accompagnato da una nuova scintillante comunicazione in casa animalista.
E’ bene sapere che così come esentato dalla Commissione, il Ddl di legge di delegazione europea non cambia pressocchè nulla negli aspetti finanche generali della sperimentazione animale. Un fatto che preoccupa, anche perchè si tratta del primo passo del Ddl e le successive tappe parlamentari si preannunciano come poco più che mere prese d’atto.
Già mercoledì scorso molti emendamenti anti vivisezionisti erano stati infatti dichiarati inammissibili se non addirittura ritirati dagli stessi parlamentari. Le motiviazioni erano pressocchè identiche a quelle della scorsa legislatura con il famoso, e forse inutile, articolo 14. Come dichiarato dal Presidente della Commissione gli emendamenti “si pongono in netto contrasto con la disciplina dettata dalla direttiva [ndr: Direttiva 2010/63/UE sulla “protezione degli animali utilizzati a fini scientifici”; cosiddetta Direttiva vivisezione]“. Va infatti rilevato, come in base alla stessa Direttiva europea l’Italia aveva un’unica possibilità per una loro più fattiva discussione. Prevedere norme più restrittive entro il novembre 2010 (la direttiva europea è del settembre 2010). Nel silenzio più assordante non solo dell’allora Governo Berlusconi, questo non è stato fatto.
COSA E’ STATO BOCCIATO IN SENATO
Molti degli emendamenti ora ritirati o dichiarati inammissibili ripercorrevano in sostanza cinque punti. Divieto di utilizzo di primati, cani e gatti, a meno che non risulti obbligatorio da legislazioni o da farmacopee nazionali e internazionali. Divieto di riutilizzo di un animale già usato in una procedura precedente. Divieto di sperimentazione in assenza di anestesia o analgesia, qualora la procedura provochi dolore. Divieto di esperimenti che comportano livelli di dolore classificate come «gravi» dalla direttiva. Divieto di allevamento e fornitura di cani, gatti e primati non umani destinati alla sperimentazione.
Sebbene quest’ultimo punto sia anch’esso stato dichiarato inammissibile, alcune parti sono risucite a passare dalla mannaia della Commissione. Un passaggio privato, però, di ogni capacità di modifica dell’attuale assetto della sperimentazione animale in Italia.
Come ha riferito lo stesso Presidente di Commissione “un divieto di allevamento [ndr: di cani gatti e primati] abbinato a un divieto di fornitura [ndr: ora bocciato], ovvero di commercio, si porrebbe in netto contrasto con l’intera disciplina dettata dalla direttiva, impedendo, di fatto, ogni possibilità di sperimentazione animale. Il solo divieto di allevamento, che consenta l’importazione degli animali destinati alla sperimentazione, potrebbe non essere in contrasto con la direttiva“. Questo dunque il limite. I beagle dagli USA, come quelli che si sospetta essere arrivati a Verona come a Pomezia, così come le scimmiette che si disse essere arrivate a Correzzana dalla Cina, potranno tranquillamente continuare ad essere inviate. In sostanza questo era il cosiddetto emendamento “anti-Green Hill”, visto che in Italia non vi sono strutture riproduttive per primati e gatti, mentre, per quelli di cani, l’allevamento di Montichiari era l’unico rimasto.
Le poche restanti norme approvate in Commissione sono tutte con … l’eccenzion fatta!. Si vieta per derogare. In definitiva gli emendamenti approvati sono simili a quelli pervenuti dalla Commissione Salute del Senato (vedi articolo GeaPress). Approvare in fretta e senza suscitare animosità. C’è il rischio multe da parte dell’Unione Europea (vedi articolo GeaPress ).
Da segnalare la previsione di sanzioni adeguate (il riferimento di legge, però, è quello debole sul maltrattamento di animali) e di finanziamenti alla ricerca alternativa. Un passo inziale pessimo, ma che forse, per evitare le multe, sembra proprio che non potesse andare in maniera diversa.
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IL TIRRENO
1 LUGLIO 2013
Uccelli avvelenati, Lav in soccorso
GROSSETO - Di ieri la notizia della strage di gazze ladre e taccole, una ventina in tutto, avvelenate nel parco di Villa Pizzetti a Grosseto. Oggi gli autori del ritrovamento dei poveri animali escono allo scoperto. Sono i volontari della Lav che hanno dato l’allarme. Grazie al loro intervento è stato possibile soccorrere gli animali sopravvissuti e denunciare l’episodio. «La gravità dell'episodio è enorme e il colpevole rischia fino a due anni di carcere in base all’articolo 544 bis del codice penale che punisce l’uccisone di animali», spiega Giacomo Bottinelli, responsabile Lav Grosseto. «Probabilmente le vittime predestinate erano i gatti che frequentano l’area del Pizzetti, ma in questi casi chiunque, uomo o animale, può essere a rischio». L’ordinanza ministeriale in vigore sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati proibisce a chiunque di «utilizzare in modo improprio, preparare, miscelare e abbandonare esche e bocconi avvelenati». Ma i veleni continuano a essere venduti senza restrizioni. Perciò Bottinelli chiede che sia vietata al più presto la vendita di lumachicidi e rodenticidi. Oggi, intanto, la Asl analizzerà i resti del cibo trovato in zona.
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BRESCIA OGGI
1 LUGLIO 2013
Nutrie, un caso controverso E Flero vuol cambiare strada
ANIMALI. La scienza ridimensiona molto il «problema» e apre a soluzioni di controllo incruente
Gli abbattimenti servono soltanto a far aumentare la popolazione Il Comune valuta un'alternativa che parte dalle sterilizzazioni Paolo Baldi
Prov. Di Brescia -Dal 1928, la data d'arrivo ufficiale in Italia con l'apertura del primo allevamento ad Alessandria, di strada ne ha fatta tanta. Con la chiusura delle tante «fabbriche di pellicce» di castorino a gestione familiare non più convenienti, molti esemplari vennero semplicemente liberati, e adesso la nutria, pur essendo un animale per niente aggressivo, viene a tratti considerata come un problema di «ordine pubblico» per via delle sue periodiche apparizioni nei centri abitati, e come una specie da combattere per l'impatto su reticolo idrico e agricoltura. Qual'è la situazione? Secondo la ricerca scientifica è disastrosa: non per gli effetti causati da questo roditore acquatico, ma per il fallimento dei costosi ed eticamente insostenibili piani di contenimento cruenti attuati finora, i cui unici risultati sono stati rappresentati dall'incremento delle popolazioni e da tanto denaro pubblico buttato al vento. Il tema è stato affrontato nei giorni scorsi a Flero: una scelta non casuale, dato che l'amministrazione comunale è per ora l'unica del Bresciano (e la seconda in Lombardia) ad aver preso in considerazione l'idea di un progetto di contenimento incruento del Myocastor coypus che prevede catture, sterilizzazioni e reimmissioni in ambiente. La richiesta di autorizzazione a procedere è già stata inoltrata agli uffici competenti (Provincia e Regione), e prima di partire sarà anche necessario trovare un ente scientifico di coordinamento al quale affidare la sovrintendenza dell'operazione: potrebbe essere il Museo di Scienze naturali di Brescia. Quello di Storia naturale di Milano è invece il riferimento del per ora unico piano nonviolento di controllo in attuazione in Lombardia: lo cura a Buccinasco, nel Milanese, il biologo e castorologo Samuele Venturini, invitato a Flero da Lega antivivisezione e Anpana di Brescia per fare il punto sulla situazione. Che è riassumibile in alcuni punti. Innanzitutto vanno ridimensionati i danni all'agricoltura causati da quello che si dovrebbe chiamare correttamente castoro sudamericano di palude: i relativi risarcimenti garantiti dagli enti pubblici ammontano al 5,3% del totale, contro per esempio il 14% a carico dei fagiani e delle lepri dei ripopolamenti venatori curati dagli Ambiti territoriali di caccia. Gli stessi danni, poi - ha spiegato Venturini - potrebbero essere ulteriormente ridotti, come si fa in Argentina (questa specie è originaria dell'area patagonica) garantendo una fascia di 5-10 metri di vegetazione naturale attorno ai corsi d'acqua: le nutrie sfrutterebbero l'incolto per scopi alimentari e ne guadagnerebbero la biodiversità e la salute di fiumi e canali. In secondo luogo gli abbattimenti sono sol o controproducenti: la nutria è fortemente territoriale, e il fatto di trovare ambiti «liberi» e scarsità o assenza di abitanti porta gli esemplari sopravvissuti ad aumentare il tasso riproduttivo. E così, come avviene puntualmente in molte specie sottoposte a «decimazione» (volpi e cinghiali insegnano), la popolazione anzichè diminuire cresce. Meglio insomma catturare i roditori e sterilizzarli. Infine, un ulteriore elemento di contenimento efficace è rappresentato dalla posa sugli argini di speciali reti metalliche rivestite: costano ma sono eterne, e oltre a favorire l'insediamento della vegetazione frenano anche la proliferazione del dannosissimo (questo sì) gambero rosso della Luisiana.
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NEL CUORE.ORG
1 LUGLIO 2013
CACCIA, UNA BOZZA DEL MINISTERO MODIFICA LA LEGGE 157/92
Allarme delle associazioni animaliste
E' in corso una modifica della legge sulla caccia (n. 157/92) che "autorizzerebbe la caccia sulla neve, la caccia agli ungulati anche nelle oasi di protezione e nei parchi con il pretesto del prelievo selettivo, e concede più tempo e più spazio per gli spari". Lo denuncia il deputato del Pdl, Basilio Catanoso, componente della commissione Agricoltura, che ha presentato un'interrogazione sulla proposta di revisione della legge n.157/92 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio".
Enpa e Lav esprimono "grande preoccupazione e contrarietà" anche perché è prevista l''eradicazione della fauna alloctona. "Mentre il percorso di applicazione della 157/92 si è rivelato lento perché osteggiato, invece - proseguono Enpa e Lav - il testo curato dal M ipaaf vuole accordare una corsia preferenziale per l'introduzione di un articolo che contempla la densità zero per alcune specie animali". Per queste, infatti, "non si contempla il ricorso né ai metodi ecologici obbligatori per legge, né ai censimenti, né ad altre valutazioni tecnico-scientifiche o ai divieti di commercializzazione, come avvenuto recentemente nel caso dello scoiattolo grigio di cui oggi è vietata la vendita". Infine, "il nuovo articolo 19, riformulato con l'obiettivo di bypassare le regole imposte dalla stessa legge, giustificando così il non tener conto di limitazioni e divieti, sottolinea come l'attività di controllo faunistico non costituisca esercizio di caccia". Quindi, "ci chiediamo perché, allora, non si escludano totalmente dalla delicata gestione faunistica tutti coloro che, muniti di tesserino per l'esercizio venatorio, vengono invece chiamati con il loro fucile ad abbattere animali - concludono le due associazioni - ci uniamo all'onorevole Catanoso nel chiedere di bloccare immediatamente le assurde ed insensate modifiche della legge 157/92: si ritorni invece al rispetto delle regole, della scienza e alla reale ed urgente esigenza di tutela della biodiversità con misure più rigorose". "C'è qualcosa di veramente superficiale, per non dire illogico, nell'idea di modificare in chiave venatoria la legge 157/92 sulla tutela della fauna, e la cosa diventa ancora piu' grave se la proposta di modifica giunge dalle istituzioni. Il ministro De Girolamo non perda un solo istante a smentire la bozza dei suoi Uffici". Lo dichiara la Lipu-BirdLife Italia che ha appreso, dal comunicato dell'onorevole Basilio Catanoso, della bozza di proposta di modifica della legge 157 sulla tutela della fauna e la disciplina della caccia che avrebbe predisposto il ministero delle Politiche agricole, per trasmetterla alla Conferenza de lle Regioni. "Gli anni passati sono una lunga sequenza di sconfitte e persino di brutte figure per chi ha tentato un allentamento filo-venatorio dei vincoli di tutela per glianimali selvatici - ricorda la Lipu - ha fallito l'onorevole Onnis, ha fallito l'allora ministro Alemanno, ha fallito il senatore Orsi e con lui tutti i blitz tentati qua e la' dagli amici parlamentari delle doppiette". |
GEA PRESS
1 LUGLIO 2013
Domani il Palio di Siena – In Piemonte, intanto, il TAR da ragione ai contradaioli: le legge sui maltrattamenti non si applica
A Fossano (CN) animalisti sotto cordone di polizia
Tutto è pronto per il Palio di Siena. Domani si rinnova la corsa delle mille polemiche tutelata finanche dalla legge contro i maltrattamenti degli animali. Questa come altre feste riconosciute dalle Regioni, esula, infatti, dal campo di applicazione della legge 189/04.
Lo ha purtroppo confermato la recente sentenza della Sezione Terza del TAR Piemonte che lo scorso aprile ha rigettato un ricorso della LAV a seguito di una delibera di Giunta regionale che aveva approvato la disciplina regionale di recepimento della legge 20 luglio 2004 n. 189. In sintesi la Regione aveva dettato una serie di criteri per il riconoscimento del carattere storico-culturale delle manifestazioni.
Il ricorso in effetti è un po’ più complicato. Il ricorrente, sottolinea la Terza Sezione del TAR Piemonte, aveva infatti sostenuto una distorta applicazione dell’art. 19 della legge 189/04 il quale “ha demandato all’Ente territoriale la autorizzazione o meno delle manifestazioni storico-culturali in cui si utilizzano animali”.
Il TAR, infatti, ha stabilito che la Delibera di Giunta individua legittimamente i criteri potenzialmente lesivi “cui ci si deve attenere nel valutare la sussistenza o meno, nelle manifestazioni con impiego di animali, di eventuali maltrattamenti, ma solo in seguito all’esito positivo dell’istruttoria”. Ovvero, in questo caso, al rilascio dell’autorizzazione al concreto svolgimento dell’iniziativa storico-culturale. Dunque, nulla osta della legge contro i maltrattamenti. Il Palio si può fare. Una giurisprudenza di certo non positiva. Proprio in Piemonte, sabato scorso, si è cosi regolarmente svolto il palio di Fossano (CN), nonostante l’anno scorso fosse morto un cavallo.
Circa 40 attivisti, provenienti dalla provincia di Torino e Cuneo, hanno dato vita ad un sit-in di protesta contro l’utilizzo dei cavalli da corsa.
Animalisti sotto cordone di polizia considerate alcune animosità da parte dei sostenitori della tradizione incredibilmente tutelata dalla legge contro i maltrattamenti di animali.
“Le motivazioni della protesta – dicono i volontari – sono state scritte in circa duecento mail che sono arrivate al Sindaco e ai giornali locali“. Sindaco sotto accusa, dunque, almeno per gli aspetti etici. Sui presunti maltrattamenti, però, guai a parlarne.
La legge, innanzi ai palii e feste con animali in generale, si eclissa se approvati dalle Regioni. Cavalli, verrebbe da dire, nel caso morti per suicidio. Abbiamo approvato e ben accolto una legge sui maltrattamenti che riesce ad autoeliminarsi dai suoi stessi campi di applicazione.
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AGEN PARL
1 LUGLIO 2013
ANIMALI: BRAMBILLA, QUALI CONTROLLI A ZOO E DELFINARI CHE NON RISPETTANO REGOLE E VENDONO I BIGLIETTI
Roma - Con quali strumenti intendano "intervenire sulle numerose strutture di detenzione (zoo e delfinari) che insistono sul territorio italiano e che, prive delle autorizzazioni previste anche ai sensi della legge 73/05, continuano a percepire le entrate dei biglietti di ingresso e ad operare in assenza dei minimi standard di prevenzione sanitaria e di sicurezza". Lo chiede in un'interrogazione scritta ai ministri della Salute, dell'Ambiente, della Politiche agricole e dell'Economia prendendo spunto dal caso dello "Zoo Safari Latina", struttura recentemente confiscata dal Corpo forestale dello Stato perché priva di autorizzazione, che ha operato per anni, facendo pagare un regolare biglietto al pubblico, nonostante le frequenti segnalazioni delle associazioni animaliste alle autorità competenti.
L'ex ministro, inoltre, chiede quali siano le garanzie che il Ministero della Salute intende offrire affinché episodi simili non si ripetano e se non si ritenga opportuno "assumere iniziative per un approfondimento" sulle cause dei decessi di animali avvenuti all'interno della struttura e sulle modalità con cui le carcasse sono state smaltite. |
AGRICOLAE.IT
1 LUGLIO 2013
Ue: in vigore il divieto di tagliare le pinne agli squali
Le pinne degli squali non potranno più essere recise dai loro animali e vendute a peso d’oro sui mercati orientali. Lo stop allo ‘spinnamento’ degli squali è diventato ufficialmente un regolamento europeo che impone a tutte le imbarcazioni che pescano nelle acque dell’Unione europea e, a tutte quelle dell’Ue che pescano nel mondo, l’obbligo di sbarcare in porto gli squali pescati con le pinne attaccate al corpo. Gli Stati membri non saranno quindi più autorizzati a concedere permessi di pesca speciali che autorizzano i loro pescherecci a tagliare le pinne a bordo, per poi gettare le carcasse o il pesce ancora vivo in mare, dove andrebbe incontro ad una morte certa. Con la messa al bando di quelle deroghe si chiude una lunga battaglia per salvare gli squali che ha mobilitato politici, ambientalisti, uomini di cultura e semplici cittadini: sono stati oltre 10.000 solo gli italiani ad aver sottoscritto già nel 2009 la petizione per la loro protezione lanciata dalla coalizione “Alleanza per lo squalo”. Senza contare che da anni la crisi spinge i consumatori ad acquistare una fetta di spinarolo, smeriglio, palombo o verdesca, senza sapere di mettere in tavola carne di squalo, di cui alcune sono minacciate di estinzione. Sono però le pinne a rappresentare la parte più pregiata dell’animale. In Oriente la zuppa di pinne di squalo è considerata una vera e propria prelibatezza, e una pinna di squalo di elefante può costare fino a 7.500 euro. La conseguenza è che il più fiero dei predatori, al top della catena alimentare nei mari, è ormai in pericolo in Europa e in tutto il mondo: sono circa 100 milioni quelli che vengono uccisi ogni anno.
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LA ZAMPA.IT
2 LUGLIO 2013
L’Unione Europea salva gli squali, stop al taglio delle pinne
Ogni anni ne vengono uccisi circa 100 milioni, soprattutto a scopo alimentare
Le pinne degli squali non potranno più essere recise dai loro animali e vendute a peso d’oro sui mercati orientali. Lo stop allo ’spinnamento’ degli squali è diventato ufficialmente un regolamento europeo che impone a tutte le imbarcazioni che pescano nelle acque dell’Unione europea e, a tutte quelle dell’Ue che pescano nel mondo, l’obbligo di sbarcare in porto gli squali pescati con le pinne attaccate al corpo. Gli Stati membri non saranno quindi più autorizzati a concedere permessi di pesca speciali che autorizzano i loro pescherecci a tagliare le pinne a bordo, per poi gettare le carcasse o il pesce ancora vivo in mare, dove andrebbe incontro ad una morte certa. Con la messa al bando di quelle deroghe si chiude una lunga battaglia per salvare gli squali che ha mobilitato politici, ambientalisti, uomini di cultura e semplici cittadini: sono stati oltre 10.000 solo gli italiani ad aver sottoscritto già nel 2009 la petizione per la loro protezione lanciata dalla coalizione «Alleanza per lo squalo». Senza contare che da anni la crisi spinge i consumatori ad acquistare una fetta di spinarolo, smeriglio, palombo o verdesca, senza sapere di mettere in tavola carne di squalo, di cui alcune sono minacciate di estinzione. Sono però le pinne a rappresentare la parte più pregiata dell’animale. In Oriente la zuppa di pinne di squalo è considerata una vera e propria prelibatezza, e una pinna di squalo di elefante può costare fino a 7.500 euro. La conseguenza è che il più fiero dei predatori, al top della catena alimentare nei mari, è ormai in pericolo in Europa e in tutto il mondo: sono circa 100 milioni quelli che vengono uccisi ogni anno.
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LA PROVINCIA PAVESE
1 LUGLIO 2013
Capriolo travolto sulla strada salvato da vigili e volontari
STRADELLA (PV) - Aveva una gamba rotta e una profonda ferita sul dorso, ma nonostante questo è riuscito a camminare e a fermarsi sul ciglio della strada, in un prato, dove poi è stato soccorso. È finita bene la disavventura di un capriolo, che, ieri mattina, è stato notato da alcuni passanti sulla via Emilia, ferito e in difficoltà. L'animale, di circa un anno, probabilmente era stato investito la notte prima da un'auto. Chi lo ha notato ha subito avvisato la polizia locale: gli agenti hanno contattato alcuni volontari, che si occupano del recupero degli animali feriti, che hanno stabilizzato il capriolo e portato d'urgenza al centro veterinario di Torrazza Coste. Sono parecchie le segnalazioni di questi animali, soprattutto nella zona del cavalcavia dell'autostrada, al confine con Portalbera: pare addirittura che i piccoli ora nascano direttamente in pianura e non scendano più dalla collina. Anche le sezioni comunali dei cacciatori hanno segnalato il fenomeno, che può causare grossi problemi, soprattutto alla viabilità.
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CORRIERE DELLE ALPI
1 LUGLIO 2013
Cavallo ripreso dai vigili
SOSPIROLO (BL) - Un cavallo scappa e semina panico tra gli automobilisti, lungo la Sp 12, a Oregne: l’animale è stato recuperato dai vigili del fuoco di Belluno che hanno anche cercato di capire da quale stallo sia fuggito. La chiamata, da parte di alcuni automobilisti che transitavano, è arrivata intorno alle 20.40 alla centrale dei vigili del fuoco di Belluno che sono partiti con una squadra. Non è semplice trovarsi davanti un quadrupede mentre si è al volante, comunque non ci sono stati incidenti: i vigili sono riusciti a recuperare il cavallo e a cercare il proprietario.
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TRENTINO
1 LUGLIO 2013
Sui Lessini una cucciolata di lupi
ALA (TN) - Una presenza oltremodo discreta almeno fino ad oggi: non ci sono segnalazioni nè di danni al bestiame nè di incontri diretti con l’uomo. Ma i segni del lupo in Lessinia, e nella zona della Sega di Ala in particolare, sono inconfondibili e numerosi ormai da più di un anno. Peli, escrementi e impronte nella neve che non sono sfuggiti fin dall’insediamento del primo animale a naturalisti e appassionati di montagna che frequentano la zona. Dall’anno scorso è accertata la presenza di una coppia, un maschio di origini dinariche che gli esperti hanno chiamanto Slavc, il cui arrivo attraverso le Alpi era stato monitorato passo passo grazie ad un radiocollare. Ed una femmina di ceppo italico, individuata solo grazie alle tracce, arrivata probabilmente dalle Alpi Occidentali, dove la presenza di questi grossi carnivori si è ormai consolidata e si c ontano 33 branchi per un totale di circa 150 esemplari. In ossequio alla zona (in buona parte in provincia di Verona) e con un pizzico di romanticismo, la femmina è stata chiamata Giulietta. Quello che però è stato annunciato a Bosco Chiesanuova in occasione dell’assemblea dell’Unione nazionale cacciatori zona Alpi è che i due animali stanno mettendo su famiglia. E dando vita, se tutto andrà per il meglio, al primo branco di lupi delle Alpi Orientali. A sostenerlo è Francesca Marucco, biologa dell’Università di Torino e coordinatrice tecnico scientifica del Centro conservazione e gestione grandi carnivori della Regione Piemonte. Forse la maggiore esperta di lupo oggi in Nord Italia. La certezza si potrà avere solo dopo la metà di luglio, quando i piccoli usciranno dalla tana ed inizieranno a lasciare le loro tracce a ssieme a quelli dei genitori. Ma il fatto che Slavc e Giulietta abbiano messo su famigli a è per lei quasi sicuro. Come certo è che si tratta di un caso assolutamente raro, visto che protagonisti ne sono due animali che appartengono a popolazioni che pur discendendo da un ceppo comune, sono state separate per secoli. Tanto che sulla Lessinia e sulla sua coppia «mista» si sta concentrando ora l’attenzione dei ricercatori di tutto il mondo. Al di là dell’aspetto strettamente scientifico, che magari ai più può anche non destare particolari emozioni, è l’evoluzione del fenomeno che a questo punto diventa abbastanza clamorosa. I due lupi hanno eletto la Lessinia a loro territorio stabile, e questo lo dimostra la permanenza ormai come coppia da più di un anno. E lo considerano abbastanza proficuo per riprodursi. Con i cuccioli formeranno un branco, come è tipico della loro specie, fino ad un numero da 5 a 7 esemplari. Nel branco una sola coppia, quella dominante, si riproduce. Ma con le prossime cucciolate inizierà la naturale dispersione di giovani individui al di fuori del territorio controllato dal branco. In parole povere, la ricolonizzazione da parte del lupo delle Alpi Orientali sta partendo questa estate dai Lessini. E tra qualche anno i lupi in Trentino non esisteranno più solo nelle favole.
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GAZZETTA DI MODENA
1 LUGLIO 2013
Bisce in collina, vietato ucciderle
Prov. di Modena - Nei giorni scorsi anche a Sassuolo, particolarmente nella zona collinare, sono stati avvistati alcuni esemplari di Natrix, più comunemente conosciute come bisce. «Non tutti sanno - chiarisce l'assessore alle politiche ambientali Francesca Buffagni - che anche le bisce rientrano tra gli esemplari di fauna selvatica protetta e che quindi non è consentito ucciderle. Il mio invito alla cittadinanza, qualora si avvisti qualsiasi esemplare di fauna selvatica, è di non intervenire da soli ma di chiamare il centro fauna selvatica Pettirosso. È indispensabile telefonare subito, nell'immediatezza dell'avvistamento per dare la possibilità ai volontari di restringere il capo di ricerca e di intervenire. Il numero da contattare è il 339-8183676: risponderanno i volontari che immediatamente arriveranno sul posto con una squadra addestrata e pronta al la cattura». Il centro fauna selvatica Pettirosso è costituito da un gruppo, sempre più numeroso, di volontari che non hanno saputo girare le spalle a quelle centinaia di animali selvatici feriti, vittime di incidenti stradali o semplicemente in difficoltà. Il centro è nato all'interno del Centro soccorso animali di Modena, associazione che già da 20 anni si occupa della tutela e salvaguardia di animali domestici, soprattutto cani e gatti, custodendoli all'interno dei suoi cinque rifugi sparsi sul territorio nelle province di Modena e Reggio Emilia. Il Centro fauna selvatica è nato anche per dare una risposta alle quelle persone e istituzioni che non sanno a chi rivolgersi quando si trovavano di fronte ad un animale selvatico ferito o in difficoltà. Per ulteriori informazioni visitare il sito internet www.centrofaunaselvatica.it.
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LEGGILO.NET
1 LUGLIO 2013
Furgone insegue cane e lo investe, video shock
Il VAN lo insegue proprio per investirlo...
Devo cercare di non farmi prendere la mano scrivendo questa terribile notizia, potrei scrivere un tot di parole che non sarebbe carino voi leggeste. Mi limito quindi a spiegarvi solo quello che è successo. Un povero cagnolino stava camminando per la strada quando questo furgone si è messo ad inseguirlo.
Nel video si vede il cane correre per scappare e il VAN che lo tallona strettamente fino a quando non lo investe. La povera bestiola si trascina a lato della strada. Una donna tra l’altro assiste ma gira le spalle al cane agonizzante, che con le sue ultime forze sale addirittura le scale per avvicinarsi nel posto dove ha sentito una presenza umana. Forse cercava un po’ di conforto e di coccole per non essere solo in quel momento. Così non è stato :’( Nel seguito del video si vede il furgone ed è chiaramente visibile la targa. Ora io spero che se non è possibile riservare lo stesso trattamento all’investitore, sia almeno possibile condannarlo ad una lunga pena detentiva. E’ accaduto in Cina come potrete vedere, e quindi credo che le mie speranze verranno disilluse. Posso capire investire accidentalmente un cane, ma farlo apposta è una c osa davvero da miserabili, almeno questo consentitemi di scriverlo!
ATTENZIONE CONTENUTO GRAFICO VIOLENTO. LIVE LEAK CHIEDE CONFERMA DELL’ETA’ PER POTERLO VEDERE.
http://www.leggilo.net/104310/furgone-insegue-cane-e-lo-investe-video-shock.html
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NEL CUORE.ORG
1 LUGLIO 2013
TEST SUGLI ANIMALI IN SVIZZERA, SEMPRE MENO BESTIOLE IMPIEGATE
I dati della Confederazione sugli esperimenti del 2012
Nel 2012 il numero di animali sottoposti a esperimenti è sceso a 606.434 (- 55.694) per un calo dell'8,4%. Lo rivela la Confederazione svizzera, secondo cui gli esperimenti che causano gravi sofferenze (livello di gravità 3) sono diminuiti del 15% e rappresentano l'1,9% di tutti gli esperimenti sugli animali condotti nel 2012. Per i test realizzati nell'ambito dei cosmetici o dei componenti di cosmetici non sono stati utilizzati animali.
"La legge svizzera sulla protezione degli animali (LPAn) - scrive news.admin.ch - è una delle più progressiste al mondo e regola anche gli esperimenti sugli animali (art. 17-20 LPAn). Per tutti gli interventi e le pratiche svolte su animali a scopo sperimentale deve essere inoltrata domanda alle autorità cantonali. I ricercatori - si legge ancora - devono essere in grado di provare che i vantaggi che la società potrà trarre dagli esperimenti sono tali da giustificare le sofferenze arrecate agli animali (ponderazione degli interessi). Devono inoltre dimostrare che non esistono metodi alternativi. Le domande sono esaminate da una commissione cantonale degli esperimenti sugli animali composta di specialisti e incaricati della protezione degli animali. L'Ufficio federale di veterinaria (Ufv) esercita l'alta vigilanza e ha diritto di ricorso contro le autorizzazioni cantonali (art. 25 e 40 LPAn)". L'anno scorso sono state rilasciate 947 nuove autorizzazioni cantonali a svolgere esperimenti sugli animali (- 6,7%), di cui il 60% vincolato a condizioni. Considerate quelle rilasciate negli anni precedenti, le autorizzazioni valide sono state in totale 3.616; le autorità cantonali di autorizzazione hanno respinto otto domande e l'Ufv ha presentato un ricorso contro un'autorizzazione cantonale. L '80% degli animali usati sono stati roditori da laboratorio (topi, ratti, criceti o porcellini d'India). I volatili, in particolare il pollame, sono stati impiegati nel 9% dei casi. Per il resto, pesci (4 %), animali domestici e da reddito, conigli, anfibi, primati e altri mammiferi. Nel 2012 quasi la metà degli animali da laboratorio è stata utilizzata nelle università e negli ospedali (+8%). Nella ricerca fondamentale il numero di bestiole usato è lievemente aumentato, mentre negli altri settori c'è stato un calo, come nella ricerca industriale, dove è diminuito del 24%. Infine, sempre l'anno scorso, il 78% degli esperimenti sugli animali ha riguardato il livello di gravità 0 oppure 1, il 20,1% al livello 2 e solo l'1,9% al livello di gravità 3, in una scala che va dai test che non inducono sofferenze (zero) a quelli che arrivano a compromettere la salute della bestiola impiegata (tre). |
NEL CUORE.ORG
1 LUGLIO 2013
INDIA, 3.000 MULI E 1.500 EQUINI IN DIFFICOLTA' PER LE INONDAZIONI
Gli attivisti preoccupati: "Il governo ci aiuti"
Da due settimane le inondazioni causate dai monsoni, i più forti degli ultimi ottant'anni, stanno devastando la regione indiana dell'Uttarakhand. Oltre a tremila persone scomparse sotto l'acqua, pure gli animali sono in difficoltà: bloccati in zone impervie e senza cibo. Non possono essere trasportati a bordo degli aerei e sono intrappolati in zone inaccessibili a piedi.
Nel corso di una riunione dei vertici governativi che si è tenuta venerdì sera, il primo ministro dell'Uttarakhand, Vijay Bahuguna, ha emanato direttive per inviare elicotteri nelle aree interessate e per garantire agli animali di non morire di fame. Due giorni fa, invece, due elicotteri che trasportano foraggio sono stati inviati nelle aree Badrinath e Kedarnath. Ci sarebbero 3.000 muli bloccati nell'Hemku nd, nel Kedarnath e nel Govindghat. "L'ultima volta che ci siamo andati, c'erano cadaveri intorno", hanno fatto sapere alcune fonti al sito dnaindia. E non solo: nel Gaurikund ci sono ancora cavalli, mucche, bufali e cani in difficoltà. Si ritiene che ci siano anche più di 1.000 animali bloccati nel Kedarnath, ma anche tra i 1.000 e i 1.500 equini a Govind Ghat con i loro proprietari. Ci sono, poi, altri 200 e rotti bloccati a Ghangaria. Venerdì scorso, per la prima volta, una ventina di sacchetti di foraggio sono stati portati a questi animali e i proprietari di equini hanno iniziato a litigare per aggiudicarsi il cibo. Dopo molte insistenze, l'esercito ha costruito un ponte per collegare Gaurikund, Raambara e Jungle Chatti attraverso cui i muli sono stati messi al sicuro. E un paio di elicotteri sono riusciti a portare cibo in altre tre zone: Gaucher, Badrinath e Kedarnath. "Quello che ci serve è l'intervento del governo. Ci sono t anti alimenti ma non riusciamo a portarli agli animali. Abbiamo bisogno di più elicotteri per distribuire il cibo", ha detto uno dei soccorritori. Intanto, secondo gli attivisti, la priorità dovrebbe essere un approvvigionamento continuo di foraggio per gli animali, ma bisogna lavorare nel contempo affinché gli animali siano evacuati al più presto. |
GIORNALETTISMO
1 LUGLIO 2013
Il cane che voleva mordere i ciclisti al Tour de France
Brivido per i ciclisti del Tour de France a pochi minuti dalla fine della seconda tappa. Un cagnolino bianco ha più volte attraversato la strada proprio mentre sopraggiungeva il gruppone composto da circa 200 atleti. L’animale ha più volte tagliato la carreggiata fino a quando uno spettatore lo ha spaventato inducendolo a lasciare l’asfalto. L’impatto con le biciclette (evitate per un soffio) avrebbe causato una pericolosa maxi caduta.
VIDEO
http://www.giornalettismo.com/archives/1008901/il-cane-che-minaccia-i-ciclisti-al-tour-de-france/
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RAVENNA E DINTORNI
2 LUGLIO 2013
Tornano a casa e trovano il cane in cortile ammazzato da una fucilata
Nel corpo di Luna, meticcio di 18 mesi, un proiettile calibro 22
Da qualche tempo le lamentele di un vicino di casa per il rumore
Prov. Di Ravenna - Un cane meticcio di 18 mesi è stato ammazzato con un colpo di fucile nella notte tra sabato e domenica mentre si trovava nel cortile di casa a Savarna. I proprietari, una giovane coppia che vive nel paese da un paio di anni ed era fuori casa la notte dell'episodio, hanno presentato querela contro ignoti. Il nome di un sospettato pare già esserci: in passato la famiglia aveva ricevuto le lamentele di qualcuno per il disturbo del cane. Inizialmente pareva potesse trattarsi di un caso di avvelenamento poi il veterinario ha invece dato il tragico responso: una pallottola calibro 22, forse di una carabina, nel torace. Sono partite d'ufficio le indagini dei carabinieri della stazione locale, chiamati dai proprietari del cane al momento del ritrovamento del corpo.
Xheni Alushi, proprietaria del cane, ha inviato una email in redazione: «Voglio che si sappia questa storia e voglio andare fino in fondo. Non voglio accettare che passi come se niente fosse». Negli ultimi mesi sono stati diversi gli episodi in cui è emerso il fastidio di qualcuno nel vicinato nei confronti della bestiola: «Ho cercato di andare incontro a questa persona, tenendo in casa il cane durante la notte. Ma se noi non siamo a casa non posso. Sabato notte ci siamo fermati a dormire dai miei genitori a Ravenna e domenica mattina i vicini ci hanno chiamato quando hanno visto Luna morta a terra nel cortile».
L'episodio di Savarna ha un precedente di pochi mesi fa a Classe. Lo scorso novembre la polizia denunciò un 46enne che aveva sparato e ucciso una cagnolina di un privato.
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ROMAGNA NOI
2 LUGLIO 2013
Ravenna
Cagnolina ammazzata a fucilate in cortile
Trovati proiettili di carabina. C’è già un sospettato. I proprietari: “Terrorizzati dal gesto di un folle”
SAVARNA (RA) - L’hanno trovata riversa in una pozza di sangue, a pochi passi dal cancello d’ingresso sul quale si sporgeva scodinzolando e abbaiando al passaggio di qualche sconosciuto. Aveva appena 18 mesi Luna, un piccolo meticcio nato dal probabile incrocio tra uno schnauzer e uno spinone. E’ stata freddata con un colpo di fucile nella notte tra sabato e domenica, guarda caso quando i proprietari - una giovane coppia che da un paio di anni si è trasferita a Savarna in via Fenaria Vecchia 51 - era fuori casa.
Ora sono sotto choc. Dopo aver sporto querela contro ignoti, stanno addirittura valutando la possibilità di andarsene da Savarna e vendere quella villetta indipendente con il cortile recintato su tutti e quattro i lati. Perché - ed è questa l’inquietante realtà emersa analizzando il piccolo animale senza vita - in quel paesino tranquillo nella campagna ravennate, c’è un folle capace di sparare in mezzo al centro abitato per chissà quale motivo. Anche se i sospetti non mancano. Tanto più che con il senno di poi Xheni Alushi, la 30enne proprietaria di Luna, ricollega gli episodi a dir poco singolari accaduti negli ultimi mesi. Sono stati alcuni vicini, domenica mattina, a scoprire il corpo di Luna. Erano le 10 circa quando hanno telefonato alla coppia. Alla vista del cane, ormai senza vita a pochi passi dall’ingresso, i proprietari chiamano i carabinieri della stazione di Savarna: a un primo sguardo i sintomi sembrano quelli del classico avvelenamento da polpetta. Ma è il veterinario di fiducia a svelare le cause della morte: la radiografia mostra una pallottola calibro 22 nel torace della bestiola, esplosa probabilmente da una carabina. Venuti a conoscenza del referto medico, dalla serata di domenica i militari della stazione di Savarna compiono sopralluoghi nei dintorni dell’abitazione, senza rinvenire nulla. Il bossolo non si trova. Segno, pensano, che il colpo non sia stato esploso a bruciapelo ma a distanza.
Intanto i sospetti sul responsabile aumentano. Negli ultimi mesi la coppia aveva vissuto qualche tensione, legata proprio ai rumori del cane. Lamentele che - rivela la Xheni - "erano arrivate al limite della molestia”. La coppia ha deciso di sporgere denuncia, avvisando anche l’Enpa, l’ente nazionale protezione animali. E sta valutando la possibilità di lasciare per sempre l’abitazione di Savarna.
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NEL CUORE.ORG
2 LUGLIO 2013
FOGGIA, STRAGE DI 15 GATTI: "UCCISI CON POLPETTE DI CARNE E CHIODI"
Gli animalisti pronti a presentare una denuncia
Una denuncia verrà depositata domani in Procura a Foggia dopo l'uccisione di una quindicina di gatti condominiali avvenuta nel giro di una ventina di giorni nel cortile di un complesso di quattro-cinque edifici di via Nicola Stame alla periferia del capoluogo pugliese. Lo riferisce la rappresentante legale dell'associazione volontari Protezione animali della città pugliese, Terry Marangelli. La denuncia sarà corredata dalle numerose firme raccolte negli ultimi giorni. I gatti, che stazionavano in modo permanente nel cortile e ai quali alcuni residenti lasciavano del cibo, sarebbero stati uccisi con delle polpette avvelenate dalla metaldeide (un lumachicida) ma, secondo quanto emerso, avrebbero inghiottito anche chiodi e pezzi di vetro nascosti nella carne. Solo un gattino, ribattezzato "Nasino" e divenuto mascotte della protesta, è sopravvissuto allo sterminio.
Domenica sera davanti alle palazzine si è svolta una manifestazione alla quale hanno partecipato oltre 100 persone. Insieme ai volontari locali, erano presenti militanti dell'Animal liberation front, arrivati anche dall'estero, altri animalisti e personaggi del mondo dello spettacolo come il ballerino Enzo Paolo Turchi e il cantante Francesco Baccini. La show girl Carmen Russo, moglie di Turchi, era a Foggia per sostenere la protesta ma è rimasta in albergo. Alla fine c'è stato anche un corteo fino a viale Fortore. In città sono stati affissi tre grandi manifesti 6X3 oltre a manifestini più piccoli nei quali si promuove una ricompensa di 2000 euro (1000 dell'associazione Protezione animali di Foggia e 1000 dell'Alf) per chiunque fornirà informazioni utili per individuare il responsabile o i responsabili della morte dei gatti. Particolarmente dure le parole e gli slogan urlati dai manifestanti nei confronti del presunto autore dell'avvelenamento che, secondo gli attivisti, dovrebbe essere un residente del condominio al quale evidentemente la presenza dei felini non era gradita. |
DAUNIANEWS
2 LUGLIO 2013
Foggia, è caccia al killer dei gatti
Oltre 15 i randagi uccisi, previsti 2mila euro per chi fornisce notizie utili a rintracciarlo
FOGGIA - E’ caccia al killer degli oltre 15 gatti, uccisi barbaramente negli ultimi giorni tra viale Fortore e via Stame con polpette contenenti non solo veleno ma anche chiodi e vetri. Prevista una ricompensa di 2mila euro chi permetterà di assicurare alla giustizia il delinquente. Si è svolta anche una manifestazione promossa da associazioni locali e nazionali per la protezione degli animali. Oltre a numerosi cittadini e famiglie, anche indignati animalisti da tutta italia, tra cui volti popolari del mondo dello spettacolo, come il cantautore Francesco Baccini e il ballerino Enzo Paolo Turchi.
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YAHOO NOTIZIE
2 LUGLIO 2013
Foggia, strage di gatti nel cortile di un condominio del capoluogo dauno
Foggia - Una denuncia verra' depositata domani in Procura a Foggia dopo l'uccisione di una quindicina di gatti condominiali avvenuta nel giro di una ventina di giorni nel cortile di un complesso di quattro-cinque edifici di via Nicola Stame alla periferia del capoluogo dauno. Lo riferisce all'Adnkronos la rappresentante legale dell'associazione volontari Protezione animali della citta' pugliese, Terry Marangelli.
La denuncia sara' corredata dalle numerose firme raccolte negli ultimi giorni a sostegno della causa animalista . I gatti, che stazionavano in modo permanente nel cortile e ai quali alcuni residenti lasciavano del cibo, sarebbero stati uccisi con delle polpette avvelenate dalla metaldeide (un lumachicida) ma, secondo quanto emerso, avrebbero inghiottito anche chiodi e pezzi di vetro nascosti nella carne.
Solo un gattino, ribattezzato 'Nasino' e divenuto mascotte della protesta, e' sopravvissuto allo sterminio. Domenica sera davanti alle palazzine si e' svolta una manifestazione alla quale hanno partecipato oltre 100 persone. Insieme ai volontari locali, erano presenti militanti dell'Animal Liberation front, giunti anche dall'estero, altri animalisti e personaggi del mondo dello spettacolo come il ballerino Enzo Paolo Turchi e il cantante Francesco Baccini. La show girl Carmen Russo, moglie di Turchi, era a Foggia per sostenere la protesta ma e' rimasta in albergo. Alla fine c'e' stato anche un corteo fino a viale Fortore.
In citta' sono stati affissi tre grandi manifesti 6X3 oltre a manifestini piu' piccoli nei quali si promuove una ricompensa di 2000 euro (1000 dell'associazione Protezione animali di Foggia e 1000 dell'Alf) per chiunque fornira' informazioni utili per individuare il responsabile o i responsabili della morte dei gatti.
Particolarmente dure le parole e gli slogan (''assassino'', ''sadico'', ''killer delle polpette'' e altri ancora piu' pesanti) urlati dai manifestanti nei confronti del presunto autore dell'avvelenamento che, secondo gli animalisti, dovrebbe essere un residente del condominio al quale evidentemente la presenza dei felini non era gradita. In questi giorni sono apparse anche scritte sui muri firmate Alf.
''E' stato un atto di barbarie - spiega Marangelli - invitiamo gli abitanti del condominio a vigilare affinche' i responsabili non continuino in questi gesti, oltre che a denunciare se sanno qualcosa e a partecipare alle nostre manifestazioni. Speriamo che si possa prendere il colpevole. Chi fa queste cose crede di poter rimanere nell'ombra ma prima o poi il passo falso lo commette sempre''.
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CANICATTI’ WEB
2 LUGLIO 2013
Agrigento, avvelenati due cani randagi in via Dante
Due cani randagi sono stati avvelenati in via Dante. Un gesto di una cattiveria inaudita, che ha portato alla morte delle due bestiole, che si sono imbattutte nelle trappola letali. Entrambi gli animali accettavano con dolcezza le coccole dei residenti e le ciotole di cibo e acqua che gli abitanti del quartiere lasciavano nelle vicinanze dei cassonetti dei rifiuti. Sono morti dopo alcune ore di agonia, mentre un veterinario dell’Asp ha cercato di tamponare il danno irreversibile causato dal veleno.
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SALERNO NOTIZIE
2 LUGLIO 2013
Salerno: investe cane e scappa, Agenti della Municipalecercano di risalire al pirata della strada
Personale di questo Comando interveniva nella zona orientale ove un cane di grossa taglia era stato investito da un veicolo in transito il cui conducente si era allontanato senza prestare soccorso all’animale. Da una attenta analisi dei luoghi i caschi bianchi hanno rinvenuto la targa anteriore di un veicolo con evidente ammaccatura, appartenente molto probabilmente al veicolo investitore. Sono in corso accertamenti per risalire al responsabile dell’investimento e dell’omesso soccorso. […]
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L’ARENA
2 LUGLIO 2013
Aquila impallinata?
«No, ha perso le penne»
LESSINIA (VR). Dai cacciatori alla Forestale, alle guardie, nessuno crede all'ipotesi che a sparare sia stato un bracconiere. Parricelli: «Potrebbe essere stato un impatto con un filo teso che ha sbilanciato l'animale»
Di sicuro non è stata una fucilata a spennare l'aquila fotografata sopra Castelberto, al limite con la trentina Valle dei Ronchi dal fotonaturalista Cristiano Izzo. La prima ipotesi, che ha suscitato un certo scalpore, sosteneva la probabilità che si trattasse del lavoro di un bracconiere che per farsi trofeo dell'aquila non avrebbe esitato a sparare a un esemplare superprotetto, fra l'altro in periodo di silenzio venatorio. Ma il proiettile di una carabina non avrebbe mai potuto causare un buco del diametro di almeno 20 centimetri e comunque, visto che mancano penne importanti sia sulle ali sia sulla coda, non può essersi trattato di un proiettile. Resterebbe l'ipotesi di una rosa di pallini, ma per causare un danno del genere sarebbe dovuta essere sparata quanto meno a una distanza di un paio di metri, ipotesi possibile ma che non avrebbe lasciato vivo l'uccello. Che cosa può essere successo all'aquila allora? «La più naturale delle cose possibili», risponde Elio Sauro, esperto cacciatore di Bosco Chiesanuova, «perché almeno cinque o sei volte nella mia vita di cacciatore ho visto aquile con penne mancanti quando è il momento della muta. L'esemplare fotografato è semplicemente in muta e non è stato colpito da nessun proiettile: si vede chiaramente che mancano quattro penne remiganti principali sull'ala destra; altre due mancano su quella sinistra e ha solo due penne timoniere esterne con le sopracaudali bianche, mentre ha perso tutte le altre penne della coda», conclude. Anche un appassionato del Corpo Forestale dello Stato arriva alla stessa conclusione: «Un'aquila non può essere stata colpita in volo a quel modo: non me la sento di dire che si tratti di una fucilata». L'ipotesi alternativa che propone Paolo Parricelli, guardia del Parco della Lessinia è che «potrebbe essere stato un impatto accidentale con un filo teso che ha sbilanciato l'animale: può aver colpito prima con un'ala, la più rovinata, poi con l'altra e la coda, nel tentativo di mantenersi in volo». «Posso fare una terza ipotesi», aggiunge Sauro, che resta comunque convinto che la prima, quella della muta delle penne, sia la più plausibile: «Potrebbe essere stato un attacco da parte di una coppia di aquile a questo intruso: quando infatti invade il territorio viene immediatamente cacciato con attacchi fulminei dagli esemplari residenti: di solito per l'invasore non c'è scampo, perché non si esce vivi dall'attacco simultaneo di due aquile. È un'ipotesi possibile ma improbabile proprio per questa ragione», aggiunge. Sarà un'aquila disabile? «Non per volare, solo per cacciare sollevando le prede com'è sua abitudine. Ma non per sempre. Dovrà accontentarsi, fino alla ricrescita delle nuove penne, di prede piccole che può artigliare e portarsi in volo. Per quelle più pesanti come agnelli e piccoli di capriolo sarà costretta a consumare il suo pasto a terra».
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LA REPUBBLICA
2 LUGLIO 2013
"Cani ridotti a cibo per cani"
I sospetti sulle adozioni all'estero
Migliaia di animali trasferiti in Germania e in altri paesi senza che sia neppure precisato il nome di chi li adotta. Poi se ne perdono le tracce e si aprono gli scenari più foschi. Il caso è finito anche all'Europarlamento, a Ischia è in corso un processo. Le associazioni animaliste chiedono un intervento deciso e nuove regole
MARGHERITA D'AMICO
ROMA - Agli occhi di svizzeri, tedeschi, svedesi, belgi, austriaci, francesi, inglesi, in tema di rispetto per gli animali noi siamo terzo mondo. Contrassegnati da corruzione, brutalità, canili lager. Ci ritroviamo perciò sullo stesso piano delle perreras comunali spagnole assimilate a mattatoi, parenti delle stragi autorizzate in Romania o delle miserie e violenze di Grecia e Turchia. Una situazione che motiva imponenti tradotte sotto il nome di adozioni private, anche se a puntare l'indice sono nazioni che effettuano le loro epurazioni legali nel riserbo: invisibili camere a gas, cani e gatti ceduti alla vivisezione, bordelli in cui se ne abusa sessualmente. E non basta. In un'interrogazione del 2011 dell'europarlamentare Cristiana Muscardini, vicepresidente della Commissione commercio internazionale, si chiedevano lumi sulla movimentazione internazionale di randagi ipotizzandone la macellazione. Il sospetto più diffuso, motivato anche dal forte incremento di intolleranze alimentari fra gli animali domestici. è che la carne di cani e gatti possa servire alla produzione di mangimi destinati ai loro simili più fortunati. Fra i controlli cosiddetti di qualità sembra mancare quello adatto a stabilire a quale specie appartenga la carne, dando per buone le autocertificazioni aziendali. Quanto al traffico della droga, anche nelle pinete tirreniche sono stati rinvenuti i corpi squartati di cani usati come inconsapevoli corrieri, né si può escludere che parecchi randagi finiscano alla produzione di pelli e pellicce.
La contraddizione. Gli animali partono verso regioni del Continente dove, ci viene spiegato, il randagismo non è mai esistito perché oltre a uccidere si sterilizza a dovere. Qui una pietà diffusa indurrebbe i cittadini a incamerare orde di meticci paralizzati, malati, anziché evitare l'eutanasia ai propri. Molti dubbi e poche prove, ma considerando l'argomento minore, o scomodo, a dispetto di segnalazioni e denunce da tutta Italia si archivia con facilità, o si omette di indagare a fondo. Forse anche scoraggiati dalla scarsa collaborazione oltrefrontiera. Una delle due rogatorie internazionali avanzate durante la fase istruttoria di un processo - unico sull'argomento - in corso a Napoli riguardo i randagi di Ischia a lungo esportati e volatilizzati in Germania, è rimasta senza riscontro. A Verona, nel 1995, si indagò per verificare nomi e indirizzi a cui erano stati inviati cento cani. Gli intestatari risultarono tutti falsi o morti, ma la faccenda fu presto dimenticata. Gli animali in uscita sono così numerosi, e da tanti anni, che, pure ve ne fosse l'intenzione, è utopistico verificare che abbiano davvero trovato famiglia. Migliaia, centinaia di migliaia; non esistono risorse né condizioni materiali per effettuare regolari tour del nord Europa, entrando nelle abitazioni private. In alcuni casi, chi esporta intasca pure i contributi erogati da alcuni Comuni italiani per promuovere le adozioni; alcune Asl poi concedono gratuitamente passaporti che di solito hanno un costo. Per i cani, s'intende, poiché i gatti, privi di anagrafe, viaggiano senza nemmeno il microchip: invisibili. Spesso, ormai, non ci si perita neppure di indicare l'adottante straniero, nome e cognome; l'associazione esportatrice s'intesta direttamente gli animali, per trasbordali in canili fuori patria e proporli su siti specializzati ancor prima del loro arrivo: la tassa di riscatto che dovrebbe servire a rimborsare le spese può arrivare fino a 400 euro. "Si fomenta lo sdegno verso i nostri canili, avallando continui trasferimenti di animali. C'è chi s'impegna in demonizzazioni che vanno ben oltre l'effettiva criticità di certe situazioni", dice Maria Teresa Corsi, presidente della Lega nazionale per la difesa del cane di Galatone, in provincia di Lecce. "I luogotenenti dei trafficanti arruolano ragazzi giovani, che desiderano un futuro migliore per gli animali. I volontari offrono accoglienza provvisoria, ripuliscono i cani dalle zecche, ma non appena vogliono sapere con maggior precisione dove sia finito l'esemplare che hanno accudito subentra 'la privacy dell'adottante'. Se insistono sono fuori". "Come prova mandano solo foto, fatte in serie. Sul cuscino, nell'erba, mai la faccia della persona che ha adottato", aggiunge Maria Teresa. "Oppure qualcuno se li intesta in Italia per prenderli dal canile e subito dopo li cede. A Lecce c'è chi oggi avrebbe decine di cani, si va avanti per deleghe: è illegale. Dal 2003, con l'ausilio delle forze dell'ordine, siamo riusciti a bloccare quattro grandi trasferimenti". La scoperta. Giuseppe Moscatelli, guardia zoofila Enpa a Terni, da anni si scontra con il fenomeno delle adozioni internazionali. "Ho iniziato con il canile Colle Arpea a Rieti. Lì 282 cani ridotti come larve facevano da copertura al movimento dei randagi, catturati e trasferiti in Germania ogni settimana. La struttura aveva convenzioni con almeno 80 Comuni laziali, ai cani neppure si controllavano i microchip per appurare che non fossero smarriti tanto da far sospettare furti su commissione. In seguito Colle Arpea fu chiuso, gli ospiti residui trasferiti a Nord. Quindi la partita si è spostata in Umbria, al rifugio privato di Stroncone", continua Moscatelli, "nel marzo 2012 la struttura finì sotto sequestro amministrativo e fui nominato custode aggiunto. Mi adoprai per arginare la fuoriuscita di animali pretendendo documentazione rigorosa. Per questo ho subito intimidazioni, pedinamenti, assurdi esposti". Anche i coniugi Viotti, titolari un rifugio in convenzione vicino Tivoli, raccontano quel che assomiglia a un assedio intanto che alcuni comuni da quasi un anno hanno smesso di pagare: "Si verifica quanto minacciato da chi insiste per mandare all'estero i nostri cani: 'Vi faremo chiudere'. Da principio ci fidavamo di queste persone, provenienti da diversi gruppi. Si presentavano col placet delle autorità. Poi qualcosa non quadrava. Hanno iniziato portandoci via una ventina di cani, quindi hanno seguito altrettanti gatti, consegnati a una signora di Terracina. Quando l'abbiamo richiamata ha detto che erano già andati a riprenderseli: 'Non mettetemi in mezzo, ho dovuto farlo'. Ci hanno diffamati facendo circolare su internet che teniamo male gli animali: niente di più falso e riteniamo che le successive ispezioni sanitarie l'abbiano dimostrato". L'inchiesta. Nel 2006, grazie alle denunce animaliste e alla determinazione della pm Maria Cristina Gargiulo, si apre un'inchiesta sfociata nell'unico procedimento giudiziario mai istruito su un caso del genere. Un processo che procede vergognosamente a rilento - si avvicinano i tempi di prescrizione - presso il Tribunale di Napoli. Nella fase delle indagini si appurò che i presunti adottanti dei randagi che partivano dal canile di Panza, a Forio d'Ischia, non esistevano. I tanti animali partiti per la Germania erano spariti sullo sfondo di loschi movimenti di denaro. I cinque responsabili della struttura furono rinviati a giudizio con gravi capi d'accusa, mentre ai rappresentanti delle Asl fu imputato il semplice falso ideologico. A dispetto dello scandalo, nel 2007 il rifugio passò a una nuova associazione tedesca che vanta decine di punti di raccolta e smistamento cani e gatti in Europa. "La fresca gestione rinunciò a un credito di 62.500 euro in cambio di 51 cani, per riprendere indisturbata l'invio di animali all'estero", racconta Maria Pagano, attivista di Una - Uomo natura animali - di Ischia, che assieme a Pass Pro Natur a ha condotto la lunga battaglia contro le tratte del canile ischitano. Chi dovrebbe controllare. "Spetterebbe all'Unione europea stabilire regole secondo cui gli animali non siano considerati merce", dichiara Paola Tintori, presidente dell'Enpa di Perugia e docente di Matematica Finanziaria presso l'ateneo dell'università umbra. "L'Enpa dice un no netto ai trasferimenti da canile a canile. Ma non possiamo opporci, come cittadini comunitari, alle adozioni individuali. Con la delega dei Comuni, in base all'art 998 UE, si possono portare via fino a cinque cani a testa, anche in auto". Oltre però le regole Traces (Trade Control and Export System, piattaforma informatica veterinaria comunitaria che dovrebbe segnalare, certificare e verificare esportazioni, importazioni e scambi di animali e prodotti di origine animale) prevedono che al momento del rilascio della documentazione necessaria al viaggio per un numero di cani superiore a cinque l'autorità sanitaria di un paese mandi comunicazione per via informatica all'autorità omologa del paese di destinazione. "Poiché in ambito europeo le norme su animali d'affezione e randagismo sono diverse, è la stessa UE che dovrebbe lavorare a un'omologazione normativa e farla poi rispettare". "Non c'è da meravigliarsi se in Germania i canili non sono mai affollati, dato che l'eutanasia per i randagi è applicata in modo ben meno restrittivo che in Italia" commenta Maria Pagano. "La Tierschutzgesetz, legge tedesca per la protezione degli animali, ne permette la destinazione alla sperimentazione a dispetto dei riconosciuti protocolli che circoscrivono genere e provenienza dei soggetti da impiegare. Si deroga nel caso di indisponibilità delle specie richieste, ripiegando su cani e gatti importati dall'estero. Norme applicative permettono inoltre ai privati la cessione di animali malati ai test di laboratorio". Non vige, in ogni caso, condizione di reciprocità giuridica fra le regole di gran parte degli altri paesi occidentali e la nostra 281/91, che vieta di uccidere i randagi e di cederli alla vivisezione. "Abbiamo preparato una proposta di legge che proibisca le adozioni all'estero, puntando proprio sull'illegittimità di mandare i nostri animali in paesi dove rischiano soppressione e torture" dice Walter Caporale, presidente degli Animalisti Italiani, mentre Susanna Chiesa, presidente di Freccia45, aggiunge: "Siamo in disaccordo con chi trasferisce cani dall'Italia verso stati stranieri, non ve n'è alcun bisogno. Varie volte abbiamo appreso che l'invio di cani in Svizzera si era concluso con la loro soppressione. Senza tener conto dell'incubo vivisezione, attuale e da tenere sempre presente. A maggior ragione dal 2010, quando in Europa è stata ratificata la sperimentazione sui randagi, da noi proibita". Serve una legge. "Per opporci ai trasferimenti all'estero non abbiamo lo strumento giuridico" dice Rosalba Matassa coordinatrice dell'Unità operativa per la tutela degli animali, lotta a randagismo e maltrattamenti del Ministero della Salute. "Sulla scia delle nostre proteste la Svizzera si è attivata per prevedere, come noi, l'obbligatorietà di iscrizione dei cani all'anagrafe. Abbiamo quindi fatto richiesta di istituire un tavolo di lavoro con i ministeri degli Esteri e degli Interni, che serva a regolamentare questa circolazione problematica, a garantirne le procedure". Dal profondo Sud alle Marche, non c'è regione che non veda partire flussi massicci di animali. Quotidianamente i randagi oltrepassano le frontiere senza incontrare fermi o controlli. Benché così progredita e garantista, la nostra 281/91 non impone in modo abbastanza perentorio le sterilizzazioni. "E' un disperante circolo vizioso. I canili si riempiono a spese della collettività. Si arricchiscono i gestori delle strutture e insieme prosperano i trafficanti, che le svuotano permettendo al sistema di perpetuarsi" sottolinea Maria Pagano. "Un perfezionamento normativo dovrebbe punire in modo severissimo chi fa business con gli animali oltre Comuni e Asl inadempienti. Suonerà impopolare, ma andrebbe pure ridimensionato lo strapotere concesso alle associazioni. Buone o cattive, dovrebbero fornire la loro collaborazione senza gestire il problema randagismo in sostituzione delle istituzioni assenti". Di fatto, solo chi ha conosciuto da vicino gli animali è in grado di riconoscerli in un momento successivo, così i volontari meno ingenui vengono estromessi dalle strutture, espugnate in tutta Italia da chi organizza gli esodi. Sono terreno fertile strutture malviste, in odore di sequestro, e in generale i rifugi in convenzione: si propongono ai Comuni liberatorie scorciatoie con la possibilità di alleggerire la spesa per i randagi, anche a costo di non saperne più niente.
VIDEO
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/07/02/news/randagi_bis-62237506/
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GEA PRESS
2 LUGLIO 2013
Palio di Siena – La caduta del “picchio”
Palio snervante, quello che si è protratto fino a sera a Siena. Oltre 40 minuti passati dai cavalli in un andirivieni continuo tra i canapi. Poi una falsa partenza ed il mossiere, Bartolo Ambrosione la cui frase che forse abbiamo sentito più ripetere è stato un monotono “attenti ai calci”. Per lui era già pronta una autovettura che lo avrebbe portato via. Non si sa mai, qualche animosità, dicono i cronisti RAI.
Per il resto un Palio particolare. Questo perchè vi erano ben quattro coppie di contrade rivali.
Poi la cronista della RAI che, istanti dopo la fine della corsa, è rimasta immortalata in una veloce espressione come se stesse indicando qualcuno che, nella piazza, alzava le mani. Quanto succede in piazza, però, non si vedrà.
Eppure, il fantino della Lupa va a cadere “dove non doveva cadere“. Scivola a pochi metri dal traguardo ed appresso a lui il cavallo bianco che montava. Un ruzzolone iniziato con la piegatura della zampe anteriori e proseguito nella traiettoria in terra percorsa tutta sul fianco destro.
Nel caos delle diretta una voce sembra dire: “no, no, hanno picchiato il Mari, il fantino della Lupa“. Istanti, da confermare che si ricollegano poco dopo al balconcino della Fondazione Monte dei Paschi, dove vi è la mossa con le mani della cronista che sembra sbalordirsi. Infine viene detto: una rissa, subito specificata come “piccola”. Tanto, nulla di tutto questo è stato mostrato.
Per il resto ha vinto l’Onda che fino alla fine ha vivacemente agitato il frustino fatto con una parte del pene di toro. Un aggeggio, il nerbo, “micidiale come arma da offesa” ma anche da difesa, informa sempre la telecronaca. Prima, almeno fino al 700, c’era però un bastone con strisce di cuoio. Un editto proteggeva il possessore nel caso di morte non voluta di un fantino eventualmente colpito.
Stante la telecronaca i cavalli, nella caduta a pochi metri dall’arrivo, non si sarebbero fatti niente.
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NEL CUORE.ORG
2 LUGLIO 2013
PINEROLO, UOMO DI 72 ANNI SBRANATO DALLE TRE TIGRI CHE ACCUDIVA
Era entrato nella gabbia per dare il cibo agli animali
Pinerolo (TO) - Un uomo e' stato sbranato da tre tigri che accudiva, con altri felini, in un'area collina renelle vicinanze di Pinerolo (Torino) dove per anni c'e stato qualcosa di simile a uno zoo', poi chiuso. La vittima, che aveva 72 anni, era entrato nella gabbia per dare da mangiare agli animali.
I primi soccorritori non hanno potuto che constatare la morte dell'uomo, dilaniato dalle tigri, e non sono riusciti ad entrare nella gabbia. E' stata la moglie della vittima - secondo quanto si apprende - a dare l'allarme. Sul caso dei felini, sulla collina tra Pinerolo e San Pietro Val Lemina, da tre anni, quando e' stato chiuso il parco 'Martinat' che le ospitava, ci sono state denunce, polemiche e preoccupazioni da parte dei residenti. Le tigri non erano state sterilizzate e qualche mese fa erano nati cinque cuccioli. |
IL GAZZETTINO
2 LUGLIO 2013
Sbranato dalle tigri in gabbia, 72enne muore a Pinerolo
TORINO - Un uomo è stato sbranato da tre tigri che accudiva, con altri felini, in un'area collinare di Pinerolo (Torino) dove per anni c'è stato un 'bioparco', poi chiuso. La vittima, che aveva 72 anni, era entrato nella gabbia per distribuire il cibo agli animali.
I soccorritori non hanno potuto che constatare la morte dell'uomo, dilaniato dalle tigri e non sono ancora riusciti ad entrare nella gabbia. È stata la moglie della vittima a dare l'allarme. Sul caso dei felini, sulla collina tra Pinerolo e San Pietro Val Lemina, da tre anni, quando è stato chiuso il parco 'Martinat' che le ospitava, ci sono state denunce, polemiche e preoccupazioni da parte dei residenti. Le tigri non erano state sterilizzate e qualche mese fa erano nati cinque cuccioli.È il proprietario delle tigri, Mauro Lageard, l'uomo sbranato. L'aggressione improvvisa mentre stava dando da mangiare alle dieci tigri. Poco lontana la moglie, che prima di dare l'allarme a carabinieri e 118 ha richiamato i felini nelle rispettive gabbie dalla 'zona pranzo' in cui si trovavano. L'operazione è durata oltre un'ora e ha ritardato l'arrivo dei soccorsi. Da mesi l'amministrazione comunale era impegnata a cercare una soluzione per quelle tigri, una decina. L'ultimo incontro tra i proprietari degli animali e il sindaco di Pinerolo, Eugenio Buttiero, giovedì scorso. Il Comune aveva anche emesso una ordinanza per trasferirli in un luogo sicuro, ma non era ancora stata trovata una soluzione adeguata per il loro trasferimento. Le tigri che hanno sbranato l'anziano uomo sono state prese in carico dai veterinari dell'Asl Torino 3. La loro sorte sarà decisa nelle prossime ore dalla magistratura. |
GEA PRESS
3 LUGLIO 2013
Pinerolo (TO) – Tragedia allo zoo. Di chi è la colpa?
Tutti gli aspetti legislativi per una situazione, come al solito, alquanto ingarbugliata.
E’ morto sbranato dalle tigri a San Pietro Val Lemina nelle alture prossime a Pinerolo (PA). A quanto pare stava dando da mangiare agli animali quando uno o più di essi lo ha aggredito. La dinamica di quanto avvenuto nell’ex zoo Martinat è ancora da ricostruire ma tra le ipotesi circolate vi è pure quella sul presunto ritardo nel chiamare i soccorsi a causa del tentativo di fare rientrare gli animali nella cosiddetta area pranzo della gabbia ove è avvenuta la tragedia.
Una faccenda complicata. La proprietà dell’ex zoo nulla ha a che fare con quella degli animali e loro gestione. Della vicenda se ne erano occupate anche la associazioni animaliste locali che avevano denunciato le difficoltà alle quali andava incontro la coppia di coniugi che deteneva le tigri oltre che presunti casi di denutrizione.
Già nel passato, peraltro, sembra esserci stato un altro tentativo di aggressione.
Quello che appare certo è come negli anni gli animali siano stati lasciati liberi di riprodursi. Il problema della sicurezza del posto era stata sollevato anche dall’amministrazione comunale ed una riunione in tal senso era avvenuta la settimana scorsa.
Di certo dal gennaio 2000 non accadevano in Italia episodi così gravi all’interno di strutture della cattività animale non itinerante (in anni più recenti è invece successo negli zoo circensi). A San Donato di Lecce, nel gennaio 2000, infatti, venne ritrovata poco più di una scarpa di quello che era il proprietario di tigri e leoni rinchiusi all’interno di un appartamento – zoo. Anche a seguito di tale incredibile episodio il nostro paese si è provvisto di una legislazione entrata in vigore il primo gennaio 1997 che ha vietato ai privati detentori (con l’esclusione di circhi e zoo da autorizzare) la detenzione di animali cosiddetti “pericolosi”. Chi da prima li possedeva, doveva darne comunicazione alle Prefetture. Il divieto valeva anche per ogni ulteriore tipo di acquisizione.
Gli zoo fissi, autorizzabili alla detenzione con una semplice autorizzazione di una commissione ministeriale, hanno invece visto cambiare la loro posizione innanzi alla legge nel 2005. Solo in quella data, con un apposito decreto legislativo, il Ministero dell’Ambiente trovò il tempo di recepire una ormai datata Direttiva dell’Unione Europea. Gli zoo dovevano essere autorizzati con apposita licenza. Solo che gli uffici ministeriali hanno iniziato ben più di recente, rispetto al 2005, a rilasciare le licenze ed il testo del decreto legislativo è stato finanche modificato con un decreto ministeriale. Il tal maniera si diluì la perentorietà dei tempi di rilascio della licenza. La legge italiana, nel frattempo, finì sotto procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea.
Di chi è ora la responsabilità, ancor prima di quanto successo, della presenza di quegli animali a due passi da Pinerolo?
I felini di Pinerolo sono ora stati affidati al Servizio Veterinario. Secondo il Sindaco Eugenio Buttiero, in una dichiarazione rilasciata sul finire dello scorso mese di maggio, due zoo erano interessati a prendere in consegna gli animali.
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3 LUGLIO 2013
Sbranato da tigri, la moglie della vittima: “Non toglietemi i miei animali”
Parla la moglie del 72enne dilaniato dai felini, mentre era nella gabbia per dare loro del cibo: "Mio marito ha fatto una grossa imprudenza, una tigre era nervosa. Ora però non toglietemele". La donna è anche proprietaria degli animali, tenuti in un bioparco chiuso a Pinerolo.
“Mauro ha fatto una grossa imprudenza, gli avevo detto di non entrare nella gabbia perché la tigre Samir era nervosa”. E' il retroscena svelato da Carla Agosteo, moglie di Mauro Laggiard, l'uomo è sbranato da tre tigri in un'area collinare di Pinerolo, nel Torinese, dove per anni c'è stato un bioparco, poi chiuso. Una tragedia avvenuta proprio sotto gli occhi della donna, che prima di chiamare i soccorsi, è riuscita anche a riportare nella sua gabbia Samir, la tigre di sei anni che ha dato il colpo di grazia al marito. “Sono entrata con una pala – racconta la donna – ma ci ho messo un'ora e mezza a calmare le bestie, poi ho dato l'allarme”. Di separarsi dalle tigri, però, non ha nessuna intenzione. “Non portatemi via i miei animali – dice rivolgendosi direttamente al sindaco di San Pietro Val Lemina – . Non portatemeli via, se no…”.
In realtà il comune di Pinerolo aveva già emesso una ordinanza che prevede il trasferimento delle tigri in un luogo sicuro. Ma dal momento che una sistemazione adeguata ancora non è stata trovata, gli animali sono rimasti nel bioparco. Le tigri che hanno sbranato Laggiard sono state affidate ai veterinari dell'Asl Torino 3. La loro sorte sarà decisa nelle prossime ore dalla magistratura. “Le tigri non smettono mai di essere felini con una grossa aggressività, anche se vengono trattati bene e anche se in cattività da molto tempo, possono interpretare anche solo un gesto inusuale, un odore, come un messaggio specifico e andare all'attacco. La situazione nel vecchio parco tigri di Martinat, a Pinerolo, è in effetti una situazione delicata alla quale da anni si cercava una soluzione”. E' la spiegazione del presidente dell'Ordine dei veterinari di Torino, Thomas Bottello. “Il problema è che la vittima era il proprietario degli animali che li aveva sempre gestiti a modo suo permettendo anche che si riproducessero – ha aggiunto Bottello, commentando la vicenda dell'uomo sbranato – per cui è sempre stato difficile interagire con lui in modo definitivo”.
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GEA PRESS
7 LUGLIO 2013
Le tigri di Pinerolo – Le dichiarazioni al vetriolo della Consigliera comunale Bessone
Le Istituzioni non ci sono state e per alcuni, in Piemonte, sembrano fare notizia quattro lupacchiotti.
Che fine hanno fatto, dopo quasi una settimana dalla tragedia (vedi articolo GeaPress), le tigri di Pinerolo?
Esattamente come prima. Anzi sembra proprio che a saperne qualcosa di più, tutti hanno paura. Ora è morto uno dei due proprietari, sbranato dalla tigre che già lo aveva ferito nel recente passato.
Una situazione molto nota, riferiscono all’unisono Denis Colombo (responsabile LIDA Pinerolo) e la Consigliera comunale Piera Bessone. “Avevo denunciato il tutto già nel 2012 con una interrogazione in Consiglio Comunale – riferisce la Consigliera Bessone a GeaPress – Non so che pensare se non forse che la burocrazia allunga i tempi delle Istituzioni anche quando si paventano problemi, oltre che per la salute delle tigri, anche per la sicurezza delle persone“.
Quelle tigri, in effetti, sembrano vivere in un mondo a parte. Nonostante il formale divieto di riproduzione esistente in Italia dal gennaio 1997, a Pinerolo le cose erano andate in maniera diversa. Quando già la Consigliera Bessone rilevava i problemi denunciati in Consiglio Comunale, non era ancora avvenuto il parto degli ultimi cinque cucciolotti. Una situazione che presenta risvolti anche umani. Tutti in paese sanno che i due proprietari, (uno dei quali morto aggredito dalla tigre) avevano speso un patrimonio per mantenere gli animali. Sembra quasi di trovarsi innanzi ad una delle tante storie sbagliate di persone che iniziano ad accudire cani di strada, ritrovandosi poi imbrigliate in problemi più grandi di loro. In questo caso, però, si trattava di tigri.
Dall’ASL competente territorialmente non siamo risuciti ad avere notizie certe e sembra non corrispondere al vero che gli animali siano ora affidati alle loro cure. Di certo i felini non corrono alcun rischio di essere soppressi e tale possibilità, apparsa per la tigre “assassina”, è allo stato attuale inesistente. Lo era invece quando gli stessi animali (almeno quelli non ancora nati) erano detenuti a Roletto, sempre in provincia di Torino. In quel caso corrisponde al vero che era stata ufficialmente presentata la possibilità di soppressione. I fatti risalgono alla seconda metà degli anni novanta, ma poi venne trovata la soluzione di Pinerolo.
“Mi risulta che la LIDA di Pinerolo – aggiunge ora la Consigliera Bessone – aveva contattato strutture zoologiche anche del Piemonte, ma nessuno avrebbe dato la sua disponibilità. Sento che ora si sono fatti avanti più soggetti e la cosa mi lascia alquanto perplessa. Cosa si aspettava ad intervenire?”.
Conferma tutto Denis Colombo, responsabile locale LIDA, mentre parrebbe che in più occasioni siano state contattate le sedi nazionali di alcune associazioni animaliste. Ad ogni modo è pur vero che collocare dieci tigri non è certo semplice, almeno per una associazione. Quello che invece potrebbe apparire più evidente è la situazione di prolungato stallo. Tigri libere addirittura di riprodursi.
Nessuno, in tanti anni, aveva trovato una soluzione finchè una di esse ha addentato il suo padrone, riducendolo a brandelli. E dire che proprio in Piemonte più di una persona ha trovato la maniera di polemizzare sulla quarantina di lupacchiotti che frequentano anche la vicina Val di Susa. Addirittura colpevolizzati, ad avviso del WWF senza alcun fondamento, di potere arrecare danno agli escursionisti (vedi articolo GeaPress). Le tigri, invece, erano libere anche di riprodursi.
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ANSA
10 LUGLIO 2013
Uomo sbranato da tigri, al via trasferimento animali
Iniziata operazioni. Andranno in parchi Pombia, Ravenna e Fasano
PINEROLO (TORINO) - Sono iniziate oggi, in provincia di Torino, le operazioni per il trasferimento delle tigri che la scorsa settimana hanno sbranato il loro proprietario, Mauro Laggiard di 72 anni. Con una ordinanza, il sindaco di Pinerolo ha disposto il blocco di tutte le vie d'accesso all'ex parco ornitologico Martinat, dove i veterinari dell'Asl stanno monitorando gli animali.
I felini dovranno infatti restare a digiuno fino a domani mattina, quando verranno sedati e trasportati in apposite gabbie nei parchi di Pombia (Novara), Ravenna e Fasano (Brindisi). Un medico assiste l'anziana vedova del proprietario delle tigri, Carla Agosteo, che questa mattina in un attimo di rabbia ha strappato l'ordinanza del sindaco che le era stata notificata. Proprietaria, preoccupata per animali "A quegli animali ho dedicato la vita, li conosco e li capisco, e ora sono preoccupata per il loro futuro". Carla Agosteo, la proprietaria delle tigri che la scorsa settimana hanno sbranato il marito e che domani verranno trasferite, non si rassegna all'idea di separarsi dai "suoi animali". "L'ordinanza di sequestro? L'ho stracciata perchè tutta questa vicenda - spiega - mi sta indignando". L'ex parco Martinat di San Pietro Val Lemina, chiuso tre anni fa ma dove gli animali hanno continuato a vivere, è recintato dalla polizia municipale, mentre i veterinari all'interno sorvegliano gli animali. "Devono dividere gli animali adulti e mettere i cuccioli con le madri", li mette in guardia l'anziana. La scorsa settimana il marito, Mauro Laggiard di 72 anni, è stato sbranato da Samir, una delle dieci tigri che domani verranno trasferite negli zoo safari di Pombia (Novara), Ravenna e Fasa no (Brindisi). "Mio marito è morto perchè non mi ha dato retta - sostiene - io l'avevo messo in guardia: Samir era nervosa". Ora che le sue tigri verranno trasferite, anche lei potrebbe decidere di andarsene da Pinerolo. "Vedremo, ho tanti amici e deciderò dove andare ad abitare - conclude la donna -. L'importante è che le mie tigri stiano bene...". |
RAVENNA 24 ORE
10 LUGLIO 2013
Tigri di Pinerolo allo Zoo Safari, "Sterilizzate quei felini"
Gli animali che hanno ucciso il vecchio custode al centro della campagna di Animal Amnesty
Sono iniziate oggi, in provincia di Torino, le operazioni per il trasferimento delle tigri che la scorsa settimana hanno ucciso il loro custode 72enne, Mauro Lagiard, verso lo zoo safari della Standiana.
L'associazione Animal Amnesty prima ha lanciato una petizione che chiedeva che la tigre Samir - il maschio di sei anni che attaccò l'uomo - non venisse abbattuta, petizione che in meno di una settimana ha raccolto più di 7500 firme. In un secondo momento ha lanciato una campagna di protesta per chiedere che le tigri venissero sterilizzate prima del trasferimento: il comune di Pinerolo, l’Asl e la Procura hanno ricevuto centinaia di email di cittadini che chiedono che i felini vengano immediatamente sterilizzati, "poiché non vi è alcuna motivazione valida a giustificare il continuo procreare di questi animali il cui unico destino è una vita in gabbia essendo la loro reintroduzione in natura impossibile".
"Permettere ai futuri detentori di continuare la procreazione - scrive in una nota Animal Amnesty - non tutela la specie, ma soltanto gli interessi economici di chi, questi animali li utilizza per spettacoli e mostre di dubbio valore conservazionistico. Nonostante le numerosissime email e il boom mediatico nessuna istituzione si è preoccupata di rispondere ai cittadini e neanche alle numerose chiamate di chiarimenti che la stessa Animal Amnesty ha effettuato relativamente alla richiesta di sterilizzazione dei felini".
"La soluzione per risolvere il problema di un esubero di animali esotici non è certamente immediata, ma la sterilizzazione potrebbe essere un primo importante passo al fine di evitare che sempre più nuovi esemplari vengano dislocati in strutture che per la loro natura prettamente commerciale non sono da ritenersi idonee per la conservazione della specie. Il continuo moltiplicarsi di felini, all'interno di strutture private, specialmente se collegate ad attività circensi e/o spettacolo pone se non altro il problema di dove e come questi nuovi nati saranno dislocati. E' di difficile comprensione la scarsa disponibilità da parte delle autorità competenti ad affrontare la questione "sterilizzazione" quando questa potrebbe prevenire ulteriori problemi di esuberi nel prossimo futuro"
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NEL CUORE.ORG
11 LUGLIO 2013
IL CFS: IN VIAGGIO VERSO RAVENNA DUE DELLE TIGRI DI PINEROLO
Sono 25 i Forestali al lavoro da ieri al Parco Martinat
Sono 25 le guardie forestali che stanno lavorando da ieri al Parco Martinat di Pinerolo, in provincia di Torino, per assicurare che il leopardo e le 10 tigri, tra cui quelle che la scorsa settimana avevano ucciso il loro proprietario, il 72enne Mauro Lagiard, vengano trasferite come progettato da Pinerolo a Ravenna, Fasano (Brindisi) e Pombia (Novara) nella più assoluta sicurezza e nel rispetto del benessere degli animali.
Il Corpo forestale dello Stato - si legge in una nota - hanno preso in consegna gli animali e li hanno custoditi per tutto il giorno e tutta la notte, assicurandone la tutela, come da ordinanza del questore e del sindaco, e vigilando che non venissero nutriti, come imposto dai veterinari, per favorire una rapida azione dell'anestetico. Da stamattina all'alba sono iniziate le operazioni, coordinate dal comando provinciale di Torino. Nel più assoluto silenzio, per non innervosire gli altri animali che vivono nel Parco, sono state addormentate - sparando l'anestetico - prima di tutto le tigri Shanty e Pata, un maschio e una femmina destinate a Ravenna. Nel giro di soli cinque minuti la narcosi ha fatto effetto. Il personale del Servizio Cites del Corpo forestale, insieme ai veterinari, si è potuto avvicinare agli esemplari, che sono stati muniti di microchip. Sono stati, ancora, prelevati campioni di pelo e di sangue per la mappatura del Dna. Caricate su una barella con l'ausilio di trasportatori specializzati e la scorta degli uomini del CfS, gli esemplari sono stati chiusi ciascuno in una gabbia speciale di adeguata misura, per garantirne il benessere anche in caso di risveglio in viaggio, issata con un muletto sul rimorchio. Poi sono stati addormentati Tara e Samir con la stessa procedura. Cheetla, il leopardo, così anziano da non poter essere narcotizzato, è stato fatto salire da solo nella gabbia, con estrema pazienza. Alle 9.30 l'operazione è finita e il camion, scortato da due auto della Forestale, è partito alla volta di Ravenna. Sono in corso le operazioni di narcosi per Misha, giovane femmina, e i suoi 5 cuccioli, che partiranno verso Pombia, in provincia di Novara, scortati da altre due auto del CfS. L'operazione si sta svolgendo nel rispetto delle norme sul benessere animale - si legge ancora in un comunicato - sotto il perfetto coordinamento di tutti gli operatori presenti. La dottoressa Alessandra Stefani, comandante regionale del CfS in Piemonte, ha detto: "La professionalità dei Forestali coinvolti, dei veterinari dell'Università di Torino e dell'Asl TO3 ha consentito finora di portare a termine le operazioni con successo. Confido che lo stesso avverrà nella restante parte della giornata". |
LA REPUBBLICA
12 LUGLIO 2013
Sterilizzate le tigri di Pinerolo: basta animali in cattività
E’ una buona idea aver assegnato a strutture commerciali le tigri di Pinerolo, tristemente famose perché una di loro ha ucciso il suo incauto custode? A causa della penuria, in Italia, di oasi, santuari, centri di recupero di specie nostrane e esotiche – i pochi luoghi esistenti sono gestiti da associazioni o privati, come i centri Lipu o il Centro tutela fauna di Monte Adone – le istituzioni hanno pregato due società di accogliere gli animali. Ad Alfa 3000 fanno capo gli zoo safari di Ravenna e Fasano, che con il Safari Park di Pombia (Novara) si sono divisi l’accoglienza degli esemplari.
“Sterilizzate le tigri, per impedire che altre debbano trascorrere l’intera esistenza in cattività. Sarebbe un gesto concreto e simbolico al tempo stesso” &eg rave; la richiesta dell’associazione Essere Animali, rivolta ai ministeri di Salute, Agricoltura e Ambiente. Di recente, proprio sugli zoo di Ravenna e Fasano, gli attivisti avevano espresso dubbi attraverso una video inchiesta che, con il commento dell’etologo Roberto Marchesini, documentava assenza di vegetazione, centinaia di animali privi di verde e riparo, esposti alle automobili in fila nei recinti che arrivano quasi a sfiorare leoni, antilopi, zebre, mentre un elefante dondolava ansioso da una gamba all’altra prigioniero di uno steccato. “La drammatica vicenda che si è consumata al parco ornitologico Martinat, da tempo chiuso al pubblico, mette in luce ancora una volta l’inopportunità degli zoo. Gli obiettivi didattici e scientifici si sono dimostrati fallimentari oltre che eticamente condannabili: sarebbe opportuno convertire le tante strutture, anche piccole e degradate, presenti sul nostro territorio, in rifugi-santuari in cui g li animali possano trascorrere dignitosamente il resto della vita, impedendone la proliferazione”. “Operarle ora no, devono riprendersi. In futuro forse: ma secondo tale principio dovremmo sterilizzare tutti gli animali.” Perché no? Perché non immaginare la progressiva conversione degli zoo safari in luoghi di recupero con criteri più educativi e rispettosi degli abitanti? “Ha un senso, ma a questo dovrebbe provvedere lo Stato. Non esistono centri pubblici dedicati alla collocazione di animali sotto sequestro o sottratti a situazioni inadeguate: di continuo ci ritroviamo ad accogliere tartarughe, pappagalli e altre specie esotiche su richiesta delle autorità” spiega Fabio Rausa, direttore zoologico dello zoo-safari di Fasano. Qui ieri, assieme a una femmina e all’unico leopardo di Pinerolo, è arrivato Samir, il maschio che ha causato la morte dell’anziano proprietario. “Sono esemplari molto cordiali e proprio questo aspetto deve aver invitato alla fatale imprudenza. La tigre non ha colpe, non c’è nulla di voluto in simili episodi, solo stress e istinti che prevalgono sull’indubbio legame affettivo con l’uomo. Trattando con questi grandi felini bisogna sempre ricordare i potenti strumenti che possono mettere in gioco. Cercare di spostare una tigre da una gabbia all’altra con il secchio del cibo in mano significa non tener conto della frenesia alimentare che gli animali stessi non sanno tenere a bada”. Certo, la prigionia in recinti assai limitati, se non angusti, non favorisce la serenità di creature nate per i grandi spazi liberi. Samir e la compagna sono oggi confinati in una gabbia di 250 metri quadrati: “Non sappiamo se riusciremo mai a inserirli nel gruppo di 25 tigri che a Fasano condivide un ettaro di terreno, in ogni caso è un esperimento che verrà tentato con calma, più in là. Per loro, ci siamo privati di un’area utile a parti e cucciolate”. Appare quindi probabile che la stretta reclusione accompagnerà i felini fino all’ultimo, assieme ai commenti di visitatori non sempre corretti, come si evince dai video in cui, fra le risate, lanciano sigarette accese alle scimmie per guardarle fumare. “E’ un malcostume che si è creato con uno scimpanzé sottratto a un privato” ammette Rausa. “Sembra che lo abituasse così, la gente l’ha scoperto e adesso fatichiamo a impedire queste iniziative”. “Constatare che le uniche strutture disposte ad accettare questi esemplari sono zoo safari cui i visitatori accedono in automobile mostra la situazione emergenziale della normativa italiana di riferimento” concludono gli attivisti di Essere Animali: “Ogni individuo è un essere senziente, capace di percepire il mondo esterno in cui vive e provare emozioni, sofferenza fisica e psicologica. La condanna a una costrizione artificiale, la perenne esposizione allo sguardo dei visitatori, significa privarlo delle principali esigenze etologiche e della possibilità di esprimere una quantità di istinti naturali”. |
NEL CUORE.ORG
11 LUGLIO 2013
BRAMBILLA: CONTROLLI SU STRUTTURE PRIVATE CON ANIMALI PERICOLOSI
Interrogazione parlamentare dopo il caso di Pinerolo
"Avviare su tutto il territorio nazionale controlli rigorosi non solo su circhi e giardini zoologici, ma su tutte le strutture gestite da privati che ospitano esemplari di specie pericolose". Lo chiede l' on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell'ambiente, in un'interrogazione ai ministri dell'Interno, dell'Ambiente, della Salute, delle Politiche agricole e forestali sulla vicenda delle tigri di Pinerolo, illustrata oggi a margine della conferenza stampa per la presentazione dell'accordo tra il Corpo forestale dello Stato e la Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, siglato dall'ing. Cesare Patrone, capo della Forestale, e dall'on. Brambilla, in rappresentanza della Federazione.
Con l'atto di sindacato, la parlamentare chiede anche di sapere se la detenzione dei felini nell'ex parco ornitologico fosse stata autorizzata, da chi e sulla base di quali verifiche, quali iniziative si intendano prendere per favorire la riabilitazione e il recupero degli animali, se le strutture dove i felini vengono trasferiti, proprio in queste ore, siano a norma e in possesso di tutte le prescritte autorizzazioni e risultino effettivamente idonee allo scopo. "Voglio ringraziare pubblicamente - aggiunge l'ex ministro - il CfS per la grande professionalità con cui sta coordinando questa complessa attività: la sicurezza di uomini e animali è nelle mani migliori. Resta il rimpianto per la morte di una persona e per le lunghe sofferenze inflitte ai grandi felini ospitati nell'ex parco Martinat, che avrebbero potuto essere evitate se il caso fosse stato affrontato da chi di dovere per tempo e con l'attenzione necessaria. A scanso di equivoci, parlo qui di autorità locali, non certo della coppia di anziani signori che hanno pagato così duramente il loro amore per le tigri". "Comunque la si voglia guardare - conclude l on. Brambilla - questa vicenda mostra con ancor maggiore evidenza che la casa di una tigre è il suo habitat in Asia, non certo un parco a Pinerolo e neppure uno zoo". |
BLITZ QUOTIDIANO
13 LUGLIO 2013
Pinerolo, tigri portate via. Carla Agosteo: “Mi mancheranno”
PINEROLO (TORINO) - Carla Agosteo non si arrende: le tigri del parco ornitologico Martinat di Pinerolo sono partite, ma lei si batterà. Hanno ucciso suo marito, Mauro Laggiard, entrato nella gabbia per dare loro da mangiare, come tutti i giorni. Ma lei non le incolpa.
Le tigri e il leopardo sono stati portati nei parchi zoo safari di Pombia, Ravenna e Fasano. L’area era stata chiusa al pubblico dal giorno prima “per motivi di sicurezza”, racconta sulla Stampa Antonio Giaimo. Uniche deroghe per gli addetti ai lavori e per gli assessori comunali.
Prima di essere trasportate le tigri sono state addormentate con delle frecce al sonnifero. Una volta addormentati gli animali sono stati visitati dai veterinari. Sono fatti i prelievi di sangue e di pelo. Sono stati impiantati dei microchip. Una volta messi nelle gabbie sono stati somministrati loro gli antidoti al sonnifero.
Tutto si è svolto senza incidenti.I felini erano ben tenuti. Ma adesso Carla Agosteo resta anche senza i suoi animali. Una nuova perdita dopo quella del marito, con cui da 30 condivideva l’amore per le tigri.
Alla Stampa dice:
“Non sono stata lasciata sola, con me c’erano le assistenti sociali. Ora mi rivolgerò a un legale per sapere se questo trasferimento è definitivo o provvisorio. Potrebbero esserci posti migliori. Chissà magari andrò a Pombia per rivedere le mie tigri. Un legame che lei sente fortissimo e come commiato dalla tigri ricorda a memoria i versi del poeta William Blake: Tigre! Tigre! Divampante fulgore nelle foreste della notte, quale fu l’immortale mano o l’occhio ch’ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?”.
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CORRIERE DI NOVARA
18 LUGLIO 2013
Stanno bene le nuove ospiti del Safari Park
Le tigri trasferite da Pinerolo stanno seguendo un percorso di ambientamento
Nadia Carminati
POMBIA (NO) - Stanno bene e hanno ricominciato a mangiare le sei tigri, la mamma con cinque cuccioli di circa un anno, giunte lo scorso 11 luglio al Safari Park di Pombia e provenienti dall'ex parco Martinat di Pinerolo. «Le tigri hanno ricominciato a mangiare – dice il dottor Alessandro Gambelli, responsabile del Settore Animali del Safari Park - Il primo giorno, dopo il loro arrivo, ancora non avevano mangiato; poi, piano piano, hanno iniziato ed è positivo. Sono ancora abbastanza agitate, anche perché non abituate a trasferimenti del genere. Ora diciamo che sono più tranquille. Noi, comunque, andiamo avanti con gli step previsti giorno per giorno per farle abituare alla nuova situazione. Quando saranno più calme le metteremo nel recinto che si trova esternamente al le stalle, dove si trovano ora». Mamma tigre e i suoi cuccioli però non sono insieme, proprio per consentire a tutti loro di abituarsi gradatamente al nuovo habitat: «Sono in stalle adiacenti. I cuccioli vedono la mamma e viceversa. Sono separate dalle altre tigri, proprio per consentire loro di prendere confidenza con il nuovo ambiente con calma. I prossimi step prevedono che la mamma possa iniziare da sola a girare nel recinto esterno alle stalle con la possibilità di rientro. Tutto sarà fatto in modo molto tranquillo. A livello di salute stanno benissimo. Non avevano grossi problemi quando sono arrivate». Le sei tigri, lo ricordiamo, sono state condotte a Pombia in seguito ad un grave episodio di cronaca avvenuto pochi giorni prima del loro trasferimento: un uomo che deteneva diversi esemplari di questo animale era stato sbranato da uno di essi mentre gli portava il cibo. Dopo questo grave episodio, gli animali sono stati trasferiti in diversi parchi italiani: mamma tigre ed i cuccioli sono arrivati a Pombia, mentre altre tigri sono state portate a Ravenna e Fasano.
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ADN KRONOS
27 LUGLIO 2013
Animali: morta a Fasano la tigre Samir, uccise padrone a Pinerolo
Brindisi - E' morta allo Zoosafari di Fasano per cause naturali la tigre Samir che all'inizio di luglio uccise il suo padrone Mauro Lageard, 72 anni, a Pinerolo (Torino). Lo ha comunicato il direttore zoologico del parco faunistrico brindisino, Fabio Rausa. La tigre Samir - un esemplare maschio - era arrivata il 12 luglio dopo lo smantellamento dello zoo privato di Martinat, trasferita a Fasano insieme ad un'altra tigre, Tara, esemplare femmina, e ad una femmina anziana di leopardo.
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NEL CUORE.ORG
27 LUGLIO 2013
ZOO DI FASANO (BR): MORTA SAMIR, LA TIGRE CHE SBRANO' IL PROPRIETARIO
Trasferita da Pinerolo il 12 luglio. Cause da chiarire
E' morta Samir, la tigre di sette anni che all'interno del parco Ex Martinat di Pinerolo (Torino) aveva aggredito e ucciso il 2 luglio scorso Mauro Lageard, 72 anni. L'animale era stato portato allo zoo di Fasano, in provincia di Brindisi, il 12 luglio. Ne dà conferma il direttore zoologico della struttura, Fabio Rausa, che parla in una nota di ''cause naturali''.
Secondo quanto si è appreso, il felino, che era arrivato nel brindisino insieme a un leopardo e a un'altra tigre ed era alloggiato nel reparto dedicato ai suoi simili e visibile al pubblico, sarebbe stato trovato senza vita ieri, disteso, dai ranger. Della morte dell'animale sono stati avvertiti il servizio veterinario dell'Asl e il Corpo forestale dello Stato, che avrebbero constatato l'assenza di problematiche ambientali o ipotesi di maltrattamenti. Informati anche i ministeri competenti (Ambiente e Salute) e il Corpo forestale di Pinerolo. Stando a quanto riferisce il direttore Rausa, sarà eseguito sul corpo dell'animale l'autopsia, sebbene non vi siano, così come accertato anche dal magistrato di turno della Procura di Brindisi, Pierpaolo Montinaro, segni che possano far pensare ad un'uccisione o a dei maltrattamenti. ''Lo stato di salute di Samir era sufficientemente buono, Samir non ha mostrato nulla di cui preoccuparsi fino alla sera prima, quando è stato fornito il cibo, come al solito, prima della chiusura. La tigre aveva manifestato una certa apatia e pigrizia. Ieri i ranger stupefatti si sono resi conto che il maschio, disteso come spesso faceva in gran relax nel suo reparto preferito, non dormicchiava ma si era spento per sempre, forse nel sonno''. Così Rausa spiega in una nota le circostanze in cui è stata trovata morta la tigre giunta da Pinerolo dopo che, con altri suoi simili, aveva ucciso chi lo accudiva da anni. ''L'esemplare - si legge nel comunicato dello zoo di Fasano - alloggiava in un apposito recinto con l'altra tigre del gruppo, la femmina Tara e i due andavano d'accordo. Tara era molto più anziana, così come lo era anche il leopardo ospite della stessa struttura del Brindisino, proveniente come Samir da Pinerolo. Ci era stato riferito che gli esemplari non erano proprio al massimo delle condizioni fisiche''. Le guardie forestali di Pinerolo hanno avvisato Carla Agosteo, moglie della vittima che si era opposta al trasferimento degli animali. ''Alla signora Carla - scrive Rausa - esprimiamo tutto il nostro cordoglio per il dolore che sta vivendo. Ci resta la convinzione che Samir non era affatto aggressivo, che non esistano tigri killer, ma uomini imprudenti o troppo confidenti''. |
IL MATTINO
28 LUGLIO 2013
Il giallo della tigre assassina
La protezione animali: «Morta in modo sospetto»
Esposto in Procura dehli animalisti per la morte improvvisa di Samir, tigre che aveva sbranato un uomo in circostanze non chiare
Brindisi. «La sua morte getta una luce sospetta»: è il motivo per cui l'Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa) annuncia in una nota che domani depositerà alla Procura della Repubblica di Brindisi un esposto, a firma del suo presidente Lorenzo Croce.
Si chiede di fare luce sulla morte di Samir, la tigre, deceduta l'altro ieri nello zoosafari di Fasano (Brindisi), e che proveniva da Pinerolo (Torino); là, il 2 luglio scorso, insieme ad altre tigri, aveva aggredito e ucciso l'uomo che le custodiva. Nell'esposto, in particolare, l'Aidaa chiede che vengano eseguiti esami approfonditi sia di natura istologica che di natura tossicologica per scoprire se possano essere state iniettate o ingerite dall'animale sostanze che possano aver portato alla morte della tigre. «Non vogliamo fare dietrologia - spiega Croce - ma questo esposto vuol e essere un aiuto ad andare a fondo nelle indagini e fare luce sulla morte della tigre, avvenuta sicuramente in maniera sorprendente ed in tempi sospetti». |
NEL CUORE.ORG
30 LUGLIO 2013
FOGGIA, LA TIGRE SAMIR SOTTO ESAME ALL'ISTITUTO ZOOPROFILATICO
Per stabilire le cause della morte allo zoo di Fasano
In giornata il corpo di Samir, la tigre trasferita da Pinerolo (Torino) allo zoo di Fasano (Brindisi) il 12 luglio e morta venerdì scorso, sarà trasferito all'Istituto zooprofilattico sperimentale di Puglia e Basilicata che si trova a Foggia. E' lì che, ottenute tutte le autorizzazioni da parte dell'autorità competente, verranno eseguiti gli esami che forniranno un responso certo sulle cause della morte dell'animale, trovato morto dai ranger del parco di Fasano, dove era stato portato dopo aver aggredito e ucciso il suo proprietario, Mauro Lageard, 72 anni, al parco Ex Martinat, il 2 luglio scorso.
Lo riferisce Fabio Rausa, direttore zoologico della struttura. Samir, maschio di 7 anni, dormiva all'interno del suo recinto e, stando a quanto hanno spiegato i responsabili dello zoo, non aveva dato alcun segno di malessere nei giorni precedenti. Era apparentemente in buone condizioni. |
GEA PRESS
2 LUGLIO 2013
Piemonte – Lupi pericolo per gli escursionisti? Il WWF: notizie prive di ogni fondamento
Per gli ambientalisti si deve pensare a valorizzare la montagna rimediando agli errori venatori
Intervento del WWF Piemonte dopo il comunicato dei giorni scorsi di Confagricoltura che aveva paventato, con riferimento alla Val di Susa, potenziali pericoli per gli escursionisti a seguito della presenza dei lupi.
Per gli ambientalisti, però, chi conosce la natura sa che si tratta di un’affermazione senza fondamento. I lupi, sostengono gli ambientalisti, sanno bene che per sopravvivere devono tenersi ben alla larga dall’uomo. E così fanno.
Il WWF però rigira il problema del pericolo agli escursionisti riferendolo invece alle prescrizioni dell’ultimo calendario venatorio. In particolare ad essere additata è la caccia al cinghiale. “Braccata” al cinghiale già dal primo giugno (animali feriti compresi) e di caccia aperta al sabato, alla domenica e per altri 3 giorni la settimana.
Il WWF, che quasi 20 anni fa per primo chiese che i pastori piemontesi fossero messi a conoscenza del ritorno del lupo sulle Alpi e delle contromisure da prendere, ricorda che questa specie è presente con circa 70 esemplari (censimento 2011) in tutto l’arco alpino del Piemonte, più una decina di esemplari in zona appenninica, e che tuttora vive in uno stato di equilibrio molto precario a causa dei frequentissimi fenomeni di bracconaggio e avvelenamento, e per gli investimenti con macchine e treni.
Non sono i lupi a mettere in ginocchio la pastorizia piemontese. In Sardegna non ci sono lupi e la situazione è ancora più tragica che in Piemonte. I danni alla pastorizia addebitati al lupo, anche se spesso si tratta di cani rinselvatichiti, costano meno di un decimo di quelli causati dagli ungulati. Ma forse al lupo sono attribuite paradossalmente altre colpe, come quella di essere un predatore di ungulati e per questo motivo un abile “concorrente” da eliminare da parte dei cacciatori.
C’è quindi da chiedersi se tutto questo allarmismo su questa specie con forte potere evocativo non serva soltanto a sviare l’attenzione dai problemi reali.
“Viene il sospetto – ha dichiarato Stefano Bechis Presidente del WWF Piemonte e Valle d’Aosta – che demonizzare il lupo serva in realtà a nascondere errori passati e presenti nelle politiche di sviluppo della montagna e di valorizzazione dei prodotti”
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GEA PRESS
2 LUGLIO 2013
Il Ministero dell’Agricoltura e la sua “pseudoriforma” filovenatoria
Duro comunicato del WWF: proposta da stigmatizzare. Per l'On.le Catanoso si tratta di un testo pericoloso e inopportuno
Una iniziativa autonoma e da stigmatizzare. Così il WWF commenta il testo di “riforma” della legge quadro sulla caccia (L.157/1992) predisposto Ministero dell’Agricoltura.
Un testo da approvare insieme alle regioni e presentare in Parlamento che in realtà è gravemente peggiorativo della legge attuale che disciplina l’attività venatoria in Italia. Il WWF ricorda a questo proposito come a tutt’oggi l’unica legge nazionale per la tutela della fauna selvatica è proprio la 157/92. Secondo gli ambientalisti la proposta ministeriale va nella direzione opposta rispetto agli obblighi di migliorare i livelli di tutela della fauna restringendo tempi, luoghi e specie oggetto di caccia, come chiede e impone l’Europa. Il tutto quando siamo già arrivati alla soglia di una nuova condanna da parte dell’Unione Europea per le reiterata violazione delle leggi europee sulla tutela della fauna e degli habitat naturali.
Il WWF concorda con quanto affermato dall’On. Basilio Catanoso nell’interrogazione che ha tempestivamente presentato ai Ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente, chiedendo di fermare la proposta in quanto “testo pericoloso ed inopportuno, che non rappresenta una riforma della normativa sulla tutela della fauna e regolamentazione della caccia, ma tende piuttosto a dilatare tempi e modi dell’attività venatoria”.
Per il WWF Italia, se si ritiene necessaria o opportuna una riforma della legge quadro sulla caccia, questa deve esclusivamente essere finalizzata ad una maggior tutela della fauna ed al rigoroso rispetto delle regole europee ed internazionali, ad iniziare dall’applicazione della Convenzione internazionale sulla tutela della biodiversità. Quella proposta non è che una pseudoriforma, pensata esclusivamente a fini filovenatori e senza il coinvolgimento, assolutamente imprescindibile, di tutti i soggetti istituzionali, sociali e scientifici.
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GEA PRESS
2 LUGLIO 2013
Il Ministero dell’Agricoltura vuole aprire la caccia nei Parchi. Il No dell’On.le Zanoni
Un riforma insensata e assurda – Zanoni: non assisterò in silenzio allo sterminio della fauna
“Riforma insensata e assurda”. Non si arrestano le polemiche sulla cosiddetta “riforma” che il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali si appresta a fare pervenire alla Conferenza Stato Regioni.
Ad intervenire è ora l’Eurodeputato Andrea Zanoni che, nel suo comunicato, ha affermato di non volere rimanere in silenzio ad “assistere ad un piano di sterminio programmato a favore della lobby dei cacciatori”. Secondo l’On.le Zanoni la riforma del Ministero prevede una vera e propria “caccia selvaggia” agli ungulati e l’eradicazione delle specie definite “alloctone”, ovvero immigrate autonomamente e stabilitesi nel territorio. Il testo dovrebbe essere esaminato dalla Commissione Agricoltura della Conferenza delle Regioni nella seduta di domani.
Con il testo messo a punto dal Ministero dell’Agricoltura guidato da Nunzia De Girolamo, afferma sempre Zanoni, si propone l’estensione della caccia agli ungulati per tutto l’anno con qualsiasi condizione climatica e si apre la caccia nei parchi e nelle oasi di protezione con il pretesto del prelievo selettivo, ovvero quei pochi angoli di territorio dove la fauna si rifugia per nidificare e riprodursi. Si prevede, inoltre, l’introduzione dell’eradicazione della fauna alloctona senza contemplare il ricorso né ai metodi ecologici obbligatori per legge, né ai censimenti, né ad altre valutazioni tecnico-scientifiche o ai divieti di commercializzazione. La proposta prevede che l’attività di controllo faunistico non costituisca esercizio di caccia ed inoltre non cancella dall’elenco delle specie cacciabili le 19 specie di avifauna che a livello europeo sono considerate in uno stato di conservazione sfavorevole e quindi da proteggere. Non viene toccata nemmeno la previsione di caccia durante le fasi di migrazione, di nidificazione, di dipendenza dei piccoli, in spregio alla Direttiva Uccelli 147/2009/CE sulla conservazione degli uccelli selvatici ed in contrasto anche con le valutazioni scientifiche contenute nella “Guida per la stesura dei calendari venatori ai sensi della legge 157/92, così come modificata dalla legge Comunitaria 2009, art. 42” diffusa dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
L’eurodeputato Andrea Zanoni, vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere e la Conservazione degli Animali al Parlamento europeo si è rivolto così ai Ministri delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo, dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare Andrea Orlando e a quello per le Politiche europee Enzo Moavero Milanesi chiedendo di bloccare immediatamente la modifica alla Legge 157/92. “Sono allibito – ha dichiarato Zanoni – dal piano predisposto dal Ministero dell’Agricoltura per il “divertimento” dei cacciatori che sono una minoranza rispetto alla maggior parte degli italiani che si dichiarano contro la caccia. È incredibile come l’Italia perseveri nel cercare di aggirar e le indicazioni dell’Europa che vanno nella direzione della tutela della fauna e della biodiversità. Non può passare sotto silenzio il fatto gravissimo di cercare, bypassando la stessa normativa italiana in vigore, di risolvere la questione delle deroghe di caccia, che con stratagemmi delle Regioni sta già portando all’Italia una nuova condanna europea, con relative sanzioni pecuniarie».
Zanoni ha espresso tutta la sua preoccupazione per una modifica che rivela a suo avviso un approccio ormai sorpassato e privo di ogni fondamento scientifico, prevedendo infatti misure gravemente peggiorative per la vita, il benessere e la conservazione degli animali, sia autoctoni che alloctoni. “Con il testo in esame – ha aggiunto Zanoni – si sta tentando di allargare la possibilità di cacciare con metodi e in periodi specificatamente vietati dall’Europa: si autorizza la caccia sulla neve, la caccia agli ungulati anche nelle oasi di protezione e nei parchi con il pretesto del prelievo selettivo, si continua a prevedere la possibilità di uccidere specie di avifauna protette anche a livello internazionale. Come si può permettere di uccidere nei periodi di migrazione, nidificazione, dipendenza dei piccoli, violando palesemente la Direttiva Uccelli 147/2009/CE? È inaudito e mi batterò contro queste decisioni insensate e assurde».
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NEL CUORE.ORG
2 LUGLIO 2013
LIGURIA: LE "BAU-BEACH" SALGONO A 16, L'ULTIMA APERTA AD ALASSIO
Enpa: importante il turismo animalista, grazie sindaco
Salgono a 16 le spiagge per cani in Liguria. L'ultima? "Baba Beach" ad Alassio. Il litorale, di 22 metri, sarà gestito dagli stessi frequentatori, a cui spetta il compito di pulire la sabbia dalle deiezioni e di vigilare sui comportamenti dei cani. Il Comune, in un secondo momento, individuerà a costi minimi il soggetto a cui affidare la periodica pulizia dell'arenile. ''Il turismo animalista - dicono i volontari dell'Enpa di Savona - si sta rivelando una nicchia sempre più importante per le economie dei comuni, come quelli della Riviera, fondate sulle vacanze estive. La Protezione animali savonese quindi ringrazia il sindaco di Alassio, Enzo Canepa, per aver accolto la proposta avanzata già due anni fa di aprire il Baba Beach. Si tratta del coronamento, ad Alassio, della battaglia del l'Enpa savonese fin dagli anni '90, quando ottenne dal ministero competente l'autorizzazione generale ad attrezzare, sulla base di propri progetti, spiagge per cani''.
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YAHOO NOTIZIE
2 LUGLIO 2013
Green Hill, Legambiente: accolta istanza per affido definitivo dei beagle
A quasi un anno dal sequestro dell’allevamento dei beagle di Green Hill (Brescia) e la nomina di Legambiente e Lav come custodi giudiziari dei cani, arriva la notizia tanto attesa: la Procura di Brescia ha accolto l'istanza del legali di Legambiente e Lav e autorizzato le procedure per la cessione definitiva degli animali oggi in sequestro.
“Si tratta di una bellissima notizia – dichiara Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente - una vittoria importante conseguita grazie all’istanza presentata dai nostri legali e da quelli della Lav e che ci ripaga del grande lavoro, portato avanti l’estate scorsa con impegno e determinazione, per ridare la libertà a questi cani destinati alla sperimentazione animale. Undici mesi fa avevamo promesso che avremo ridato la libertà a questi cani, una promessa che abbiamo mantenuto e che viene confermata dall’autorizzazione arrivata dalla Procura di Brescia. Ora l’allevamento e le gabbie di Green Hill saranno per i beagle solo un lontano e brutto ricordo, perché la loro vita sarà per sempre tra le braccia e l’affetto delle famiglie affidatari e. I nostri esperti, veterinari ed educatori, continueranno comunque ad aiutare ed assistere tutte le famiglie e i loro piccoli beagle che ne avranno bisogno”.
In questi mesi Legambiente, grazie all'aiuto di una task force di volontari, ha affidato oltre 3000 beagle, tra cuccioli, fattrici e cani adulti. “Un’esperienza bella quanto faticosa, emozionante e coinvolgente – aggiunge Nino Morabito, responsabile nazionale fauna e benessere animale di Legambiente – che ha visto insieme associazioni, volontari, veterinari lottare per ridare la libertà ai beagle di Green Hill. Una battaglia di civiltà e legalità portata avanti per combattere qualsiasi forma di maltrattamento animale e chiedere al Parlamento Europeo e al Parlamento Italiano di abolire l’anacronistico e generico obbligo di legge sulla sperimentazione animale in ogni ambito o settore. E con ancora più slancio Legambiente continua la battaglia legale contro Green Hill 2001 srl e coloro che, potendo impedirlo, hanno negli anni consentito il maltrattamento di centinaia e centinaia di animali. Il nostro impegno non cesserà fino a quando, forti della competenza e determinazione dei nostri legali, non otterremo la condanna per chi ha commesso questi atti contro il sentimento di tutti gli italiani”.
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GEA PRESS
2 LUGLIO 2013
L’ok del Senato alla vivisezione. Punto per punto cosa è stato stravolto
L'appello dell'UGDA: non facciamoci abbindolare da pseudo vittorie animaliste.
Migliorie blande che ci lasciano davvero perplessi. Questo il commento del Comitato Nazionale per l’Istituzione dell’Ufficio del Garante dei Diritti degli Animali (UGDA) dopo che la Commissione Politiche dell’Unione Europea ha approvato gli emendamenti al Ddl di legge di delegazione europea in tema di sperimentazione animale (vedi articolo GeaPress). Il tutto, come è noto, per il recepimento della Direttiva di settore approvata nel settembre 2010 e per la quale l’Italia è a rischio infrazione.
Nessun paletto forte e invalicabili, sostiene l’UGDA, la quale elenca una serie di punti che spiazzano quasi del tutto le speranze degli animalisti.
In particolare, riferisce la presidente UGDA Paola Suà, è stato stralciato l’emendamento che avrebbe dato una prima più decisa spallata alla vivisezione, ovvero quello già proposto da UGDA nella precedente legislatura e fatto proprio anche dalla Sen. Taverna (M5S) sull’obbligatorietà dei metodi sostitutivi. “Non si capisce perchè i Senatori – commenta l’UGDA – continuino a sorvolare su questo emendamento che è ineccepibile e in linea con la Direttiva come abbiamo avuto già modo di dire“. Circa i finanziamenti ai metodi sostitutivi si tratterebbe di una percentuale minima. Eliminato, poi, l’emendamento sulle ispezioni nei laboratori di ricerca.
Unico passo di una certa apparente fermezza è quello sul divieto di allevamento che però, aggiunge Paola Suà, “noi consideriamo una vera e propria beffa dato che per stessa ammissione del presidente di commissione gli animali verrebbero semplicemente importati“.
Seguendo analoga impostazione è stato inoltre eliminato il divieto di sperimentare su cani, gatti e primati che era invece contenuto negli emendamenti rigettati, mentre, circa l’obbligo di anestesia non è di fatto tale essendo previste deroghe sottoscrivibili dagli “addetti” con estrema facilità. Così non era nel testo di Ddl approvato all’unanimità su mozione dei Senatori Rizzi e Poretti nel corso della scorsa legislatura.
In tale maniera, sostiene l’UGDA, ci si accinge ad un piatto recepimento della Direttiva. Per questo è ora importante chiedere al Governo l’istituzione di un organo di controllo, tramite un Comitato etico scientifico permanente aperto a tutte le associazioni che si occupano di sperimentazione a livello nazionale, per monitorare il lavoro di chi sottoscrive le deroghe. I laboratori, poi, devono essere periodicamente oggetto di controlli da parte di esperti inviati dalle associazioni per verificare eventuali infrazioni.
“Ci auguriamo – ha dichiarato la presidente UGDA Paola Suà – di non assistere a comunicati trionfalistici nel mondo animalista per quanto è stato deciso dalla Commissione perché questa non è una vittoria , ma semmai una sconfitta camuffata da vittoria”. I politici, sempre secondo l’UGDA, hanno dimostrato ancora una volta di procedere senza tenere contro dell’87,3% dei cittadini sono contrari alla vivisezione dando solo dei contentini.
Un’analisi senza veli, quella dell’UGDA che in sintonia con quanto affermato rileva ora come le lobbies pro sperimentazione non hanno stranamente “tuonato” contro quella che potrebbe essere spacciata come una vittoria animalista.
“Mi rivolgo agli animalisti – dichiara la presidente UGDA – non fatevi confondere le idee : la battaglia continua! La vivisezione, purtroppo, ad oggi non si può abolire per i vincoli imposti dalle leggi italiane che l’ammettono e a causa della direttiva europea che i politici si stanno accingendo a recepire nonostante la contrarietà del popolo italiano“.
L’impegno è ora quello di battersi sul piano legislativo affinchè vengano trovati gli spazi consentiti da leggi e direttiva al fine di applicare in maniera sempre più restrittiva fino alla sua abolizione totale !
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BERGAMO NEWS
2 LUGLIO 2013
Il consiglio comunale ha approvato a larga maggioranza (14 si e 2 astenuti) una mozione per chiedere al Parlamento di “avviare l’iter legislativo per l’approvazione della legge proposta dalla LAV e già depositata a Camera e Senato”
Allevamento di visoni per pellicce: il Comune di Casirate dice basta
Prov. Di Bergamo - Il Comune di Casirate d’Adda dichiara guerra all’allevamento di visoni. Il sindaco Luigia Degeri e il consiglio comunale hanno accolto con entusiasmo la proposta della LAV di partecipare attivamente alla campagna in favore della legge che vieterà gli allevamenti di animali per la principale finalità di ricavarne pellicce.
Così, nei giorni scorsi, è stata approvata a larga maggioranza (14 si e 2 astenuti) una apposita mozione per chiedere al Parlamento di “avviare l’iter legislativo per l’approvazione della legge proposta dalla LAV e già depositata a Camera e Senato”. Un importante segnale che arriva direttamente dal territorio, da quei cittadini e quegli amministratori che loro malgrado rischiano di trovarsi “in casa” allevamenti di visoni, mentre in tutta Europa vengono letteralmente messi al bando.
La società europea, ed in particolare quella italiana, ha già dimostrato la totale avversione verso le attività di sfruttamento degli animali per la produzione di pellicce (come rilevato anche da Eurispes nel “Rapporto Italia 2011” e successivi, l’83% degli italiani disapprova tale pratica). Considerando che gli Enti Locali non hanno il potere di vietare attività di allevamento di animali per la principale finalità di utilizzare la loro pelliccia, è significativo l’impegno del Comune di Casirate d’Adda nel sostenere la campagna LAV contro questi allevamenti che, rivolgendosi al Parlamento, chiede l’immediata approvazione della legge che finalmente porterà l’Italia al livello di altri paesi europei.
In Italia sono attivi oggi meno di 20 allevamenti che ogni anno sono causa della morte di circa 200.000 visoni (unica specie allevata in Italia per tale finalità); si tratta di un settore zootecnico marginale se confrontato con altri paesi del nord Europa dove, nonostante maggiori interessi economici e sociali, le istituzioni rappresentative hanno fatto propri i nuovi valori etici di rispetto e tutela dei diritti degli animali sempre più diffusi nella società moderna, mettendo definitivamente al bando tali attività.
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GIORNALETTISMO
2 LUGLIO 2013
L’uomo che mangia il proprio cane
Thomas Huggins, un uomo di 25 anni, è stato accusato di crudeltà verso gli animali perchè avrebbe strangolato, fatto a pezzi e bollito Bandit, il cucciolo di famiglia
Tampa, Florida (USA) Thomas Huggins, un uomo di 25 anni, è stato accusato di crudeltà verso gli animali perchè avrebbe strangolato, fatto a pezzi e bollito Bandit, il cucciolo di famiglia. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, l’uomo avrebbe macellato l’animale giovedì mattina per poi mettere la carcassa nel congelatore. La polizia è stata avvisata da un membro della famiglia dopo aver saputo quello che era successo al cucciolo di pitbull. La notizia è stata riportata dall’ Huffington Post e Abc news. LA SCOPERTA E L’ARRESTO - Gli agenti hanno riferito di aver trovato le costole di Bandit in una pentola e la testa dell’animale nel bidone della spazzatura. Secondo la portavoce della polizia Andrea Davis il sospetto non trovava che ci fosse nulla di sbagliato nell’uccidere un cane. Secondo la madre di Huggins, il figlio avrebbe cominciato a comportarsi in modo strano quando ha cominciato a fumare marijuana, perchè avrebbe iniziato a dire di prendere ordini dal Signore. Secondo Nickloa Davis, un vicino di casa, “Bandit era il cane più carino di sempre”. Mangiare cani è illegale in 44 stati degli USA e per la legge della Florida “chi commette intenzionalmente un atto che possa provocare la morte o infligge ripetutamente sofferenze non necessarie a un animale è colpevole di un reato di terzo grado”. Huggins si trova ora in carcere e per uscire in attesa del processo dovrà pagare una cauzione di 2 mila dollari.
VIDEO
http://www.giornalettismo.com/archives/1011149/luomo-che-mangia-il-proprio-cane/
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NEL CUORE.ORG
2 LUGLIO 2013
AFRICA, OBAMA: 10 MILIONI DI $ PER SALVARE ELEFANTI E RINOCERONTI
L'annuncio di Obama durante la visita in Tanzania
Il governo americano in prima fila nella lotta al mercato illegale di animali protetti. Barack Obama, durante la sua ultima tappa africana in Tanzania, ha presentato un piano di intervento da 10 milioni di dollari per aiutare i Paesi e i loro sforzi per contrastare il contrabbando di animali a rischio estinzione in tutto il continente africano.
Il programma della Casa Bianca - rivela Quotidiano.net - punta alla tutela dell'elefante e del rinoceronte, spesso vittime di bracconieri attirati dal valore delle zanne e dei corni. In particolare, come ha fatto notare l'esecutivo di Washington, i corni dei rinoceronti vengono venduti al mercato nero anche a più di 60mila dollari al chilo. Le zanne, invece, vanno in vendita per oltre 2mila dollari sempre al chilo: un mercato illegale che - secondo i calcoli - ammonta tra i 7 e i 10 miliardi di dollari l'anno e che sta provocando la decimazione degli animali simbolo dell'Africa. |
NEL CUORE.ORG
2 LUGLIO 2013
PARLAMENTO CIPRIOTA: "NO" ALL'USO DI QUALSIASI ANIMALE NEI CIRCHI
Con la Grecia gli unici Paesi europei con un divieto totale
Esulta l'organizzazione animalista Born Free. La settimana scorsa il parlamento cipriota ha votato per modificare la legge sul benessere degli animali a favore di un divieto totale dell'uso di tutte le bestiole (selvatiche e domestiche) nei circhi. L'emendamento recita: "E' vietata l'installazione e l'esibizione di circhi che includono nel loro programma qualsiasi specie di animale, che non può eseguire esercizi, sfilare e semplicemente presentarsi davanti al pubblico".
Questa mossa del governo segue molte discussioni, non solo politiche, e negli ultimi anni ha ricevuto un ampio sostegno dalle organizzazioni europee sul benessere degli animali. Con questa misura Cipro si affianca alla Grecia, la quale ha attuato un divieto totale delle prestazioni degli animali nel mese di aprile 2012. Ecco gli unici due paesi europei che applicano un divieto totale dell'uso di tutti gli animali nei cir chi. Born Free - si legge sul sito dell'associazione - accoglie con favore la notizia e si congratula con il governo cipriota e con le organizzazioni che hanno lavorato senza sosta per porre fine all'uso di bestiole nelle rappresentazioni circensi a Cipro. L'uso degli animali nei circhi travisa la vera natura e le caratteristiche degli animali, sottoponendoli ad uno stile di vita innaturale e spesso causa di abusi. E, nello stesso tempo, indebolisce il rispetto pubblico per il mondo naturale. Altre modifiche alla legge sul benessere degli animali includono una clausola con l'istituzione di un Comitato nazionale per proteggere gli animali utilizzati nelle strutture per la sperimentazione e il divieto di tutte le "mutilazioni estetiche" dei pet (eccetto quando lo ritenga necessario un veterinario). Quest'ultimo punto prevede la rimozione di code, orecchie, denti, unghie e delle corde vocali. Questa è una grande notizia per il benessere degli animali - conclude Born Free - e Cipro diventa un esempio per gli altri Paesi. |
NEL CUORE.ORG
2 LUGLIO 2013
IUCN: CONTINUA L'"ESTINZIONE DI MASSA", 700 NUOVE SPECIE A RISCHIO
Ma l'orso marsicano non rientra nella "Red List"
La continua perdita di animali e piante, che ha fatto usare più volte da parte degli esperti la definizione di "estinzione di massa" per questo periodo storico, non accenna a fermarsi. Lo ha certificato il nuovo aggiornamento della "Red List" dello Iucn, l'Unione mondiale per la conservazione della natura, che suona sempre più come un bollettino di guerra, con 700 nuove specie aggiunte tra quelle in pericolo e tre considerate ormai estinte. Il censimento periodico dell'organizzazione è ormai arrivato a valutare lo stato di salute di oltre 70mila specie sugli 1,82 milioni conosciuti, e quasi un terzo risulta nei vari livelli di rischio. Con le 700 aggiunte in questa edizione della "Red List" sono infatti 21mila le specie la cui condizione desta preoccupazione. In Italia le specie considerate a rischio sono 1825, ma di queste ancora non fa parte l'orso marsicano, che recentemente alcune associazioni avevo chiesto di inserire nella lista.
"Il quadro generale è allarmante - spiega Jane Smart dello Iucn - servono azioni urgenti se vogliamo fermare l'estinzione di massa che minaccia tutti gli organismi del pianeta". Con l'occasione l'Iucn ha anche fatto la prima rivalutazione dello stato di salute delle conifere, gli alberi più antichi e di grandi dimensioni che popolano il pianeta oltre che quelli che assorbono più CO2, con risultati poco confortanti. Il 34% delle specie di questi alberi, dai pini ai cipressi, è a rischio per lo sfruttamento selvaggio o a causa di parassiti resi più aggressivi dai cambiamenti climatici. In questo ambito l'organizzazione registra anche qualche nota positiva, come il lento miglioramento del cipresso di Lawson, che cresce negli Usa e che era molto vicino all'estinzione. "Gli sforzi per la conservazione funzionano - spiega Aljos Farjon, esperto Iucn per le conifere - tuttavia quello che si è fatto non basta. Sospettiamo che ci siano molte specie che devono ancora essere scoperte e descritte, ma non le troveremo mai perche' spariranno per effetto della deforestazione". Secondo gli esperti, oltre alle conifere sono in grave pericolo anche gamberi d'acqua dolce, di cui il 28% delle specie è a rischio, molluschi monovalve e una rara focena che vive nel fiume cinese Yangtze, uno dei pochi cetacei d'acqua dolce rimasti, la cui popolazione scende del 5% l'anno. Invece, sono stati dichiarati estinti il cyprinodon arcuatus, un pesce tropicale, una lucertola gigante di Capo Verde e il Macrobrachium leptodactylus, un gamberetto di fiume indonesiano. |
VERONA SERA
3 LUGLIO 2013
Legati all'albero sotto il sole e bastonati, liberati 4 cani in riva all'Adige
Ennesimo caso di maltrattamento e crudeltà verso gli animali nel Veronese: bestiole incatenate nell'area di Legnago nei pressi dell'oleodotto all'ora di punta del caldo. Curati e rifocillati sono stati trasferiti al rifugio di Merlara
Prov. Di Verona - Sotto il sole, legati con catene ad un albero in riva all'Adige. Disidratati, stremati, alcuni feriti da una bastonata. La polizia locale di Porto di Legnago e i volontari della Lega per la difesa del cane hanno trovato in queste condizioni quattro cani meticci di taglia media e grossa. La scoperta è avvenuta lunedì scorso, nei pressi dell'oleodotto, grazie alla segnalazione di alcuni podisti che amano frequentare quella zona. La chiamata d'emergenza al Comando dei vigili è partita alle 13e45, quindi nell'ora in cui il sole è cocente, da uno dei responsabili dell'ente animalista, che era già sul posto. Quando gli agenti sono arrivati hanno trovato le bestiole al limite delle forze, legate con filo di ferro e catene all'albero, tutte assieme. Una lenta agonia li avrebbe sicuramente portati alla morte se non fosse stata per una telefonata anonima Dopo averli rifocillati, sono scattati i controlli per l'identificazione. Nessuno dei quattro cani aveva il microchip così è stato necessario chiamare i veterinari dell'Ulss di Legnago e il Servizio multizonale. Per un cane sono state necessarie medicazioni supplementari poiché presentava una ferita all'occhio, provocata con tutta probabilità da un bastone. terminata la fase di controllo, verso le 16 sono stati trasferiti nel rifugio di Merlara, nel Padovano. Come spiega l'Arena, parte così un altro appello per l'adozione, dopo la liberazione di un pinscher e di un cucciolo di spinone da un "casolare-laer" di Villa Bartolomea
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STRETTO WEB
3 LUGLIO 2013
Crotone, due denunce per maltrattamento animali
Gli agenti della Sezione Polizia Stradale di Crotone hanno denunciato due persone per trasporto irregolare di animali vivi. In particolare, secondo quanto reso noto, un bovino femmina di grossa taglia è stato trovato sul cassone di un autocarro non attrezzato per il trasporto di animali vivi. L’animale era legato dalla testa alla sponda dell’automezzo con una corda e viaggiava senza possibilità di deambulare in decubito laterale destro.
Il conducente ed il proprietario del mezzo, giunto in un secondo momento ,sono stati denunciati per il reato di maltrattamento di animali e sanzionati amministrativamente per un ammontare complessivo di 18.320,31 euro. Sul luogo dell’accertamento è stato fatto intervenire personale dell’A.S.L. del servizio veterinario, per la verifica delle condizioni di salute dell’animale e per i successivi provvedimenti di specifica competenza.
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IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA
3 LUGLIO 2013
Trasportavano animale vivo senza accorgimenti
Due denunce nel crotonese, multa di 18mila euro
La polizia stradale ha sorpreso i due con un bovino femmina nel cassone dell'autocarro, l’animale era legato dalla testa alla sponda dell’automezzo con una corda e viaggiava senza possibilità di deambulare. I due sono stati deferiti e dovranno pagare una sanzione molto "salata". L'animale è stato visitato dai veterinari
CROTONE - Gli agenti della Sezione Polizia Stradale di Crotone hanno denunciato due persone per trasporto irregolare di animali vivi. In particolare, secondo quanto reso noto, un bovino femmina di grossa taglia è stato trovato sul cassone di un autocarro non attrezzato per il trasporto di animali vivi. L’animale era legato dalla testa alla sponda dell’automezzo con una corda e viaggiava senza possibilità di deambulare in decubito laterale destro. Il conducente ed il proprietario del mezzo, giunto in un secondo momento ,sono stati denunciati per il reato di maltrattamento di animali e sanzionati amministrativamente per un ammontare complessivo di 18.320,31 euro. Sul luogo dell’accertamento è stato fatto intervenire personale dell’A.S.L. del servizio veterinario, per la verifica delle condizioni di salute dell’animale e per i successivi provvedimenti di specifica competenza.
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GEA PRESS
3 LUGLIO 2013
Linate – Dal sudamerica a Malta: le valige della morte (VIDEO e FOTOGALLERY)
Confermata l'ipotesi trapelata sul traffico di specie protette per i trofei di caccia
E’ confermabile quanto anticipato da GeaPress nei scorsi giorni, in merito alle molte decine di uccelli sventrati sequestrati nell’aeroporto milanese di Linate (vedi articolo GeaPress).
I quasi duecento animali, appartenenti a molte specie alcune delle quali rare e di difficile determinazione, potrebbero essere stati destinati al traffico illegale di trofei di caccia. Il tutto, riferisce il Corpo Forestale nel comunicato odierno, in collegamento tra europa, paesi mediorientali e paesi nordafricani. La stessa tesi, aggiunge la Forestale, già avanzata da molte associazioni ambientaliste: bracconieri ed imbalsamatori catturerebbero illegalmente, rari esemplari di fauna in varie aree del mondo, compresi parchi nazionali, per poi portarli in Europa dove verrebbero imbalsamati e immessi in circuiti illegali.
Dall’ispezione avvenuta lo scorso 14 giugno ma resa nota giorni dopo, è emerso trattavasi di avifauna protetta dalla Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione (CITES). Quattro valigie con all’interno oltre 200 animali morti tutti appartenenti ad avifauna protetta: anatre, cicogne, ibis, aironi, tucani, fenicotteri, civette, poiane, sono solo alcune delle specie rinvenute, tutte appartenenti a categorie protette.
I viaggiatori erano stati precedentemente fermati dal servizio passeggeri della Dogana e dalla Guardia di Finanza per i controlli di routine previsti per i voli provenienti da paesi extra-UE. All’interno dei bagagli erano state rinvenute le carcasse dei volatili e in considerazione del singolare ritrovamento sono stati allertati, come previsto dal protocollo operativo tra Agenzia delle Dogane e Corpo forestale dello Stato, gli esperti del Nucleo Operativo Cites della Forestale.
Secondo indiscrezione trapelata parrebbe che i tre maltesi presentassero nei loro documenti qualcosa che ha attirato l’attenzione nel corso dei controlli.
VEDI FOTO E VIDEO:
http://www.geapress.org/caccia/linate-dal-sudamerica-a-malta-le-valige-della-morte-video-e-fotogallery/45923
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MESSAGGERO VENETO
3 LUGLIO 2013
«Salvate la vita a “Naon”, la baby nutria el Noncello»
«Salviamo la vita alla baby-nutria e chiamiamola Naon». La Lega anti-vivisezione (Lav) di Pordenone scende in campo, a tutela del “castorino” avvistato sulle sponde del Noncello. E’ innocuo, ma in Veneto lo cacciano perché, dicono, rovina le sponde. «Giù le mani dalla baby-nutria» replica la Lav, che si appella al buon senso dei pordenonesi. «L’uccisione di un animale – ha ricordato Iemmi – comporta una denuncia per violazione dell’ articolo 544 bis del codice penale, con reclusione da tre a 18 mesi».
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TENTAZIONI DELLA PENNA
3 LUGLIO 2013
Volpe ferita in spiaggia. Salvata da turisti e forestali
Prov. di Carbonia-Iglesias - Si è rifugiata zoppicando in spiaggia dove ha trovato la salvezza. E' successo ieri mattina a Spiaggia Grande (lato Tonara) ad una piccola volpe. Investita probabilmente da un'auto, che le provocato dai traumi alle gambe, ha cercato rifugio in spiaggia. Ad accorgesi della volpe sono stati alcuni turisti che, dopo essersi informati chi poteva soccorrere la bestiola, hanno chiamato i forestali. In spiaggia è intervenuta una squadra di ranger della stazione forestale di Sant'Antioco che, dopo aver catturato la piccola volpe, l'hanno trasferita al centro recupero selvatici di Villamassargia per essere curata.
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LA PROVINCIA PAVESE
3 LUGLIO 2013
Processo Genta In 12 testimoniano per il veterinario
VOGHERA (PV) - È ripreso ieri mattina davanti al Tribunale di Voghera il processo a carico del veterinario Giuseppe Genta, imputato di violenza sessuale e maltrattamenti ai danni delle dipendenti, maltrattamenti di animali e smaltimento illecito di rifiuti. Nelle scorse settimane Genta aveva accusato un malore ed era stato ricoverato in ospedale. I giudici, dopo avere ricevuto copia della documentazione clinica dall’Azienda ospedaliera, avevano deciso di rinviare l’udienza, tenuta, appunto, ieri mattina. Davanti al collegio giudicante sono sfilati i testimoni indicati dalla difesa, che oltre all’avvocato Angela Fortunati, comprende l’avvocato Carlo Enrico Paliero. Alla luce del ricovero in ospedale, i due legali a vevano chiesto che all’imputato venisse concesso il legittimo impedimento. «Chiederemo un differimento dell’udienza – aveva spiegato l’avvocato Fortunati – perchè è diritto del nostro assistito assistere alle udienze e anche perchè lui stesso ha chiesto di essere sottoposto alle domande delle parti». Quindi ieri Genta, che nel frattempo si era ripreso, era in aula, come i dodici testimoni a difesa che hanno raccontato i particolari del loro rapporto professionale con il veterinario. Si tratta per lo più di clienti, che hanno riferito su circostanze precise, alcune che smentiscono in modo radicale deposizioni di testi dell’accusa, le denuncianti, ossia le dipendenti licenziate. «Sono state smentite chiaramente alcune circostanze di fatto – sottolinea Paliero –. Come gli episodi di supposti maltrattamenti, che sono stati negati decisamente dai proprietari di animali, clienti di Santa Maria della Versa come di Milano». Il processo è stato aggiornato al 1° ottobre prossimo per l’interrogatorio dell’imputato e la probabile discussione.
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IL SOLE 24 ORE
3 LUGLIO 2013
All'Acquario di Genova il nuovo padiglione kolossal dei cetacei
di Raoul De Forcade
E' arrivato nel porto antico di Genova, dove saranno ultimati i lavori di allestimento per l'apertura al pubblico (prevista a fine luglio), il nuovo padiglione cetacei dell'Acquario di Genova. La struttura è partita nella notte tra martedì e mercoledì, via mare, dal cantiere di Voltri, dove era giunta nel febbraio 2012, dopo la prima fase di lavorazione in un bacino di carenaggio alla Spezia.
Il padiglione è stato progettato da Renzo Piano Building Workshop e realizzato con l'impegno congiunto di Costa Edutainment (che gestisce l'Acquario) e Porto Antico di Genova spa, si presenta sostanzialmente ultimata: con 23 metri di altezza totale – 10 dei quali sotto il livello del mare - a base rettangolare, una lunghezza di 94 metri e una larghezza di 28, due torri laterali (alte rispettivamente 10 e 13 metri) e una parte centrale, alta circa 6 metri, dei quali tre completamente vetrati.
Al suo interno, sono state ultimate anche le strutture delle vasche, compreso il semitunnel attraverso il quale i visitatori potranno ammirare gli animali da una prospettiva subacquea.
La struttura ha un peso complessivo di 26mila tonnellate e un pescaggio di 9 metri; è stata trainata da un rimorchiatore per il tratto da Voltri all'imbocco di Levante del porto, a una velocità di un nodo, poi è stata avvicinata, con l'aiuto di un secondo rimorchiatore, all'Acquario.
Dopo l'accosto, verrà l'operazione di "affondamento": circa 3.500 metri cubi di acqua andranno a riempire gradualmente le casse di zavorra posizionate lungo tutto il perimetro e la base della struttura, per far sì che questa si appoggi sul fondo opportunamente preparato con un lungo lavoro di dragaggio e livellamento.
Aseguire, verranno completati i lavori per la messa in funzione degli impianti, per consentire poi di accogliere gli animali, e i lavori di allestimento del percorso espositivo, per l'apertura al pubblico di fine luglio.
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NEL CUORE.ORG
3 LUGLIO 2013
CETACEI IN DIFFICOLTA', BRAMBILLA: "MIA PDL PER CHIUDERE I DELFINARI"
L'ex ministro: gli animali sono intelligenti e sensibili
"All'alba del XXI secolo, costringere i mammiferi marini, creature intelligenti e sensibili, a vivere in vasche e ad esibirsi per il divertimento della folla è pura barbarie. Per questa ragione ho presentato una proposta di legge che vieta nel nostro paese la detenzione e l'addestramento di cetacei e porterebbe, se approvata, alla chiusura dei delfinari esistenti". Lo dice l'ex ministro del Turismo, on. Michela Vittoria Brambilla, lanciando un appello a non visitare i delfinari, in occasione della Giornata mondiale contro la cattività dei mammiferi marini (4 luglio).
"Balene e delfini - ricorda la parlamentare del Pdl - sono animali molto intelligenti, che vivono in gruppi sociali complessi ed hanno bisogno di relazioni. Separarli ancora piccoli dalle loro famiglie vuol dire infliggere loro un trauma gravissimo, in molti casi insuperabile. In natura possono nuotare anche per 160 chilometri al giorno, cacciando e giocando. La loro casa è l'oceano, non certo una vasca di 400 metri quadri per cinque esemplari e 100 metri quadrati per ogni esemplare aggiuntivo: lo standard minimo fissato dalla normativa italiana, considerata "generosa"." "Come se non bastasse - aggiunge la deputata animalista - questi poveri animali devono imparare ed eseguire "numeri da circo" di fronte a spettatori paganti. Non c'è da stupirsi se lo stress mentale, emozionale e fisico indebolisce il delicato sistema immunitario dei cetacei, li porta spesso alla malattia e alla morte. L'elevato indice di mortalità alimenta nuove catture in tutto il mondo, a volte con metodi particolarmente crudeli". "Eppure - continua - il regolamento europeo 338/1997 vieta l'importazione di cetacei nell'Unione "per scopi prevalentemente commerciali". I delfinari sono a tutti gli effetti imprese commerciali e non dovrebbero ottenere permessi di importare cetacei, neppure vantando presunti "scopi scientifici" che al dunque si rivelano inesistenti". "Per questo - conclude Michela Vittoria Brambilla - faccio appello a tutte le forze politiche affinché sostengano la mia proposta di legge che vieta nel nostro paese la detenzione e l'addestramento di questi meravigliosi animali". |
CORRIERE DELLA SERA
3 LUGLIO 2013
Giornata contro la cattività dei mammiferi marini
La Brambilla vuole chiudere i delfinari: «Una barbarie contro animali intelligenti e sensibili»
L'ex ministro presenta una «proposta di legge per vietare in Italia la detenzione e l'addestramento dei cetacei»
Alla vigilia della Giornata mondiale contro la cattività dei mammiferi marini, in programma giovedì 4 luglio, l'ex ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, lancia un appello chiedendo di «non visitare i delfinari». «Costringere i mammiferi marini, creature intelligenti e sensibili, a vivere in vasche e ad esibirsi per il divertimento della folla è pura barbarie - spiega l'ex ministro Brambilla - Per questa ragione ho presentato una proposta di legge che vieta nel nostro paese la detenzione e l'addestramento di cetacei e porterebbe, se approvata, alla chiusura dei delfinari esistenti».
«NO AI DELFINARI» - Balene e delfini sono «animali molto intelligenti - ricorda la parlamentare del Pdl - che vivono in gruppi sociali complessi ed hanno bisogno di relazioni» e «separarli ancora piccoli dalle loro famiglie vuol dire infliggere loro un trauma gravissimo, in molti casi insuperabile». Da sempre in prima linea per la difesa dei diritti degli animali, Michela Vittoria Brambilla aggiunge: «Come se non bastasse questi poveri animali devono imparare ed eseguire "numeri da circo" di fronte a spettatori paganti. Non c'è da stupirsi se lo stress mentale, emozionale e fisico indebolisce il delicato sistema immunitario dei cetacei, li porta spesso alla malattia e alla morte. L'elevato indi ce di mortalità alimenta nuove catture in tutto il mondo, a volte con metodi particolar mente crudeli». Come dire: «La loro casa è l'oceano, non certo una vasca di 400 metri quadri per cinque esemplari e 100 metri quadrati per ogni esemplare aggiuntivo - sottolinea Brambilla - lo standard minimo fissato dalla normativa italiana, considerata "generosa"».
INTERVENGA LA POLITICA - Ricorda inoltre l'ex ministro Brambilla che «i delfinari sono a tutti gli effetti imprese commerciali e non dovrebbero ottenere permessi di importare cetacei, neppure vantando presunti "scopi scientifici" che al dunque si rivelano inesistenti». Eppure, continua la deputata animalista, «il regolamento europeo 338/1997 vieta l'importazione di cetacei nell'Unione per scopi prevalentemente commerciali». «Per questo – conclude Michela Vittoria Brambilla - faccio appello a tutte le forze politiche affinché sostengano la mia proposta di legge che vieta nel nostro paese la detenzione e l'addestramento di questi meravigliosi animali».
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AGRO NOTIZIE
3 LUGLIO 2013
Non c'è benessere per le ovaiole
Italia e Grecia non si sono ancora adeguate alla direttiva comunitaria. Appuntamento a Cremona in occasione del primo International Poultry Forum (24 ottobre 2013) per fare un punto del settore anche con i colleghi esteri
Prima una lettera di costituzione in mora, in pratica l’avvio della procedura di infrazione, poi il deferimento alla Corte di Giustizia europea per non aver attuato correttamente la Direttiva sul benessere animale delle galline ovaiole.
La successione temporale è quella di gennaio 2012 e aprile 2013 e se nella prima comunicazione i Paesi coinvolti, oltre all’Italia, erano il Belgio, la Bulgaria, la Grecia, la Spagna, la Francia, Cipro, la Lettonia, l’Ungheria, i Paesi Bassi, la Polonia, il Portogallo e la Romania, il deferimento riguarda solamente il nostro Paese e la Grecia perché nel frattempo gli altri Stati hanno provveduto a sanare le carenze legate all’attuazione della normativa comunitaria, esattamente come era stato richiesto dalla lettera di costituzione in mora.
Solo Italia e Grecia inadempienti
“Malgrado i ripetuti richiami della Commissione – spiega Arnold Elson, ex-presidente del Working Group Poultry Welfare and Management della World’s Poultry Science Association (WPSA) – l’Italia e la Grecia sono ancora inadempienti, nonostante la normativa sia entrata in vigore il 1 gennaio 2012 e, soprattutto, nonostante la decisione di vietare le gabbie non modificate sia stata assunta nell’ormai lontano 1999, lasciando agli Stati membri ben 12 anni di tempo per mettersi in regola”.
Penalizzati gli allevamenti in regola
Secondo Arnold Elson, che nella sua veste di esperto mondiale di benessere animale parteciperà alla prima edizione dell’International Poultry Forum in programma a CremonaFiere il 24 ottobre prossimo, “è necessario che tutti gli Stati membri ottemperino a quanto previsto dalla Direttiva sul benessere animale delle galline ovaiole per evitare che chi ha investito con le modifiche previste si trovi a vivere una situazione economica svantaggiosa, causata dall’insorgere di episodi di concorrenza sleale o da distorsioni di mercato”.
I requisiti delle gabbie
Dal 1 gennaio 2012 quindi, data di entrata in vigore della Direttiva comunitaria, tutte le galline ovaiole devono essere allevate in gabbie modificate con sufficiente spazio per razzolare, fare il nido, appollaiarsi. Ogni gabbia deve avere una superficie di almeno 750 cm2, oltre a un nido, una lettiera, dei posatoi e dei dispositivi per accorciare le unghie, permettendo agli animali di soddisfare i loro bisogni biologici e comportamentali.
Uova più costose
Intanto, secondo una stima elaborata da un gruppo di lavoro della Federazione Europea della WPSA, con l’entrata in vigore della Direttiva comunitaria il costo di produzione kg/uovo subirà nel nostro Paese un aumento tra i 6 e i 7 centesimi di euro, mentre la produzione di uova, attualmente assestata in oltre 12 miliardi di uova/anno, dovrebbe conoscere una riduzione di circa 1 miliardo di unità con una ricaduta positiva sul prezzo, che sarà comunque legato alle dinamiche di mercato.
Un summit a Cremona
Alla prima edizione dell’International Poultry Forum che CremonaFiere ospiterà il 24 ottobre 2013, allevatori, tecnici, veterinari potranno trovare il luogo ideale dove approfondire una tematica di grande attualità, affrontata da esperti di fama internazionale anche sotto il profilo delle ricadute economiche in ambito nazionale e mondiale e delle strategie delle aziende di selezione per fornire ceppi di galline ovaiole idonee alle diverse tipologie di allevamento. |
LA ZAMPA.IT
2 LUGLIO 2013
Storia a lieto fine per la tartaruga salvata a Savona
Un esemplare di tartaruga marina della specie ’Caretta Caretta’ è stato liberato stamani nelle acque delle secche della Meloria di fronte a Livorno. La tartaruga, ritrovata qualche mese fa in condizioni critiche a Savona è stata curata tra l’acquario di Genova e quello di Livorno. Si tratta di una femmina di circa trenta chili. Recuperata a Savona dove è stata trasferita all’acquario di Genova per le prime cure e la terapia antinfiammatoria, la tartaruga è stata poi portata a Livorno i primi di maggio.
FOTO
http://www.lastampa.it/2013/07/02/multimedia/societa/lazampa/storia-a-lieto-fine-per-la-tartaruga-salvata-a-savona-S5LEMyi8LhVP9b33bBVqoN/pagina.html
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LA NUOVA FERRARA
3 LUGLIO 2013
Un numero verde anti-abbandoni
Notizie e curiosità a quattrozampe. Secondo i dati forniti dalla Polizia di Stato, gli incidenti stradali, verificatisi tra il 2010 e il 2012, che hanno coinvolto animali domestici e dovuti ad abbandono e randagismo sono in aumento (+6%). Per questo, dal 1 luglio al 31 agosto sarà attivo, 24 ore su 24, un numero verde anti-abbandoni dell'Enpa (800 137 079) al quale si potranno QUINDI segnalare episodi di abbandono e animali vaganti sulla rete autostradale italiana.[…]
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LA NUOVA VENEZIA
3 LUGLIO 2013
Da Sottomarina il tormentone “Cane”, videoclip contro l’abbandono
Un cane, due splendide ragazze e un cantautore vicentino. Sono questi i protagonisti di un videoclip realizzato sulla spiaggia del Cayo Blanco che spopola sul web
SOTTOMARINA (VE). Un cane, due splendide ragazze e un cantautore vicentino. Sono questi i protagonisti di un videoclip realizzato sulla spiaggia del Cayo Blanco, che in questi giorni sta spopolando in rete.
Il video ha lo stile di un classico tormentone estivo ma, nella sua semplicità, si propone di far riflettere sul tema dell'abbandono degli animali. Ritmo coinvolgente e vivace, motivo piacevole e assimilabile, ragazze avvenenti, voce penetrante, fotografia e scenografia davvero ben curate. Il singolo "Cane" nasce quasi per gioco, da un momento di spensieratezza e svago tra alcuni colleghi di lavoro.
L'autore è Moreno Loddo, musicista tretaseienne di Breganze. «Volevo in modo leggero e coinvolgente», spiega l'artista, «donare un sorriso alle persone, e allo stesso tempo farle riflettere sul problema dell'abbandono dei cani».
Da un motivetto cantato con spensieratezza è nato quindi un videoclip, girato con cura e maestria. Moreno trova il cane abbandonato, lo porta con sé e si dirige verso la spiaggia dove incontra due splendide ragazze che lo accompagnano per tutta la canzone: Alessia ed Elisa, di San Zenone degli Ezzelini.
Il video, di tre minuti e 45 secondi, si conclude con una scena curiosa, che capovolge l'inizio: “Chicco” (il cane) viaggia alla guida di una Spider e preleva il suo padrone abbandonato a sua volta.
VIDEO
http://video.gelocal.it/nuovavenezia/locale/da-sottomarina-il-tormentone-cane-clip-contro-l-abbandono/14985/15015
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ROVIGO OGGI
3 LUGLIO 2013
Vademecum salute per gli animali in ferie
SANITA’ ULSS 19 ADRIA (ROVIGO) Le regole per viaggiare con cani, gatti e furetti in Europa e nei Paesi extraeuropei
L’Ulss 19 di Adria ricorda alcune regole per viaggiare con i propri animali da compagnia all’estero. Le regole in questione cambiano in base alla meta, se il Paese di destinazione fa parte dell’Unione europea o non ne fa parte. Ecco in sintesi cosa c’è da sapere
Adria (Ro) - Viaggiare con gli animali significa conoscere alcune regole sulla loro circolazione. Queste regole sono dettate dal Paese di destinazione e cambiano a seconda che la meta sia un paese comunitario (con qualche eccezione come Gran Bretagna, Malta, Finlandia e Irlanda) o extraeuropeo.
Le regole in questione riguardano gli animali da compagnia come cani, gatti e furetti. Per i viaggi verso i paesi comunitari (esclusi quelli su indicati), gli animali devono essere identificati con microchip o tatuaggio, devono avere un passaporto rilasciato dall’autorità competente e devono essere in possesso della vaccinazione antirabbica in corso di validità (riportata sul passaporto). Per i viaggi con destinazione Malta, Irlanda, Finlandia e Gran Bretagna, dal 1° gennaio 2012 è possibile introdurre cani, gatti e furetti provenienti dall’Italia e dai paesi Ue e terzi inseriti nella lista dei paesi riconosciuti senza effettuare il periodo di osservazione detto quarantena, alle seguenti condizioni: che l’animale sia identificato con microchip, che sia dotato di passaporto rilasciato dall’autorità competente, che l’animale sia vaccinato con antirabbia in corso di validità (consultare le indicazioni delle ditte farmaceutiche, il periodo di attesa è 21 giorni dopo la data della vaccinazione che completa il ciclo vaccinale) e che abbia seguito il trattamento contro la tenia echinococco, effettuato da un veterinario non meno di 24 ore e non più di 120 ore (1-5 giorni) prima del suo orario di arrivo previsto nel Regno Unito e registrato sul passaporto. Per portare i nostri “pet” in viaggio nei paesi extra Ue, è opportuno chiedere informazioni alle ambasciate o ai consolati dei paesi terzi di passaggio e di destinazione. Il rientro in Italia, o nel territorio della Comunità europea da paesi terzi per i quali valgono le stesse disposizioni degli Stati membri o che presentano condizioni favorevoli per la rabbia è sufficiente che l’animale sia identificato con microchip o tatuaggio, che sia in possesso di certificato sanitario conforme alla decisione 2004/203/Ce, che abbia eseguito la vaccinazione antirabbica in corso di validità (riportata sul certificato sanitario). Per l’introduzione dai Paesi terzi con situazione sanitaria precaria è richiesto che l’animale sia identificato con microchip, che abbia un certificato sanitario conforme alla decisione 2004/203/Ce, una vaccinazione antirabbica in corso di validità (riportata sul certificato sanitario), la titolazione di anticorpi neutralizzanti pari ad almeno 0,5 UI/ml, effettuata su un campione di sangue prelevato da un veterinario abilitato almeno 30 giorni dopo la vaccinazione e tre mesi prima del movimento. A tal proposito, l’Ulss 19 raccomanda di eseguire in Italia le prove di laboratorio riguardanti la titolazione degli anticorpi nei confronti del virus della rabbia le quali, debitamente attestate con esiti favorevoli, riportate nel passaporto, permetteranno la reintroduzione degli animali al seguito in provenienza da qualsiasi paese extracomunitario, evitando così ogni possibile insorgenza di difficoltà. |
GIORNALETTISMO
3 LUGLIO 2013
“Non toglieteci la sperimentazione animale”
Pro-test Italia "invade" il Senato per spiegare le sue ragioni
C’è la direttiva 2010/63/UE sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici che l’Italia deve recepire da tre anni. Il tempo è scaduto, il Senato deve fare in fretta per permettere all’Italia di raggiungere gli altri colleghi europei e non pagare una multa milionaria. Che si fa? Si passano alcuni emendamenti in aggiunta al testo che di fatto limiterebbero non solo la sperimentazione scientifica ma perfino la pratica in un corso di veterinaria. Per questo l’associazione Pro-Test Italia si è data appuntamento oggi davanti a Palazzo Madama per fermare alcuni articoletti che rischierebbero di fatto di creare un “pasticciaccio” tutto italiano.
SPERIMENTAZIONE ANIMALE, TUTTE LE FALLE – L’emendamento 9.0.11 presenta, secondo l’associazione Pro-Test Italia diverse lacune: e) vietare gli esperimenti e le procedure che non prevedono anestesia o analgesia, qualora esse comportino dolore all’animale, ad eccezione dei casi di sperimentazione di anestetici o di analgesici; “Il punto E è vago” spiega Dario Padovan, membro del Comitato Tecnico Scientifico nonché biologo. “Non specifica l’entità del dolore. O implica di usare l’anestesia, anche nei prelievi di sangue. Una metodologia senz’altro più rischiosa per l’animale”.
g) vietare l’utilizzo di animali per gli esperimenti bellici, per gli xenotrapianti e per le ricerche su sostanze d’abuso, negli ambiti sperimentali e di esercitazioni didattiche ad eccezione dell’alta formazione dei medici e dei veterinari;
“Gli xenotrapianti – spiega – sono parti di animale da trapiantare nell’uomo. Per esempio in medicina si usano le valvole cardiache del maiale per salvare vite umane. Se questo emendamento passa, questo tipo di trapianti non sarebbero più possibili. Altro punto sono le ricerche sulle cellule tumorali. Spesso cerchiamo di creare farmaci che nella loro sperimentazione passano da paziente a topo. C’è un bellissimo lavoro pubblicato da poco negli Stati Uniti che spiega come impiantare organi umani su alcuni animali. Questo tipo di studio risolverebbe molti problemi sui trapianti. Oggi ci sono milioni di persone in dialisi o in lista per cercare una compatibilità”. Si parla poi delle sostanze d’abuso. “Oggi la tossicodipendenza è un problema reale, ma è anche giusto trovare farmaci utili per far uscire dal tunnel della dipendenza. Le spiego, esistono madri con gravi problemi di tossicodipendenza che partoriscono bimbi affetti da forme forti di crisi di astinenza”. I bimbi, appena neonati, subiscono già forti dosi di medicinali nei primi mesi di vita. “Se blocchiamo la ricerca sulle sostanze d’abuso di fatto blocchiamo la loro possibilità d’avere una vita sana e felice”. Ultimo punto: la formazione. “Questo vorrebbe dire sostanzialmente che un aspirante veterinario non potrebbe fare pratica sugli animali se non dopo la laurea” spiega Padovan.
h) vietare l’allevamento nel territorio nazionale di cani, gatti e primati non umani destinati alla sperimentazione;
“Anzitutto la direttiva non vieta l’uso di animali in via sperimentale, se noi evitiamo gli allevamenti l’unico risultato che otteniamo qual’è? Che li importiamo dall’estero”. Ovvero trasporti lunghi: “Facendoli arrivare da chissà dove, senza nessun controllo. Gli animali poi dopo un lungo viaggio subiscono un lungo periodo di quarantena. Tutto per niente”. “E’ anche una questione di costi maggiori, che influiscono poi sui già esigui fondi alla ricerca” spiega Daria Giovannoni, presidente di Pro-Test Italia. “Non solo, gli animali potrebbero provenire da Paesi extra Ue, e quindi anche con meno controlli”. Stefania Carboni
Guarda la gallery:
http://www.giornalettismo.com/archives/1013461/non-toglieteci-la-sperimentazione-animale/
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NEL CUORE.ORG
3 LUGLIO 2013
ROMA, GIOVANARDI INCONTRA ASSOCIAZIONE PRO TEST SU ANIMALI
Una delegazione di studenti e ricercatori al Senato
I senatori del Pdl Carlo Giovanardi, Andrea Mandelli e Sante Zuffana hanno ricevuto in Senato una delegazione di studenti e ricercatori delle Associazione Pro test Italia, che sta manifestando davanti a Palazzo Madama, a Roma, a favore della possibilità di continuare la sperimentazione scientifica in Italia, così come previsto dalla direttiva europea 2010 che in Parlamento si appresta a recepire. Ne dà notizia un comunicato dello stesso Giovanardi.
I ricercatori contestano - sottolinea la nota - gli ulteriori vincoli che le associazioni animaliste vogliono siano applicate solo in Italia e che provocherebbero l'interruzione di studi e ricerche e studi avanzati sull' Alzheimer, Sla, Parkinson, trapianti di organi, forme tumorali e leucemiche, dipendenze da sostanze d'abuso. ''Queste limitazioni, tra l'altro, esporrebbero l'Italia - dice Giovanardi - a una sicura procedura di infrazione europea, non potendo uno Stato membro andare al di là delle minuziose disposizioni sul benessere animale contenute nella direttiva, costringendo così a trasferirsi all'estero migliaia di ricercatori italiani visto che in Italia, in Europa e nel mondo non è possibile mettere in commercio un nuovo farmaco se non testato preventivamente su due specie animali, di cui una non appartenente alla categoria dei roditori''. |
GEA PRESS
3 LUGLIO 2013
Los Angeles – Rottweiler colpito a morte dalla Polizia (VIDEO-ATTENZIONE IMMAGINI FORTI)
La dinamica dei fatti e la versione della Polizia
Una scena tremenda quella ripresa lunedì scorso per le strade di Hawthorne, nella contea di Los Angeles, in California.
Un signore di 52 anni, in compagnia del suo cane Max, un rottweiler di due anni, riprende con insistenza un intervento di polizia. Numerose macchine della polizia per un intervento in corso di rapina a mano armata. Sulla sinistra del filmato si vede per un attimo anche una seconda persona che riprende con la telecamera. Secondo la versione della polizia di Los Angeles, il proprietario del cane avrebbe però con insistenza filmato oltre al fatto che dalla macchina proveniva musica ad alto volume che disturbava l’intervento.
Sta di fatto che dopo alcuni minuti che l’uomo era intento a riprendere con il suo cellulare, due poliziotti poco distanti lo richiamano. L’uomo fa entrare il cane in macchina, rendendosi disponibile per i poliziotti. Alla brusca reazione di questi ultimi che ammanettano il proprietario del cane, il povero Max inizia ad abbaiare tentando di raggiungere il suo padrone. Purtroppo riesce a saltare attraverso il finestrino non completamente chiuso.
Max si dirige verso il suo padrone il quale, ammanettato e con le mani dietro la schiena, nulla può fare. A questo punto le cose si complicano anche se non è chiaro quanto effettivamente aggressivo fosse il cane. Se da un lato appare in almeno due occasioni lanciarsi contro il poliziotti, in altre sequenze sembra allontanarsi.
Cane e poliziotto sono ormai molto vicini. Più colpi di pistola vengono esplosi contro il povero cane che stramazza orrendamente a terra tra agghiaccianti spasmi. Nella strada si sentono numerose urla. La stessa persona che sta riprendendo la scena agita in maniera incontrollata la telecamera. Il filmato si interrompe poco dopo.
La Polizia di Los Angeles si è dichiarata dispiaciuta per quanto successo. Il padrone del cane, accompagnato nella locale stazione è stato identificato e poi rilasciato.
VEDI VIDEO (ATTENZIONE: GLI ULTIMI SECONDI DEL FILMATO MOSTRANO LE IMMAGINI MOLTO CRUDE DELLA VIOLENTA MORTE DI UN CANE)
http://www.geapress.org/m/los-angeles-rottweiler-colpito-a-morte-dalla-polizia-video-attenzione-immagini-forti/45919
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CORRIERE DELLA SERA
3 LUGLIO 2013
CALIFORNIA L'animale era saltato fuori dall'auto e aveva cercato di difendere il padrone
Poliziotti sparano e uccidono il cane, è polemica
Freddato con quattro proiettili il cane di un uomo arrestato in strada per aver filmato col cellulare un'azione degli agenti
MILANO - Il video dell'uccisione di un cane da parte della polizia californiana davanti agli occhi del suo padrone ha provocato grande sdegno in Rete. Il cruento filmato amatoriale, girato domenica sera a Hawthorne, nella contea di Los Angeles, mostra due agenti di polizia mentre arrestano Leon Rosby per «interferenza con operazioni di polizia»: l'uomo di colore avrebbe filmato con il telefonino un'azione degli agenti intervenuti in un quartiere della città dove si era verificata una doppia rapina e avrebbe disturbato il loro intervento tenendo il volume della sua autoradio troppo alto. SCENA CRUENTA - Rosby, che ha precedenti penali per resistenza all'arresto, percosse e guida in stato d'ebbrezza, dopo essere stato richiamato dalla polizia, è avvicinato dagli agenti ed è ammanettato. Ma dopo pochi secondi dalla sua auto esce come una furia Max, un Rottweiler di 60 kg: il cane attacca gli agenti che intanto sono stati raggiunti da un terzo poliziotto. Quest'ultimo, con la pistola in pugno, colpisce il Rottweiler con diversi colpi d'arma da fuoco. L'animale, agonizzante, esala l'ultimo respiro dopo pochi secondi: «Non avrebbe dovuto morire così - ha dichiarato ai media americani Rosby, che ha passato una notte in carcere ed è stato rilasciato l'indomani - La sua unica colpa è stata quella di difendermi. Stava cercando di impedire che gli agenti mi facessero del male».
LA VERSIONE DELLA POLIZIA - Da parte sua la polizia fa quadrato attorno all'agente che ha sparato e sottolinea che l'ufficiale non aveva altra scelta: «Sembra che l'agente abbia cercato di raggiungere e afferrare il guinzaglio - ha dichiarato Scott Swain, tenente della polizia di Hawthorne -. Poi il cane si è lanciato verso gli agenti e uno di loro è stato costretto a sparare». Intanto però in Rete già è partito un ampio dibattito e abbondano le critiche contro l'azione della polizia. La maggior parte degli internauti non solo afferma che l'uccisione del cane poteva essere evitata, ma contesta anche le motivazioni dell'arresto dell'uomo di colore. Più di un utente si è infatti chiesto se sia lecito arrestare una persona seduta stante e con tanto di ammanettamento solo perchè quest’ultimo sta riprendendo un'azione della polizia in un luogo pubblico e ha il volume dell’autoradio troppo alto
FOTO E VIDEO
http://www.corriere.it/animali/13_luglio_03/poliziotto-uccide-cane-california_de631512-e3f6-11e2-a86e-c1d08ee83a64.shtml
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TG COM 24
3 LUGLIO 2013
Usa, il cane soccorre il padrone arrestato: i poliziotti gli sparano a bruciapelo
Il padrone dell'animale era stato ammanettato per aver ripreso con il cellulare l'intervento di alcune volanti della polizia
Il cane al guinzaglio e il telefonino in mano. Leon Rosby, un americano di Hawthorne a Los Angeles si stava divertendo a riprendere un intervento delle numerose volanti di polizia giunte nella contea. Ad alcuni poliziotti la cosa non è piaciuta. Quando Leon ha capito che due di loro si stavano dirigendo nella sua direzione ha chiuso il cane in auto. I due cops hanno ammanettato Leon spintonandolo verso una volante. Vedendo il padrone in difficoltà il cane è intervenuto. È saltato fuori dal finestrino diretto verso i poliziotti. Ha abbaiato, provato a difendere Leon in modo sempre più aggressivo. I poliziotti hanno provato ad allontanarlo, invano. Ed ecco che uno di loro ha estratto la sua pistola facendo fuoco sull'animale che si è rotolato a terra in preda agli spas mi. (Alcuni fotogrammi finali del video sono stati omessi a causa del contenuto troppo crudo).
http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/articoli/1103823/usa-il-cane-soccorre-il-padrone-arrestato%3Cbr%3Ei-poliziotti-gli-sparano-a-bruciapelo.shtml
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NANO PRESS
3 LUGLIO 2013
Quelli che hanno un capibara come animale domestico
l capibara è il roditore più grande al mondo. Melanie Typaldos e suo marito Richard Loveman, una coppia texana, ha deciso di tenerlo in casa come animale domestico, dopo averlo trovato e adottato durante un viaggio in Venezuela. La bestiola pesa ben 50 kg. Al Daily Mail hanno dichiarato: "Anche se a molte persone sembra strano, non c’è nessuna differenza tra Gary e un cane o un gatto". I capibara passano la maggior parte del tempo in acqua, e proprio per questo la coppia ha fatto installare una piscina gigante in giardino.
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GEA PRESS
4 LUGLIO 2013
Avvelenamenti di cani – Un fenomeno che non accenna a diminuire
Nelle scorse ore alcuni cani che stazionavano nei pressi di via Poulet a Catania, sono morti per la probabile ingestione di bocconi avvelenati. Tra questi animali, ricordano gli animalisti catanesi, anche due femmine sterilizzate, ovvero: al dramma anche la beffa. Non solo il dolore della morte ma anche il nullo effetto di un intervento opportuno contro il randagismo.
Immaginabili ora le polemiche, anche perchè l’ardire criminale di chi ha sparso il veleno si è spinto fino a due passi da un Commissariato di Polizia.
Il caso di Catania non è ovviamente l’unico. Avvelenamenti di cani e gatti oltre che di fauna selvatica, sono purtroppo all’ordine del giorno ed in ogni parte d’Italia. Le operazioni di polizia, però, sono riuscite ad individuare i presunti colpevoli solo in pochissimi casi ed in genere in luoghi di aperta campagna, dove, cioè, potrebbe sembrare più difficile rintracciare l’avvelenatore.
In un bosco come altro luogo naturale, un nucleo di indiziati è però più facile da circoscrivere rispetto ad un centro urbano. Scorrendo i comunicati delle Forze dell’Ordine, tra i moventi ipotizzati appaiono i litigi in ambito venatorio, per il pascolo o addirittura tra i cercatori di tartufi. Tutti hanno un unico comune denominatore: il controllo di una fetta di territorio. Quante persone gravitano su un territorio poco frequentato dall’uomo? Sicuramente molto meno e comunque più “motivate” rispetto ad un centro abitato. Occorre però rintracciare la prova e questa a volte si è raggiunta a seguito di elementi indiziari (come il ritrovamento dei prodotti utilizzati unito ad un valido movente) e più raramente con l’ausilio di telecamere. Ad ogni modo pochi, pochissimi interventi su tutto il territorio nazionale. In città, poi, siamo all’anno zero o poco più.
Perché tutto ciò? In Italia c’è un reato che fa scattare indagini eccezionali. Si chiama sequestro di persona ed anche grazie ad interventi non necessariamente di natura strettamente investigativa (come nel caso del blocco dei beni dei parenti) l’industria del sequestro, rispetto agli anni passati, non sembra fare più grandi affari. Un reato veramente potente e temuto anche per le pene molto severe che produce. Giova appena ricordare che era già così ancor prima di talune misure di rilevo in danno delle organizzazioni di stampo mafioso.
Cosa prevede la legge contro i maltrattamenti e/o uccisioni di animali? Non finiremo mai di ripeterlo: al di là di spot che cantano vittoria annunciando pane duro e miseria per i rei, niente di tutto ciò in realtà avviene. Basti considerare che non esiste la possibilità di arresto in flagranza di reato. Non solo. Per potere ipotizzare anche un solo secondo di carcere, occorrono previsioni di pena minima di quattro anni. Per i reati suddetti siamo invece ben al di sotto, non delle minime, bensì delle massime. Per chi crede che basta un qualsiasi reato per fare scattare provvedimenti di sequestro, come ad esempio le telecamere che tappezzano quasi ogni angolo delle nostre città, si sbaglia di grosso.
Possibile che l’avvelenatore di Catania, come di tante altre città, non sia rimasto immortalato in una delle tante telecamere di banche o di altra vigilanza? Per non parlare, poi, che il tutto è avvenuto nei pressi di un Commissariato. Venire in possesso di un filmato e visionare le immagini delle persone, non è però cosa così semplice. Occorrono reati veramente potenti, anche se molto meno di un sequestro di persona. Allo stato attuale, invece, quasi non c’è stimolo investigativo ed i reati che commettono ogni giorno sono veramente tanti.
Sui casi di avvelenamento, poi, tali inefficienze di legge sono elevate a potenza. Economicità e libertà con la quale si acquista un prodotto micidiale, ma non solo. Basta considerare quale è la specifica norma contro gli avvelenamenti di animali: una semplice Ordinanza ministeriale. Si tratta di un documento che in quanto tale, non può rimanere eterno ne tanto meno prevedere sanzioni di rilievo. Occorre, prima o poi, una conversione in legge, tant’è che le Ordinanze devono essere reiterate ed in linea teorica possono essere impugnate. Ad esempio da un produttore di questi veleni che però, dal provvedimento in questione, non ha nulla di cui temere.
Forse, però, il problema degli avvelenamenti è un po’ come il cane che si morde la coda. Sui sequestri di persona si raggiunse una diffusa percezione del problema da farlo elevare quasi fino ad un livello di allarme sociale. Questo nonostante le persone coinvolte nel dramma del sequestro erano indubbiamente una esigua minoranza della popolazione. Sui maltrattamenti in danno agli animali siamo ancora ben lontani da una ipotetica soglia di “tollerabilità”. Figuriamoci se ci mettiamo pure a strombazzare sugli animalismi del fare e le leggi potenti prodotte in difesa degli animali.
Certo le leggi sugli animali sono più potenti (ma anche più complicate) rispetto a non molti anni addietro. Attenzione, però, a non confondere le idee. Se sono gli animalisti a dire che le leggi sono valide contando vittoria (come avvenuto, ad esempio, nel momento dell’approvazione della 189/04 annunciando la prigione) figuriamoci quanto al legislatore può interessare renderle veramente efficaci.
E’ un po’ come buttarsi la zappa sui piedi. Solo che in questo caso non sono i nostri piedi, ma quelli degli animali.
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NEL CUORE.ORG
4 LUGLIO 2013
RIMINI, GATTO UCCISO DA FUCILATA: PROCURA DISPONE L'AUTOPSIA
Per i proprietari, il micio scambiato per una volpe
Per il gatto ucciso con una fucilata a Gemmano, in provincia di Rimini, la Procura ha disposto l'autopsia. Il micio in questione, una femmina di "Sacro di Birmania" di nome Sally, è stato ammazzato la notte del 16 giugno mentre stava - secondo i proprietari - tranquillamente sul balcone di casa. Un proiettile vagante avrebbe colpito la bestiola, che era stata ritrovata dopo poco morta in un cespuglio sotto casa. Dopo oltre due settimane, con grande allarme, i proprietari del gatto hanno presentato denuncia perché, a loro dire, la sua morte è dovuta alla ''caccia'' alle volpi che è stata scatenata nei boschi intorno a Gemmano. Pare infatti che la popolazione di volpi nella zona sia aumentata in maniera incontrollata e che le guardie venatorie siano state autorizzate a sfoltire un po' il numero degli esemplari. Secondo i proprietari di Sally, la notte del 16 giugno scorso, il povero gatto a pelo rosso e bianco ha pagato il fatto di assomigliare ad una volpe. La magistratura, però, ritiene la cosa ben più seria di quella che sembra, tanto che il fascicolo è stato aperto non solo per il reato di uccisione di animali ma soprattutto per quello di spari pericolosi. L'autopsia sull'animale, che nel frattempo è stato tenuto nell'obitorio del canile di Riccione, servirà ad individuare il tipo di proiettile e quindi l'arma dal quale è stato esploso.
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ROMAGNA NOI
5 LUGLIO 2013
Gatta uccisa con un colpo di fucile, disposta l'autopsia
Indagine della Procura sulla morte il 16 giugno scorso dell'esemplare di Birmano. Ignoti avrebbero sparato mentre si trovava sul terrazzo di casa
GEMMANO (Rimini) - La Procura ha disposto l'autopsia per Sally, il gatto ucciso con una fucilata a Gemmano la notte del 16 giugno, mentre stava sul balcone di casa. I proprietari sostengono che la gatta, esemplare di Sacro di Birmania molto tranquillo e casalingo, fosse sul terrazzo e che solo, dopo lo sparo, si sia trascinata in un cespuglio nei pressi dell’abitazione. Dalle prime ipotesi un proiettile vagante avrebbe colpito la bestiola forse perché scambiata per una volpe. Invece di un gatto avrebbe però potuto colpire anche una persona.
Il pm ha ritenuto di aprire un’indagine contro ignoti per i reati di esplosione pericolose in luoghi abitati e uccisione di animali, e ha delegato la Guardia Forestale a effettuare i dovuti accertamenti del caso. Verrà anche disposta l’autopsia, consistente nella ricerca del proiettile per metterlo a confronto con i proiettili in possesso delle varie guardie che si occupano di animali. |
ALTO ADIGE
4 LUGLIO 2013
Veleno lungo la passeggiata due cani salvati in extremis
di Bruno Canali
LAIVES (BZ) - Solo l'intuito delle proprietarie e la tempestiva corsa dal veterinario hanno salvato la vita a due cani che avevano ingerito alcune esche avvelenate sparse lungo il percorso che fiancheggia il fossato "Landgraben", a valle della città. «L'altra mattina due signore, con i loro cani, stavano passeggiando lungo quel percorso - spiega adesso Sergio Codato, comandante della polizia municipale di Laives che sta seguendo l'inquietante vicenda - quando si sono accorte che i loro cani stavano mangiando qualche cosa trovata nell'erba. Immediatamente sono accorse per verificare di cosa si trattasse ed erano proprio esche imbevute con un potente veleno topicida. I cani ne avevano già ingerita qualcuna e così le due donne, dopo avere raccolto un campione delle esche sono corse subito dal veterinario il quale ha confermato la natura del veleno e ha praticato ai due cani, appena in tempo, la terapia del caso che ha bloccato l'avvelenamento salvando la vita ai due animali. Quindi hanno avvisato anche noi, che immediatamente ci siamo recati sul posto, la scarpata del "Landgraben" appunto, dove, sparpagliate nell'erba, abbiamo trovato e raccolto una cinquantina d queste pastiglie, bonificando il sito. Dell'episodio abbiamo anche avvisato la Procura della Repubblica che svolgerà indagini». Come detto, si trattava di esche con un veleno topicida che se ingerito dai cani, avrebbe potuto ucciderli. I vigili urbani hanno quindi contattato il proprietario del fondo agricolo per capire se sia stata opera sua ma questi ha escluso di essere stato lui a spargere quelle esche pericolose. Di fatto, anche in agricoltura, questo tipo di esche non si usa più da anni e inoltre, come prevedono l e regole, anche quando si usavano per eliminare i topi dalle campagne, bisognava interrarle, quel tanto che bastava per evitare proprio che altri animali potesse ro a loro volta mangiarle. È quindi probabile che chi le ha distribuite lungo la passeggiata a valle di Laives, l'abbia fatto intenzionalmente per cercare di avvelenare i cani che, numerosi, vengono portati a spasso lì. Non è la prima volta del resto che anche a Laives si verificano avvelenamenti di cani mediante bocconi tossici e quindi, ai loro proprietari non rimane che raccomandare di stare sempre molto attenti.
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GEA PRESS
4 LUGLIO 2013
Benevento – Fiammetta, cagnetta boxer salvata dai Carabinieri
Secondo l'Arma ancora troppo spesso animali acquistati per capriccio e poi abbandonati
Nonostante le molte campagne di sensibilizzazione verso gli animali ed il loro benessere, sono ancora tanti che si disfano del proprio cane alla vigilia delle vacanze. Questo secondo i Carabinieri di Benevento i quali ricordano altresì come gli animali, acquistati a volte per un semplice capriccio e senza pensare alla responsabilità che comporta avere un animale, finiscono poi abbandonati.
Di rado le storie di abbandono hanno un lieto fine, molto più spesso, commentano sempre i Carabinieri, il destino di questi cani è segnato. Improvvisamente soli, lontani da casa, non sopravvivono alla paura, alla fame e agli incidenti.
Ieri sera, invece, è stata sventata l’ennesima morte annunciata di un animale. Grazie alla segnalazione di alcuni residenti, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Benevento hanno portato in salvo un cane, razza boxer, che si era smarrito nelle adiacenze del centro commerciale Buonvento. L’animale sofferente, ma non in pericolo di vita, è stato sottoposto alle cure veterinarie.
Ancora impossibile risalire al proprietario ma sono in corso gli accertamenti sul microchip.
Nel frattempo l’animale che si è immediatamente affezionato ai Carabinieri è stato battezzato “fiammetta”, in ricordo del fregio dei Carabinieri, che è una granata sormontata da una fiamma con tredici punte, piegata dal vento con monogramma R.I.
Ora il cane si trova presso il centro cinofili Taburno di Solopaca ed è posto sotto osservazione sanitaria, in attesa di essere adottato.
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L’UNIONE SARDA
4 LUGLIO 2013
Rimane impigliato nelle reti da pesca
Cane salvato in mare a Carloforte
Un pescatore mercoledì mattina ha recuperato un cane rimasto imbrigliato nelle sue reti al largo di Carloforte (CI).
Pensava che fosse morto, ma quando lo ha issato a bordo si è accorto che era ancora vivo. Ha dato immediatamente l’allarme e nel giro di poco tempo, grazie alla Capitaneria di Porto, sul posto è arrivato il veterinario della Asl Massimo Maggio.
Il cane, un meticcio nero di circa trenta chili, era molto disidratato, forse aveva passato l’intera notte in mare nuotando con tutte le sue forze fino a rimanere imbrigliato nelle reti. Forse è caduto da un peschereccio o da una barca di turisti. O, ancora peggio, qualcuno ha deciso di liberarsi di lui. Ci sono volute diverse flebo per reidratarlo poi è stato trasferito al canile di Musei.
Oggi sta molto meglio: ha mangiato e scodinzola davanti a chi lo sta accudendo. Non ha il microchip ma sembra abituato all’uomo e anche al guinzaglio. La speranza è che il suo padrone lo stia cercando, altrimenti sarà dato in adozione.
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GEA PRESS
4 LUGLIO 2013
Parco della Sila – Lupo morto tra Caporosa e Montenero
Un lupo morto è stato rinvenuto in località Montenero all’interno del Parco Nazionale della Sila. Ad accorgersi del povero animale sono stati alcuni escursionisti facenti parte dell’associazione MTB Gran Bosco d’Italia. Il ritrovamento e avvenuto ieri tra Caporosa e Montenero.
Contrariamente a quanto diffuso da alcuni organi di informazione questa sera, sembrerebbe che l’animale non presenti segni di colpi di arma da fuoco ma su questo si attende che si esprima l’Ente Parco che verosimilmente, tramite gli organi di vigilanza e controllo, procederà ad avviare l’animale per le analisi di rito. Va comunque precisato che nel caso di pallini di piombo le ferite non sempre appaiono ben visibili all’esterno.
L’animale probabilmente morto già da alcuni giorni, era stranamente sistemato nel mezzo del sentiero che proprio ieri stavano percorrendo alcuni appassionati della Mountain Bike.
Sulla vicenda si registra finora un intervento di Legambiente Calabria che ha rilevato la gravità del ritrovamento e sollecitato l’intervento delle autorità preposte. Nel Parco della Sila, fino al recente passato, si sono registrati ripetuti interventi antibracconaggio, ma fino ad ora nulla può essere riferito in merito alle cause della morte del povero lupo, ivi compresa l’ipotesi di un avvelenamento.
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IL GIORNALE DI CALABRIA
5 LUGLIO 2013
Trovata in Sila la carcassa di un lupo appenninico. Forse è stato avvelenato
CATANZARO. - La carcassa di un lupo, ucciso forse per avvelenamento, è stata trovata in località Montenero del Parco nazionale della Sila. A scoprire l’animale privo di vita è stato un gruppo di escursionisti in mountain bike. “La perdita di un esemplare di lupo appenninico è molto grave - è scritto in una nota di Legambiente Calabria - e questo fatto criminale assume una rilevanza maggiore perché è avvenuto all’interno di un’area protetta dove la fauna dovrebbe essere tutelata”.
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LA NUOVA FERRARA
4 LUGLIO 2013
Muore asino investito da un treno
ARGENTA (FE) - Il mattino, chi abita nella zona di via Bulgarina sentiva ragliare quell’asino diventato quasi mascotte della zona. Ma ieri pomeriggio, l'asino, uscito dal suo recinto, è arrivato alla ferrovia Ravenna-Ferrara, fermandosi sui binari mentre arrivava il treno. Il macchinista ha tentato di frenare il convoglio, ma non è riuscito ad evitare l'investimento. Sul posto, gli agenti della municipale e il proprietario dell'animale che, col veterinario, ha deciso per l'abbattimento a causa delle gravi ferite riportate dall’asino.
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GEA PRESS
4 LUGLIO 2013
GREEN HILL NON RIAPRIRA': IL SENATO HA APPROVATO IL TESTO BRAMBILLA
L'aula si è espressa con 189 voti a favore
Al termine di un dibattito piuttosto vivace, l'aula del Senato ha approvato oggi, con alcune modifiche rispetto al testo licenziato dalla commissione XIV, l'art.12 della legge di delegazione europea che fissa "principi e criteri direttivi specifici" per il recepimento della direttiva 2010/63 "sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici": 189 i favorevoli, 33 i contrari e 29 gli astenuti. E' stato soppressa e trasformata in ordine del giorno la lettera a) del 1.o comma, che conteneva l'impegno a "formare personale esperto nella sostituzione degli animali con metodi in vitro e nel miglioramento delle condizioni sperimentali secondo il principio della sostituzione, della riduzione e del perfezionamento". Gli altri emendamenti approvati riguardano la copertura finanziaria prevista dall'art.81 della Costituzione.
La Lav ha definito "positivo" il voto. "Un altro passo in avanti –specifica una nota - verso l'approvazione definitiva dei vincoli che permetteranno di avere una legge che chiuderà definitivamente l'allevamento Green Hill, vieterà alcune pratiche e limiterà alcuni utilizzi dei quasi 900mila animali che ogni anno vengono ancora torturati e uccisi nei laboratori italiani, incentivando effettivamente il ricorso ai metodi sostitutivi di ricerca". Per questo la LAV, che ha sostenuto le proposte iniziali assieme alle altre associazioni della Federazione Italiana Diritti Animali e Ambiente, ringrazia le senatrici e i senatori Amati, Cirinnà, De Petris, Fissore, Granaiola, Repetti, Silvestro, Uras che con l'on.Brambilla hanno condotto questa battaglia ottenendo il Sì dei Ministri della Salute Lorenzin e delle politiche europee Moavero, nonchè tutti i senatori che hanno votato a favore delle proposte che eviteranno così un recepimento-fotocopia della direttiva. "Purtroppo – sottolinea il comunicato - in Parlamento non era all'ordine del giorno il no totale alla vivisezione, il nostro obiettivo, e per questo sosteniamo l'iniziativa europea dei cittadini "Stop Vivisection" che non è in antitesi con questa battaglia, ma questo articolo 12 delle Legge di delegazione europea 2013, rappresenterà una svolta e un esempio per tanti altri Paesi". |
NEL CUORE.ORG
4 LUGLIO 2013
BASSISTA POOH: NO AD ALLEVAMENTI INTENSIVI, SI' A DIETA VEGANA (VIDEO)
Canzian testimonial Peta: "Uomo cattivo imperatore"
Dall'impegno sul palco a quello per la causa animalista, in nome della dieta vegana e contro gli abusi dell'allevamento intensivo. Red Canzian, storico bassista dei Pooh, è il nuovo testimonial della sigla animalista internazionale Peta, che ha presentato oggi il video-denuncia "Pareti di Vetro" narrato da Canzian e visibile su YouTube. ''L'uomo si è eletto imperatore della natura ma è un cattivo imperatore - ha dichiarato Canzian - bisogna finirla per la nostra salute e per il bene del mondo''. Il breve documentario è la versione italiana di "Glass Walls", spot narrato da Paul McCartney che prende il titolo da una celebre frase di Linda McCartney (''se i macelli avessero pareti di vetro, saremmo tutti vegetariani' '). Per Canzian, da 17 anni lontano dalla carne (''l'ultima bistecca la mangiai con Zeffirelli'', ricorda lui) e da 4 vegano, c'è stato un vero e proprio passaggio di consegne, quando lo scorso 25 giugno l'ex Beatle nonché vegetariano di lungo corso come McCartney ha incontrato il collega italiano nel backstage dell'Arena di Verona. In 13 minuti dai contenuti molto forti, "Pareti di Vetro" denuncia le condizioni atroci degli animali allevati in modo intensivo, proponendo l'alternativa vegana come scelta etica ed ecologica. Per Red si tratta di una ''battaglia più importante della musica'', che lo ha visto recentemente anche accanto ai lavoratori della Glaxo di Verona nel sit-in contro la vivisezione. Oltre che testimonial, Red vorrebbe essere anche un modello per chi è interessato a passare al veganismo: ''Non serve mangiare carne per avere energie, ieri ho saltato sul palco per quasi 3 ore''.
VIDEO
http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/red-canzian.html
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LA ZAMPA.IT
5 LUGLIO 2013
Red Canzian come McCartney: se i macelli avessero le pareti di vetro...
In un video il bassista dei Pooh testimonial della Peta contro gli allevamenti intensivi e a favore della dieta vegana
La voce è calma, ma le sue parole arrivano a mente, stomaco e cuore. Red Canzian scende in campo per la causa animalista. Lo storico bassista dei Pooh è il nuovo testimonial di un video diffuso dalla Peta, associazione animalista internazionale. «L’uomo si è eletto imperatore della natura ma è un cattivo imperatore - ha dichiarato Canzian - bisogna finirla per la nostra salute e per il bene del mondo».
Il breve documentario è la versione italiana di ’Glass Walls’, spot narrato da Paul McCartney che prende il titolo da una celebre frase di Linda McCartney (”se i macelli avessero pareti di vetro, saremmo tutti vegetariani”): per Canzian, da 17 anni lontano dalla carne (”l’ultima bistecca la mangiai con Zeffirelli”, ricorda lui) e da quattro vegano, c’e stato un vero e proprio passaggio di consegne, quando lo scorso 25 giugno l’ex Beatle nonché vegetariano di lungo corso McCartney ha incontrato il collega italiano nel backstage dell’Arena di Verona.
In 13 minuti dai contenuti molto forte ’Pareti di Vetro’ denuncia le condizioni atroci degli animali allevati in modo intensivo: polli e galline allevati in spazi strettissimi, spesso uccisi in maniera cruenta da personale sottopagato; scrofe tenute in vita solo per essere rese gravide e riprodursi senza neanche potersi alzare in piedi e maialini, ritenuti non sani, uccisi percuotendoli sul pavimento; mucche sgozzate anche quando il colpo inflitto non le ha uccise, ma solo stordite. Il video è un pugno nello stomaco per chi non pensa all’origine della maggior parte della carne che arriva in tavola e propone l’alternativa vegana come scelta etica ed ecologica.
Per Red si tratta di una «battaglia più importante della musica», che lo ha visto recentemente anche accanto ai lavoratori della Glaxo di Verona nel sit-in contro la vivisezione. Oltre che testimonial, Red vorrebbe essere anche un modello per chi è interessato a passare al veganismo: «non serve mangiare carne per avere energie, ieri ho saltato sul palco per quasi 3 ore».
VIDEO
https://www.youtube.com/watch?v=t8G15fAcuA0
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LA PROVINCIA DI COMO
4 LUGLIO 2013
Il gatto va dai vicini
Processati e assolti
Como - Un gatto ha deciso di traslocare dai vicini di casa per farsi coccolare, ma la proprietaria ha denunciato i dirimpettai per appropriazione indebita, in quanto si sono impossessati dell’amato e prezioso micio di razza Sacra Birmana.
Una denuncia che ha portato addirittura a un processo, che si è celebrato in tribunale a Como e concluso con l’assoluzione di una coppia di comaschi. Gli episodi risalgono al gennaio del 2010 quando i due, poi finiti sotto processo, hanno ricambiato l’affetto dimostrato dal micio. La bestiola, così, era in pratica sparita dalla sua casa originaria, andando a cercare rifugio da quei vicini tanto gentili e carini che si erano dimostrati tanto affettuosi e premurosi nei suoi confronti.
Ma la prolungata assenza del suo gatto aveva messo in allarme la sua “legittima proprietaria”.
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IL SECOLO XIX
4 LUGLIO 2013
Cinghiali, caccia grossa in città gabbie-trappola contro l'invasione
Via libera del prefetto. Assolutamente vietato l'uso delle armi nei pressi delle case
di STEFANO ORIGONE
Genova - Caccia grossa in città, ma senza fucili. Scatta il semaforo verde in tutto il levante (ma anche in Val Polcevera) agli interventi della polizia provinciale intorno alle case assediate dai cinghiali come al Righi, Castelletto e Oregina. Gabbie di un metro e 50 per 2, dotate di una chiusura a ghigliottina, verranno posizionate vicino ai palazzi, ai posteggi, nei giardini pubblici. Gli animali adulti dopo la cattura verranno abbattuti e, una volta fatti a pezzi, verranno dati in beneficenza a comunità come quella di Don Gallo e Sant'Egidio.
L'intesa con i sindaci, coordinata dal prefetto Giovanni Balsamo con il commissario della Provincia, Piero Fossati e il subcomissario dell'ente, il vice prefetto Flavia Anania, è stata sottoscritta da diciotto Comuni, alla presenza anche del Parco di Portofino, e prevede l'emanazione di "ordinanze gemelle" in tutto il territorio (i n linea con quella del 2010 del Comune di Genova per le zone del Parco delle Mura e i quartieri limitrofi) per consentire alla polizia provinciale di catturare gli animali per motivi di pubblica incolumità e igiene pubblica. Sono vietati gli spari vicino alle case, se non per motivi di sicurezza degli agenti e della popolazione. "La situazione era davvero preoccupante e ringrazio molto il prefetto per la sua iniziativa e i sindaci per la loro disponibilità ad agevolare i nostri interventi - dice Piero Fossati - perché i cinghiali non sono mai stati numerosi come quest'anno nelle zone urbane di tutta la costa e delle vallate del levante e dell'entroterra genovese. Lo dimostrano sia il numero altissimo segnalazioni e delle richieste di intervento, sia le operazioni che la Polizia Provinciale ha già dovuto svolgere per il controllo di questi ungulati, nonostante i quasi diecimila capi abbattuti nell'ultima stagione venatoria". Il dato complessivo dei due ambiti territoriali di caccia è di 9.692 animali uccisi. "Nei primi sei mesi del 2013 le nostre pattuglie sono intervenute, nel solo levante, ben 180 volte, oltre il doppio dello scorso anno, abbattendo 400 capi, mentre un centinaio sono stati abbattuti nell'entroterra genovese ". Perché i cinghiali quest'anno pullulano letteralmente vicino ai centri abitati? Il primo motivo è la penuria di cibo nei boschi: "La grave infestazione della vespa orientale Cinipede sui castagni - spiegano alla polizia provinciale - e la scarsità di ghiande hanno spinto gli ungulati nei terreni incolti vicino alle case, dove è più facile nutrirsi, sia spontaneamente sia perché ci sono purtroppo ancora persone che li alimentano, in curanti dei divieti". Il risultato è stato un proliferare di cinghiali che mettono a rischio abitanti e guidatori, perché possono assalire i passanti e provocare molti incidenti, spesso gravi per i motociclisti, e sono pericolosi anche per la salute, in quanto portatori di "zoonosi", malattie trasmissibili agli animali domestici e all'uomo. Le nuove ordinanze ribadiranno anche il divieto in tutta la provincia di nutrirli, anche con la possibilità di introdurre nuove sanzioni, imporranno la pulizia dei terreni incolti intorno ai centri abitati e introdurranno la possibilità per i Comuni di dotarsi di gabbie. |
GEA PRESS
4 LUGLIO 2013
Provincia di Milano – No all’utilizzo di richiami vivi per la caccia
Approvata all'unanimità la mozione contro le "esche" vive. La provincia si è ispirata alla campagna promossa dalla LIPU
Il Consiglio Provinciale di Milano ha oggi approvato all’unanimità una mozione di condanna verso ogni forma di utilizzo di richiami vivi per la caccia. Ad annunciarlo con soddisfazione è l’Ufficio Diritti Animali della Provincia di Milano.
La mozione è stata sottoscritta da tutti i gruppi consiliari ed è stata presentata dal primo firmatario Massimo Turci. “L’utilizzo di richiami vivi per la caccia – ha dichiarato il Consigliere Turci - è una pratica vergognosa purtroppo tuttora consentita dalle leggi. La cattura delle “esche” – ha aggiunto il primo firmatario della mozione - avviene in modo cruento con metodi non selettivi mentre la successiva detenzione costringe esseri viventi nati liberi in gabbie minuscole, al buio in attesa di una fine violenta“.
L’iniziativa della mozione ha preso spunto da una raccolta firme della LIPU.
“Ci siamo uniti all’appello affinché si arrivi al divieto di ogni forma di utilizzo di richiami vivi, di ogni impianto utilizzato per la cattura e di prevedere per chi utilizza i richiami il reato di maltrattamento con le pene relative. Noto con piacere – ha proseguito Turci – che tutto il Consiglio si è pronunciato in modo compatto, segno che una nuova, diversa e più umana considerazione per la natura e gli animali si sta sempre più diffondendo in ogni ambiente e la direzione che stiamo indicando è condivisa dalla grande maggioranza della popolazione sempre più sensibile ed attenta a condannare ogni forma di violenza e sopraffazione anche a danno degli animali”.
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IL CENTRO
4 LUGLIO 2013
Animali selvatici avvelenati esperti riuniti ad Assergi
L’AQUILA - Coordinatori dei parchi nazionali italiani a confronto sul problema del veleno contro la fauna selvatica. Nel pomeriggio di domani e nella mattinata di sabato, ad Assergi, nella sede del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, i coordinatori dei Cta del Corpo Forestale dello Stato dei parchi nazionali italiani avranno modo di scambiare esperienze ed acquisire informazioni utili sul problema dell’avvelenamento della fauna selvatica. Infatti, dopo il convegno del 28 febbraio scorso organizzato a Roma, dallo stesso Ente Parco nell’ambito del progetto Life+ “Antidoto” e, soprattutto, dopo il grave episodio di avvelenamento avvenuto nel Parco Nazionale d’Abruzzo- Lazio-Molise, i vertici del Corpo Forestale, la direzione del Parco Gran Sasso-Laga e lo staff del progetto “Antidoto” hanno ritenuto utile organizzare un nuovo momento di confronto sul complesso e articolato tema. Un incontro seminario riunirà ad Assergi oltre 40 funzionari.
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LA NUOVA SARDEGNA
4 LUGLIO 2013
Genoni, allevatore travolto da un toro
di Ivana Fulghesu
GENONI (OR) - Un grave incidente sul lavoro nelle campagne della Giara è costato caro ad un uomo di 48 anni, Renato Zedda, assalito da un toro mentre con alcuni aiutanti cercava di caricare su un trattore l'animale, probabilmente destinato al macello. Ieri per l'allevatore di Genoni era una giornata apparentemente tranquilla, come le altre, fatta dai ritmi imposti dal lavoro in azienda agricola, dove si occupava dei campi e del bestiame, quando all'improvviso, l'animale è riuscito a liberarsi dalla corda che lo teneva ben legato e gli si è rivoltato contro con impeto. L'allevatore ha cercato di sfuggire alla furia del toro e ha cercato di arrampicarsi su un albero, ma è stato colpito pesantemente agli arti inferiori ed ha riportato gravi fratture. L'impatto con l'animale, però, non ha provocato danni agli organi interni e non sarebbe, quindi, in pericolo di vita. Soccorso immediatamente da un' ambulanza del 118, Renato Zedda è stato trasportato con codice rosso all' ospedale Marino di Cagliari dove sono apparse subito evidenti le sue condizioni. L'incidente è avvenuto nel primo pomeriggio di ieri, in un’azienda alle pendici della Giara, in località Monti Paulis, zona frequentata spesso da comitive di turisti che si recano nella Giara per ammirare la tipica flora e, soprattutto, per cercare di osservare da vicino i cavallini dagli occhi a mandorla. Fatti del genere non sono infrequenti per gli allevatori di bovini e, anche nel recente passato, nelle campagne del Sarcidano si sono verificati simili incidenti spesso anche gravi.
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NEL CUORE.ORG
4 LUGLIO 2013
PETA CONTRO IL FILM DELLA DISNEY "LONE RANGER": CAVALLI MALTRATTATI
Un animale quasi affogato nel fiume Colorado
Non solo le recensioni poco entusiastiche, ma anche il boicottaggio degli animalisti per i trattamenti subiti dai cavalli. Nel mirino è finito l'ultimo film degli studios Disney: "The Lone Ranger". "Durante le riprese, un cavallo è quasi affogato nel fiume Colorado, forzato a nuotare durante una piena", denuncia la Peta (People for the ethical treatment of animals). E non solo: un trainer è stato licenziato perché si è rifiutato di condurre scene che riteneva troppo faticose e pericolose per gli animali. La Peta cita come esempio di riferimento la serie della Hbo "Luck", cancellata dopo che tre animali sono morti sul set, e ricorda che "le morti di cavalli sono tra le più frequenti, nell'industria cinematografica, dovute alla scarsa preparazione degli operatori sui loro bisogni etologici e a richieste troppo stressanti, faticose o pericolose".
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NEL CUORE.ORG
4 LUGLIO 2013
CETACEI IN CATTIVITA': LA CAPORETTO DEI DELFINARI ITALIANI NEL DOSSIER DELLA LAV
LAV e Marevivo lanciano in Italia la campagna europea SOS DELFINI con il sito internet dedicato www.sosdelfini.org, in occasione della Giornata mondiale contro la cattività dei mammiferi marini, oggi 4 luglio: "In Italia i delfinari non hanno alcuna funzione educativa né scientifica o di conservazione della specie, ovvero non rispettano queste caratteristiche obbligatorie per legge, facendo invece spettacolo: un inganno che i potenziali visitatori devono conoscere e a cui dobbiamo mettere fine, a tutela degli animali imprigionati in questa inaccettabile, forzata cattività", affermano LAV e Marevivo.
Il tradimento della funzione "scientifica-educativa" da parte dei delfinari è confermato da un'investigazione svolta dalla LAV (vedi sotto), che ha messo in luce le violazioni delle disposizioni dettate dal Decreto Ministeriale 469/2001 in materia di condizioni per il mantenimento in cattività dei delfini Tursiopi (i Tursiops Truncatus sono la specie normalmente utilizzata nei delfinari per la sua intelligenza),requisiti minimi, sistemazione, comfort e benessere animale, equipaggiamenti all'interno delle vasche e loro costruzione e mantenimento, prevenzione di stress e/o danni ai delfini Tursiopi, manipolazione e addestramento. Su queste irregolarità la LAV si riserva di adire le vie legali. L'investigazione, svolta la scorsa estate, ha riguardato i delfinari attivi in Italia, ovvero il Delfinario di Fasanolandia (Fasano, Brindisi), Zoomarine (Torvajanica, Roma), il Delfinario di Oltremare (Riccione), il Delfinario di Rimini, Gardaland (Verona)il cui delfinario però è stato successivamente chiuso alla fine del 2012, dopo non pochi decessi di delfini (Hector, Violetta e Tan go, per citarne alcuni) per gravi carenze nella gestione, nell'alimentazione e nel superlavoro richiesto loro, soprattutto durante la stagione estiva; il parco non è però rimasto senza animali in quanto ha aperto un Sea Life Acquarium.Presso l'Acquario di Genova, che già detiene alcuni delfini che però non vengono fatti esibire, è prevista la costruzione di un grande delfinario. Al fianco di LAV e Marevivo per lanciare l'appello SOS DELFINI, l'attore Giorgio Panariello e la presentatrice Licia Colò che hanno realizzato un breve spot per www.sosdelfini.org, a sostegno della campagna europea promossa dall'associazione spagnola Faada e realizzata in collaborazione con Born Free Foundation: "Per ogni delfino che sopravvive in un delfinario, la maggior parte muore nel tentativo di adattarsi - spiegano Giorgio Panariello e Licia Colò - La vita in cattività è fonte di stress e depressione, tanto che a volte è necessario dare loro tranquillanti e farmaci. Il pubblico che visita i delfinari, dove gli animali sono sottoposti ad addestramenti e costretti a fare spettacoli, a nuotare con le persone, a subire rumori molesti, non può continuare a ignorare questa sofferenza!" "Consegneremo l'investigazione al Ministro dell'Ambiente Andrea Orlando sollecitandolo a prendere atto delle violazioni documentate, talmente evidenti da rendere inevitabile la chiusura dei delfinari in Italia", affermano LAV e Marevivo. L'opinione pubblica disapprova questa forzata cattività: il 68% degli italiani vorrebbe proibire i delfinari in Italia, ritenendo che non contribuiscano affatto alla conservazione della biodiversità e dell'ambiente, lo rivela un sondaggio IPSOS commissionato da One Voice, associazione animalista francese. Il campione ha coinvolto quattro Paesi europei: Italia, Francia, Spagna e Germania. L'81% degli italiani intervistati ha ammesso che i delfini sono più felici in natura e il 73% si è dichiarato contrario alla cattura dei delfini in natura per destinarli ad una vita in cattività nei delfinari o nei parchi di divertimento, fino ad arrivare al 96% degli italiani che si augura che in futuro la cattura dei delfini per essere esibiti nei delfinari e nei parchi di divertimento sia proibita o strettamente regolamentata. Secondo il 66% di intervistati italiani, inoltre, la cattività aumenta il tasso di mortalità dei delfini e il 71% degli italiani pensa che i delfinari non permettano di comprendere come gli animali vivano in natura. La maggior parte degli intervistati, infine, ha visitato un delfinario o assistito a un'esibizione di delfini in un parco d'attrazioni (65% in Italia), il 58% dei quali negli ultimi 5 anni. Alcuni Paesi hanno già adottato provvedimenti in favore dei cetacei: •non detengono cetacei in cattività: Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lussemburgo, Polonia, Irlanda, Slovacchia, Slovenia, Regno Unito; •i seguenti Stati UE hanno una legislazione nazionale che vieta la detenzione di cetacei in cattività: Cipro, Slovenia e Croazia; •altri Stati in Europa: nel 2012 la Svizzera ha introdotto una legislazione per vietare l'importazione di cetacei; •nel mondo: India, Cile, Costa Rica e Israele non hanno introdotto una legislazione specifica sull'abolizione dei delfinari e, di fatto, non hanno autorizzato per molti anni l'importazione di cetacei per fini espositivi. L'INVESTIGAZIONE DELLA LAV: LE VIOLAZIONI RISCONTRATE NEI DELFINARI IN ITALIA Che cosa prevede la legge I delfinari, come i giardini zoologici, sono regolamentati dalla Direttiva zoo 1999/22/CE recepita in Italia dal Decreto Legislativo 21 marzo 2005, n.73. Inoltre, la detenzione e l'utilizzo della specie di delfini presente nei delfinari italiani (Tursiops Truncatus) sono sottoposti ai vincoli stabiliti dal Decreto 6 dicembre 2001, n. 469. Dei 5 delfinari in attività solo 2 hanno ottenuto la licenza di Giardino Zoologico: l'Acquario di Genova (10 novembre 2010) e Zoomarine (17 giugno 2009). Il Delfinario di Fasanolandiae Oltremare di Riccione hanno presentato la domanda per ottenere la licenza mentre il Delfinario di Rimini ha inoltrato istanza di esclusione, che non è stata accolta. A partire dalla Direttiva Europea sono stati definiti i requisiti di base necessari per un giardino zoologico, tra i quali: •partecipare a ricerche da cui risultino vantaggi per la conservazione delle specie e/o ad azioni di formazione nelle pertinenti tecniche di conservazione e/o a scambi di informazioni circa la conservazione delle specie e/o l'allevamento in cattività, il ripopolamento o la reintroduzione di specie nella vita selvatica; •promuovere l'istruzione e la sensibilità del pubblico alla conservazione della biodiversità, in particolare fornendo informazioni sulle specie esposte e sui loro habitat naturali; •sistemare gli animali in condizioni volte a soddisfare le esigenze biologiche e di conservazione delle singole specie, in particolare provvedendo ad un arricchimento specifico delle zone recintate sotto il profilo della specie e mantenere un elevato livello qualitativo nella custodia degli animali grazie ad un vasto programma di trattamenti veterinari preventivi e curativi e di alimentazione; •impedire la fuga degli animali per evitare eventuali minacce ecologiche per le specie indigene ed impedire il diffondersi di parassiti provenienti dall'esterno. Il Decreto Legislativo 73/2005 e il Decreto Ministeriale 469/01 hanno poi esteso questi requisiti entrando maggiormente nel dettaglio e proprio sulla base del Decreto Ministeriale 469/01 la LAV ha svolto i controlli. Le violazioni riscontrate L'investigazione della LAV, svolta la scorsa estate, ha riguardato l'osservanza delle seguenti dettagliate prescrizioni del Decreto Ministeriale 469/01: A) CONDIZIONI per il mantenimento in cattività dei delfini Tursiops Truncatus, suddivise in: - Educazione: o Esteso e articolato programma educativo per scuole e visitatori. Materiale audio/video, esposizioni interattive, visite guidate, programmi didattici da svolgere all'esterno della struttura e quanto altro necessario o Incaricato all'educazione qualificato a tempo pieno; o Opuscolo, scientificamente accurato, a disposizione del pubblico; o Dimostrazioni basate sul comportamento naturale dell'animale; o Opuscoli, dimostrazione, ecc. elaborati in collaborazione con l'incaricato all'educazione; o Vasche con oblò o televisioni a circuito chiuso, eventualmente per rendere accessibili le vocalizzazioni dei delfini Queste norme sono largamente disattese da tutti i delfinari. Nessun opuscolo informativo, poche o nulle informazioni scientifiche nel corso dello spettacolo (informazioni scientifiche, approssimativamente: Fasano 4'35''su 26'56'' di spettacolo, Zoomarine 5'05'' su 25'26'' di spettacolo, Rimini, 7' su 27'43'' di spettacolo, Oltremare nessuna informazione). Solo uno dei delfinari (Oltremare) prevedeva una visita guidata gratuita (di gruppo) di circa mezz'ora per il pubblico, con informazioni sui cetacei. Non tutti i delfinari avevano oblò a disposizione per vedere i delfini all'interno delle vasche. Solo in un caso (Zoomarine) abbiamo trovato personale formato (biologo) a disposizione del pubblico e, anche in questo caso, perché era stata fatta espressa richiesta. B) REQUISITI MINIMI per il mantenimento in cattività di delfini Tursiops Truncatus, suddivisi in: - I) Strutture, spazi, attività, gruppi sociali o Vasche riservate ai Tursiopi e non usate per altri scopi. o Superficie minima non inferiore a 400 mq per gruppi fino a 5 delfini. Il gruppo deve avere accesso in ogni momento almeno all'intera superficie minima indicata. o La vasca deve essere progettata per fornire un ambiente sicuro, privo di ostacoli, senza causare danni ai delfini e allestita in modo tale da fornire un ambiente stimolante che aiuti e incoraggi un normale repertorio comportamentale di questi mammiferi. o Tutte le strutture devono essere provviste di vasche per il trattamento medico veterinario dei delfini. Tali vasche devono essere fisicamente isolate da quelle utilizzate per il mantenimento, per prevenire la trasmissione di agenti patogeni, inoltre le stesse devono disporre di un impianto di filtraggio dell'acqua autonomo. o I delfini compatibili non devono essere tenuti separati, ad eccezione di quelli temporaneamente mantenuti in isolamento. Anche queste prescrizioni non sono spesso rispettate. Ad esempio, dove sono presenti i gruppi maggiori di delfini (Zoomarine, Oltremare) gli animali vengono tenuti separati nel corso dello spettacolo. Tutte le piscine sono gestite con un sistema di chiuse rimovibili che consente di gestire le vasche a cui i delfini possono avere o meno accesso. Uno dei parchi (Oltremare) dava accesso alle vasche dei delfini ad alcuni tuffatori nel corso dello spettacolo. Le vasche erano completamente prive di arricchimenti ambientali e stimoli. Il Delfinario di Rimini non ha vasche veterinarie specifiche in quanto consiste in un'unica vasca cilindrica. Ci sono seri dubbi sulla presenza di vasche veterinarie anche negli altri delfinari ma non è stato possibile avere conferma. - II) Sistemazione, comfort e benessere o I delfini nelle vasche all'aperto devono in ogni caso disporre di zone d'ombra. Queste devono essere comunque estese soprattutto nelle zone di minore profondità. o I delfini saranno preferibilmente mantenuti in sistemazioni all'a ria aperta purché sia improbabile che le fluttuazioni della temperatura dell'aria creino problemi di ordine igienico-sanitario ai delfini. o Le vasche destinate al trattamento medico veterinario devono essere progettate in modo da poter essere svuotate in 15 minuti. o Devono essere prese precauzioni per evitare che oggetti estranei entrino nelle vasche. Le zone d'ombra non erano sempre disponibili. Alcuni delfinari avevano zone d'ombra create dalle gradinate. Solo a Zoomarine è stata rilevata un'area volutamente ombreggiata ma, anche in questo caso, non sempre ai delfini è consentito l'accesso a tutte le aree. Zoomarine e Oltremare hanno effettivamente protezioni di vetro che rendono, se non impossibile, estremamente difficile introdurre oggetti esterni nelle vasche. Le piscine di Fasano e Rimini sono invece circondate da una semplice ringhiera di metallo. - III) Equipaggiamenti all'interno delle vasche, prevenzione di stress e/o danni ai tursiopi, costruzione e mantenimento delle vasche, manipolazione e addestramento o Le vasche per i delfini devono essere mantenute in buone condizioni; particolare attenzione deve essere prestata durante la costruzione e i lavori di mantenimento, in modo che gli animali non siano esposti a rumori eccessivi, oppure affinché corpi estranei e/o altri materiali non cadano nelle vasche. o La manipolazione dei delfini deve essere mantenuta ad un livello minimo e deve essere effettuata il più celermente e attentamente possibile, in modo da non causare disagi non necessari, surriscaldamenti, stress comportamentali o danni fisici e dev'essere effettuata solo da personale esperto. o I delfini devono essere rimossi dall'acqua solo quando assolutamente necessario e solo in presenza del medico veterinario o del curatore responsabile. o Le dimostrazioni devono essere variabili ed effettuate utilizzando differenti combinazioni di delfini per dimostrazioni diverse; al gruppo di delfini deve contemporaneamente essere garantito un giorno a settimana esente da dimostrazioni. o Il nuoto con i delfini è vietato; è invece permesso solo all'addestratore. [...] Altri soggetti possono essere autorizzati, solamente per scopi scientifici, dall'Autorità di gestione CITES, sentita l'Autorità scientifica CITES. o I delfini non devono essere alimentati dal pubblico, né devono entrare a contatto fisico con lo stesso. Durante le eventuali dimostrazioni la sorveglianza deve essere continua per evitare che i visitatori abbiano un contatto fisico con i delfini o gettino oggetti nelle vasche. o Ai visitatori è vietato l'accesso alle aree di servizio e alle vasche di mantenimento. I delfinari si trovano quasi sempre all'interno di parchi di divertimento (Fasano, Oltremare, Zoomarine) e quindi immersi nel rumore, a Zoomarine si sono addirittura svolti spettacoli ed eventi. Il Delfinari o di Rimini si trova presso una spiaggia sul lungomare, affiancato da una strada e da diversi locali notturni. Oltre a questi rumori "di fondo" gli spettacoli sono accompagnati da musica ad alto volume e, in alcuni casi, da "intrattenitori" dotati di microfono e fischietti per sollecitare il pubblico. I delfini nel corso dello spettacolo vengono più volte a contatto con gli addestratori: spingendoli, venendone accarezzati, ecc. In tutti i delfinari è stato possibile da parte di alcuni spettatori avere contatti diretti con gli animali, nel corso dello spettacolo o dietro le quinte. In alcuni delfinari sono possibili anche maggior interazioni come "baci" con il delfino, fino a poter nuotare insieme a questi mammiferi nonostante la legge lo vieti! Per alcuni di questi contatti i visitatori hanno accesso alle aree delle vasche destinate agli addestratori. Infine, nel corso dello spettacolo i delfini, tranne a Rimini, vengono fatti uscire dalle vasche. Nel periodo estivo nessuno dei delfinari citati prevede il giorno di riposo per i delfini. In alcuni casi l'intero gruppo ripete lo spettacolo più volte nel corso della giornata. |
NEL CUORE.ORG
4 LUGLIO 2013
BRASILE, GIRO DI VITE SUI CRIMINI CONTRO GLI ANIMALI DOMESTICI
Pdl approvata dalla commissione della Camera
In Brasile la commissione Costituzione e Giustizia della Camera ha approvato un progetto di legge che inasprisce la pena per chi commette crimini contro cani e gatti. La proposta di legge, che deve essere ancora essere votata dal plenum della Camera, prevede dai tre ai cinque anni di reclusione per chi causa la morte di animali domestici. In caso di morte per avvelenamento, fuoco, asfissia, botte, tortura, investimento o altro metodo considerato crudele, gli anni di prigione possono aumentare e arrivare fino a dieci. La pena si raddoppia se a compiere il reato sono due o tre persone.
Attualmente la legge 9.605/88 prevede dai tre mesi a un anno di detenzione e una multa per il reato di maltrattamenti di animali. Ben poco, insomma, rispetto alla nuova normativa. Pene più severe, dai tre ai cinque anni di reclusione, per chi abbandona i propri animali domestici in luoghi pubblici o privati e per chi promuove e organizza i combattimenti dei cani. Non assistere cani e gatti in pericolo prevede una pena dai due ai quattro anni. Se poi tale condotta conduce alla perdita, per l'animale, di un membro o di un organo, la pena sarà aumentata di un terzo. |
LA ZAMPA.IT
4 LUGLIO 2013
Quasi 21mila specie animali e vegetali a rischio
Lo afferma l’organizzazione per la conservazione della natura
Bruxelles - Sono quasi 21mila, per l’esattezza 20.934 su un totale di più di 70mila censite, le specie animali e vegetali a rischio sul pianeta.
Lo afferma lo Iucn, l’organizzazione per la conservazione della natura, nell’ultimo aggiornamento della sua “Red List” pubblicato oggi, che mette l’accento sulle conifere, di cui è in via di estinzione il 34% delle specie.
La Iucn ha dichiarato estinte tre specie: un sauro gigante che viveva solo a Capo Verde, un anfibio dell’Arizona a causa della diminuzione delle risorse idriche e un gambero di acqua dolce indonesiano. Oltre alle conifere la lista aggiornata mette l’accento sui pericoli corsi da gamberi d’acqua dolce, molluschi del genere conus e una focena che vive nel fiume cinese Yangtze e in due laghi limitrofi.
«Il quadro generale è allarmante - spiega Jane Smart dello Iucn - servono azioni urgenti se vogliamo fermare l’estinzione di massa che minaccia tutti gli organismi del pianeta».
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LA STAMPA.IT
4 LUGLIO 2013
Creato primo fegato in laboratorio grazie alle staminali
Per ora su un modello animale ma lo studio è promettente per la medicina rigenerativa
New York
Piccoli fegati umani creati in laboratorio grazie alle cellule staminali. La nuova scoperta descritta sulla rivista scientifica Nature porta la firma di Takanori Takebe e Hideki Taniguchi della Yokohama City University Graduate School of Medicine, Giappone.
Il fegato è stato generato attraverso delle “gemme” epatiche, ovvero delle strutture che ricreano le interazioni cellulari tipiche dello stadio embrionale. Queste gemme sono state poi trapiantate in alcuni topi e fatte maturare fino a ricreare un tessuto simile a quello di un fegato adulto.
Il trapianto è stato effettuato in due punti: sul cervello e sull’addome dei roditori. I ricercatori giapponesi hanno coperto il buco nel cranio con della plastica trasparente in maniera tale da poter osservare lo sviluppo delle gemme. In breve tempo il fegato trapiantato ha sviluppato un sistema vascolare e ha iniziato a svolgere le funzioni epatiche specificamente umane.
E’ ancora da verificare se questa tecnica possa funzionare anche sull’uomo, tuttavia il dottor Hillel Tobias, responsabile dei trapianti della New York University School of Medicine, definisce questa scoperta “un passo avanti di importanza monumentale”. Al momento i ricercatori giapponesi stimano che per sostituire il 30% del fegato umano servirebbero centinaia di migliaia, forse milioni, di gemme. Inoltre Kenneth Zaret, professore di biologia cellulare e dello sviluppo presso l’Università della Pennsylvania, sottolinea che occorre vedere quali saranno i risultati dell’esperimento nel medio-lungo periodo. I topi su cui è stato effettuato il trapianto, infatti, sono stati osservati solo per due mesi.
Abbiamo dimostrato che il trapianto di germogli di fegato può essere una soluzione per l’insufficienza epatica - ha detto Takanori Takebe nel corso di una conferenza stampa telefonica - ma in futuro questa stessa tecnica si potrà sperimentare per pancreas, reni e polmoni. Stiamo provando già a lavorare sul pancreas e se avremo risultati positivi sarà il nostro prossimo studio pubblicato. Per quanto riguarda il fegato, il prossimo passo sarà quello di provare a infondere le gemme attraverso il flusso sanguigno e poi passare ai trial clinici. Per l’uso sull’uomo saranno però necessari circa 10 anni, perché il problema è quello di creare grandi quantità di gemme da trapiantare».
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GIORNALETTISMO
4 LUGLIO 2013
I denti che si autorigenerano
E' questo l'obiettivo di Rena D'Souza e altri ricercatori del Baylor college of dentistry
I nostri denti si riparano da soli fino a un certo punto dai danni provocati dati batteri, questo grazie alle cellule contenute nella polpa dentaria. Questo non accade più quando i microbi penatrano nello smalto e vanno a intaccare la parte sottostante. In questi casi è necessario un internvento che non solo è doloroso, ma anche costoso e uccide il dente, che di conseguenza diventa un facile bersaglio per le infezioni.
DENTI CHE SI AUTORIGENERANO - L’obiettivo di Rena D’Souza e altri ricercatori del Baylor college of denitistry è di evitare tutto questo aiutando i denti ad autorigenerarsi con l’aiuto delle cellule staminali. La terapia dovrebbe stimolare la crescita della polpa dentaria. Le cellule staminali possono formare diversi tipi di tessuti. D’Souza e il suo team stanno facendo crescere la polpa dentaria in un hydrogel proteico che attiva le sue cellule. In laboratorio gli scienziati prelevano le cellule dai denti del giudizio delle persone, lo scopo è iniettare il gel direttamente nei denti, dice D’Souza al Wall Street journal. Nel frattempo la ricerca viene testata sui cani.
PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE - Un altro gruppo di ricerca dell’università di Tokyo invece sta provando a far ricrescere i denti. L’esperimento è però riuscito solo in parte, visto che i denti dei roditori su cui hanno fatto la sperimentazione sono ricresciuti, ma erano molto più piccoli degli originali. Prim a che tutto ciò sia possibile comunque ci vorranno almeno 5 anni, ha detto D’Souza. Nel frattempo è bene ricordare però che prevenire è meglio che curare.
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ASCA
4 LUGLIO 2013
Vivisezione: De Petris, voto Senato importante passo su diritti animali
Roma - ''Con il voto di oggi il Senato ha senza dubbio migliorato il recepimento della direttiva europea 2010/73 in materia di vivisezione introducendo, con l'approvazione dell'articolo 12, alcune norme di assoluta importanza per la tutela degli animali, per una vera ricerca scientifica alternativa e che rappresentano un valido punto di partenza per rilanciare la battaglia per l'abolizione della vivisezione''. Lo afferma in una nota la senatrice Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto e capogruppo dei senatori di Sinistra ecologia e liberta'. ''Tra i molti punti introdotti - prosegue De Petris - mi preme sottolineare il divieto di allevamento di animali destinati alla sperimentazione (mai piu' Grenn Hill), l'utilizzo a i fini della sperimentazione di primati, cani, gatti o animali in via di estinzione e l'obiettivo di orientare la ricerca all'impiego di metodi alternativi e sostitutivi all'utilizzo di animali''. ''La concreta tutela degli animali - conclude De Petris - aveva bisogno di questo importante punto di partenza che ora puo' fare dell'Italia il Paese con la legge piu' avanzata al mondo. Si tratta di norme che rappresentano un'ottima base per una legge realmente migliorativa per i quasi 900mila animali utilizzati ogni anno in Italia''.
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SARDEGNA OGGI
5 LUGLIO 2013
Cagliari, gatti uccisi con l'acido muriatico. La padrona ricoverata per ustioni
Uccidono alcuni gatti gettandogli sopra dell'acido muriatico e la padrona dopo aver fatto la macabra scoperta e averli presi in grembo si ustiona e finisce ricoverata con ustioni di terzo grado. E' successo nella notte a Cagliari, in un condominio di via Is Cornalias.
CAGLIARI - Poco dopo la mezzanotte, in Via Cornalias di Cagliari, sconosciuti hanno cosparso di acido muriatico alcuni gattini che si trovavano all’interno di una lettiera, adagiata nel sottoscala di un condominio. La proprietaria dei gatti, svegliata dai miagolii degli animali, ha fatto la macabra scoperta. Dopo ha preso in grembo i gattini ma non ha potuto fare nulla, la situazione era già compromessa. I poveri animali sono morti, mentre la donna ha riportato a sua volta ustioni di primo, secondo e terzo grado in varie parti del corpo. E’ stata ricoverata al reparto di dermatologia dell’ospedale Marino.
Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della Stazione di Sant’Avendrace che hanno immediatamente avviato le indagini per capire chi abbia potuto ideare e realizzare un’azione così brutale.
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GIORNALETTISMO
5 LUGLIO 2013
La donna ustionata perché le uccidono i gattini
Succede a Cagliari
Le uccidono con l’acido muriatico i gattini che stava accudendo nel sottoscala del suo palazzo e lei, forse nel tentativo di salvarli, o per abbracciarli per l’ultima volta, rimane ustionata alle braccia, al torace e all’addome. Protagonista del fatto su cui stanno indagando i carabinieri della Stazione di Sant’Avendrace a Cagliari, una 59enne residente in palazzina in via Cornalias.
SANT’AVENDRACE E L’ACIDO MURIATICO – La donna e’ ricoverata nell’ospedale Marino con ustioni di primo, secondo e terzo grado. Quando i carabinieri durante la notte sono arrivati nella palazzina, assieme ai medici del 118, hanno trovato la donna seduta nel sottoscala con in grembo i quattro cuccioli di gattini ormai morti. Si prendeva da tempo cura dei gatti della zona e in particolare di alcuni nati da poche settimane a cui portava da mangiare e che aveva collocato in una cuccetta, ricavata in una cesta, nel sottoscala in cui abita.
SUCCEDE A CAGLIARI – Ma quelle attenzioni nei confronti degli animali non sarebbero state gradite. Secondo quanto accertato dai carabinieri, poco dopo mezzanotte qualcuno ha raggiunto il sottoscala cospargendo le bestiole di acido muriatico. La donna, probabilmente svegliata dal miagolare dei gattini, si e’ subito precipitata per controllare vedendo, pero’, che ormai l’acido stava facendo scempio delle bestiole. Sul posto, poco dopo, sono giunti un’ambulanza e i carabinieri che ora hanno avviato le indagini su quanto accaduto.
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MESSAGGERO VENETO
5 LUGLIO 2013
Sparisce una decina di gatti Timori per il loro destino
SACILE (PN) - «Una decina di gatti spariti dalla colonia felina». La colonia di viale dei Cipressi, a Sant’Odorico, che solitamente conta una ventina di gatti e cuccioli, si è dimezzata. E’ capitato all’improvviso, due giorni fa: un giallo. «Una testimone ha visto portare via i gatti – Marco è il responsabile civico della colonia e Rita collabora –. In Comune e all’Ass 6 sono caduti dalle nuvole, quando abbiamo cercato risposte. Abbiamo un timore: la colonia è nel mirino da anni, tra avvelenamenti, sparizioni e denunce». Una decina di mici sterilizzati e curati dai volontari non hanno lasciato traccia. Nella casa diroccata dove trovano cibo e alloggio sono rimasti pochi gatti selvatici. Il timore di alcuni animalisti è che qualcuno abbia sparso veleno e fatto sparire i gatti. Oppure che siano stati catturati. «A Sacile, malgrado i gatti liberi siano tutelati come prevedono le leggi, c’è una minoranza di cittadini, sostenuta da qualche potere silenzioso – dice Marco –, che non li tollera. A volte, commette reati per liberarsene. Gli amici zoofili stanno svolgendo accertamenti. Vedremo di pattugliare la zona nelle ore notturne e mattutine: chiediamo l’attenzione dei vigili urbani. Il reato contro animali è punito con la reclusione da 3 a 18 mesi». Poche settimane fa, erano stati trovati tre mici morti. In via dei Cipressi aumenta il numero delle vittime: le carcasse di 5 gatti, avvelenati, erano state sepolte nell’estate 2012. «Siamo addolorati – dice Rita – e preoccupati». Aumentano gli abbandoni e nel polo felino vicino al cimitero ci sono esemplari non sterilizzati. «Chiediamo al Comune di aprire una convenzione con u n ambulatorio veterinario in città – è l’appello di Marco –. I riferimenti convenzionati a Prata e San Quirino hanno liste di attesa di tre settimane». I volontari hanno trovato una decina di cuccioli: li hanno accolti in casa, in attesa delle adozioni. «Cerchiamo animalisti di buona volontà – Marco e Rita sono soli di fronte all’emergenza –. C’è bisogno di crocchette, cucce e scatolette di carne, per i gatti che sono rimasti». Nell’area sarà aperto il cantiere del nuovo deposito Atap entro il 2013 e per la colonia felina si prospettano tempi duri.
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GAZZETTA DI MANTOVA
5 LUGLIO 2013
Cagnolino abbandonato in una scatola nei campi
VILLIMPENTA (MN) - In una scatola di cartone mezza aperta e buttata sulla riva di un canale, completamente solo e lontano chissà quanto da casa. Era lì da un giorno o forse più, affamato ma ancora in buone condizioni di salute, il cucciolo di meticcio (ha un paio d’anni d’età) trovato da una residente, che ha subito allertato le guardie ecozoofile dell’Anpana. Il cagnolino, manto nero, zampe e muso chiari, è stato trovato a Pradello di Villimpenta. Non era microchippato, quindi è stato volutamente abbandonato da qualche famiglia che se n’è sbarazzata prima della partenza per le vacanze o perché non voleva occuparsene. Le guardie dell’Anpana, dopo averlo fatto visitare da un veterinario, che l’ha trovato in buono stato di sal ute, l’hanno affidato alla stessa famiglia che l’ha trovato, la quale per ora si è resa disponibile ad adottarlo ed accudirlo. L’Anpananel frattempo ha presentato una denuncia contro ignoti e avviato le indagini per risalire ai responsabili. L’Anpana (Associazione nazionale protezione animali natura ambiente) ricorda ancora una volta a chi è in possesso di un animale e non può più prendersene cura, che l’abbandono è un reato penale molto grave e che la soluzione, per chi non può più tenere un animale è molto semplice: è una telefonata alla stessa Anpana (339-3177183). La stessa associazione, sempre nel fine settimana, si è occupata del recupero, a Susano di Castel d’Ario, di quattro cani appartenenti ad una famiglia che non era più in grado di accudirli e che ha chiesto al servizio ecozoofilo di occuparsene. I quattro animali, due maschi e due femmine, tutti meticci, erano tenuti perlopiù in libertà all’interno di una corte agricola. Talvolta però venivano rinchiusi in depositi stretti e sporchi. I cani, inoltre, erano malnutriti e non curati. L’Anpana li ha affidati al canile municipale, dove verranno rimessi in forze in attesa di adozione.
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NEL CUORE.ORG
5 LUGLIO 2013
CANILI IN PUGLIA, INTERPELLANZA PDL ALLA CAMERA: "STOP AI LAGER"
L'iniziativa dell'on. Savino firmata dall'on. Brambilla
"Molti dei canili presenti sul territorio delle regione Puglia, circa 370 fra censiti ed abusivi, sono stati definiti dalla stampa e da vari servizi televisivi dei veri e propri 'lager' in cui vengono perpetrati maltrattamenti nei confronti degli animali ospitati. La Puglia detiene il record negativo non solo in materia di ampiezza del fenomeno del randagismo, ma anche di crudeltà e di maltrattamenti, numerosissimi, nei confronti degli animali". E' la denuncia contenuta in un'interpellanza urgente al governo presentata dalla deputata pugliese del Pdl Elvira Savino, firmata anche dall'on. Michela Vittoria Brambilla e discussa oggi alla Camera.
Nell'atto di sindacato ispettivo si chiede all'esecutivo di intervenire non solo attivando "campagne di educazione e sensibilizzazione per impedire il dilagante fenomeno dei canili lager ed il maltrattamento degli Animali", ma anche attraverso l'adozione di ''provvedimenti normativi, ispezioni, controlli e relazioni sulla situazione dei canili pugliesi e sul trattamento degli animali ospitati''. "Se la Puglia detiene la 'maglia nera' di questo fenomeno evidentemente c'è qualcosa che non funziona", ha sottolineato Savino intervenendo alla Camera. "L'aumento del randagismo - ha spiegato la deputata pugliese - ha visto aumentare di pari passo gli orrori a danno degli animali. Cani che muoiono in canili lager, di malattia o sbranati tra loro per la fame, animali avvelenati, impiccati, bruciati, cuccioli affogati, sepolti vivi, gettati nei cassonetti della spazzatura, cani seviziati e lasciati morire tra atroci sofferenze. A fronte di tutto ciò, però, milioni di euro vengono prelevati dal gettito fiscale dei contribuenti e stanziati da Stato e regioni per il controllo e la tutela del randagismo". La replica del governo nelle parole del sottosegretario per la Salute, Paolo Fadda, che in Aula ha detto: "Per quanto riguarda la regione Puglia, l'unità operativa ha già effettuato una serie di ispezioni presso taluni canili-rifugio, impartendo prescrizioni di adeguamento ed ha tenuto incontri sia con i servizi veterinari regionali che con le locali associazioni protezionistiche. Nel mese di maggio 2013 – quindi, due mesi fa – inoltre il coordinatore della predetta unità ha partecipato ad un incontro presso la regione Puglia, a cui hanno preso parte il presidente della regione e l'assessore alle politiche sociali, durante il quale sono state evidenziate le criticità insistenti sul territorio regionale. A seguito dell'incontro, è stata fornita all'assessore una dettagliata relazione riportante le irregolarità riscontrate e le proposte operative per affrontare congiuntamente il problema. Per gli aspetti di propria competenza, il Ministero della giustizia ha precisato, con la nota che lascio agli atti – perché mi sembra giusto – dell'Aula, che la problematica dei canili presenti nel territorio di competenza della procura della Repubblica di Lecce è da tempo attentamente monitorata". Il sottosegretario ha poi fatto sapere: "Nel luglio 2011 è stata avviata un'indagine con la ricognizione relativa alle condizioni della gestione di tutti i canili della provincia, affidata alla polizia provinciale. All'esito, è stata disposta una consulenza tecnica per verificare in quali casi ci si trovasse di fronte a violazioni penalmente rilevanti, piuttosto che a violazioni di carattere amministrativo. In alcune ipotesi, è stata riscontrata la detenzione di animali in condizioni totalmente incompatibili con la natura, come del resto denunciato dagli stessi interpellanti. In particolare, la gestione del canile di Tricase ha determinato il giudizio, instaurato presso il tribunal e di Lecce, anche per i reati di diffamazione a mezzo stampa in conseguenza delle querele sporte dal gestore della struttura nei confronti di giornali. In tale procedimento sarà valutato il servizio televisivo relativo a tale canile". "Gli animali sono una parte importantissima della nostra società - ha insistito Savino -: è doveroso averne rispetto, bisogna rispettarli in quanto esseri senzienti; sono esseri capaci di percepire con dolore comportamenti non ispirati a simpatia, compassione e umanità. Non dimentichiamo, poi, - ha aggiunto - il reale e positivo contributo alla nostra società che i cani ci offrono: ad esempio, animali addestrati per intervenire in situazioni di emergenza e pericolo, le unità cinofile del soccorso alpino, i cani guida per i non vedenti, quelli che aiutano i nostri bambini con la pet terapy. Tantissimi sono i casi in cui anche cani non addestrati hanno salvato la vita dell'uomo". Infine, Savino ha ricordato il preziosissimo apporto del volontariato, sottolineando come in Puglia, ogni giorno, ci siano "numerosissimi e meravigliosi volontari che impiegano tempo, impegno, fatica, per sopperire alla mancanza delle istituzioni, nell'assoluta consapevolezza, però, che questo non basta, perché per ogni cane salvato ce ne sono magari cento che hanno bisogno di aiuto". |
NEL CUORE.ORG
5 LUGLIO 2013
TORINO, COLONIA DI GABBIANI DISTRUTTA: LIBERATO IL SUPERSTITE
Dopo le cure nel centro di recupero di Avigliana
Dopo settimane di cure al centro di recupero del parco Alpi Cozie e Graie di Avigliana, in provincia di Torino, il gabbiano sopravvissuto alla demolizione del capannone nel capoluogo piemontese è stato giudicato dal medico veterinario e dal personale del Cras idoneo alla liberazione. Una piccola folla ha assistito al primo volo e al tuffo nel lago grande. L'animale, fa sapere il Wwf Piemonte e Valle d'Aosta, è stato inanellato al fine di renderlo riconoscibile nei prossimi anni, sperando così di poter confermare il buon esito del salvataggio.
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L’ARENA
5 LUGLIO 2013
Montorio, iguana a spasso scatena il panico
FRAZIONE TROPICALE. Probabilmente è stata abbandonata. La scoperta fatta da Roberto Pagangriso: «Il rettile si è spaventato e mi è corso incontro». L'uomo ha subito chiamato l'Enpa senza ricevere risposta
Elisa Innocenti
Prov. di Verona - Un'iguana si aggira per Montorio. L'insolita scoperta è stata fatta per caso da Roberto Pagangriso, residente della frazione, mentre lavorava nel proprio terreno, in via Spalata, a pochi passi dal centro del paese. «Ho visto qualcosa di strano», racconta, «di lucertole se ne vedono tante, ma mi sembrava più grossa di una normale. Così mi sono avvicinato ed ho capito che era un'iguana, lunga almeno un metro. Io le avevo viste solo in Messico, di certo mai a Montorio. L'animale si è anche spaventato e mi è venuto incontro allargando la corona intorno alla testa, in un istinto di difesa. Così mi sono fermato e l'iguana è scappata via nel campo». Tutto questo è successo martedì, da allora non ci sono più stati avvistamenti, anche se il luogo dell'incontro è diventato quasi meta di pellegrinaggio tra chi è venuto a conoscenza della singolare presenza. «Chissà dove si sarà nascosta», prosegue Pagangriso, «ho anche paura di farle del male accidentalmente quando taglierò l'erba del campo». L'uomo, non sapendo a chi rivolgersi, ha mandato una e-mail all'Enpa, l'Ente protezione animali, senza però ricevere risposta. Anche perché l'iguana rientra nella lista degli animali di cui si occupa il servizio Cites del Corpo Forestale, trattandosi di specie protette. Ormai i fossi di Montorio stanno diventando molto simili a un habitat tropicale, con la presenza, da qualche mese, anche di un gruppetto di tartarughe, che hanno deciso di vivere nel torrente Squaranto. «Probabilmente sono state abbandonate da qualcuno», riflettono i residenti, «perché non si erano mai viste prima. E sono diventate belle grandi». Del resto tra serpenti, pappagalli, iguana, camaleonti, sono sempre di più gli animali esotici importati, il più delle volte illegalmente, nel nostro Paese e poi molto spesso lasciati al loro destino dai proprietari che, a un certo punto, non sanno più come gestirli. Oppure perché la detenzione di animali esotici, senza la necessaria documentazione e le basilari conoscenze sul loro corretto mantenimento, è illegale, e si rischiano pene severe. Perché se abbandonare un animale domestico è un reato penale, con le specie esotiche c'è l'aggravante di lasciarli in un ambiente molto diverso da quello in cui dovrebbero vivere. E nel caso di animali esotici la legge impone l'obbligo di denuncia entro 10 giorni da tutte le nascite o riproduzioni avvenute in cattività, oltre che tutta una serie di documentazioni in caso di compra vendita. Non è quindi illegale preferire un rettile tropicale come animale domestico al più classico cagnolino, bisogna però rispettare alcune procedure, per tutelare il benessere dell'animale. Nel caso in cui, invece, ci si imbattesse in un animale selvatico, non esotico, ferito bisogna rivolgersi al Centro recupero fauna selvatica VerdeBlu della Provincia, chiamando il centralino Emergenze faunistiche (334-18.40.950) o, in orario serale, la Polizia Provinciale (800.344.000).
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IL GIORNO COMO
5 LUGLIO 2013
Pastore tedesco morse meticcio Cane scagionato: "Uccise per istinto"
L'animale dovrà stare all’interno di un giardino ben recintato, dotata di guinzaglio e museruola ogni volta che esce. Parteciperà al programma terapeutico comportamentale, nel quale si cercherà di correggere la sua aggressività verso quella situazione
di Paola Pioppi
Sala Comacina (CO), 5 luglio 2013 - Il pastore tedesco è affetto da «istinto predatorio nei confronti dei cani di piccola taglia che abbaiano contro di lui». Questo è il motivo, scientificamente accertato, che ha causato la morte di Ilend, meticcia di taglia medio piccola, che il 26 marzo scorso è stata aggredita e uccisa da una femmina di pastore tedesco, Betty. Ma ora, grazie a un programma di rieducazione e psicoterapia che sarà monitorato dalla Asl, il cane potrà tornare a casa. L’aggressione tra i due cani era avvenuta a Sala Comacina.
Ilend aveva subito un morso che, in un primo tempo, sembra non aver avuto conseguenze letali sulla cagnolina, ma che poi è stato fatale. Su disposizione della Procura di Como, Betty era finita sono sequestro preventivo, mentre a carico dei suoi proprietari è stato chiesto un decreto penale di condanna. Un mese fa è giunto il sequestro preventivo del cane, per spiccata intolleranza esclusivamente nei confronti dei sui simili. Betty dovrà stare all’interno di un giardino ben recintato, dotata di guinzaglio e museruola ogni volta che esce. Parteciperà al programma terapeutico comportamentale, nel quale si cercherà di correggere la sua aggressività verso quella situazione. Al termine di questa terapia, il risultato dovrà essere verificato dal servizio veterinario della Asl, per constatare che le condizioni di aggressività e pericolosità siano venute meno.
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NEL CUORE.ORG
5 LUGLIO 2013
CACCIA, OVAIOLE, AMBIENTE: IL SENATO ADEGUA L'ITALIA ALL'EUROPA
Giro di vite sulle "deroghe" tanto care alle doppiette
Non solo Green Hill. Oltre al disegno di legge di delegazione europea, il Senato ha approvato ieri anche la legge europea con norme in materia di caccia, protezione animale e ambiente tese a chiudere numerose procedure d'infrazione aperte contro l'Italia.
Per quanto riguarda la legge 157/1992 sulla protezione della fauna omeoterma, si tratta di modifiche all'art.1 e della sostituzione integrale dell'art.19 bis, per adeguare il testo ai dettami della direttiva 2009/147 CE sulla conservazione degli uccelli selvatici. Quest'ultima innovazione riforma il sistema di controllo di legittimità delle deroghe decise a livello regionale, ritenuto inefficiente e intempestivo dalla commissione europea. Secondo la proposta del governo, le Regioni dovranno conformarsi alle severe prescrizioni dell'art.9 della direttiva e potranno adottare deroghe solo in assenza di altre soluzioni soddisfacenti, in vi a eccezionale e per periodi limitati. Nella versione originale era previsto l'obbligo di sentire preventivamente o l'Ispra o un istituto regionale dotato di eguale autonomia tecnico scientifica, ma quest'ultima possibilità è stata cancellata durante l'esame in commissione. Finora le Regioni avevano adottato deroghe "generose" con le doppiette e spesso utilizzando lo strumento della legge regionale (pratica censurata anche dalla nostra Corte costituzionale) per rendere di fatto inutilizzabile il potere di annullamento del governo. Inoltre, le Regioni saranno tenute a pubblicare i provvedimenti amministrativi con le deroghe almeno sessanta giorni prima dell'inizio dell'attività venatoria per cui è prevista la deroga, in modo da consentire all'esecutivo di esercitare, se ne ricorrono le condizioni , il potere di annullamento. Le Regioni inoltre dovranno inviare a ministeri e Ispra entro il 30 giugno di ogni anno una relazione sull'attuazione delle deroghe. La relazione sarà poi trasmessa alla Commissione Ue. Sono previste anche sanzioni amministrative fino a 900 euro per i cacciatori che non annoteranno i capi abbattuti sul tesserino regionale. L'articolo sulle ovaiole (14) eleva i limiti minimi e massimi delle sanzioni amministrative a carico degli allevatori che non hanno ancora adottato le gabbie "arricchite" previste dalla direttiva del 1999. Il sistema sanzionatorio, a questo punto, dovrebbe essere tale da "costringere" gli operatori ad adeguarsi. L'articolo 25 modifica la normativa in materia di tutela risarcitoria contro i danni all'ambiente contenuta nel decreto legislativo 152/2006 per superare alcune contestazioni formulate dalla commissione europea. In particolare, la modifica apportata al comma 2 dell'articolo 311 prevede che qualora l'effettivo ripristino delle condizioni ambientali allo stato in cui si trovavano all'origine, oppure l'adozione di misure di riparazione complementare o compensativa, siano stati in tutto o in parte omessi, o comunque attuati in modo incompleto o difforme dai termini e modalità prescritti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare provvede ad una valutazione monetaria dei costi necessari per dare effettiva attuazione al ripristino. Inoltre, al fine di procedere alla realizzazione degli stessi, il Ministero può agire nei confronti del soggetto obbligato per ottenere il pagamento delle somme corrispondenti. |
GIORNALE DI BRESCIA
5 LUGLIO 2013
Ottocento maiali senza... assicurazione
Un camion con ottocento maiali a bordo è stato sequestrato dalla Polizia stradale di Brescia perché privo di assicurazione dal maggio 2012. Il provvedimento è scattato giovedì mattina a Montichiari: i suini (dai sei ai trenta chilogrammi) sono stati trasferiti su un altro rimorchio.
Nell’ambito della stessa operazione, condotta in collaborazione con l’Asl per verificare lo stato di salute degli animali che vengono condotti dagli allevamenti ai macelli, è stato individuato un altro camion che trasportava maiali in cattive condizioni: gli animali erano stipati nel mezzo pesante, alcuni riportavano ferite alle zampe.
In questo caso sono scattate le sanzoni dell’Asl.
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GEA PRESS
5 LUGLIO 2013
Varese – I maiali con lo status di “animali da compagnia” (FOTO)
L'impegno del SITA e la scelta della Procura della Repubblica - Il "breviario" del suino, animale più intelligente del cane
Maiale “animale da compagnia“. Questo lo status giuridico, ovvero ” non macellabili” con il quale il Servizio Interprovinciale Tutela Animali di Varese (SITA), su disposizione della Procura della Repubblica di Varese, sta provvedendo all’affido definitivo dei maiali sequestrati in un allevamento di Morazzone (VA).
Trasferiti momentaneamente in un alpeggio di Val Veddasca al fine di garantire le condizioni di benessere, è attualmente in corso l’affido detinitivo.
Una piccola, quanto importante battaglia fatta a suon di dottrina e giurisprudenza giuridica maturata. Il tutto grazie anche alla disponibilità del PM incaricato che non ha accolto un diverso suggerimento di sopprimere gli animali. L’impegno del Servizio Interprovinciale e la corposa documentazione fornita hanno infine determinato la scelta.
Due animali sono così stati affidati ad una famiglia di Gorla Maggiore (prima foto in Gallery), nella cui disponibilità c’è un’ampia pineta recintata. Altri due, invece, sono stati trasferiti in un santuario per animali sottratti alla macellazione. I “Porci Comodi” di Magnano (MI), questo il nome del Centro, ha così avuto in affidamento un grosso maschio di circa 250 chilogrammi (vedi seconda foto in Gallery).
Di fatto, ad oggi, gli animali affidati a titolo definitivo quali “animali da compagnia” sono già 10. Un numero estremamente elevato, riferisce nel suo comunicato il SITA, se si pensa che quanto si sta facendo non ha precedenti né storici né giudiziari. Inoltre, dopo il 10 luglio (termine della quarantena di 28 giorni), altri nove animali verranno trasferiti fuori regione ovvero in Emilia Romagna, Toscana e Lazio.
Rimangono ancora da affidare quattro animali dal momento in cui una struttura in provincia di Treviso (TV) che aveva dato disponibilità ad accoglierli, ha dovuto disdire causa una emergenza. Per le adozioni questo il numero messo a disposizione del SITA: 320.0484962.
Nell’ultima foto in gallery un piccolo “breviario” che riassume le caratteristiche del suino. Poche essenziali note che ha trovato totale conferma nelle persone che hanno già adottato i primi 10 animali e che oggi parlano con entusiasmo di questa specie che per intelligenza e fedeltà al padrone è anche superiore al cane.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/allevamenti-2/varese-i-maiali-con-lo-status-di-animali-da-compagnia-limpegno-del-sita-e-la-scelta-della-procura-della-repubblica-foto/45973
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TISCALI
5 LUGLIO 2013
"Attività irregolari nei delfinari italiani". Lav e Marevivo all'attacco: "Chiudiamoli"
Con un'iniziativa della Lega Antivivisezione (Lav) e di Marevivo prende il via in Italia, nella giornata mondiale contro la cattività dei mammiferi marini, la campagna europea Sos Delfini. Presentata stamani a Roma, l'iniziativa punta a far chiudere i delfinari, che secondo un sondaggio Ipsos 2 italiani su 3 vorrebbero proibire. “In Italia - spiegano le due associazioni animaliste - i delfinari non hanno alcuna funzione educativa né scientifica, caratteristiche obbligatorie per legge, facendo invece spettacolo”.
La denuncia della Lav: “Delfinari italiani violano le normative” - A confermare le violazioni al decreto ministeriale 469 del 2001, che disciplina le condizioni per il mantenimento in cattività dei delfini Tursiopi usati nei delfinari, è un'investigazione condotta l'estate scorsa dalla Lav in tutte le strutture italiane, dove le norme relative al benessere degli animali e alle finalità dei delfinari “sono largamente disattese”. Per questo, annunciano Lav e Marevivo, “consegneremo l'investigazione al ministro dell'Ambiente Andrea Orlando sollecitandolo a prendere atto delle violazioni documentate, talmente evidenti da rendere inevitabile la chiusura dei delfinari in Italia”.
Il 68% degli italiani vorrebbe chiudere i delfinari - A volere la chiusura dei delfinari, secondo un sondaggio Ipsos, è anche il 68% degli italiani, mentre il 96% auspica che in futuro la cattura dei delfini per essere esibiti nei delfinari e nei parchi di divertimento sia proibita o strettamente regolamentata.
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ANSA
5 LUGLIO 2013
Cani abbandonati, ecco come soccorrerli
Da Aidaa le regole per avvicinarsi e aiutarli
ROMA - Con l'arrivo dell'estate aumentano, come ogni anno, i cani abbandonati sulle strade e autostrade italiane. Per soccorrerli prima che giungano i volontari o le forze dell'ordine a recuperarli, l'Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente) mette a disposizione dei cittadini un vademecum con le regole da seguire per aiutare i quattro zampe senza piu' padrone.Per prima cosa va cercato un approccio gentile per avvicinare l'animale, anche con l'aiuto di premi come biscottini o wurstel, evitando di raggiungerlo in modo frontale ma facendo una semicurva per poi accucciarsi e attirarlo verso di se'. Il cane non va mai guardato fisso negli occhi ed e' meglio tenere la testa leggermente girata, perche' Fido lo percepisce come un segno di pacificazione. I movimenti devono essere lenti e non frettolosi, non si devono alzare mai le braccia e le mani per prenderlo ma bisogna partire dal basso.
Se il cane ha un principio di colpo di calore, e cioe' e' affannato, accaldato, ha il respiro ansimante e la tachicardia, va soccorso bagnandogli con acqua fresca le zampe, il ventre, le ascelle o la testa, per poi portarlo in luogo fresco. E' bene controllare che non abbia ferite, e se sono presenti ma di lieve entita' si possono pulire con acqua tiepida e disinfettarle. Qualora un cane mostri aggressivita', prosegue il vademecum, potrebbe essere data da paura e quindi occorre contattare una persona competente, anche un veterinario o un istruttore cinofilo, per chiedere aiuto e non correre rischi. Un cane abbandonato si sente spaesato, confuso, indifeso e impaurito, quindi se si decide di portarlo a casa non va chiuso in un angolo, gli va somministrato un buon pasto e gli va dato un luogo preciso dove stare, con una copertina di riferimento. |
TGCOM 24
5 LUGLIO 2013
Cane e Gatto mangiano troppo
Molti mangiano dalla tavola dei padroni, abitudine tutta italiana
La cucina italiana è tra le migliori del mondo è risaputo. Ad esserne convinti sono anche i nostri animali che, secondo un'indagine condotta da YouGov per Hill's Pet Nutrition, nel 30% dei casi sono sovrappeso.
Nel 26% dei casi, gli italiani danno ogni giorno avanzi del loro pasto ai cani, mentre quasi il 30% li vizia con piatti preparati appositamente per loro. Se si considerano anche i gatti poi, quello che rimane nel nostro piatto finisce abitualmente nelle ciotole del 23% degli animali domestici. La percentuale è nettamente più alta rispetto al resto dell'Europa. Nel Regno Unito per esempio succede solo nel 13% dei casi, nell'8% nei Paesi Bassi e nel 17% in Francia.
Il campione preso in considerazione è di 4.300 animali europei tra cui 1.300 italiani. La tendenza generale però scusa i cani e i gatti nostrani perché circa un quarto dei proprietari intervistati giudicano troppo robusti i propri amici a quattro zampe. |
NEL CUORE.ORG
5 LUGLIO 2013
NAMIBIA, 90MILA CUCCIOLI DI FOCA AMMAZZATI A BASTONATE OGNI ANNO
L'allarme di Earthrace Conservation (video)
Una strage che si ripete a luglio di ogni anno. Tra 80 e 90mila cuccioli di foca - secondo i dati del ministero della Pesca e delle risorse marine - in Namibia vengono ammazzati a bastonate. Fino a novembre. E non solo: tra i cinquemila e i seimila maschi possono essere fucilati. Nel mirino finiscono le foche dalla pelle marrone, in inglese Cape Fur Seals, che si trovano solo in due luoghi della terra: la Namibia e il Sudafrica. E, come se non bastasse, rientrano nell'elenco degli animali a rischio segnalati dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites).
Le autorità namibiane sostengono che l'abbattimento sia necessario per proteggere le attività di pesca e perché rappresenta una fonte di occupazione e di reddito per il Paese. Di tutt' altro avviso Pete Bethune, fondatore di Earthrace Conservazione, che ha realizzato il filmato (qui sotto) con immagini molto dure: "Quando il Sudafrica ha fermato la caccia alle foche, si era detto che ci sarebbe stata un'esplosione della popolazione delle foche. Non c'è stata e attività di pesca del Paese non hanno subito un crollo. Invece, negli anni successivi, ci sono stati diversi episodi di scomparsa naturale di massa - l'ultimo solo nel 2006 - tra le foche del posto che hanno portato alla morte del 95% dei cuccioli di foca e di metà della popolazione adulta". Bethune continua: "La realtà è che questi animali sono una specie necessaria nell'ecosistema, mentre i namibiani stanno mostrando un altro esempio di cattiva gestione della pesca. Insomma, 90.000 cuccioli o 5.000 maschi adulti verranno bastonati anche quest'anno". Il dipartimento del Turismo della Namibia ha dichiarato che "la Cape Cross Seal Reserve è stata istituita per proteggere la più grande colonia riproduttiva di questa specie nel mondo". Eppure, così come accade ad Atlas Bay, le foche vengono uccise a Cape Cross, una meta molto popolare per i viaggiatori che arrivano qui proprio per vedere la colonia di foche. Gli animali vengono bastonati la mattina all'alba in questa zona, fanno sapere dall'associazione, e delle squadre addette alla pulizia arrivano dopo l'uccisione per rimuovere tutte le prove prima che l'area venga aperta a pagamento di nuovo per i turisti. Questa pratica assurda dà lavoro a meno di 100 persone per sei mesi l'anno e genera un giro d'affari di 500.000 dollari. In confronto, i turisti in visita a Cape Cross fanno guadagnare alla zona circa due milioni di dollari all'anno. Inoltre, l'attività di osservazione delle foche offre un lavoro molto più stabile per un gran numero di namibiani rispetto alla caccia. Ma lo Stato fa orecchie da mercante: attualmente ci sono s ei "squadre della morte" con la licenza di uccidere le foche. Questo numero è raddoppiato nel 2012, nonostante le proteste dei tre gruppi di partenza, secondo cui l'aumento sarebbe insostenibile. Earthrace Conservation non ci sta e, alla fine, lancia un appello: "Fino a quando non smettono con questa brutalità, invitiamo la gente a boicottare la Namibia come meta di vacanza".
VIDEO
http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/namibia-strage-di-cuccioli-di-fuca-90-mila-ammazzati-a-bastonate-ogni-anno.html
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ECOLOGIAE
6 LUGLIO 2013
Adozioni di animali all’estero, sospetti di maltrattamento
Tutti siamo contenti quando un cane randagio viene adottato. Avrà finalmente una casa, è il primo pensiero che ci viene in mente. A volte siamo talmente contenti che ci si dimentica di controllare che fine fanno veramente. Se ne dimenticano anche le autorità, o forse non riescono a star dietro a questi traffici, ma fatto sta che secondo una recente inchiesta realizzata da Repubblica sembra proprio che questi cani sono tutto tranne che felici di aver trovato dei nuovi padroni.
Stando a quanto pubblicato in questi giorni, molto spesso questi animali sfuggono ai controlli delle autorità e finiscono in mano alle organizzazioni criminali che li usano come se fossero giocattoli. Lotte clandestine, vivisezione, macelli, persino nei bordelli dove vengono usati come oggetti sessuali. Ma ancora rischiano di venire scuoiati per farne pellicce, o gli vengono fatte ingoiare palline di droga per superare i controlli alla dogana.
E tutto ciò relativamente in maniera facile dato che i controlli sui cani sono quasi del tutto inesistenti. L’unico caso di traffico scoperto i cui responsabili sono andati sotto processo è accaduto ad Ischia dove un gruppo di randagi, finito in Germania, secondo l’accusa sarebbe stato usato per scopi illeciti. La scoperta ha fatto allargare i controlli e così negli ultimi mesi si sono moltiplicati i casi di furgoni sequestrati perché trasportavano animali stipati in maniera disumana per chissà quale traffico.
Il motivo alla base di questa vergogna, dicono su Repubblica, è la mancanza di risorse che molto spesso porta le autorità a non occuparsi dei randagi i quali così finiscono nelle mani della criminalità. Secondo la legge infatti le associazioni dovrebbero sterilizzare e microchippare i cani, ma i costi elevati, non tanto per l’operazione in sé quanto per il gran numero di soggetti, non consente che sia fatta capillarmente, e così si finisce che molti trafficanti ne approfittino, magari a volte anche con il sostegno delle autorità che non sanno quali sono le loro vere intenzioni.
Secondo Rosalba Matassa, coordinatrice dell’Unità operativa per la tutela degli animali, lotta a randagismo e maltrattamenti del ministero della Salute, in Italia ci sono centinaia di rifugi abusivi in cui arrivano piogge di soldi senza che venga effettuato un controllo sulle condizioni nelle quali questi animali vengono tenuti. Bisognerebbe indagare sui 1200 cani che ogni mese lasciano Puglia e Campania per le destinazioni più disparate. Che fine fanno? Come vengono trattati una volta giunti a destinazione? Abbiamo paura di scoprire la risposta a queste domande.
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LA NAZIONE
6 LUGLIO 2013
Pietrasanta, sequestrati due cani e denunciato 53enne per maltrattamento di animali
Gli animali sono stati trovati in condizioni di totale incuria, costretti in un ambiente senza illuminazione, circondati da rifiuti e vegetazione infestante
Viareggio (LU) - In condizioni di totale incuria, costretti in un ambiente senza illuminazione, circondati da rifiuti e vegetazione infestante che aveva invaso l'immobile. Così sono stati trovati due cani in un fabbricato di Pietrasanta. La polizia municipale ha sequestrato gli animali e denunciato un uomo di 53 anni, a cui è stato contestato il reato di maltrattamento di animali.
Per i due cani non è comunque stato riscontrato un problema di nutrizione: avevano cibo e acqua.Con i vigili urbani è intervenuto il personale medico veterinario dell'azienda Usl 12 Viareggio.E' stato necessario indossare idonei capi di protezione per la numerosa presenza di pulci nell'ambiente dove venivano tenuti i cani, ora affidati al canile di Viareggio.
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ANSA
6 LUGLIO 2013
Totale incuria, sequestrati 2 cani
Pietrasanta, un denunciato per maltrattamenti di animali
VIAREGGIO (LUCCA) - Due cani sono stati sequestrati dalla polizia municipale di Pietrasanta dopo che gli animali sono stati trovati in un fabbricato in condizioni di totale incuria, costretti in un ambiente senza illuminazione, circondati da rifiuti e vegetazione infestante che aveva invaso l'immobile. Scattata anche la denuncia di un uomo di 53 anni per maltrattamento di animali. I cani sono stati affidati al canile di Viareggio.
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NEL CUORE.ORG
6 LUGLIO 2013
LECCO, 200 ANIMALI SEQUESTRATI DAL CFS SU SEGNALAZIONE DELLA LEIDAA
Il controllo effettuato giovedì in una cascina di Molteno
Un gregge di 172 tra pecore e capre, oltre ad equidi e cani, di cui alcuni con i denti recisi da una tenaglia, tutti posti sotto sequestro, il titolare denunciato per maltrattamento di animali. Questo l'esito del controllo effettuato giovedì dal Corpo forestale dello Stato – su segnalazione della Lega italiana per la difesa degli animali e dell'ambiente, presieduta dall'on. Michela Vittoria Brambilla - in una proprietà di Molteno (Lecco) e nell'alpeggio dove stazionavano le greggi a Pian de' Resinelli.
"Siamo andati sul posto – spiega a Lecconews il comandante provinciale del CfS, Andrea Turco -insieme a un veterinario e lì abbiamo fatto un sopralluogo durato tutta la giornata". In una stalla gli agenti hanno trovato quattro cani pastore di taglia media. "Non avevano un ripa ro a norma – continua – erano senza acqua fresca e le catene erano troppo corte. Mancavano le condizioni minime per il benessere degli animali". Il controllo è proseguito ai Piani Resinelli dove il proprietario dell'azienda agricola tiene un gregge di 172 tra ovini e caprini, più due muli e un asino e due cani pastore. "Qui abbiamo trovato il cane segnalato dalla Leidaa – afferma Turco – oltre a un altro senza canini. Ma anche il gregge era tenuto in condizioni non buone". L'asportazione dei canini, spiega il comandante, è una "barbarie" che viene compiuta da alcuni allevatori "per evitare che il cane azzanni gli altri animali, ma così ha difficoltà a mangiare e a giocare". I cani sequestrati a Molteno sono stati affidati alla Leidaa, mentre il gregge è ancora ai Piani Resinelli in attesa di una collocazione migliore e di un'ispezione dell'Asl. |
GEA PRESS
6 LUGLIO 2013
Il micetto investito ed il problema delle sterilizzazioni spesso mancanti
L'intervento dei volontari della LAV di Tarquinia
Investito in strada. Un gattino tutto nero di appena poche settimane di vita è stato sicuramente visto ma non schivato. A sostenerlo è la sede LAV di Tarquinia (LT). Il povero micio ha perso una zampa, ed ha riportato fratture multiple. Attualmente è in prognosi riservata.
Un automobilista scellerato ed un altro sensibile, visto che il micetto, chissà per quante ore rimasto sotto il sole cocente, è stato notato da un’altra persona che si trovava a transitare con il suo mezzo lungo la stessa strada. Ricoverato in una clinca veterinaria si attende ora di avere una progonosi più definita e di poterlo poi accudire fino all’adozione.
Secondo la LAV di Tarquinia quando occorso al micetto di stamani, rappresenta solo uno degli infiniti brutti casi di incidente, malattia o maltrattamento che colpiscono oltre l’80% dei cuccioli nati sulla strada o da cucciolate indesiderate. Animali di cosiddetta “compagnia” non sterilizzati e non custoditi.
Una vecchia ma efficace campagna pro sterilizzazione di qualche decennio fa, ricordano gli animalisti, narrava “un punto in tempo ne salva cento”. La sterilizzazione dei pets è un gesto dovuto verso “i nostri compagni di vita“. Si contribuisce così anche al risparmio della spesa pubblica per il mantenimento dei cani nei canili. La sterilizzazione, poi, garantisce una salute migliore, li preserva da stimoli riproduttivi spesso insoddisfatti che generano stress e frustrazione, evita la nascita di cuccioli a cui non si può garantire un futuro dignitoso e i cui sopravvissuti finiranno per essere dei randagi scacciati da ogni dove o reclusi in canile a vita.
Anche se apparentemente può sembrare un atto forzoso, conclude la LAV di Tarquinia, la sterilizzazione degli animali domestici e delle colonie feline è un atto a favore del loro maggior benessere ed evita che moltissimi cuccioli si trovino nelle stesse condizioni del nostro micio nero.
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NTR24 TV
6 LUGLIO 2013
Paduli: finisce tra le grate di un tombino e resta intrappolato. Cagnolino salvato dai vigili del fuoco
Paduli (Benevento) - Scivola tra le grate di un tombino e rimane intrappolato all'interno di un canale di scarico pluviale. Ma è salvato dai vigili del fuoco e restituito alla sua padrona. Brutta avventura ieri a Paduli per un cagnolino di razza meticcia, a causa della sua piccola taglia.
I caschi rossi di Benevento sono intervenuti sul posto dopo la segnalazione della padrona e hanno raggiunto il cucciolo. Dopo un paziente e meticoloso intervento, infatti, i pompieri sono riusciti a riportarlo in superficie e metterlo in salvo.
VIDEO
http://www.ntr24.tv/it/news/cronaca/paduli-finisce-tra-le-grate-di-un-tombino-e-resta-intrappolato-cagnolino-salvato-dai-vigili-del-fuoco.html
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NEL CUORE.ORG
6 LUGLIO 2013
ROMA, TASK FORCE ANTI-CALDO PER I CAVALLI DELLE "BOTTICELLE"
Vigili e Asl intensificano i controlli
A cusa dell'ondata di caldo registrata nella Capitale in questi giorni, tenuto conto delle previsioni meteorologiche delle prossime settimane, Roma Capitale ha deciso di intensificare i controlli a tutela dei cavalli che trainano le "botticelle". Un'azione congiunta portata avanti dal Pics, pronto intervento vigili urbani, dalla Asl Roma e dal Dipartimento Ambiente che, in queste ore, stanno presidiando i luoghi storici, quelli di stallo delle carrozze e i ricoveri dei cavalli a Campo Boario, per certificarne l'adeguatezza. I controlli sanitari e quelli relativi al rispetto degli orari di circolazione sono scattati dopo diverse segnalazioni di cittadini. Cosi' in una nota l'ufficio stampa del Campidoglio. "La salvaguardia degli animali deve essere prioritaria, per questo Roma Capitale ricorda come l'Ordinanza del Sindaco stabilisce il divieto di circolazione delle carrozze quando la colonnina di mercurio raggiunge il livello 3, quello di massima allerta. Il Campidoglio sottolinea anche che - si legge nella nota - il Regolamento Comunale dispone che i cavalli che trainano vetture pubbliche non siano utilizzati per piu' di 6 ore al giorno e che rispettino l'obbligo di pausa all'ombra tra una corsa e l'altra". Gli agenti sul territorio controlleranno con attenzione che i conduttori provvedano ad abbeverare i cavalli regolarmente e che le ''botticelle'' non trasportino piu' passeggeri di quanto stabilito dall'omologazione delle carrozze. Le verifiche sul campo infine accerteranno anche che nessuno violi il divieto assoluto di circolazione nelle ore piu' calde della giornata, tra le 13 e le 17. Nel frattempo il sindaco di Roma, Ignazio Marino si e' detto disponibile a calendarizzare nei prossimi giorni un incontro per aprire un confronto tra l'amministrazione e i "vetturini".
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LA STAMPA
6 LUGLIO 2013
Il giallo delle tartarughe rapite in piazza Statuto
Portate “in salvo” da una associazione
Paolo Coccorese
Torino - I «rapitori» sono arrivati su un furgoncino bianco di mattina presto. Muniti di bastoni e retini, in poche ore hanno portato via tutto. Il bottino? Nessun gioiello, ma alcune simpatiche tartarughe che da un anno vivevano nella vasca della fontana del monumento al traforo del Frejus di piazza Statuto. Ventuno in totale (compresi due pesci rossi). Abbandonate dai torinesi e curate ogni giorno con attenzione da un’associazione che martedì ne ha denunciato la scomparsa.
Le mascotte
In questa storia non manca nulla: protagonisti inattesi, sospetti, false piste e un incipit intriso di interrogativi. «Dall’estate scorsa, in accordo con la Città, le seguivamo – dice Rosalba Nattero, presidente di Sos Gaia -. Le tartarughe sono state portate via da una misteriosa associazione che diceva di lavorare per il Comune, ma non era vero». Così sono state rapite le mascotte della piazza. «Erano una cosa bella - aggiunge -. Gratuitamente ci occupavamo di loro, soprattutto quando la fontana veniva svuotata. Vogliamo sapere dove sono finite e se stanno bene».
Misteri e incomprensioni
Giovedì i misteriosi «rapitori» sono ritornati in piazza Statuto per l’ultima tartaruga sfuggita alla cattura. «Siamo autorizzati», hanno ripetuto. In più erano accompagnati dai vigili. Contattato il comando, i rappresentanti di Sos Gaia sono stata rimbrottati. «Tutto in regola», per la Municipale. Fino a ieri, quando si è scoperto che non era così. «Per l’ennesima volta i vari settori del Comune trattano gli animali come problemi di serie B e lavorano senza la giusta attenzione e senza comunicare con noi», dice Armando Monticone, presidente della Consulta delle Associazioni Animaliste. I civich ora rischiano provvedimenti.
Svelato il mistero
Come in tutti i gialli che si rispettino, nell’ultima pagina c’è la soluzione. Ieri, dopo vari controlli e l’interessamento dell’assessore Lavolta, si è trovata la spiegazione. Una signora, già conosciuta in Comune per le sue battaglie per salvaguardare gatti, e ogni sorta di animale, avrebbe organizzato tutto da sola. La sua fantomatica associazione Casazaki avrebbe contattato il Centro Recupero Animali Selvaggi di Bernezzo (Cn) e, presentando autorizzazioni non verificate, avrebbe organizzato il «salvataggio» delle tartarughe. «Erano malate e venivano maltrattate», ha spiegato.
In Comune la pensano diversamente. Adesso rischia la denuncia e di dover pagare l’intervento. Si parla di circa mille euro.
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NEL CUORE.ORG
7 LUGLIO 2013
TORINO, IL GIALLO DELLE TARTARUGHE RUBATE IN PIAZZA STATUTO
Sos Gaia: "Ci occupavamo di loro dall'estate scorsa"
Sono arrivati su un furgoncino bianco di mattina presto, con tanto di bastoni e retini, e in poche ore hanno portato via alcune tartarughe che da un anno vivevano nella vasca della fontana del monumento al traforo del Frejus di piazza Statuto, a Torino. Il bottino dei "rapitori"? Diciannove testuggini. Abbandonate dai cittadini e curate ogni giorno con amore dall'associazione Sos Gaia che martedì scorso ne ha denunciato la scomparsa. Spariti anche due pesci rossi. Lo rivela il quotidiano "La Stampa".
"Dall'estate scorsa, in accordo con la città, le seguivamo – dice Rosalba Nattero, presidente di Sos Gaia -. Le tartarughe sono state portate via da una misteriosa associazione che diceva di lavorare per il Comune, ma non era vero. Erano una cosa bella - aggiunge -. Gratuitamente ci occupava mo di loro, soprattutto quando la fontana veniva svuotata. Vogliamo sapere dove sono finite e se stanno bene". E non finisce qui. Perché giovedì i misteriosi autori del colpo sono ritornati in piazza Statuto per l'ultima tartaruga sfuggita alla cattura. "Siamo autorizzati", hanno ripetuto, accompagnati dai vigili. Come se non bastasse, i rappresentanti del gruppo animalista hanno ricevuto questa risposta dalla polizia municipale: "Tutto in regola". Fino a ieri, quando si è scoperto che non era così. "Per l'ennesima volta i vari settori del Comune trattano gli animali come problemi di serie B e lavorano senza la giusta attenzione e senza comunicare con noi", dice Armando Monticone, presidente della Consulta delle associazioni animaliste. E i vigili ora rischiano provvedimenti. Intanto, venerdì scorso, dopo vari controlli e l'interessamento dell'assessore all'Ambiente Enzo Lavolta, è stato svelato il mistero. Una signora, già conosciuta in Comune per le sue battaglie per salvaguardare gatti e altri animali, avrebbe organizzato tutto da sola. La sua fantomatica associazione Casazaki avrebbe contattato il Centro recupero animali selvatici di Bernezzo (Cn) e, presentando autorizzazioni non verificate, avrebbe organizzato il "salvataggio" delle tartarughe. "Erano malate e venivano maltrattate", si è difesa. Ma in Comune la pensano diversamente e ora la donna rischia la denuncia e di dover pagare l'intervento di circa mille euro. |
GEA PRESS
6 LUGLIO 2013
Protezione dei suini – Un appuntamento mancato
Conferenza Stampa di CIWF Italia al Senato
La protezione dei suini in Italia, tra leggi disattese e mobilitazione popolare. Questo quanto riferito nel comunicato del CIWF (Compassion in World Farming) Italia il quale ricorda anche la videoinchiesta sugli allevamenti di suini in Italia.
Condizioni che ad avviso dell’associazione inglese, avrebbero mostrato situazioni ”scioccanti” oltre che il mancato rispetto, sempre nel nostro paese, delle leggi di protezione di questi animali. Una petizione, portata avanti da CIWF in difesa delle norme a protezione dei suini, ha ora raccolto ben 184.000 firme di cui 48.000 nella sola Italia.
L’argomento verrà trattato martedì 9 luglio alle ore 12.00 presso la Sala Nassiriya del Senato. Previsti gli interventi dei Senatori PD Silvana Amati, Monica Cirinnà, Manuela Granaiola e Daniele Valentini.
Presente anche la Direttice di CIWF Italia.
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INFORMARE PER RESISTERE
6 LUGLIO 2013
Vivisezione: primo passo verso il divieto di allevamento di cani, gatti e primati per la sperimentazione animale
- Roberta Ragni -
Un altro passo in avanti verso l’approvazione definitiva di una legge che chiuderà definitivamente allevamenti come quello di Green Hill, limitando anche l’utilizzo dei quasi 900mila animali che ogni anno vengono ancora torturati e uccisi nei laboratori italiani. Ieri il Senato ha espresso il suo voto sui principi e i criteri di recepimento restrittivo della direttiva europea sulla vivisezione 2010/63.
Purtroppo, spiega la Lav, in Parlamento non era all’ordine del giorno il no totale alla vivisezione, che è l’obiettivo principale delle associazioni animaliste. “Per questo sosteniamo l’iniziativa europea dei cittadini “Stop Vivisection” che non è in antitesi con questa battaglia, ma questo articolo 12 delle Legge di delegazione europea 2013, rappresenterà una svolta e un esempio per tanti altri Paesi“, scrive la Lega Antivivisezione.
Resta comunque una grande vittoria. Nessuno prima d’ora era mai andato così vicino nel vedere riconosciuti alcuni diritti degli esseri senzienti che subiscono violenze inutili in nome di una falsa scienza. Principi fondamentali, secondo la Lav, anche per la rinascita del Paese, vengono infatti sostenuti e promossi i metodi alternativi che attualmente rivestono solo un ruolo secondario, mentre sono molte le potenze economiche internazionali che stanno investendo in questa promettente area.
Tra i punti più importanti approvati c’è il divieto di allevamento di gatti, primati non umani, e cani, che porterebbe alla chiusura immediata del tristemente noto allevamento “Green Hill”, il coronamento di una battaglia di attivisti e associazioni in corso da anni. Inoltre, sarebbero vietate le sperimentazioni più dolorose (quelle senza anestesia), gli xenotrapianti, gli esperimenti bellici, i test sulle sostanze d’abuso (alcool, tabacco, droghe) e gran parte della didattica. E, infine, l’applicazione del titolo IX-bis del Codice penale per chi violerà la nuova normativa. Anche l’Enpa si dice soddisfatta. “In attesa che il procedimento legislativo si perfezioni, esprimiamo il nostro grande apprezzamento per il via libera dei senatori alla norma che vieta nel nostro Paese l’allevamento di cani, gatti e primati non umani per la sperimentazione sugli animali. Una norma che, lo ricordiamo, nella passata legislatura si era arenata proprio al Senato e per l’approvazione della quale le associazioni animaliste si erano impegnata in una lunga mobilitazione”, spiega l’Ente Nazionale Protezione Animali. Buone nuove, insomma, almeno in attesa del no definitivo a tutti i testi sugli animali indistintamente.
http://www.greenme.it/informarsi/animali/10816-vivisezione-divieto-allevare-cani-gatti-senato
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GEA PRESS
6 LUGLIO 2013
Senato – In ricordo di Margherita Hack e contro la vivisezione
La Senatrice Amati: la sperimentazione animale inutile e fuorviante
Un intervento dedicato ad “una grande donna“, ovvero a Margherita Hack. Così la Senatrice Silvana Amati (PD) ha introdotto il suo intervento in merito alla recente approvazione nell’ Aula di Palazzo Madama del Ddl 587 che conteneva, tra l’altro, gli articoli relativi al recepimento della Direttiva europea cosiddetta “vivisezione”.
Proprio questo termine, “vivisezione”, è stato più volte utilizzato dalla Senatrice. “A lei nota anche per l’impegno speso in difesa degli esseri senzienti – ha riferito in Aula la Senatrice Amati in ricordo della grande astrofisica – mi sento di dedicare il lavoro che tutti insieme abbiamo portato avanti in Commissione XIV per porre limiti più stringenti alla vivisezione. Potremmo inoltre dire oggi che, approvando la Legge di delegazione europea (587) così come integrata in Commissione dall’emendamento del relatore 9.0.11 – testo 2, stiamo agendo nello spirito della massima di Gandhi secondo la quale: “la civiltà di un Paese si misura dal modo in cui tratta gli animali“.
Un sistema, quello della vivisezione, che la Senatrice ha esplicitamente criticato. “Credo sia opportuno ricordare che le ragioni scientifiche dell’utilizzo degli animali in ambito sperimentale – ha riferito la Senatrice Amati - sono per molti oggetto di critica. L’efficacia di questa pratica – ha aggiunto la Senatrice – è messa in discussione a partire dalle differenze genetiche esistenti tra individui che non appartengono alla stessa specie. Proprio queste diversità, infatti, impediscono di estendere con naturalezza e consequenzialità i risultati ottenuti su una particolare specie, a quella umana“.
Poi, gli esempi con i quali viene messa in discussione la vivisezione. Dati, anch’essi elencati in Senato: il 92 per cento dei farmaci, che hanno superato le prove sugli animali, viene scartato con le prove cliniche sull’uomo (Food and Drug Administration, USA); la Percentuale di predittività dei test su animali per l’uomo è solo del 37-50% (Lancet, 04.06.2011); il 43 per cento dei risultati ottenuti sui topi discorda da quelli ottenuti su una specie assai simile come quella dei ratti, e viceversa (prof. Ames, Università della California).
Giova appena ricordare che la Senatrice Amati è Docente universitario di Istologia.
I dati elencanti, ad avviso della stessa parlamentare, potrebbero essere già sufficienti a sostenere come la sperimentazione scientifica sugli animali può essere inutile e fuorviante nei propri risultati. “Disincentivare tale pratica a favore di metodi alternativi che non vedano l’impiego di animali – ha aggiunto la Senatrice Amati – è prima di tutto un dovere che trova la sua ragione anche nella tutela della salute umana. Al problema della validità scientifica dei suoi metodi, si affianca la questione etica che viene troppo spesso nascosta e che non può essere ignorata.”
Importante, poi, il riferimento alla ricerca della conoscenza. Non uno scopo che permette di giustificare qualsiasi azione. Anzi, “essa deve essere sottoposta alle ragioni etiche, libera dalla discriminazione arbitraria che permette a chi detiene il potere di dominare i più deboli“.
In Aula del Senato è infine risuonato il dato forse più odiato dai favorevoli alla vivisezione. L’86% degli italiani, ha ricordato la Senatrice facendo riferimento alla nota rilevazione dell’Eurispes, è contrario alla sperimentazione animale.
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MATTINO DI PADOVA
6 LUGLIO 2013
Il cane sente che in casa ci sono i ladri e li mette in fuga abbaiando furiosamente
Prov. Di Padova - Il cane li salva da una razzia in piena regola. I padroni di casa non possono che ringraziare il loro animale. Infatti stavano dormendo tutti, quando nella loro villa sono entrati i ladri. I malviventi hanno cominciato a rovistare al piano terra, poi sono passati alla camera da letto dei padroni di casa. Ma il cane ha avvertito la loro presenza e ha cominciato ad abbaiare furiosamente, svegliando l’intera famiglia. Tutto quel rumore è stato provvidenziale, perché così i malfattori si sono dati alla fuga con uno scarno malloppo: i 200 euro in contanti che avevano trovato in un portafoglio. È accaduto ieri notte alle 3 in via Caltana 186, a Villanova di Camposampiero. Sul posto si è recata una pattuglia dei carabinieri di Vigonza, ma i ladri si erano già allontanati, spaventati dal cane da guardia che aveva fatto il suo dovere dando l’allarme.
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YAHOO NOTIZIE
6 LUGLIO 2013
Aidaa: Moda di tatuare cani anche in Italia, è maltrattamento
Roma - "Era una questione solo di tempo, ora la moda di tatuare i cani è arrivata anche in Italia. Sono diverse le segnalazioni che tutti i giorni riceviamo di persone che inorridite ci mandano fotografie di cani di piccola e media taglia rasati e tatuati su buona parte del corpo. Dalle prime stime sarebbero oltre duemila i cani tatuati su buona parte del corpo in Italia". E' la denuncia lanciata dall'Aidaa, l'Associazione italiana difesa animali e ambiente.
"La legge italiana - fanno sapere dall'associazione animalista - non proibisce in linea di principio di tatuare i cani sempre che i tatuaggi siano eseguiti con colori e coloranti naturali, questo però non tiene conto del fatto che tatuare un cane vuol dire infliggergli dolore fisico a volte insopportabile anche per gli umani, quindi a nostro avviso il tatuaggio inteso come "abbellimento del corpo dell'animale altro non è che una nuova e per giunta non controllabile forma di maltrattamento fisico a cui si sottopone il proprio cane (anche se si inizia a parlare di gatti tatuati). Negli stessi Usa dove questa moda è partita ci sono stati in cui si sta discutendo della sua messa fuori legge (Vedi stato di New York) proprio in quanto il cane soffre moltissimo gli aghi della macchinetta dei tatuaggi".
Aidaa si rivolge quindi direttamente al ministro della salute Baetrice Lorenzin "chiedendo un provvedimento ad ok che metta fuori legge il tatuaggio degli animali (anche quello di riconoscimento è stato sostituito con il microchip) e che consideri tale pratica un reato di maltrattamento da inserire nell'articolo 544 del codice penale". "Sono in forte aumento le segnalazioni e le fotografie di cani tatuati che riceviamo al nostro sportello di segnalazione dei reati contro animali - dice Lorenzo Croce presidente di Aidaa - e riteniamo che sia ora di mettere un limite, anzi un divieto vero e proprio al tatuaggio della pelle dei cani che spesso comporta addirittura la rasatura permanente del pelo. A nostro avviso - conclude Croce - si tratta di una forma, l'ennesima, di maltrattamento e di prevaricazione. Nel caso specifico chiediamo ai tatuatori di non accettare di tatuare cani ed altri animali come forma di rispetto e se vogliamo anche di obiezione di coscienza contro padroni insensibili che pensano che il proprio cane sia un oggetto da usare a loro piacimento".
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IL CENTRO
6 LUGLIO 2013
L’orsa Gemma “prenota” l’albergo
SCANNO (AQ) - Arriva l'estate e torna a Scanno l'orsa Gemma. Ad avere l'ultimo incontro "ravvicinato" con il grosso plantigrado, che questa volta però non era seguito a ruota dai suoi cuccioli, è stata Elisa Silla mentre era intenta a irrigare i giardini dell'albergo di famiglia, l'hotel Mille Pini. «Erano da poco passate le ore 20», racconta, «quando all'improvviso, mentre ero in giardino ad annaffiare le piante davanti l'albergo, alzando gli occhi ho visto l'orso passarmi a qualche metro di distanza. Spaventata sono corsa istintivamente al riparo, ma l'animale senza agitarsi si è allontanato e si è diretto verso il centro abitato, raggiungendo il piazzale della Pineta». Le urla della ragazza hanno richiamato l'attenzione dei genitori che, anche se fortunatamente l'episodio non ha avuto conseguenze, si dicono preoccupati per le ripetute apparizioni dell'animale nel centro abitato del paese alle porte del Parco nazionale d'Abruzzo. «Forse nei periodi estivi non sarebbe sbagliato monitorare giorno e notte gli spostamenti dell'orso», commenta Enrico Silla, «poiché è più facile registrare episodi del genere. Finora non è mai successo nulla, ma mai dire mai. È una storia innaturale». Nei giorni scorsi l'animale, più volte protagonista in passato di scorribande nei pollai poco fuori Scanno, si è fatto notare in pieno giorno lungo le stradine interne del residence "Le Ginestre", impedendo ad alcune persone di partecipare a un funerale. L'orsa Gemma è stata segnalata e fotografata anche nei pressi del lago, lungo i prati che sovrastano la strada provinciale 82 Circumlacuale che da Scanno porta a Villalago.
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IL GIORNO
6 LUGLIO 2013
Carne scaduta e cucine da incubo Nel mirino kebab e cibo cinese
San Giuliano, due ristoranti multati
Nel ristorante cinese è stata rilevata la presenza di ragnatele vicino al piano di lavorazione dei cibi. Nella pizzeria-kebab fuliggine sulla carne
di Patrizia Tossi
San Giuliano Milanese (MI) - Alimenti scaduti, sporcizia in cucina, carne per il kebab stivata in un sottotetto vicino a laterizi, materiali edili e perfino alla carcassa di un vecchio motorino. È la situazione portata allo scoperto ieri mattina in due locali sangiulianesi, durante un blitz dei Nas. Nel mirino dei carabinieri un ristorante cinese e una pizzeria-kebab del centro, lungo via Emilia. A richiedere l’intervento del Nucleo anti sofisticazioni i colleghi della tenenza di San Giuliano, che da mesi sono impegnati sul fronte della sicurezza alimentare nell’ambito di un piano di controllo delle norme igienico-sanitarie da parte di ristoranti e attività commerciali.L’operazione è scattata ieri, intorno alle 10 del mattino. Entrambe le attività commerciali sono state perlustrate da cima a fondo e sono stati spulciati documenti, certificati e autorizzazioni. Nel ristorante cinese è stata rilevata la presenza di ragnatele vicino al piano di lavorazione dei cibi, nonché unto e grasso ispessito e ingiallito sulle pareti. Inoltre, un dipendente è stato trovato privo dell’attestato di formazione previsto dalla normativa sull’igiene alimentare. Nel pizzeria-kebab, invece, la situazione è apparsa molto più preoccupante. Nel sottotetto, utilizzato per lo stoccaggio di cibi e di alimenti crudi, che peraltro aveva tutte le autorizzazioni previste, i carabinieri hanno trovato oltre a bibite e altri alimenti confezionati, come la carne per il kebab, anche materiali edili, laterizi e persino la carcassa di un motorino.Sulle pareti del sottotetto, i carabinieri hanno rilevato anche la presenza di fuliggine e ragnatele diffuse. È stato inoltre accertato che alcuni alimenti scaduti, e conservati in attesa di essere restituiti al fornitore, non erano stati adeguatamente separati dal resto del cibo e mancava la prevista cartellonistica con l’indicazione di «reso», obbligatoria per legge. Il ristorante cinese e il kebab sono stati multati con la sanzione amministrativa di mille euro ciascuno. L’anno scorso, era emersa una situazione simile in una macelleria islamica di via Roma: 300 chili di carne e latticini avariati, un lavoratore in nero e senza permesso di soggiorno, tanta sporcizia e poca igiene.
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NET1 NEWS
6 LUGLIO 2013
Veronesi: "La carne è cancerogena, eliminatela o limitatene il consumo"
Dal libro "Verso la scelta vegetariana - il tumore si previene anche a tavola" di Umberto Veronesi.
"La carne è cancerogena...ed è anche causa di quasi tutte le malattie degenerative, eliminatela o limitatene il consumo". Il testo è tratto dal libro "Verso la scelta vegetariana - il tumore si previene anche a tavola" di Umberto Veronesi.
"Molti mi chiedono il motivo per cui le popolazioni non sono informate su questo, perchè i medici non ne parlino e perchè l'opinione comune è di tutt'altra realtà. La base è che viene fatta un'informazione errata, dalle università alle riviste medico scientifiche. I professori nelle università insegnano cose errate sull'argomento alimentazione, gli studenti a loro volta insegneranno non in maniera corretta i loro futuri alunni o pazienti e così via. Le riviste medico scientifiche piu accreditate sono sul libro paga delle multinazionali farmaceutiche e pubblicano solo ciò che è consentito loro di pubblicare o ciò che è imposto loro dalle suddette multinazionali. Molti medici e ricercatori, sulla base anche di numerose ricerche , per la maggior parte "insabbiate", sono coscienti degli effetti dannosi del consumo di carne, ma hanno le mani legate. Io, che sono uno scienziato di fama internazionale, posso prendermi il lusso di fare queste affermazioni, se lo facessero loro, probabilmente non lavorerebbero piu. L'industria alimentare e le multinazionali farmaceutiche viaggiano di pari passo, l'una ha bisogno dell'altra e queste due entità insieme, generano introiti circa venti volte superiori a tutte le industrie petrolifere del globo messe insieme...potete quindi ben capire che gli interessi economici sono alla base di questa disinformazione. Se tenete conto che ogni malato di cancro negli stati uniti fa guadagnare circa 250.000 dollari a suddette multinazionali, capirete che questa disinformazione è voluta ed è volta a farvi ammalare per poi tentare di curarvi".
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GIORNALETTISMO
6 LUGLIO 2013
Anche i cuccioli nel loro piccolo hanno caldo
Ormai l’estate è arrivata, e spesso causa molti problemi ai nostri amici animali, che soffrono il caldo anche a causa del loro folto pelo. Il padrone di questi piccolini, ha risolto così, e i suoi amici sembrano proprio apprezzare
VIDEO
http://www.giornalettismo.com/archives/1018121/anche-i-cuccioli-nel-loro-piccolo-hanno-caldo/
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GEA PRESS
6 LUGLIO 2013
India – Muore nel fiume l’ippopotamo del circo
Pochi giorni addietro un elefante del circo morto mentre stava facendo il bagno in uno specchio d’acqua estone (vedi articolo e video GeaPress ). Ora a morire nel fiume, sebbene gonfio della piena, è addirittura un ippopotamo di un circo attendato a Mananthavady, in India.
L’animale, di circa 14 anni, era scappato da uno stagno recintato dove veniva mantenuto a seguito di un infortunio. A quanto pare, dopo ben sette ore di tentativi, i soccorritori erano riusciti a riportare il povero animale a riva, sebbene ferito ad una zampa. Nel tentativo di trasportarlo con una gru, però, sarebbe morto.
Come è noto l’ippopotamo vive allo stato selvatico solo in Africa. Nonostante la sua figura pacioccona, si tratta di un animale molto pericoloso che ogni anno causa numerosi morti. In Italia è considerato dalla legge “animale pericoloso”, ma nonostante il divieto al possesso valido per i privati detentori, ai circhi è consentito tenerlo e portarlo in pista senza alcuna protezione.
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GEA PRESS
6 LUGLIO 2013
Vietnam – Sequestro di fauna esotica nelle case della nomenclatura
Fauna che rischia l'estinzione ma meno famosa dei più noti elefanti e rinoceronti africani
Animali selvatici rari, quelli sequestrati dalle autorità vietnamite mercoledì scorso, nel corso di un raid presso due aziende agricole che si pensa essere collegate ad alti funzionari pubblici. A riferirlo è il quotidiano Tuoi Tre.
Di certo l’animale più raro rinvenuto è stato il Gibbone. Ben sei di questi tra cui un Gibbone dal berretto (Hylobates pileatus). Trovati anche un gibbone ed un pavone impagliati.
Gli animali, a quanto pare, provenivano dalla provincia di Binh Phuoc e risultavano senza alcun permesso di detenzione. Le aziende sarebbero riferibili ad un ex membro del Consiglio del Popolo del Distretto di Ben Cat e ad una persona che è stata presidente del Comitato popolare della città di Thu Dau Mot. In questo secondo caso sono stati trovati tre pavoni e 18 cervi maculati.
Sebbene nei circuiti internazionali sia molto più frequente la notizia di sequestri di zanne e corni di rinoceronte, la fauna esotica che corre forse ancor di più il rischio di estinzione è quella del sud est asiatico. Le stesse ONG che operano nel settore, hanno però molto meno difficoltà a penetrare con i progetti di conservazione in alcuni paesi africani rispetto a quelli asiatici dove minori sono i legami tra stati ex coloniali e le potenze occidentali.
Il gibbone, ad esempio, rischia tantissimo anche se la grave situazione è molto meno nota rispetto a quella di elefanti e rinoceronti africani.
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LA ZAMPA.IT
6 LUGLIO 2013
Da Amazon agli aeroporti, in Usa assumono capre
Dai colossi della tecnologia ai maggiori aeroporti d’America, molti dei nuovi assunti hanno quattro zampe e un manto lanoso. Negli ultimi mesi centinaia di capre sono state assoldate dall’aeroporto internazionale di Chicago e da quello di San Francisco, così come da Amazon in Giappone e in passato anche da Google in California. Per fare cosa? Tagliare l’erba. Invece di incaricare uomini muniti di macchinari da giardino, le società hanno deciso di affidare il compito agli animali, risolvendo così problemi logistici e mostrando un’impronta ecologista.
Nel caso degli aeroporti, per esempio, le aree da trattare non erano semplici da gestire con macchinari tradizionali. A Chicago il terreno ha un andamento irregolare e a San Francisco ai margini delle piste di atterraggio vivono specie di serpenti e rane in via di estinzione. Mentre Chicago ha assunto 25 capre impegnandosi a pagare 100.000 dollari in due anni, la città californiana ha preferito optare per un pagamento “a servizio”: più di 14.000 dollari per 400 capre al lavoro. Tuttavia, tra i pionieri della pratica, c’è Google, che già nel 2009 aveva assoldato circa 200 capre per mantenere ordinato il terreno circostante il quartier generale di Montain View, in California. “Ci costa come un taglia erba, e le capre sono molto più belle da guardare”, aveva spiegato a Cbc Dan Hoffman, al tempo responsabile della gestione immobiliare della società.
FOTO
http://www.lastampa.it/2013/07/06/multimedia/societa/lazampa/da-amazon-agli-aeroporti-in-usa-assumono-capre-UqnvCgZrpAY88nocDPM1iI/pagina.html
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LA ZAMPA.IT
6 LUGLIO 2013
Scoperta una nuova specie
di toporagno
L’esemplare è stato ritrovato nel distretto vietnamita di Sa Pa nella provincia di Lao Cai
Una nuova analisi molecolare di un gruppo di mammiferi del genere Crocidura - animali soricoformi della famiglia dei Soricidi con più di centottanta specie distribuite in tutto il mondo - ha permesso di scoprire l’esistenza di una specie inedita in Vietnam. Si tratta del Crocidura sapaensis, toporagno grigio scuro dai denti bianchi relativamente piccolo che ha preso il nome dal distretto vietnamita di Sa Pa nella provincia di Lao Cai, in cui è stato raccolto per essere studiato approfonditamente da un team di ricercatori, tra i quali Paulina Jenkins del London’s Natural History Museum. L’animale è stato classificato solo ora come specie sconosciuta perché a lungo confuso con il Crocidura wuchihensis, data l’elevata somiglianza morfologica tra i due esemplari di crocidure. «Il nostro studio si è concentrato su tre specie di crocidure presenti in Vietnam» ha spiegato la Jenkins «il C. attenuata, il C. tanakae e il C. wuchihensis. Attraverso le analisi molecolari ci siamo imbattuti in una quarta specie mai descritta che abbiamo chiamato Crocidura sapaensis». Lo studio è stato pubblicato su ZooKeys.
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IL GIORNALE
6 LUGLIO 2013
L'aspirina che ci cura è una trappola per Fido
Quei pericoli in casa per gli animali domestici: 4 casi di avvelenamento su 10 dovuti alla somministrazione di farmaci adatti ad acciacchi umani
Quando ero piccolo si usava, nelle caldi serate estive, sedersi all'aperto e, mentre i bambini aspettavano di essere cacciati a letto, gli anziani facevano due chiacchiere e si scambiavano misteriosi pacchetti, in assoluto segreto.
OSACAR GRAZIOLI
In un pezzo di carta azzurra la nonna, riceveva, da un'altra anziana, la medicina miracolosa che aveva avuto ragione di quel dolore al ginocchio comune ad entrambe. Stessa età, stesso dolore, se aveva fatto bene a lei per quale motivo non doveva beneficiarne anche mia nonna? Il sillogismo era quasi perfetto se non che mi nonna era cardiopatica e la sua amica no. Finì ricoverata, ma lo scambio di medicine continuò inossidabile a qualunque altro ragionamento avverso.
Seguendo le statistiche, dove queste si fanno seriamente come negli Stati Uniti, nei pet (animali d'affezione) che subiscono qualche forma di avvelenamento, il 40% è causato da comuni farmaci per uso umano, soprattutto quelli di libera vendita, mentre un altro 20% è causato da intossicazione per ingestione di piante o fiori (giglio, oleandro, stella di Natale, finte palmette ecc.)
Per i farmaci, talvolta gioca un ruolo la distrazione (il classico blister di compresse lasciate sul tavolo), ma molto più di frequente è il padrone stesso che, pensando alla somiglianza degli organismi, somministra il «suo» medicinale al cane, gatto o coniglio nano. E magari lo condanna a morte. È scontato che un ruolo importante gioca anche il peso diverso tra una persona e un gatto o un piccolo cane, per cui una compressa assunta da un uomo di 80 Kg, raggiunge un picco, nel sangue, ben diverso in un cane di 20 chili o in un gatto che ne pesa quattro. Al di là di questa ovvietà, ci sono però molte molecole che, anche a dosi molto basse, possono essere addirittura letali per gli animali, in quanto il loro fegato o i loro reni non sono in grado di «smontarle» come farebbe un bambino di pari peso.
L'Aspirina è ancora uno degli analgesici più usati in campo umano: purtroppo può essere letale soprattutto nel gatto, anche a basse dosi. Tra gli antiinfiammatori-analgesici l'Ibuprofene (Brufen, Moment) e il Naprossene (Synflex) sono quelli che causano il maggior numero d'incidenti con danni gravissimi a stomaco e rene. L'Alprazolam (Xanax), il principe degli ansiolitici, può avere un comportamento bizzarro nei pet causando agitazione oppure, ad alte dosi, ipotensione e collasso. Lo Zolpidem (Stilnox) è un sonnifero molto usato in campo umano. Magari lo si lascia sul comodino o sul letto a portata di mano... e di gatto, in cui provoca agitazione e un pericoloso aumento dei battiti cardiaci.
Il Paracetamolo (Tachipirina) è un altro antipiretico e analgesico che si trova in ogni casa. Soprattutto nel gatto è in grado di causare seri danni ai globuli rossi, privando l'animale del trasporto d'ossigeno essenziale per la vita. Molti sono gli antidepressivi, di grande consumo in campo umano, pericolosi per i nostri animali, ma la Venlafaxina /Efexor), per ragioni ancora non chiarite, è particolarmente gradita al gatto.
La psoriasi è una dermatite cronica che colpisce quasi tre milioni di persone in Italia. Tra i farmaci per uso locale, il più usato è il Calcipotriolo (Daivonex). Molto appetito dal gatto, poche leccate possono provocare un fatale innalzamento del calcio nel sangue.
Insomma, che dire... non fate come le nostre nonne.
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QUOTIDIANO.NET
6 LUGLIO 2013
"Non testa su animali ma così stamina non piace"
Metodo del prof. Vannoni: il Pae attacca i dibattiti a senso unico
Roma, 6 luglio 2013 - <Nel corso del servizio di TG5 Puntonotte trasmesso il 4 luglio intitolato "Il controverso metodo Stamina" tutti i ricercatori scientifici invitati, i professori Severino Antinori, Giuseppe Novelli ed Angelo Vescovi hanno sistematicamente contestato il metodo del prof. Vannoni adducendo, consapevolmente, argomentazioni che, sebbene in linea con la normativa e la farmacopea internazionale, sono ad esclusivo vantaggio delle lobby farmaceutiche anteponendo il profitto alla salute del malato. Gli ospiti hanno accusato in assenza della controparte>. E' la denuncia del Pae, partito animalista europeo relativa all'ostracismo riservato dal "sistema" al metodo stamina del professor Vannoni, attualmente soggetto a sperimentazione con l'avallo del Ministero della Salute. Ma perché la ricerca ufficiale è così pregiudizialmente contraria ad ogni innovazione? E perché, nel nome della salute dei pazienti, gli scienziati della tradizione non offrono almeno il beneficio del dubbio ad ogni novità foriera di speranza? Domande alle quali risponde il Partito animalista europeo in un lungo comunicato che prende spunto proprio da quella trasmissione.
<Il successo della sperimentazione di terapie avanzate a base di cellule staminali mesenchimali con il metodo Stamina del Prof. Vannoni sancisce il fallimento dei metodi tradizionali ed è per questo che un nutrito gruppo di associazioni scientifiche contesta e denigra tale metodo>.
<La terapia di Vannoni - afferma Massimo Dominici responsabile del Laboratorio di Biologia cellulare dell'Università di Modena e Reggio Emilia che ha presieduto la commissione di esperti sulle staminali - non viene prima sperimentata sugli animali. Stamina Foundation sperimenta direttamente su esseri umani>.
Per questo motivo è vietato passare alla produzione di una terapia cellulare in serie. Di fatto la terapia Vannoni non può essere autorizzata per legge perché non testata sugli animali e quindi non sicura per il genere umano, <si preferisce, quindi, lasciar morire i pazienti affetti da malattie incurabili per la medicina tradizionale piuttosto che consentire la cura compassionevole. Soltanto l'ingerenza della Magistratura che, con circa 200 ordìnanze emanate da divresi Tribunali,ha consentito che fossero autorizzati i trattamenti sui pazienti che ne avevano fatto ricorso>, sottolinea il Pae.
Nella controversa questione del metodo Stamina il Senato ha convertito in legge il decreto sulle terapie a base di cellule staminali derogando sull'obbligatorietà della fase preclinica, che tradotto vuole dire testare direttamente sull'uomo escludendo la sperimentazione sugli animali.
La senatrice Eugenia Roccella, nel suo intervento sul programma in oggetto, afferma che <Questo metodo che ha suscitato tante speranze dobbiamo sapere se funziona o non funziona e l'unico modo è che si effettui la sperimentazione direttamente sulle persone gravemente malate> .
Lo stesso prof. Vannoni interloquendo con il presidente del Partito Animalista Europeo, Stefano Fuccelli, ha confermato che il metodo Stamina non testa su animali, riconoscendo la non predittività e quindi il fallimento e l'inutilità della sperimentazione animale.
<Il Ministero (Iss ed Aifa), l'Università e la comunità scientifica. non possono ignorare, fatto grave, che l’ipotesi di predittività del modello animale nello studio delle malattie umane, reazioni a farmaci, vaccini o sostanze destinati all’uomo non è mai stata verificata e rimane attualmente un fatto controverso. Non è infatti possibile reperire in letteratura alcuno studio di predittività/validazione del modello animale, seppure quest’ultimo sia notoriamente acclamato quale predittivo ed universalmente accettato come standard aureo>, ribadisce il Pae.
<Ormai i ricercatori scientifici sono consapevoli che la prova sull'animale è il miglior strumento per costruire curriculum e pubblicazioni "scientifiche", ma è soprattutto utile per fornire la risposta più favorevole agli interessi delle aziende produttrici>.
Per precisi motivi che il Pae elenca: 1) la sperimentazione animale è l'alibi per una sperimentazione sull'uomo senza adeguate garanzie (è l'uomo la vera cavia per ogni nuovo prodotto immesso sul mercato); 2) la sperimentazione animale consente ai produttori di predeterminare la risposta di qualsiasi test (basta variare la specie animale usata); 3) la sperimentazione animale fornisce alle aziende produttrici “l’incertezza della prova”: consente di affermare, prima delle prove cliniche sull’uomo, che “non vi è pericolo” in quanto “tutti i test su animali sono stati fatti” . Come pure di affermare, una volta avvenuto il disastro farmacologico, che le prove su animali non sono predittive, permettendo alle aziende di aggirare le responsabilità penali, civili e il pagamento dei danni causati.
<Più volte abbiamo richiesto un formale e pubblico contraddittorio nelle autorevoli sedi preposte ma i ricercatori hanno sempre declinato l'invito, l'ultimo a sottrarsi è il prof. Rodolfo Nello Lorenzini direttore del Servizio biologico dell' Istituto Superiore Sanità, adducendo motivazioni pretestuose>, conclude il presidente del Partito Animalista Europeo, Stefano Fuccelli.
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LA NUOVA VENEZIA
7 LUGLIO 2013
Sul camion con gli animali feriti
Mira, sequestrati venti maiali con le zampe fratturate, autista denunciato
MIRA (VE). Animali maltrattati e feriti transitano sulla Romea, ma interviene la polizia municipale che sequestra il carico e appioppa multe per migliaia di euro. Questa la brutta scoperta fatta l’altro giorno sulla statale Romea durante un servizio di controllo della circolazione. Gli agenti hanno fermato un autocarro che stava effettuando un trasporto di animali vivi diretto al sud Italia. Il mezzo stava trasportando dei suini che sono subito sembrati inidonei al viaggio in quelle condizioni. Gli agenti hanno informato il servizio veterinario dell’Asl 13 e hanno contestato una serie di sanzioni amministrative al conducente, per un valore di circa 2.500 euro. La polizia locale ha accertato che, oltre ad essere inidonei al viaggio, quegli animali erano trasportati in totale assenza della documentazione necessaria per il trasporto di animali vivi: molti maiali avevano le zampe fratturate.
Il trasportatore si è quindi visto deferire in stato di libertà alla Procura per il reato di maltrattamento di animali: una ventina dei suini trasportati presentavano fratture agli arti e non erano in grado di rimanere nella postura corretta, così come accertato dal personale veterinario intervenuto sul posto in supporto degli agenti. Non solo, da un’ulteriore indagine d’archivio la Polizia locale di Mira ha accertato che la ditta proprietaria dell’autocarro era già stata sanzionata nel giugno 2011, a livello amministrativo, dallo stesso comando, sempre in merito a violazioni della normativa sul trasporto di animali vivi.
Spesso la Polizia municipale di Mira interviene per controllare se vengono compiuti maltrattamenti su animali vivi in transito sulla Romea, dove passano Tir carichi di bovini, suini e ovini. Sono stati scoperti anche traffici illeciti di cani, spesso utilizzati dai clan criminali per combattimenti e scommesse clandestine.
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NEL CUORE.ORG
7 LUGLIO 2013
MIRA (VE), MAIALI CON LE ZAMPE FRATTURATE IN VIAGGIO SU UN CAMION
Il conducente dovrà pagare circa 2.500 euro di multa
Animali maltrattati e feriti su un camion in viaggio sulla statale Romea. La polizia municipale ha sequestrato il carico e compilato verbali per migliaia di euro. I vigili hanno fermato un autocarro diretto al Sud. Il mezzo - racconta "la Nuova di Venezia e Mestre" - aveva a bordo dei suini in condizioni tutt'altro che idonee al viaggio. Gli agenti, allora, hanno informato il servizio veterinario dell'Asl 13. Il risultato? Il conducente dovrà pagare circa 2.500 euro di multa. La polizia locale ha accertato che le bestiole non avevano i documenti necessari per il trasporto e molti maiali avevano le zampe fratturate.
Il trasportatore è stato deferito in stato di libertà alla Procura per il reato di maltrattamento di animali: una ventina dei suini trasportati avevano fratture agli arti e n on erano in grado di rimanere nella postura corretta, stando a quanto accertato dai veterinari. E non solo: da un'ulteriore indagine d'archivio, i vigili di Mira hanno scoperto che la ditta proprietaria dell'autocarro era già stata sanzionata nel giugno 2011 dallo stesso comando sempre per violazioni della normativa sul trasporto di animali vivi. |
GEA PRESS
9 LUGLIO 2013
Mira (VE) ed i maiali con le zampe rotte – Per l’On.le Zanoni un dramma comune nelle strade italiane
La Polizia Municipale di Mira (VE) ha sequestrato nei giorni scorsi numerosi maiali diretti verso il sud Italia. Molti di tali animali sarebbero stati rinvenuti con le zampe fratturate e privi della documentazione necessaria per il trasporto. Lo ricorda l’eurodeputato Andrea Zanoni secondo il quale il triste episodio rappresenterebbe un evento niente affatto infrequente lungo la rete stradale italiana.
Nel caso di Mira (VE), il fermo è avvenuto lungo la statale Romea, ed agli agenti è risultato evidente che l’autocarro stava trasportando animali non idonei al viaggio. Informato il Servizio Veterinario dell’Asl 13 di Mirano (VE) sono state rilevate sanzioni amministrative al conducente, per un valore di circa 2.500 euro. Per lui anche la denuncia di maltrattamento di animali. Incredibilmente la ditta proprietaria dell’autocarro era stata già sanzionata dallo stesso Comando nel giugno 2011. La violazione era sempre relativa alla normativa sul trasporto di animali vivi.
Secondo l’europarlamentare Andrea Zanoni, vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere degli Animali al Parlamento europeo, “la tragica condizione degli animali durante il trasporto, denunciata troppe volte dalle associazioni animaliste, ha purtroppo trovato l’ennesima conferma in questo vergognoso episodio. Complimenti alla Polizia municipale di Mira che, ancora una volta, ha permesso di portare alla luce la situazione in cui sono costretti tanti poveri animali durante i viaggi verso allevamenti e macelli. Il trasporto degli animali deve svolgersi osservando le norme imposte dalla Comunità europea a tutela degli animali e per la sicurezza dei consumatori. I controlli devono essere improntati alla “tolleranza zero”. Invece ogni giorni sulle strade italiane si verificano vere e proprie torture nei confronti degli animali“.
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IL GAZZETTINO
7 LUGLIO 2013
Cinghiale sbuca sulla strada fra Lignano e Latisana: muore ucciso da quattro auto
L'incidente nella notte vicino a Pertegada, l'animale pesava 140 chili. Danni alle vetture, ma nessuno è rimasto ferito
UDINE - È sbucato all'improvviso sulla strada che collega Lignano a Latisana, in provincia di Udine, e ha causato un incidente stradale in cui sono rimaste coinvolte quattro automobili. È accaduto in nottata nei pressi di Pertegada; protagonista della vicenda è un cinghiale adulto di circa 140 chilogrammi, che è rimasto ucciso. L'animale è uscito da un tratto di strada alberato lanciandosi sull'asfalto ed è stato colpito da un'auto. L'automobilista è stato costretto a fermarsi in seguito all'urto per i danni riportati alla vettura.
Subito dopo il cinghiale è stato colpito da altre tre auto. Sul posto sono giunti carabinieri e polizia municipale di Latisana, i vigili del fuoco del locale distaccamento e le guardie di Federcaccia il cui coordinatore, Salvatore Salerno, ha rimosso la carcassa dell'animale. |
GEA PRESS
7 LUGLIO 2013
Parco Nazionale d’Abruzzo – Trovato morto un orso marsicano. Si sospetta un avvelenamento
Questa mattina, su segnalazione di un escursionista, è stato rinvenuto un orso morto alle pendici del Monte Marrone, nel versante molisano del Parco. Sul posto sono intervenuti i veterinari del Parco e quello della ASL di Isernia, supportati dalla Guardie del Parco e dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato.
Sul plantigrado non sono state rilevate lesioni particolari. L’animale, però, presentava una fuoriuscita di sangue fresco dal naso. Un fatto che fa supporre, alla luce anche della condizione di rigor mortis ancora presente, un decesso avvenuto da poche ore rispetto all’arrivo dei soccorritori.
L’animale è stato trovato in buone condizioni di nutrizione, con una marca auricolare che sembra associarlo ad un orso denominato “Stefano”. Ad un esame esterno da parte dei veterinari, l’orso, oltre che sangue dal naso, presentava una ferita sopra l’occhio sinistro, mentre la presenza di un puledro nelle vicinanze, morto da poco, potrebbe far propendere la diagnosi per un avvelenamento. Ad ogni modo si tratta per ora solo di una ipotesi avanzata dai tecnici intervenuti, che non escludono che il decesso possa essere addebitato a malattia. E’ attesa comunque la diagnosi medico veterinaria.
La carcassa, posta sotto sequestro dalle Guardie del Parco e dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato, è stata trasportata nell’ambulatorio veterinario del Parco, a Pescasseroli. Domani avverrà il trasferimento , presso l’Istituto Zooprofilattico di Teramo, ove avverrà l’esame necroscopico e l’accertamento della reale causa di morte.
Recentemente, proprio nel parco Nazionale d’Abruzzo, è stata denuncia la massiccia diffusione di esche avvelenate (vedi articolo GeaPress).
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TRENTINO
8 LUGLIO 2013
Avvelenati gli asini dell’assessore due sono morti, uno è a rischio
di Aldo Pasquazzo
STORO (TN) - I tre asini erano stati prestati da alcune settimane per ripulire la cotica erbosa nei pressi di alcune case e malghe di montagna sopra Storo. Ieri due degli animali sono stati rinvenuti privi di vita mentre un terzo – sottoposto a flebo - è grave tanto che rischia la morte. Al momento è da escludere che il decesso dei due asini sia da attribuire all’attacco da parte di orsi visto che non sono state trovate le tracce tipiche di un’aggressione. Molto più probabile che la morte sia da attribuire ad avvelenamento. Gli asini deceduti risultano appartenere rispettivamente a Beppe Leotti, assessore al comune di Condino e golden boy del calcio locale di una volta, l’altro invece è di proprietà dell’autotrasportatore Danilo Butterini pure lui di Condino. Il terzo, Mila, sempre appartenete a Leotti, si trova in stato comatoso e viene tenuto in vita grazie all’impegno dei veterinari. Del decesso si stanno occupando forestali e Asl. Molto probabilmente le carcasse saranno sottoposte ad autopsia, anche per capire esattamente cosa sia accaduto alle povere bestie. Come anticipato è da escludere il coinvolgimento dell’orso considerato che esternamente gli animali non presentano né graffi né tantomeno squarci. Poi anche nelle immediate adiacenze del podere al di sopra delle colonia di Faserno, dove gli asini soggiornavano, non vi sono impronte che potessero far immaginare che da quelle parti transitassero plantigradi. C’è invece il sospetto che Asso e Gigetto, questi i loro nomi, siano deceduti per avvelenamento. Sarà importante capire se l’avvelenamento è stato casuale o, in qualche mo do, doloso. Beppe Leotti, da alcune settimane direttore sportivo del Riva calcio, si trova in vacanza al mare. Da Riccione, da dove rientrerà dopodomani con la moglie Elga e la figlia, l’agente Segafredo Caffè fa sapere di aver avuto notizia del decesso dal tenutario del casato da Mont dove le bestie stavano soggiornando nella cosiddetta Storo alta. «Quando tre settimane fa Mila, Gigetto e Asso hanno lasciato la fattoria, in località Gòla nei pressi delle Porte, non avevano problemi di salute», fa sapere Leotti. Ancora l’assessore alle foreste del comune di Condino. «Stento a credere che gli asini possano essere stati avvelenati dalla mano dell’uomo, piuttosto non escludo che abbiano mangiato qualche erba velenosa o che pure siano stati morsi da vipere. Su questo sapremmo qualcosa di più non appena i resti dei due animali saranno stati esaminati dai tecnici dell’Istituto Zooprofilatico. Su Mila stiamo a vedere se riuscirà a sopravvivere».
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TRENTINO
9 LUGLIO 2013
Gli asini di Leotti avvelenati da un colchico
STORO (TN) - «Il decesso dei due asini di domenica al monte Faserno, sopra Storo, sarebbe da attribuire ad avvelenamento causato da un’erba a foglia larga, il Colchicum Autunalis, rinvenuta nel pascolo. Il terzo animale, sempre dell’assessore di Condino Beppe Leotti, è al momento in vita ma sotto controllo». L’ha dichiarato il veterinario Luciano Azzollini che ha svolto l’autopsia su le due carcasse i cui prelievi sono già stati trasferiti all’Istituto Zooprofilatico delle Tre Venezie di Trento.
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CORRIERE DELLA SERA
8 LUGLIO 2013
«AGGUATO BRUTALE» IN MOLISE
L'orso Stefano ucciso a fucilate nel Parco nazionale d'Abruzzo
Colpito da tre pallottole, era uno dei circa 60 orsi marsicani dell'area. Wwf: «Intervenga Letta»
Quello di Stefano, l'orso marsicano trovato ucciso domenica nel Parco nazionale d'Abruzzo, è stato un «brutale assassinio», come lo ha definito l'Ente Parco. Per il quale il presidente del Wwf Italia Dante Caserta chiede l'intervento del presidente del Consiglio Letta, «per tutelare un patrimonio di inestimabile valore». Di orsi bruni marsicani, infatti, ne restano poche decine: secondo le stime non più di una sessantina di esemplari. Per questo il Wwf si appella al premier: «E' inaccettabile che nel 2013 si spari a una specie protetta a livello europeo, ed è ancora più inaccettabile che questo avvenga all'interno di un'area naturale protetta».
«BRUTALE ASSASSINIO» - L'orso Stefano è stato ucciso con tre colpi di fucile, probabilmente sparati da diverse armi e quindi - si ipotizza - da un gruppo di bracconieri. La carcassa era stata trovata domenica mattina sul Monte Marrone, nel versante molisano del Parco nazionale d'Abruzzo, su segnalazione di un escursionista. In un primo tempo si era ipotizzato l'avvelenamento come causa del decesso, ma in seguito agli esami svolti all'università di Teramo e all'Istituto zooprofilattico è emersa la presenza di tre pallottole nel corpo dell'orso. Secondo gli esperti si è trattato di una vera e propria esecuzione, tanto che nel comunicato ufficiale l'Ente Parco lo definisce un «brutale assassinio"
LA DENUNCIA - L'Ente Parco, che si è occupato delle radiografie sul corpo, ha annunciato che nei prossimi giorni sporgerà denuncia alla Procura di Isernia: gli orsi marsicani, simbolo del Parco e specie a rischio d'estinzione, rappresentano anche una delle fonti di interesse per i turisti che visitano la zona. Non si tratta della prima volta che un orso viene ucciso all'interno del parco: nel suo comunicato, il Wwf ricorda casi avvenuti negli anni passati, come la morte dell'orso Bernardo e quella di altri due orsi nell'autunno del 2007, «una strage rimasta senza colpevoli. Così come ad oggi è rimasto impunito l'avvelenamento di numerosi animali degli anni passati fino a quelli dei mesi scorsi». Secondo le stime del Parco nazionale dal 1971 ad oggi 18 orsi sono stati uccisi con armi di fuoco, mentre molti altri sono morti per lacci e bocconi avvelenati, e altri ancora per incidenti stradali.
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LA ZAMPA.IT
8 LUGLIO 2013
Orso ucciso a fucilate in Abruzzo“E’ stato un agguato brutale”
L’animale era uno dei 60 esemplari marsicani che popolano la zona.
L’Ente Parco: «Danno enorme». Il Wwf: «Ora intervenga Letta»
L’Orso Stefano, trovato morto ieri sul Monte Marrone, sul versante molisano del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, «è stato brutalmente assassinato a colpi di fucile da criminali». Lo rende noto il Parco precisando che all’esame radiografico, eseguito alla facoltà di Veterinaria di Teramo, sono state rilevate tre pallottole di cui una, quella mortale, alla testa.
«Una vera e propria esecuzione che fa supporre l’utilizzo di diversi tipi di fucile, quindi l’intervento di diversi bracconieri».
Una seconda pallottola, informa una nota del Parco, ha raggiunto l’omero destro dell’animale, una terza, caricata a pallini, è stata rinvenuta sul corpo dell’animale. «Queste le prime risultanze emerse dalle radiografie, che ci restituiscono la brutalità dell’esecuzione di uno dei 60 orsi marsicani che ancora costituiscono la popolazione di questo splendido e rarissimo plantigrado. Un danno enorme inferto alla natura - prosegue il comunicato dell’Ente - che va anche contro gli interessi delle stesse popolazioni del Parco, che chiedono la conservazione rigida di questo animale, fonte di ricchezza poiché induce un flusso turistico di notevole importanza economica». Nei prossimi giorni l’Ente Parco presenterà denuncia alla Procura della Repubblica di Isernia, competente per territorio, perché si avviino le indagini per scoprire i colpevoli. L’Ente Parco si riserva di fornire altre evidenze che dovessero manifestarsi dalla necroscopia dell’Orso che sarà eseguita nel pomeriggio presso l’Istituto Zooprofilattico di Teramo. « I responsabili di questo gesto sono andati lì appositamente per uccidere l’orso. C’era una carcassa nei pressi, sapevano che sarebbe arrivato e lo hanno aspettato»ha spiegato il commissario del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Giuseppe Rossi, sottolineando la «gravità» dell’episodio in una zona abbastanza tranquilla.
Il Wwf: “Intervenga Letta”
Il Wwf chiede al presidente del consiglio Enrico Letta «un immediato intervento. È inaccettabile che nel 2013 si spari ad un orso bruno marsicano, specie protetta a livello europeo che vive negli Appennini in poche decine di esemplari. Ed è ancora più inaccettabile che questo avvenga all’interno di un’area naturale protetta come il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise». Per questo l’associazione chiede al premier «di intervenire urgentemente per tutelare un patrimonio di inestimabile valore, creando un coordinamento con i Ministri competenti per indagare velocemente e con efficacia sui colpevoli di questo gravissimo reato, con l’aiuto dei nuclei investigativi del corpo forestale». Perché «questo reato non può essere lasciato impunito così come i numerosi casi già avvenuti negli anni passati». Il Wwf ricorda infatti la morte dell’orso Bernardo e di altri due orsi nell’autunno del 2007, rimasta senza colpevoli, così come l’avvelenamento di numerosi animali. Il Parco Nazionale ha recentemente pubblicato l’elenco degli orsi morti con le relative cause: 18 sono gli orsi morti per arma da fuoco dal 1971 e tanti altri sono morti per lacci e bocconi avvelenati. E altri esemplari sono morti per incidenti stradali. «La situazione è quindi gravissima ed occorre l’impegno di tutte le Istituzioni presenti per mettere un freno a questi fenomeni e preservare questa specie dall’estinzione», conclude il Wwf.
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ANSA
8 LUGLIO 2013
Orso Stefano, 'brutale esecuzione'
Trovato morto ieri. L'Ente, forse azione di diversi bracconieri
Elisabetta Guidobaldi
PESCASSEROLI (L'AQUILA) - E' stato ucciso a colpi di fucile l'orso 'Stefano', morto sul versante molisano del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Al momento del ritrovamento di ieri, si era pensato ad un avvelenamento, che negli ultimi tempi è una questione preoccupante tra i confini della zona protetta. Oggi la scoperta dell'abbattimento che, secondo il commissario del Parco, Giuseppe Rossi, "porta a pensare che sia stato un brutale agguato, messo in atto probabilmente da più di una persona: armi diverse e parti diverse del corpo dell'orso colpite".
Tre le pallottole, secondo le prime risultanze emerse dalle radiografie - come riferito dall'Ente Parco che parla di "intervento di diversi bracconieri" - di cui una, presumibilmente quella mortale, alla testa. Le altre due hanno raggiunto l'omero destro dell'animale e il corpo. Questa terza caricata a pallini. Elementi che, tiene a sottolineare lo stesso Parco nazionale, "ci restituiscono la brutalità dell'esecuzione di uno dei soli 60 orsi marsicani che ancora costituiscono la popolazione di questo splendido e rarissimo plantigrado. Un danno enorme inferto alla natura che va anche contro gli interessi delle stesse popolazioni del Parco, che chiedono la conservazione rigida di questo animale, fonte di ricchezza poiché induce un flusso turistico di notevole importanza economica". Nei prossimi giorni l'Ente Parco presenterà denuncia alla Procura della Repubblica di Isernia, competente per territorio, "perché si avviino le indagini per scoprire i colpevoli". "Una delle ipotesi - dice il commissario Rossi - è che il Parco dia fastidio, con tutti i suoi vincoli, la chiusura di alcune strade e provvedimenti di vario tipo. C'é chi per principio è contrario al Parco, ma, al momento, è p resto per poter dire chi sia stato e perché. Di atti di bracconaggio, purtroppo, nel parco ce ne sono sempre stati; negli anni '80 accadevano cose terribili, ma poi la situazione e' cambiata, la sensibilità è aumentata e non vorrei assolutamente che si tornasse al passato".Ferma la condanna delle associazioni. "Sparare a un orso oggi è inaccettabile", dice il presidente del Wwf Italia, Dante Caserta, che si rivolge al premier Letta chiedendo di attivare un "coordinamento dei ministri competenti per indagini urgenti". Sulla stessa linea il responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente, Antonio Nicoletti, per il quale servono subito "misure per fermare la strage di fauna selvatica nel territorio del Parco" mentre il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, parla di "crimine gravissimo" e chiede un "intervento immediato del ministro dell'Ambiente, Orlando" per una "task-force a supporto delle indagini". La zona dove è avvenuta l'uccisione dell'orso 'Stefano', quella delle Mainarde molisane, è descritta come una tra le aree più tranquille dove le "relazioni locali" sono considerate, dagli esperti del Parco, come "buone". Ma ora si invocano misure drastiche. |
NEL CUORE.ORG
8 LUGLIO 2013
PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, ORSO TROVATO MORTO SUL MONTE MARRONE
Non si esclude l'ipotesi dell'avvelenamento
Un orso morto alle pendici del Monte Marrone, nel versante molisano del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. L'allarme è stato lanciato ieri da un escursionista. Sono intervenuti i veterinari del parco e quello dell'Asl di Isernia, supportati dalla guardie dell'area protetta e dagli agenti del Corpo forestale dello Stato. Sul plantigrado non sono state trovate lesioni particolari. Eppure, aveva una fuoriuscita di sangue fresco dal naso, per cui si pensa che l'animale abbia perso la vita poche ore prima rispetto all'arrivo dei soccorritori.
Stando a quanto riferisce dall'Ente, l'animale è stato trovato in buone condizioni di nutrizione, con una marca auricolare che sembra associarlo ad un orso denominato "Stefano". Ad un esame esterno da parte dei veterinari, l'orso, aveva anche una ferita sopra l'occhio sinistro. La presenza di un puledro nelle vicinanze, morto da poco, potrebbe far supporre un avvelenamento. Solo un sospetto - scrive Quotidiano.net - ma i veterinari non escludono neanche l'ipotesti di un decesso per malattia. Il corpo, posto sotto sequestro dalle guardie del parco e dagli agenti del CfS, è stato trasportato nell'ambulatorio veterinario dell'area protetta, a Pescasseroli, e oggi verrà portato all'Istituto zooprofilattico di Teramo per aver più certezze sulla causa di morte dell'animale. |
GEA PRESS
8 LUGLIO 2013
Parco Nazionale d’Abruzzo – L’orso ucciso dal “plotone d’esecuzione” dei bracconieri
Nel corpo del povero animale, trovati proiettili di più fucili.
Niente avvelenamento, come inizialmente si era pensato. L’orso “Stefano”, trovato morto ieri alle pendici del Monte Marrone, nel versante molisano del Parco Nazionale d’Abruzzo (vedi articolo GeaPress ), è stato centrato da due diversi fucili. Tre colpi. In testa nella regione sopraorbitale, all’omero destro ed una terza rosa di pallini trovata più diffusa nel corpo. Il primo colpo, molto probabilmente, è stato quello mortale. Così si è avuto modo di rilevare nelle prime analisi radiografiche compiute dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo.
Secondo il Presidente del Parco dott. Rossi, sentito da GeaPress, si tratta quasi sicuramente di una azione mirata. L’orso, cioè, potrebbe essere stato attirato con un’esca (nei pressi c’era un puledro morto) e centrato poi dai colpi di fucili. Inspiegabile, ancora, il perchè di tanto accanimento. Probabile che ad essere appostati, siano stati più bracconieri.
Una esecuzione brutale, commentano ora dal Parco Nazionale, oltre che un danno gravissimo alla popolazione dei circa 60 plantigradi che ancora abitano limitate aree del nostro appennino.
Nella stessa zona del monte Ferruccia, non sembrano esserci particolari problemi rispetto ad altre zone del Parco. “Forse un vero e proprio atto di bracconieri professionisti – commenta il Presidente Rossi – che non hanno poi avuto il tempo di portare via la carcassa“. L’Ente Parco presenterà una denuncia alla Procura della Repubblica di Isernia, competente territorialmente.
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IL MONDO
8 LUGLIO 2013
Orso ucciso nel Parco d'Abruzzo, Legambiente: a rischio specie
Ucciso da due diversi fucili, più un'arma caricata a pallettoni
Roma - E' "a rischio una delle specie più preziose e importanti del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise": a lanciare l'allarme è Legambiente, dopo la vicenda dell'orso marsicano ucciso a fucilate nel parco nazionale. "È assolutamente necessario che le autorità, in modo deciso e coordinato, mettano in campo tutte le misure necessarie per fermare la strage di fauna selvatica nel territorio del Parco", sottolinea l'associazione, ricordando che in questi ultimi mesi sono stati diversi gli animali uccisi, dagli orsi ai lupi, e "quasi mai sono stati rintracciati e puniti i colpevoli". "È inaccettabile che si continuino a verificare questi episodi che mettono a rischio una delle specie più import anti e preziose del nostro Paese", avverte Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente, dopo l'uccisione dell' orso Stefano, uno dei circa 60 esemplari di orsi marsicani che vivono nel territorio del Parco, trovato morto nel versante molisano del Parco. Ed è "un'altra morte brutale", sottolinea Legambiente. L'esame effettuato oggi dal dipartimento di Scienze biomediche della Facoltà di veterinaria dell'Università di Teramo, ha infatti permesso di stabilire le cause della morte, dovuta a due diversi fucili, più un'arma caricata a pallettoni. "E' una chiara esecuzione che - conclude Legambiente - riapre lo scottante tema del bracconaggio e della sicurezza di una specie, quella dell'orso bruno marsicano, la cui conservazione è ritenuta 'in pericolo critico' sia a livello nazionale che internazionale".
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ASCA
8 LUGLIO 2013
Parchi: WWF, inaccettabile si spari a specie protetta in area protetta
Roma - ''E' inaccettabile che nel 2013 si spari ad un Orso bruno marsicano, specie protetta a livello europeo che vive negli Appennini in poche decine di esemplari. Ed e' ancora piu' inaccettabile che questo avvenga all'interno di un'area naturale protetta come il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise'', denuncia il WWF Italia. ''Chiediamo al Presidente del Consiglio Letta di intervenire urgentemente per tutelare un patrimonio di inestimabile valore, creando un coordinamento con i Ministri competenti per indagare velocemente e con efficacia sui colpevoli di questo gravissimo reato, con l'aiuto dei nuclei investigativi del Corpo Forestale. Questo reato non puo' essere lasciato impunito cosi' come i numerosi casi gia' avvenu ti negli anni passati. Ricordiamo tutti la morte dell'Orso Bernardo e di altri due orsi nell'autunno del 2007, una strage rimasta senza colpevoli. Cosi' come a d oggi e' rimasto impunito l'avvelenamento di numerosi animali degli anni passati fino a quelli dei mesi scorsi. Ci vuole una pronta risposta da chi e' chiamato a indagare: questa volta vogliamo meno chiacchiere e piu' fatti concreti. Chiediamo anche che si intervenga per aumentare i controlli sull'allevamento zootecnico sempre piu' invasivo e incontrollato, in particolare cavalli e bovini, che sta assediando il cuore delle aree protette, con animali tenuti al pascolo brado che possono essere portatori di malattie infettive che facilmente possono attaccare gli animali selvatici e quindi l'orso, gia' pesantemente minacciato da bracconaggio e riduzione degli habitat. Cosi' come chiediamo di limitare l'accesso alle tante strade di penetrazione in montagna solo a coloro che hanno reali motivi per percorrerle'' ha dichiarato Dante Caserta, Presidente del WWF Italia. Il Parco Nazionale ha recentemente pubblicato l'elenco degli orsi morti con le relative cause. Ben 18 sono gli orsi morti per arma da fuoco dal 1971 e tanti altri sono morti per lacci e bocconi avvelenati. Senza parlare degli esemplari morti per incidenti stradali. La situazione e' quindi gravissima ed occorre l'impegno di tutte le Istituzioni presenti per mettere un freno a questi fenomeni e preservare questa specie dall'estinzione. Alla conservazione dell'Orso bruno in Italia e' dedicato il progetto LIFE europeo ''Conservazione dell'Orso bruno: azioni coordinate per l'areale alpino e appenninico'': si tratta di un'iniziativa volta a favorire la tutela delle popolazioni di Orso bruno delle Alpi e degli Appennini ed a sostenerne l'espansione numerica, attraverso l'adozione di misure gestionali compatibili con la presenza del plantigrado, la riduzione dei conflitti con le attivita' antropiche, l'informazione e la sensibilizzazione dei principali portatori di interesse. Sempre alla tutela dell'Orso in Appennino e' dedicato il PATOM, Patto per la Tutela dell'Orso Marsicano. ''Tutte queste importanti iniziative, pero', non servono a nulla se continueremo a permettere a coloro che vogliono distruggere gli orsi di agire impunemente'', conclude Caserta.
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IL CENTRO
8 LUGLIO 2013
Caccia alle canaglie che avvelenano gli orsi
di DOMENICO RANIERI
Prima Bernardo, ora Stefano. Sono le vittime – la più illustre nel primo caso e la più recente nel secondo – della cattiveria umana. Si dice area protetta, ma purtroppo anche nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise di protezione si può morire. È di ieri l’ultimo episodio in ordine di tempo. Mentre Bernardo trovò la morte nel 2007 insieme ad altri tre plantigradi in località Acqua ventilata, tra Gioia dei Marsi e Pescasseroli, ieri mattina è toccato all’orso Stefano nel versante molisano del Parco. Le analisi sono da completare, ma si sospetta il decesso per avvelenamento. In pratica il modo più vigliacco per farsi giustizia di un animale che chiede sol o di essere lasciato in pace, a vivere la sua vita tra il lungo letargo invernale e il girovagare tra i boschi incantevoli d’Abruzzo per il resto dell’anno. Appena tre giorni fa la famosa orsa Gemma ha fatto una capatina in un albergo di Scanno spaventando la figlia del titolare, ma le scorribande dei plantigradi sono una consuetudine nei nostri Parchi e sebbene l’orso venga immaginato da molti come un animale pericoloso e aggressivo, non si ricordano episodi di ferimenti negli spazi aperti dell’area protetta. Il colpevole – e su questo ci sono pochi dubbi – è l’uomo: che sia il bracconiere, un cacciatore senza etica, oppure un pavido che colloca esche a tradimento nell’effimera convinzione di poter difendere così i propri allevamenti. E non si dica che la parte del cattivo la fa l’animale selvatico. Non ci crederebbe nessuno.
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GEA PRESS
9 LUGLIO 2013
Orso Stefano – Preso a pistolettate ma la causa della morte potrebbe essere un’altra
Forse centrato quando si avvicinava ai centri abitati – Uno dei tre colpi era però di piccolo calibro
Potrebbe ribaltarsi a breve l’ipotesi della morte dell’orso Stefano del quale si è data notizia ieri. Un maschio di circa dieci anni trovato morto nel versante molisano del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (vedi articolo GeaPress). L’iniziale ipotesi riferiva di un appostamento di bracconieri.
Secondo quanto appreso da GeaPress da fonti degne di nota, l’orso Stefano avrebbe in corpo piombo datato proveniente da tre diversi colpi. Uno di piccolo calibro, tipo quello utilizzato per la caccia ai tordi. Altri due colpi sono invece a pallottola unica che sarebbe apparsa molto deformata. Il calibro dovrebbe essere 6,35 e/o 7,65, ovvero probabili colpi di pistola. La notizia dei tre colpi e le caratteristiche generali dell’arma, ovvero fucile tipo caccia e pistola, è certa.
L’ipotesi al vaglio degli inquirenti è che l’orso possa essere stato più volte centrato da colpi d’arma da fuoco in un periodo particolare della sua vita a cavallo tra il novembre 2008 ed il gennaio 2009. In questi mesi l’orso Stefano era particolarmente confidente. Più volte, infatti, era stato visto in prossimità dei centri abitati. Poi, ricordano i ben informati, è tornato a “fare l’orso”.
Già in un comunicato diffuso oggi poco prima delle 13.00 dal Corpo Forestale dello Stato veniva riferito che l’ipotesi della morte per arma da fuoco poteva non essere quella definitiva. Di certo, riportava sempre la Forestale, l’esame autoptico, effettuato a distanza di poche ore, non aveva chiarito la causa della morte dell’animale.
Oggi, nei luoghi, sono iniziate le perlustrazioni del Nucleo Cinofilo Antiveleno del Corpo forestale dello Stato. Il rastrellamento ha portato al ritrovamento di una volpe, apparentemente priva di segni di predazione, e di alcuni pezzi di carne sparsi che saranno sottoposti ad accertamenti necroscopici e tossicologici nelle prossime ore. Forse il comunicato di oggi della Forestale lascia trasparire la possibile causa di morte, ovvero l’avvelenamento. Gli esami tossicologici, affidati all’Istituto Zooprofilattico di Teramo, daranno però una risposta tra alcune settimane.
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LA SICILIA
9 LUGLIO 2013
nel parco d'Abruzzo dove vivono 40 marsicani
L'orso Stefano ucciso a fucilate, agguato dei bracconieri
L'ente: «Danno enorme, i turisti attratti dagli animali». Il Wwf s'appella al premier
Elisabetta Guidobaldi
Pescasseroli (AQ). È stato ucciso a colpi di fucile l'orso Stefano, morto sul versante molisano del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Al momento del ritrovamento, domenica, si era pensato a un avvelenamento. Ieri la scoperta dell'abbattimento che, secondo il commissario del Parco, Giuseppe Rossi, «porta a pensare che sia stato un brutale agguato, messo in atto probabilmente da più di una persona: armi diverse e parti diverse del corpo dell'orso colpite».
Tre le pallottole, secondo le radiografie - come riferito dall'Ente Parco che parla di «intervento di diversi bracconieri» - di cui una, presumibilmente quella mortale, alla testa. Le altre due hanno raggiunto l'omero destro dell'animale e il corpo. Questa terza caricata a pallini. Elementi che «ci restituiscono la brutalità dell'esecuzione di uno dei soli 40 orsi marsicani che ancora costituiscono la popolazione di questo splendido e rarissimo plantigrado. Un danno enorme inferto alla natura che va anche contro gli interessi delle popolazioni del Parco, che chiedono la conservazione rigida di questo animale, fonte di ricchezza poiché induce un flusso turistico di notevole importanza economica». L'Ente Parco presenterà denuncia alla Procura della Repubblica di Isernia «perché si avviino le indagini per scoprire i colpevoli». «Una delle ipotesi - dice il commissario Rossi - è che il Parco dia fastidio, con tutti i suoi vincoli, la chiusura di alcune strade e provvedimenti di vario tipo. Di atti di bracconaggio, purtroppo, nel parco ce ne sono sempre stati; negli anni ‘80 accadevano cose terribili, ma poi la sensibilità è aumentata e non vorrei tornare al passato». Ferma la condanna delle associazioni. «Sparare a un orso oggi è inaccettabile», dice il presidente del Wwf, Dante Caserta, che si rivolge al premier Letta per attivare «indagini urgenti». Sulla stessa linea Legambiente: «misure per fermare la strage di fauna selvatica nel Parco» mentre il presidente dei Verdi parla di «crimine gravissimo» e chiede «l'intervento del ministro dell'Ambiente, Orlando». |
IL TEMPO
9 LUGLIO 2013
Il Pnalm: «L’orso Stefano ucciso dai bracconieri»
PIZZONE
Assassinato a colpi di fucile. È morto così l'orso «Stefano», trovato domenica a Pizzone, sul Monte Marrone, nel versante molisano del Pnalm. Lo hanno accertato gli esperti dell’Università di Teramo e dell’Isituto Zooprofilattico. L’esame radiografico non lascia spazio a dubbi. È stata rilevata la presenza di una pallottola che ha raggiunto la testa dell'orso. Un'altra ha colpito l'omero destro dell'animale, mentre una terza, caricata a pallini, è stata rinvenuta sul corpo dell'animale: una vera e propria esecuzione, dunque, da parte di più bracconieri. «Queste le prime risultanze emerse dalle radiografie, che – sottolineano dal Pnalm - ci restituiscono la brutalità dell'esecuzione di uno dei 60 orsi marsicani che ancora costituiscono la popolazione di questo splendido e rarissimo plantigrado». Nei prossimi giorni l'Ente Parco presenterà una denuncia alla Procura di Isernia, perché si avviino le indagini necessarie per dare un volto e un nome ai colpevoli. La vicenda è tutt’altro che conclusa, dunque. E nuovi elementi potrebbero venir fuori dalla necroscopia dell'orso effettuata ieri pomeriggio presso l'Istituto Zooprofilattico di Teramo.
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NEL CUORE.ORG
9 LUGLIO 2013
ENPA:"GIUSTIZIA PER L'ORSO STEFANO, AMMAZZATO DAI BRACCONIERI"
"Gesto orribile, intervenga il governo"
L'Ente Nazionale Protezione Animali esprime profondo rammarico per la morte dell'orso Stefano, mascotte del parco nazionale d'Abruzzo. "Si tratta di un atto vile ad opera di bracconieri, che hanno ucciso l'orso probabilmente agendo in squadra. Ci auguriamo vivamente che i responsabili siano presi e consegnati alla giustizia – dichiara l'Enpa -: questi "assassini" conoscevano probabilmente molto bene i luoghi frequentati dal plantigrado e, forse complici di una possibile omertà, hanno agito praticamente indisturbati".
"Si è trattato di un gesto orribile, probabilmente nei confronti del Parco Nazionale impegnato a tutelare animali e habitat preziosissimi per la biodiversità e ormai anche per l'economia locale – prosegue l'Enpa - . Purtroppo c'è chi non vuole che la natura sia protetta, e anzi vorrebbe disporne a proprio piacimento magari andando ad uccidere animali selvatici per divertimento in territori dove la caccia è vietata". Oltretutto, gli orsi, molto rari nel nostro Paese e per questo particolarmente protetti, sono costantemente quanto ingiustamente vittima di campagne mediatiche denigratorie relativamente ad una loro presunta quanto infondata pericolosità. "Ci rivolgiamo inoltre al Governo, che dovrebbe garantire la tutela degli animali selvatici, per fare in modo di implementare le risorse dedicate ai controlli sul territorio per contrastare i costanti abusi e atti di bracconaggio nei confronti degli animali selvatici: il nostro patrimonio di biodiversità viene troppo spesso messo a rischio dalle scarse risorse messe a disposizione dallo Stato per la vigilanza sul territorio e quindi per l'applicazione delle norme di cui lo Stato si è dotato. I cittadini, sempre più numerosi, lamentano ormai questo deficit e a farne le spese, questa volta, è stato proprio l'orso Stefano". |
ASCA
9 LUGLIO 2013
Bracconaggio: Forestale indaga sulla morte dell'orso Stefano
Roma - Non sono ancora chiare le cause che hanno provocato la morte di 'Stefano', esemplare di orso bruno marsicano rinvenuto all'interno del Parco Nazionale d'Abruzzo privo di vita. Lo rende noto il Corpo forestale dello Stato, intervenuto per indagare sulle possibili cause che hanno portato al gravissimo episodio che ha minato lo status di una specie di assoluta rilevanza conservazionistica.
L'animale, un maschio di circa 10 anni in ottime condizioni fisiche, e' stato rinvenuto nel comune di Castel S. Vincenzo (IS), nel versante molisano del Parco, alle pendici del Monte Marrone, su segnalazione di un escursionista. Sul posto sono intervenuti gli agenti del Corpo forestale dello Stato, il personale veterinario del Parco e della Asl di Isernia, supportati dalle Guardie del Parco. L'ors o, era privo di marchi auricolari ma dall'esame di caratteristiche morfologiche oltre che dalla successiva lettura del microchip e' stato possibile ricondurlo all'esemplare di nome 'Stefano' che in diverse occasioni era stato avvistato anche al di fuori dei confini dell'area protetta del Parco. Immediatamente - riferisce ancora la Forestale - e' stato recuperato e trasportato presso la Facolta' di Medicina Veterinaria di Teramo e l'Istituto Zooprofilattico di Teramo per accertare le cause della morte. Dall'esame radiografico della carcassa del plantigrado sono stati evidenziati due proiettili, di cui uno nella regione cranica e l'altro a livello dell'articolazione scapolo-omerale (quest'ultimo sembrerebbe piuttosto datato e quindi non responsabile della causa di morte) oltre a diversi pallini sparsi lungo tutto il corpo. L'esame autoptico, effettuato a distanza di poche ore, non ha ancora definito con certezza la causa di morte dell'animale. Sono pero' in corso, vi sta la gravita' del fatto, accertamenti piu' approfonditi che potrebbero essere rilevanti per ricostruire la dinamica dei fatti. In campo da oggi anche il Nucleo Cinofilo Antiveleno del Corpo forestale dello Stato che in queste ore sta perlustrando l'area interessata per scongiurare l'ipotesi di un possibile avvelenamento. Per il momento il rastrellamento operato nella zona ha portato al ritrovamento di una volpe, apparentemente priva di segni di predazione, e di alcuni pezzi di carne sparsi che saranno sottoposti ad accertamenti necroscopici e tossicologici nelle prossime ore. |
NEL CUORE.ORG
9 LUGLIO 2013
ORSO UCCISO: LAV OFFRE 2MILA EURO PER INFORMAZIONI SUI RESPONSABILI
"Le norme attuali deterrente inadeguato"
"Chiediamo alla Procura della Repubblica competente ed alle forze di polizia, in primo luogo al Corpo forestale dello Stato, che chi ha compiuto quest'atroce gesto sia identificato con indagini veloci ed efficaci, mediante stringenti accertamenti tecnici, anche con il coinvolgimento dell'Istituto di medicina forense veterinaria di Grosseto, mediante l'autopsia dell'orso e l'esame dei proiettili". Con queste parole la Lav commenta l'uccisione dell'orso "Stefano" avvenuta ieri nel Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, con modalità simili ad un esecuzione.
Gli autori, che potrebbero essere identificati attraverso esame ed analisi incrociate di fucili e proiettili, dovranno rispondere del reato di uccisione di animale con crudeltà ex art 544 bis Codice penale. "Oltre a ciò, dovranno rispondere anche del reato di furto venatorio di cui agli artt. 624, 625 n. 7, del Codice penale, in relazione alla teoria giurisprudenziale della sussistenza del reato di furto aggravato ai danni dello Stato in caso di illecita apprensione di fauna selvatica da parte di persona sprovvista di licenza di caccia (Corte suprema di Cassazione, IV sezione penale, sentenza n. 34352 del 27/5/2004)", aggiunge l'avv. Carla Campanaro, responsabile dell'Ufficio legale della Lega anti vivisezione. "Chiediamo al ministero dell'Ambiente di potenziare controlli e tutela delle specie protette, garantendo risorse adeguate al Parco – prosegue Massimo Vitturi, responsabile Lav Caccia e fauna selvatica –. Chiediamo inoltre che il recepimento della direttiva 2008/99/ce del Parlamento europeo sulla tutela penale dell'ambiente, che chiedeva agli Stati membri sanzioni efficaci per chi uccide specie protette , sia riformulato inserendo nel Codice penale una specifica ipotesi delittuosa che preveda sanzioni adeguate, tra cui certamente il carcere e la revoca permanente del porto d 'armi nonché l'interdizione dallo svolgimento di qualunque attività che preveda l'uso di animali, per chi commette tali atrocità". La direttiva 2008/99/ce, infatti, è stata recepita in Italia con una norma blanda ed irrisoria (art. 727 bis Codice penale) che non prevedendo sanzioni adeguate non costituisce un deterrente sufficiente per episodi come questo. La Lav, infine, mette a disposizione la somma di 2.000 euro come ricompensa per chi fornirà informazioni utili ad identificare gli autori dell'uccisione dell'orso "Stefano". |
IL CENTRO
9 LUGLIO 2013
LA STRAGE DI ANIMALI NEL PARCO NAZIONALE
Claudia Sette
PESCASSEROLI (AQ) - Tre colpi di fucile hanno ucciso l'orso Stefano, vittima di un’esecuzione. I primi esami compiuti nell'Istituto Zooprofilattico di Teramo sulla carcassa dell’animale rinvenuto domenica mattina nel versante molisano del Parco nazionale Abruzzo Lazio e Molise (Pnalm), hanno accertato la presenza di piombo nella testa dell'animale e più precisamente nella zona sopraorbitale. L'esame radiografico, eseguito dal dipartimento di Scienze biomediche della facoltà veterinaria di Teramo, ha evidenziato anche la presenza di altri due colpi: il primo all'omero destro e una terza pallottola, caricata a pallini, sul dorso del corpo. Una vera e propria esecuzione che, secondo i primi accertamenti compiuti dal Pnalm , sarebbe stata compiuta da più persone e con l'ausilio di più fucili. Elementi dunque sconcertanti che, se da un lato escludono la possibilità di avvelenamento quella che era stata la prima ipotesi al momento del ritrovamento, dall'altra dimostrano che l' atto di bracconaggio è stato compiuto con premeditazione. L'animale è infatti stato scoperto alle pendici del monte Marrone da un escursionista e nelle sue vicinanze è stata rinvenuto un puledro morto probabilmente anch'esso da poco. Tale ritrovamento può dunque far pensare che i bracconieri abbiano utilizzato l'animale come esca per far avvicinare l’orso e poi colpirlo con un colpo di fucile. Oppure, altra ipotesi, è che “Stefano” sia stato confuso con un cinghiale. Sulla dinamica esatta di quanto avvenuto dovrà comunque essere fatta chiarezza e per questo motivo il Parco presenterà una denuncia alla Procura di Isernia competente per territorio e i colpevoli, qualora vengano individuati, rischiano una denuncia per bracconaggio nei confronti di fauna protetta e la condanna da tre mesi ad un anno di car cere, oltre alla sanzione amministrativa. Al momento ci si muove nel campo delle ipotesi, ma ciò che è certo è che il decesso del plantigrado non è avvenuto in modo accidentale e i tanti interrogativi potranno forse trovare chiarezza attraverso gli esami che verranno condotti sui resti del puledro. Intanto, il commissario straordinario del Pnalm Giuseppe Rossi, richiama l'attenzione su una serie di azioni che è indispensabile per salvaguardare la specie protetta. «La chiusura al traffico delle strade frequentate dall'orso bruno marsicano e un'attenta regolamentazione dell'accesso ai pascoli», afferma Rossi, «sono le principali azioni pratiche che occorre seguire per evitare situazioni come questa. Torno a chiedere ai Comuni la chiusura con sbarre di alcune strade strategicamente importanti poichè le semplici ordinanze non sortiscono gli effetti desiderati. Inoltre la presenza a volte eccessiva, di mandrie e greggi, soprattutto allo stato brado e che sconfinano al di fuori dei territori loro assegnati, mette a rischio l'habitat di frequentazione del plantigrado costretto spostarsi altrove». Le prossime ore saranno comunque cruciali poiché da parte dell'Istituto Zooprofilattico di Teramo sono stati condotti anche esami necroscopici più approfonditi per verificare anche la presenza di tracce di veleno. E proprio la morte per avvelenamento era stata la prima ipotesi avanzata al momento del ritrovamento della carcassa. L'esemplare ucciso rappresentava uno dei 60 orsi che popolano il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e che costituiscono una risorsa da custodire gelosamente per la loro importanza faunistica, ma anche perché rappresentano il cuore stesso dell'Abruzzo. Quel cuore in cui con la perdita di Stefano si apre una nuova ferita.
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IL PICCOLO
9 LUGLIO 2013
Avvelenati, investiti e colpiti dai fucili Dal 1971 ad oggi registrati 95 decessi
Sono 95 gli orsi marsicani morti nel Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise dal 1971 a oggi, venti dei quali, contando anche Stefano, uccisi da colpi di arma da fuoco. Altri 12 dei 93 animali sono stati investiti da auto o treni, 10 quelli morti per avvelenamento accertato o sospetto, 4 le vittime di atti di bracconaggio. Per un solo orso è stata accertata, nel 1978, la morte naturale; un altro, nel 2002, è stato vittima di specifica patologia, un altro ancora della predazione da cani. Tutti gli altri animali sono morti per cause ignote o accidentali. Sottospecie differenziata geneticamente dagli orsi delle Alpi, l’orso marsicano è un endemismo esclusivo dell’Italia centrale. La popolazione, nel Parco e zone limitrofe, sarebbe attualmente di circa 40 esemplari. Ad alcuni di loro, nel tempo, sono stati attribuiti anche dei nomi propri. Il primo a meritarsi questo trattamento, negli anni Novanta, fu l’orso Franco, ucciso da un fucile nel settembre 1992 a L’Aquila.
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L’UNITA’
10 LUGLIO 2013
Chi ha ucciso Stefano nel parco?
E' giallo sull'orso marsicano
Un colpo di fucile, forse due. Chi ha ucciso Stefano, orso marsicano trovato alle pendici del monte Marrone, nel comune di Castel san Vincenzo (Isernia)? Prelevato dalla Forestale, il suo corpo di plantigrado di dieci anni, in ottime condizioni fisiche, è sotto esame autoptico. E sula sua morte è già giallo. Non tanto per la miriade di pallini da caccia incistati sottopelle. Ma per i quei due colpi, uno forse antico sotto la scapola, l'altro nel cranio. E per quei pezzi di carne sparsi attorno, come fossero avvelenati, sotto analisi anche loro. Forse avvelenati, è il sospetto, visto anche il corpo intatto di una volpe ritrovato in zona.
Mentre i veterinari e i tecnici dell'Istituto zooprofilattico di Teramo indagano – a loro si deve l'identificazione dell'orso, provato dei marchi auricolari ma non del microchip che ne ha certificata l'identità – è già scandalo. Perché, simbolo del Parco nazionale d'Abruzzo, l'orso marsicano è sotto attacco da anni, mentre il bracconaggio cresce grazie anche alle ridotte risorse del parco e della sua sicurezza. Gli orsi marsicani sono appena una sessantina, uccidere un esemplare in buona forma fisica è davvero un peccato. La Lav ha messo una taglia, 2.000 euro, su chi aiuti gli investigatori; e ricorda che dai proiettili non è difficile risalire alle doppiette da cui sono partiti gli spari. Chiede che vengano inasprite le pene per chi uccide specie protette, suggerisce la revoca permanente del porto d'armi. E` una vergogna leggere di un orso marsicano, di cui si contano, solo in Abruzzo, poche decine di esemplari viventi, ucciso da criminali che con metodo organizzato gli hanno sparato ferocemente con armi diverse, commenta il Presidente LIPU-BirdLife Italia Fulvio Mamone Capria, e si impedisca la nuova deregulation venatoria che consentirebbe l'accesso di persone armate nei parchi. E il presidente del Wwf Dante Caserta chiede controlli sugli allevamenti zootecnici e la limitazione dell'accesso alle strade di penetrazione delle montagne solo a chi ha motivi reali per percorrerle. Il ministro Andrea Orlando ha già risposto alle sollecitazioni: “faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità affinché gli autori di questo vergognoso atto vengano al più presto identificati e puniti come meritano. Da oggi dichiariamo guerra aperta al bracconaggio, attività barbara che deve essere stroncata senza pietà, per esempio aumentando le sanzioni penali a carico di chi si rende responsabile dell'uccisione dolosa di animali”. Il ministero dell'ambiente sta lavorando a una serie di iniziative con l'obiettivo di impedire una vota per tutte scempi del genere. L'uccisione di Stefano è la punta di un iceberg di una politica di gestione dei Parchi, sacrificata sull'altare dei tagli e delle ambiguità degli anni passati, dice la senatrice Stefania Pezzopane. Che invita il ministro Orlando a convocare una riunione in Abruzzo, con i presidenti dei Parchi e delle aree protette, con i sindaci delle aree interne, i rappresentanti delle istituzioni e gli organi preposti al controllo e vigilanza. Perché – dice - «Negli ultimi anni il governo e la Regione Abruzzo hanno abbandonato il sistema delle aree protette, riducendo o cancellando le risorse finanziarie e non promuovendo alcuna politica di sviluppo. Il progetto Appennino Parco d'Europa, con cui si era iniziata una politica di sinergia tra parchi, di tutela e valorizzazione delle aree verdi, è stato abbandonato a se stesso, dimenticato». A presentare un'interrogazione parlamentare ci ha pensato il deputato di Sel Gianni Melilla: «Si rende urgente, dinanzi al ripetersi di simili atti criminali - si legge nell'interrogazione - adottare in tempi brevi una incisiva azione di conservazione attraverso la costituzione di una banca del seme dell'orso bruno marsicano e una forte implementazione delle misure di tutela attiva e prevenzione sul territorio che siano di supporto ad una politica di espansione dell'attuale popolazione di orsi marsicani. È necessaria, inoltre, una forte mobilitazione della comunità scientifica e ambientalista per scongiurare il pericolo della scomparsa di questa straordinaria specie appenninica di orsi». Dal 1971 a oggi sono stati uccisi ben 18 orsi per colpi di arma da fuoco; molti altri sono morti per i bocconi avvelenati o per incidenti stradali |
IL CENTRO
10 LUGLIO 2013
Alla Asl dell’Aquila pelliccia, zampe e testa dell’orso investito
Che fine fanno le carcasse degli orsi morti? Dove vengono portate? L’orso Stefano, ucciso domenica nel Parco (versante molisano del monte Morrone), è stato portato all’Istituto zooprofilattico di Teramo per poter svolgere gli accertamenti e le analisi sui tessuti e stabilire quindi le cause della morte. In linea di massima è all’Istituto zooprofilattico che vengono portati gli animali sui quali occorre indagare. A Teramo fu portato anche l’orso che ad aprile venne investito da un’autovettura sull’autostrada nel comune di Tornimparte. In questo caso l’orso è stato sezionato. La pelliccia, le zampe e la testa sono state inviate alla Asl dell’Aquila. Per farci che cosa? Per essere impagliate e molto probabilmente per essere esposte in qualche luogo pubblico a scopo didattico- dimostrativo.
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IL CENTRO
10 LUGLIO 2013
Pattuglie nel Parco e una ricompensa contro i bracconieri
Claudia Sette
PESCASSEROLI (AQ) - Si infittisce il mistero intorno alla morte dell'orso Stefano, l’animale (plantigrado) di circa dieci anni di età trovato morto domenica alle pendici del Monte Marrone, versante molisano del Parco nazionale Abruzzo Lazio e Molise (Pnalm). Mentre la Lav (Lega antivivisezione) offre una ricompensa di 2mila euro a chi fornisce notizie utili alle indagini. Dopo la prima ipotesi di avvelenamento e una successiva per arma da fuoco, si prospetta la possibilità concreta che il decesso dell'animale sia riconducibile ad una duplice causa. Una delle ferite trovate sul corpo dell'orso, quella sulla zampa, sembra essere precedente al momento della morte, mentre per la ferita rinvenuta nella zona sopraorbitale della te sta manca il foro di uscita del proiettile. Si avvalora quindi l'ipotesi secondo la quale il plantigrado è stato avvicinato utilizzando come esca la carcassa di un puledro rinvenuto nelle immediate vicinanze, a circa dieci metri dal luogo in cui è stato ritrovato Stefano e successivamente freddato a colpi di arma da fuoco. Determinanti quindi, sono ora le ricerche e i pattugliamenti nella zona da parte del Corpo forestale per accertare la presenza di veleno che può essere stato ingerito dal plantigrado proprio attraverso la carne di cavallo. «Se davvero una delle ferite è antecedente alla morte», commenta il commissario straordinario del Pnalm Giuseppe Rossi, «il quadro complessivo della situazione sarebbe ancora più grave perché significherebbe che l'animale era già stato preso di mira ed era riuscito a sopravvivere. Aspettiamo comunque l'esito degli accertamenti sulla presenza di tracce di veleno». « ;Ormai ho perso il conto delle uccisioni senza colpevole», scrive il presidente della Comunità del parco Alberto D'Orazio sulla pagina faceboock, « ;di indagini archiviate senza esito, di costanti manifestazioni di impotenza da parte di addetti alla sorveglianza e alla sicurezza, attivi in un territorio che non è certo l'Afghanistan, disseminato com'è di piccoli centri dove tutti conoscono tutti, dove ci sono persone perbene, la stragrande maggioranza, e solo pochi cialtroni che non dovrebbe essere difficile individuare per chi presidia il territorio». «Chiediamo al ministero dell’Ambiente«, afferma Massimo Vitturi, responsabile Lav, «di potenziare controlli e tutela delle specie protette. Chiediamo inoltre che nel codice penale sia inserita una specifica ipotesi delittuosa che preveda sanzioni adeguate, tra cui il carcere, la revoca permanente del porto d’armi, l’interdizione dallo svolgimento di qualunque attività che preveda l’uso di animali,per chi commette tali atrocità».
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IL CENTRO
10 LUGLIO 2013
Specie da salvare e pene gravi Il ministro: «Linea dura»
PESCARA - Il triste episodio che ha coinvolto l’orso Stefano suscita la rabbia del mondo delle associazioni come di quello politico. Secondo Confagricoltura «È condivisibile quanto sostenuto da Franco Zunino, segretario generale dell'Aiw, l'Associazione Italiana per la Wilderness, quando afferma che la fuga degli orsi dal Parco Nazionale d'Abruzzo avviene senza che nessuna autorità si muova per fare qualcosa di veramente utile per salvare quest'animale dal sempre più prossimo rischio di estinzione». Ma subito arriva la risposta del Parco: «Da tempo ho chiesto ai Comuni la chiusura delle strade di particolare valenza strategica per la frequentazione delle specie protette», sottolinea il commissario straordinario del Pnalm Giuseppe Rossi «Credo che democratico come adesso il parco non lo sia mai stato. Il consiglio direttivo, anche se ora vacante, è rappresentato per il 50% dai Comuni e quindi dai suoi abitanti». Riguardo agli orsi confidenti aggiunge: «Comportamenti di questo genere sono sempre esistiti, semplicemente andrebbero lasciati in pace e non avvicinati». Più incisiva la Lipu: «Se non si inseriranno pene gravi per i bracconieri che uccidono animali bellissimi continueremo ad assistere inermi alla loro estinzione», così il presidente Lipu-BirdLife Italia, Fulvio Mamone Capria, «Stiamo assistendo a un silenzio assordante delle autorità che hanno il dovere e il compito di proteggere la fauna selvatica, patrimonio indisponibile dello Stato. Il Parlamento intervenga seriamente su questo tema anzichè proporre, come alcuni politici annunciano in questi giorni, una nuova deregulation venatoria». Dal canto suo, Sel ha presentato attraverso il deputato abruzzese Gianni Melilla un’interrogazione rivolta al ministro dell’ambiente: «È necessaria una forte mobilitazione della comunità scientifica e ambientalista per scongiurare il pericolo della scomparsa di questa straordinaria specie appenninica di orsi». Il parlamentare chiede «quali iniziative intenda assumere il governo per sostenere l’azione dell’Ente Parco a tutela della conservazione dell’orso bruno marsicano. L’esecuzione di un orso marsicano assume una gravità inaudita, è quindi a rischio la conservazione di questa specie con la quale si identifica il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise». Il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, infine, commenta che è deciso a combattere queste forme di bracconaggio: «Verranno contrastate con tutti gli strumenti nelle nostre disponibilità ;, impiegheremo tutti gli strumenti nelle nostre mani in modo organizzato e coordinato contro questo fenomeno».
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NEL CUORE.ORG
12 LUGLIO 2013
ORSO UCCISO: A FUROR DI POPOLO AUMENTA LA RICOMPENSA DELLA LAV
Da 2 a 5 mila euro con le donazioni dei cittadini
Poche ore dopo aver stanziato 2 mila euro come ricompensa per chi fornisse informazioni utili ad individuare i responsabili dell'uccisione, all'interno del Parco Nazionale d'Abruzzo, dell'orso Stefano, la Lav ha ricevuto numerose email di cittadini che hanno scritto proponendo di integrare la cifra, e molti hanno addirittura già inviato il denaro.
Grazie a loro la LAV ha potuto aumentare la ricompensa a 5.000 euro: "La disponibilità dei cittadini dimostra quanto la morte violenta dell'orso Stefano abbia indignato l'opinione pubblica, e quanto sia urgente una risposta ferma nei confronti dei responsabili, una volta individuati", commenta Massimo Vitturi, responsabile LAV Caccia e Fauna selvatica. Le indagini, intanto, proseguono: "Ci auguriamo che la cifra, tutt'altro che irrisoria, possa contribuire a dissolvere il velo di omertà che spesso accompagna vicende come questa", conclude Vitturi. |
IL CENTRO
13 LUGLIO 2013
Raddoppia la taglia sull’assassino dell’orso
In genere le taglie le mettono sui ricercati più pericolosi e qualche volta sugli animali da abbattere. E all’arrembaggio, secondo tradizione, ci vanno i pirati. A volte, però, le cose cambiano e una taglia di 5mila euro – di questi tempi un richiamo niente male – l’hanno fissata gli animalisti della Lav (Lega antivivisezione). Ai duemila euro iniziali se ne sono aggiunti altri tremila grazie alle donazioni di tanti volontari che chiedono solo di scoprire chi ha ucciso l’orso Stefano nel Parco nazionale. Un “Arrembaggio al bracconaggio” è stato organizzato domani alle 9 a Castel San Vincenzo e Castelnuovo a Volturno (Molise) per «condannare pubblicamente il comportamento ignobile dei bracconieri e chiedere un più forte impegno degli enti gestori». Mentre si attende la verità sulle cause della morte del plantigrado (ucciso a fucilate o avvelenato?) l’eco che si è creata sull’ennesimo caso di vigliacca brutalità scuote le coscienze e ingrossa le file dei seguaci dell’orso. Stefano è stato raggiunto da un colpo calibro 7.65 allo zigomo e le Guardie parco gli hanno trovato addosso sangue fresco. Un altro proiettile si è conficcato nell’omero e due sventagliate di pallini hanno raggiunto l’orso frontalmente e nella parte posteriore. Non è chiaro quando l’orso sia stato colpito. Di sicuro, stavolta nel mirino ci sono finiti i bracconieri.
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GEA PRESS
17 LUGLIO 2013
Orso Stefano – L’Ordinanza che ha bloccato la strada dei bracconieri (file disponibile)
L'intervento del Sindaco di Rocchetta a Volturno e la giusta direzione per la protezione della natura.
Come anticipato alcuni giorni addietro (vedi articolo GeaPress) non sarà più garantito il libero accesso alla strada forestale Rocchetta a Volturno – Monte Marrone.
Si tratta della strada che quasi sicuramente è stata utilizzata da chi, nei giorni scorsi, ha posto fine alla vita dell’orso Stefano.
La regolamentazione del traffico veicolare è stata decisa, con Ordinanza (SCARICA ORDINANZA) n. 15 del 12.07.2013 dal Sindaco di Rocchetta a Volturno (IS) Antonio Izzi. Un accesso limitato e regolamentato per alcune categorie di usufruitori, come nel caso dei residenti. L’intervento del Sindaco, pur rilevando alcune caratteristiche della strada che richiedevano un provvedimento di tal genere, è dovuto alla “necessità di dover dissuadere eventuali azioni di “delinquenza ambientale” purtroppo registrate negli ultimi tempi ivi compreso il bracconaggio“.
Il riferimento è proprio all’Orso Stefano. Forse avvelenato ma di certo, come ha avuto modo di evidenziare l’esame autoptico, nel passato centrato da più colpi di arma da fuoco. Una pistola di piccolo calibro, e più colpi di fucile tipo caccia. Pallini la cui traiettoria sembra provenire, in almeno un caso, in direzione della parte posteriore del povero animale. Una vicenda sulla quale si dovrà fare chiarezza attendendo, anche per questo, l’esito dell’esame tossicologico. Tra due o al massimo tre settimane, potrebbe arrivare il responso.
Di certo quella strada ha favorito l’accesso di chi ha ucciso il povero animale. Veleno forse per i lupi, ma che ha finito per uccidere un’altra specie protetta, come l’orso, ed anche una volpe. Il tutto all’interno del versante molisano del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Una vicenda che stranizza, aveva dichiarato l’Ente Parco, essendo quel versante notoriamente più tranquillo.
Un fenomeno che però nel suo complesso preoccupa. La “filosofia” del veleno, sembra infatti imperare sempre più spesso. L’orso bruno marsicano, poi, è un simbolo di un patrimonio naturale sempre più raro e minacciato. Un esempio, forse un ricordo di una natura che mai più tornerà, del quale dovremmo andare orgogliosi. Poche decine di individui minacciati, oltre che dal veleno, anche da atti di persecuzione diretta ed investimenti.
L’esame autoptico, eseguito dal dott. Liberatore (nella foto), lascia spazio a pochi dubbi. Qualcuno, con quel piombo sparato, voleva male all’Orso Stefano. Forse, si è detto nei luoghi, un tentativo di scacciarlo dai centri abitati dove il grosso animale si era spinto a cavallo tra il 2008 e 2009.
Un patrimonio universale ma soprattutto delle comunità locali. Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha fatto diventare famosi in tutto il mondo luoghi che sicuramente senza tali peculiarità stenterebbero non poco ad imporsi. Per questo, il provvedimento del Sindaco Izzi, va senz’altro nella direzione giusta. Limitare il traffico veicolare significa aggiungere un importante salvezza per la salvaguardia dell’orso e di tutti gli abitanti del Parco Nazionale.
ORDINANZA
http://www.geapress.org/wp-content/uploads/lordinanza-strada-monte-marrone.pdf
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NEL CUORE.ORG
19 LUGLIO 2013
ORSO STEFANO, LAV PORTA A ISERNIA MELO E MEMORIA: TROVATE IL KILLER
L'associazione ricorda: 5.000 € a chi dà informazioni utili
Un melo da piantare nel luogo dell'uccisione dell'orso Stefano, qualche giorno fa, sul versante molisano del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, e una memoria per gli inquirenti perché ''i responsabili dell'animalicidio vengano scoperti''. Il presidente della Lav, Gianluca Felicetti, e l'avvocato Carla Campanaro, responsabile dell'ufficio legale dell'associazione, sono stati oggi in Molise, dove hanno incontrato a Isernia il Procuratore capo, Paolo Albano, e gli uomini del Corpo forestale dello Stato. ''Il bracconaggio - dicono i due rappresentanti della Lega anti vivisezione - deve essere considerato un allarme sociale, un pericolo per tutti''.
Gli animalisti hanno, ancora, depositato una memoria basata sugli articoli del codice penale sull'uccisione di animali e sul furto venatorio aggravato ai danni dello Stato. E poi hanno comunicato ufficialmente alle autorità la disponibilità della ricompensa per chi fornirà le informazioni utili a scoprire i responsabili dell'uccisione dell'orso, arrivata a 5.000 euro grazie al contributo di tanti cittadini indignati. I due rappresentanti della Lav hanno anche consegnato un melo, albero dai frutti pià ambiti da parte dei plantigradi, al comando provinciale di Isernia della Forestale affinché lo pianti nel luogo del ritrovamento del corpo esanime di Stefano. All'albero è stato appeso questo messaggio: ''In ricordo dell'orso Stefano, per tutti gli altri Stefano''. |
IL SECOLO XIX
7 LUGLIO 2013
La storia del cane naufrago
Carbonia - Erano intenti a calare le reti tra Carloforte e il faro di Mangiabarche, a 2 miglia circa dalla costa sud occidentale della Sardegna, quando hanno visto accanto alla loro barca, Lucia II, un cane di grossa taglia che nuotava con molta fatica contro la corrente e rischiava di annegare. I tre uomini del peschereccio che parte ogni giorno da Punte Trettu a Matzaccara, nel Sulcis, mercoledì notte non ci hanno pensato due volte: si sono subito adoperati per soccorrere quel cane che, probabilmente, era caduto da qualche imbarcazione o, peggio, era stato buttato volontariamente a mare.
«L’abbiamo chiamato e subito siamo riusciti a caricarlo in barca - racconta Sebastian Sulas, il primo dell’equipaggio che ha prestato soccorso - Era stremato, una volta a bordo l’abbiamo rifocillato con acqua e i panini che ci eravamo portati, poi gli abbiamo aperto la porticina della cabina dove è entrato e si è coricato sino allo sbarco».
Rientrati a Punte Trettu, i pescatori della Lucia II si sono attivati per dare assistenza al cane, un pastore belga nero. «Abbiamo chiesto l’intervento della Guardia costiera, dei vigili e dell’Asl: il nostro amico a quattro zampe meritava cure adeguate», spiega ancora Sulas. Il personale sanitario dell’Azienda sanitaria di Carbonia, guidato dal responsabile del servizio veterinario Salvatore Cambula, ha visitato il pastore belga prima di portarlo al canile di Tratalias.
«Al cane - fa sapere Cambula - sono stati prestati i soccorsi e le cure dovute e ora sta bene». «Evitate in tutti i modi di abbandonare gli animali», ammonisce il veterinario auspicando che l’ultimo arrivato al rifugio possa presto trovare una nuova casa accogliente.
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NEL CUORE.ORG
8 LUGLIO 2013
CARBONIA, PESCATORI SALVANO CANE ALLA DERIVA A 2 MIGLIA DALLA COSTA
Era stanchissimo. Forse gettato per farlo morire
Stavano calando le reti tra Carloforte e il faro di Mangiabarche, in provincia di Carbonia-Iglesias, a due miglia circa dalla costa sud occidentale della Sardegna, quando hanno visto accanto alla loro barca, Lucia II, un cane di grossa taglia che nuotava facendo molta fatica contro la corrente e rischiava di annegare. I tre uomini del peschereccio che parte ogni giorno da Punte Trettu a Matzaccara, nel Sulcis, mercoledì notte - racconta Quotidiano.net - si sono subito attivati per soccorrere quel cane che, probabilmente, era caduto da qualche imbarcazione o, peggio, era stato buttato a mare da qualche proprietario insensibile.
"L'abbiamo chiamato e subito siamo riusciti a caricarlo in barca - racconta Sebastian Sulas, il primo dell'equipaggio che ha prestato soccorso - Era stremato, una volta a bordo l'abbiamo rifocillato con acqua e i panini che ci eravamo portati, poi gli abbiamo aperto la porticina della cabina dove è entrato e si è coricato sino allo sbarco". Rientrati a Punte Trettu, i pescatori si sono prodigare per assistere il cane, un pastore belga nero. "Abbiamo chiesto l'intervento della Guardia costiera, dei vigili e dell'Asl: il nostro amico a quattro zampe meritava cure adeguate", spiega ancora Sulas. I medici dell'Azienda sanitaria di Carbonia, guidati dal responsabile del servizio veterinario Salvatore Cambula, hanno visitato l'animale prima di portarlo al canile di Tratalias. "Al cane - fa sapere Cambula - sono stati prestati i soccorsi e le cure dovute e ora sta bene". "Evitate in tutti i modi di abbandonare gli animali", avverte il veterinario con l'auspicio che l'ultimo arrivato al rifugio possa trovare quanto prima una nuova casa. |
CORRIERE DELL’UMBRIA
7 LUGLIO 2013
Gualdo Tadino (PG), un cane rischia di affogare nelle acque della diga
Salvato da municipale e vigili del fuoco al bacino del convento del Divino Amore
Stava per affogare nelle acque della diga artificiale del convento del Divino Amore ma il provvidenziale intervento dei vigili del fuoco e degli agenti del comando di polizia municipale ha salvato un cane da una triste fine.
E’ accaduto nei giorni scorsi al convento dei frati Cappuccini. Molto probabilmente il cane è sfuggito da una delle abitazioni della zona. L’allarme l’ha dato un uomo che stava passeggiando nella zona sentendo i latrati del cane finito nell’acqua. Contatto il comando di polizia municipale, mentre si recava nella zona, ha avvisato il distaccamento dei vigili del fuoco di Gaifana. L’intervento degli agenti della municipale e dei vigili del fuoco ha salvato la bestiola. Dal microchip si è poi risaliti ai proprietari. |
LA PROVINCIA PAVESE
7 LUGLIO 2013
Ritrovato dobermann «usato nei combattimenti»
di Denis Artioli
PARONA (PV) - Un bellissimo dobermann di 5 anni, Devil, sparito da Reggio Emilia tre mesi fa è stato ritrovato nelle campagne di Parona, a 200 chilometri di distanza. Maltrattato, con il corpo pieno di bruciature e lesioni, con abrasioni alle zampe perché rinchiuso probabilmente in una gabbia strettissima. «E forse utilizzato per i combattimenti», è il forte sospetto di Katia, la proprietaria, che è partita subito dal Comune emiliano per arrivare in Lomellina a riprendersi il suo Devil. «Ci ha telefonato una veterinaria – spiega Katia – avvertendoci che dal microchip risultava essere proprio il nostro cane». Un animale amatissimo dai proprietari, che non si davano pace dal 27 marzo, giorno in cui tornando a casa dal lavoro per il pranzo, non avevano più trovato Devil ad aspettarli contento e festoso davanti al cancello di casa. Il cane stava nel giardino, con una recinzione alta un metro e mezzo – spiega Katia –. Non sappiamo come abbia potuto uscire, non c’erano segni di effrazione. Non hanno rubato altro, il cane sì, e mai avrei immaginato nella mia vita che potesse succedere». Non si sa come sia finito a Parona, ma sicuramente non ci è arrivato da solo. Il 28 marzo, Katia ha presentato denuncia di furto, contro ignoti, in questura. Poi ha iniziato a far circolare volantini, la foto su Facebook e sul web. «Quando ho messo una ricompensa di 2mila euro per chi lo avesse ritrovato – spiega Katia – hanno iniziato a telefonarmi da tutta Italia, anche dieci-quindici telefonate al giorno di persone che mi dicevano di averlo trovato, persone che mi proponevano il loro cane per avere 2mila euro . Incredibile». Ma di Devil nessuna traccia. Pochi giorni fa, nel primo pomeriggio, la telefonata giusta, da Parona. «La veterinaria ha chiamato alle 1 5.30, sono andata a prendere mia figlia e con mio marito siamo partiti subito – dice Katia –. A quanto pare qualcuno aveva avvertito i vigili urbani, segnalando che il cane vagava per la campagna, forse scappato dalla prigione in cui lo tenevano o forse abbandonato, perché non erano riusciti a incattivirlo per portarlo a combattere. Lo hanno recuperato e portato in un canile lì vicino, non so esattamente dove». Ma all’arrivo a Parona un dubbio, forte: «Quando l’ho visto ero contentissima – spiega Katia – ma lui non mi ha riconosciuta, era spento, apatico. Ho pensato per un attimo che non fosse lui, ma c’è il microchip e una cicatrice per un intervento subìto qualche tempo fa. Evitava la mia mano, non voleva essere toccato. Chissà cosa gli hanno fatto in questi tre mesi. Ma ora è di nuovo qui con noi», in giardino, con un cucciolo con cui gioca e protetto da una recinzione portata a un’altezza di 5 metri.
http://persietrovati.blogspot.it/2013/05/reggio-emilia-smarrito-cane-dobermann.html
http://persietrovati.blogspot.it/2013/03/reggio-emila-smarrito-cane-dobermann.html
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NEL CUORE.ORG
7 LUGLIO 2013
PALIO DI ROCCASTRADA (LI), IL TAR HA DECISO: SI' ALLA CORSA DEI SOMARI
Respinto il ricorso della Lega anti vivisezione
Dopo un paio d'anni di riflessione, i giudici del Tar hanno deciso: le corse dei somari si possono fare anche sull'asfalto. Come avevo deciso la Toscana con un regolamento del 2009. La sentenza boccia il ricorso presentato dalla Lav e dà ragione a Roccastrada, il Comune maremanno in cui si svolge il palio con i ciuchi. Lo rivela "Il Tirreno".
La vicenda prende il via nel 2009, quando la sottosegretaria alla Salute Francesca Martini decide di porre restrizioni più severe contro le corse degli animali, nonostante le proteste dei toscani legati ad una tradizione irrispettosa degli animali. Per difendere i somari, venne stabilito l'obbligo di "ricoprire l'asfalto con materiale idoneo ad attutire i colpi degli zoccoli". I borghi toscani si lamentano e la Regione dà loro ragione con un regola mento, sempre del 2009, in cui concede una deroga ai palii dove gli asini corrono per meno di 250 metri. La misura, però, diventa "norma" solo due anni dopo. Proprio nel 2011, quando arriva il via libera alla deroga, la Lega anti vivisezione presenta il ricorso contro la Regione. Che il Tar ha deciso di respingere così: "Le misure di salvaguardia debbono essere adottate quando vi è stretta necessità, altrimenti si aggravano le spese per l'organizzazione di feste popolari in contrasto con gli obiettivi oggi popolari di spesa pubblica". Dunque, anche quest'estate i poveri ciuchi saranno costretti a gareggiare. |
GEA PRESS
9 LUGLIO 2013
Bracconaggio nel Delta del Po – L’indagine dell’Unione Europea
La risposta alla seconda denuncia dell'eurodeputato Andrea Zanoni: la Commissione sta valutando quali misure prendere per contrastare l'uccisione di uccelli in Italia.
“La Commissione sta valutando il caso specifico richiamato dall’Onorevole Deputato”. In tal maniera è stato riferito sui frequenti casi di bracconaggio nel delta del Po denunciati dall’On.le Andrea Zanoni. La Commissione, si legge nella risposta del Commissario Ue all’Ambiente Janez Potočnik all’interrogazione di Zanoni “terrà conto delle nuove informazioni“.
Una seconda interrogazione che fa seguito ai reiterati atti di bracconaggio.
Ad avviso dell’On.le Zanoni, eurodeputato ALDE e vice presidente dell’Intergruppo sul Benessere e la Conservazione degli Animali al Parlamento europeo, “si profila ora una bella bastonata per le ripetute violazioni alla direttiva Ue Uccelli in un’area dallo straordinario valore faunistico”. Il Commissario Ue ha infatti aggiunto come “la Commissione sta valutando altri casi legati alla mancata applicazione della direttiva Uccelli 2009/147/CE in relazione all’uccisione, alla cattura e al commercio illegali di uccelli selvatici in Italia. Una volta concluse le sue valutazioni, la Commissione deciderà le azioni successive più opportune al fine di garantire il rispetto della direttiva Uccelli”.
Nel caso del Delta del Po i volontari del WWF e della LIPU Rovigo hanno continuano a registrare casi di caccia illegale in tutte le loro uscite di controllo. Secondo Zanoni le autorità locali non aiutano continuando a minimizzare il problema. “Parliamo di un’area eletta a territorio di sosta, riproduzione e svernamento da parte di numerose specie di uccelli migratori – ha spiegato l’On.le Zanoni – Specie in particolar modo acquatiche, provenienti dall’Europa settentrionale e tutelate all’interno di Rete Natura 2000 quale Sito d’Interesse Comunitario SIC e Zona a Protezione Speciale ZPS ai sensi delle direttive Habitat 92/43/CEE e Uccelli 2009/147/CE”. Episodi di bracconaggio che completano, secondo l’Eurodeputato, il quadro di aperta illegalità venatoria che fa dell’Italia un fuorilegge in Europa. Oggi, invece, il Commissario Ue all’Ambiente ribadisce che la Commissione è pronta a prendere le dovute misure per contrastare l’uccisione di uccelli selvatici in Italia.
Già nel febbraio 2012 Potočnik aveva confermato all’On.le Zanoni, di avere aperto un’indagine presso le autorità italiane sull’efficacia dei provvedimenti adottati per porre rimedio all’attività di bracconaggio nel Parco del delta del fiume Po. “Alle autorità italiane, comprese quelle locali della provincia di Rovigo – ha concluso Zanoni – ricordo che l’Unione Europea prevede come a ciascuno Stato membro incombe la predisposizione del sistema di protezione richiesto per prevenire il fenomeno del bracconaggio e prendere gli opportuni provvedimenti per contrastarlo là dove esiste”.
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MESSAGGERO VENETO
8 LUGLIO 2013
E a Sutrio un capriolo investe due moto
Gino Grillo
SUTRIO (UD) Singolare incidente ieri mattina sulla 52 bis, nel tratto rettilineo che dal ponte per Sutrio porta a valle, non distante dall’imbocco della strada provinciale degli Alzeri. Un capriolo si è scontrato con un motociclista che a sua volta è stato investito dal suo compagno di escursione che lo seguiva in sella ad un’altra potente moto. I due centauri se la sono cavata con qualche danno ai ciclomotori, mentre il capriolo è morto. Non sono rari gli scontri fra fauna selvatica e veicoli sulle strade della montagna carnica, molto più raro però che questi avvengano in pieno giorno, i caprioli solitamente si vedono dall’imbrunire all’alba, e che coinvolgano delle moto. Già a suo tempo la guardia forestale aveva constatato come ci sia un maggior numero di animali morti per incidente stradale che per l’attività venatori a. L’incidente di ieri è avvenuto verso le 11 di mattina, un capriolo di oltre due anni “una bella bestia” probabilmente che si era recato ad abbeverarsi sul torrente But, è improvvisamente sbucato sulla strada regionale quando stavano arrivando due potenti moto. Sebbene il centauro, che viaggiava a velocità ridotta, abbia tentato di scansare l’animale, l’impatto è stato inevitabile. Il motociclista, austriaco come il suo compagno di viaggio che lo seguiva su un’altra moto, (entrambe sono due Bmw), è caduto sull’asfalto. Il suo collega non ha potuto evitare di scontrarsi a sua volta con l’animale e la moto che era caduta a terra. Immediato l’allarme al 118 da parte degli automobilisti che si trovavano in qual momento sulla zona. Sul posto un’ambulanza proveniente da Tolmezzo: i sanitari hanno medicato sul posto i due austriaci, che presentavano solo qualche escoriazione, senza doverli portare in ospedale. Sul posto i carabinieri di Comeglians per i rilievi del caso. L’animale invece, che è morto sul colpo, è stato preso in consegna dalla forestale di Paluzza che lo ha trasportato a Tolmezzo in attesa di trasferirlo a Cornino in pasto agli avvoltoi.
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NEL CUORE.ORG
8 LUGLIO 2013
GREEN HILL, IL SENATO APPROVA IL DDL CON IL DIVIETO DI ALLEVAMENTO
Ora il testo va alla Camera per l'ok definitivo
L'aula del Senato, con due distinte votazioni, ha approvato la nuova versione della legge comunitaria, che dopo la modifica approvata nella scorsa legislatura, si è "sdoppiata" in due ddl: uno è la Legge di delegazione europea 2013 (che delega il Governo al recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea); il secondo ddl è la Legge europea 2013 (con le disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea). Tra le disposizioni approvate quelle che introducono restrizioni per quanto riguarda le sperimentazioni sugli animali in favore di metodi alternativi. La norma anti-Green Hill, scritta già nella scorsa legislatura dall'on. Mi chela Vittoria Brambilla, proibisce "l'allevamento di cani, gatti e primati non umani sul territorio italiano destinati alla sperimentazione animale".
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IL GIUNGO.NET
7 LUGLIO 2013
Poiana e Upupa salvati grazie ad una staffetta tra polizia provinciale, Lav, Rama e Crasm
GROSSETO – Una poiana e un’upupa in difficoltà sono stati consegnati ieri (6 luglio 2013) alla LAV Grosseto rispettivamente dalla Polizia Provinciale e dalla reception del Campeggio Cieloverde. L’associazione ha provveduto a ritirarli e inviarli al Crasm di Semproniano tramite il pullman Tiemme in partenza dalla stazione ferroviaria del capoluogo. Ma non sono solo questi gli animali selvatici aiutati in questo periodo estivo dalla LAV che proprio a tal fine risponde ai numeri 328 5639980 e 333 8193351.
Gabbiani, civette, barbagianni, rondoni, passeri, gazze, garzette, cardellini, assioli, storni e piccioni sono tra le specie che nel corso di giugno e luglio hanno richiesto l’intervento LAV per un primo aiuto e l’immediata consegna al centro di Semproniano. Gli animali recuperati presentano una gamma di problemi a partire da traumi da impatto fino all’avvelenamento. Spesso si tratta di nidiacei. In casi di emergenza la LAV provvede a recapitare direttamente gli animali al centro con mezzi propri.
Chi ritrovasse qualunque animale selvatico in difficoltà può contattare la LAV ai numeri indicati, così come possono farlo i cittadini che vogliano mettersi a disposizione per eventuali recuperi nella propria zona. E’ infatti fondamentale una rete ampia e attiva di volontari per garantire la tempestività del soccorso.
“Ringraziamo ancora una volta la Tiemme per il fondamentale servizio di trasporto gratuito degli animali a Semproniano – dichiara Giacomo Bottinelli, responsabile LAV Grosseto – e ci complimentiamo per la sensibilità e cortesia mostrata da molti autisti al momento della consegna. La speranza è che in futuro il servizio si possa estendere anche agli autobus provenienti da Follonica e Porto S. Stefano verso Grosseto in modo da migliorare le possibilità di recupero in quelle zone”.
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IL TIRRENO
7 LUGLIO 2013
Ladri fanno razzia di polli, uova agnelli e conigli
TERRICCIOLA (PI) - Sarà per la fame e la crisi che morde sempre di più ma negli ultimi venti giorni l’allevamento di una famiglia di Terricciola è stato saccheggiato per ben due volte. L’ultimo furto, denunciato ieri mattina ai carabinieri, risale alla notte scorsa. I ladri sono entrati nella proprietà di Valerio Turchi, operaio verniciatore, e hanno fatto razzia di tutti gli animali che hanno trovato: galline, galli, conigli (39), due agnelli e anche una chioccia con le uova. Grande la disperazione di Turchi e della moglie Rosa Maria quando, ieri mattina, hanno scoperto che i loro animali erano finiti ancora una volta nelle mani dei ladri. «Per noi è un grave danno – dicono – oltre duemila euro. Hanno tagliato la rete di recinzione con una facilità che ci lascia sbalorditi. Questo furto ci ha messo in ginocchio, a noi questi animali servono anche per vivere. La crisi si fa sentire e noi non siamo certo ricchi. Chi ha fatto questo furto deve sapere che va a colpire persone semplici». I malviventi nella fretta i portare via i conigli hanno fatto morire alcuni coniglietti che erano appena nati. Una ulteriore crudeltà. Il pollaio si trova in un terreno vicino al santuario della Madonna di Monterosso. Venti giorni fa i ladri sono già entrati nella stessa proprietà e hanno portato via una decina di conigli e altri animali da cortile. «Avevamo fatto la denuncia – racconta la donna – pensavamo che finisse lì. Invece sono ritornati... Hanno rotto, oltre alla recinzione, anche le porte. Probabilmente sono arrivati con una macchina e un furgone su cui hanno poi caricato gli animali. Un messaggio ai ladri lo vorrei dare: “Non venite più, tanto di animali non ne troverete altri...».
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AGI
8 LUGLIO 2013
FAUNA: INVERNO RIGIDO, FALCIDIATI 44 CERVI IN FVG
Trieste - Una parte degli animali morti sono stati inviati al Centro Grifoni di Cornino e un'altra all'Istituto Zooprofilattico di Basaldella per gli esami di laboratorio necessari a definire le cause dei decessi. La selvaggina ancora viva e' stata invece consegnata al Centro Recupero Fauna di Campoformido per essere curata e riabilitata e per poi venire liberata nel suo habitat naturale. Nel dettaglio, sono stati recuperati: 44 cervi di cui 1 vivo, 18 caprioli, 1 volpe, 2 lepri e 1 allocco vivo. Gli esami autoptici hanno rivelato che gli animali sono stati vittime della carenza di cibo per un periodo eccessivamente lungo dovuto alla copertura nevosa che si e' protratta, anche a quote basse, fino alla tarda primavera. In sostanza, la fame e' stata la causa dei tanti decessi e quindi delle numerose carcasse rinvenute fino a meta' giugno, una selezione naturale che quest'anno e' stata particolarmente severa.
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NEL CUORE.ORG
8 LUGLIO 2013
"CARNE DI CINGHIALE NEI RISTORANTI ABRUZZESI SENZA CONTROLLI MEDICI"
L'allarme del veterinario del Parco della Maiella
Tonnellate di carne di cinghiale finiscono senza alcun controllo sanitario sulle tavole dei ristoranti abruzzesi. E' la denuncia del veterinario del Parco nazionale della Maiella, Simone Angelucci, docente del corso abilitante alla caccia di selezione organizzato dall'Ambito territoriale di caccia del Vastese, che si sta svolgendo a Vasto, in provincia di Chieti. Ogni anno nelle quattro province abruzzesi vengono prelevati, mediamente, dai quattromila ai seimila cinghiali nei periodi stabiliti.
Secondo Angelucci, solo il 4-5% di quei capi viene sottoposto a controlli sanitari limitati nei pressi delle aree protette dove ci sono strutture con veterinari. Alcune malattie che si possono trasmettere per colpa dei mancati controlli sono la trichinellosi, la brucellosi e la tubercolosi suina. ''Per questo motivo - continua il dottor Angelucci - la Regione Abruzzo è inadempiente rispetto alle direttive europee che mirano alla tutela della salute pubblica''. |
IL CENTRO
9 LUGLIO 2013
Attenti alle carni di cinghiale
VASTO (CH) - L’ultimo incontro ravvicinato con una mamma cinghiale e i suoi cuccioli risale a sabato sera a Punta Aderci. Una coppia che si era appartata sul costone è stata circondata dagli ungulati. Pare che Punta Aderci sia diventato uno dei luoghi preferiti dagli animali selvatici. La loro presenza ormai sta provocando gravi danni anche alla riserva. Il corso dell’Atc per selecontrollori organizzato dalla Provincia per abbattere i cinghiali è terminato ma ora si aspettano provvedimenti concreti. «Quando dalla teoria si passerà alla pratica?», chiedono i cittadini sempre più preoccupati. Anche perché i dati forniti dal medico veterinario Simone Angelucci durante una lezione sugli asp etti sanitari legati alla gestione del cinghiale non sono affatto tranquillizzanti. Gli esperti hanno rilevato che ogni anno in Abruzzo vengono prelevati mediamente 6mila cinghiali e solo il 5% viene sottoposto a controlli sanitari. «Questo accade perché in regione non è attiva una struttura capace di garantire la regolare esecuzione dei controlli di laboratorio sulle carni», ha dichiarato il veterinario. Una dichiarazione che corrisponde a una denuncia e che conferma l’urgenza di risolvere prima possibile un problema non più procrastinabile. I controlli sanitari mancano ma non è difficile trovare nei menu dei ristoranti piatti a base di cinghiale. E dopo il Pd anche i rappresentanti di Rifondazione comunista attaccano il presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio. «È trascorso un anno dalla tragica morte di un uomo di Casalbordino ucciso da un bracconiere perché scambiato per un cinghiale eppure nonostante le promesse del momento nulla è stato fatto di concreto», accusano il consigliere provinciale di Prc, Nicola Tinari, e il segretario provinciale, Riccardo Di Gregorio. «Invitiamo l’amministrazione provinciale a intervenire concretamente evitando improvvide dichiarazioni alla stampa. È necessario attivarsi ponendo magari lo sguardo alle altre realtà territoriali che già si sono attivate per risolvere la questione», insistono Tinari e Di Gregorio.
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NEL CUORE.ORG
7 LUGLIO 2013
PAMPLONA, DUE FERITI NEL 1° GIORNO DELLA CORSA DEI TORI DI SAN FIRMINO
Alla vigilia la clamorosa protesta animalista di Peta
Ecco i primi feriti a Pamplona, in Spagna, dove va in scena il festival di San Firmino, in cui i tori inseguono le persone per i vicoli della città. Nella prima corsa, già due feriti non gravi. Ad anticipare la manifestazione una protesta animalista organizzata da Peta (People for the ethical treatment of animals): un gruppo di manifestanti contrari alla corrida ha sfilato camminando all'interno di bare di cartone e con dei fiori in mano. La protesta è stata organizzata alla vigilia, venerdì scorso, in piazza Ayuntamiento.
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LEGGO
8 LUGLIO 2013
CORSA DEI TORI A PAMPLONA, 47 FERITI
PER LA FESTA DI SAN FIRMINO -FOTO
PAMPLONA - Tradizione pericolosa ma irrinunciabile quella della corsa dei tori a Pamplona, dove quest'anni è di 4 il bilancio dei feriti. Migliaia di persone hanno partecipato alla corsa dei tori nella seconda giornata della festa di San Firmino a Pamplona, nel nord della Spagna. Quattro persone, ha riferito Javier Sesma dell'ospedale di Navarra, sono rimaste ferite, ma nessuno è stato incornato. I feriti, tre spagnoli e un 41enne di Phoenix, in Arizona, non sono in gravi condizioni. La corsa di oggi, alla quale hanno preso parte sei tori da combattimento, è durata poco più di due minuti. "Mai più", ha commentato Jonathan Chadwick, un 31enne della Nuova Zelanda, aggiungendo che la corsa è stata "davvero spaventosa" e che si è trattato della "prima e ultima volta". Ade Erinkitola, un 41enne di San Francisco, vuole invece riprovarci. "È stato davvero eccitante - ha raccontato - e il mio cuore batteva davvero forte. Non sapevo cosa aspettarmi".
LA TRADIZIONE Il festival, reso famoso dal romanzo 'Fiesta, il sole sorgerà ancora' di Ernest Hemingway, dura nove giorni e comincia ogni mattina alle 8, quando sei tori che vengono educati in modo specifico per le corse, si lanciano per le strette stradine medievali di Pamplona affollate di partecipanti. Ogni sera gli animali che hanno corso al mattino vengono uccisi in combattimenti e la loro carne viene servita nei ristoranti della città. IL BILANCIO DEI FESTEGGIAMENTI La festa di San Firmino, a Pamplona, ha già registrato 47 feriti nella caratteristica corsa di migliaia di persone davanti ai tori. Non tutti, però, sono stati vittime dei tori: una ventina sono dovuti a contusioni riportate nelle cadute a causa della grande calca. Le celebrazioni in onore del protettore di Pamplona - capitale della Navarra - hanno origine medioevale e sono caratterizzate dall«'encierro», una corsa di 825 metri per le viuzze in pietra del centro storico nella quale migliaia di persone tentano di correre davanti a una sestina di tori. Ogni mattina, dal 7 al 14 luglio, alle 8 si svolge un encierro, quello di oggi è stato il più veloce, con 2 minuti e 27 secondi. Le feste di San Firmino sono considerate tra le più famose al mondo dopo il carnevale di rio e l'Oktoberfest di Monaco e ogni anno radunano decine di migliaia di turisti, tanto che la popolazione di Pamplona, circa 200 mila abitanti, si raddoppia.
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http://www.leggo.it/NEWS/ESTERI/pamplona_feriti_san_firmino_tori_corsa/notizie/301664.shtml
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L’HUFFINGTHON POST
9 LUGLIO 2013
San Firmino 2013: la festa di Pamplona continua. Corse di tori, vino e feriti
Due feriti. È questo il bilancio del terzo 'encierro' della festa di San Firmino, le tradizionali corse dei tori che ogni estate, dal 6 al 14 luglio, animano le strade di Pamplona, nel nord della Spagna.
In una sorta di isteria collettiva i residenti di Pamplona, ma anche gente proveniente da ogni parte del mondo, prendono parte a questa festa la cui attrazione principale è appunto la corsa davanti ai tori. Una mandria viene liberata per le strade della città e in un percorso di circa 800 metri i partecipanti, ubriachi di sangria e vestiti in abiti tradizionali, scappano per evitare le incornate degli animali. Tutto ha termine il 14 luglio a mezzanotte quando un nutrito gruppo di pamplonesi e turisti si riunisce nella piazza del municipio per dare l'arrivederci ai sanfermines dopo 8 giorni di baldoria senza freni. Il sindaco esce dal balcone del municipio e ringrazia gli assistenti per la partecipazione ai festeggiamenti in onore del Santo Patrono, e allo stesso tempo li invita ad essere presenti l' anno seguente.
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http://www.huffingtonpost.it/2013/07/09/san-firmino-2013-pamplona-corsa-tori_n_3565636.html?utm_hp_ref=cronaca?view=print&comm_ref=false
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NEL CUORE.ORG
13 LUGLIO 2013
PAMPLONA, SANGUE E POLEMICHE SUGLI "ENCIERROS" DI SAN FIRMINO
Amputato il braccio ad un turista americano
Come al solito, la festa di san Firmino a Pamplona miete il suo tributo di sangue. Ieri, nel sesto encierro, con i sei tori dell'allevamento "El Pilar", sette persone sono rimaste ferite, tra le quali tre in prognosi riservata (ad un turista americano ventenne è stato amputato un braccio).
Pochi secondi dopo la partenza, un grosso toro nero si e' staccato dalla mandria, sbucata a gran velocità dal recinto di calle Santo Domingo lungo l'itinerario di 800 metri che si conclude nella Plaza de toros. In testa al gruppo, l'animale ha travolto un corridore in calle Estafeta, si è accanito su di lui, incornandolo ripetutamente per più di 30 secondi. L'animale, scatenato, ha ripreso la sua corsa alla cieca fra i "mozos", i corridori vestiti di bianco col tipico fazzoletto rosso al collo, facendo giravolte e incornando chiunque incrociasse sul cammino. Il ferito in calle Estafeta e' D.M.V, 48 anni, di Castellon, che ha ricevuto tre cornate, due all'inguine e una alla gamba sinistra. Il turista statunitense P.E. di 20 anni, è stato incornato ad un braccio, poi amputato, all'altezza del tratto di Telefonica del percorso. Meglio è andata al suo connazionale, T.T., 48 anni del Colorado, che ha subito diverse contusioni in una caduta fra le zampe dell'animale, all'altezza del tratto di Mercaderes. Il terzo ferito da due cornate al braccio destro è un barcellonese di 42 anni, J.M.B.C., meno grave. Feriti in maniera lieve, con contusioni e traumi, J.A.F.G, 34 anni di Madrid e X.Y.D., 32 anni, di Pamplona. I tori dell'allevamento El Pilar di Salamanca erano considerati "docili" dagli esperti. Non sarà certo di questa opinione il "mozo" di Castellon, rimasto in balia del toro nero. L'animale di 550 chili lo ha trattato come una bambola di pezza, lo ha lanciato per aria, lo hafatto volteggiare, lo ha incalzato sul selciato con le corna, lo ha denudato quasi del tutto, per poi rialzarlo di nuovo di peso. Invano il corridore ha tentato di proteggersi. Solo l'intraprendenza degli altri "mozos" ha sottratto l'aragonese alla furia del toro. Si sono ovviamente ridestate le polemiche sugli "encierros" che si svolgono dal 7 al 14 luglio. I corridori sono spesso turisti molto giovani, ubriachi fradici, che affrontano la corsa da incoscienti. Peggio è comunque andata ai tori, uccisi in serata dai toreri Juan Jose' Padilla, Julian Lopez detto El Juli e Jimenez Fortes.
VIDEO
http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/pamplona-sangue-e-polemiche-sugli-encierros-di-san-firmino.html
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TISCALI
13 LUGLIO 2013
Spagna, Corsa dei tori di San Fermino, 21 feriti, uno grave
Pamplona - La tradizionale corsa dei tori in occasione di San Fermino per le strade di Pamplona, nel nord della Spagna, fa segnare un bilancio pesante: sono 21 le persone rimaste ferite questa mattina, di cui una in modo grave.
Il momento più drammatico è stato l'arrivo dei tori nell'arena dopo quasi un chilometro di corsa per i vicoli della città, quando gli spettatori si accalcano e restano intrappolati davanti ai cancelli d'ingresso: all'arrivo dei tori molti dei partecipanti all'"encierro" non sono riusciti a spostarsi e sono stati calpestati dagli animali in corsa.
Un ragazzo di 19 anni si trova in gravi condizioni ed è ricoverato al pronto soccorso dell'ospedale di Navarra: "Il ragazzo è grave e soffre di traumatismo toracico e sindrome da asfissia", hanno indicato i medici. Altri due ricoverati hanno riportato ferite provocate dalle corna dei tori.
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AGI
13 LUGLIO 2013
Spagna: 21 i feriti in drammatico 'encierro' a Pamplona, 1 grave
Pamplona (Spagna), 13 lug. - Drammatica corsa dei tori a Pamplona: nel settimo 'encierro' della festa di San Firmino, alcuni corridori sono caduti poco prima dell'ingresso alla piazza, formando una barriera umana per gli animali che sopraggiungevano a tutta velocita'. Il bilancio e' di 21 persone ricoverate in ospedale, tra cui un 19enne spagnolo in condizioni molto gravi per un trauma al torace. Feriti in modo serio anche un irlandese, pure lui colpito al torace, e altri due uomini incornati dai tori. Diversi corridori hanno perso i sensi dopo essere rimasti schiacciati dagli altri inciampati sopra di loro, con due tori che sono finiti addosso al groviglio di corpi. A peggiorare la situazione e' stato il fatto che la porta principale di accesso al recinto e' rimasta inspiegabilmente chiusa e solo dopo la caduta di massa ne e' stata aperta una laterale. Per fortuna i tori di mezza tonnellata dell'allevamento de Fuente Ymbro non hanno caricato le persone a terra ma hanno cercato un varco per entrare nella piazza, altrimenti il bilancio sarebbe stato ben piu' drammatico in quella che e' considerata come il piu' grave episodio di cadute di massa a Pamplona negli ultimi decenni di corse dei tori. La festa di San Firmino, giunta al sesto giorno, ospita sempre un numero crescente di visitatori per il fine settimana. Nelle prime sei corse erano rimaste feriti in tutto 22 persone.
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YAHOO NOTIZIE
14 LUGLIO 2013
Spagna, operazione chirurgica per incornata a Pamplona: è grave
Pamplona (Spagna) - E' ferita gravemente la 23enne australiana incornata a Pamplona, in Spagna, durante l'ultima corsa dei tori alla festa di San Firmino. Secondo una nota del governo regionale è stata ferita alla schiena ed è stata sottoposta a intervento chiururgico. È stata identificata soltanto con le iniziali J. E. Altre quattro persone sono state portate in ospedale per ferite minori riportate durante l'ultima corsa dei tori della festa, per cadute o per essere stati trascinati e gettati a terra dagli animali. È molto raro che una donna sia incornata a Pamplona, dove la quasi totalità dei partecipanti è costituita da uomini. Secondo Javier Solano, esperto della manifestazione che lavora per la tv nazionale Tve, i dati mostrano che nella storia recente sono solo due le donne incornate. Gli altri feriti di oggi sono un uomo di 39 anni della California, un 23enne di Madrid e altri due di Navarra, secondo quanto riportano le autorità locali. Nessuno di loro è in gravi condizioni.
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IL GIORNALE
14 LUGLIO 2013
Se i tori al macello hanno più cervello dell'uomo ubriaco
Al tradizionale encierro di Pamplona 21 feriti per la calca. Strage evitata, ma solo perché gli animali non hanno caricato
OSACR GRAZIOLI
In Spagna ogni orrore ha il suo patrono, un santo inconsapevole e sicuramente poco felice di essere venerato nei giorni in cui animali, che nulla gli hanno fatto di male, subiscono le torture più orrende. Nelle feste sanguinarie del popolo spagnolo, gli animali usati sono i più vari: bovini, ovini, asini, cani, gatti, conigli, galline, oche. L'elenco è infinito, ma, se comprendiamo la corrida, sono sicuramente i bovini a rimetterci le penne in modo orribile, uccisi col ferro e col fuoco, mentre bocche sgangherate ridono invocando il santo o la madonna di turno, storpiandone il nome con la lingua che si arrotola per la troppa sangria e i fiumi di cerveza (birra) che scorrono nelle gole riarse dal caldo. Ma la religione serve a coprire il business di bovini ormai inutilizzabili nelle corride e nella riproduzione, che diventano utili ad allevatori e commercianti per riciclare «gli scarti».
Siamo ormai all'ultimo giorno di una delle feste più lunghe e più famose di tutto il mondo. Basta citare Pamplona, capoluogo della comunità autonoma di Navarra, perché chiunque corra immediatamente alle immagini che le televisioni diffondono dal 6 al 14 luglio, quando nella città fondata da Pompeo si svolgono Los Sanfirmines, le feste in cui ogni giorno si svolge l'encierro, ovvero la corsa dei tori che per 825 metri sgroppano liberi, mentre una folla di gente da ricovero coatto li precede e li affianca cercando di non farsi incornare o pestare o stringere contro un muro. Nei minuti prima dell'encierro, i partecipanti venerano il santo di turno, il povero Firmino, decapitato nel 303 ad Amiens dove i francesi non apprezzarono il suo fervore religioso. Cantano per il loro patrono in catalano e basco «A San Firmino, il nostro patrono, chiediamo che ci guidi nell'encierro dandoci la sua benedizione». Va da sé che, ogni anno, i feriti sono numerosi e qualche volta ci scappa il morto, come accadde nel 2009. Quest'annno l'encierro di ieri è stato uno dei più drammatici. I «corredores», vestiti di bianco e con il fazzoletto rosso, nel fuggire inseguiti dai tori, hanno cominciato a cadere davanti all'entrata dell'arena e, complice una porta che non si è aperta, hanno formato una sorta di barriera umana, posta sul percorso finale dei tori che sopraggiungevano a tutta velocità. I tori hanno mostrato molto più raziocinio di loro, non caricandoli, altrimenti sarebbe stata una tragedia. Il bilancio invece è «solo» di ventun feriti lievi, quattro gravi ricoverati in ospedale e uno in prognosi riservata. Iruña (Pamplona in basco) conta circa 200.000 abitanti che diventano un milione e mezzo durante Los Sanfirmines . In questo periodo Pamplona si ferma, tutti i negozi sono chiusi e rimangono aperti solo bar, ristoranti, alberghi e discoteche. Le giornate sono calde e le notti lunghe, passate tra canti, balli e colossali bevute. L'alcol è un viatico importante per disinibire i centri cerebrali e affogare la paura che si fa sentire quando un toro di mezza tonnellata si stanca di essere pungolato, di scivolare sul terreno di strade strette e di spaccarsi muscoli e ossa contro il muro delle case che sporgono sul percorso e, rimasto solo, si accorge di te, che agiti il fazzoletto con minore convinzione ora che ce l'hai davanti, mentre sbuffa e abbassa le corna. E se non ti ritrovi all'ospedale, ti ritrovi in albergo a cambiarti le mutande che emanano un puzzo insopportabile, anche per i tori. San Firmino, dacci la tua benedizione. E un cambio di mutande pulite. |
GEA PRESS
7 LUGLIO 2013
Senato, vivisezione – Giovanardi vota un “SI” convinto all’articolo amato da alcuni settori animalisti.
Tra le spiegazioni in Aula del Senatore anche il suo terrazzo con i topi portatori di incendi e malattie
Tra gli applausi del Gruppo PdL e dell’ex Senatore Marino (ora Sindaco di Roma), anche il Senatore Giovanardi ha votato integralmente il famoso articolo 12 del ddl relativo alla “Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea – Legge di delegazione europea 2013“. Si tratta, come è noto, del recepimento della Direttiva Europea cosiddetta “vivisezione” del settembre 2010.
Gli applausi del PdL e dell’ex Senatore Marino, si legge nel resoconto del Senato, sono pervenuti a conclusione del suo intervento. Il Senatore, giovedì scorso, aveva concluso affermando “ che questo Senato debba avere ben presente che c’è una gerarchia dei valori e che prima dei roditori vengono gli esseri umani“. Giovanardi, infatti, è convinto che il comma 2 dell’art. 12, presentato da alcuni settori animalisti come una sorta di vittoria, imporrà il recepimento della Direttiva così come approvata dal Parlamento Europeo. Direttiva che il Senatore Giovanardi ha dichiarato di apprezzare. La stessa che alcuni settori animalisti definirono allora un “buon punto di partenza“.
Il comma 2 richiamato dal Senatore Giovanardi riferisce come “nell’attuazione dei princìpi e criteri direttivi di cui al comma 1, il Governo è tenuto a rispettare gli obblighi che derivano da legislazioni o farmacopee nazionali, europee o internazionali“. Dunque, animalisti cantate pure vittoria, tanto ho vinto io.
Secondo il Senatore Giovanardi “la direttiva europea è molto chiara e stabilisce che gli Stati membri non possono introdurre nel loro ordinamento criteri più restrittivi rispetto a quelli dettati dalla direttiva europea e possono mantenere in vigore solo disposizioni vigenti al 9 novembre 2010. Quindi, se uno Stato membro alla data del 9 novembre 2010 si è già dotato di una normativa più restrittiva, questa rimane in vigore. Oltre quella data è obbligatorio invece aderire e rispettare la direttiva europea. Se uno Stato membro non ottempera incorrerà in un’infrazione“. Purtroppo il Governo Berlusconi nel novembre 2010 non decise niente ed ora il Senatore Giovanardi potrebbe avere ragione di cantare vittoria.
Curioso l’aneddotto con il quale Giovanardi ha criticato in Aula quello che evidentemente ritiene una effimera vittoria animalista. Il Senatore PdL, ha infatti dichiarato di avere “finito di derattizzare il terrazzo di casa mia, come succede a tanti (perché sapete che i topi, purtroppo, portano malattie, provocano incendi e presentano tutta una serie di patologie), e noi scriviamo, all’articolo 12, che è proibita la ricerca sulle sostanze d’abuso condotta sui ratti. In Italia, quindi, non si potrebbe più fare ricerca riguardo la cocaina, l’eroina e le modalità attraverso le quali si progredisce per tentare di salvaguardare la vita dei tossicodipendenti. Non si potrebbero più effettuare test sui ratti, ma soltanto sugli esseri umani“.
Il Senatore non ha poi specificato come sia finita la presenza dei topi nel suo terrazzo. Di certo ha votato convinto la “vittoria” animalista. Un fatto che preoccupa dal momento in cui, al di là dei buoni giudizi su questa legge rilasciati da settori animalisti, nessuna reale opposizione si è sollevata in campo medico dedito alla sperimentazione animale. Questo per tentare di bloccare l’art. 12, votato sia degli antivivisezionisti che dai pro-sperimentazione animale.
Come è noto il Senatore Giovanardi viene visto in campo animalista come una sorta di antitesi alle loro tematiche. Dai circhi fino alla sperimentazione animale, il Senatore è stato sempre nella sponda opposta rispetto a quella occupata dagli animalisti.
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IL SECOLO XIX
8 LUGLIO 2013
Lasciati in auto sotto il sole muoiono due cuccioli di cane
Roberto Sculli
Genova - La mamma, ribattezzata Sissi dai volontari che l’hanno sottratta al forno di lamiera appena in tempo per salvarle la vita, ha continuato a latrare per tutto il giorno. Cercando disperatamente i suoi piccoli, che la crudeltà dell’uomo gli ha portato via in una delle giornate più torride di questo inizio estate.
Non c’è stato nulla da fare per i suoi due cuccioli, ieri nel primo pomeriggio, quando i volontari dell’Enpa, l’ente protezione animali, e gli agenti di polizia municipale si sono precipitati in viale Caviglia, nel cuore dei giardini di Brignole: i due meticci, come ha certificato un veterinario, erano già morti per il caldo e la disidratazione dopo essere stati lasciati a bordo di un’auto da una famiglia di romeni, poi consegnati alla polizia e denunciati a piede libero.
Era già troppo tardi, quando uno dei numerosi passanti, a due passi dalla stazione, ha notato i tre cani a bordo dell’auto parcheggiata, una Renault scura, e ha chiamato i soccorsi. Tra i primi ad arrivare i vigili della vicina sezione della Foce, subito seguiti dai colleghi del reparto Ambiente e da un gruppo di volontari dell’Enpa. Compresa subito la gravità della situazione, gli agenti hanno fatto per rompere i finestrini, ma, proprio in quel momento, sono arrivati i proprietari.
Erano assenti da ore e del tutto incuranti della situazione, prova ne sia il fatto che non avessero con sé dell’acqua per rifocillare la mamma e i suoi due cuccioli. «Ma che avete fatto?», hanno chiesto i soccorritori esterrefatti, davanti a un capannello di persone, ma il terzetto non ha saputo dare spiegazioni convincenti. Anzi, in un primo momento - forse perché apparentemente confusi, ma abbastanza lucidi da conoscere a fondo la legge italiana - ha provato ad addossare la colpa dell’accaduto al minore.
I tre romeni, una coppia sulla trentina e un amico, a quanto hanno spiegato in Italia solo da circa una settimana, sono tutti stati denunciati per maltrattamenti.
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LA NUOVA FERRARA
8 LUGLIO 2013
all’Ipercoop
Un cane lasciato sotto il sole cocente nel parcheggio
Ferrara - Allarme ieri mattina nel parcheggio del centro commerciale dell’Ipercoop “Il Castello” quando alcune persone hanno segnalato alle autorità la presenza di un cane legato ad un palo nell’area di sosta sotto un sole molto cocente e ad una temperatura elevata, senza acqua.
«Anche se per pochi minuti - ha dichiarato indignato ieri un testimone - questo è uno dei classici casi di abbandono di animali e che andrebbe severamente sanzionato, visto le condizioni ambientali particolarmente difficili».
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GO NEWS
7 LUGLIO 2013
Cane intrappolato nella bauliera di un'auto, salvato dai vigili del fuoco
Disavventura per una famiglia tedesca in viaggio: chiusa la portiera con le chiavi dentro e il loro animale in trappola sotto il sole cocente
Prov. di Firenze, - Una buona notizia arriva da Certaldo dove oggi, domenica 7 luglio, i vigili del fuoco di Petrazzi sono riusciti con il loro intervento a salvare un cane di piccola taglia che era rimasto intrappolato nella bauliera di un’auto Volkswagen. L’episodio è avvenuto poco prima di mezzogiorno quando una famiglia tedesca in Valdelsa per un giro turistico, composta da padre, madre e tre bambine, si è fermata nel parcheggio della Coop.
Una volta scesi tutti dal mezzo, qualcuno ha lasciato per sbaglio le chiavi dell’auto dentro il baule, dove appunto era rimasto l’animale. Non potendolo fare uscire, i visitatori stranieri hanno chiamato i vigili del fuoco per farsi aiutare, complice anche il sole cocente che rischiava di trasformare il loro veicolo in un forno. Una volta sul posto, la squadra ha tentato prima di forzare la serratura, poi è intervenuta rompendo il cristallo posteriore dell’auto facendo uscire il cane. L’intervento è durato poche decine di minuti: alla fine l’animale stava bene e per la famiglia tedesca solo un po’ di spavento e un vetro da sostituire.
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GAZZETTA DEL SUD
8 LUGLIO 2013
Messina
Villa Dante, veleno per uccidere cani
Bustine per topi sono state gettate nell’area adibita per i “migliori amici dell’uomo”, immediatamente chiusa. L’episodio riporta l’attenzione sulle condizioni dell’intero parco cittadino
Villa Dante va immediatamente bonificata. Uno dei pochi polmoni verdi del centro città è ridotto in condizioni indecorose sotto diversi aspetti. E’ vero, per la negligenza politico-amministrativa, ma anche (forse soprattutto) per l’inciviltà di vandali senza scrupoli. Chiusa con un lucchetto l’area “riservata ai cani d’affezione”. Ingressi sbarrati per un episodio grave: sono stati gettate all’interno delle bustine di veleno per topi, rendendo inagibile lo spazio. Dell’accaduto sono stati immediatamente messi al corrente i vigili urbani, che dovrebbero intervenire nelle prossime ore, mentre si riapre la questione sicurezza all’interno della superficie che accoglie giornalmente bambini, ragazzi, anziani ma anche, appunto, gli “i migliori amici dell’uomo” con i loro padroni. Serve sorveglianza e cura dei luoghi.
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IL PICCOLO
8 LUGLIO 2013
Cinghiale sbuca sulla strada, investito da 4 automobili
Alessandra Ceschia
LATISANA (UD) È sbucato all’improvviso il cinghiale che sabato sera sullo stradone che collega Lignano e Latisana è stato centrato da quattro vetture. L’incidente si è verificato una decina di minuti prima delle 22 quando sulla 354, poco prima del semaforo di Pertegada, il flusso del traffico era piuttosto intenso, molti gli automobilisti che stavano rientrando da Lignano dopo una giornata trascorsa al mare. Ed è stato solo il caso a far sì che in quel momento sulle due corsie dello stradone che porta a Latisana non vi fosse alcun motociclista, altrimenti l’esito dell’incidente, che non ha visto alcun ferito, avrebbe avuto ben altre conseguenze.L’animale, un esemplare adulto da 120-140 chili, è sbucato all’improvviso sulla carreggiata ed è stato centrato da un primo veicolo, quindi è rimbalzato su un’al tra vettura a lato e pure le due auto che seguivano sono state coinvolte nell’impatto. La carcassa dell’animale dilaniata dai numerosi urti contro i veicoli è rimasta sul ciglio della strada regionale 354, dove il traffico si è fermato, tanto che si è resa necessaria la chiusura delle due corsie in direzione Latisana per oltre un paio d’ore. Gravemente danneggiate le quattro vetture, ma fortunatamente gli automobilisti, benchè sotto choc, non sono rimasti feriti. Sul posto i carabinieri e gli agenti della polizia municipale di Latisana, i vigili del fuoco del distaccamento stagionale di Lignano e le guardie di Federcaccia, sul posto con il coordinatore Salvatore Salerno che si è occupato del recupero dell’animale, consegnato al centro grifoni di Cornino attraverso il personale dell’amministrazione provinciale. «Avrebbe potuto andare molto peggio vista la taglia dell’animale» constata Salerno coordinatore di un gruppo di guardie che conta su una quindicina di volontari, pronti a correre da un capo all’altro della provincia in occasione di incidenti provocati da selvaggina, purtroppo molto frequenti. «La Bassa friulana è sempre più coinvolta dalla presenza dei cinghiali, da Muzzana a Latisana, da Palazzolo a Ronchis - constata Salerno – si tratta di animali pericolosi, soprattutto in questo periodo visto che le femmine hanno i cuccioli e sono particolarmente aggressive. Consigliamo pertanto – aggiunge Salerno – di moderare la velocità e di allontanarsi dalle cucciolate in caso di avvistamento».
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GIORNALE DI BRESCIA
8 LUGLIO 2013
Furto nei furgoni del circo Grioni, sparita Lilly
Prov. Di Brescia, È forse il danno più grosso che potesse subire il circo. Al di là del furto all’interno di uno dei furgoni parcheggiati in via Adige a Bedizzole, durante il quale i ladri si sono impossessati di oggetti come un tablet e una radio. È scomparsa infatti la piccola Lilly, una dei quattro cani addestrati. Una chihuahua di una decina d’anni. Una cagnetta che era stata abbandonata e che la famiglia Grioni ha adottato e voluto educare per farla partecipare insieme a Chicca, Stella e Candy agli spettacoli, insieme a giocolieri, clown, e pure ad un asinello e ad un pony salvati da morte certa.
«Noi facciamo sosta a Bedizzole con i nostri furgoni - racconta Marco Grioni, figlio di Roberto, il proprietario -. Per quest’estate andiamo a far spettacoli sul Garda e sabato sera eravamo a Riva. Avevamo lasciato Lilly nel furgone, perchè non stava bene. Quando siamo tornati, dopo la mezzanotte, ci siamo accorti subito che c’era qualcosa di strano. Lilly di solito ci viene incontro. Poi abbiamo trovato tutto ribaltato all’interno del caravan e ci siamo accorti del furto». I Grioni non sanno se la cagnolina (che ha partecipato anche ad alcuni eventi televisivi) sia scappata impaurita (cosa che sarebbe davvero strana) o se invece sia stata rubata dai ladri. «In ogni caso chiediamo a chi dovesse trovarla di riportala al circo, o ai carabinieri. Ha il regolare microchip.
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CORRIERE DELLE ALPI
8 LUGLIO 2013
Tremila cervi in Cansiglio: «Sono troppi»
Francesco Dal Mas
TAMBRE (BL) - Che i cervi nella foresta del Cansiglio sia decisamente troppi - 3 mila, secondo le ultime stime - lo ammette anche il comandante regionale del Corpo forestale dello Stato, Daniele Zovi. E anche lui condivide le preoccupazioni dei sindaci dell'altopiano, da una parte, e quelle degli allevatori dall'altra. Ma ha un tema in più sul quale lanciare l'allarme: recitanti i pascoli, legittimamente anche se non è bello da vedersi, gli animali stanno divorando le plantule dei faggi, per cui rischiamo di non avere più l'atteso rinnovo della foresta. Per cui anche Zovi si dice d'accordo con l'Istituto Ispra che, ancora tre anni fa, ha autorizzato l'ente Veneto Agricoltura a procedere con la campagna di abbattimento di un a quota l'anno di ungulati. Si trattava, allora, di 400 capi l'anno, di cui solo 40 all'interno della foresta. L'11 luglio è in programma un nuovo incontro tra la Giunta regionale del Veneto ed i sindaci di Tambre, Farra d'Alpago e Fregona. A tema il problema dei cervi. «Non sta a me esprimermi, ma so che a suo tempo la Regione interpellò l'istituto che più di ogni altro ha i presupposti scientifici per pronunciarsi. E l'Ispra all'epoca si espresse dicendo che c'erano le condizioni di intervenire: nei termini che sono stati precisati». Quindi? «Non vedo perchè non si debba procedere». E, secondo Zoni, bisogna farlo in fretta perchè gli ungulati sull'altopiano stanno crescendo a dismisura. «È vero, nessun censimento preciso è ancora stato compiuto, però da riscontri molto attendibili noi del Cfs riteniamo che non si è lontani dalla verità quando si dice che la cifra dei 3 mila animali è stata raggiunta». Secondo Zovi, l'aspetto più preoccupante di tutta la vicenda non è tanto il numero assoluto di cervi in Cansiglio , ma il fatto che questi animali si siano moltiplicati a dismisura in pochi anni. «Un decennio fa i cervi si contavano sulle dita di poche mani, adesso sono una quantità enorme, eccessiva. Bisogna provvedere per mantenere l'equilibrio naturale di questa foresta». Gli allevatori si sono arrangiati come potevano, recintando i pascoli a volte perfino col filo spinato. «Non è bello, anzi mi auguro che al più presto si provveda a liberare il Cansiglio da queste misure che non sono affatto compatibili con l'ambiente. Mi rendo conto, però, che gli allevatori non avevano altro modo di proteggersi. Quando inizierà l'operazione di abbattimento, anche i recinti dovranno essere progressivamente tolti. Intanto la foresta del Cansiglio è così ben gestita - da parte sia statale che regionale - che si arricchisce di nuove presenze». «Siamo in attesa del lupo e della lince. Sono già stati avvistati in Cansiglio, speriamo di poter confermare presto che sono presenze stabili. Non manca neppure l'orso, per il momento ancora soltanto di passaggio. Posso però certificare che nell'ultimo anno abbiamo constatato sulle montagna del Veneto, in particolare sulle Dolomiti, la presenza di ben 5 orsi». Ritornando al Cansiglio, il Comandante della Forestale dice d'augurarsi che l'eventuale ristrutturazione dell'hotel San Marco possa avvenire in compatibilità con le peculiarità ambientali del posto.
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CRONACA TORINO
8 LUGLIO 2013
Caldo animali Torino, i negozianti mettano una ciotola d’acqua davanti al proprio negozio
Un piccolo gesto per aiutare i nostri amici a quattro zampe
L’idea risale alla lontana estate del 1877 quando, per una forte ondata di calore, molti sindaci e magistrati civici di città e paesi italiani ordinarono ai loro concittadini di lasciare sempre una ciotola d’acqua fresca fuori dalla porta di casa per permettere che i cani ed i gatti randagi si dissetassero.
L’APPELLO DI AIDAA – Oggi, nel 2013 Aidaa, Associazione Italiana in Difesa di Animali e Ambiente, rilancia l’antico appello a tutti i cittadini, ai titolari di locali pubblici, e ai sindaci degli oltre 8.000 comuni italiani.
- L’appello vale per tutti i cittadini italiani, con un particolare accento per chi risiede nei territori del Sud, esposto logicamente a condizioni di temperatura ancora più elevate.
- Aidaa, nel suo appello, invita addirittura i sindaci ad emettere “apposite ordinanze” allo scopo di favorire la presenza delle ciotole d’acqua fresca fuori dai locali pubblici.
METTIAMO UNA CIOTOLA D’ACQUA DAVANTI A CASA O IN GIARDINO – Grazie, infatti, a una semplice ciotola d’acqua si potranno aiutare cani, mici e uccellini, che si potranno dissetare e, in alcuni casi, salvare dalla disidratazione e dalle conseguenze anche letali che può avere.
AIUTARE UN ANIMALE CI DONERA’ UNA GIOIA INDESCRIVIBILE – Vedere un cagnolino, un micio o un semplice passerotto venire a dissetarsi, ci ripagherà una gioia indescrivibile. Provare… per credere!
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ALTO ADIGE
8 LUGLIO 2013
Tornano di moda i roditori Il più gettonato è il cincillà
di Martina Capovin
BOLZANO - Tornano di moda i piccoli roditori e, tra i più gettonati, ci sono i cincillà anche per la loro «facile gestione». Questi animali sono molto simili a grossi scoiattoli e il loro peso oscilla tra i 300 e gli 800 grammi. Generalmente è un animale molto docile che non morde mai, o quasi. Ci sono cincillà che si fanno coccolare senza alcun problema ma anche roditori che non amano essere toccati. Si tratta di “animali gregari” che amano stare in coppia: è consigliabile quindi adottarne due, naturalmente con un maschietto sterilizzato. Se avete un solo esemplare, fare l’inserimento è cosa piuttosto delicata e bisogna informarsi bene su come procedere. Il cincillà ha bisogno di molto spazio, in particolare in altezza: la sua gabbia ideale può avere una base non estremamente estesa in orizzontale ma obbligatoriamente in verticale. Se vive in gabbia, ha assoluta necessità di uscire più ore possibile. La situazione ottimale sarebbe una stanza tutta sua: attenzione però a tutto quello che è “rosicchiabile”. I cincillà hanno dei bei dentini, quindi mettete tutto ciò a cui tenete al sicuro. L’alloggio ideale per un cincillà è un recinto o una gabbia di almeno 2×2 metri, con un’altezza di almeno 120 cm. Sono necessari dei ripiani per farlo saltare, disposti a una certa distanza gli uni dagli altri. L’arredo interno deve essere composto da: una o più ruote, una casetta resistente (il legno può andare bene, ma sappiate che verrà molto presto rosicchiato a dovere), ciotole possibilmente in acciaio e ben ancorate al le grate della gabbia e un beverino a goccia. Il cincillà è un erbivoro stretto, quindi spazio a un bel portafieno, con fieno sempre a disposizione. I bagni di sabbia sono fondamentali per il manto dell’animale. I veterinari suggeriscono quasi sempre un metodo molto comodo per permettere all’animaletto di rotolarsi comodamente nella sabbia senza spargerla dappertutto: basta utilizzare una boccia per pesci rossi. Riempite il fondo con un bello strato di sabbia, e mettetelo a disposizione del vostro cincillà: quando ci si rotolerà con gioia all’interno non rischierà di rompere la boccia e non spargerà sabbia ovunque.
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GIORNALETTISMO
8 LUGLIO 2013
Il surfista colpito dalla coda della balena
Momenti di panico a Bondi Beach, Sidney
Dario Ferri
Cavalcare le onde poco distante da una balena, essere centrati da un colpo di coda del mammifero, perdere conoscenza per qualche secondo. E’ la disavventura vissuta dal surfista neozelandese Bishan Rajapakse a largo di Bondi Beach, rinomata spiaggia situata a circa 7 chilometri dal centro di Sydney, Australia. Da quanto emerso Rajapakse, 38 anni, medico, era accompagnato nell’escursione in mare da una decina di appassionati di surf e ha perso conoscenza per circa 15 secondi prima di essere trasportato a terra. SURFISTI “COME BIRILLI” – Lachlan Harris, uno dei testimoni dell’incidente, ha raccontato di aver visto da una scogliera nelle vicinanze i surfisti volare “come birilli”. Rajapakse, il più sfortunato tra i bagnanti, ha affermato che la balena (probabilmente un esemplare di megattera ,megaptera novaeangliae, o di balena franca australe, eu balaena australis, lungo circa 12 metri) aveva le “dimensioni di un bus” e prima di sferrare il colpo aveva perfino giocato al fianco delle tavole da surf. Una volta accompagnato Rajapakse a riva, il personale paramedico ha provveduto a bloccare con un collare la testa del medico neozelandese, poi trasportato in ospedale per i controlli. Nel pomeriggio, poche ore dopo l’incidente, il surfista si trovava già in buone condizioni di salute, lamentando solo un “leggero mal di testa”. TAVOLA SPACCATA – Il signor Harris ha raccontato che la balena si divertiva a nuotare al fianco degli sportivi in acqua. Jeremy Piggin, altro surfista, ha confermato: “Continuava a nuotare intorno a noi. Era come se volesse giocare con noi”. Il colpo di coda del grande cetaceo ha letter lamente spaccato la tavola. Un bagnino, Anthony Carroll, ha ricordato che la coda della balena è uno dei muscoli più forti in tutti gli animali del mondo, un buon motivo – ha precisato – per non avvicinarsi mai troppo. Dopo l’incidente il mammifero è stato scortato a largo dalla costa, per circa due ore, da un’imbarcazione e tre modo d’acqua della polizia.
VIDEO
http://www.giornalettismo.com/archives/1019631/il-surfista-colpito-dalla-balena/
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NEL CUORE.ORG
8 LUGLIO 2013
INDONESIA: UOMO SBRANATO DALLE TIGRI, ALTRI 5 SCAPPANO SUGLI ALBERI
Il gruppo aveva catturato per sbaglio un cucciolo
I soccorritori sono alla ricerca di cinque uomini rimasti intrappolati su alcuni alberi in Indonesia, nella provincia di Aceh, dopo che un gruppo di tigri di Sumatra ha sbranato vivo un sesto componente della comitiva. Lo ha fatto sapere il comandante della polizia locale, Dicky Sondani, aggiungendo che una squadra di 30 soccorritori è stata inviata nell'area, all'interno del parco nazionale del monte Leuser, nel distretto di Taming. I sei uomini erano andati nella zona per cercare un raro tipo di legno usato per fabbricare incenso e profumi e hanno catturato senza volerlo un cucciolo di tigre in una trappola che utilizzavano per cacciare i cervi di cui si cibavano. A quel punto sono stati attaccati da cinque tigri: uno di loro è stato ucciso, mentre gli altri cinque sono riusciti ad arrampicarsi su gli alberi.
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CORRIERE DELLA SERA
8 LUGLIO 2013
CONVEGNO A VARESE
Dagli insetti il cibo di domani?
Nutrienti, economici, ecologici: una risorsa per il futuro del pianeta. E sono già entrati nelle cucine degli chef stellati
Elena Meli
MILANO - Vietato fare gli schizzinosi: gli insetti sono buoni da mangiare, dice chi li ha provati. Sono nutrienti ed ecologici, non costano molto e potrebbero sfamare il mondo. A noi occidentali, certo, resta da superare l'ostacolo culturale che ci fa storcere il naso all'idea di friggere una termite o brasare una cavalletta; ma l'argomento è di sempre maggiore attualità, come dimostra il convegno dell'università dell'Insubria "Entomofagia. Il futuro ha sei zampe", che si tiene nei giorni in cui a Londra si svolge il Pestival 2013 in buona parte dedicato anche all'arte di cibarsi di larve e affini, dove ad esempio uno degli eventi è inequivocabilmente intitolato "Insects au gratin".
NUTRIENTI - «In passato gli insetti facevano parte anche delle abitudini alimentari occidentali, poi sono stati soppiantati da altre tradizioni culinarie - spiega Roberto Valvassori, docente di zoologia all'università dell'Insubria e organizzatore del congresso italiano assieme al collega Gianluca Tettamanti -. Se ci pensiamo, quando i pomodori furono portati in Europa erano ritenuti nulla più che piante ornamentali neppure particolarmente belle, eppure oggi sono la base della dieta mediterranea. Questo per dire che le abitudini possono cambiare, se iniziamo a considerare gli insetti come una parte normale della dieta pian piano potremmo trovare del tutto logico cibarcene. I cuochi del resto hanno già iniziato a utilizzarli». Lo fa per esempio Carlo Cracco, che impana i tuorli d'uovo con larve tritate, o anche René Rezdepi, chef del pluristellato Noma di Copen hagen che decanta le formiche fritte (sarebbero simili ai popcorn, dice). Il motivo per cui dovremmo provare a esplorare l'uso di grilli e coleotteri fra i fornelli è presto detto: «Sono un'ottima fonte di proteine e grassi, paragonabili per qualità a fonti animali tradizionali come bovini, pollo, pesce - dice Valvassori -. Naturalmente gli insetti non sono tutti uguali, né per gusto né per sicurezza: un po' come i funghi». Si stima che le specie usate come cibo siano circa 1900 in tutto il mondo, perché infatti in altri Paesi (dove magari l'idea di mettere in bocca un gamberetto o una cozza fa inorridire) gli insetti sono a buon diritto parte della dieta: alcuni sono considerati assai prelibati, finezze gastronomiche da intenditori insomma.
FONTE ALIMENTARE - Nutrienti e pure buoni, almeno secondo gli estimatori, hanno il non disprezzabile vantaggio di costare meno di altre fonti alimentari: questo li rende assai interessanti in un mondo sempre più popoloso, alle prese con una cronica carenza di risorse. Terreni sfruttati in maniera intensiva per coltivazioni e allevamenti, mari sempre meno pescosi e cementificazione non fanno che ridurre le possibilità di sfamare davvero il pianeta, per cui gli insetti potrebbero rivelarsi una fonte alimentare sostenibile per nutrire il mondo senza impoverirlo ancora di più. «L'argomento va affrontato e studiato seriamente, perché le implicazioni sono molte: al di là dell'aspetto "clamoroso" del cucinare una falena o una cavalletta, gli insetti potrebbero essere impiegati per produrre farine e anche mangimi per gli animali - sottolinea Valvassori -. I pesci vengono nutriti con farine di pesce e se ci pensiamo è assurdo ridurre la biomassa pescando tonnellate di pesci che serviranno come cibo per loro simili: perché non usare gli insetti allo scopo? Naturalmente esistono questioni delicate da affrontare, organizzative e normative: oggi chi mangia gli insetti o li usa come mangime li raccoglie direttamente in natura, se dovessero diventare un alimento diffuso dovremmo regolamentarne la produzione, per non minacciare la biodiversità e fornire un prodotto sempre sicuro e standardizzato. Che potrebbe peraltro rivelarsi un nuovo business per giovani imprenditori, sia nel campo dell'alimentazione umana che della produzione di mangimi. Allevarli per giunta è anche economico: per produrre un chilo di insetti bastano due chili di vegetali, per un chilo di carne bovina ne servono dieci». Basterà convincersi che bachi da cavallette arrosto e formiche fritte sono più simili di quanto vorremmo ammettere ad aragoste, ostriche e lumache. E forse dovremo farlo, visto che perfino la FAO sta finanziando da anni progetti per incentivare il consumo alimentare di insetti.
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AGI
8 LUGLIO 2013
Animali: dieta ferrea per orango obeso nel Borneo
Washington, 8 lug. - Dieta rigorosa per una femmina di orango obesa, che ha passato tutta la vita a ingurgitare cumuli di 'cibo spazzatura' distribuito dai turisti nell'isola del Borneo. Protagonista del regime alimentare ipocalorico imposto dalle autorita' responsabili della fauna selvatica in Malesia e' Jackie, orango che ha superato i cento chili raggiungendo piu' del doppio della soglia di peso normale per un animale adulto di sesso femminile. L'esemplare vive da sempre nei ricchi habitat della giungla dell'isola del Borneo, riporta il sito Phys.org. Jackie ha 22 anni ed e' stata trasferita circa tre mesi fa dal Wildlife Department nello stato di Sabah - che si trova nel Nord-Est del Borneo - per essere allontanata dai visitatori del parco forestale di Poring che le davano continuamente cibo 'inadeguato'. L'orango sovrappeso e' attualmente coinvolto in un programma alimentare dietetico caratterizzato da notevoli quantitativi quotidiani di verdura e frutta.
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NEWS FOOD
8 LUGLIO 2013
Una ricerca del l'Haukeland University Hospital, diretta dai dottori Anne-Lise Birch Monsen e Bjorn Bolann
Salmone norvegese, pericolo diossine, PCB ed antibiotici
Il Governo consiglia moderazione, il NIFES attacca lo studio
Matteo Clerici
Consumare salmone norvegese può portare ad assumere diossine, PCB ed antibiotici.
Questa la conclusione di una ricerca dell'Haukeland University Hospital (di Bergen, Norvegia) diretta dalla dottoressa Anne-Lise Birch Monsen e il professore di medicina Bjorn Bolann.
Secondo gli studiosi, i contaminanti sarebbero assunti dal pesce tramite mangine e poi rimarrebbero nelle carni dell'animale.
Data la pericolosità delle sostanze in questione, i ricercatori consigliano di limitarne il consumo, specialmente per i soggetti vulnerabili come le donne in gravidanza. Quando una di loro mangia salmone, spiega il due Monsen-Bolann, gli elementi chimici si acccumulano nell'organismo e poi vengono passati alla prole tramite l'allattamento, rendendola vulnerabile a diverse malattie.
Come prevedibile, lo studio non è passato inosservato.
Tra i primi a rispondere, il Governo: i portavoce, pur non negando la validità dello studio, hanno comunque consigliato moderazione nel consumo: non più di quattro porzioni a settimana, tranne che per le donne incinte, che devono fermarsi a due.
Più deciso il NIFES, Norway's National Institute of Nutrition and Seafood Research. Per bocca della direttrice, Ingvild Eide Graff, il NIFES ha criticato lo studio, definendolo non valido, poiché basato su dati del 2004, quando i livelli di contaminanti erano maggiori. Perciò, secondo il NIFES il salmone norvegese può essere consumato senza pericolo.
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GEA PRESS
9 LUGLIO 2013
Pesaro – Sequestro di cuccioli di cane al campo Rom
Il blitz delle Guardie OIPA: servivano per l'accattonaggio
Intervento delle Guardie Zoofile OIPA di Pesaro Urbino, nel campo Rom. Il blitz è scattato a seguito di alcune segnalazioni che facevano riferimento all’accampamento di Pesaro.
In tutto sono stati posti sotto sequestro tre cuccioli di cui uno sarebbe stato sfruttato nei giorni precedenti per impietosire i passanti. Accattonaggio con animali, dunque. Una ipotesi ancor più avvalorata dal fatto che le stesse Guardie Zoofile dell’OIPA erano già intervenute sulle stesse persone, già a partire dal 2012.
Un sopralluogo, quello ora comunicato, che si è rilevato particolarmente difficile tanto da doversi richiedere il supporto della Polizia Municipale e dei Carabinieri. A quanto pare sarebbero state proferite numerose minacce sia verbali che fisiche. Nel corso dell’intervento, comunicano le Guardie dell’OIPA, sarebbero state riscontrate condizioni di cattiva detenzione dei cuccioli. Due di essi avevano meno di due mesi di vita ed erano rinchiusi all’interno di un piccolo trasportino per gatti, mentre un terzo di circa tre mesi era legato ad un albero con un guinzaglio lungo circa un metro. Nonostante le elevate temperature, gli animali non avrebbero avuto a disposizione né riparo dal sole né acqua a disposizione.
L’OIPA denuncia altresì i diversi tentativi che sarebbero stati messi in atto per fare sparire i cuccioli. Tutti gli animali sono stati sottoposti a sequestro e consegnati alla Asl veterinaria per gli accertamenti sul loro stato di salute. Al momento sono ospitati presso il canile municipale di Santa Veneranda e, dopo l’auspicabile confisca da parte dell’Asur, potranno finalmente cercare casa. I proprietari, invece, sono stati sanzionati per violazione del Regolamento Comunale di Pesaro che vieta l’accattonaggio con animali e per la violazione della legge 201/2010 che regola l’introduzione di cani e gatti nel territorio nazionale.
“L’introduzione di cuccioli dai Paesi dell’Est Europa per la vendita o lo sfruttamento per l’accattonaggio è un fenomeno che non accenna a diminuire e purtroppo è alimentato anche da chi, senza porsi troppe domande, acquista questi animali nei negozi e o li riscatta dagli accattoni a fronte del pagamento di una somma – ha commentato Matteo Ceccolini, Coordinatore delle Guardie zoofile OIPA di Pesaro Urbino – E’ quindi di fondamentale importanza che i cittadini segnalino questi abusi alle guardie zoofile e alle forze dell’ordine in modo da contribuire attivamente a contrastare questi traffici”.
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LA NAZIONE
9 LUGLIO 2013
Cani imbottiti di droga: Livorno al centro del traffico. Processo a Milano a 49 'latinos'
Una spietata guerra fra bande. E un atroce sistema per trasportare le sostanze stupefacenti
Quarantanove giovani sudamericani, tra i 19 e i 37 anni, sono finiti 'alla sbarra' nell'ambito del procedimento che, lo scorso marzo, ha portato agli arresti 75 persone, tra cui molti minorenni, disvelando, tra l'altro, anche un traffico di cocaina portata in Italia dal Messico utilizzando cani imbottiti di ovuli come vettori. Anche Livorno al centro del traffico.
Il gip di Milano Fabrizio D'Arcangelo, infatti, accogliendo la richiesta del pm Adriano Scudieri, ha disposto il processo con rito immediato. Nell'ambito delle indagini sulle 'pandillas' (bande di giovani sudamericani) gli investigatori avevano accertato anche una vera e propria strage di cani (48 morti): in Messico, infatti, un veterinario compiacente piazzava gli ovuli di cocaina purissima tra gli organi degli animali, che una volta arrivati a destinazione venivano uccisi e smembrati per recuperare la sostanza.
Lo scorso 19 marzo, erano stati arrestati 57 maggiorenni e 18 minorenni. In particolare, come emerge dal decreto del gip, l'accusa di traffico di stupefacenti viene contestata a 9 giovani e riguarda ''una quantita' complessiva'' di 1,5 kg di cocaina. La droga veniva introdotta, come scrive il giudice, ''da canali messicani'' e arrivava all'aeroporto di Milano Linate ''all'interno di cani di grossa taglia, per poi trasportarla a Livorno e, quindi, nuovamente a Milano''.
Nel provvedimento del giudice vengono anche individuati quattro gruppi di 'pandillas': i 'Trebol', i 'Neta', i 'Latin King Luzbel' e i 'Latin King Chicago'. I giovani componenti delle bande, ecuadoriani, peruviani, salvadoregni, devono rispondere di associazione per delinquere. I 'Trebol', ad esempio, come spiega il gip, erano soliti girare armati nelle ''pubbliche vie della citta' di Milano'' e sottoponevano chi disobbediva alla regole interne della banda a ''punizioni corporali e violenze morali''. Tra i reati contestati a vario titolo, oltre a rapine, minacce, risse e lesioni, ci sono anche una serie di omicidi. Il 30 settembre del 2011, ad esempio, un giovane sudamericano venne ucciso a colpi ''di cocci di bottaglia alla testa'' e a coltellate. Movente: la ''rivalita' tra pandillas''. Il processo e' stato fissato per il 9 ottobre davanti all'undicesima sezione penale. Nel frattempo, alcuni degli imputati potrebbero chiedere il rito abbreviato.
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http://multimedia.quotidiano.net/?tipo=photo&media=34891
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LODI NOTIZIE
9 LUGLIO 2013
Operazione “Amor del Rey”. Cani usati come corrieri della droga: finiscono alla sbarra 49 “latinos”
Sono tutti con età compresa fra i 19 e i 37 anni, le 49 persone finite sotto processo nell’ambito dell’operazione “Amor del Rey” che, a marzo, portò agli arresti 75 persone, tra cui diversi minorenni, tutte sudamericane. Venne scoperto anche un traffico di cocaina portata in Italia dal Messico utilizzando cani imbottiti di ovuli come corrieri. Gli animali venivano poi brutalmente squartati per recuperare la droga. Le forze dell’ordine accertarono una vera e propria strage di cani: ben 48 morti.
Inoltre, furono eseguite diverse perquisizioni in alcune province Lombarde, tra cui Milano, Lodi e Pavia. All’operazione partecipò anche la Squadra Mobile di Lodi e furono due le custodie cautelati eseguite dagli agenti lodigiani, tra cui, un 18enne e un 25enne (già in carcere a Lodi per altri reati), quest’ultimo considerato l’incaricato di tenere i rapporti con le gang amiche.
L’accusa di traffico di stupefacenti viene contestata a nove giovani e riguarda “una quantità complessiva” di 1,5 kg di cocaina. Altri soggetti dovranno invece rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere, nonché rapine, minacce, risse e lesioni e una serie di omicidi. Il processo è stato fissato per il 9 ottobre davanti all’undicesima sezione penale. Intanto, alcuni degli imputati potrebbero avvalersi del rito abbreviato.
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GEA PRESS
9 LUGLIO 2013
Bologna – Lilith, la lupa salvata dal pastore, è entrata nel recinto che la condurrà in natura (VIDEO)
Il Centro di Sasso Marconi: ha ripreso la naturale diffidenza che la proteggerà da chi aveva tentato di colpirla
E’ passato un mese esatto da quanto è arrivata Lilith, la lupa salvata dal pastore (vedi articolo GeaPress). Ricoverata nel Centro Tutela Fauna di Sasso Marconi Lilith sta migliorando a vista d’occhio e molto più velocemente delle aspettative.
Per la Lupa al quale è stato pure trovato un pallino di piombo in corpo, vi è ora un grande recinto di riabilitazione. Il tutto, in mezzo al bosco. Questo per farla sentire a suo agio in un ambiente più prossimo possibile a quello naturale dove si spera, appena i tempi saranno maturi, di poterla liberare.
In occasione della sedazione effettuata per il trasferimento, l’animale è stato visitato dai Veterinari del Centro. Per lei radiografie ed analisi ematiche. Per fortuna, grazie all’impegno del Centro, la grave anemia della quale era risultata affetta, è ora completamente rientrata e tutti i valori sono pressoché nella norma. Anche le radiografie hanno mostrato come le fratture siano ormai stabilizzate. I passi incerti e il deficit neurologico alle zampe posteriori dovuto alle fratture del bacino, sono anch’esse rientrate e Lilith, oggi, riesce a correre senza alcuna difficoltà.
La cosa che fa ben sperare, per una futura liberazione, è la ripresa di tutti gli atteggiamenti tipici della specie. Una ripresa comportamentale in sintonia con l’elusività tipica che comporta anche l’estrema diffidenza nei confronti dell’uomo. “Quella diffidenza – sottolineano gli esperti del Centro - che le sarà preziosa alleata per proteggersi da chi, già una volta, ha tentato di colpirla“.
Lilith, intanto, è controllata costantemente. Alcune videocamere all’infrarosso, infatti, la monitorano. “Sarà fondamentale – concludono dal Centro di Sasso Marconi – per il recupero del peso e del tono muscolare. Le prossime settimane ci consentiranno di valutare se e quando le sue condizioni saranno tali da consentirne il rilascio in natura“.
VEDI VIDEO:
http://www.geapress.org/animali-in-emergenza/bologna-lilith-la-lupa-salvata-dal-pastore-e-entrata-nel-recinto-che-la-condurra-in-natura-video/46056
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LA NUOVA SARDEGNA
9 LUGLIO 2013
Fra tanti racconti il cucciolo morto allo zoo di Roma
di Nino Muggianu
DORGALI (NU) - «Ho visto le foche fare all'amore», nella spiaggia che avevo battezzato, degli “innamorati". A raccontarlo è uno degli ultimi testimoni della loro presenza, Mario Aversano classe 1948 nato ad Arbartax ma di origini ponzesi. E dall'isola di Ponza, alla fine degli anni Quaranta, era arrivata la piccola colonia di pescatori a Cala Gonone. Tantissime le documentazioni fotografiche, all'interno delle Grotte del Bue marino come veniva chiamata la Monachus monachus. Da quelle fatte dai fotografi locali ai flash in occasioni delle spedizioni del mitico padre Furreddu, fino alla fine degli anni Ottanta. «Con padre Fureddu abbiamo fatto una infinità di esplorazioni sia nella Grotta del Fico, nel comune di Baunei, che in quella del Bue Marino – racconta Claudio Sorrenti, fotografo-naturalista di Nuoro – per documentare la vita di questo animale e abbiamo diverse foto, inconfutabili, dove si riconosce l'ambiente ipogeo, senza inganni o imbrogli, come qualcuno ripropone ogni tanto da altre parti dello stivale». Poi, gli ultimi esemplari hanno lasciato le coste di Dorgali e Baunei dopo avere subito ogni tipo di maltrattamento. Si parla perfino di un aspirante guida per le grotte che non vedendosi confermare il posto di lavoro si era vendicato sparando alle foche. Tutta documentata, invece, l'orrenda fine di un cucciolo catturato nella costa dorgalese e morto in uno zoo a Roma. Era l'estate del 1951 quando la sensibilità ambientale, era pari, allo zero. Sbarcava il noto fotografo Federico Patellani. I pescatori, su commissione, senza alcun problema catturarono un cucciolo maschio. Poi, la foto nella spiaggia centrale con tanto di donna in costume dorgalese raccolta del fotografo, e la partenza alla volta di Roma, dentro una gabbia per cani. Come se non bastasse, e anche qui, c'è la documentazione fotografica, il piccolo animale venne messo dentro Fontana di Trevi per le foto di rito. Documentato anche l'intervento di un vigile che sanzionò con una multa gli ideatori della messa in scena. Cucciolo che poi finì nello zoo della capitale dove morì dopo una settimana.
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MESSAGGERO VENETO
9 LUGLIO 2013
Recuperati oltre 60 animali morti
Lungo inverno e ripetute nevicate hanno falcidiato cervi e caprioli in montagna
FORNI AVOLTRI (UD). Un lungo inverno protrattosi per buona parte della primavera, con temperature sotto la media e precipitazioni superiori alla norma, ha causato una notevole morìa di animali selvatici, in particolare cervi e caprioli. Il personale della stazione forestale di Forni Avoltri e il Corpo di Polizia provinciale hanno operato congiuntamente nell'opera di recupero della selvaggina morta o in difficoltà.
Ben 66 animali recuperati sui territori dei comuni di Forni Avoltri, Rigolato e Comeglians nei primi 6 mesi dell'anno, 56 dei quali solo dal primo marzo a metà maggio. Una parte degli animali morti sono stati inviati al Centro Grifoni di Cornino e un'altra all'Istituto Zooprofilattico di Basaldella per gli esami di laboratorio necessari a definire le cause dei tanti decessi.
La selvaggina ancora viva è stata invece consegnata al Centro recupero Fauna di Campoformido per essere curata e riabilitata e poi liberata nel suo habitat naturale. Nel dettaglio, sono stati recuperati: 44 cervi (1 vivo), 18 caprioli, 1 volpe, 2 lepri e 1 allocco vivo. Gli esami autoptici hanno rivelato che gli animali sono stati vittime della carenza di cibo per un periodo eccessivamente lungo dovuto alla copertura nevosa fino alla tarda primavera. In sostanza, la fame è stata la causa dei tanti decessi.
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GEA PRESS
9 LUGLIO 2013
Alghero – Sequestrate dalla Forestale due Tartarughe esposte nell’Acquario
Operazione congiunta dei Ministeri dell'Ambiente e delle Salute.
Una storia lunga e travagliata quella di Genoveffa, la tartaruga marina sequestrata dal Corpo forestale dello Stato nei giorni scorsi presso l’acquario di Alghero, dove viveva da circa 35 anni.
La femmina di Caretta caretta, riferisce nel suo comunicato il Corpo Forestale, era stata catturata nelle acque del Mediterraneo nel 1977, prima che entrasse in vigore in Italia la Convenzione di Washington (CITES) per la tutela di specie animali e vegetali in via di estinzione. Genoveffa, già a pochi anni di età era stata così privata della libertà e relegata in una vasca per l’esposizione.
Secondo la Forestale si tratterebbe di un luogo per lei privo dei requisiti minimi necessari a garantire le idonee condizioni bio-etologiche e di conservazione della specie oltre che quelle basilari di benessere (temperatura controllata, regolamentazione del fotoperiodo, ricambio adeguato dell’acqua).
Un primo sequestro della tartaruga, era stato eseguito nel 2010 dal Corpo di vigilanza ambientale e forestale della Regione Sardegna. Le accuse vertevano sul quadro clinico e l’inadeguato stato nutrizionale. Dunque, nel luglio 2011, avvenne il trasferimento urgente dell’animale presso un Centro di Recupero specializzato. Otto mesi più tardi, però, il Tribunale di Sassari aveva disposto il dissequestro e la restituzione della Caretta al proprietario dell’acquario. Immediata la reazione dell’opinione pubblica, soprattutto internazionale, e delle istituzioni che ha portato alla pianificazione del recente controllo eseguito in maniera congiunta tra il Servizio CITES Centrale di Roma del Corpo forestale dello Stato, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, l’Unità Operativa per la tutela degli animali del Ministero della Salute, con la collaborazione di un team di veterinari specializzati.
Nei giorni scorsi la task force interministeriale ha effettuato un sopralluogo presso la struttura, dove sarebbe stato evidenziato uno stato di generale degrado. In particolare, riferisce sempre la Forestale, nessun miglioramento per gli ambienti che ospitavano Genoveffa. Poi la vasca di detenzione. Seco ndo gli inquirenti era priva dell’impianto di termoregolazione, della luce diretta del sole e delle lampade UVB, indispensabili per la detenzione di un rettile in cattività.
Infine il sistema di accesso e la sicurezza sia per gli operatori ma anche di tempestività per l’animale in caso di necessità di intervento di pronto soccorso. Dai rilievi degli inquirenti è inoltre emerso che l’acqua della vasca di detenzione appariva torbida, tanto da rendere necessario il prelievo di campioni da analizzare che sono stati inviati a un Istituto Zooprofilattico. Inoltre il carapace della tartaruga sarebbe apparso deforme, opaco e rivestito da uno strato di alghe. Aspetti, secondo gli esperiti, che potrebbero essere ricollegati a carenze nutrizionali e condizioni di detenzione.
Acquisito anche il parere dei Medici Veterinari la Forestale ha preovveduto alla denuncia. Il proprietario dell’acquario dovrà ora difendersi dall’accusa di maltrattamento e detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura.
Un sospetto incorre poi presunta offerta in vendita e l’utilizzo per fini di lucro dell’esemplare in assenza della prescritta documentazione CITES. La sentenza del 2012 emessa dal Tribunale di Sassari, ricorda sempre la Forestale, aveva legittimato la detenzione dell’esemplare, poiché catturato prima dell’entrata in vigore della Convenzione di Washington, ma non il suo utilizzo per fini commerciali. Dalle indagini sarebbe emerso che il responsabile ne potrebbe aver tentato la vendita.
Nell’ambito dei controlli è stata inoltre accertata la presenza nell’Acquario di un esemplare di tartaruga alligatore, appartenente ad una specie considerata pericolosa per la salute e l’incolumità pubblica, detenuto in assenza di specifiche autorizzazioni. Anche quest’ultimo rettile è stato posto sotto sequestro. Entrambe le tartarughe sono state trasferite presso un Centro di Recupero specializzato di Oristano.
Non si esclude che la tartaruga marina Genoveffa, dopo un periodo di riabilitazione e attento monitoraggio da parte degli esperti del Centro di Recupero, potrà essere liberata in mare riacquistando la libertà da tanto tempo perduta.
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AGEN PARL
9 LUGLIO 2013
CITES: SEQUESTRATE DALLA FORESTALE DUE TARTARUGHE NELL’ACQUARIO DI ALGHERO
Roma - Una storia lunga e travagliata quella di Genoveffa, la tartaruga marina sequestrata dal Corpo forestale dello Stato nei giorni scorsi presso l’acquario di Alghero dove viveva da circa 35 anni. L’esemplare femmina di Caretta caretta era stata catturata nelle acque del Mediterraneo nel 1977, prima che entrasse in vigore in Italia la Convenzione di Washington (CITES) per la tutela di specie animali e vegetali in via di estinzione. Genoveffa, già a pochi anni di età era stata così privata della libertà e relegata in una vasca per l’esposizione al pubblico, priva dei requisiti minimi necessari a garantire le idonee condizioni bio-etologiche e di conservazione della specie oltre che quelle basilari di benessere (temperatura controllata, regolamentazione del fotoperiodo, ricambio adeguato dell’acqua). Un primo sequestro della tartaruga, apparsa visibilmente deperita, era stato eseguito nel 2010 dal Corpo di vigilanza ambientale e forestale della Regione Sardegna. Il quadro clinico e l’inadeguato stato nutrizionale avevano reso necessario nel luglio 2011 il trasferimento urgente dell’animale presso un Centro di Recupero specializzato. Otto mesi più tardi, però, il Tribunale di Sassari aveva disposto il dissequestro e la restituzione dell’esemplare al proprietario dell’acquario. Immediata la reazione dell’opinione pubblica, soprattutto internazionale, e delle istituzioni che ha portato alla pianificazione del recente controllo eseguito in maniera congiunta tra il Servizio CITES Centrale di Roma del Corpo forestale dello Stato, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, l’Unità Operativa per la tutela degli animali del Ministero della Salute, con la collaborazione di un team di veterinari specializzati. Nei giorni scorsi la task force interministeriale ha effettuato un sopralluogo presso la struttura, dove ha riscontrato uno stato di generale degrado. Nessun miglioramento era stato apportato agli ambienti che ospitavano Genoveffa e la vasca di detenzione risultava ancora priva dell’impianto di termoregolazione, della luce diretta del sole e delle lampade UVB, indispensabili per la detenzione di un rettile in cattività. Per di più mancava un sistema di accesso adeguato in termini di sicurezza, anche per gli operatori, e di tempestività per l’animale in caso di necessità di intervento di pronto soccorso. L’acqua nella vasca di detenzione appariva torbida, tanto da rendere necessario il prelievo di campioni da analizzare che sono stati inviati a un Istituto Zooprofilattico. Inoltre il carapace della tartaruga appariva deforme, opaco e rivestito da uno strato di alghe, aspetti tipici di soggetti con gravi carenze nutrizionali provocate dalle pessime condizioni ambientali. Dopo aver acquisito anche il parere dei medici veterinari, il proprietario dell’acquario è stato denunciato per i reati di maltrattamento e detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura. L’uomo, inoltre, dovrà rispondere anche per l’offerta in vendita e l’utilizzo per fini di lucro dell’esemplare in assenza della prescritta documentazione CITES. La sentenza del 2012 emessa dal Tribunale di Sassari aveva legittimato la detenzione dell’esemplare, poiché catturato prima dell’entrata in vigore della Convenzione di Washington, ma non il suo utilizzo per fini commerciali. Dalle indagini sarebbe emerso che il responsabile, invece, oltre a tenere l’esemplare esposto al pubblico per fini di lucro ne avrebbe tentato la vendita. Nell’ambito dei controlli è stata inoltre accertata la presenza nell’Acquario di un esemplare di tartaruga alligatore, appartenente ad una specie considerata pericolosa per la salute e l'incolumità pubblica, detenuto in assenza di specifiche autorizzazioni. Anche quest’ultimo rettile è stato posto sotto sequestro. Entrambe le tartarughe sono state trasferite presso un Centro di Recupero specializzato di Oristano. Non si esclude che la tartaruga marina Genoveffa, dopo un periodo di riabilitazione e attento monitoraggio da parte degli esperti del Centro di Recupero, potrà essere liberata in mare riacquistando la libertà da tanto tempo perduta.
Lo rende noto il Corpo Forestale dello Stato. |
MESSAGGERO VENETO
9 LUGLIO 2013
Cervignano, tutti pazzi per i cigni
Elisa Michellut
CERVIGNANO (UD) - Tutti pazzi per la famigliola di cigni che a Cervignano sta letteralmente monopolizzando l’attenzione di residenti e turisti. Papà, mamma e sei piccoli: un quadretto davvero tenero!. Impossibile restare indifferenti. I cervignanesi, bambini ma anche tanti adulti, passano ore ad osservarli. I candidi animali vivono nella zona del ponte di ferro ed è facile vederli nuotare, in fila indiana, lungo il fiume Ausa. I genitori sono sempre all’inizio e all’estremità della fila, per proteggere i piccoli. In pochi giorni sono diventati le mascotte della cittadina friulana. Anche su Facebook spopolano: decine le foto inviate al nostro giornale dai residenti. «Li ho visti anche ieri - racconta Sergio Pinca -: in tanti anni non ho mai visto tanti cuccioli. È veramente uno spettacolo meraviglioso, passerei ore e ore per a osservarli. Tantissimi cittadini si fermano a guardarli. Abbiamo tutti bisogno di queste cose al giorno d’oggi». Una mamma tiene il figlio per mano: «È commovente ci dice -: il padre e la madre proteggono i loro piccoli come farebbe qualsiasi genitore. Un bellissimo biglietto da visita per la nostra cittadina». Anche il sindaco Savino non ha resistito e si è fermato a guardarli: «Dopo i lavori di rifacimento delle sponde - le sue parole -, questo è diventato un ambiente ideale per ospitare anche gli uccelli acquatici. Evidentemente, trovano un luogo sicuro e confortevole in cui vivere e riprodursi. È una bella notizia che ci rende orgogliosi del nostro fiume. L’amministrazione cervignanese ama gli animali e li rispetta da sempre». Aggiunge il sindaco: «I cittadini di questo ter ritorio sono molto legati ai cigni. Da tempo non vedevamo così tanti piccoli. Una bellissima immagine». C’è anche chi, ricordano i fa tti spiacevoli accaduti in passato, non nasconde la sua preoccupazione: «Spero veramente che nessuno faccia del male a queste bestiole - dice Anna -. Un anno fa avevano rubato una femmina di cigno e alcune sue uova dalla località Tre Ponti, al confine tra i Comuni di Cervignano, Torviscosa e Bagnaria Arsa. Mi auguro che chi di dovere tenga la zona sorvegliata. I cigni fanno parte del nostro territorio». Federica Zampar, presidente dell’Ente nazionale protezione animali di Cervignano, aggiunge: «Non vedevo i cigni da tanto tempo. Ho appreso davvero con tanto entusiasmo che i cigni sono di nuovo... cervignanesi. C’è un evidente ripopolamento del corso d’acqua. Speriamo sia un’attrattiva per gli amanti della biodiversità. L’auspicio è che tutti i cittadini contribuiscano a tutelare e a difendere questo patrimonio importante. Non sempre si ha la fortuna di poter ammirare questi animali a due passi da casa. Ch i abita in città per vedere un animale deve andare al giardino zoologico. Noi, invece, abbiamo a Cervignano - nonostante si parli di una cittadina di quasi 14 mila abitanti - la grandissima opportunità di affacciarci alla finestra di casa, di guardare il nostro amato fiume e di poter ammirare questi bellissimi e maestosi uccelli acquatici».
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IL TIRRENO
9 LUGLIO 2013
I cani? In almeno 8 mq Ma la legge non ingrana
Ilaria Bonuccelli
FIRENZE - Lo guerra dei cani è solo rimandata. Da agosto a dicembre. Cinque mesi per capire se è giusto che i box nei canili (e non solo) siano di 8 metri quadri, come aveva stabilito la legge regionale del 2009 sulla tutela degli animali. Le associazioni venatorie non sono d’accordo. Soprattutto quelle che sono impegnate nella caccia al cinghiale. Quelle animaliste, invece sì. Neppure la giunta regionale, però, si trova d’accordo quando l’assessore regionale alla Salute, Luigi Marroni, porta la delibera che rinvia di due anni - da agosto 2013 a maggio 2015 (mica uno scherzo) - l’adeguamento dei box alle misure minime stabilite dalla legge. E solo l’intervento del governatore Enrico Ross i, evita l’azzuffatina fra assessori: Salvatore Allocca contrario al rinvio «pilatesco» e Gianni Salvadori (agricoltura) che si fa portavoce d elle istanze delle doppiette, in particolare dei cacciatori di cinghiali che escono in squadra e generalmente hanno molti cani ai quali badare: una trentina a 8 metri quadri a box, farebbe un canile di 240 metri quadri. Non pochi. Tanto che Salvadori domanda ad Allocca che ha la delega (non semplice) alla casa: «Vorrei quali sono parametri per le case di edilizia economica popolare. Non vorrei che le dimensioni dei recinti, dei box per i cani fossero superiori alle dimensioni previste per gli umani nelle case Erp. Credo che all’epoca dell’approvazione della legge sul maltrattamento degli animali si sia un po’ esagerato nella definizione di queste norme per quanto giuste». La questione, in effetti, è delicata. Il regolamento della legge regionale sul maltrattamento degli animali impone box o recinti di 8 metri quadri per cani e gatti. Ai privati, per l’esattezza, impone di non tenerli «permanentemente confinati in locali di servizio e terrazzi»: per cui l’obbligo di avere box non scatta se uno ha un giardino o un terreno. Ma - come fa presente Enpa - se uno ha un terrazzo piccolo, scattano provvedimenti: l’ente ha fatto togliere a una famiglia a Siena un pastore tedesco perché recluso su un terrazzo di meno di 8 metri quadri. Per i canili, la legge in vigore è ancora più restrittiva obbliga (anzi obbligava, fino a ieri) a realizzare entro il 5 agosto 2013 box di 8 metri quadri. Molte associazioni hanno sollecitato alla Regione una proroga; altre hanno sollecitato a non concederla. In giunta sull’argomento si è verificato uno scontro. E alla fine Rossi è uscito con la mini-proroga condizionata: tutto resta com’è fino al 31 dicembre. A condizione di creare un tavolo con tutte le associazioni che finora non hanno dialogato. Per rivedere la legge e il regolamento «perché se finora quasi nessuno si è adeguato è perché qualche cosa abbiamo sbagliato anche noi. E non possiamo ignorarlo. Soprattutto non possiamo concedere un’altra proroga con la prospettiva che nessuno continui a ignorare le regole». Così tutti di nuovo al lavoro. Non solo per i box, ma anche per cambiare le regole sulle catene: vietato tenere i cani legati, anche a casa. Se non per motivi di sicurezza o sanitari. Così dice la norma che ieri è stata rimandata per colpa delle misure dei box «magari da rivedere - conclude Rossi - perché non è pensabile che lo spazio necessario a un alano sia uguale a quello che serve a un Chihuahua».
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IL GIORNO
9 LUGLIO 2013
Vivere con un cane migliora l'esistenza e fa bene al cuore
Uno studio americano conferma la vox populi: "Il possesso di un animale domestico è molto probabilmente associato con una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari"
Milano - Il miglior amico dell’uomo. Questo è il modo con il quale di solito si definisce il cane al quale inoltre si riconoscono una lunga serie di doti come la fedeltà, la dedizione, la lealtà, la abnegazione. Oggi c’è un nuovo motivo per considerare il cane e più in generale gli animali domestici come una componente essenziale della vita dell’uomo. Un recentissimo lavoro scientifico pubblicato a cura della prestigiosa American Heart Association sulla rivista Circulation e basato su una attenta valutazione della letteratura scientifica disponibile, ha dimostrato come la convivenza con un animale domestico ed in particolare con un cane sia in grado di proteggerci dalle malattie cardiovascolari, una delle grandi piaghe della nostra società nella quale sono ancora la prima causa di morte. In particolare le raccomandazioni impartite dalla AHA citano letteralmente che “Il possesso di un animale domestico, in particolare il possesso di un cane, è molto probabilmente associato con una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari.”
Questa affermazione è associata ad una raccomandazione conseguente sostenuta da un solido livello di evidenze che suggerisce come condividere la propria vita con una animale domestico (soprattutto un cane) possa essere una strategia ragionevole per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari.
Naturalmente il grande vantaggio legato al possesso di un cane in termini di prevenzione cardiovascolare è la maggiore attività fisica che viene imposta al possessore il quale non solo deve assecondare l’animale nella sue esuberanza fisica, ma anche ne deve seguire i ritmi vitali realizzando con maggiore facilità quelle raccomandazioni proposte dalla linee guida sulla prevenzione cardiovascolare che suggeriscono di camminare di buon passo per almeno 30 minuti al giorno.
Se noi ci facciamo carico anche solo del 50% della gestione del nostro cane è molto probabile che raggiungiamo tale livello di attività senza problemi e con esso riduciamo il nostro profilo di rischio cardiovascolare. A ciò consegue una riduzione significativa del peso corporeo cui corrisponde una minore incidenza di obesità tra i possessori di cani. Il vantaggio in questo caso non sarebbe solo dipendente dalla maggiore attività fisica, ma da una sorta di maggiore motivazione individuale che viene dalla capacità dell’animale di favorire la aderenza ai programmi di controllo del peso corporeo favorendo la rimozione degli ostacoli psicologici all’ inattività ed alla assunzione immotivata di cibo.
Tra gli effetti favorevoli degli animali domestici nei confronti dell’apparato cardiovascolare un contributo primario si realizzerebbe anche attraverso un migliore controllo della pressione arteriosa che è stato riportato da numerosi studi condotti anche mediante l’impiego delle più moderne tecniche di misurazione pressoria (es. monitoraggio ambulatorio delle 24 ore). In aggiunta i possessori di cani presentano livelli più contenuti di colesterolo e trigliceridi ed il risultato si conferma anche a parità di attività fisica condotta. Tale aspetto appare assai interessante in una logica incentrata sul beneficio legato alla presenza dell’animale. Nell’ambito degli effetti favorevoli che gli animali domestici esercitano nei confronti del nostro cuore e della nostre arterie, uno dei più interessanti è la riduzione significativa della reazione da stress che sempre caratterizza la nostra reattività individuale a momenti di difficoltà o di esagerato impegno, soprattutto professionale.
In questa ottica sono rilevanti le evidenze che dimostrano come vivere la vita insieme ad un animale domestico sia esso cane o gatto, determini una significativa riduzione della risposta allo stress che si traduce in un minore aumento della pressione arteriosa e della accelerazione immotivata del battito cardiaco (tachicardia o cardiopalmo). Poichè entrambe queste condizioni sono direttamente correlate alla “usura” del nostro apparato cardiovascolare appare chiaro che limitarne l’impatto può essere estremamente vantaggioso soprattutto se ciò può essere fatto attraverso il rapporto affettivo con un essere vivente piuttosto che con i farmaci ansiolitici. È interessante come la protezione dello stress sia un fenomeno descritto nei possessori di cani e gatti, ma dati analoghi sono stati documentati in possessori di animali meno “domestici” come scimmie, capre, serpenti ed anche pesci.
Un singolo studio avrebbe dimostrato un effetto favorevole nei confronti dello stress anche per il possesso “virtuale” di animali basato sulla visione di un video che li ritrae, anche se il livello di evidenza è molto discutibile ed il livello di interazione fisica inesistente. I medesimi vantaggi descritti in precedenza e soprattutto quello relativo alla maggiore serenità davanti alle avversità psicologiche si applicano anche alla prevenzione di ulteriori malattie cardiovascolari nei pazienti con un pregresso infarto miocardico per i quali il possesso di un animale domestico potrebbe determinare un effetto additivo a quello assodato della terapia farmacologica con evidenti ricadute favorevoli in termini di prognosi clinica e già ampiamente dimostrate dalla letteratura scientifica.
In un mondo apparentemente avviato verso il proprio declino, la percezione che una delle ancore di salvezza per la nostra salute cardiovascolare possa essere la assidua frequentazione con un animale domestico apre un innegabile spiraglio di serenità.
di Claudio Borghi
*Cattedra di Medicina Interna Dipartimento Scienze Mediche e Chirurgiche Università di Bologna
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IL GIORNALE
9 LUGLIO 2013
Doveva giustiziare un pitbull diventa il suo migliore amico
Dan è un poliziotto di Baltimora, lo chiamano perché un cane minaccia dei ragazzini. Ma sul posto scopre che è il contrario. Il finale? A sorpresa
OSCAR GRAZIOLI
Posto di polizia di South Baltimora, una giornata tranquilla, almeno fino a quell'ora del pomeriggio, quando Jane, afferra il telefono che squilla insistentemente. «Pronto, mandate subito qualcuno qui, davanti al Mac Donald's, all'uscita dello svincolo di Baltimora sud». «Che succede? Parli lentamente e cerchi di farsi capire, altrimenti perdiamo tempo prezioso» risponde l'esperta Jane. «C'è un grosso cane, probabilmente rabbioso che sta attaccando dei ragazzini in mezzo alla strada... è uno di quei... come si chiamano... quei cani killer...» «Pitbull?» «Sì, esatto, proprio uno di quelli». «Va bene, nessuno faccia sciocchezze, prima che arrivi uno dei nostri, niente pistole, niente eroismi, perché di solito non fanno che peggiorare la situazione». «Maledetti cani - si lascia sfuggire Jane - saprei ben io che fine fargli fare a quei pitbull!».
Dan Waskiewicz sta passando di fianco alla segretaria e coglie l'ultima frase: «Maledetti quei bastardi che prendono i cani e li addestrano a diventare armi da guerra» urla davanti alla faccia di Jane. Tutti, al posto di polizia, sanno quanto l'agente adori i cani. «Va bene - urla a sua volta la segretaria - Ne riparleremo. Intanto prendi la macchina e vai veloce a questo indirizzo prima che uno dei tuoi tesori faccia la festa a qualche bambino». «Proprio io? Lo sai che non mi va di sparare ai cani». «E chi è di turno adesso?» «Io, maledizione» risponde Dan, mentre esce di corsa dalla porta e sale sull'auto con la sirena spiegata. Mentre spinge l'acceleratore ripensa alle immagini che aveva visto in tv, girate in California, dove un agente aveva s parato al Rottweiler di Leon Rosby, uccidendolo. Il cane aveva la sola colpa di correre incontro al suo padrone, tratto in arresto per una banale infrazione. Il video, girato con un cellulare, aveva fatto il giro del Net rimediando insulti e condanne nei confronti della polizia, da tutte le parti del mondo.
Uscito dallo svincolo, Dan arriva davanti al Mac Donald's dove c'è un capannello di persone che guarda alcuni ragazzini disposti a cerchio attorno a un massiccio pitbull. Dan non estrae neanche la pistola d'ordinanza. Troppo vicini cane e ragazzini e troppa gente per strada. Se il morto non lo fa il cane, rischia di farlo lui.
Ma c'è qualcosa che non quadra. Il cane è accucciato e i ragazzini gli tirano addosso bottiglie di vetro. Dan fa un fischio e il pitbull lo raggiunge con la coda tra le zampe, sedendosi di fianco a lui e leccandogli i calzoni. I ragazzini intanto scompaiono come fantasmi. «Damned punks» («maledetti teppistelli», ndr) urla una donna che va incontro all'agente con una ciotola d'acqua. Il cane beve avidamente e torna a sedersi a fianco di Dan che, non fidandosi di lasciarlo in strada, lo carica in auto e lo porta al Baltimore Shelter, un rifugio per cani abbandonati. Tutti i giorni lo va a trovare finché il terzo giorno firma il modulo d'adozione. Ora si chiama Bo e sta con Dan.
La storia passa tra le mani di un gruppo di cinofili della Pennsylvania che si occupa di recuperare pitbull. Foto e storia invadono la Rete e non sfuggono alla sezione di Baltimora della Humane Society che prepara una speciale onorificenza per l'agente Dan Waskiewicz che ha saputo valutare con equilibrio e raziocinio una situazione delicata, diventando l'involontario idolo degli amanti di pitbull e di tutti i cani. Dicono che Jane lasci seduto Bo di fianco alla sua seggiola e gli allunghi di nascosto i biscotti. «Damned punks!».
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NEL CUORE.ORG
9 LUGLIO 2013
AMBURGO, SCONTRO IN PISTA ALLA CORSA: DUE CAVALLI MORTI (VIDEO)
L'impatto tra animali che andavano in senso opposto
Due cavalli morti e un fantino in ospedale. Ecco il terrifibile bilancio nel prologo alla settimana del Derby all'ippodromo di Amburgo-Horn. Nella corsa ad ostacoli di sabato scorso – oltre 3.400 metri – tre cavalli hanno perduto i loro cavalieri già al primo ostacolo. Dapprima hanno galoppato nella stessa direzione degli altri animali, ma quando hanno cercato di fermarli, si sono voltati ed hanno cominìciato a correre nella direzione opposta, verso gli altri. Il risultato? Una collisione fatale a tutta velocità. Niente da fare per la puledra Glad Royal e per il castrone Cool Kid. "Non siamo riusciti a fermare la gara. Tra la giravolta dei cavalli e l'incidente è trascorso meno di un minuto. In questo breve tempo non siamo stati in grado di esercitare alcuna influenza sui fantini. La grande sfortuna è stata che non c'era nessun contatto visivo tra i fan tini e gli animali senza cavaliere", ha detto Peter Tasch, della direzione di gara. E poi ha aggiunto: "E' stato un incidente deplorevole e terribile".
VIDEO
http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/amburgo-scontro-in-pista-tra-cavalli-due-morti.html
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GEA PRESS
9 LUGGLIO 2013
Tanzania – Sequestro di zanne di elefante
126 zanne di elefante sono state sequestrate nei giorni scorsi nel corso di una operazione congiunta delle forze di polizia della Tanzania e del Malawi. Secondo la polizia della Tanzania 350 pezzi di avorio sono stati trovati nella città di Dar es Salaam mentre la restante parte è stata scoperta nel Malawi.
Dopo l’incursione iniziale a Dar es Salaam, la polizia ha infatti assunto le informazioni che hanno portato a rintracciare la parte più grande delle spedizione.
Proprio pochi giorni addietro un’altro grande sequestro di zanne era avvenuto nella città di Mombasa, in Kenya (vedi articolo GeaPress). Erano dirette in Malesia e per evitare i controlli alla dogana avevano provveduto ad occultarli in una spedizione di pesce.
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NEL CUORE.ORG
10 LUGLIO 2013
KENYA, MAXI-SEQUESTRO DI AVORIO A MOMBASA: DESTINATO ALLA MALESIA
Il carico era stato spacciato per 240 sacchi di arachidi
I funzionari del porto di Mombasa, in Kenya, hanno sequestrato lunedì scorso più di tre tonnellate di avorio illegale, spacciate per un carico di arachidi e pronte per l'esportazione in Malesia. Si tratta del secondo sequestro del genere in meno di una settimana e del più alto dal punto di vista economico di quest'anno. "I bracconieri avevano dichiarato di trasportare 240 sacchi di arachidi", ha detto Paolo Mbugua, un portavoce del Kenya Wildlife Service. Altri funzionari keniani hanno calcolato un valore di 700.000 dollari, oltre 500.000 euro.
La scorsa settimana, sempre al porto di Mombasa è stata posta sotto sequestro un consistente partita di avorio illegale camuffato da secchi di pesce per l'esportazione in Malesia. Due contenitori più sospetti - uno dall'Uganda e l'altro dal Congo - sono passati sotto la lente dei controlli, hanno spiegato ie ri le autorità. La grande crisi mette in luce il crescente problema del bracconaggio e del commercio illegale di avorio nell'Africa orientale, che è legato all'aumento della domanda in Asia. Secondo il Cites, l'organismo internazionale che monitora le specie in via di estinzione, il commercio illegale di avorio è più che raddoppiato dal 2007. E la popolazione di elefanti del Kenya è passata da 160.000 esemplari nel 1960 ai 16.000 nel 1989 per colpa della caccia di frodo. Oggi in Kenya, tra l'altro, si contano soltanto 38.500 pachidermi. La maggior parte dell'avorio sequestrato l'altro giorno probabilmente proveniva da Botswana, Sud Africa, Congo, Camerun e Mozambico, secondo Arthur Tuda, responsabile per la costa del Kenya Wildlife responsabile. E il porto di Mombasa s ta diventando uno dei porti preferiti per i contrabbandieri e i commercianti d'avorio. I funzionari keniani negli ultimi tre anni hanno intercettato sei grandi spedizioni di avorio attraverso Mombasa: erano destinati ad Hong Kong, in Cambogia, negli Emirati Arabi Uniti, in Cina, in Thailandia e in Malesia. Tuda ha aggiunto che, se il bracconaggio della fauna selvatica non verrà al più presto dichiarato "un crimine economico" con pesanti sanzioni, il problema rischia di persistere in Kenya e altrove, dal momento che i bracconieri non vanno incontro a gravi conseguenze se vengono catturati. La questione si complica. Perché, secondo le autorità keniane, i contrabbandieri d'avorio stanno diventando più intelligenti e hanno messo a punto i mezzi per battere gli scanner. L'avorio sequestrato la scorsa settimana puzzava di pesce e ha respinto i cani antidroga, per esempio. I funzionari hanno spiegato anche che l'avorio viene spesso t agliato in piccoli pezzi, lucidi o a cubetti e a forma di cerchio per camuffare quando passa sotto lo scanner. Insomma, la battaglia contro il bracconaggio si fa sempre più difficile. |
GEA PRESS
10 LUGLIO 2013
Kenya – Secondo maxi sequestro di avorio in una settimana
Un secondo maxi sequestro di zanne di elefante, è avvenuto in meno di una settimana nella città portuale di Mombasa, in Kenya. Dopo il primo grande sequestro di pezzi di avorio occultati all’interno di una spedizione di pesce (vedi articolo GeaPress), il secondo carico, sequestrato lunedì scorso, era stato nascosto in una spedizione di arachidi.
Si sospetta che il carico camuffato sia stato confezionato proprio a Mombasa, mentre le zanne potrebbero provenire da zone a sud del Kenya. Va detto, a questo proposito, che in più occasioni il paese di orgine o transito delle zanne è stato individuato nella Tanzania, dove proprio nella scorse ore si è avuta notizia di un altro grande sequestro cooperato con le autorità del Malawi (vedi articolo GeaPress ).
Entrambe le spedizioni bloccate a Mombasa erano dirette in Malesia.
L’ultimo sequestro è relativo a quasi 3,3 tonnellate di avorio. I pezzi erano occultati in 242 sacchi di arachidi. Alcune zanne si presentavano particolarmente lunghe, di certo appartenenti ad elefanti adulti.
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LEGGO
9 LUGLIO 2013
IL COCCODRILLO DIVORA IL CANE IN UN
SOLO BOCCONE: IL VIDEO CHOC -GUARDA
SYDNEY - Scene da brivido in Australia, dove un coccodrillo lungo 4 metri e mezzo si è scagliato contro un gruppo di cacciatori in un torrente e ha preso uno dei loro cani.
L'attacco è stato interamente filmato. "I cani - racconta uno dei cacciatori - stavano inseguendo i cinghiali in un torrente e sono stati attirati in acqua dal coccodrillo. Il rettile ha aperto le fauci e preso uno dei cani in un solo boccone". Il video mostra l'aggressione e il triste epilogo istante per istante. GUARDA IL VIDEO
http://www.leggo.it/NEWS/ESTERI/attacco_coccodrillo_cani_caccia_australia_video/notizie/302056.shtml
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LA VOCE
9 LUGLIO 2013
Tokio, due scimmie come camerieri
Sapevano imitare i gesti del padrone sul lavoro
Maria Chiara Stefanelli
Scimmie mascherate come camerieri. È questo il tocco di originalita' del ristorante Kayabuki, a nord di Tokyo. Il posto pare essere del tutto normale, senza qualita' particolari se non fosse per le due scimmie Fuku-chan e Yat-chan.
Secondo le autorita' sanitarie locali le due scimmie possono lavorare nel ristorante, ma la protezione animali ha voluto sottolineare la necessita' di limitazioni, chiedendo che gli animali non lavorino per piu' di due ore al giorno. Secondo i clienti il servizio delle due scimmie e' soddisfacente, tanto che uno di loro ha ammesso: “Sono molto meglio di certi pessimi camerieri umani”. Kaoru Otsuka, il proprietario, ha avuto la brillante idea dopo che si e' accorto che i due animali domestici riuscivano ad imitare i suoi gesti sul lavoro. |
PANORAMA
9 LUGLIO 2013
Mosca, la città dove i cani sono pendolari e viaggiano in metro
Questa è una storia di cani intraprendenti, di mezzi pubblici e di spirito d’avventura.
E’ la storia dei cani randagi che vivono nella metro di Mosca. L’ho letta qui, sul New Yorker (non fate quella faccia stupefatta, credevate stessi tutto il giorno solo su DogSpia?). Dicevamo, l’ho letta sul New Yorker e me ne sono innamorato.
Nella metropolitana di Mosca vivono e viaggiano migliaia di cani, che la vecchia scuola definirebbe randagi, ma io preferisco definire pendolari. Si sono rifugiati qui a partire dagli anni Novanta, quando, con l’inizio della Perestroika, le squadre statali addette alla soppressione dei cani randagi, si sono trovate con cose ben più importanti da fare, tipo lo smantellamento della stato socialista, per dirne una.
Sono scesi giù, nelle gallerie delle metro, dove hanno trovato un riparo dal gelo russo, un mondo sotterraneo da esplorare e l’affetto di tutti (o quasi) i viaggiatori, sempre ben disposti a cedere un pezzo di panino, o addirittura una salsiccia.
Secondo Andrei Neuronov, uno studioso di comportamento animale, i pendolari a quattro zampe non sono vagabondi, ma viaggiatori coscienziosi e intraprendenti, con la voglia di conoscere luoghi e, soprattutto, incontrare persone. I compagni di trasferta preferiti? Le donne sui quaranta con le buste della spesa, alle quali si avvicinano per dare e chiedere tenerezza.
Ora però il loro mondo e i loro viaggi rischiano di venire interrotti brutalmente: l’azienda che gestisce i trasporti pubblici ha dichiarato guerra ai cani pendolari, considerati una minaccia al decoro delle stazioni della metropolitana.
I controllori, più che i biglietti dei passeggeri, adesso dovranno verificare se abbiano coda e pelliccia.
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GIORNALETTISMO
9 LUGLIO 2013
L’animale più pazzo del mondo? E’ una roccia vivente
Il fatto che questa creatura marina somigli a una roccia con gli organi non è la cosa più strana di questo essere vivente che vive immobile come una roccia e si nutre succhiando acqua e filtrando i microrganismi e secerne
Il fatto che questa creatura marina somigli a una roccia con gli organi non è la cosa più strana di questo essere vivente che vive immobile come una roccia e si nutre succhiando acqua e filtrando i microrganismi e secerne un raro minerale chiamato vanadio. Inoltre l’animale nasce maschio, diventa ermafrodita nella pubertà e si riproduce lanciando in acqua spermatozoi e uova sperando che si incontrino nell’ambiente circostante. ERMAFRODITA - L’essere si chiama Pyura Chilensis e si trova a largo delle coste del cile e del Perù. La gente del posto lo mangia crudo o in umido e ha un sapore amaro e di iodio. D’atra parte cosa aspettarsi da una roccia? La Pyura Chilensis contiene all’interno del suo corpo concentrazioni di vanadio molto superiori rispetto a quelle che si trovano nelle acque circostanti. Il vanadio si trova nel petrolio. L’animale roccioso vive in colonie di migliaia di individui o in piccoli gruppi. A volte si trova da solo e in questi casi si deve riprodurre asessuatamente, quando non c’è modo di trovare un partner. In futuro quindi le rocce non verranno più guardate nello stesso modo, immaginatevele piene di interiora mentre si stanno autofecondando davanti al vostro naso mentre fate snorkeling. Pazza natura
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NEL CUORE.ORG
10 LUGLIO 2013
TRAPANI, LEGA UN CANE PER LE ZAMPE E LO GETTA IN UN CISTERNA: IN CELLA
L'animale morto annegato. Pena di 10 anni e 4 mesi
L'accusa dei pm di Trapani Sara Morri e Antonio Sgarrella all'indirizzo di Giuseppe Cusenza, 32 anni, è pesante: avrebbe legato un cane per le zampe e l'avrebbe gettato in una cisterna, risultata avvelenata. L'animale è poi morto annegato, mentre gli inquilini della palazzina, ignari di quanto accaduto, avrebbero continuato a usare l'acqua potabile. L'uomo è stato condannato oggi dal gup di Trapani Antonio Cavasino a 10 anni e 4 mesi di carcere, la pena più alta. Ma non è stato l'unico a finire nel mirino. Perché il giudice per l'udienza preliminare ha condannato anche gli altri tre membri di una banda che si sarebbe resa responsabile di rapine, incendi, lesioni aggravate, oltre che di maltrattamento di animali e avvelenamento di acque. Le altre condanne? Sei anni di prigione a Salvatore Mannone, di 30 anni, e 4 anni ciascuno inflitti a Vito La Torre, di 40 anni, e a Davide Mannone, di 30 anni. In totale, sono state stabilite condanne per 28 anni di reclusione.
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IL SECOLO XIX
10 LUGLIO 2013
L’agonia di Bambi commuove Stella
Giovanni Vaccaro
Stella (SV) - Braccato da un gruppo di cacciatori, stremato per la fuga nel bosco, ha cercato rifugio vicino alle case. Ma un fucile caricato a pallettoni da cinghiale lo aveva già messo nel mirino. Un secondo dopo Bambi, un giovane capriolo che viveva nella zona di Stella San Bernardo, ha sentito solo un colpo vibrare nell’aria, e subito dopo, un dolore fortissimo a un fianco. Per cinque giorni ha vagato, sanguinante e terrorizzato nella boscaglia, fino all’incontro con alcuni abitanti della frazione che hanno tentato di soccorrerlo. Invano. L’animale ha solo rivolto un’occhiata verso i suoi soccorritori, quasi una disperata richiesta di aiuto. Ma si è arreso ed è morto proprio mentre lo stavano portando dal veterinario.
La lentissima agonia del capriolo ha sollevato un’ondata di indignazione a Stella, arrivando anche al Bau Bau Village di Albissola Marina, lo stabilimento balneare dove si incontrano molti amanti degli animali. Ad avvistare per prime il capriolo ferito sono state due ragazze che abitano in via Castellari, a Stella San Bernardo. «L’abbiamo visto dalla finestra mentre attraversava la strada – raccontano Michela e Pamela Loi -, aveva una brutta ferita alla zampa anteriore sinistra, provocata da una fucilata presumibilmente con cartucce da cinghiale. Il colpo gli aveva provocato una brutta perforazione della spalla con la frattura dell’osso». In quel momento è partito il passaparola fra gli abitanti della zona, che l’hanno chiamato Bambi e si sono mobilitati per cercare di salvargli la vita. «Avevamo sentito un forte sparo proprio vicino alle case – racconta la mamma, Marzia Buriassi -. Quattro giorni dopo, quando abbiamo visto il capriolo ferito, abbiamo capito cosa fosse successo».
L’animale si era rifugiato in mezzo alla boscaglia, ormai senza forze. L’unico suo tentativo di sfuggire ai cacciatori era nascondersi in mezzo ai cespugli. Ma il dolore era troppo forte. I suoi lamenti hanno però attirato l’attenzione degli abitanti, dato che i cacciatori avevano già rinunciato all’inseguimento. «Siamo riuscite a trovarlo seguendo i versi che emetteva – raccontano ancora le ragazze che lo hanno visto in fuga -, e la scena è stata terribile. Ormai era davvero stremato per il forte dolore. Inoltre la ferita aveva già iniziato a fare infezione. Ci siamo attivate subito, telefonando a Elisabetta Dall’Orto, del Bau Bau Village di Albissola, che ci ha messo in contatto con un veterinario». Un altro abitante della zona si è messo a disposizione volontariamente per tentare di recuperare la bestiola. Con l’aiuto di un vicino di casa, hanno caricato il capriolo ormai agonizzante su un furgone. «Abbiamo deciso di accompagnare il nostro amico Bambi dal veterinario – prosegue il racconto -, sperando che lo riuscisse a salvare. Ma purtroppo Bambi è arrivato già senza vita all’ambulatorio». Tra l’altro non è la prima volta che gli abitanti di Stella soccorrono i caprioli: «Noi stesse, da quando ci siamo trasferite a Stella nel 2008, ne abbiamo già aiutato due».
La notizia della morte del capriolo si è subito sparsa a Stella, dove alcuni abitanti hanno lanciato un altro allarme: «In questa zona – spiegano alcuni abitanti – ci sono purtroppo persone che lasciano nei campi del cibo di cui i caprioli sono ghiotti. Lo lasciano in punti precisi, praticamente un’esca per attirarli nel punto migliore per poter sparare. Solo pochi giorni fa un abitante di San Bernardo ha scoperto due persone con il fucile in spalla alle nove di sera».
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IL TIRRENO
10 LUGLIO 2013
Cittadino trova cinghialina agonizzante
VICOPISANO (PI) - Nel corso di una passeggiata nei pressi del Sasso della Dolorosa, Andreas Joachim Freter, un cittadino tedesco, trapiantato da anni tra le bellezze del monte, ha trovato un cucciolo di cinghiale abbandonato, ammalato ed agonizzante, che non ha esitato a soccorrere: sceso a valle ha prelevato presso la sua abitazione una gabbietta per gatti e ha soccorso la bestiola portandola con sé. Giunto a casa ha tentato di animarla cercando di farle bere qualche goccia dei fiori di Bach, adatti anche alla cura degli animali e l’ha messa in un angolo fresco. La bestiola sulle prime sembrava essersi rianimata. Andreas ha contattato la polizia provinciale che il giorno dopo è passata a ritirarla, anche se il cucciolo, esanime, è spirato nel corso della notte. Freter ha chiesto se per prassi si sarebbero svolte analisi mirate a scongiurare il pericolo della rabbia, malattia che viene trasmessa dai cinghiali infetti ai cani quando quest’ultimi si avventano sulle loro viscere ferite dai cacciatori, per mangiarle. Gli è stato assicurato che sarà fatta l’autopsia. Passeggiando tra i sentieri del monte, fanno notare alcuni cittadini, si vedono postazioni dove vengono depositati dei bidoni carichi di granturco: questo mangime sistematicamente viene sparpagliato. In teoria questa prassi serve a limitare la presenza degli ungolati sulle alture per evitare che scendano a valle a danneggiare i muri a secco dei terrazzamenti tra gli olivi, causando frane e cattiva tenuta dei terreni, ma in pratica gli sconfinamenti ci sono ed i danneggiamenti alle proprietà private e demaniali pure.
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LA STAMPA
10 LUGLIO 2013
Dal cassonetto dei rifiuti spunta un boa di quasi due metri
Forse abbandonato come i cani da un «appassionato» che è andato in ferie
Patrizio Romano
Grugliasco (TO) I boa constrictor a Grugliasco sembrano di casa. Il primo è stato segnalato venerdì scorso, quando un ragazzo di 20 anni è stato fermato in via Lanza mentre se ne andava a passeggio per la città con un amico e con il suo boa intorno al collo, quasi fosse una sciarpetta lunga circa due metri. Spaventati e stupiti i cittadini che lo hanno incrociato hanno chiamato gli agenti della polizia locale. I vigili lo hanno fermato. «Perché? - ha domandato candidamente il ragazzo - Cosa c’è di strano?». Dopo qualche spiegazione lo hanno scortato a casa. In modo da evitare altro spavento.
Lunedì pomeriggio, invece, in via Natale Palli è stato un sergente maggiore degli alpini a notare che qualcosa si muoveva in una scatola di plastica abbandonata vicino ai bidoni dei rifiuti. Quando l’ha aperta si è trovato di fronte il muso di un boa constrictor di 1,8 metri, attorcigliato. L’alpino ha chiamato subito gli agenti del Servizio di Tutela della Fauna e della Flora della Provincia di Torino, che sono arrivati sul posto e hanno prelevato l’animale. «E’ un serpente molto temuto - spiegano gli agenti - poiché capace di uccidere anche grandi prede avvolgendole e soffocandole nelle sue spire. Può pesare fino a trenta chili e raggiungere i quattro metri di lunghezza. Il suo habitat è quello delle foreste tropicali e delle zone umide del Messico, dell’America centrale e meridionale tropicale e delle Piccole Antille». Il boa è stato consegnato alle cure del Centro animali non convenzionali della facoltà di Veterinaria, che ha sede proprio a Grugliasco. Il timore è che l’animale possa essere stato abbandonato per andare in ferie. «Non si abbandonano solo cani e gatti in questo periodo - dicono gli agenti -, ma anche animali esotici di cui non si sono valutate preventivamente le esigenze».
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GEA PRESS
10 LUGLIO 2013
Savona – Riti satanici in spiaggia? Una gallina sgozzata tra le litanie
Il sospetto dell'ENPA ed il racconto dei segnalanti
GEAPRESS – Una giovane oca impaurita ed un racconto preoccupante. A riportare i fatti che sarebbero accaduti nella spiaggia tra Noli e Spotorno (SV) è ora la sede ENPA di Savona.
A riferire alla Protezione Animali, è stato un gruppo di campeggiatori i quali, la sera prima, aveva notato una comitiva di extracomunitari in possesso di una gallina e di un’oca. Con fare sospetto, il gruppetto si sarebbe poi appartato e solo a tarda notte ha acceso un fuoco. Poi, lunghe litanie.
L’indomani, riferisce sempre l’ENPA di Savona, era rimasta in loco la gallina sgozzata e, nascosta tra gli scogli, la piccola oca bianca ancora viva e terrorizzata.
Secondo gli animalisti non sarebbe la prima volta che in provincia di Savona si sono verificati quelli che vengono definiti “riti più o meno satanici con vittime gli animali“. Soprattutto nei boschi dell’entroterra savonese e valbormidese e a danno di volatili (civette) e gatti neri. Mai, però, in riva al mare.
L’episodio, secondo la denuncia dell’ENPA, si aggiunge al lungo elenco di inciviltà riscontrato nel periodo estivo sulle spiagge. Gabbiani, ma anche colombi presi a pietrate o gravemente feriti dagli ami e dalle lenze abbandonati dai pescatori. Animali marini catturati e martoriati con fiocine e coltelli da un esercito di raccoglitori improvvisati che hanno desertificato il bagnasciuga e sottratto il cibo ai gabbiani, costretti ad andare a cercarselo, e a nidificare, in città e nelle discariche.
La piccola oca è ora al sicuro, assieme ad altri animali da cortile, nella cascina di un collaboratore dell’ENPA.
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NEL CUORE.ORG
10 LUGLIO 2013
UZI E TUTA, ANCHE IL PROPRIETARIO PRESENTA LA SUA DENUNCIA
L'ipotesi è che vi sia stata soppressione illegale
Nuova tappa in Procura per la lunga vicenda di Uzi e Tuta, i due maremmani condannati a morte dal Comune di Rosignano, perché "pericolosi" e "irrecuperabili". Uzi è stato soppresso il 17 aprile, Tuta risulta irreperibile e nel frattempo è stata "graziata" da una nuova ordinanza che ne consente la custodia nel canile di Massa "La casa di Febo". Il proprietario Gabriele Neri ha aggiunto ieri la sua denuncia a quelle della Lav e di altre associazioni, per far luce su una vicenda con troppe ombre sul piano amministrativo e forse anche penale. Nel mirino soprattutto la soppressione di Uzi, apparentemente non giustificata dalla prescritta valutazione comportamentale di tre veterinari.
Sulla vicenda, diffidando il Comune dal procedere contro Tuta, era intervenuta anche l'on. Michela Vittoria Brambilla |
TREVISO TODAY
10 LUGLIO 2013
Vanno in vacanza e lasciano i gattini in giardino, denunciati
Il vicinato ha informato l'ente protezione animali dopo che una famiglia era partita lasciando gli animali senza preoccuparsi di dar loro cibo
Prov. Di Treviso Una famiglia di Vazzola parte per le vacanze estive, lasciando i due gattini in giardino senza preoccuparsi di dar loro cibo e acqua. È così che scatta la denuncia dell’Enpa, avvisato dai vicini di casa della famiglia.
Questo non rappresenta l’unico caso recente, soprattutto quest’anno, in un periodo di forte crisi economica, le necessità delle persone sono cambiate, spesso ci si sposta per il lavoro, si cambia città e improvvisamente ci si dimentica degli amici a quattro zampe.
Accade anche che alcune persone si rivolgano agli enti competenti perché non hanno più la possibilità di tenere l’animale domestico, dovendosi trasferire, magari all’estero. In questo caso l’ente di competenza provvede a trovare un’altra famiglia all’animale, piuttosto che venga abbandonato. Uno dei tanti effetti della crisi, insomma, se si pensa che solo all’Enpa di Treviso arrivano una decina di richieste al giorno da parte di chi non può più tenere un gattino. Al momento la protezione animale ne ospita 70.
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TREVISO TODAY
10 LUGLIO 2013
Incendio in una stalla a Pieve di Soligo (TV), morti decine di animali
Mercoledì mattina una struttura agricola ha preso fuoco distruggendo circa 400 quintali di fieno e diversi animali tra pollame e conigli
Terribile incendio mercoledì mattina, poco dopo le 8, a Pieve di Soligo in via Montegrappa, 98. Una stalla in muratura, con solaio in lattero-cemento e tetto in legno, di superficie 140 metri quadri con relativo fienile sovrastante, è andata a fuoco.
La struttura è al momento inagibile e all’interno si trovavano alcuni animali, tra cui due mucche tratte in salvo dal proprietario, mentre pollame e conigli purtroppo non sono sopravvissuti.
Distrutti anche 400 quintali di fieno e paglia. Sul posto i vigili del fuoco che hanno evitato il propagarsi delle fiamme in tutta la proprietà, adibita a deposito di attrezzi agricoli. La struttura è poi stata bonificata.
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MATTINO DI PADOVA
10 LUGLIO 2013
Quale destino per i poveri animali di Battaglia Terme?
Prov. di Padova - Lettera del giorno
Sono un residente del Comune di Battaglia Terme, in viale degli Alpini. Da alcuni giorni, nelle ore serali e notturne si sentono distintamente colpi d’arma da fuoco esplosi nel parco Colli di via Montenovo vicino alle abitazioni. Dopo i colpi si sentono lamenti di animali: preciso che nel parco ci sono daini e cinghiali, nonché - essendo un percorso naturalistico - c’è anche l’ulteriore pericolo per chi passeggia. Molti residenti come me hanno visto con sorpresa che prima dei colpi salivano sul percorso agenti in divisa e in abiti civili con auto riportante la scritta del C.F. di Stato e Polizia provinciale. L’anno scorso, nel mese di agosto sono stati informati anche i carabinieri del comando di Abano Terme che hanno anche effettuato un sopralluogo. Nonostante questo, tuttavia, i fatti si ripetono. Preoccupati per la sorte dei poveri animali, noi tutti chiediamo che si eseguano i dovuto controlli e gli accertamenti circa i fatti narrati. Si chiede inoltre che eventuali comportamenti illeciti siano perseguiti a norma di legge. Restiamo quindi fiduciosi di un pronto intervento delle forze dell’ordine. I residenti di viale degli Alpini Battaglia Terme |
MESSAGGERO VENETO
10 LUGLIO 2013
Tratta di cuccioli dall’Est, sette indagati
di Alessandra Ceschia
UDINE - Sono 7 gli indagati per il traffico di cuccioli di razze pregiate trasportati illegalmente dall’Ungheria, scoperto dagli agenti della polizia forestale e dagli uomini delle Fiamme gialle nella Bassa friulana. Tre le operazioni sulla A4 che hanno portato al sequestro di 876 bestiole. Avevano dai 40 ai 60 giorni, perloppiù erano privi di vaccinazioni, stipati in furgoni in condizioni igieniche spaventose e in precarie condizioni di salute. Concluse le indagini preliminari da parte della Procura il sostituto procuratore Viviana Del Tedesco ha iscritto nel registro degli indagati sette persone: si tratta di Giuseppe Gargiulo 53 anni residente a Melito di Napoli, Salvatore Ventriglia 42 anni di Napoli, Davide Milone 34 anni di Cremona, Pietro Ponticelli 24 anni di Napoli, Pasquale Pastore 37 anni pure napoletano e Ladislav Hajtman cittadino slovacco di 29 anni, tutti difesi dall’avvocato William Crivellari e Biagio Orefice napoletano di 40 anni difeso dall’avvocato Paola Palma. Nei loro confronti la Procura della Repubblica di Udine contesta a vario titolo reati di maltrattamento, uccisione animali, ricettazione e violazione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia in relazione a tre successivi episodi risalenti al 12 febbraio dello scorso anno, quando all’uscita del casello autostradale di San Giorgio di Nogaro furono scoperti ben 272 cuccioli stipati in un furgone, al 19 febbraio, quando ne furono sequestrati altri 209, e al 25 maggio quando invece a Palmanova furono trovate 395 bestiole stipate su due automezzi. Alcuni di questi cuccioli non ce l’hanno fatta a sopravvivere, per altri è scattato l’affido temporaneo. Dopo il decreto di citazione a giudizio da parte del pm, ora si attende la fissazione dell’udienza dal giudice.
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L’ARENA
10 LUGLIO 2013
Seicento firme al ministero:
«Dov'è finito l'orso M11?»
FERRARA DI MONTE BALDO (VR). - Dopo la rimozione autorizzata dalla Provincia di Trento, non si sa più nulla del plantigrado che frequentava il Baldo. Il Comitato per la difesa dell'animale: «Abbiamo il timore che l'esemplare sia stato ucciso»
Il Comitato per la difesa dell'orso del Monte Baldo scrive nuovamente a Roma, preoccupato per M11, quello abituato a farsi vedere troppo e da troppo vicino. Quello misteriosamente scomparso dopo che, a seguito di predazioni inconsulte, la Provincia Autonoma di Trento ha ottenuto dal ministero per l'Ambiente l'autorizzazione alla rimozione. Da fine maggio, quando i funzionari di questo ente hanno incontrato a Brentonico alcuni allevatori, di quest'orsetto di due anni e mezzo non s'ha notizia. Molti temono sia stato ucciso. Neanche la segnalazione in Val di Gresta (Trento), a metà maggio, quando un plantigrado ha fatto danni, non gravi, ad un apiario in località Nomesino, rompendo un paio di casette, hanno dato esito positivo. Si credeva fosse opera sua, ma le analisi genetiche hanno chiarito che non era così. Ora, dopo aver chiesto al ministero di revocare l'autorizza zione alla rimozione, l'ex presidente della Pro loco di Ferrara di Monte Baldo, Giorgio Righetti, lancia un secondo appello. Ha raccolto oltre 600 firme di veronesi che chiedono collaborazione per il plantigrado. La lettera è stata inviata il 7 luglio anche ai Corpi forestali dello Stato, della Provincia Autonoma di Trento e della Provincia di Verona. «Le firme sono sulla pagina faceBook nel Comitato per la libertà dell'orso del Monte Baldo, area 'file'», ragguaglia Righetti che, in sintesi, scrive: «Dopo una nutrita campagna di stampa, M11 è scomparso dal Baldo e dai boschi del Trentino. Da un mese la sua presenza non è certificata nonostante le sue peculiarità. Abbiamo la forte sensazione che sia stato ucciso», sottolinea in grassetto Righetti ricordando che M11, da piccolo, ha vissuto, «un periodo in cattività, assimilando il rapporto uomo/cibo e modificando il suo naturale comportamento». Infatti è sempre stato troppo confidente, ha anche «cacciato di giorno in presenza dell'uomo, senza mai, però, manifestare comportamenti a lui ostili. Nei prossimi anni il Baldo sarà ri-colonizzato da orsi», ricorda. «Se rimarranno le attuali condizioni di scarsa conoscenza delle loro abitudini e pericolosità, timori e avversione resteranno con le prevedibili conseguenze d'allontanamento o uccisione». Quindi incalza: «Dovete convenire che, ora, è l'uomo nemico dell'orso e non viceversa. Va dunque rafforzato il collegamento tra autorità e demandato alla guardia forestale ed ai sindaci dei Comuni interessati il compito di 'istruire' pastori, residenti e villeggianti. E' inconcepibile chiedere l'allontanamento di un cucciolo d'orso. Sappiamo», rammenta, «che la Provincia trentina risarcisce i danni in tempi sopportabili (30/40 giorni), auspichiamo lo faccia anche il Veneto. Si toglierà l'alibi del ritardo nel risarcimento dei capi d'alpeggio, primo argomento nella guerra contro l'orso». Poi ricorda: «E' allo studio l'uso del 'cane da orsi' in alpeggio, possibilità interessante, considerando, in contemporanea, anche la necessità di impartire regole su come usarli, badando che bastino a mettere in fuga l'orso senza metterlo in pericolo». Chiude: «Il Comitato è disponibile a collaborare». Claudio Groff, referente del Progetto orso per la Provincia di Trento, dopo la recente predazione a Malcesine, quasi certamente non imputabile a M11, sulla sua scomparsa dice: «Di tanti orsi non sappiamo e non è necessario sapere l'esatta posizione. Sono animali selvatici e liberi. E' però molto strano che M11, il quale dava costanti segni della sua presenza, sia sparito così».
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NEL CUORE.ORG
19 LUGLIO 2013
ORSO DEL BALDO, SLITTA IL PIANO DI TRASFERIMENTO: "NON SI TROVA"
Lo ha detto il presidente della Provincia di Trento
L'orso M11, che dal monte Baldo dovrebbe essere portato via, con l'accusa di compiere scorribande nella zona fra Trento e Verona, non si trova. Quindi, il piano di trasferimento è bloccato. Lo ha riferito il presidente della Provincia autonoma di Trento, Alberto Pacher, nel rispondere ad un'interrogazione del consigliere provinciale del Pdl Pino Morandini. Pacher aveva già spiegato ad un altro consigliere, Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino) che la giunta ha deciso di ''rimuovere'' l'orso dal territorio e di avere già ottenuto l'autorizzazione ministeriale per la cattura.
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GEA PRESS
10 LUGLIO 2013
Veneto – Foresta del Cansiglio – 1200 cervi da uccidere con l’ok della Forestale? Danneggiano gli allevamenti e le plantule
L'On.le Zanoni: la vergognosa mattanza dei cervi in Cansiglio sarà un disastro anche per l'economia locale.
Secondo un comunicato diffuso dall’Eurodeputato Andrea Zanoni è lo stesso Comando regionale del Corpo Forestale dello Stato a schierarsi per la riduzione degli ungulati della Foresta del Consiglio, tramite la loro uccisione. Per Zanoni, però, nonostante l’ok della Forestale veneta, si è comunque davanti ad un inutile massacro.
Domani, i Sindaci dei Comuni di Fregona (TV), Tambre (BL), Farra d’Alpago (BL) e la Giunta regionale veneta si troveranno per decidere i tempi di abbattimento dei Cervi (Cervus Elaphus Elaphus) dell’altopiano del Cansiglio. Il Corpo Forestale dello Stato che gestisce sul Cansiglio le riserve integrali si è schierato per l’uccisione degli animali, ribadisce Zanoni. Tremila animali, secondo la Forestale, i quali causerebbero danni alle plantule dei faggi e agli allevatori di bovini.
Dunque 1200 cervi dovrebbero essere abbattuti. Questo nonostante sia stato ammesso che nessun preciso censimento sembra essere stato compiuto. Si comincia con 400 cervi in un anno.
Sulla vicenda infuriano ora le polemiche. Per Zanoni, vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere e la Conservazione degli Animali al Parlamento europeo, lo stesso Comando dovrebbe occuparsi anche delle discariche inquinanti presenti in particolare nella provincia di Treviso. “Le discariche ormai da tempo – ha dichiarato l’On.le Zanoni – hanno avvelenato la falda acquifera, ma né le Province né la Regione né lo Stato sono ancora intervenuti per la bonifica e la messa in sicurezza. Una delle fonti economiche del Cansiglio è l’eco turismo: tanto è vero che sull’altopiano si registra una seconda stagione di visitatori che coincide con il periodo degli amori dei Cervi, quando migliaia di cittadini e intere classi di studenti arrivano per sentire il bramito di questi splendidi ungulati. Occorre puntare sull’eco turismo e non si può entrare nella Foresta, dove dai tempi della Repubblica Serenissima la caccia è vietata, con doppiette, fucili e armamenti vari”.
Le alternative al massacro, ad avviso di Zanoni, esistono. Il trasferimento di un certo numero di animali in altri Parchi, ad esempio. Già nel 2010, in provincia di Avellino, c’era stata la disponibilità del Comune di Cervinara ma anche l’auspicabile presenza dei lupi i quali, ad avviso dell’Europarlamentare, contribuirebbero e riequilibrare l’ecosistema. “La decisione di abbattere questi Cervi non è suffragata da alcun censimento che stabilisca in modo certo il numero di esemplari presenti – ha concluso Zanoni – È quindi assolutamente priva di ogni presupposto tecnico – scientifico e perciò a mio avviso assolutamente illegittima”.
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CORRIERE DEL VENETO
10 LUGLIO 2013
Un piano per uccidere 1200 cervi ora anche gli animalisti aprono.
Gli ungulati stanno danneggiando la foresta trevigiana e le aziende. Domani vertice tra Regione e comuni. Il sindaco: «Smettiamola di chiamarli Bambi, devastano tutto»
Angela Pederiva
FREGONA (Treviso) - Una pagina dopo l’altra, sul Cansiglio la favola di Bambi sta per arrivare all’epilogo. E che non vivranno tutti felici e contenti, i tremila cervi stimati nell’antica foresta adagiata fra le province di Treviso e Belluno (oltre che Pordenone, che però fa storia a sé), è un finale che ormai si aspettano in molti. Non solo i sindaci subissati di lamentele per i danni causati dagli ungulati alle colture e al bosco, ma anche gli ambientalisti che pure a lungo si sono battuti contro la soppressione decretata dalla Regione, al punto che proprio dal fronte animalista arriva l’idea di un «happy end» decisamente anomalo per le fiabe di settore: far entrare in scena il lupo, col ruolo non del cattivo ma quanto meno dell’ecoregolatore.
Domani sulla Piana si terrà un vertice fra gli enti interessati al «Piano di controllo 2011 - 2013» che, su indicazione dell’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, in questo triennio avrebbe dovuto determinare l’abbattimento di 1.200 cervi. «In realtà non ne è stato toccato neanche uno - precisa l’assessore regionale alla caccia Daniele Stival - e smentisco che questo incontro sia stato convocato per accelerare i tempi. Semplicemente vorremmo guardarci in faccia e decidere cosa fare, perché le polemiche lasciano il tempo che trovano, ma intanto i cervi si moltiplicano con un ritmo esponenziale: in dieci anni sono cresciuti di dieci volte e la loro presenza incontrollata sta pesantemente danneggiando le coltivazioni e la flora, oltre che la salute degli stessi animali». Tre le esigenze che si intrecciano sull’Altopiano: la difesa delle aziende agricole, la tutela della faggeta autoctona, il mantenimento della specie e la sua salvaguardia sanitaria.
«Finiamola di chiamarli "Bambi" - sbotta Giacomo De Luca, sindaco della trevigiana Fregona, uno dei tre Comuni proprietari del suolo demaniale insieme ai bellunesi Tambre e Farra d’Alpago - in quanto non si tratta di piccoli e docili cerbiatti, ma di bestie che pesano almeno un quintale e mezzo e che devastano tutto quello che trovano, costringendo caprioli e daini ad emigrare per trovare qualcosa da mangiare. Chi ha un orto è costretto a recintarlo con obbrobriosi fili spinati che stanno trasformando il paesaggio in una prigione. Quest’anno non una famiglia è riuscita a mangiare una foglia di radicchio invernale. Ed il sottobosco sta praticamente scomparendo, perché tutte le piantine fresche vengono divorate per ordine. Sono il primo a voler difendere la presenza dei cervi, il bramito è uno spettacolo che affascina anche me, ma qui stiamo parlando di una proliferazione senza regole che fa del male a tutti». La necessità di contenere il numero degli esemplari è stata sottolineata anche dal Corpo forestale dello Stato, che un paio d’anni fa ne aveva sperimentato l’allontanamento dai pascoli attraverso cartucce esplodenti e petardi sia rumorosi che luminosi, a quanto pare tuttavia senza ottenere risultati soddisfacenti.
«Leggo che il Wwf ammette i danni provocati dai cervi all’ambiente ma chiede lo stesso di non ucciderli - afferma l’assessore Stival - proponendone piuttosto il trasferimento altrove. Ho scritto a tutti i parchi dell’arco alpino, senza però ricevere una sola disponibilità ad accoglierli, perché questa specie sta crescendo a dismisura dappertutto: è bene che gli attivisti sappiano». Lupus in fabula, l’eurodeputato trevigiano (e presidente della Lac del Veneto) Andrea Zanoni lancia allora la proposta di una regolazione ecocompatibile: «Inseriamo nel Cansiglio uno o due branchi di lupi, naturali predatori degli ungulati. Come abbiamo avuto modo di approfondire un mese fa a Strasburgo, ad una conferenza dell’intergruppo europeo per la conservazione e il benessere degli animali, sono ormai diverse le esperienze di utilizzo di questi animali per il mantenimento dell’ecosistema nelle grandi foreste. Altro che abbattere i cervi per farne prosciutti o per far sfogare i cacciatori».
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IL MONDO
11 LUGLIO 2013
Animali/Enpa: Contrari ad abbattimento 1200 cervi in Veneto
L'Ente invita i cittadini a inviare proprio dissenso alla Regione
Roma - L'Ente Nazionale Protezione Animali torna a ribadire la propria contrarietà all'abbattimento di 1.200 cervi insediati sull'altopiano del Cansiglio (Veneto), ha invitato tutti i cittadini a inviare il proprio dissenso alla Regione Veneto e ai responsabili di questa assurda e ingiustificata mattanza di animali, di cui sarebbero vittime anche i cerbiatti e le loro madri. "Alle autorità che intendono dare il via libera a questa inaccettabile misura - si legge in una nota - applicando metodologie a dir poco arcaiche e assolutamente criticabili, anche da un punto di vista etico, chiediamo quali prove abbiano raccolto sui presunti danni causati dai cervi. Gli esemplari che vivono sul territorio sono forse stati censiti ad opera di eminenti istituti scientifici? Sono stati forse emanate ed applicate metodologie ecologiche per il controllo degli esemplari? Ci sono strategie in merito alla gestione di tali animali o, semplicemente, si è deciso che sono troppi e vanno abbattuti seguendo logiche ormai superate e tra l'altro non tenendo conto della perenne distruzione degli habitat a cui concorre la cementificazione selvaggia che vede il Veneto la peggiore regione italiana proprio in merito a quest'ultimo punto?"
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MATTINO DI PADOVA
10 LUGLIO 2013
Bitonci chiede di sparare ai cinghiali
BAONE (PD) - Un’interrogazione ai ministri Angelino Alfano e Andrea Orlando per aprire la caccia nei Colli Euganei. L’obiettivo? Eradicare i cinghiali dal territorio protetto. L’iniziativa è di Massimo Bitonci, presidente dei senatori della Lega Nord, che ha interrogato i titolari dell’Interno e dell’Ambiente perché venga cancellato il divieto, ancora vigente, di abbattere i cinghiali alloctoni che gremiscono il territorio del Parco dei Colli Euganei da parte di cittadini proprietari di regolare licenza di caccia. Bitonci ha ricordato il recente episodio del cinghiale che ha attaccato un passante sul Monte Cecilia. Commenta Bitonci: «Oltre al problema della presenza degli animali, c’è anche quello che deriva dal bracconaggio, favorito da un ambiente sempre più popolato da bestie di questo tipo. Le soluzioni possono essere due: o si consente a chi è titolare di armi da fuoco e regolare licenza di caccia di utilizzarle per difendere i propri campi e le proprie famiglie, o si interviene con una massiccia politica di abbattimenti, magari coordinata dal Prefetto».
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IL SECOLO XIX
10 LUGLIO 2013
“Non li abbandonare”, la campagna del Secolo XIX
Beatrice D’Oria
Alberto Maria Vedova
Genova - Secondo la Lega Antivivisezione, ogni anno sono circa 80mila i gatti e 50mila i cani che vengono abbandonati da padroni senza scrupoli prima delle vacanze, una barbarie che tocca non solo gli animali domestici più comuni, ma anche conigli e furetti.
Chi si rende responsabile di un abbandono commette un reato e, in base alla legge 189/04, può essere punito con l’arresto sino a un anno e con una multa sino a 10mila euro: eppure, anno dopo anno, questa pessima abitudine non accenna a sparire.
Con conseguenze anche terribili, anche per un “abbandono” di poche ore, come dimostra l’agghiacciante vicenda dei due cuccioli lasciati chiusi in un’auto parcheggiata davanti alla stazione genovese di Brignole e morti di caldo.
Anche per questo, Il Secolo XIX ha pensato alla campagna “Non lo abbandonare - Non pensarci nemmeno”, raccontando attraverso i pensieri di Giotto, cucciolo dei genovesi Virginia e Matteo, le paure degli animali che si apprestano a partire con i padroni: «Mi lasceranno da solo? Dove mi porteranno? Mi abbandoneranno?».
I padroni di Giotto non hanno pensano nemmeno per un attimo a partire senza di lui, come per fortuna fanno ogni anno migliaia di persone. E voi? Come avete organizzato le vacanze con gli amici a quattro zampe? Raccontatecelo lasciando un commento in questa pagina.
http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2013/07/10/APA5HKwF-secolo_campagna_abbandonare.shtml
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IL SALVAGENTE
10 LUGLIO 2013
In vacanza con cani e gatti? Si può, con la guida del Salvagente (video)
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