febbraio 2013
 

IL PUNTO A MEZZOGIORNO
1 FEBBRAIO 2013
 
Investito e scaraventato sulla sponda del fiume, cagnolino salvato dai pompieri di Cassino (FR)

Ermanno Amedei

 
Lo hanno investito scaraventandolo sulle sponde del Rio Pioppeto nella zona Folcara di Cassino. sfortunato protagonista della vicenda é un cagnolino meticcio travolto ieri pomeriggio da un’auto in via Sant’Angelo. Dopo l’urto il cagnolino ha rischiato di finire  nelle acque del torrente e in quel caso, ferito, non avrebbe avuto speranza di sopravvivenza. É finito, invece, sulla riva del corso d’acqua e i suoi guaiti hanno attirato l’attenzione di un vigile urbano che ha chiesto l’intervento dei vigili del fuoco di Cassino. Sono stati i pompieri, quindi, a catarsi nel canale fino a raggiungere l’animale ferito, recuperarlo per affidarlo alle cure del veterinario della Asl. Una fortuna nella sfortuna ma adesso il cagnolino ha bisogno ancora di una “iniezione” di fortuna, quella che gli permetterebbe di trovare il padrone, qualora ne avesse uno […]
 
GEA PRESS
1 FEBBRAIO 2013
 
Firenze – Cocker spaniel chiuso nel sacco e gettato nell’immondizia (FOTOGALLERY)
Con un taglio al collo gli hanno asportato il microchip - Appello dell'ENPA per rintracciare il proprietario.
 
Nella tarda serata di ieri le Guardie Zoofile dell’ ENPA di Firenze, sono intervenute a seguito di una segnalazione a dir poco particolare. Una signora, mentre si accingeva a gettare l’immondizia all’interno di un cassonetto lungo via di Brozzi, ha notato dei movimenti e udito dei lamenti che provenivano da un sacco di plastica nero, sigillato con del nastro adesivo.
All’interno c’era un cane maschio di razza cocker spaniel dell’età di circa 10 anni, morente. Il cane è stato subito portato da un veterinario della zona che ha provveduto al soccorso. Le sue condizioni, però, apparivano subito disperate. Questa mattina, comunica l’ENPA di Firenze, il cane è ancora vivo, ma la prognosi rimane riservata.
Le guardie zoofile del SISTA, lo speciale nucleo investigativo contro i maltrattamenti animali dell’ ENPA, hanno accertato che al cane è stato asportato il microchip di identificazione attraverso una profonda incisione praticata al collo. Nel caso di abbandono da parte del proprietario (sulla vicenda sono in corso le indagini delle Guardie Zoofile) si tratterebbe di  un’ulteriore aggravio di un comportamento crudele. Volersi cioè sbarazzare del cane, senza lasciare tracce.
Le guardie zoofile dell’ ENPA hanno già iniziato una serie di indagini e accertamenti nella zona di Brozzi e lanciano un appello alla cittadinanza se dalle foto del povero cane, qualcuno sia in grado di riconoscere il cane o di riferire circostante utili all’individuazione del proprietario.
Chi sa qualcosa può telefonare al numero 0552382410 o recarsi presso la sede del nucleo guardie zoofile ENPA in via Ricasoli 73/R a Firenze.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/m/firenze-cocker-spaniel-chiuso-nel-sacco-e-gettato-nellimmondizia/40173
 
NEL CUORE.ORG
1 FEBBRAIO 2013
 
FIRENZE, STRAPPA IL MICROCHIP AL SUO CANE E LO GETTA TRA I RIFIUTI
L'animale, con un taglio al collo, in prognosi riservata
 
Appello delle guardie zoofile dell'Enpa per trovare il proprietario di un cane buttato in fin di vita in un cassonetto a Firenze. "Siamo di fronte all'ennesimo atto di umana crudeltà", sottolineano i soccorritori dopo la chiamata di una donna che, mentre stava per buttare l'immondizia all'interno di un cassonetto lungo via di Brozzi a Firenze, ha notato dei movimenti e sentito dei lamenti provenire da un sacco di plastica nero sigillato con del nastro adesivo.
All'interno c'era un cane maschio di razza cocker spaniel di circa 10 anni, mezzo morto. Il cane - rivela Quotidiano.net - è stato subito portato da un veterinario della zona che è riuscito a dare i primi soccorsi all' animale. Il cagnetto è ancora vivo, ma la prognosi rimane riservata.
All'animale, riferiscono le guardie zoofile in una nota, è stato asportato il microchip di identificazione attraverso un taglio profondo praticato nel collo. Un segno che lascia pochi dubbi sulla volontà del proprietario di sbarazzarsi del cane senza lasciare tracce.
 
CORRIERE DELLA SERA
1 FEBBRAIO 2013
 
DOPO I 24 GATTI UCCISI A MACLODIO (BS)
Pavone Mella (BS): dieci cani avvelenati con il pesticida
Tutti gli animali morti vicino alla stessa cascina. Indaga la polizia provinciale
 
Dopo i 24 gatti avvelenati a Maclodio, è la volta di dieci cani uccisi con bocconi inzuppati nel pesticida. Cambia il paese, questa volta siamo a Pavone Mella (sempre nella Bassa), ma non le modalità crudeli con cui uomini che odiano gli animali hanno agito. Questa volta però, come riportato dal Giornale di Brescia, ad indagare c'è anche la polizia provinciale, che sta vagliando altre segnalazioni provenienti dai paesi della Bassa.
LE MORTI VICINO ALLA STESSA CASCINA - Tutte le morti si sono verificate nei pressi della stessa cascina. I cani, bastardini che vivono nelle cascine della zona, dopo aver ingoiato i bocconi di carne avvelenata sono morti all'istante tra guaiti di dolore. Ma l'esca mortifera domenica mattina è stata ingoiata anche da un cucciolo portato a passeggio dal padrone. Inutile la corsa dal veterinario, che però ha consigliato di effettuare l'autopsia. Grazie all'esame sui resti di cibo trovati nello stomaco del cagnolino l'Istituto zooprofilattico ha capito che si trattava di un potente pesticida e ha allertato il distretto veterinario di Leno. Il timore è che ci possano essere sparse per la campagna altre esche simili. Un rischio per cani e gatti della Bassa orientale, non certo per l'ambiente. L'ipotetico inquinamento provocato dai bocconi intrisi di pesticidi non è nulla confronto alle dosi di anticrittogamici sparsi sui 55mila etttari di terreni nel periodo della semina.
 
GIORNALE DI BRESCIA
1 FEBBRAIO 2013
 
Pavone Mella (BS)
Dieci cani uccisi con i pesticidi

Bruno Manenti

 
Piccoli bocconcini di carne impastata con pesticidi, sparsi nei campi fuori dalle cascine al limitare del paese. Dopo la strage di gatti di Maclodio, è la campagna di Pavone Mella a trasformarsi in un cimitero di animali. Cani, questa volta, i più fedeli e miti amici dell'uomo. Negli ultimi venti giorni sono già una decina gli animali trovati morti, tutti nella stessa zona. A ucciderli sempre gli stessi maledetti bocconcini, che provocano una fine quasi istantanea, anticipata da spasimi laceranti e brividi che scuotono tutto il corpo.
Ancora non si sa chi sia l'autore di gesti tanto atroci quanto vili. I cani uccisi a Pavone erano piccoli meticci. Passavano le loro giornate d'inverno tra le corti delle cascine che li ospitavano e le campagne vicine, non lontano dalle prime case del paese. Proprio qui i piccoli hanno trovato la loro fine.
A morire non sono stati soltanto cani da cascina. L'impasto ha paralizzato e ucciso anche un cucciolo che, passeggiando con il proprietario di domenica mattina, si è imbattuto in una di quelle trappole mortali. In questo caso il padrone s'è precipitato da un veterinario, ma la corsa è risultata vana.
Proprio dall'autopsia sul corpicino di questo cane e dall'analisi effettuata sui pezzetti di carne è stato possibile ricostruire la composizione delle esche.
Gli esami sono stati compiuti dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Regione Lombardia e dell'Emilia Romagna (sezione di Brescia), che ha poi inviato il referto al Distretto veterinario di Leno per le procedure di competenza.
L'avviso è giunto anche al Comune di Pavone Mella, che ha interpellato a sua volta il comandante della Polizia Provinciale Carlo Caromanni. Proprio il primo responsabile dalle forze provinciali ha assicurato che le indagini sono già in pieno svolgimento. La Provinciale si sta concentrando sia sui decessi di Pavone Mella che su quelli di altre zone della Bassa, da dove sono arrivate segnalazioni simili.
Intanto dal municipio di Pavone è partita una lettera, indirizzata sempre alla Polizia Provinciale, nella quale si chiede di far partire un'operazione di bonifica della zona contaminata. I bocconcini devono sparire: nessun altro cane deve morire così.
Nel frattempo l'Asl sta indagando sulla strage di gatti della notte di sabato 19 gennaio, quando 24 dei 27 mici della colonia di Torre Calini, a Maclodio, sono stati avvelenati.
 
L’ARENA
1 FEBBRAIO 2013
 
Sui furti di cani c'è l'ombra del racket

Chiara Tajoli

 
CAPRINO (VR). Ne sarebbero spariti una decina nell'ultimo anno, tutti di razza con pedigree, portati via nella zona da qualcuno che va a colpo sicuro. Wilma Monis denuncia la scomparsa di «Cica»: «È un setter di quasi sei anni, era incinta: è stata trascinata e caricata in auto nella notte di lunedì»
Caprino. L'ultima si chiama Cica. Ha quasi sei anni ed è una setter bianca e nera con pedigree, vincitrice di coppe e trofei. È incinta ed è stata prelevata nella notte tra lunedì e martedì, messa in un sacco e trascinata fino a una macchina parcheggiata a 800 metri dal recinto in cui si trovava. È stata la neve a svelare i particolari, a mostrare attraverso le impronte il tragitto del malvivente.  «Al mattino ho trovato il recinto aperto e Cica non c'era più», racconta triste la sua padrona, Wilma Monis, che abita a Gaon ed è impiegata amministrativa per l'Ulss 22 all'accettazione prelievi dell'ospedale di Caprino. «Ho seguito le tracce di chi l'ha portata via, sicuramente un uomo considerata la lunghezza delle scarpe, e la “scia” lasciata dal mio cane, trascinato in maniera crudele fino al punto in cui le impronte sono state sostituite da quelle degli pneumatici», continua. «Chi ha preso la mia Cica aveva lasciato l'auto vicino all'ospedale, davanti a una casa munita di telecamere». Un particolare che ha fatto subito sperare Wilma Monis. Si è trasformata in detective, ha chiamato i proprietari dell'edificio per chiedere la registrazione effettuata, ma purtroppo le sue speranze sono subito svanite: la telecamera era fuori uso. Lei però non si arrende. È convinta che nella zona ci sia una «talpa», qualcuno che individua i cani migliori da portare via. La sua setter, infatti, non è la prima a volatilizzarsi. «Ho saputo che alcuni mesi fa hanno portato via un bellissimo cane da caccia a un mio vicino di casa», prosegue. «Sicuramente la “base” di questo traffico non è lontana. So per certo che queste sparizioni, una decina nell'ultimo anno, girano attorno al mio paese: hanno colpito comuni e contrade vicino a Caprino. Il problema è che pochi denunciano, per “non avere rogne”, come mi hanno detto i proprietari. Ma quali “rogne” mi chiedo? Meglio denunciare invece, perché solo così avremo speranze di arrivare al colpevole, perché, lo ripeto, sono convinta che qui ci sia un informatore». Una certezza che le arriva dalla sicurezza con cui agisce il «rapitore». «Va sempre a colpo sicuro», commenta. «Anche nel mio caso sapeva benissimo qual era il percorso più breve per arrivare al recinto del mio cane, che è vicino alla nostra casa, ma nascosto: non si vede dalla strada e ci si può arrivare solo attraverso i campi. Chi ha preso Cica sapeva tutto di lei, anche che era incinta». Si è salvata invece Maya, la figlia di Cica di tre anni. «Non sono riusciti a prenderla», afferma Wilma Monis. «Cica era dolcissima, docile, Maya invece ha un carattere diverso, deve aver dato filo da torcere a chi si è introdotto nella mia proprietà, perché è più scaltra ed è riuscita a scappare. Lo dico perché entrambi i grandi recinti erano stati aperti». Ma che fine fanno poi questi cani? «Girano voci che vengano portati in Romania, per gli italiani che vanno a caccia lì, o nel Sud Italia», prosegue la proprietaria Wilma Monis. «Non riesco a immaginare come possa questa figura, che non riesco a chiamare persona, pensare di guadagnare favorendo un mercato così squallido. Questo o questi individui non devono sentirsi al sicuro, perché sappiamo che sono vicini. Li invito a mettersi una mano sul cuore e a lasciar tornare a casa Cica, che tutta la nostra famiglia ama moltissimo. Chiunque avesse notizie», aggiunge, «può contattarmi (il suo numero è 338.3599014, ndr) e chiunque volesse comprare il mio cane sappia che non smetteremo mai di cercarlo. Inutile dire che è munito di microchip, ma purtroppo quello non è difficile da togliere».
 
LA TRIBUNA DI TREVISO
1 FEBBRAIO 2013
 
Ma per il gatto c’è l’omissione di soccorso
 
Prov. Di Treviso - L’investimento di un gatto è costato una sanzione di 398 euro a un sessantenne del Montebellunese. È successo sabato. Verrà multato perché, dopo averlo travolto, non si è fermato a soccorrerlo. Sono gli effetti del nuovo codice della strada, che introduce il principio di omissione di soccorso anche per gli investitori di animali. A stabilirlo è l’articolo 189, comma 9-bis, che recita così: «L’utente della strada, in caso di incidente comunque ricollegabile al suo comportamento, da cui derivi danno a uno o più animali d’affezione, da reddito o protetti, ha l’obbligo di fermarsi e di porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali che abbiano subito il danno». Ed ecco le sanzioni: «Chiunque non ottempera agli obblighi di cui al periodo precedente è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 389 a 1.559 euro. Le persone coinvolte in un incidente con danno a uno o più animali d’affezione, da reddito o protetti devono porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso. Chiunque non ottempera all’obbligo di cui al periodo precedente è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 78 a 311 euro». E quindi i responsabili di investimenti di animali sono avvertiti, ma anche chi assiste a un incidente simile senza intervenire. Ed è sempre da ricordare il codice penale all’articolo 544 bis, che recita: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi». E il 544-ter: «Chiunque , per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione a un animale o lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro».
 
ANCONA TODAY
1 FEBBRAIO 2013
 
Lettori: “Per favore, restituite il cagnolino Jek a mia figlia”
Riceviamo e pubblichiamo l'appello di una lettrice a chiunque abbia preso il suo pinscher Jek, regalo fatto alla bambina di quattro anni e sparito il mese scorso

 
Prov. Di Ancona Riceviamo e pubblichiamo l'appello di una lettrice a chiunque abbia preso il suo pinscher Jek, regalo fatto alla bambina di quattro anni e sparito il mese scorso:
"Il 23 dicembre il nostro pinscher Jek è uscito dalla casa di mia suocera, a Montemarciano, per fare il suo solito giretto: lui era abituato ad andare a "salutare" la cagnolina nella villetta a schiera accanto per poi tornare a casa, ma non quel giorno. Jek è regolarmente chippato.
Il giorno dopo ricevo una chiamata da un numero anonimo: una voce femminile, giovane, mi avvisa di stare chiamando per conto di un'amica e che non appena si fossero riviste lei stessa mi avrebbe riconsegnato il cane. È trascorso ormai più di un mese e noi non abbiamo saputo più nulla. Quel cane è un regalo che abbiamo fatto a nostra figlia in un momento molto brutto, quando si trovava in pericolo di vita, e sono cresciuti insieme: ora lei ha 4 anni.
Il 7 gennaio è stata sporta denuncia per appropriazione indebita contro ignoti, e quando si aprirà l'indagine verranno analizzate le chiamate dalla mia sim per risalire all'autrice della telefonata della vigilia di Natale, ma la procedura è molto lunga e noi tutti soffriamo quando passeggiamo, ogni pinscher maschio che vediamo mia figlia mi chiede "Jek?" e io non so più neanche cosa risponderle, e mio marito si ferma a controllare ogni cagnolino simile: Jek ha infatti una cicatrice sul musetto, a destra.
Vorrei rivolgere un appello alla persona che ha Jek in questo momento, perché si metta una mano sulla coscienza e ce lo riporti o comunque ci contatti."
Ovviamente la situazione è delicata e c'è un procedimento legale in corso, ma se ci fossero segnalazioni sicure si può contattare il marito della signora a questo numero: 3492455866 (Rino).
 
http://persietrovati.blogspot.it/2013/02/montemarciano-prov-di-ancona-rubato.html
 
TISCALI
1 FEBBRAIO 2013
 
La tratta degli animali: "E che problema c’è…se il cane non va bene lei me lo riporti che io glielo cambio"
 
OSCAR GRAZIOLI
 
Riprendo un argomento trattato, non solo dal sottoscritto, centinaia di volte su tutti i media e ormai tristemente noto al pubblico, ma non abbandonate subito la lettura perché aggiungerò alcune considerazioni originali che aumenteranno la vostra conoscenza del problema e cercherò di darvi qualche utile consiglio per non cadere nella rete di ceri malfattori. Si tratta del famoso commercio di cani e gatti (ma soprattutto cani) provenienti dall’est Europa. Questa volta però non voglio occuparmi del commercio fraudolento e criminali di quelli che ungono le ruote alle dogane, falsificano documenti e trasportano gli animali completamente al di fuori di ogni legislazione vigente.Di questi delinquenti è sempre giusto parlare, perché si tratta di gente senza alcuno scrupolo morale. Caricano TIR con centinaia di cani raccolti in un determinato luogo, di solito ungherese o polacco, mettendo già nel conto del pagamento ai venditori una quota di oltre il 20% di cani che muoiono di stenti e di malattie sul camion, prima di giungere a destinazione. Tanto al venditore polacco, per un cane di “razza” l’importatore offre sì e no 50 euro, mentre ne chiede oltre 300 all’intermediario che li venderà poi sul mercato nero e il prezzo finale per il compratore, spesso ignaro di tutta questa catena sarà di 700 euro.Quello di cui voglio scrivere oggi è invece quanto accade legalmente ma è ugualmente un’azione spregevole, anche se rientra nei limiti della legge e quindi raramente o mai perseguibile. Scrivo di chi importa i cani dell'est Europa legalmente. Di solito sono intermediari che hanno il negoziante come acquirente e tutto si svolge secondo norme rispettate. Il trasporto avviene a norma di legge (non sempre ma quasi), la vendita dall’importatore all’intermediario (grossista) altrettanto ed ecco che il Carlino acquistato nella repubblica Ceca per una cantata finisce nel negozio della costa adriatica, pieno di turisti, pronto per essere reclamato dal Carletto di turno che urla e strepita perché papà e mamma glielo comprino. D’altronde magari glielo avevamo già promesso e quel prezzo di 600 euro (anziché gli oltre 1000 di un cane nato in Italia) fa molta gola. All’acquisto il negoziante fornisce tanto di libretto sanitario (con vaccinazioni, firme e timbri incomprensibili) e promette un pedigree (anche questo scritto in “arabo”) che in Italia non ha alcun valore.Il problema si pone dopo pochi giorni, quando il cane sta male o dopo un paio di mesi quando cammina come un’oca. Una visita dal veterinario e viene fuori ogni sorta di malattia, spesso talmente gravi (come le displasie complete delle anche) da costringere il proprietario a interventi chirurgici o cure lunghe e costose. Il proprietario torna allora dal negoziante, il quale gli dice “e che problema c’è…se il cane non va bene lei me lo riporti che io glielo cambio”. Ora pensate a chi si è già affezionato già il giorno dopo a Snoopy. Che fa, lo porta indietro come un bullone? No, se lo tiene con tutte le magagne e le spese da affrontare. E certi negozianti, di questo cinismo si fanno scudo e su questo si arricchiscono. Attenzione dunque ai cani dell’Est, che quelli regolari.
 
AGEN PARL
1 FEBBRAIO 2013
 
ANIMALI: CANI IN APPARTAMENTO, UNO SU TRE VIVE IN CATTIVE CONDIZIONI
 
Roma - Sui sette milioni di cani che vivono nelle case italiane almeno un terzo vive in cattive condizioni. A marzo entra in vigore la nuova legge sulla gestione dei condomini che prevede tra le altre cose il divieto di vietare animali nei condomini, ma allo stesso tempo contiene inasprimento di sanzioni per i proprietari di cani indisciplinati. In realtà i cani che vivono in appartamento non se la passano molto bene anche ora, in quanto da un inchiesta prodotta da AIDAA emerge che un cane su tre tenuto in appartamento vive in condizioni non certamente idonee al suo status. Diverse le motivazioni per le quali i cani vivono male e di conseguenza ovviamente si lamentano. Innanzitutto la poca disponibilità di spazio a loro disposizione, con un incremento notevole anche delle segnalazioni (2883 nel 2012 contro 2209 nel 2011) di cani anche di grossa taglia tenuti in spazi angusti e confinati sui balconi spesso senza riparo e con poca acqua e poco cibo anche per 12 ore al giorno. La seconda motivazione che porta il cane a lamentarsi, ma anche ad andare in depressione è la solitudine su 1000 proprietari di cani che vivono in appartamento ben 763 hanno dichiarato di lasciare il cane sa solo per almeno 6 ore al giorno, e quasi tutti hanno anche ammesso che questo fattore ha provocato le ire dei vicini in quanto il cane da solo in casa piange. Il terzo fattore che incide fisicamente sul cane è la poca disponibilità di tempo che i padroni che lavorano (specialmente se si tratta di cani di grossa taglia) dedicano loro per la passeggiata e la sgambata quotidiana, servirebbero almeno tre passeggiate di almeno mezz'ora ciascuna con la possibilità che fido scorazzi libero almeno per un ora al giorno. In realtà sui mille intervistati solo 123 portano a spasso il cane almeno 3 volte al giorno, 229 due volte al giorno e gli altri una sola volta e non più per venti minuti il tempo insomma di permettere al cane di fare i propri bisognini e poi rientrare. Ancora peggio se pensiamo che dei mille intervistati solo 332 utilizza almeno una volta alla settimana le aree cani per far sgambare fido, tra coloro che non le utilizzano 432 non possono farlo in quanto nei loro paesi o città non ci sono aree cani o non ne conoscono l'ubicazione. Tra le città dove fido vive peggio tra le quattro mura vi sono Roma, Palermo, Napoli, Bari, Milano e Reggio Emilia. Tra le città dove le lamentele sono minori spiccano Trieste, Genova e Torino. Lo rende noto l' Ufficio Stampa di AIDAA
 
GEA PRESS
1 FEBBRAIO 2013
 
Palermo – sequestrata una tonnellata e mezza di budella (FOTOGALLERY)
Secondo i Carabinieri del NAS, sarebbero finite arrostite in strada.
 
Stigghiole, ovvero budelli di ovini avvolti nello spiedo con cipolla. Usanze alimentari ancora molto in uso nelle provincia di Palermo e forse tollerate, visto che spesso sono rese disponibili in bancarelle abusive. L’impianto di macellazione, ora oggetto di intervento del NAS dei Carabinieri di Palermo, si trova in provincia e potrebbe non essere abusivo. Presenterebbe però, secondo il comunicato dell’Arma, deficit  come la mancanza di alcuni pannelli del controsoffitto, attrezzature sporche, pavimentazione rotta, intonaci distaccati e residui di sporcizia non rimossa.
Poi un furgone-frigo in funzione ed ubicato all’esterno della struttura. Qui, secondo quanto riferito dai proprietari dell’azienda ai militari del NAS, doveva avvenire lo stoccaggio delle pelli degli animali  macellati. In realtà, stante le risultanze ora comunicate dal NAS, all’interno del vano congelatore sarebbero state stoccate carne e frattaglie. Tutte derivate dalla lavorazione della carne ovine e detenute in “pessimo stato di conservazione”.
Il sospetto degli inquirenti e che detti prodotti fossero in realtà destinati ad essere venduti fuori dai canali ufficiali, probabilmente bancarelle abusive della provincia di Palermo. Si tratta, in particolare, delle cosiddette “stigghiole”, ovvero interiora arrostite alla brace.
Il furgone, tra l’altro, non era idoneo al congelamento.  Per tale motivo, riferisce il NAS,  le carni si presentavano disidratate e con evidenti bruciature da freddo. Tutto il materiale è stato così posto sotto sequestro.
Secondo i Carabinieri è stata così sottratta alla distribuzione una tonnellata e mezza di carne ovina che, stante le rilevanze ora comunicate, poteva essere pericolosa per la salute umana. Il legale responsabile dell’impianto di macellazione è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria. La tonnellata e mezza di budelli ed altre frattaglie, verrà distrutta.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/brevi/palermo-sequestrata-una-tonnellata-e-mezza-di-budella/40154
 
ALTO ADIGE
1 FEBBRAIO 2013
 
Macellazione clandestina trovate carcasse di 5 pecore
 
TESIMO (BZ) - In un luogo frequentato, un residente di Tesimo che stava passeggiando con il cane ha trovato scarti di una macellazione clandestina. E' accaduto l'altro giorno a Tesimo. La cosa è stata segnalata ed immediato è stato l'intervento del Corpo forestale della Provincia che ha così potuto riscontrare la presenza dei resti di ben cinque pecore. Avvisato il Servizio veterinario territorialmente competente, si è individuata l’età degli animali, compresa tra sei e dodici mesi. La Forestale tende ad escludere una macellazione destinata all’autoconsumo. Molto più probabile, invece, la destinazione della carne per la vendita illegale. Questo anche alla luce di altri ritrovamenti che sarebbero avvenuti in provincia. In altre occasioni, infatti, la Forestale ha rinvenuto resti di macellazione sparsi per i boschi o nelle acque dei torrenti. Un problema, quello della macellazione clandestina, che presenta inevitabili risvolti sanitari.
 
IL PICCOLO
1 FEBBRAIO 2013
 
I cacciatori di Veglia e Lussino abbattono 1700 cinghiali, 650 daini e un orso
 
Cinghiali, daini e orsi - specie alloctone insediatesi da più di 25 anni complici gli errori umani - sono uno dei problemi più sentiti a Cherso, Lussino e Veglia. E provocano ogni anno danni di non poco conto all’ agricoltura e all’ovinicoltura. Infatti, le doppiette sono in azione quasi ogni giorno poiché non esiste una stagione di caccia per questi animali. Così è stato anche nel 2012, con i seguenti risultati: i cacciatori hanno abbattuto 1700 cinghiali, 650 daini ed un orso. Un tanto per rendere l’ idea del fenomeno che pare però lontanissimo dall’essere estirpato, come ammettono società venatorie, municipalità, Regione quarnerino-montana e Stato croato. I cacciatori veglioti hanno impallinato 1050 cinghiali e un orso. A Veglia no n sono segnalati daini, che invece popolano in modo abbondante le vicine Cherso e Lussino, dove le doppiette hanno abbattuto 650 ungulati ed altrettanti cinghiali. Al primo posto in questa graduatoria la società Halmac di neresine.
 
LA TRIBUNA TREVISO
1 FEBBRAIO 2013
 
«Sterminate le nutrie»: via alle ronde
 
di Alessandro Zago
 
Treviso - Nutrie, ormai è allarme rosso: contro il dilagare dei grossi roditori selvatici arrivano su larga scala le «ronde» di cacciatori abilitati dalla Provincia a sterminare metodicamente questa sorta di castorini che stanno bucherellando gli argini dei corsi d’acqua della Marca e del centro di Treviso, provocando frane e quindi allagamenti in caso di forti piogge. Allarme tangibile: i bestioni sono ormai stimati a quota 5 mila nella Marca, con previsto raddoppio nel 2014 se non si metterà mano alla bonifica. Ecco perché l’ente Provincia di Treviso, di stanza al Sant’Artemio, ha affidato a una ditta specializzata di Revine Lago, la Cerbul, la fornitura di ben 750 gilet gialli con sulla schiena la scritta «Provincia di Treviso - Controllo della Nutria - Non è uno scherzo: le pettorine saranno pronte per fine febbraio per essere distribuite a controllori comunali ma soprattutto ai cacciatori trevigiani abilitati dal Sant’Artemio, dopo regolare corso, ad abbattere le nutrie che stanno infestando gli argini come quelli delle mura del capoluogo, anche se l’emergenza vera è nei Comuni di campagna, dove il roditore erbivoro bruca impietoso campi di radicchio e altre verdure, danneggiando non di poco il comparto agricolo. Le doppiette abilitate potranno entrare in funzione, contro le nutrie, anche fuori dalla tradizionale stagione di caccia. Le nutrie però figliano a dismisura soprattutto nel parco del Sile per poi propagarsi, ma siccome l’area del parco è tutelata, lì non si possono abbattere ma solo catturare con apposite gabbie. Gabbie all’interno delle quali però queste bestie, anche se poi devono essere soppresse, possono restare rinchiuse non oltre le tre ore, pena la denuncia di maltrattamenti (gli animalisti ne presentano a bizzeffe, oltre a rompere le suddette gabbie). E quindi in questi casi i cacciatori si trasformano in controllori: devono passare ogni tre ore e se trovano una nutria all’interno di una gabbia la devono sedare con apposito farmaco, quindi portarla, addormentata, in un luogo dove possono spararle. Poi la bestia può essere o sepolta o portata all’Usl per essere incenerita. Procedimento macchinoso, ma la legge parla chiaro. E siccome le nutrie sono animali selvatici, non possono essere i Comuni a intervenire ma solo l’ente Provincia attraverso le proprie guardie forestali ma soprattutto i cacciatori. Fino al 2011 i cacciatori abilitati era pochi, poi c’è stata una escalation di corsi di addestramento e così, da quest’anno, un piccolo esercito di circa mille doppiette avrà il compito di sterminare le nutrie, con tanto di pettorina per poter essere subito riconoscibili dai residenti.
 
IL TIRRENO
1 FEBBRAIO 2013
 
Dal fango spunta una nutria bianca
 
ALBINIA (GR) - Qualcuno l’ha vista occhieggiare nei fossi e negli argini, ed è scattata subito la corsa - non facile - per avvistare e fotografarla. È un bellissimo e rarissimo esemplare di “nutria bianca”, tanto più bello perché spuntato per caso in un territorio devastato dal fango dell’alluvione. Albinia, località Barca dei Grazi. Passando da Marsiliana viene avvistata due giorni fa: è una nutria, sì, ma la particolarità è che è bianca, “albina”. Impossibile o quasi avvicinarla, salvo farla scappare a più non posso per trovare rifugio nel fosso che costeggia la strada Maremmana a 100 metri dalla Barca dei Grazi. Molto simile a un castoro, dal quale si differenzia solo per le dimensioni corporee più modeste e per la coda cilindrica, il roditore pesa alcuni chili (tra i 5 e i 10) ed è alto 30-40 centimetri. Non è facile vedere questi animali: escono solo di sera e quando non percepiscono altre presenze nei dintorni. Una vera e propria rarità.
 
LA CITTA’ DI SALERNO
1 FEBBRAIO 2013
 
Delfini morti, si indaga sulle cause

Vincenzo Rubano

 
SANTA MARINA (SA) - Nuotava in branco verso la Baia degli Infreschi. Alla foce del fiume Bussento, come fanno di solito i delfini del genere Stenella, s’era fermato solo per mangiare. Invece è morto lì, proprio dove di solito le correnti portano in superficie un po’ di cibo facile. Con un grande squarcio sull’ addome. Non per colpa di motoscafi selvaggi o di eliche assassine: in questo caso la ferita fatale sarebbe sul dorso. A uccidere il delfino, una femmina di pochi mesi, stavolta potrebbe esser stata una rete di pescatori. Il delfino, dunque, è morto così: imbrigliato tra gli strumenti di chi come lui andava a caccia sul mare. Ha perso il contatto coi suoi compagni di viaggio, soffocato dalle reti, senza trovare la via del ritorno in superficie, con problemi polmona ri. Oppure potrebbe aver ingerito della plastica. Oppure ancora, potrebbe essere stato ucciso dalle stesse mani dei pescatori nel tentativo maldestro di restituire l’animale alla libertà. Quello che è successo nelle acque del golfo di Policastro, i rilievi effettuati sul posto non possono stabilirlo con assoluta certezza. Bisognerà attendere gli esiti delle analisi che saranno effettuati sui tessutati dell’animale in un laboratorio specialistico a Padova. Resta però alto il numero di delfini rinvenuti morti negli ultimi anni lungo le coste del salernitano. «La situazione è sotto controllo – spiega la dottoressa Flegra Bentivegna, direttrice dell’ acquario dell’ Istituto zoologico di Napoli, premiata qualche anno fa con una medaglia aver miracolosamente salvato “Pisacane”, un capodoglio in agonia a Sapri – ma c’è ancora tanto da fare. Sono ancora troppi i delfini che muoiono in re ti killer. Per colpa dell’uomo. A Policastro Bussentino sarà successa la stessa cosa». Poi l’appello alle istituzioni: «Al momento abbiamo dati sparpagliati degli avvistamenti – spiega Bentivegna - Non esiste più un bollettino come avveniva in passato. Bisogna fare di più». Pochi mesi fa fu rinvenuto un’altra carcassa a Capitello e ad agosto sulla spiaggia di Campolongo. Eppure le coste del Cilento si riconfermano le zone preferite dai cetacei. «Gli avvistamenti sono aumentanti e anche i controlli» mette in chiaro il comandante del Circondario Marittimo di Palinuro Massimo Ruggiero, intervenuto personalmente l’altra mattina sulla spiaggia di Policastro. «Controlliamo il golfo di Policastro quotidianamente con gommoni e motovedette. La salute del mare è al top. Qui non c’è inquinamento e il numero di pescatori di frodo negli ultimi anni si è drasticamente ridotto" conclude il comandante.
 
L’ARENA
1 FEBBRAIO 2013
 
Allontanare gli orsi? Sindaci divisi

Barbara Bertasi

 
MONTE BALDO. La protesta riesplosa in Trentino trova d'accordo solo Malcesine mentre i primi cittadini di Ferrara e Brentino sono scettici. Asileppi e Rossi: «Fanno bene al nostro turismo, vanno solo controllati». Benamati: «Meglio trasferirli»
Monte Baldo. Gli orsi del Baldo? Arricchiscono l'immagine turistica del territorio, ma devono essere tenuti sotto controllo. Il timore dei sindaci veronesi è che la gestione di questi plantigradi - il più giovane, «M11», ha 2 anni, mentre «M4» ne ha 5 - possa sfuggire di mano. Ma preoccupazione non significata la cacciata di questi animali. Una posizione ben diversa, quindi, da quella della Lega nord Trentino, che ha chiesto esplicitamente di allontanare l'orso, così come il sindaco di Avio, Sandro Borghetti, che l'altro ieri aveva riproposto il problema di una «rimozione» dei plantigradi e chiesto un incontro con il presidente della Provincia di Trento. Lo stesso Borghetti lo scorso ottobre era stato fin troppo chiaro: «L'orsi va allontanato, non porta alcun vantaggio dal punto di vista turistico ma crea soltanto gravi problemi di sicurezza». Una tesi ribadita anche ieri. Il presidente facente funzioni della Provincia di Trento, Alberto Pacher, così ha risposto alla Lega: «Seguiamo con attenzione la situazione. L'azione di monitoraggio prevede anche l'opzione di procedere alla cattura per radio-collarizzazione e controllo del secondo esemplare (M4), qualora permanga in zona, per adottare le misure previste dal protocollo per gestire eventuali orsi definiti problematici». Anche «M11», dunque, potrebbe essere dotato di radiocollare. E' della scorsa estate la petizione «contro la presenza dell'orso sul Baldo», promossa dalla Lega nord Trentino, che in sintesi chiede di «sospendere il progetto Life Ursus in riferimento agli effetti negativi sulle attività montane e la sicurezza dei residenti». Erano seguiti un incontro ai Dossioli, in ottobre, cui avevano partecipato allevatori e amministratori anche veronesi, e uno a Malcesine con il vicepresidente provinciale Fabio Venturi. Ora, mentre gli orsi «M11» e «M4» sono in letargo, la polemica è riesplosa. Ma i sindaci veronesi sono «possibilisti»: «Dobbiamo convivere con questi animali», sostiene Virgilio Asileppi di Brentino Belluno, vicepresidente della Comunità montana, «perché sono una cartina di tornasole della qualità dell'ambiente, importanti poiché, nel processo di sviluppo turistico che vogliamo dare alla zona, ci permettono di promuoverlo con enfasi. Come ogni presenza estranea, vanno però considerati i rapporti tra territorio e numero, che va monitorato affinché non aumenti. La Provincia di Trento ha grande esperienza e può aiutarci a capire se l'orso può resistere. Mi pare che la presenza di due orsi non si possa usare per creare panico. Va però garantita tutela ai pastori, perché le greggi sono fondamentali per l'equilibrio dell'ambiente». Meno disponibile il sindaco di Malcesine, Michele Benamati, promotore dell'incontro di fine estate: «L'avevo organizzato dopo alcune predazioni. Ci avevano detto che si deve imparare a convivere con tale presenza, organizzandosi per 'difendersi' da possibili predazioni, suggerendo di creare recinti dove ricoverare gli animali di notte. Ora la situazione è tranquilla poiché l'orso è in letargo e non c'è alpeggio. Siamo però preoccupati per la prossima stagione per cui desidereremmo che i due esemplari, se ricomparissero, fossero trasferiti in Trentino. Il Baldo è frequentato da molti turisti che potrebbero disertarlo temendo 'incontri ravvicinati'». «Sono in linea con Asileppi», dice Paolo Rossi, sindaco di Ferrara di Monte Baldo. «Tale presenza è un valore aggiunto per l'immagine del territorio e ne certifica la salubrità. Ma c'è preoccupazione perché sul Baldo, soprattutto d'estate, ci sono moltissimi turisti e gli incontri con gli orsi potrebbero essere frequenti, con conseguenze anche negative per l'animale e l'uomo. Non abbiamo motivo per chiedere che i plantigradi, se segnalati, siano rimossi, ma chiediamo che il progetto Life Ursus dia garanzie. Temiamo sfugga di mano per cui servono controlli per evitare che gli esemplari aumentino con effetti negativi».
 
IL PICCOLO
1 FEBBRAIO 2013
 
Il ritorno della foca monaca
 
di Andrea Marsanich
 
CHERSO - Tranquilli. La foca monaca avvistata negli ultimi anni sulla costa nordoccidentale dell’isola di Cherso e nella grotta Mala Kolombarica a Capo Promontore, a sud di Pola, è viva e vegeta. La conferma, assai gradita, giunge dai responsabili dell’associazione croata denominata “Foca monaca mediterranea” che sta seguendo con bravura e passione l’esemplare altoadriatico: la conferma “vivente” che il mammifero ad alto rischio d’estinzione è ancora presente nelle acque dell’ Adriatico. Dal 25 al 28 gennaio scorsi, la foca monaca è stata monitorata a Capo Promontore, in collaborazione con i colleghi del gruppo “Foca monaca” di Roma, guidati da Emanuele Coppola. Nella grotta è stata posizionata una videocamera che ha dato ottimi risultati con l’animale ripreso nelle sue faccende quotidiane. «Il filmato è davvero stupendo e molto nitido – ha spiegato la biologa Jasna Antolovic, presidente di “Foca monaca mediterranea” – e ci consente di avere un gran numero di dati sul mammifero. Abbiamo constatato che è un esemplare di femmina adulta e che, in base ai segni sulla schiena, è anche stata sessualmente attiva. Dopo che è uscita dalla grotta, abbiamo raccolto le sue feci che studieremo in un laboratorio microbiologico mentre l’esame del Dna sarà affettuato negli Stati Uniti». A febbraio il gruppo di studio guidato da Antolovic lavorerà nell’isola di Cherso: si tratta di un progetto che avrà lunga durata perché prenderà visione di un ampio tratto costiero dove più volte è stata avvistata la foca monaca, specie nell’area che va da Lubenizze a San Biagio. «Abbiamo le prove scientifiche – ha concluso la biologa – che il mammifero non è qui per caso. Ha scelto questa porzione dell’Adriatico settentrionale come sua dimora. Ciò depone a favore delle acque quarnerine e istriane e delle loro risorse, il che andrebbe valorizzato anche dal punto di vista turistico». Sin d’ora, comunque la biologa Antolovic, assieme ai colleghi italiani e croati, ha stilato una lista delle cosiddette tane attive della foca in cui sono stati rinvenuti peli, feci, unghie e altro materiale biologico dell’animale. Per queste cavità sarà chiesto alle autorità di adottare misure di tutela affinché la foca non sia molestata (o peggio) da diportisti, villeggianti oppure occasionali passanti. Non sarebbe la prima volta: lo scorso luglio, mentre l’esemplare si riposava tranquillamente su una spiaggia isolata, quattro turisti hanno deciso di “circondarla” e di osservarla da vicino, troppo vicino. C’era persino qualcuno in acqua, munito di maschera e boccaglio per poterla guardare, quando sarebbe fuggita. Non paghi, i quattro hanno preso a parlare ad alta voce, a spruzzarla con acqua di mare, a infastidirla. La foca monaca non ha gradito, nemmeno un po’, abbandonando la spiaggia e cercando un altro rifugio. La legge croata, in verità, è severa. E prevede multe fino a 80 mila kune, pari 10.654 euro, per chi molesta un animale tutelato.
 
LA ZAMPA.IT
1 FEBBRAIO 2013
 
Borneo, un altro elefante  trovato senza vita
Si teme anche per la vita del cucciolo che aveva commosso  il mondo col suo saluto
alla madre morta
 
Ancora un elefante pigmeo morto in Borneo. L’animale appartenente alla specie Elephas maximus borneensis, sottospecie dell’elefante asiatico, aveva quattordici anni. La perdita va a sommarsi alle morti registrate per avvelenamento nei giorni scorsi di numerosi elefanti nella riserva protetta della foresta di Gunung Rara nello Stato malesiano di Sabah. Il sospetto dei conservazionisti locali è che anche l’elefante quattordicenne sia morto per avvelenamento.  
Le morti improvvise di questi animali rarissimi ormai sull’orlo dell’estinzione definitiva mettono a serio rischio i progetti di conservazione promossi nell’area per la loro sopravvivenza. Nel gruppo di elefanti trovati morti giorni fa, aveva attirato l’attenzione un commovente baby-elefante ancora vivo che cercava di svegliare la madre morta. Il piccolo elefante sta perdendo peso molto velocemente e i curatori locali sostengono che potrebbe anche non farcela a sopravvivere. I resti dell’ultimo elefante trovato morto sono stati rilevati già in decomposizione, secondo quanto riportato in una nota da Laurentius Ambu, direttore del Wildlife Department dello Stato malesiano di Sabah sull’isola del Borneo . Si ipotizza che ad avvelenare gli animali siano le sostanze nocive e tossiche utilizzate dagli agricoltori nelle vicine piantagioni di palme da olio.  
http://www.lastampa.it/2013/02/01/societa/lazampa/borneo-un-altro-elefante-trovato-senza-vita-oLjqVN3UUOka9KwqmINPdP/pagina.html
 
NEL CUORE.ORG
1 FEBBRAIO 2013
 
DAL MOZAMBICO AL SUDAFRICA PER UCCIDERE I RINOCERONTI: E' ALLARME
Il rapporto: almeno 57 esemplari uccisi a gennaio
 
Almeno 57 rinoceronti, quasi due al giorno, sono stati uccisi a gennaio nelle riserve naturali del Sudafrica. Lo rivela un recente rapporto pubblicato dall'emittente Capital Fm sul fenomeno del bracconaggio, secondo cui l'area più colpita è quella del parco nazionale di Kruger, a confine con il Mozambico, dove risiede il 40 percento della popolazione mondiale dei rinoceronti. Nonostante siano state intensificate le operazioni anti-bracconaggio, con l'ausilio dell'esercito e di un aereo di sorveglianza, il dipartimento degli Affari ambientali ha rilevato un aumento esponenziale del fenomeno del bracconaggio legato alla crescente domanda del mercato illegale asiatico.
"Il numero di bracconieri arrestati è aumentato dentro e fuori dal parco", ha detto il capo esecutivo del South African National Park, David Mabunda. Secondo le autorità, poi, i bracconieri provengono dal vicino Mozambico e l'attività di caccia è aumentata in concomitanza con le forti alluvioni che hanno interessato la zona e che hanno spinto le comunità locali a cercare cibo e fonti di guadagno altrove.
 
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
1 FEBBRAIO 2013
 
Ritrovano tartaruga in casa dopo 30 anni
In Brasile, sparita da 1982 era in un rispostiglio in disuso
 
(ANSA) - RIO DE JANEIRO - Una famiglia brasiliana ha ritrovato la sua tartaruga in casa dopo 30 anni dalla sua scomparsa.
L'animale era nascosto in un ripostiglio chiuso e mai riaperto dal 1982.
Dopo averla cercata senza successo per tanto tempo, si era convinta che Manuela - il nome dell'animale - fosse scappata durante i lavori di restauro.
Nei giorni scorsi la sorpresa sgombrando una stanza inutilizzata per anni: il rettile, sano e salvo, e' spuntato fuori da una scatola del giradischi.
 
ATTUALISSIMO
1 FEBBRAIO 2013
 
Sperimentazione animale: 4,5 milioni di animali torturati in 5 anni
Gli animali torturati a causa della sperimentazione animali ammontano ad un numero davvero altissimo. L'Aidaa denuncia e protesta.

 
Quando si parla di sperimentazione animale si tocca un tasto particolarmente sensibile, solo che la ‘sensibilità’ in questione cambia a seconda che si vada ad essere pro o contro la vivisezione: quelli contro la vivisezione sono più sensibili eticamente ai diritti di ogni essere vivente, mentre coloro che sono a favore sono sensibili soprattutto al tornaconto personale di un mondo fatto con lo stampino antropocentrico.
Il dato di fatto – anzi, i ‘dati’ come vedremo tra un po’ – è che la sperimentazione animale è permessa: è permesso usare cavie e animali di varie specie per testare tutto ciò per cui non si vuole fare rischiare gli umani. E’ evidente un assunto incontrovertibile, ossia che si tratta di vittime involontarie la cui vita viene costretta in gabbie e usata per scopi di una scienza senza morale né umanità alcuna in troppi casi.
Ma passiamo ai famosi dati, che vengono così ripresi da un comunicato stampa dell’Aidaa (Associazione Italiana Diritti Animali e Ambiente), e che fanno riferimento agli ultimi 5 anni, dal 2008 al 2012: Quattro milioni e mezzo di animali torturati ed uccisi per gli esperimenti di vivisezione e di ricerca scientifica in Italia negli ultimi cinque anni, con un incremento nel 2012 di alcune migliaia di capi rispetto agli 864.000 animali uccisi nel corso del 2011. Questi sono i dati che saranno resi noti nei prossimi mesi e che hanno come base di partenza quelli pubblicati direttamente dalla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 5 marzo 2011 (numero 53) relativi alla media degli animali torturati ed uccisi nel 2009. Nel corso dell’anno appena trascorso sarebbero stati circa 900.000 gli animali impiegati negli esperimenti scientifici e di vivisezione. Utilizzando il dato dell’ultimo quinquennio si evince che 2.205.000 animali sono stati torturati per gli esperimenti definiti di “ricerca di base” molti dei quali si sono dimostrati assolutamente inutili a livello scientifico. Rispetto ai cinque anni precedenti gli animali usati per gli esperimenti sui farmaci sono stati 550.000 pari a circa il 12,5%. Gli animali usati nei test di tossicità negli ultimi cinque anni sono stati 360.000 (molti dei quali per testare gli effetti nocivi delle sigarette e di altri prodotti tossici in commercio compresi i detersivi ed altre sostanze cancerogene), gli animali usati per i test tossici rappresentano circa l’8% del totale. Parlando degli esperimenti legati allo sviluppo delle diagnosi delle malattie sono stati circa 120.000 pari a poco meno del 3%. Per gli altri animali torturati si va dai test bellici, fino a torture per test secondari classificati come “vari”. Gli animali coinvolti appartengono a varie specie: scimmie, cani, gatti, topi, uccelli, asini e maiali.
Afferma a tal proposito Lorenzo Croce, presidente dell’Aidaa: Il 2012 ci è stato venduto come l’anno in cui la sperimentazione animale avrebbe avuto termine almeno in parte grazie alla nuova legge europea, come avevamo sottolineato da subito cosi non è stato: la legge non è stata votata, ma nemmeno rimandata al parlamento europeo come irricevibile come speravamo noi, gli stabulari non sono stati chiusi, e gli animali continuano a morire inutilmente, questa cosa deve finire, cosi come deve cessare la falsa propaganda di chi sulla pelle degli animali ci ha ricamato la propria carriera a vari livelli sia nel campo della sperimentazione che in quello della finta antivivisezione dove ad oggi non sono stati raggiunti risultati seri ma si è solo buttato fumo negli occhi della gente facendo credere che tutto era finito mentre nei laboratori gli animali continuano a morire.
 
TG COM
1 FEBBRAIO 2013
 
Scoperto il gene dell'eterna giovinezza
Si tratta di una proteina in grado di "ringiovanire" i tessuti
 
Far tornare indietro le lancette del tempo tornando giovani. Un sogno che potrebbe essere presto possibile. Per ora applicato solo sui topi ma che in futuro potrebbe realizzarsi anche nell'uomo. I ricercatori della Berkeley University hanno scoperto una "fonte molecolare dell'eterna giovinezza" e l'hanno messa in azione in laboratorio. Il gene della longevità è stato trasferito nelle cellule staminali del sangue di topi anziani e gli animali sono ringiovaniti.
Come Benjamin Button? - In particolare, grazie a questo intervento l'orologio molecolare dei topi è tornato indietro e le cellule hanno recuperato in pieno la capacità di rigenerarsi, come se appartenessero a un organismo giovane.
Un effetto che potrebbe ricordare "Il curioso caso di Benjamin Button" in cui l'attore Brad Pitt impersona un uomo nato vecchio che ringiovanisce col passare degli anni.
Ispirazioni fantascientifiche a parte, lo studio potrebbe avere dei risvolti terapeutici pratici. Secondo Danica Chen, tra gli autori dello studio: "La scoperta apre la porta a potenziali trattamenti per le malattie degenerative legate all'età".
Il test - Lo studio è descritto su Cell Reports:
i ricercatori hanno trasferito nelle cellule staminali del sangue dei topi i l gene chiamato Sirt3, una proteina della classe delle sirtuine, che svolge un ruolo importante nell'aiutare le vecchie cellule del sangue a fronteggiare lo stress. Dopo il trattamento, nei topi è aumentata la produzione di nuove cellule del sangue, Ciò mostrerebbe, secondo gli scienziati, che è possibile rendere reversibile il declino della funzione delle cellule staminali dovuto all'età.
Proteine rewind - Chen osserva: "Sapevamo già che le sirtuine regolano l'invecchiamento, m a il nostro studio è in realtà il primo a dimostrare come queste proteine siano in grado di invertire l'invecchiamento associato alla degenerazione. Penso che sia molto emozionante".
 
GEA PRESS
2 FEBBRAIO 2013
 
Quartu Sant’Elena (CA) – il gatto per gioco impiccato
Da quel giorno una persona vive nell'angoscia - Una scena tremenda, difficile da cancellare.

 
Un scena tremenda quella che alcuni giorni addietro si è presentata innanzi ad Antonella Zonca, volontaria animalista di Quartu Sant’Elena, a pochi chilometri da Cagliari. Uno dei gattini da lei assistiti, appenso al laccio di metallo. Morto, impiccato.
Un meccanismo, quello del laccio-cappio, ben conosciuto dai bracconieri. Di facile fattura, viene posto lungo i sentieri solitamente frequentati degli animali. In genere presi per la gola, ma anche per le zampe o l’addome. Così muoiono dopo atroci sofferenze. L’animale tenta di scappare. Più tira, più soffre. Nel caso del povero gattino di Quartu Sant’Elena, si presentava letteralmente appeso. Un fatto che ha gettato nella disperazione Antonella. Da allora, ogni volta che deve andare a trovare i suoi gatti, l’angoscia di quanto ha visto riappare con tutta la sua sofferenza.
Eppure, nella zona, non vi sono mai stati problemi con i vicini. Quando i gatti si fanno avvicinare, Antonella provvede a sue spese alla sterilizzazione. Provvede anche a sfamarli e a fornirgli l’acuqua. Tutte cose per le quali una pubblica amministrazione, alla quale per legge compete la vigilanza sul rispetto delle norme in difesa degli animali, dovrebbe essere grata nei confronti di chi si prodiga. Antonella è sola. A volte, c’è un’amica che l’aiuta. Non chiede niente a nessuno anche se per quei gattini ne avrebbe di bisogno. Eppure, sottolinea nel suo racconto a GeaPress, in pochi si fanno sentire.
Il flash di quel povero gattino è invitabilmente impresso nella sua mente. Riprendersi, dopo quello che ha visto, non è affatto facile. “Mi chiedo perchè, come, qualcuno sia riuscito a fare una cosa di questo genere – riferisce Antonella a GeaPress – Mai avuto problemi con i vicini, ne mai mi risulta che i gatti hanno creato problemi. Eppure – aggiunge Antonella – qualcuno è riuscito a fare tutto ciò. Mi chiedo come sia possibile fare una cosa così tremenda“.
Tutto lascia trasparire che la fine del povero del gatto sia l’effetto di un gioco sadico. Fine a se stesso, insomma. Niente screzi con il vicinato. Nessun problema creato dal gattino. Del resto, se qualcuno paventa un fastidio, in genere si fa per questo notare. Ed invece, una mattina, il gattino era con l’indimenticabile smorfia della morte per strangolamento.
Dieci colonie di gatti, più alcuni cani randagi. Animali bisognosi, che sanno dare tanto amore. Due volte al giorno Antonella si reca da loro. Alcuni riesce a darli in adozione. Altri, invece, optano per la vita da randagio, e di farsi avvicinare, proprio non ne vogliono  sapere. Come nel caso del gattino impiccato. Due suoi fratellini, invece, erano più confidenti e a loro sta ora badando Antonella, lontano da quel posto dove però deve pur continuare ad andare. Gli altri gatti hanno bisogno di lei se su questo, ancorché senza aiuto, c’è poco da stare a pensare.
 
GEA PRESS
2 FEBBRAIO 2013
 
Trapani – sono diciassette i cani, morti o feriti, coinvolti nei combattimenti della zona industriale (FOTOGALLERY)
L'impegno della Polizia di Stato e l'appello rivolto ai cittadini per segnalare qualsiasi elemento utile.
 
E’ successo qualcosa di più grave nei giorni scorsi a Trapani, quando si è saputo del ritrovamento di alcuni cani morti o feriti a seguito di probabili scontri indotti da ignoti (vedi articolo GeaPress). Gli animali coinvolti, infatti, sono più di cinque (due morti e tre feriti), rispetto a quanto inizialmente riferito.
Qualcuno, infatti, per più giorni consecutivi potrebbe avere introdotto altri cani, forse lottatori o comunque abituati ad essere aggressivi con i consimili, all’interno di un’area in buona parte recintata della zona industriale vecchia di Trapani.
La gravità di quanto successo, viene confermata a GeaPress dalla stessa Polizia di Stato che ha in corso un fattivo controllo della zona, fin dal giorno che sono stati denunciati i fatti. Da allora, infatti, le aggressioni parrebbero aver avuto fine.
In tutto quindici cani presentano ferite verosimilmente ricollegabili a morsi. In particolare si tratta di ferite alla gola, alle orecchie e ai testicoli. Poi i due cani morti. Diciassette cani in tutto. Randagi, ma accuditi. Cani di taglia medio grande e di età compresa tra pochi mesi di vita ed i cinque anni.
Il primo cane morto a seguito delle tremende ferite alla gola è stato rinvenuto otto giorni addietro. Domenica, invece, il ritrovamento di un cane ferito al quale hanno fatto seguito altri due cani (uno morto ed uno ferito) lunedì mattina.
Secondo il dott. Biagio De Lio, Dirigente della Squadra Volanti della Polizia di Stato di Trapani, oggi sentito da GeaPress, è pressocché certo che le ferite sono state causate da altri cani. Dal giorno della denuncia, rassicura il dott. De Lio, l’area è costantemente vigilata. Rimane da capire l’esatta dinamica di quanto successo. Per questo la Polizia di Stato ha già sentito alcune persone, anche se nessuno, a quanto pare, è un testimone oculare.
Un lavoro diverso, invece, per la signora Annamaria, la volontaria che controlla il gruppo di cani. “Prima di allora – riferisce la signora Annamaria a GeaPress – non vi sono mai stati problemi. Qualcuno ha portato altri cani nell’area della zona industriale vecchia, e li deve avere aizzati“.
Un cucciolone di otto mesi è ancora ricoverato in una clinica veterinaria, mentre la stessa volontaria ha provveduto a curare le ferite meno gravi degli altri cani.
Il dott. De Lio invita i cittadini a collaborare segnalando al numero delle emergenze della Polizia di Stato anche quei particolari che apparentemente potrebbero sembrare di poco conto. Al 113 potrebbero così affluire, anche in forma anonima, informazioni utili per gli inquirenti. Di certo, assicura il dott. De Lio, in quella zona è stato messo in atto un massiccio controllo.
Purtroppo, a Trapani come in altre città, è stata segnalato negli ultimi anni un ritorno di alcune varietà di cani, come Pit bull o loro incroci. Cani che, dopo il boom dei combattimenti a cavallo tra gli anni 90 ed il 2000, erano passati di moda. Forse uno status simbol, specie in alcuni quartieri. Qualcuno, però, nella zona industriale vecchia di Trapani, è andato oltre, divertendosi ad aizzare i propri cani contro i randagi accuditi dai volontari. Un allenamento, forse, in previsione di un combattimento.
Non mancano le note polemiche. Secondo Enrico Rizzi, coordinatore del Partito Animalista Europeo, è un segnale di come l’amministrazione cittadina non provvederebbe correttamente alla gestione del randagismo canino. Di fatto, sostiene Rizzi, qualcuno ha trovato terreno fertile per allenare a suo modo dei cani resi oltremodo aggressivi. I ringraziamenti, invece, sono tutti rivolti alla Polizia di Stato ed alla volontaria che nei giorni scorsi ha denunciato il tutto.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/m/trapani-sono-diciassette-i-cani-morti-o-feriti-coinvolti-nei-combattimenti-della-zona-industriale-fotogallery/40245
 
PRIMA PAGINA MOLISE
2 FEBBRAIO 2013
 
Strage di gatti in pieno centro a Campobasso. "Tutti avvelenati"
Gatti, ne sono passati di anni, circa tremilacinquecento, da quando erano considerati animali sacri nell'antico Egitto. Il loro assassinio era considerato un grave reato punito addirittura con la pena capitale. Se ne moriva uno domestico per cause naturali i componenti della famiglia si radevano le sopracciglia in segno di lutto.

Giuseppe Napolitano

Oggi le leggi sono cambiate e dopo una totale involuzione durante il medioevo in cui finanche la chiesa appoggiava la loro uccisione considerandoli messaggeri demoniaci, ci ritroviamo davanti ad una legge più equa governata da una certa razionalità. I gatti, come le colonie feline, sono tutelate dalla legge sugli animali d'affezione. C'è una normativa nazionale del 1991 e ci sono anche disposizioni regionali varate l'anno successive. I punti fermi sanciti dalla legge, tra l'altro, sono: il divieto di maltrattare i gatti che vivono in libertà, non possono essere spostati, i gatti hanno diritto a essere accuditi e nutriti, le Asl devono farsi carico delle sterilizzazioni, il che può avvenire quando una colonia felina è censita. Infine c'è la legge, più recente, sul maltrattamento animale che introduce il reato nella schiera del diritto penale con condanne severe che possono raggiungere anche la reclusione fino a due anni. Tutto questo non basta a evitare però spregevoli gesti come quello accaduto in queste ultime ore in pieno centro a Campobasso. Nei pressi di piazza Savoia è scomparsa quasi del tutto una colonia felina, nell'arco di un paio di giorni. A darne l'allarme delle signore volontarie su strada che accudivano i gatti quotidianamente dedicando loro tempo, sacrificio, amore e risorse economiche. Hanno comunicato lo strano comportamento dei gatti a un'associazione animalista "Animalisti Indipendenti" di Campobasso. Una volta sul posto sono stati rinvenuti diversi esemplari morti. Richiesto l'intervento della Polizia Municipale e dell'Asrem, i loro corpi sono stati prelevati e inviati presso l'Istituto zooprofilattico del capoluogo, dove saranno effettuati accertamenti sulla causa della loro morte che comunque, appare evidente, è dovuta ad un avvelenamento. «Troppo spesso accadono episodi del genere che coinvolgono cani o gatti - ha commentato uno dei volontari degli Animalisti Indipendenti -. Bisogna denunciare, denunciare, denunciare, perché anche se sarà difficile trovare i malfattori, i loro gesti non passeranno in sordina, non può essere normale tollerare tutto ciò». Non basterà una legge a cambiare una mentalità ma forse denun ciare può servire ad aprire gli occhi su quanto accade e comprendere la natura di

queste forme di vita degne di rispetto. Nascono, crescono, giocano, ridono, piangono, soffrono e vivono la vita proprio come un uomo, ma a modo loro.
FOTO
http://www.primapaginamolise.it/detail.php?location=campobasso&news_ID=50833
 
LA STAMPA
2 FEBBRAIO 2013
 
La storia di Milly, cagnetta abbandonata in chiesa e adottata dai parrocchiani
Trovata legata a un banco dopo la messa serale nella chiesa di Nostra Signora degli Angeli a Sanremo (IM)
 
Carlo Giordano


NELLA FOTO - Gabriella Alfarè, con Milly 

 
Sanremo (IM) - In tempi di crisi, come quelli che stiamo attraversando può succedere di tutto, come trovare una cagnetta abbandonata in chiesa, magari da qualcuno che improvvisamente ha dovuto cambiare città o alloggio e non ha più potuto permettersi di avere al proprio fianco l’amico a quattro zampe. Questa è storia di Milly, vispa cagnetta di circa 7 anni, trovata, alcune settimane fa, legata a un banco dopo la messa serale nella chiesa di Nostra Signora degli Angeli, a poche decine di metri da piazza Colombo il cuore della città dei fiori.
Una storia a lieto fine, poiché Milly ha trovato una nuova famiglia. È stata adottata da Gabriella Alfarè, già proprietaria di sei cani. Ma Milly può contare anche sull’affetto di un gruppo di fedeli della parrocchiale Nostra Signora degli Angeli che se la coccolano e la portano anche a spasso lungo le strade del centro.                                            
 
NEL CUORE.ORG
2 FEBBRAIO 2013
 
L' ASETTICA VIOLENZA DEL MATTATOIO: ECCO COME MUOIONO I MAIALI (VIDEO)
 
Da pochi giorni "Agireora" ha diffuso un nuovo video che illustra la cruda realtà dei mattatoi. Il filmato, girato nel 2012 da una persona che ha preferito rimanere anonima, mostra tutte le fasi dell'uccisione dei maiali in un macello della Lombardia. Come dice il commento, questo "è il modo normale per tramutare gli animali da esseri senzienti a prodotti di consumo".
VIDEO
http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/l-ordinaria-violenza-del-mattatoio-ecco-come-muoiono-i-maiali-video.html
 
CORRIERE DELLA SERA
2 FEBBRAIO 2013
 
Pagazzano (BG)
Il pitbull dona il sangue e salva la cagnolina Sissy
La trasfusione era l'unica soluzione per guarirla. È riuscita a battere il secondo tumore


NELLA FOTO - La cagnolina Sissy e il suo proprietario

 
Una cagnolina di 18 anni ammalata di tumore salvata grazie alla trasfusione di sangue di un altro cane. È successo a Treviglio, protagoniste la meticcia Sissy e la pitbull Sandy, cucciolona di 18 mesi. «Tutta la mia famiglia è molto affezionata a Sissy - racconta Omar Mozzi di Pagazzano, ma originario di Pontirolo -. Apparteneva a mia zia Andreina. Le ha fatto compagnia per tanti anni e la zia prima di venire a mancare nel 2011 ce l'ha affidata. L'ho presa in casa io e da allora la curo. È una cagnolina anziana che ha i suoi ritmi, dorme molto e di certo se gli si lancia la palla non va a prenderla. Però è molto dolce e l'unica cosa che non le manca mai è l'appetito». Per questo la scorsa estate quando ha visto che Sissy non toccava la sua ciotola, Mozzi si è preoccupato. «Il veterinario le ha trovato un tumore alle mammelle e l'ha operata. Tutto sembrava andato bene ma di recente è tornata inappetente. Durante un controllo le è stato trovato un altro tumore, un piccolo carcinoma al polmone che però non è operabile. Un pò per l'età di Sissy e un pò perché nel frattempo è diventata anemica». Il veterinario allora ha consigliato una trasfusione ma non esistendo un centro preposto per gli animali ci si è dovuti affidare al passaparola. Una soluzione non semplice perché la pratica di donazioni del sangue tra cani non è molto conosciuta. Finalmente la scorsa settimana è spuntato un donatore. Mercoledì scorso i due animali si sono ritrovati nell'ambulatorio di Treviglio dove è stata eseguita la trasfusione. «Già la sera Sissy era rinvigorita - assicura Mozzi -. Lo si è capito perché è tornata a mangiare».
Il veterinario Flavio Colombo Giardinelli che ha eseguito l'operazione, chiarisce dal punto di vista scientifico com'è andata la trasfusione: «È una pratica rara, ma non eccezionale. La difficoltà consiste soprattutto nel trovare il donatore. Non fa male all'animale. L'unico accorgimento è che la possono fare solo gli esemplari di taglia medio-grande, di almeno 20 chilogrammi di peso. Abbiamo trovato questa soluzione perché Sissy ha valori ematici molto bassi».
Rispetto agli esseri umani i cani hanno la fortuna di non avere problemi di incompatibilità. «Esistono diversi gruppi sanguigni - continua il veterinario - ma gli antigeni si sviluppano dopo la prima trasfusione. È a quel punto che si deve verificare con analisi di laboratorio la compatibilità, prima non è necessario. Sto cercando di rendere i miei clienti consapevoli dell'importanza che può avere la disponibilità di donatori. Può essere determinante per salvare un animale». La trasfusione da Sandy a Sissy però ha lasciato un segno anche nel dottore. «Faccio il veterinario da 30 anni - racconta Giardinelli - eppure vedere la solidarietà che si è creata tra i due animali mi ha colpito. Un cane supposto feroce per antonomasia che stava tranquillo e si faceva prelevare il sangue per aiutare un altro in difficoltà: è stato emozionante, una piccola lezione di vita».
 
IL MESSAGGERO
2 FEBBRAIO 2013
 
Rottweiler fuggono dal parco e dilaniano un piccolo cane
L’episodio è accaduto a Campoloniano, l’animale in gravi condizioni
 
RIETI - Hanno approfittato di un buco aperto nella rete dell’area di sgambatura per uscire e scagliarsi contro un piccolo cane, dilaniandolo in più parti e riducendolo in gravi condizioni. Solo l’intervento di alcune persone,tra i quali un giovane armato di bastone, è risultato decisivo per mettere in fuga i due feroci rottweiler (un maschio e un meticcio femmina) che stavano seminando panico e terrore in via De Felice, a Campoloniano, davanti all’ufficio postale. Minuti interminabili, trascorsi davanti agli occhi dei clienti delle Poste, durante i quali le persone accorse (tra queste Gino Tursini, componente del soccorso alpino che abita nelle vicinanze), hanno cercato in ogni modo di mettere in fuga gli animali, resi ancor aggressivi dalla vista del sangue che usciva dalle ferite di Maia, il carlino che adesso si trova ricoverato in una clinica veterinaria dove gli hanno suturato le brutte ferite. «Erano inferociti - racconta ancora scossa Ilaria Marianantoni, titolare dell’edicola che si trova all’angolo di viale Matteucci e proprietaria del piccolo cane - nessuno riusciva a fermarli, neppure la ragazza alla quale erano sfuggiti. Per fortuna, alla fine è stato possibile soccorrere Maia e portarla via». Sul grave episodio ora indagano i carabinieri che, giunti sul posto, hanno raccolto la denuncia e sentito alcuni testimoni. Dovrà anche essere accertato perchè i due rottweiler, razza particolarmente pericolosa, si trovassero all’interno dell’area sgambatura privi della museruola che gli avrebbe impedito di dilaniare la piccola Maia e, soprattutto, a chi spettava verificare le condizioni di sicurezza della rete esterna.
 
NOODLS
2 FEBBRAIO 2013
 
Saranno uccisi 1000 scoiattoli grigi nei Parchi piemontesi
 
Il TAR del Piemonte ha respinto il ricorso della LAC Lega per l'abolizione della caccia e di Animalisti Italiani onlus contro la delibera della Regione Piemonte che prevede l'uccisione di 1000 scoiattoli grigi nei parchi naturali piemontesi fino al mese di agosto 2014.
L'invadenza dello scoiattolo grigio di origine extraeuropea tendente a soppiantare la specie autoctona costituita dallo scoiattolo rosso ha motivato la scelta della Regione Piemonte. Se da un lato è vero che l'areale dello scoiattolo rosso tende a ridursi in presenza dell'espansione del più vorace scoiattolo grigio è altrettanto vero che la paventata ipotesi dell'estinzione dello scoiattolo rosso a causa della presenza dello scoiattolo grigio non ha fondamento. Nel tempo le due specie, soprattutto in presenza dei boschi d i conifere, tendono a raggiungere un equilibrio e a coesistere.
"L'uccisione degli scoiattoli grigi rappresenta l'ennesima violenza operata dalla specie umana nei confronti delle altre specie animali.  Il recente decreto con cui i ministri dell'Ambiente, delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico hanno vietato il commercio, l'allevamento e la detenzione di alcune specie alloctone di scoiattoli (Sciurus carolinensis, Callosciurus erythraeus e Sciurus niger), tra cui quello grigio, deve costituire un virtuoso inizio. Le campagne di persecuzione sono invece  inutili e dannose. Deve essere vietato il commercio, la detenzione di tutte le specie esotiche. Oltre a subire gravi sofferenze gli animali detenuti in ambienti non loro,  se abbandonati in natura, costituiscono un pericolo per gli equilibri esistenti e per la biodiversità. "  ha dichiarato Roberto Piana, Presidente della Sezione Piemonte della LAC.
LAC ed ANIMALISTI Italiani stanno valutando l'opportunità di ricorrere al Consiglio di Stato.
 
NEL CUORE.ORG
2 FEBBRAIO 2013
 
REGNO UNITO, ABBANDONA LA CAGNA IN BAGNO E LA LASCIA MORIRE
La triste storia di una madre piena di debiti
 
Squallore e degrado sono protagonisti di una storia che viene dall'Inghilterra. Se la caverà senza il carcere, ma con il divieto di tenere animali per 10 anni, Laura Shaw, 23 anni, madre di due figli, che ha abbandonato la cagnetta Lulu, di circa due anni, ad una morte lenta nella toilette del sottoscala della sua ex abitazione. Lo ha deciso nei giorni scorsi la Corte di Grimsby esaminando il caso denunciato dalla RSPCA (la maggiore associazione inglese di protezione animale). La carcassa della cagna,, è stata ritrovata nell'agosto scorso, coperta di mosche e circondata da feci ed urina. Prima di morire, nel giro di sei settimane, l'animale aveva morso le ciotole vuote nel tentativo di placare la fame. Il puzzo, ha specificato il procuratore, era insopportabile. La Shaw, ora senza fissa dimora e con debiti per 10 mila sterline, ha ammesso di aver abbandonato Lulu, di essersi "spaventata" quando la cagna si è ammalata, non sapendo come curarla e non avendo i mezzi per interpellare un veterinario. Perciò la donna se l'è cavata con una severa reprimenda del giudice, il divieto per 10 anni di tenere animali e la condanna a 200 ore di lavoro non pagato e alla copertura delle spese processuali.
 
LA ZAMPA.IT
2 FEBBRAIO 2013
 
Elton, condannato a morte perché “gay”
Abbandonato al canile, l’animale era ad un passo dall’eutanasia.  La Rete lo ha salvato


NELLA FOTO - Elton al canile di Jackson, Tennessee

 
Si conclude felicemente la vicenda di Elton, il bulldog americano che il suo padrone voleva far sopprimere perchè colpevole di avere un atteggiamento “inequivocabilmente gay”. L’uomo aveva adottato il cane presumibilmente per la riproduzione, ma dopo aver notato che l’animale rifiutava l’accoppiamento con le femmine, ha preferito sbarazzarsene. Il bulldog è stato dunque portato al canile di Jackson, nel Tennessee, dove stava per essere eutanasizzato, se non fosse stato per il provvidenziale intervento di una donna.  
La signora in questione ha infatti postato su Facebook la foto di Elton con la segnalazione della sua imminente soppressione. Nel giro di pochissimo tempo si è scatenata una campagna virale (oltre 5.000 contatti) che ha portato all’adozione del cane da parte di una veterinaria Stephanie Fryns, che possedeva già quattro cani. La donna ha utilizzato tutti i mezzi che i social network mettono a disposizione nella pagina Facebook che si chiama “Jackson TN Euthanasia”: centinaia di foto di animali del canile del Tennesse postate e tanti amici a quattro zampe salvati da morte certa. 
 
NEL CUORE.ORG
2 FEBBRAIO 2013
 
USA, LIETO FINE PER "ELTON" LASCIATO IN CANILE PERCHE' "OMOSESSUALE"
Cose che succedono a Jackson, Tennessee
 
Il pitbull abbandonato dai proprietari in un rifugio del Tennessee perché "gay" ha trovato una nuova casa. La saga, scrivono i media americani, è cominciata all'inizio di questa settimana, quando il proprietario del meticcio pitbull bianco lo ha visto montare un altro cane maschio. Ha concluso il cane era omosessuale e lo ha subito portato al sovraffollato canile di Jackson.
L'eutanasia del pitbull era stata programmata per l'una di giovedì, ma un'associazione compassionevole chiamata Jackson TN Euthanasia è intervenuta, postando su Facebook un messaggio disperato per salvare la vita del cane.
Fortunatamente il "post" ha attirato molta attenzione: è stato condiviso oltre 5000 volte e apprezzato da quasi 1.000 persone. Centinaia hanno chiamato il rifugio offrendosi di adottare il cucciolo abbandonato.
Alla fine, è stato assegnato ad un'assistente veterinaria di Jackson, Stephanie Fryns, che – con una punta di ironia . lo ha ribattezzato Elton. Fryns, che ha già quattro cani, racconta di aver visto Elton sul sito web del rifugio prima che la sua storia diventasse "virale", e aveva subito deciso di adottarlo.
 
CORRIERE DELLA SERA
2 FEBBRAIO 2013
 
Il cane presidenziale
Addio a Barney, l'ex «first dog» di George Bush
Stroncato da un linfoma all'età di 12 anni, era entrato nel cuore degli americani
 
Per dircela tutta, era forse la cosa più simpatica (sorry Barney per quel «cosa») di tutto quello che ruotava attorno alla figura di George W. Bush, per otto anni presidente degli Stati Uniti ma non certo un mostro di carisma. Lui, invece, per otto anni, è stato il «first dog», il cane presidenziale, una presenza piuttosto consueta alla Casa Bianca, ed è sicuramente entrato nel cuore di tutti gli americani, diversamente dal suo padrone. Anche Barack Obama ne ha uno, si chiama Bo, ed è un Cao de agua portoghese, scelto per le particolari caratteristiche del pelo che non confligge con l’allergia di una delle sue figlie (Obama inizialmente aveva detto di voler scegliere in un canile “un meticcio come me”, ma poi ha fatto una scelta completamente diversa).
VIDEO
http://www.corriere.it/animali/13_febbraio_02/barney-cane-bush-morto_1c941a48-6d32-11e2-8cda-116f437864e3.shtml
 
NEL CUORE.ORG
2 FEBBRAIO 2013
 
ADDIO A BARNEY, PER 8 ANNI "FIRST DOG" CON BUSH ALLA CASA BIANCA
Il terrier dell'ex presidente è morto venerdì
 
"Barney è stato al mio fianco durante gli otto anni alla Casa Bianca, non ha mai discusso di politica ed eèsempre stato un amico fedele, ci mancherà'". Con queste parole George Bush ha annunciato la notizia della morte di Barney, lo scottish terrier che e' stato appunto per otto anni il "first dog" d'America.
L'ex presidente, che da quando ha lasciato la Casa Bianca si dedica alla pittura, ha anche pubblicato la foto di un ritratto ad olio del cane e un album di fotografie su Facebook.
Barney, che aveva 12 anni, era arrivato praticamente ancora cucciolo alla Casa Bianca, dopo essere stato regalato alla first lady Laura dall'allora governatrice del New Jersey, Christine Tood Whitman, per il compleanno del 2000. E' morto venerdì.
 
ANSA
2 FEBBRAIO 2013
 
Da 11 marzo stop Ue a cosmetici testati su animali
Morganti, proroga scongiurata, ma continuero' a vigilare
 
(ANSA) - BRUXELLES - Dall'11 marzo stop ai cosmetici testati sugli animali. Entrera' infatti in vigore senza ritardi, ha confermato il portavoce del commissario Ue alla salute Tonio Borg, il provvedimento contenuto nella direttiva Ue che prevede a partire da questa data il pieno divieto di commercializzazione per quei prodotti di bellezza la cui formulazione finale, gli ingredienti o la loro combinazione siano stati oggetto di sperimentazione animale. Negli scorsi mesi si erano mobilitate diverse associazioni animaliste contro il rischio di un eventuale slittamento dell'entrata in vigore del bando totale nell'Ue dei prodotti testati sugli animali. ''Il rischio di una proroga della direttiva cosmetici sembrerebbe scongiurato, coloro che finora si sono impegnati su questo fronte possono tirare un sospiro di sollievo'', ha sottolineato l'eurodeputato ex leghista Claudio Morganti, che ha rivolto in merito un'interrogazione scritta alla Commissione. ''Prorogare tale data, o introdurre un meccanismo di deroga - ha spiegato l'europarlamentare toscano - richiederebbe una modifica che avrebbe bisogno di tempi troppo lunghi, in quanto si dovrebbe andare a cambiare l'attuale direttiva, passando di nuovo attraverso il Parlamento e il Consiglio''. Dall'esecutivo Ue e' inoltre giunta rassicurazione sul lavoro in corso per aggiornare la ricerca sui metodi alternativi alla sperimentazione animale.
''Nonostante questa buona notizia - ha promesso Morganti - continuero' comunque a vigilare sulla questione''.
 
GEA PRESS
2 FEBBRAIO 2013
 
Clonazione animale – entro marzo le nuove regole dall’Europa
L'anno scorso era stata indetta una consultazione popolare
 
Non solo scadenza test cosmetici, che peraltro, al di là degli entusiasmi di questi giorni in casa animalista, deve invece ancora essere confermata. Entro il marzo di quest’anno è prevista l’adozione di un provvedimento comunitario che dovrà stabilire le regole per la clonazione animale a scopo alimentare.
Ne da comunicazione l’ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) la quale specifica come il provvedimento sarà esclusisvamente mirato alla clonazione finalizzata alla produzione alimentare.
Anche in questo caso, come già avvenuto per il bando cosmetici, non è stata fatta forse molto attenzione (sempre in casa animalista) ad una consultazione promossa dall’Unione Europea e rivolta a verificare il livello di accettazione delle tecniche di clonazione animale per la produzione alimentare e il loro impatto socio-economico e ambientale. Consultazione svoltasi dal 3 maggio al 3 settembre 2012 e resa disponibile, oltre che alle organizzazioni di settore, ai cittadini tutti.
La Commissione aggiornerà la discussione sul delicato argomento anche sulla base delle risposte della consultazione.
http://www.geapress.org/brevi/clonazione-animale-entro-marzo-le-nuove-regole-dalleuropa/40211
 
LA TRIBUNA DI TREVISO
2 FEBBRAIO 2013
 
Picchiano la cagnolina e svuotano la casa
Colle Umberto, derubato il vicedirettore del Brico: «Hanno bastonato la cagnetta che voleva difendere la mia abitazione»

Francesca Gallo

 
COLLE UMBERTO (TV). Svaligiano l'appartamento del vice direttore del Brico di San Martino e bastonano a sangue la sua cagnolina. Il colpo l'altro pomeriggio in via Raffaello mentre Massimo Atzeni, cagliaritano 41enne, era al lavoro al negozio di bricolage di via Vittorio Veneto, a neanche cento metri da casa. Oltre al furto in casa Atzeni, i banditi hanno tentato di entrare in altre cinque abitazioni della zona. «Ci hanno ripulito dell'oro, erano tutti i ricordi di famiglia», dice sconsolato il dirigente.Il colpo è stato messo a segno tra le 15 e le 19.30. Per entrare i malviventi hanno scardinato la finestra sul retro della cucina al primo piano. «Hanno rovistato ovunque», racconta Il manager «da un armadio in camera hanno arraffato bracciali, anelli, collane. I gioielli avevano un grosso valore affettivo, erano ricordi di anniversari importanti».
I ladri durante l'incursione, sono stati affrontati dalla cagnolina dei proprietari. «Faceva freddo ed è stato l'unico giorno che l'abbiamo lasciata in appartamento», spiega ancora il vicedirettore, «la povera bestiola ha cercato in tutti i modi di difendere la casa dagli intrusi, ma loro hanno preso una scopa e l'hanno picchiata selvaggiamente, così tanto da spezzare il manico in due». Quando il dirigente è rientrato a casa ha trovato l'animale in stati pietosi. «Le uscivano lacrime di sangue», testimonia, «tanto da dover ricorrere alla cure del veterinario. È ancora molto scossa dalla violenza che ha subìto».
Massimo Atzeni abita nella villetta di via Raffaello dal giugno scorso. I proprietari avevano vissuto in quella casa  per vent'anni senza che fosse mai accaduto nulla. «Ringrazio Dio che mia moglie e la mia bambina di due anni non si trovavano nell’appartamento.Sarebbe stato terribile un incontro con i banditi. Quelli non guardano in faccia nessuno. Sono molto preoccupato, ora prenderò serie precauzioni per mettere in sicurezza la casa e la mia famiglia». È molto probabile che il commando si sia appostato per ore in via Raffaello. La signora Atzeni infatti, non ha orari fissi e quasi certamente quel pomeriggio è stata pedinata.
La banda ha tentato di rubare anche al piano inferiore della villetta. È riuscita a strappare la zanzariera da una finestra ma è stata disturbata dall'arrivo della proprietaria. I ladri hanno tentato il colpo in altre abitazioni della via servendosi anche di scale per raggiungere le finestre. «Siamo molto allarmati per questa nuova ondata di furti», dicono i residenti di San Martino.  I raid sono stati denunciati ai carabinieri di Vittorio Veneto, ma finora nessuna traccia dei banditi.
 
ABRUZZO WEB
3 FEBBRAIO 2013
 
L'AQUILA. INCHIESTA SUL CASO DI ABBANDONO SEGNALATO DA ABRUZZOWEB
INFERNO DEGLI ANIMALI VICINO ALLE CASE,
CARTE IN PROCURA SU MANCATA RIMOZIONE
 
Marianna Galeota
 
L’AQUILA - Approda in procura il caso della stalla a cielo aperto nella frazione aquilana di Onna, un inferno degli animali in pieno centro storico e a pochissimi metri dal paese divenuto simbolo del sisma del 6 aprile 2009. Uno stazzo dove una dozzina di cavalli versa in condizioni di estrema sporcizia e abbandono ormai da anni.
A confermare ad AbruzzoWeb la trasmissione degli atti ai pm con l'apertura di un'inchiesta è il comandante della polizia Municipale dell’Aquila, Eugenio Vendrame, che specifica: “Abbiamo fatto notizia di reato in procura per inadempienza all’ordinanza dell’Ufficio ambiente del Comune che stabiliva l’immediato allontanamento degli animali”.
“L’ordinanza ci fu dopo il nostro primo sopralluogo, eseguito congiuntamente con la Asl, l’Agenzia regionale per la tutela dell’Ambiente (Arta) e la Polizia Provinciale, quando constatammo che la stalla non rispettava assolutamente la distanza minima dal centro abitato”, spiega ancora il comandante.
“Siamo stati abbastanza elastici con i tempi e siamo tornati sul posto con la Asl e la polizia Provinciale per un secondo sopralluogo, alcuni mesi dopo - precisa il tenente Patrizia Galassi  che si è occupata personalmente del caso - Dopo aver constatato che gli animali non erano stati spostati e che quindi il provvedimento non era stato rispettato, abbiamo trasmesso la notizia di reato in procura e ora è tutto in mano al procuratore”.
Oltre alla minima distanza dal centro abitato, la stalla si trova infatti a meno di 5 metri dal villaggio donato dal Trentino dopo il terremoto del 2009, restano ancora irrisolti i gravi problemi legati al maltrattamento degli animali che giacciono da anni in un letto di sterco e liquami, senza alcun ricovero che li ripari dal freddo e dalle piogge, né del danno ambientale che ne consegue.
“L’aria è malsana e d’estate il cattivo odore diventa insopportabile - aveva commentato ad AbruzzoWeb Fabrizio Pica Alfieri, il proprietario del terreno dato in comodato d’uso ai proprietari dei cavalli - Il tanfo porta insetti di ogni tipo. Inoltre, vicino alla stalla, c’è un asilo e i poveri bambini sono costretti a respirare quest’aria”.
Dopo numerosi esposti  indirizzati alle autorità pubbliche per la tutela dell’ambiente come Arta, Asl, Comune dell’Aquila, Forestale, Provincia, Carabinieri e Procura, Pica Alfieri è tutt’oggi in attesa che gli agricoltori gli restituiscano l’appezzamento che detengono da quasi quattro anni.
FOTO
http://www.abruzzoweb.it/galleries/animalionna/  
 
GEA PRESS
3 FEBBRAIO 2013
 
Caccamo (PA) – l’Istrice amica fatta a pezzi sotto casa e divorata (FOTOGALLERY)
La denuncia di un giovane naturalista: per me uno shock ma spero che la storia serva a sensibilizzare
 
“Non sapevo che fare, l’unica cosa che sono riuscito a pensare è stato di accarezzarle quello che rimaneva della zampa“. Così Salvatore Bondì, laureando presso il Corso di Laurea in Scienze Naturali, descrive cosa si è presentato al cancello della sua proprietà nei pressi della Riserva Naturale di Monte Cane, nel Comune di Caccamo (PA).
Ogni giorno l’Istrice faceva capolino. Ormai tra i due si era creata una sorta di intesa. L’Istrice si faceva notare e Salvatore smetteva le sue attività lasciandole il campo tranquillo. Non si avvicinava più di tanto ed il placido animale si dedicava alla raccolta dei tuberi ed altri nutrimenti della terra. Salvatore, invece, era contento di quello spettacolo, di certo non molto frequente per un animale così elusivo come l’Istrice.
Paffuta e spinosa. Anzi, non spine, ma aculei come quelli che la scorsa settimana, con fare quasi di sfregio, qualcuno ha fatto trovare al cancello di casa di Salvatore. Poi, sempre nei pressi, i “piedini” e lembi di pelle che riconducevano ai poveri resti di una cassa toracica svuotata. Il laccio, ovvero il cappio in filo metallico del bracconiere, era ancora lì. L’Istrice, specie protetta dalla legge, era stata spellata e macellata. Qualcuno ha imposto  il macabro ricordo  al giovane naturalista.
Forse, quando avvengono queste cose, il colpevole potrebbe non essere molto lontano, ma di nomi per ora non ce ne sono. Ci sono invece i cani, anche quelli raccolti da Salvatore. Nel passato, infatti, alcuni di loro sono rimasti trappolati come l’Istrice.
“Forse se la vicenda accadeva all’interno della Riserva – dichiara Salvatore Bondì a GeaPress – potevo sperare in un maggiore controllo, ma qui difficilmente succede qualcosa“.
Salvatore vedeva ogni giorno l’Istrice, tranquillo della fiducia che aveva riposto nell’uomo. Ed invece, un altro uomo, dove avere anch’esso notato il povero animale ed ha pensato di divorarlo.
” Mi piacerebbe che questa storia servisse per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della caccia di frodo e su quanto – conclude Salvatore Bondì – quella che altri chiamano “selvaggina”, viene sterminata senza pietà e nel silenzio più totale“. Intanto, per questa volta, ha vinto l’altro uomo. Quello che divora la natura.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/caccia/caccamo-pa-listrice-amica-fatta-a-pezzi-sotto-casa-e-divorata-fotogallery/40298
 
LA PROVINCIA DI VARESE
3 FEBBRAIO 2013
 
Castiglione, macello in strada
Testa di cavallo nell'immondizia
 
Castiglione d'Intelvi (CO) - Macellato clandestinamente e gettato tra la spazzatura urbana. Macabro ritrovamento nei giorni scorsi a Castiglione, dove sono stati rinvenuti i resti di un cavallo ucciso con un colpo di arma da fuoco alla testa prima di essere scuoiato e fatto a pezzi.
La carcassa, ancora intrisa di sangue, è stata trovata per caso in un cassonetto dei rifiuti in fondo al  parcheggio in fregio della centralissima via Roma, a poche decine di passi del palazzo comunale. Si tratterebbe di un cavallo di razza avelignese.
Ad avvertire l'odore della carne ormai in putrefazione,  un residente delle case vicine che ha allertato subito il comune. Sul posto è arr ivato lo stradino municipale  che, nello scoperchiare il cassonetto per la raccolta e il deposito dei rifiuti domestici, ha capito subi to che si trattava dei resti di un animale macellato. Il com une ha poi prontamente avvisato  i veterinari del presidio Asl del distretto di San Fedele Intelvi  che, dopo l'ispezione sulla carcassa, hanno stilato il rapporto  per l'autorità giudiziaria.
Le carni del cavallo sono state dichiarate dai veterinari non commestibili e i resti sono stati successivamente avviati allo smaltimento, mentre l'area è stata ripulita dalle maestranze del comune. L'animale, infatti, prima di essere gettato nel cassonetto dei rifiuti è stato sezionato con mannaie e coltelli e completamente spolpato.
Le indagini sono state avviate  dai carabinieri della locale stazione che hanno acquisito tutta la documentazione  del centro di medicina veterinaria , al fine di accertare la provenienza  del cavallo e risalire agli autori del fatto.
Non è escluso infatti che possa trattarsi di una animale rubato. Difficile ipotizzare dal modo in cui si sono sbarazzati frettolosamente ed inusualmente dei resti, che possa trattarsi di un cavallo, magari malato appartenuto ad un legittimo proprietario. Improbabile, considerato il legame affettivo, la macellazione abusiva da parte del proprietario, senza prima avvalersi della consulenza del veterinario. L'omessa ispezione sulle carni degli animali destinati alla macellazione, infatti  comporta una grave rischio per la salute, ancor più se la macellazione è operata in assenza di qualsiasi norma igienica e sanitaria come in questo caso.
Non è escluso che nei prossimi giorni possa essere aperto un fascicolo contro ignoti oltre che per il reato di macellazione clandestina, per quello di maltrattamento e uccisione di animale, oltre agli eventuali altri reati connessi alla provenienza illecita del cavallo.
 
GEA PRESS
3 FEBBRAIO 2013
 
Myanmar (ex Birmania) – l’offerta per gli uccelli “votivi” – un gruppo di turisti italiani filma tutto e denuncia il caso (VIDEO)
Si acquistano per improbabili vantaggi spirituali - i "mandati", però, sono solo i turisti.
 
Centinai di uccelli, tutti di cattura. Sono quelli offerti innanzi ad alcuni templi religiosi in Myanmar (ex Birmania). La loro liberazione, procurerà vantaggi spirituali. Questo è quello che viene fatto credere ai turisti che acquistano e liberano gli uccellini, salvo poi essere recuperati dallo stesso venditore.
Centinaia, forse migliaia di uccellini appartenenti a diversi Ordini tassonomici, fanno ogni giorno questa fine. Anzi, la loro fine arriverà ancor più spesso in anguste gabbie, stressati dalla vicinanza con l’uomo al quale non sono abituati e continuamente maneggiati per le liberazioni e probabili ricatture. Il motore di tutto cioè è solo il turismo.
La vicenda è capitata ad un gruppo di italiani ed altri europei in vacanza in Myanmar. Persone sensibili e non. Uno di loro acquista un uccellino che fugge subito dalle mani. Un turista viene così subito richiamato da un altro nostro connazionale. Quest’ultimo lo accusa di alimentare, in tal maniera, il commercio di uccellini. La risposta, però, è sconfortante: “lo sto facendo per lei“, ovvero per la donna che assieme ad un nugolo di bambini ed una gabbia in testa, si fa trovare innanzi all’entrata del tempio. “Non per gli uccelli, ma per lei” aggiunge il primo italiano. E’ poi la volta di un tedesco. Acquista due civette. Gli animali, dalle abitudini notoriamente notturne, una volta liberate vanno a posarsi in un basso alberello. Verranno così riprese d alla guida del Myanmar e da un bambino che era assieme alla venditrice. Il tedesco insiste e le due civette, una volta recuperate, verranno poi liberate in una area più aperta e con alti alberi. Speriamo bene.
Tra il gruppo di italiani c’è un esperto di ornitologia. Nelle gabbie riconosce un Assiolo macchiato, Gallinelle d’acqua, Barbagianni, Anatra fischiatrice indiana, Cappuccino ventrebianco, Ballerina bianca, Tortore dal collare rossiccio, Civetta maculata e molti altri ancora tra cui Upupe e Nitticore.
“E’ bene ribadire – dichiara il gruppo di turisti sensibili una volta rientrati in Italia – che purtroppo gli uccelli ingabbiati sono già destinati a morire in seguito alle modalità di cattura, alla pessima detenzione ed alla inadeguata alimentazione, anche una volta rilasciati. Ma, una volta svuotate le gabbie – aggiunge il gruppetto di rientro dal Myanmar – queste verranno purtroppo nuovamente riempite“.
Molti di questi animali appartengono a specie tutelate a livello internazionale. Il Myanmar è un paese membro della Convenzione di Washington che disciplina, a volte vietandolo, il commercio di specie rare e minacciate di estinzione. Il paese asiatico ha aderito fin dal 1997. Pochi mesi dopo la Convenzione era già in vigore. Non è chiaro, però, se sono già in vigore i reati. Tanto per fare un esempio l’Italia ha aderito negli anni ’70 ma il nostro legislatore ha previsto i reati  solo nel 1992.
Il filmato, comunque, vuole rappresentare una azione di denuncia. “Per ricordare ai turisti che non si deve scendere a compromessi con queste barbare pratiche“. Così riferiscono i nostri connazionali di rientro dal Myanmar.
Il passo successivo, invece, sarà quello di contattare associazioni di protezione animale e conservazione dell’ambiente per tentare di redigere una lettera di protesta da consegnare all’ Ambasciata del Myanmar. “Speriamo - hanno giunto dal gruppetto di turisti italiani – che questo bellissimo paese che si sta emancipando da una terribile dittatura possa e voglia aprirsi al turismo internazionale, mostrandosi attento e rispettoso anche verso la fauna che ospita“.
VEDI VIDEO:
http://www.geapress.org/esotici/myanmar-ex-birmania-lofferta-per-gli-uccelli-votivi-un-gruppo-di-turisti-italiani-filma-tutto-e-denuncia-il-caso-video/40269
 
UNO NOTIZIE
3 FEBBRAIO 2013
 
CACCIA, STAGIONE VENATORIA 2013, ULTIME NEWS ITALIA / L'associazione vittime della caccia: ' I dati parlano chiaro'
 
Roma - Ultime news Caccia, Stagione Venatoria 2013 www.UnoNotizie.it - Non che le stagioni venatorie passate fossero state pacifiche, anzi, ma questa appena conclusa è stata un'apoteosi di atti di una gravità inaudita. Non lo dice solo Daniela Casprini, presidente dell'Associazione Vittime della caccia ma i numeri che parlano da sè:
21 morti e 96 feriti = 117 le vittime riscontrate durante le battute di caccia (2 morti e 1 ferito i bambini impallinati!) di cui 3 morti e 16 feriti tra la gente comune in soli 62 giorni venatori effettivi (dal 1 settembre al 31 gennaio), considerando che ogni cacciatore su 5 giorni settimanali a scelta ne usufruisce di 3 per cacciare.
Ma i  fatti riportano che i troppi cacciatori non sono perniciosi solo durante le battute ma anche nella loro vita privata, tanto che risultano in ambito extravenatorio altre 33 vittime (11 morti e 22 feriti) di cui ben 24 vittime tra la gente comune (8 i morti e 16 i feriti).
In totale le armi da caccia e i cacciatori hanno causato 150 vittime nell'arco di soli 5 mesi! 43 tra coloro che non c'entravano niente (11 morti e 32 feriti), ma la cosa ancora più sconvolgente sono le vittime minori di età: ben 9 bambini fucilati, di cui 5 morti!
E ancora c'è chi fa/autorizza lezioni nelle scuole per avvicinare i minori alla caccia e addirittura una compagnia di assicurazio ne stipula un contratto per i minori a caccia in qualità di battitori, forse non rendendosi conto che i minori non possono esser e impiegati in attività pericolose e che il battitore, nei fatti, svolge attività venatoria a tutti gli effetti, attività vietata ai minori di 18 anni!
L'Associazione Vittime della caccia domenica 3 febbraio pubblicherà sul proprio sito il DOSSIER 2012-2013 con tutti i dati completi raccolti sinora (ed eventualmente aggiornati) su:
- le vittime della caccia, sia in ambito venatorio che extravenatorio;
- le vittime di ordinaria follia venatoria con la raccolta dei casi sulle tragedie sfiorate con armi da caccia e/o per mano di cacciatori;
- le vittime tra i bambini, sia impallinati sia quelli coinvolti in fatti tragici e scioccanti con armi da caccia e cacciatori;
- le vittime tra gli animali domestici impallinati;
- la fauna protetta vittima della caccia illegale;
- la raccolta dei casi riscontrati riguardanti crimini venatori/constatazione illeciti;
- la raccolta dei casi riguardanti denunce/incriminazioni/sentenze in materia venatoria;
- la comparazione con i dati della stagione precedente;
- un focus sull'età dei cacciatori responsabili di incidenti con tabelle e grafici esplicativi;
- una quadro sulle province/regioni in cui sono accaduti gli incidenti venatori;
- l'impressionante ed emblematico calendario sulla frequenza degli avvenimenti in questione;
e altro ancora.
Presto al Dossier si aggiungerà una sezione sulla violenza domestica e il femminicidio per mano di chi detiene legalmente armi da fuoco ad uso caccia, che riguarderà non solo l'arco temporale dei 5 mesi dedicati alla caccia ma anche durante tutto l'anno solare.
"Non ci sono molte altre parole da aggiungere a questi numeri spaventosi, i fatti parlano già da sè. Chi ha un minimo di coscienza ne tragga le proprie conclusioni e i responsabili di questa strage legalizzata (cacciatori e politici/amministratori connive nti) cominciassero a riflettere seriamente - e una volta per tutte - su questo fenomeno solo italiano, quale conseguenza di una normativa oramai obsoleta ed imopportuna per un territorio come quello del nostro Paese.
Non è da adesso, infatti, che la stampa internazionale guarda basita ed incredula l'entità di questo problema drammatico ed aberrante cui sono sottoposti soprattutto i cittadini normali che svolgono una vita pacifica, senza andare in giro a sparare agli altri", dichiara Daniela Casprini presidente dell'Associazione Vittime della caccia.
 
GEA PRESS
3 FEBBRAIO 2013
 
Divieto di detenzione scoiattolo – tutti in coda per la denuncia alla Forestale (SCARICA COPIA DECRETO)
Tre scoiattoli "stranieri" mai più (o quasi) detenuti in Italia
 
E’ stato pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale, il Decreto n. 28 del 2 dicembre 2012 (SCARICA DECRETO) riportate le disposizioni per il controllo delle detenzione e del commercio degli scoiattoli alloctoni. Un provvedimento che arriva sicuramente in ritardo rispetto ai rischi di natura ambientale che gli scoiattoli non originari dei nostri ecosistemi naturali  potrebbero arrecare.
Ad ogni modo, tranne alcune categorie (come circhi, zoo e stabulari di sperimentazione animale) in Italia non sarà più possibile commerciare, allevare e detenere scoiattoli alloctoni tra cui il famoso scoiattolo grigio, accusato di insidiare (una volta fuggito dalla cattività) l’originario scoiattolo rosso.
In deroga al divieto potranno essere venduti solo gli scoiattoli introdotti nel territorio italiano  in data antecedente o nei sessanta giorni successivi all’entrata in vigore del Decreto. In entrambi i casi la la vendita dovrà avvenire non oltre i sei mesi successivi all’entrata in vigore dello stesso Decreto.
Per chi detiene uno scoiattolo alloctono delle specie Sciurus carolinensis, Callosciurus erythraeus e Sciurus niger, entro novanta giorni dall’entrata in vigore del Decreto, dovranno fare denuncia presso gli Uffici Cites del Corpo Forestale compilando un apposito formulario.
Le sanzioni sono quelle già considerate dalla legge 150/92, ovvero sui reati previsti in violazione alla Convenzione di Washington sul commercio di specie rare e minacciate di estinzione. Per l’abbandono, degli scoiattoli, si applica il primo comma dell’art. 727 del Codice Penale (abbandono di animali) e 733-bis C.P. ( danneggiamento di habitat).
Per chi ha acquistato uno scoiattolo alloctono nei tempi previsti in deroga al divieto, bisogna stare  attenti alle nascite. Vanno denunciate entro dieci giorni.
 
IL GIORNALE DI VICENZA
3 FEBBRAIO 2013
 
E finiscono nel calderone 430 proprietari di cavalli
TRA CORSE E PASSEGGIATE. Sono diverse le modalità di allevamento
Nel Vicentino ci sono solo una ventina di maneggi E chi tiene l'equino a casa chiede più suddivisioni
 
«Sono 430 le aziende all'interno dell'area dell'Ulss 6 che detengono cavalli. Una ventina al massimo sono i maneggi. Gli altri spesso sono cavalli usati dal proprietario per le passeggiate e possono essere considerati animali da compagnia, alla stregua di un cane o di un gatto». Così dichiara Enrico La Greca, direttore del Servizio sanità animale dell'Ulss 6. L'azienda sanitaria non ha l'obbligo di censire i cavalli, ma deve rilasciare il cosiddetto “codice aziendale”. Sono le varie associazioni di allevatori e di razze equine che gestiscono l'Anagrafe degli Equidi. Spiega La Greca: «Negli ultimi anni abbiamo registrato un'emersione del fenomeno: molti i proprietari hanno identificato con microchip e registrato il proprio cavallo. Ma il fatto che questo venga considerato un “bene di lusso” dal reddittometro non aiuta di sicuro. Le conseguenze? Difficile parlare di abbandoni di cavalli, ma che ci sia malumore è prevedibile». In realtà, c'è un'altra differenza sostanziale di cui l'Agenzia delle entrate tiene conto: se il cavallo è allevato “ad uso agricolo” oppure se è “ sportivo e da compagnia”. Negli ultimi due casi che il Fisco considera unica categoria scatta la presunzione che il possessore abbia delle spese di gestione notevoli per mantenerlo. Quindi, per il redditometro, viene considerato alla stregua di una barca o un camper o un qualsiasi altro bene di lusso. Ma su questo c'è chi protesta e chiede una ulteriore suddivisione dei criteri che sono stati stabiliti. Sono cioè quei proprietari di cavalli che non tengono il cavallo in maneggio, ma alla stregua di un animale domestico, in casa, ovviamente avendone lo spazio idoneo. E con il cavallo non partecipano a gare che possono creare introiti, ma passeggiate nella natura per puro piacere personale. Saranno loro, alla fine non pochi anche nel vicentino, che probabilmente subiranno i controlli futuri dell'Agenzia delle entrate per incongruenza tra redditometro e reali entrate.
 
IL GIORNALE DI VICENZA
3 FEBBRAIO 2013
 
Nel redditometro anche cani e gatti
Sos dei veterinari: «Rischio abbandoni»
LUSSO & EVASIONE. I veterinari protestano e raccolgono firme
Si dovranno indicare le spese veterinarie sostenute e il possesso di animali ma scoppia la polemica «C'è chi evita il microchip per paura di controlli»

Cristina Giacomuzzo

 
VICENZA. Un cane o un gatto in famiglia e le relative cure veterinarie finiscono nel redditometro. E monta la protesta. In poche settimane l'Associazione nazionale medici veterinari italiani, Anmvi, ha raccolto oltre 50 mila firme contro la novità fiscale che penalizza troppo - a detta dell'ente - perché paragona chi ha un animale domestico ad un lusso. Rincara la Federazione nazionale ordine veterinari italiani, Fnovi: «Un uomo, in provincia di Cremona, si è rifiutato di far applicare il microchip al cucciolo per paura di finire nel vortice dei controlli del redditometro. Un caso limite che costituisce una evidente distorsione del rapporto tra sanità veterinaria e fisco. L'identificazione del cane con microchip è obbligatoria, ma l'Agenzia delle entrate vanifica gli sforzi di osservanza delle leggi di sanità animale. Uno strabismo istituzionale assurdo».  LA DENUNCIA. Un caso che sta facendo discutere e che mette in evidenza la grande confusione e il malumore crescente. Lo conferma anche Nicola Gasparinetti, presidente dell'Ordine vicentino dei medici veterinari: «Nel redditometro, che sarà operativo da marzo, si inseriscono, tra le varie voci e criteri per la valutazione del presunto reddito, anche il possesso di animali domestici come il cane e il gatto e le relative spese veterinarie. Condivido la posizione del presidente Fnovi, Gaetano Penocchi, quando sottolinea come inserire le spese veterinarie nel redditometro produca gravi danni agli animali domestici perché rischiano di non aver più garantito un diritto acquisito: la salute».
Tutti i particolari nel Giornale in edicola.
 
GEA PRESS
3 FEBBRAIO 2013
 
India – pelle di leopardo sequestrata ed un rinoceronte ucciso
Nello Stato dell'Assam scontro a fuoco con i bracconieri.
 
Una pelle di leopardo ed una di cervo sono state sequestrate dal Dipartimento delle Foreste nel distretto di Mayurbhanj, nello Stato indiano dell’Orissa nel nord est dell’India. I due bracconieri sono un ventottenne ed un ventiquattrenne di Baniabasa, un villaggio non molto distante dai luoghi.
Secondo le prime ricorstruzioni della polizia, i due avrebbero acquistato entrambe le pelli da un bracconiere. Il cacciatore di frodo avrebbe ucciso i due animali un paio di mesi addietro.
I sequestri di pelle di leopardo sono ormai eventi sempre più frequenti specie nelle regioni a nord dell’India. Facile immaginare che vengano poi immesse nel mercato della concia. Del leopardo, oltre che la pelle, si ultizzano però anche le ossa. Alla pari di quelle di tigri, vengono richieste dalla medicina tradizionale cinese. Alcuni di questi sequestri sono infatti avvenuti nel vicino Nepal. Parti di leopardo, ma anche ossa di tigre, scaglie di pangolino e corna di rinoceronte. Quasi sicuramente dovevano poi essere contrabbandati nella vicina Cina.
L’ultima notizia del ritrovamento di un rinoceronte ucciso è stata riportata ieri. Riguarda il Parco Nazionale del Kaziranga, nello Stato indiano dell’Assam. I cinque bracconieri sono riusciti a fuggire nelle foresta dopo uno scontro a fuoco avuto con le Guardie del parco. Si tratta del sesto rinoceronte ucciso nello Stato dell’Assam dall’inizio dell’anno.
 
LA ZAMPA.IT
3 FEBBRAIO 2013
 
Usa, svelato il segreto della testa rotante dei gufi
I ricercatori hanno usato  per la prima volta Tac  e angiografia per studiare i vasi sanguigni dei rapaci
 
Gli scienziati sono riusciti a capire come mai alcuni uccelli notturni, come i gufi, possono ruotare la propria testa in ogni direzione anche di oltre 270 gradi senza avere mai problemi di circolazione sanguigna. Lo studio della John Hopkins University è stato pubblicato su “Science”. Gli studiosi hanno utilizzato per la prima volta Tac e angiografia per analizzare l’anatomia di dozzine di esemplari di uccelli notturni: negli umani, l’improvvisa rotazione della testa può provocare un allungamento dannoso dei vasi sanguigni e perfino dei coaguli che, una volta rotti, possono innescare embolie mortali e ictus.  
Per carpire il segreto dei gufi, i ricercatori hanno iniettato del colorante nelle arterie di questi rapaci: i vasi sanguigni alla base della testa, appena al di sotto dell’osso della mascella, hanno mostrato di riuscire a dilatarsi sempre di più man mano che il colorante entrava e di creare anche come delle piccole ’pozze’ in cui il liquido fluiva come entrando in una specie di riserva. Questa dinamica contrasta fortemente con le caratteristiche anatomiche umane in cui le arterie tendono a diventare sempre più piccole man mano che si diramano. Secondo gli scienziati sono queste riserve contrattili di sangue che permettono ai gufi di soddisfare il fabbisogno di sangue del cervello e dei grandi occhi mentre ruotano la teste. La rete di supporto vascolare, con le sue numerose interconnessioni, aiuta a ridurre al minimo l’interruzione del flusso sanguigno.  
 
LA ZAMPA.IT
3 FEBBRAIO 2013
 
Anche nelle colonie di formiche c’è la pena di morte
Gli insetti eliminerebbero  gli elementi “ostili” come strategia  di difesa della comunità
 
Chi viola le regole collettive paga il suo gesto con la morte: è quanto accade tra le formiche nomadi Cerapachys biroi. Se nella colonia una singola formica si ribella e prova a deporre le uova quando non deve farlo viene emarginata e colpita dal gruppo fino alla morte. L’esecuzione ’pubblica’ non è provocata dalla competizione riproduttiva tra le formiche ma è una strategia per salvaguardare l’ordine e le regole di gestione della collettività-colonia. La scoperta è di un nuovo studio dell’Università Rockfeller e di Parigi.  
La ricerca “Enforcement of Reproductive Synchrony via Policing in a clonal Ant” è stata pubblicata sulla rivista “Current Biology”. Ciò che i ricercatori hanno osservato si può definire una vera e propria esecuzione capitale: la condanna a morte per aver trasgredito alle leggi della colonia è eseguita attraverso la cacciata dal nido della formica colpevole del reato che viene successivamente morsa e punta dalle altre formiche fino a quando non sopraggiunge la morte. Un’esecuzione cruenta che ripristina il funzionamento corretto dell’intera colonia. Si tratta di un meccanismo, sottolineano i ricercatori, rilevabile anche in altri ambiti biologici come ad esempio nel corpo umano quando l’organismo attacca le cellule tumorali che proliferano fuori da ogni controllo.  
 
GEA PRESS
4 FEBBRAIO 2013
 
Caltagirone (CT): dieci cani avvelenati
Intervento dell’ANPANA.

 
Sono in totale dieci i cani avvelenati a Caltagirone (CT), di cui sei padronali e quattro randagi. A denunciare l’accaduto è Fabrizio Pantano, Presidente della sezione locale dell’ANPANA.
Pantano è stato allertato dai veterinari di turno della Clinica Veterinaria Calatina. In pochissime ore al Pronto Soccorso veterinario sono arrivati sei cani padronali, tutti con la stessa sintomatologia. Il luogo del probabile spargimento di bocconi avvelenati è circoscritto alla zona “Musicisti” di Caltagirone.
“I segni di avvelenamento erano inequivocabili – ha dichiarato Fabrizio Pantano – e i veterinari hanno usato ogni mezzo in loro possesso per scongiurare la morte atroce di questi cani, che essendo padronali sono stati, nel male, fortunati e soccorsi.”
Immediato l’intervento dei volontari dell’ANPANA che si sono recati in perlustrazione nella zona incriminata. Qui, purtroppo, la scoperta di quattro cani randagi ormai deceduti. La loro morte, riferisce l’ANPANA, è probabilmente riconducibile all’ingestione di bocconi avvelenati. L’Associazione ha immediatamente sporto denuncia contro ignoti alle autorità competenti ed ha, altresì, allertato i residenti.
L’ANPANA sottolinea in un suo comunicato come in questo momento la situazione igienico-sanitaria sul territorio calatino sia molto critica. In particolare, si fa riferimento a “montagne di rifiuti” il cui accumulo, tra le altre cose, avrebbe attirato cani randagi ma anche ratti e simili. Tale stato di cose, secondo l’Associazione, potrebbe essere la causa dello spargimento del veleno che ha colpito i dieci cani.
L’Associazione propone da mesi l’istituzione di un tavolo tecnico, composto da istituzioni e associazioni di volontariato, per concordare quanto prima un’efficace azione correttiva per le problematiche legate a randagismo e conservazione del territorio.
 
VARESE NEWS
4 FEBBRAIO 2013
 
Saronno (VA)
Due cani avvelenati nel parco pubblico: “A rischio anche i bambini”
L’allarme dalla sezione cittadina dell’Enpa che ha presentato denuncia ai carabinieri: “Nel parco del quartiere Matteotti era presente una sostanza sparsa sul terreno”
 
Due cani di proprietà, residenti con il proprietario nel quartiere Matteotti a Saronno, sono stati vittime di avvelenamento. A fornire l’informazione è la sezione saronnese di Enpa, l’ente nazionale per la protezione degli animali. Il fatto, secondo l’associazione, si è verificato 15 giorni fa,  quando un pechinese e un incrocio di piccola taglia, condotti regolarmente al guinzaglio per la consueta passeggiata, sono stati attratti da una sostanza presente a terra e cominciano a leccare.
«Questa sostanza sospetta – spiegano dalla sede Enpa di Via Antici – ci è stata segnalata dal proprietario dei due sfortunati animali. È stata sparsa nel parchetto pubblico di Via Don Minzoni, molto frequentato da bambini ma anche da alcuni proprietari di quattrozampe. Il sospetto è che a qualcuno diano fastidio e per ‘punire’ i proprietari ha avuto la brillante idea di spargere veleno.  Con il risultato di mettere a rischio non solo la vita dei quattrozampe ma anche e soprattutto quella di bambini che nel Parco vanno a giocare e che potrebbero, inavvertitamente, entrare in contatto con la sostanza».
E infatti di due cani sono stati ricoverati d’urgenza, dopo poche ore dall’ingestione, presso una clinica veterinaria e tenuti in prognosi per un paio di giorni fino a scongiurato pericolo. «Un atto incivile e irresponsabile che non ha alcuna giustificazione. Se il problema, come presumiamo, è la pessima abitudine di alcuni proprietari di lasciare i cani liberi di girare senza custodia e di non provvedere alla raccolta delle loro deiezioni, vale come unica strada il far rispettare la legge. L’inciviltà non si combatte con un atto più incivile ancora» sottolineano i volontari di Enpa.A fronte del grave rischio per gli animali e soprattutto per i bambini , Enpa sta procedendo a deporre denuncia presso i Carabinieri affinché predispongano controlli serrati in tutta la zona.
L'Enpa invita tutti i proprietari di animali a custodirli con cura e a fare attenzione durante le passeggiate quotidiane. Analogamente avverte le famiglie di vigilare sui propri figli affinchè non si verifichino rischiose circostanze.
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 FEBBRAIO 2013
 
Bocconi avvelenati fanno strage di gatti
 
di Sergio Secci
 
SINISCOLA (NU) Strage di gatti nel fine settimana alla periferia della Caletta. Almeno una decina di piccoli felini, infatti, sono stati ritrovati morti dai rispettivi proprietari. A causare la moria, secondo i primi accertamenti, sarebbe stato lo sconsiderato gesto di qualcuno che ha disseminato il quartiere di S’Istanzolu di bocconcini avvelenati senza minimamente considerare il fatto che le micidiali esche potessero essere manipolate o ingerite da bambini ignari di qualsiasi pericolo. Tra la sera di venerdì e il giorno successivo, nei cortili e nelle strade del quartiere, sono stati ritrovati morti dieci gatti mentre sono stati salvati grazie alla somministrazione di un antidoto da part e di un veterinario un cane e un altro gatto moribondi. Ad accorgersi dell’avvelenamento alcuni proprietari di animali che hanno chiamato d’urgenza il veterinario per capire la causa dei de cessi. Il medico veterinario, visitando gli animali, si è accorto subito dell’avvelenamento causato con tutta probabilità dall’uso di anticrittogamici mischiato a pezzi di pollo che sono stati poi ritrovati in varie strade della zona. Un vero e proprio piano per colpire senza mezzi termini i piccoli felini. Nonostante le cure immediate del veterinario, i quattro gatti appartenenti alle famiglia Candito e Tarquini sono morti dopo un atroce agonia mentre altri sei felini sono stati ritrovati successivamente senza vita per strada e nelle campagne circostanti. I proprietari dei gatti profondamente indignati dal vile gesto, hanno inoltrato una denuncia ai carabinieri di Siniscola. Saranno le forze dell’ordine, ora, a cercare di scoprire chi ha avvelenato i bocconcini disseminati lungo tutta la zona attorno al quartiere di S’Istanzolu, alla periferia della Caletta.
 
IL GIORNALE DI VICENZA
4 FEBBRAIO 2013
 
Gatta uccisa con due fucilate
IL CASO. Qualcuno a Marola le ha sparato alla gamba e alla colonna vertebrale con un'arma ad aria compressa
Indagini in corso per scoprire il colpevole che adesso rischia fino a diciotto mesi di carcere È il quarto caso in pochi mesi

Claudia Milani Vicenzi

 
Prov. Di Vicenza - Quando l'hanno trovata era ferita e sanguinante sul ciglio della strada. È stata subito soccorsa e operata. Purtroppo, però, non ce l'ha fatta. Dopo qualche giorno Pallina (questo il nome che le avevano dato) è morta. Chi le ha sparato rischia adesso di finire in cella. Forse era certo di passarla liscia, visto che era “solo” una gatta. In realtà su ogni proiettile resta impressa la firma della canna da dove è uscito e dunque non è da escludere che si possa risalire al proprietario. E dove non arriva la sensibilità arriva il codice penale che su questo punto è chiaro: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre a 18 mesi. In caso di maltrattamento si va da tre mesi a un anno oppure è prevista una multa da tre a 15 mila euro. Pena aumentata della metà se ne deriva la morte”. LA SCOPERTA. Qualche settimana fa a Torri di Quartesolo, lungo la strada che collega Lerino a Marola il cinovigile è intervenuto per soccorrere una micia soriana che, come si è scoperto poco dopo, era stata colpita da due pallini di piombo, probabilmente con un fucile ad aria compressa. Uno era conficcato in una gamba, l'altro aveva raggiunto la colonna vertebrale. La gatta non aveva microchip e non è stata reclamata da nessuno. Una famiglia si è però subito offerta di accudirla. Qualsiasi tentativo di salvarla è stato purtroppo vano: Pallina è morta dopo qualche giorno. LA DENUNCIA. Le guardie zoofile dell'Enpa hanno presentato denuncia contro ignoti. &la quo;Le indagini proseguono - ha spiegato Renzo Rizzi, portavoce del Coordinamento protezionista vicentino -. Una svolta per capire quale sia l'arma che ha sparato potrebbe arrivare se la procura autorizzerà una comparazione tra i proiettili trovati e le armi compatibili detenute in zona». «Cani e gatti sono realmente i migliori amici degli uomini. Per molti diventano componenti della famiglia - ha considerato Samanta Tistoni del Cpv -. Una persona che per divertimento o per fastidio, di nascosto e da vigliacco, spara due colpi, come è successo a Pallina, è un delinquente. È importante che venga fatta giustizia». I PRECEDENTI. Purtroppo quello di Marola di Torri di Quartesolo non è un caso isolato. Dallo scorso novembre, quindi in appena tre mesi, sono stati almeno altri tre i casi di animali d'affezione uccisi a colpi di fucile: un cagnolino di Cornedo e due gattini a Nanto. A questi vanno aggiunti i tanti casi di animali ammazzati con i bocconi avvelenati e potrebbero essercene altri che non sono stati scoperti. «Questi delitti, con fucili ad aria compressa, si sono consumati nei cortili delle abitazioni o come nel caso di Marola probabilmente per strada - ha concluso Rizzi -. Questo significa che avrebbero potuto mettere in pericolo anche le persone. Purtroppo sono tantissimi i fucili ad aria compressa venduti e spesso i genitori permettono anche ai ragazzini di maneggiarli». 
 
LA NAZIONE
4 FEBBRAIO 2013
 
Scoperti allevamenti abusivi di cani: venivano maltrattati e venduti online
Indagati due impiegati comunali di Capraia e Limite e Montelupo
 
EMPOLI (FI) - Le indagini sono partite dalla denuncia di un cliente, che ha acquistato due cani poi morti per un virus: la gran parte di loro presto potrà essere adottata
Empoli, 4 febbraio 2013 - Scoperti nell'Empolese due allevamenti abusivi di cani che effettuavano vendite tramite internet. Ad occuparsi del caso è la procura di Firenze.
In particolare, gli indagati sono due impiegati pubblici di Capraia e Limite e Montelupo Fiorentino. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Giulio Giambartolomei e condotte dal corpo Forestale dello Stato, sono iniziate grazie alla denuncia di un cliente, che ha acquistato due cani poi morti per un virus. Infatti, in base a quanto ricostruito, i cani, soprattutto di razza pincher, venivano comprati all'estero e poi rivenduti senza che venissero sottoposti a controlli sanitari e vaccini.
Le consegne dei cuccioli avvenivano durante incontri 'volanti', spesso direttamente ai bordi delle strade dove venditore e compratore si erano dati appuntamento. I clienti si rivolgevano agli allevatori 'abusivi' per spendere meno, circa 400 euro a cucciolo, contro il prezzo di mercato di circa 1.200 euro.
Gli allevamenti abusivi, gestiti nella provincia di Firenze dai due indagati, sono stati trovati nel corso di accertamenti: strutture fatiscenti all'interno delle quali le guardie forestali hanno trovato una ventina di cani, fra cui alcune cagne incinte.
I cani sono stati affidati a un'associazione […]
FOTO
http://www.lanazione.it/cronaca/2013/02/04/840818-vendevano-cuccioli-di-pinscher-abusivamente-su-internet-indagati.shtml
 
LA NUOVA VENEZIA
4 FEBBRAIO 2013
 
Scoperto traffico internazionale di cani. Cuccioli salvati dai vigili
Gli agenti di Mira hanno fermato un furgone rumeno con un nascondiglio da cui provenivano guaiti. Ora i due “Sharpei” stanno bene
 
di Alessandro Abbadir
 
MIRA (VE). Traffico illegale di cani, i vigili di Mira hanno fermato sulla Romea un furgone rumeno con un nascondiglio dov’erano rinchiusi due cuccioli di razza Sharpei. Gli agenti hanno sentito i guaiti e i lamenti dei cuccioli e hanno obbligato l’autista ad aprire. I due cani erano senza microchip e documentazione e si sospetta che l’autista sia implicato in un traffico internazionale di cuccioli.
Gli agenti hanno contestato il “trasporto non conforme di animali da compagnia”, dandogli 1200 euro di multa. I due cuccioli sono stati quindi posti sotto sequestro, rifocillati dagli agenti. Sono provati, ma stanno bene e sono molto giocherelloni.
Tutti i particolari nel giornale in edicola e nell’edizione web a pagamento
http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2013/02/04/news/scoperto-traffico-internazionale-di-cani-cuccioli-salvati-dai-vigili-1.6473117
 
NATIONAL GEOGRAPHIC
4 FEBBRAIO 2013
 
7 storie di contrabbando di animali selvatici
Primati nascosti nei pantaloni, uccelli legati ai calzini e altri metodi creativi e crudeli con cui i contrabbandieri nascondono la fauna selvatica ai funzionari degli aeroporti
 
di Sasha Ingber
 
Le autorità doganali del Suvarnabhumi International Airport di Bangkok hanno scoperto 11 lontre vive in una valigia non reclamata lasciata nella zona dei bagagli di grandi dimensioni dell'aeroporto.6 erano lontre lisce (Lutrogale perspicillata, le lontre più grandi del sud-est asiatico) e 5 erano invece esemplari di lontra dalle piccole unghie asiatica (Aonyx cinerea, le lontre più piccole del mondo, che pesano meno di cinque chili).
Queste lontre sono a rischio nel sud-est asiatico. La domanda di pelli e organi per abbigliamento, cibo e medicine, oltre alla distruzione degli habitat e l'inquinamento ambientale, hanno fatto diminuire entrambe le popolazioni.
Ma le lontre non sono le sole vittime del commercio illecito di fauna selvatica. I trafficanti cercano di contrabbandare ogni tipo d'animale esotico. "Negli Stati Uniti ogni anno viene scoperto un traffico i llecito di animali selvatici per oltre 10 milioni di dollari. Ed è solo la punta dell'iceberg", spiega Edward Grace, vice capo dello U.S. Fish and Wildlife Service Office of Law Enforcement. "In qualsiasi giorno dell'anno, da qualche parte nel mondo c'è qualcuno che sta contrabbandando qualche animale selvatico". E i metodi di contrabbando sono sempre più fantasiosi e spietati. Questi sono soltanto alcuni esempi. © Riproduzione riservata
http://www.nationalgeographic.it/natura/animali/2013/02/03/foto/7_storie_contrabbando_animali_traffico_aeroporti-1488984/1/ 
 
IL CENTRO
4 FEBBRAIO 2013
 
Zoomafia, a Montesilvano l’allarme della Lav

Antonella Luccitti

 
MONTESILVANO (PE) - Ogni giorno nelle Procure italiane vengono aperti 24 fascicoli per reati contro gli animali. Questo è solo uno dei dati emersi nel corso del convegno dedicato al Rapporto Zoomafia, il documento redatto annualmente dall'Osservatorio della Lav, e svoltosi nei giorni scorsi a palazzo di città. L'incontro di studio, organizzato dall'assessore al Benessere animale, Stefania Di Nicola e dalla Lav, e accreditato dall'Ordine degli avvocati, è stato ideato per far luce su alcuni fenomeni spesso sconosciuti o sottaciuti per ignoranza o paura. Corse clandestine di cavalli, combattimenti tra cani, sofisticazioni alimentari, traffici internazionali di animali protetti: sono so lo alcuni dei reati illustrati da Ciro Troiano, responsabile dell'Osservatorio e relatore del convegno insieme all'avvocato Michele Pezone , che ha approfondito l'aspetto della "Tutela giuridica degli animali dall'entrata della legge 189/04" e dall'avvocato Carla Campanaro, responsabile dell'ufficio legale della Lav, che ha curato il tema "Normativa penale a tutela degli animali". All'evento, gratuito e che ha attribuito 4 crediti professionali ai numerosi avvocati intervenuti, ha preso parte oltre all'assessore Di Nicola, anche il sindaco Attilio Di Mattia, l'avvocato pescarese Vincenzo Di Girolamo e la responsabile provinciale della Lav, Antonella Agostini. «Sindaco e giunta sono molto sensibili nei confronti del rapporto tra uomini e animali», spiega l'assessore Di Nicola, «ed è attraverso queste manifestazioni che vogliamo aumentare il senso civico dei nostri concittadini in modo da rendere il rapporto con gli animali più felice. Le persone devono denunciare i casi di maltrattamento sui nostri amici a 4 zampe». Diverse finora le iniziative portate avanti dall'assessorato in tal senso, anche grazie alla collaborazione con l'associazione Dog Village, presieduta da Carmelita Bellini. In cantiere ci sono l'istituzione del patentino per il cane o la scuola di educazione alla corretta tenuta con esperti comportamentisti e nuove aree di sgambamento».
 
GEA PRESS
4 FEBBRAIO 2013
 
Genova – tre crani di tigre a 2000 euro cadauno
Forse provenivano da uno zoo o circo europeo.
 
L’ipotesi più probabile è che si tratti di un errore di assemblaggio. Forse una modifica involontaria ma grossolana dei certificati CITES.
Ognuno dei tre crani di tigre sequestrati nei pressi del capoluogo ligure, sarebbero comunque stati esposti per la vendita ad un prezzo intorno ai 2000 euro. Ad intervenire il Servizio Cites di Genova del Corpo Forestale dello Stato che ha rilevato, si legge nel comunicato oggi diffuso, discordanza tra i rilievi dei tre crani e l’allegata documentazione fotografica.
Molto probabile, comunque, che si tratti di animali provenienti da qualche zoo o circo europeo. La documentazione Cites, il cui materiale fotografico appariva discordante rispetto all’esame dei crani, era di origine francese. In effetti, tali animali, una volta deceduti possono essere venduti. La documentazione Cites deve comunque essere compilata a norma di legge.
Il sequestro è avvenuto in un negozio specializzato nella vendita di suppellettili ed altri arredi in buona parte tratti da animali. Le tigre, però, è un animale particolaremnte protetto. Da qui il controllo della Forestale. Di certo appare improbabile che un trafficante modifichi un certificato con un banale correttore. Nel caso una superficialità, che però farebbe incorrere nella violazione della legge italiana che recepisce la Convenzione di Washington sul commercio di specie rare ed in via di estinzione.
I tre crani sono stati posti sotto sequestro penale, mentre il titolare del negozio è stato segnalato alla Procura della Repubblica con l’accusa di avere offerto in vendita i manufatti con documentazione non conforme. Una violazione, nel caso, che contempla anche l’art.1 della Legge 150/92 e s.m.i., che regolamenta la Convenzione di Washington CITES in Italia.
http://www.geapress.org/esotici/genova-tre-crani-di-tigre-a-2000-euro-luno/40357
 
LA SICILIA
4 FEBBRAIO 2013
 
Il bilancio del Wwf: «Uno shock di 5 mesi»
«Finalmente la caccia si è chiusa dopo una stagione micidiale»
 
Caltanissetta Si è chiusa giovedì scorso la stagione venatoria. In Sicilia la caccia si è aperta anticipatamente il 1° settembre, grazie a una deroga alla legge statale. Il Wwf definisce il bilancio della stagione venatoria "uno shock di 5 mesi con due vittime umane e almeno sei feriti. Decine di migliaia gli animali delle 27 specie cacciabili uccisi dai 47.799 cacciatori".
«E' stata - dichiara il sancataldese Ennio Bonfanti, referente "caccia" del Wwf Sicilia e coordinatore regionale delle Guardie venatorie Wwf - una stagione venatoria micidiale per tutte le specie. Abbiamo assistito all'impennata del bracconaggio che ha colpito anche le zone protette. Grazie a scarsissimi controlli e a norme troppo permissive sono stati tantissimi i casi di caccia selvaggia: ad Alì Terme è stato sparato a un Biancone munito di radiocollare satellitare dell'Università di Alicante, a Montallegro un consigliere comunale è stato arrestato dai Carabinieri perché andava illegalmente a caccia di notte in un'area protetta. Alle guardie del Wwf di Caltanissetta sono giunte varie segnalazioni e richieste di aiuto da Caltanissetta, Serradifalco, San Cataldo, Milena e Niscemi per la presenza di cacciatori che sparavano troppo vicino alle abitazioni.
Il Tar Sicilia è intervenuto due volte sul calendario venatorio - conclude Bonfanti - ma le vittorie giudiziarie non ci confortano anche se confermano che la Regione non tutela adeguatamente la fauna selvatica. Dal governo Crocetta e dall'Ars ci aspettiamo un cambio di rotta».
 
GEA PRESS
4 FEBBRAIO 2013
 
Andalusia – cani abbattuti dai cacciatori autorizzati
Gli animalisti: un crudele escamotage di chi non ha saputo risolvere il problema del randagismo
 
Tre cani di un gruppo più grande, sarebbero già stati uccisi da un gruppo di cacciatori locali autorizzati dalle autorità dell’Andalusia, la regione a sud della Spagna. Stante quanto riportato dagli animalisti spagnoli, gli abbattimenti dovrebbero andare avanti fino a giovedì.
Il provvedimento riguarda un’area del Comune di Punta Umbra. Qui è stata infatti denunciata ed imputata ai cani randagi, l’uccisione di un puledro. Questo secondo la Polizia locale.
Gli animalisti, però, contestano sia la ricostruzione dell’aggressione ai danni del puledro che la regolarità della metodologia adottata per autorizzare gli abbattimenti dei cani. Parrebbe, infatti, che ad aver influito sulla decisione, sia stata anche la paura della rabbia. Un fatto, però, contestato dal Partito Animalista Spagnolo che rileva come la rabbia non sia più presente nei luoghi ormai da tempo. Circa le cause di morte del cavallo, sarebbero invece ancora sconosciute.
Un Decreto del 2008, contempla in effetti l’abbattimento di animali ritenuti pericolosi. Un fatto che però deve essere comprovato oltre che necessitante di un’autorizzazione eccezionale per i cacciatori. In definitiva il sospetto è che si sia scelta una soluzione sbrigativa, quanto inutile, per risolvere il problema randagismo. Per i tre cani, in tal maniera, non sarebbe stato rispettata la legge che disciplina il settore.
 
GEA PRESS
4 FEBBRAIO 2013
 
Messico – domatore circense ucciso da una tigre (VIDEO)
Tutto, nel corso dello spettacolo, sembrava tranquillo. La tragedia, invece, era in agguato.
 
Una scena apparentemente tranquilla. Anzi il domatore di origine russa Alexander Krispin, sembra muoversi in tutta tranquillità attorno alle due tigri. Un circo come gli altri, attendato ad una ottantina di chilometri da Sonora, nel Messico.
All’improvviso una delle due tigri sembra afferrare con la zampa il pantalone del domatore. Krispin cade a terra di spalle. E’ un momento. Il grande felino si avventa sul domatore che non riuscirà più a liberarsi. Il pubblico, tra le urla, inizia ad alzarsi terrorizzato ed ad abbandonare di fretta il circo.
In pista altri due inservienti intervengono sulla tigre che sembra essere violentemente colpita con una sorta di sgabello. Si saprà in seguito che il domatore è morto dopo la corsa in un’ospedale di Sonora. A quanto sembra gli è stato fatale il morso alla gola.
L’incidente è avvenuto ieri ad Hermosillo ad un’ottantina di chilometri da Sonora, nel nord ovest del paese.
Non è ancora chiara la sorta della tigre che ora rischia di venire uccisa. Anzi, secondo alcuni organi di informazione, questo potrebbe già essere avvenuto. Eppure attacchi di questo genere non sono rarissimi. Sono accaduti anche in Italia ed in circhi molto famosi. Fece scalpore, pochi anni addietro, l’incidente occorso al figlio della Sig.ra Moira Orfei, ferito da una tigre nel corso dello spettacolo. La nota famiglia circense si giustificò asserendo che l’animale non aveva riconosciuto il suo addestratore, forse entrato controluce.
Un fatto, quello ora accaduto in Messico, che non mancherà di suscitare nuove polemiche sull’opportunità di continuare a detenere gli animali nei circhi.
VEDI VIDEO (ATTENZIONE IMMAGINI FORTI)
http://www.geapress.org/animali-in-cattivita-2/messico-domatore-circense-ucciso-da-una-tigre-video/40372
 
QUOTIDIANO.NET
4 FEBBRAIO 2013
 
Messico, tigre del circo uccide il domatore
Appello dell'Enpa perché sia salvata: "E' il suo istinto"
Dopo una vita di prigionia ora l'animale rischia la soppressione
 
Roma – <Una tigre si comporta da tigre; dopo anni di violenze, ha reagito ad una condizione di estrema prostrazione causata dall’addestramento, dai continui spostamenti in camion, dall’essere costretta a vivere in uno spazio claustrofobico come quello di una gabbia>. Sono queste le parole con cui il direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri, spiega il comportamento di una tigre che, nel corso di uno spettacolo circense in Messico, ha aggredito e ucciso un domatore. <Ciò che è accaduto nel Paese centroamericano non è un “incidente” ma un fatto prevedibile che conferma, per l’ennesima volta, quanto le esibizioni circensi siano pericolose per l’incolumità degli spettatori e degli stessi operatori – prosegue Ferri. Nell’interesse di tutti, animali e uomini, è ora di dire basta al circo che sfrutta altri esseri senzienti>.La sorte della tigre adesso è appesa un filo, perché dopo una vita da prigioniera rischia di essere abbattuta per avere avuto un comportamento “da tigre”. Per questo, l’Ente Nazionale Protezione Animali ha lanciato un appello all’ambasciatore del Messico in Italia chiedendogli di impegnarsi affinché il suo Governo risparmi la vita del felino, affidandolo ad un santuario, e segua l’esempio di Bolivia e Perù che hanno detto basta agli animali nei circhi.
<Anche il “Vecchio Continente” si sta muovendo su questo versante – aggiunge il direttore scientifico della Protezione Animali – la Grecia ha fatto da apripista ed altri Paesi, come Germania e Olanda, potrebbero presto seguirne l’esempio. All’appello purtroppo manca l’Italia; il nuovo Parlamento dovrebbe impegnarsi seriamente a vietare l’uso degli animali nei circhi per chiudere finalmente con una pratica eticamente inaccettabile e per garantire pienamente la tutela dell’incolumità pubblica>.
 
NEL CUORE.ORG
4 FEBBRAIO 2013
 
INDONESIA, "ANIMALI A RISCHIO VENDUTI A 5 CENTESIMI AL CHILO"
Orsi della luna, buceri e pangolini finiti nel mirino
 
I funzionari hanno messo in guardia sul continuo bracconaggio delle specie in via di estinzione nel Parco nazionale Mentarang Kayan, nel distretto di Malinau, in Indonesia, spinto dalla crescente domanda estera di animali esotici e delle loro parti. Un mercato indecoroso con prezzi stracciati. Bastano - pensate - cinque centesimi di euro al chilo per acquistare una bestiola in via d'estinzione.
Helmi, il responsabile del parco, ha detto al JakartaGlobe che i bracconieri stanno approfittando del fatto che si sono poche guardie a controllare i confini, cosicché possono violare il perimetro, sparare o catturare gli animali che vogliono e poi uscire inosservati. "E' difficile prenderli in quanto tendono a nascondersi nei villaggi ai margini del parco - ha aggiunto -. La maggior parte delle volte non sono gli abitanti del villaggio a fare i bracconieri, ma persone che arrivano da fuori".
Gli obiettivi più comuni dei bracconieri? Secondo Helmi, sono i vari tipi di bucero che si trovano nel parco: se uccisi e farciti, possono essere messi in vendita per quasi 530 euro a testa. I becchi dei buceri sono anche ricercati per l'uso che ne viene fatto nella medicina tradizionale cinese. Proprio come la bile degli orsi della luna, conosciuti come orsi da miele, che si trovano anche nel Mentarang Kayan. I bracconieri, poi, rimuovono anche i canini e gli artigli di questi ungulati, classificati come specie vulnerabili, e poi li vendono come souvenir. Un solo canino di un orso della luna adulto può costare fino a circa 380 euro. E poi c'è il pangolino di Java, un formichiere squamoso: anche questa bestiola è un obiettivo comune, con la sua carne impiegata nella medicina tradizionale cinese.
Intanto, le autorità hanno recentemente arrestato quattro cittadini cinesi per aver tentato di contrabbandare parti di pangolino e di bucero fuor i dall'Indonesia, che si ritiene siano stati cacciati di frodo nel Kalimantan. Uno dei sospettati ha ammesso di aver acquistato gli animali in via di estinzione a soli cinque centesimi di euro al chilo.
Dal 2010, i funzionari indonesiani hanno sequestrato 28,5 tonnellate di pangolini morti destinati a Paesi come Cina, Vietnam e Taiwan, dove le persone credono che la carne abbia poteri di guarigione, secondo il ministero delle Foreste.
 
LA ZAMPA.IT
4 FEBBRAIO 2013
 
Un anno al pescatore che uccise lo squalo bianco
Sentenza storica in Sudafrica
 
Sentenza storica in Sudafrica. Per la prima volta un tribunale ha condannato un pescatore che aveva pescato e ucciso un grande squalo bianco a un anno di prigione con la condizionale. La decisione dei giudici è stata accolta con grande soddisfazione dalle autorità e dagli ambientalisti. 
«E’ la prima volta che viene pronunciata una sentenza da un tribunale sudafricano per un caso che riguarda il grande squalo bianco» ha sottolineato in un comunicato il ministero dell’Agricoltura e della Pesca, commentando la sentenza di venerdì contro il pescatore, di nome Leon Bekker. 
Bekker dovrà pagare anche una multa di 10.000 euro per aver ucciso nel 2011 un grande squalo bianco, una specie protetta che può arrivare a una lunghezza di tre metri e mezzo. 
 
ETICAMENTE
4 FEBBRAIO 2013
 
Roxy, la volpe che si crede un cane
 
Roxy è una volpe, uno splendido esemplare con tanto di pelliccia rossa e coda soffice, il suo problema è che pensa di essere un cane!
Roxy è stata trovata sei anni fa appesa per il collo ad un ponte, era solo un cucciolo, probabilmente trovato e portato a casa da qualcuno che pensava di poterselo tenere come animaletto domestico. Ma le volpi cucciole non sono propriamente dei cagnolini e chi l’aveva presa si presume abbia anche deciso di sbarazzarsene, per fortuna che Roxy è stata trovata e portata al centro Warwickshire Wildlife Sanctuary di Nuneaton, nel Regno Unito.
Dopo le prime cure prestategli dal propietario del rifugio Geoff Grewcock, i volontari hanno subito cominciato a darsi il cambio per allattarla, curarla, coccolarla e non fargli mai mancare nulla.
Roxy era proprio piccola aveva circa 3 mesi, era fragile ma non aggressiva, come se avessero già tentato di addomesticarla, un gesto terribile da fare, perchè questi animali non sono poi più in grado di badare a se stessi se dovessero essere liberati nel loro ambiente naturale.
Più il tempo passava però, più a Roxy piaceva interagire con l’uomo e con il tempo anche coi cani, assimilandone anche i comportamenti e gli atteggiamenti, giocando con i giocattoli a sonaglio dei cani e cercando le coccole a loro dedicate. Alla fine anche Roxy è diventata un cane, e così fu impossibile reinserirla in natura, ed ora vive come un bellissimo cane al rifugio per gli animali di Geoff Grewcock.
Le piacciono le palline e le passeggiate al guinzaglio, ed ha anche imparato tutti i comandi che si danno normalmente ai cani, sentendosi parte ormai del branco di cani del rifugio.  E se le galline provano a stuzzicarla, lei resta seduta senza reagire. ”Un perfetto animale domestico”, secondo il suo padrone, ”anche se ha fatto subito capire chi comanda”
FOTO
http://www.eticamente.net/7819/roxy-la-volpe-che-si-crede-un-cane.html
 
CORRIERE DEL TICINO
4 FEBBRAIO 2013
 
Nambia, dove vivono i rinoceronti
Le famiglie di elefanti del deserto e "Black Rhino" stanno tornando a crescere
 
Ci sono sempre almeno due modi per affrontare un problema e non sempre quello che recita "prendere la situazione di petto" dà i risultati migliori. L'ultimo esempio ci viene da due Stati africani confrontati con il tragico problema del bracconaggio (e la relativa minaccia d'estinzione di due specie animali: rinoceronti neri - Diceros bicornis - ed elefanti del deserto - Loxodonta africana africana -): il Kenya e la Namibia.
In Kenya, dove nel 2012 sono stati uccisi 360 elefanti e 40 bracconieri, la guerra è ricominciata. Il risultato (vd link) è che gli elefanti continuano ad essere uccisi e che a loro si aggiungono anche i bracconieri (in questo primo mese dell'anno ne sono stati uccisi sei). Completamente diversa la situazione in Namibia dove, secondo un recente rapporto pubblicato dai media locali, i rinoceronti neri, la sottospecie più rara, sono aumentati da 300 a 1.700 unità dal 1980, mentre gli elefanti del deserto ora sono 600, rispetto agli appena 155 nel 1980.
A spiegare il fenomeno è stato in un libro - "Arid Eden" - un pioniere della conservazione della natura, Garth Owen Smith (vd link), che dal 1980 ha avviato un tour, basato sul coinvolgimento delle comunità locali, per sostenere le campagne in favore della fauna selvatica (vd pdf). «Se la fauna è conservata bene può attirare turisti, creare posti di lavoro e ricchezza nella regione», ha detto ad Africa Review Pierre du Preez, responsabile per la protezione dei rinoceronti del ministero dell'Ambiente e del Turismo (vd link). Ognuno può pensarla come vuole, ma i fatti dicono che in poco più di 30 anni la Namibia è diventata una delle mete più ambite per i turisti di tutto il mondo. «Le popolazioni rurali che vivono vicino ai rinoceronti sono molto più favorevoli alla tutela dell'ambiente e diventa più difficile per le persone diventare bracconieri, perchè la loro scelta potrebbe influenzare l'intera comunità - ha spiegato Du Preez - Proprio per questo auspichiamo che il modello della gestione comunitaria delle risorse naturali possa essere esportato anche altrove».
 
NEL CUORE.ORG
4 FEBBRAIO 2013
 
REP. DEMOCRATICA CONGO, NASCE IL PARCO PER I GORILLA DI PIANURA
La riserva africana ospita 15 mila esemplari
 
Nasce nella Repubblica democratica del Congo il parco nazionale Ntokou-Pikounda. L'obiettivo? Proteggere 15mila gorilla di pianura occidentale che vivono in un'area della foresta pluviale del bacino del fiume Congo, nota come "the green abyss". Scoperta dai ricercatori della Wildlife conservation society (Wcs) nel 2008, si stima che nell'intera regione vivano 125mila esemplari, facendo del gorilla di pianura occidentale il più comune delle quattro sottospecie (tra le quali, ad esempio, c'è pure il gorilla di montagna). Il parco si estende su una superficie di 4.572 chilometri quadrati e ospita anche elefanti, scimpanzé, coccodrilli, ippopotami e una grande varietà di pesci.
 
LA ZAMPA.IT
4 FEBBRAIO 2013
 
Le corna dei cervi si sono rimpicciolite
I ricercatori hanno constatato  la riduzione in un arco di tempo  di 58 anni, dal 1950 al 2008
 
Le dimensioni dei palchi, le strutture ossee dei cervidi (Cervidae) comunemente chiamate corna, della maggior parte delle specie di selvaggina Nord Americane in Usa si sono ridotte nel tempo, secondo un nuovo studio condotto da Kevin Monteith dell’Università del Wyoming.  
palchi attuali utilizzati per la realizzazione di trofei e arredamenti sono meno grandi di quanto fossero in passato secondo la ricerca. Una riduzione nelle misure causata dalla incessante caccia che cattura i maschi prima che possano sviluppare a pieno i palchi.  
I ricercatori hanno analizzato la dimensione dei palchi di venticinque categorie di selvaggina diffuse in Nord America, come cervi e alci. La riduzione delle dimensioni è stata calcolata in un periodo di 58 anni, dal 1950 al 2008. Le ’corna’ si sarebbero lievemente assottigliate e ridotte ma si tratta, secondo gli studiosi, ugualmente di un dato significativo: in media la riduzione si aggira intorno all’1,87 per cento.  
Un numero che non lascia pensare all’incidenza di fattori genetici evolutisi nel tempo sulla trasformazione delle taglie dei palchi. I risultati dello studio pubblicato su “Wildlife Monographs” dimostrano, infatti, che a giocare un ruolo determinante è stata sinora la caccia che cattura i maschi giovani prima che possano invecchiare, impedendogli così di sviluppare palchi di grandezze maggiori.  
 
ANSA
4 FEBBRAIO 2013
 
Agenzia Ue, serve risposta rapida contro specie animali invasive
Sono una delle cinque principali cause perdita biodiversita'
 
BRUXELLES - Sono passati dieci anni dai primi allarmi lanciati dagli scienziati sulle specie animali 'straniere' invasive, ma l'Unione europea non ha ancora messo a punto un coordinamento e un meccanismo comune di allarme rapido per fronteggiare l'emergenza. Il risultato e' che il problema sta diventando sempre piu' grave. A lanciare l'avvertimento e' l'ultimo rapporto dell'Agenzia europea dell'ambiente (Aea), ''Late Lessons from Early Warnings, volume 2'', in cui vengono esaminati tanti allarmi che in passato sono stati ignorati, fino a quando il danno non e' stato evidente. ''L'anello debole in Europa e' la risposta rapida, passano anni prima che si decida come agire'' spiega Piero Genovesi dell'Ispra, coautore del rapporto dell'Agenzia europea dell'ambiente. Mentre le invasioni biologiche delle cosiddette 'specie aliene', spiega l' Aea, sono una minaccia emergente, visto che ormai sono una delle cinque principali cause di perdita di biodiversita', insieme a distruzione dell'habitat, sfruttamento eccessivo delle risorse, cambiamenti climatici e inquinamento. Un caso emblematico in Europa e' quello della famigerata alga 'Caulerpa taxifolia'. L'allarme per la taxifolia fu lanciato dai francesi nell'84. Nel '90 erano gia' tre gli ettari di mare italiano e francese ricoperto da quest'alga.
Appena quattro anni dopo, nel 1994, erano diventate ben 1.500 ettari. A farne le spese e' stata la Posidonia oceanica, la pianta che rappresenta il piu' grande polmone per il Mare Nostrum. La prossima specie 'straniera' invasiva a sbarcare in Italia sara' con tutta probabilita' un calabrone asiatico, la 'vespa velutina nigrithoraxis', residente in Francia dal 2005. I ricercatori europei la tengono d'occhio da tempo, perche' puo' avere un forte impatto sulle api e quindi sull'apicoltura.Secondo Genovesi ''i sistemi di allerta sono importanti: servirebbero le liste di specie invasive pres enti e di quelle che possono arrivare. Su questo fronte in Italia sta lavorando l'Ispra, con dati distributivi piu' precisi rispetto a quelli raccolti a livello europeo''. Capire quali sono, quante sono e dove si trovano le popolazioni delle cosiddette 'specie aliene' e' determinante, ''un elemento essenziale per capire le priorita' di lavoro''. Ma in Italia, come in tutta Europa, manca ancora un sistema di sorveglianza coordinata. Molti paesi Ue si stanno dotando di regole, ma senza un impianto europeo e' difficile che le misure siano efficaci. Per questo la Commissione Ue ha promesso presto l'arrivo di norme ad hoc. Intanto dal rapporto dell'Aea ''e' sempre piu' chiaro che queste specie costituiscono un rischio non solo per l'ambiente, ma anche per l'uomo. Una delle conclusio ni e' che dobbiamo far capire meglio come il fenomeno non colpisca solo la biodiversita', ma anche la salute umana, l'agricoltura, la pesca, le attivita' forestali'' afferma l'esperto dell'Ispra.''Inoltre - aggiunge Genovesi - per rispondere alle invasioni biologiche bisogna coinvolgere tutta la societa': senza un'informazione e' difficile avere una risposta da parte del pubblico e dei decisori politici''. Una delle raccomandazioni del rapporto Aea poi e' quella di evitare ''paralisi da analisi''. ''Non si puo' continuare a proporre studi - afferma l'esperto dell'Ispra - ma bisogna agire. Non bisogna aspettare che il problema esploda, ma puntare di piu' sulla prevenzione''.
Il problema delle invasioni biologiche ''di per se' tende ad avere dinamiche esplosive: quando una specie si insedia, in pochi anni puo' diventare incontrollabile'' conclude Genovesi.
 
GEA PRESS
5 FEBBRAIO 2013
 
Palermo – Brasile: il match dell’orrore
Nella periferia del capoluogo siciliano un cane bruciato. In quella di Gurupi un cane accoltellato.

  
Palermo come il Maranhão. Nel quartiere Bonagia del capoluogo siciliano, un rottweiler è stato bruciato in strada tra i cumuli di immondizia. A Gurupi, nello Stato brasiliano del Maranhão, un Pit bull ucciso con sette coltellate, sempre in strada.
A quanto pare, nel caso di Palermo, il rottweiler era già conosciuto da qualcuno. Questo si vocifera tra i volontari, accorsi questo pomeriggio nei luoghi. Anzi alcuni di loro parrebbero avere fatto richiesta di intervento al canile palermitano. Una struttura, come è noto, già al centro di vivaci polemiche.
Di certo, se così è stato, una richiesta rimasta lettera morta. Non è chiaro come il cane sia morto. Se cioè ucciso e poi gettato tra le fiamme, oppure in altra ancor più orrenda maniera. Di certo la segnalazione pervenuta ai volontari era giusta. Il grosso cane sta bruciando, a zampe in aria.
Una sorte crudele, come quella accaduta venerdì scorso in altra periferia, questa volta della città brasiliana di Gurupi. Due versione opposte. Quello dell’accoltellatore, secondo il quale il Pit bull una volta entrato nel suo garage, avrebbe messo a repentaglio la sicurezza della sua famiglia e le altre versioni, ovvero quelle dei testimoni, che asseriscono aver visto l’uomo con il coltello inseguire in strada il povero cane.
Secondo il proprietario del Pit bull, il cane, spaventato da un forte tuono, era riuscito a fuggire in strada dandosi ad una precipitosa fuga. A questo punto l’entrata nel garage e la versione dell’accoltellatore che però sarebbe poi stato visto inseguire e finire a colpi di fendente l’animale.
Nei social network rimpallano ora le accuse nei confronti dell’uomo che però, stante la legge brasiliana, non rischia poi granché  Un po’ come in Italia dove le previsioni detentive, per chi maltratta o uccide un animale, sono ben al di sotto della soglia di punibilità.
 
GEAPRESS
5 FEBBRAIO 2013
 
San Giuseppe Jato (PA) – il veleno per i cani ed i corpi (nell’altro Comune) da otto giorni in strada (FOTO)
Gli animalisti locali: dalle nostre parti sembra non esserci soluzione - In una settimana sono sei i cani avvelenati.
 
Un problema aggiunto che da solo indica le difficoltà che si riscontrano nell’ operare sul territorio.
In tutto sei cani uccisi dal veleno nei pressi di San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo. Due episodi probabilmente ricollegabili. Uno di questi, avvenuto otto giorni addietro, riguarda però un altro ambito comunale. Parrebbe infatti che si tratti del territorio di Monreale. Solo che i tre cani morti, a distanza di oltre una settimana, non sono ancora stati rimossi. Giacciono, gonfi, ai bordi della strada che da San Giuseppe Jato, conduce a Portella della Ginestra.
“Sono passata da quella strada fino ad ieri sera – riferisce a GeaPress Sabrina Lo Greco, volontaria animalista del posto – ma quei cani sono ancora ai bordi della strada“. A quanto sembra proprio al Comune di Monreale sarebbe stata segnalata la presenza dei cani, ma il tutto sarebbe avvenuto solo nella giornata di ieri. Quello che appare inspiegabile è invece come nessun addetto dell’ente gestore dell’arteria stradale, si sia accorto della presenza dei corpi ormai in stato di putrefazione.
Un’area non nuova per questi episodi. “Dalle mie parti non è semplice intervenire sul problema del randagismo – aggiunge la volontaria animalista - e fatti di questo genere, come testimoniano anche i ritrovamenti dei cani di questi giorni, non sono poi così insoliti“. L’auspicio è che le amministrazioni comunali prendano a cuore il problema ma nel caso del secondo avvelenamento, c’è un’ulteriore complicazione. Qualora fosse appurato che la competenza territoriale è quella di Monreale, ci sarebbe pure la difficoltà di gestire un territorio comunale enorme. La cittadina normanna, infatti, il cui perimetro urbano è quasi tutt’uno con la città di Palermo, ha un territorio che arriva fino alla provincia di Trapani. Nella quasi totalità aree di campagna adibite a pascolo e coltivazioni cereali. Un motivo che indurrebbe ancor di più a seguire i principi ispiranti la legge sul randagismo del 1991, ovvero la creazione di consorzi tra più Comuni per la gestione del randagismo. Ed invece può anche capitare che tre cani morti, a distanza di otto giorni dall’avvelenamento, siano ancora in strada.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/brevi/san-giuseppe-jato-pa-il-veleno-per-i-cani-ed-i-corpi-nellaltro-comune-da-otto-giorni-in-strada-foto/40412
 
GEA PRESS
5 FEBBRAIO 2013
 
Piemonte: i lupi investiti – In tre morti in una settimana
Il WWF: no al blocco degli studi. Sulle ferrovie ed autostrade, invece, corridoi di passaggio.

 
In tutti 7 lupi, investiti da auto e da treni. Dal mese di ottobre ad oggi questa la fine insolita, a giudicare dai dati  nazionali, per sette lupacchiotti piemontesi. Tre di essi, poi, sono morti nell’ultima settimana. Uno è stato trovato nella tratta ferroviaria compresa tra Serravalle e Arquata Scrivia e due in Val di Susa.
Ad ipotizzare che i lupi deceduti possono in realtà essere di più è il presidente del WWF Piemonte e Valle d’Aosta Riccardo Fortina, il quale ricorda l’occasionalità del ritrovamento degli animali.
Ad ogni modo, secondo il comunicato diffuso dal WWF, la maggiore presenza del lupo e di conseguenza di quelli incidentati, è solo ipotizzabile. Questo perchè la Regione Piemonte avrebbe azzerato gli studi sulla specie. Nulla di definito dunque, mentre molto più facile è alimentare le false paure e  le proposte di abbattimento come unica soluzione del problema. Ora pure le voci riportanti la presenza di esche lungo i binari ferroviari. Lupi, cioè, non morti casualmente.
In linea teorica, conclude nel suo comunicato il WWF, molte delle tratte autostradali e ferroviarie piemontesi sono protette da recinzioni. Barriere però inefficaci per la fauna selvatica. Anzi, una volta aggirata, rimane pure bloccata. Per questo, riferisce sempre il WWF, occorrono, come già avviene in altri paesi europei, dei corridoi di passaggio per la fauna realizzabili con infrastrutture di superficie.
 
IL RESTO DEL CARLINO
5 FEBBRAIO 2013
 
L'atroce fine della lupa finita nel laccio
Sul Monte della Mattera
Recuperata dagli uomini del Cras. L'agonia è durata giorni: per liberarsi ha persino tolto la corteccia dalle piante accanto

Mauro Ciccarelli

 
Serrungarina (Pesaro e Urbino), 5 febbraio 2013 - La giovane lupa, una femmina di circa quattro anni, ha fatto una fine atroce (guarda le foto). Presa all'addome da un laccio di acciaio che l'ha soffocata lentamente in una stretta mortale, man mano che si agitava. L'agonia deve essere durata giorni, come testimoniano gli alberi scortecciati d'intorno.
La lupa le ha provate tutte, nel disperato tentativo di liberarsi. Tentando anche di abbattere le piante cui erano collegati i capi del laccio. E' morta praticamente in piedi, col posteriore sollevato da terra. E' successo nella zona del Monte della Mattera, in territorio di Serrungarina.
La segnalazione è arrivata sabato sera, dopo che il corpo dell'animale era stato ritrovato da un cane - a passeggio col padrone - che ne aveva fiutato l'odore. Sul posto sono intervenuti gli uomini del Cras provinciale, che hanno recuperato la lupa e inviato informativa alla Procura della Repubblica. Lupa presunta, al momento: sarà l'Ispra, cui sono stati inviati campioni biologici, a dire se si tratta di un esemplare puro di lupo appenninico (Canis lupus ).
Da quando è stato aperto il Cras (aprile 2009), sono 26 i lupi rinvenuti morti nel territorio provinciale: 21 di per incidenti stradali o presunti tali, 5 per bracconaggio. Solo tre di essi sono risultati ibridi, gli altri erano tutti di razza pura. Il lupo nel nostro territorio, come in tutta la penisola, è in espansione, favorita dalla disponibilità di prede (ungulati in primis) e territorio forestale. Ridotto sull'orlo dell'estinzione negli anni '70 (un centinaio di individui in tutta Italia, meno di dieci nelle Marche, confinati nell'area dei Sibillini), oggi la popolazione stimata nella provincia di Pesaro e Urbino è di 60-65 individui (con un minimo di 4 cucciolate accertate), secondo una recente pubblicazione della Regione.
Il lupo ha da tempo occupato anche la fascia collinare e sta tentando di spingersi fino al mare. Finora senza successo: tre gli esemplari morti nell'attraversamento dell'A14 negli ultimi anni.Un individuo è invece riuscito ad insediarsi stabilmente nel Parco del Conero. L'accresciuta presenza del predatore genera ovviamente anche conflitti con l'uomo. Difficile stabilire se il laccio di Monte della Mattera fosse destinato proprio al canide o ad altri mammiferi, cinghiale in primis.
La presenza di allevamenti di pecore nella zona può essere solo uno dei tanti indizi. Di certo la pratica del bracconaggio con trappole di quel tipo, davvero micidiali, è molto diffusa. E colpisce indiscriminatamente animali di tutte le specie.
Intanto, per quel che riguarda il bracconaggio, Lupus in Fabula, Enpa e Wwf hanno svolto un'azione congiunta nella Riserva Naturale del Furlo.
"Sul Monte Pietralata sono state rinvenute trappole per cinghiali e caprioli a conferma che l'ente gestore, la Provincia, non ha debellato questa piaga. Ci si chiede che fino hanno fatto i Guardia parco, quali attività svolgono i giovani che nella Riserva fanno servizio civile, in cosa consiste la sorveglianza del Corpo Forestale. In una Riserva Statale che riceve ogni anno finanziamenti ministeriali servono volontari delle associazioni per contrastare il più crudele degli atti di bracconaggio".
 
ADN KRONOS
5 FEBBRAIO 2013
 
Bologna, cinghiale ferisce cacciatore ausiliario Polizia provinciale: animale abbattuto
Bologna - L'uomo è stato trasportato a valle dove l'ambulanza l'ha caricato per trasportarlo all'ospedale Maggiore: le sue lesioni, non gravi, sono state medicate
 
Bologna - Un cacciatore 62enne, in azione di supporto al corpo della Polizia Provinciale di Bologna impegnata in un servizio del piano di contenimento dei cinghiali nella zona collinare del quartiere Saragozza del capoluogo emiliano e' stato ferito da uno degli ungulati cui stava dando la caccia. L'uomo e' stato portato trasportato a valle in via Irma Bandiera, dove l'ambulanza l'ha caricato per trasportarlo all'ospedale Maggiore. Al nosocomio le sue lesioni non gravi sono state medicate. L'animale, che non e' comunque mai sceso ai piedi dei colli, ed e' gia' stato abbattuto.
Il fatto e' accaduto, infatti, intorno alle 11 sulle colline sovrastanti il quartiere Saragozza. Sul posto c'erano le guardie della Polizia provinciale che hanno individuato l'animale in fuga e lo hanno abbattuto, come previsto dal piano di contenimento.
 
LA PROVINCIA PAVESE
5 FEBBRAIO 2013
 
Maneggi, multe e denunce controlli della Forestale
 
di Gabriele Conta
 
CIGOGNOLA (PV) Cavalli lasciati all’aperto, sotto la pioggia battente e al freddo. A coprirsi di fango accanto ad asini nelle stesse condizioni. Oppure animali non in regola, privi dei documenti sanitari necessari. Per la prima volta gli uomini della Forestale hanno fatto scattare una serie di controlli a tappeto sugli allevamenti equini e sui possessori di cavalli in Oltrepo. Le verifiche degli agenti sono partite da Cigognola e Redavalle, ma si estenderanno a breve a tutto il territorio. «Potrebbero anche esserci delle denunce penali», spiega Arturo Gigliotti, che coordina le indagini dal comando di Zavattarello. Se riscontreranno irregolarità, infatti, gli uomini della Forestale potranno anche accusare i titolari di allevamenti e rimessaggi di maltrattamenti sugli animali. «Stiamo verificando le condizioni in cui vengono tenuti gli equini – spiega ancora Gigliotti – e se i titolari siano o meno in regola con tutti i documenti necessari». Secondo una recente normativa, infatti, i cavalli e gli asini devono essere tenuti in particolari condizioni e con documenti specifici. «Lo prevede il decreto legislativo numero 29 del 16 febbraio 2011», dice il comandante Gigliotti. «Per preservare la salute degli animali i proprietari di cavalli devono rispettare regole precise – spiegano ancora al comando di Zavattarello – e gli allevamenti e i rimessaggi, anche se di modeste dimensioni, devono avere tutta una serie di documenti. A partire dal passaporto fino al libretto sanitario, e tutte le carte che provino a chi appartiene l’animale». Gli appassionati di cavalli, infatti, sono tanti. Soprattutto in Oltrepo, dove capita abbastanza spesso di vedere equini vicino alle strade che salgono sulle colline. Ma non tutti gli appassionati, oltre ad aver acquistato l’animale, possono permettersi anche di tenerlo nel giardino di casa. Così spesso lo affidano ad altri. «Per ora abbiamo controllato alcune aziende agricole di Redavalle e Cigognola – racconta Gigliotti – e in due casi abbiamo riscontrato irregolarità nel registri e passaporti mancanti». Gli uomini della Forestale infatti hanno trovato cavalli e asini non in regola con la documentazione. «Mancavano registri di stalla e passaggi di proprietà», dice ancora Gigliotti, che in passato ha coordinato controlli simili sui bovini. Ora i titolari degli allevamenti e dei rimessaggi trovati senza le carte necessarie hanno 15 giorni di tempo per presentarsi al comando di Zavattarello con tutti i documenti. Altrimenti scatteranno multe e sequestri. «Per ora non è successo – spiega ancora il comandante della Forestale – ma se con i prossimi controlli dovessimo accertare anche casi di maltrattamento scatteranno anche le denunce penali».
 
LECCO NOTIZIE
5 FEBBRAIO 2013
 
Bracconieri anche nel lecchese: denunciato un uomo a Civate
 
LECCO - Il Nucleo Faunistico della Polizia provinciale in azione contro il fenomeno del bracconaggio che non sembra risparmiare i boschi lecchesi.
Tra domenica e martedì gli agenti hanno messo a segno due operazioni di contrasto alla caccia illegale, ovvero effettuata mediante l’utilizzo di lacci metallici in danno di fauna selvatica. Il primo intervento della Polizia Provinciale è avvenuto ad Introbio, località Spinera alta, dove gli agenti hanno rivenuto una volpe rimasta intrappolata in un laccio legato ad un albero; fortunatamente l’esemplare era ancora vivo e i poliziotti sono riusciti a liberarlo.
La seconda operazione, frutto di un mirato appostamento antibracconaggio, ha portato all’identificazione di un uomo sorpreso, in località Valle dell’Oro a Civate, mentre controllava e riarmava lacci metallici per la cattura di cinghiali e altri mammiferi. Il bracconiere in questione è stato denunciato all’Autorità giudiziaria Gli agenti della Polizia provinciale hanno inoltre provveduto a bonificare la zona circostante, recuperando altri 6 lacci.
“Queste operazioni – commenta l’assessore all’Ambiente, Caccia e Pesca, Carlo Signorelli – rientrano nella linea di grande rigore adottata dalla Provincia di Lecco nei confronti di coloro che commettono atti di tale natura contro il patrimonio faunistico con mezzi illegali e cruenti”.
 
L’ARENA
5 FEBBRAIO 2013
 
Cacciatori con richiami vivi, confermata la condanna del Tribunale scaligero
 
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di tre persone condannate dal Tribunale di Verona per l’illecita cessione ed acquisizione di alcuni volatili per uso venatorio. Si trattava in particolare, di tordi sasselli e cesene (un’altra specie di tordo), ceduti da due degli imputati a una terza persona, ora anch’essa condannata. I primi risultavano essere cacciatori con richiamo e quindi assegnatari degli uccelli da parte della Provincia di Verona; animali, però, che non si potevano cedere. In base ai verbali delle guardie venatorie, i tordi risultavano essere detenuti in gabbie piccole, sporche, senza adeguata alimentazione ed acqua, oltre al fatto di presentare le ali insanguinate perché probabilmente sbattevano contro le grate della gabbietta. I tre si sono opposti alla sentenza di condanna di primo g rado del Tribunale di Verona: la Cassazione ha sancito la violazione del secondo comma dell’art. 727 del Codice penale (inidonee condizioni di detenzione). Per chi aveva acquisito gli uccelli è stata confermata l’ammenda di 3.500 euro. Per i due cacciatori che avevano ceduto gli animali, invece, l’ammenda è di 1.500 e 1.000 euro.
 
LA STAMPA.IT
5 FEBBRAIO 2013
 
La caccia ora è chiusa, ma si continua a sparare
 
Luca Maragliano
 
«E' terminata con la fine di gennaio, in tutta la Liguria e anche in provincia di Savona, la stagione venatoria, caratterizzata come sempre dai tentativi di ampliare tempi, spazi e specie da abbattere». Si apre così la nota con cui la Protezione animali savonese ha commentato ieri la conclusione della stagione venatoria 2012-'13. Una stagione, come noto, segnata non solo dalle battute nei boschi, ma anche dalle battaglie del l'Enpa.
«Per fortuna i giudici del Tar e del Consiglio di Stato, su ricorso o appello delle associazioni ambientaliste ed animaliste, hanno stoppato per palese illegittimità le delibere che consentivano di cacciare ancora di più rispetto alle leggi regionale e statale, già troppo favorevoli alla caccia. Eppure, nella stagione venatoria 2010-'11, l'ultima di cui siano noti i resoconti regionali, in provincia di Savona 5.160 cacciatori hanno ammazzato ufficialmente (esclusi quindi omissioni e "dimenticanze", oltre all'attività dei bracconieri) quasi 62 mila animali, tra cui quasi 1.600 caprioli e daini, e oltre 7.000 cinghiali. Una strage "di tutto rispetto"».
Secondo l'Enpa, poi, la chiusura della caccia di cinque giorni fa è del tutto inutile per quanto riguarda la salvaguardia di determinate specie. «Con grave disturbo alle specie in riproduzione e nidificazione - spiegano - , fino al 15 marzo è infatti permessa la caccia alla femmina di capriolo da parte dei cosiddetti "selecontrollori", fino al raggiungimento del contingente stabilito sulla base di precedenti censimenti. Questi conteggi, effettuati dagli stessi cacciatori, vengono elaborati dalla Provincia per definire il numero di animali da abbattere nella stagione successiva. Il problema è che né per i cinghiali né per i caprioli viene abbattuto il numero massimo consentito. Ciò dovrebbe quindi indurre la Provincia a cambiare metodi ed attori del censimento e, soprattutto, a ridurre il numero dei capi da abbattere».
 
ANSA
5 FEBBRAIO 2013
 
Possesso illegale sei cani, denunciato
Perquisito dopo essere sceso da treno proveniente da Roma
 
(ANSA) - VILLA SAN GIOVANNI (REGGIO CALABRIA), 5 FEB - Nascondeva in un trasportino per cani sei cuccioli di razza chihuahua detenuti illegalmente: un cittadino ungherese W.K.E., di 26 anni, e' stato denunciato dalla Polfer a Villa San Giovanni. L'uomo, con precedenti per traffico e maltrattamento di animali, era sceso poco prima da un treno proveniente da Roma. I cuccioli, che sono risultati privi di microchips, sono stati sequestrati e dati in affidamento alla Lega nazionale difesa del cane.
 
GEA PRESS
5 FEBBRAIO 2013
 
Firenze: i nuovi metodi per vendere i cuccioli dall’est (fotogallery)
Fattrici provenienti dall’Ungheria - le nuove tendenze dei trafficanti di cuccioli - Intervento del Corpo Forestale dello Stato.
 
Venti cani sequestrati. Tra questi 6 fattrici di cui 5 gravide. Il quadro che si evince dall’operazione “Piccoli Amici” del Corpo Forestale dello Stato, Comando Provinciale di Firenze, sarebbe quello ricollegabile ad un’attività di importazione e vendita illegale di animali da compagnia.
L’intervento del Comando Provinciale, scaturisce a seguito di una segnalazione pervenuta da un privato cittadino. A quanto pare l’uomo avrebbe acquistato due pinscher, morti entrambi forse a causa di un virus.  Un patogeno che, secondo il comunicato della Forestale,  proviene probabilmente dai paesi dell’est. Un ceppo, secondo gli inquirenti, ancora poco diffuso in Italia, ma non nell’est Europa ed in particolare in Ungheria dove, sembrerebbe  mietere vittime soprattutto tra i cuccioli.
Le perquisizioni sono state effettuate nei Comuni di Capraia e Limite e Montelupo Fiorentino lo scorso 30 gennaio su disposizione del Procuratore aggiunto dott. Giuliano Giambartolomei, della Procura della Repubblica di Firenze. Ad essere interessate sia le abitazioni di due italiani, che due allevamenti i quali risulterebbero abusivi.
Le prime ipotesi investigative porterebbero a privilegiare la strada  dell’importazione illecita dall’Ungheria verso i due “allevamenti”. Tali strutture, riferisce la Forestale nel suo comunicato, sono situate in terreni isolati  a quanto pare gestiti dagli stessi indagati. Strutture che stante le rilevanze investigative apparirebbero  fatiscenti e privi di qualsiasi requisito di igiene e sanità. Al loro interno i Forestali hanno rinvenuto una ventina di cani, tra cui le sei fattrici.
“Dopo i numerosi sequestri – ha dichiarato a GeaPress il Comandante provinciale del CFS di Firenze Luigi Bartolozzi – effettuati su territorio nazionale e alle frontiere ai danni dei trafficanti di animali da compagnia la tendenza degli ultimi tempi è di importare solo alcuni animali e creare poi localmente allevamenti abusivi per la vendita dei cuccioli.”
Tra il materiale sequestrato vari documenti di cani, anche provenienti dall’estero, oltre ad un’ampia serie di contatti che i due uomini sembravano tenere sia per la vendita  diretta,  che tramite internet. La prima tipologia riguarderebbe la vendita dietro appuntamento e consegna direttamente in strada. Ci sarebbero anche le vere e proprie ordinazioni di cuccioli da parte di privati. Persone in cerca di cani di razza a buon prezzo. Per i Pinscher, per esempio, il probabile prezzo di vendite sarebbe stato intorno a 400/500 euro, quando sul mercato tale costo è quanto meno triplicato.
Alcuni cani, stante le prime risultanze investigative, non sarebbero microchippati, né accompagnati da documentazione sanitaria. Altresì, riferisce sempre la Forestale, sono stati trovati libretti di vaccinazione compilati in bianco. Forse erano pronti per essere attribuiti ad un cane affinché sembrasse in buono stato di salute ed in regola con le vaccinazioni.
I cani, secondo la Forestale, erano pronti per la vendita. Gli animali, ora posti sotto sequestro, sono stati affidati ad un canile comunale gestito da volontari, dove verranno identificati e custoditi con le opportune e doverose cure.
“Quest’intervento del Corpo forestale dello Stato – conclude il Comandante provinciale del CFS di Firenze Luigi Bartolozzi – che si colloca nella scia di altre numerose operazioni di polizia giudiziaria sul territorio nazionale volte a debellare il fenomeno dell’illecita importazione di animali da compagnia, è riuscito ad impedire la prosecuzione di reati ai danni di animali e cittadini nella provincia di Firenze”.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/m/firenze-i-nuovi-metodi-per-vendere-i-cuccioli-dallest-fotogallery/40444
 
IL TIRRENO
5 FEBBRAIO 2013
 
Cani in allevamenti abusivi
 
LIMITE (FI) - Gestivano due allevamenti abusivi e vendevano cani tenendosi in contatto con i clienti attraverso internet. Ora due dipendenti pubblici sono nei guai. I due allevamenti, realizzati in luoghi fatiscenti, erano a Empoli e a Capraia e Limite. Da quanto è stato ricostruito dalla procura della Repubblica che ha aperto un’indagine, le consegne dei cuccioli avvenivano durante incontri che potrebbero essere definiti volanti, spesso direttamente ai bordi delle strade dove venditore e compratore si erano dati appuntamento. Gli indagati sono di Capraia e Limite e Montelupo Fiorentino, entrambi appunto impiegati pubblici. Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto Giulio Giambartolomei e condotte dal corpo Forestale dello Stato. Il via al lavoro della Procura è stato dato dalla denuncia di un cliente, che ha acquistato due cani poi mor ti probabilmente per un virus . Durante gli accertamenti sono stati trovati gli allevamenti abusivi, gestiti dai due indagati. In base a quanto è stato ricostruito, i cani, che sono soprattutto razza pinscher, venivano comprati all'estero e poi rivenduti senza che venissero sottoposti a controlli sanitari oppure senza le vaccinazione di routine.I clienti si rivolgevano agli allevatori abusivi in sostanza per spendere meno, circa 400 euro a cucciolo, contro il prezzo di mercato che si aggira su circa 1.200 euro. Negli allevamenti, in vecchi capannoni, le guardie forestali hanno trovato una ventina di cani, fra cui alcune cagne incinte, che sono stati affidati a un'associazione: la gran parte di loro presto potrà essere adottata. Molte sarebbero già state le richieste da parte di famiglie intenzionate ad adottare questi animali.
 
NEL CUORE.ORG
5 FEBBRAIO 2013
 
L'ENPA CON BATTISTINI: "LE REGIONI VIETINO DI TENERE CANI ALLA CATENA"
Continua lo sciopero della fame dell'attivista ravennate
 
L'Ente Nazionale Protezione Animali è schierato al fianco di Davide Battistini, l'attivista di Ravenna in sciopero della fame dai primi di gennaio per chiedere l'introduzione del divieto di tenere i cani alla catena. Per questo, l'Enpa rilancia la protesta del coraggioso animalista e chiede a tutte le Regioni, a partire dall'Emilia-Romagna, di porre fine a una pratica che, oltre a creare disagio e sofferenza agli animali, rappresenta il simbolo della schiavitù.
"Non ha alcun senso discettare sulla misura ideale della catena – spiega l'Enpa -. Che sia lunga uno o nove metri non ha alcuna rilevanza, poiché essa compromette la libertà di movimento degli animali. Con grave danno per la loro salute, poiché può impedire anche di trovare riparo dal freddo in inverno e dalla canicola in estate. Non ha alcun senso neanche la "limitazione temporale", ovvero come paventato, il divieto di tenere i cani a catena per oltre otto ore: chi controllerà?".
"Chi ha visto un cane legato – prosegue la Protezione Animali - ha notato il suo stato di stress psico-fisico che lo porta a zampettare nervosamente avanti e indietro, e a tendere la catena fino a farsi mancare il respiro. Tutto questo non è più tollerabile. Così come non è più tollerabile che a un altro essere senziente venga applicato uno strumento di costrizione che dalla notte dei tempi rappresenta l'icona stessa della schiavitù, del dominio su altri esseri viventi".
 
NEL CUORE.ORG
5 FEBBRAIO 2013
 
PESCARA, BAMBINO DI DUE ANNI SCAPPA DA CASA: SALVATO DAL CANE
L'animale è riuscito a trovarlo: era nel bosco
 
Chiuso nel giro di una ventina minuti il caso della scomparsa di un bambino di due anni: tutto merito del cane di famiglia. Ieri mattina, nella zona di San Silvestro, a Pescara, il piccolo si è allontanato improvvisamente da casa. Una parente che era con lui fino a pochi minuti prima ha chiamato immediatamente i poliziotti: sono arrivati due agenti di quartiere.
La donna ha spiegato alle forze dell'ordine di aver lasciato il cancello di casa aperto. Solo così il bimbo sarebbe riuscito ad allontanarsi da solo. Ma l'allarme è rientrato poco dopo, quando il cane di proprietà della signora è riuscito ad intercettare poco dopo il bambino nella bosca che si trova vicino all'abitazione. Il piccolo si era infilato lì, sotto un cespuglio. Spaventato e stordito ma in buone condizioni di salute, è stato riconsegnato alla famiglia. Che non smetterà m ai di ringraziare il quattrozampe di casa.
 
IL TEMPO ABRUZZO
6 FEBBRAIO 2013
 
San Silvestro (PE) A due anni esce dal cancello aperto e si perde nella boscaglia
Bimbo salvato dal fiuto del suo cane
Ritrovato dietro a un cespuglio. Intervento dei poliziotti di quartiere
Angela Pizzi
Da cane di famiglia a cane in famiglia.
 
Da ieri un meticcio coccolato come animale da compagnia è diventato un eroe per quello che ha saputo fare, fidando nel suo istinto e nella sua intelligenza. Ha infatti ritrovato col suo fiuto un bambino che si era perso nella boscaglia e che aveva gettato nella più cupa angoscia le persone che gli vogliono bene.Sulla storia la Questura di Pescara ha steso un comprensibile e condivisibile riserbo, lasciando filtrare solo la notizia, a tutela del minore e della sua famiglia. Era metà mattinata quando due poliziotti di quartiere sono stati allertati per raggiungere un'abitazione nella zona di San Silvetsro. I due agenti venivano informati, nella concitazione del momento e nella disperazione, che un bambino di due anni si era allontanato di casa ed era scomparso alla vista. Assai probabilmente era sgusciato via attraverso il cancello lasciato aperto in u n malaugurato momento di distrazione. Nei tempi in cui viviamo, il dubbio di un rapimento si era incuneato a forza nella mente di chi non aveva esitato neppure un attimo a richiedere l'ìintervento della Polizia. I due agenti di quartiere si mettevano immediatamente all'opera per una ricerca nei dintorni, dove insiste anche una zona con vegetazione alta che impedisce la vista in prospettiva. ma del bimbo non c'era alcuna traccia, né tantomeno si udivano parole o pianti che potessero indirizzare le ricerche verso un punto determinato. Ma forse nessuno aveva fatto pieno affidamento sul cane di casa, un meticcio di media taglia, che ha seguito il suo particolare "fiuto" investigativo (e mai l'espressione è stata più calzante) . A testa bassa ha seguito le tracce immateriali del suo padroncino e a un tratto l'ha tirata su e si è messo ad abbaiare per attirare l'attenzione delle altre persone. Dietro a un cespuglio c'era infatti proprio il bimbo che si era perso. È facile immaginare cosa sia accaduto nel momento in cui i familiari l'hanno sollevato e abbracciato, col cuore in gola per lo spavento. Il più contento, e solo per un attimo in disparte, era proprio il cane che scodinzolava soddisfatto della sua "caccia" andata a buon fine. I poliziotti di quartiere hanno quindi accompagnato i familiari verso casa, dove hanno raccolto altri particolari per il rapporto, ma stavolta l'avventura si è conclusa presto e bene grazie al cane che è riuscito dove nesusn umano avrebbe potuto. Per lui è scattata una doppia razione premio nella ciotola e una dose di coccole e carezze che forse non si sarebbe neppure aspettato. Il suo padroncino, tra qualche anno, ricorderà con commozione e affetto quello che ha fatto per lui.
 
LA PROVINCIA PAVESE
5 FEBBRAIO 2013
 
«Ma i costi di gestione crescono»
 
REDAVALLE (PV) - Forse non è la prima cosa a cui si pensa. Ma la crisi economica ha colpito anche i proprietari di cavalli. Che se prima tenevano i loro animali in stalle e rimessaggi al coperto, ora hanno preferito risparmiare. «Fino all’anno scorso c’era la lista d’attesa per avere un box nella mia stalla», spiega Tiziano Curti, titolare di un’azienda agricola di Bascapè a cui affianca anche l’attività di rimessaggio cavalli. In provincia di Pavia, infatti, ci sono una trentina di aziende agricole e agriturismi associate alla Coldiretti che hanno anche degli equini come attività collaterale. «Noi teniamo gli animali in pensione – spiega Curti – e il fondo dei loro box è un truciolato che non rovina gli zoccoli». Se lasciate per tanto tempo sull’umido o nel fango, in fatti, le zampe dei cavalli possono rovinarsi. Ma tenere un animale di questo tipo in una stalla costa diverse centinaia di euro al mese. «E così quest’anno alcuni miei clienti hanno preferito risparmiare qualcosa – spiega ancora Curti – e spostare gli animali all’aperto». Dove però non sempre le condizioni sono ideali. «Bisogna anche avere tutti i documenti necessari – dice ancora l’agricoltore – dal passaporto al libretto sanitario».
 
TIO.CH
5 FEBBRAIO 2013
 
Scoperto un traffico di pellicce di gatto
SOS Chat, un’associazione di protezione degli animali, ha scoperto un traffico illegale di pellicce di gatto. "Spesso nella pelliccia si vedono i fori delle pallottole"
 
NEUCHÂTEL - Dal 1° gennaio di quest’anno il commercio di pellicce di gatto è ufficialmente vietato. Tuttavia, secondo Tomi Tomek dell’organizzazione SOS Chat Noiraigue, la vendita di pelliccia di gatto è ancora molto diffusa. Lei e un’altra collaboratrice di SOS Chat hanno effettuato un test. Dicendo di soffrire di reumatismi, le due donne hanno ordinato pellicce di gatto presso sei rivenditori diversi. In questo modo, hanno scoperto che almeno otto società offrono pelli di gatto.
«Quando ho ricevuto una pelliccia di gatto con tanto di orecchie, zampe, baffi e coda ero allibita e allo stesso tempo inorridita», afferma Tomek. Una pelliccia le sarebbe costata 70 franchi. Per Tomek, è stato ancora peggio scoprire che le pellicce non provengono da animali deceduti per incidenti o di morte naturale. «Spesso nella pelliccia si vedono i fori delle pallottole». Settimana scorsa, Tomek ha denunciato due commercianti presso la procura di Neuchâtel. Inoltre, prevede di denunciare un altro trafficante. La procura neocastellana conferma che le querele sono state trasmesse. Tomek esige che i commercianti illegali siano multati. L’ampiezza della multa sarà decisa in funzione al rispettivo cantone.
Bernhard Trachsel, responsabile della protezione animali zurighese, non crede che il commercio illegale di pellicce di gatto sia di grandi dimensioni. «Il mercato è troppo piccolo e i controlli sono sempre più severi anche per via della nuova ordinanza sulla dichiarazione delle pellicce». Inoltre, come afferma Klaus Gallusser, presidente dell’Associazione svizzera conciatori, il commercio di pelli di gatto non è molto lucrativo. hit/mmi
http://www.tio.ch/News/Svizzera/720096/Scoperto-un-traffico-di-pellicce-di-gatto/ 
 
GEA PRESS
5 FEBBRAIO 2013
 
Isole Salomon – dopo la mattanza di 1000 delfini, arrivano i delfinari
 
Dopo la mattanza di circa mille delfini avvenuta nei giorni scorsi nelle isole Salomon (vedi articolo GeaPress) sembra che la sorte dei poveri cetacei sia destinata a ripercorrere gli errori del passato. Su di loro appare ora lo spettro della cattura per i circhi d’acqua. A quanto pare ad essere interessata è la stessa società che già nel recente passato ha rifornito i delfinari.
In particolare, stante quanto riportato da Radio New Zeland International, il direttore di una di queste società già noto per le polemiche sul destino dei delfini, avrebbe dichiarato di condividere la decisione degli abitanti che hanno ripreso l’uccisione degli animali.
Anzi, lo stesso personaggio, avrebbe dichiarato di volere impartire ai suoi uomini una prima cattura. Non sono mancate, sempre nelle dichiarazioni riportate dalla radio neozelandese, le frecciate alla ONG Earth Island Institute. L’ONG, infatti, si era fatta carico, nel passato, di finanziare progetti di sviluppo alternativi a quelli della macellazione dei delfini. In particolare si tratterebbe di quattro villagi, ma in uno di questi non è chiaro che fine abbiano fatto i soldi. Earth Island Institute ha stigmatizzato le accuse rivolte dal capo della comunità locale circa il fatto che i soldi potessero non essere mai arrivati. Anzi la versione dell’ONG è opposta. Consegna ti ma poi, forse, non distribuiti localmente.
Di certo, come già succede ad esempio nella baia di Taiji nel Giappone sud orientale, ove si macellano delfini è destino che debbano comparire i procacciatori per i circhi d’acqua.
 
GIORNALETTISMO
5 FEBBRAIO 2013
 
Gli animali che muoiono incastrati nel ghiaccio
 
La Bild racconta la storia dell’ultimo animale vittima del freddo. Un topolino, presumibilmente assetato, è scivolato sulle tegole finendo preda del congelamento.
LA SCOPERTA –  È stata una lettrice della Bild a segnare l’accaduto, inviando una testimonianza fotografica del povero topo. L’inverno è duro per gli esseri umani figuriamoci per gli animali. Il caso non è isolato, ecco altri incidenti mortali.
guarda le immagini:
http://www.giornalettismo.com/archives/751499/il-topolino-morto-congelato/ 
 
NEL CUORE.ORG
5 FEBBRAIO 2013
 
CHRIS, IL PORCELLINO DISABILE CHE SI MUOVE CON IL CARRETTINO (VIDEO)
Il cucciolo, ripreso a 10 giorni, spopola su internet
 
Il protagonista del più recente video "virale" sulla rete è il maialino americano Chris P. Bacon (veramente il cognome non porta bene: significa pancetta). E' nato con una disabilità, non ha l'uso delle zampe posteriori. Il suo proprietario gli ha costruito, con pezzi di giocattoli, un supporto a rotelle che gli consente di muoversi. Il video mostra Chris mentre fa pratica. (Foto da Youtube)
VIDEO
http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/chris-il-porcellino-disabile-che-si-muove-con-il-carrettino-video.
 
ANSA
5 FEBBRAIO 2013
 
Galapagos: tentato furto di iguane, 4 anni
Condannato turista tedesco. I rettili appartengono a specie in via di estinzione
 
QUITO  - Un turista tedesco è stato condannato ieri in Ecuador a quattro anni di carcere per aver tentato di rubare diverse specie protette di iguane nel famoso arcipelago delle Galapagos. Lo rende noto la direzione del Parco nazionale delle Galapagos (Png) in un comunicato. Il turista, Dirk Bender, era stato arrestato lo scorso luglio dagli agenti del Png all'aeroporto dell'arcipelago mentre trasportava un pacco sospetto, all'interno del quattro iguane erano state avvolte in della canapa. L'uomo, un bagnino di 32 anni, è stato accusato di "aver alterato l'ecosistema locale delle isole, nel tentativo non autorizzato di rimuovere quattro iguane terrestri", spiega il Png. Questi rettili appartengono ad una specie in via di estinzione, Conolophus subcristatus, particolarmente soggetta a un piano di protezione dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn).
 
IL PICCOLO
6 FEBBRAIO 2013
 
Ruba iguane alle Galapagos, si becca 4 anni
 
Un turista tedesco è stato condannato ieri in Ecuador a quattro anni di carcere per aver tentato di rubare diverse specie protette di iguane nel famoso arcipelago delle Galapagos. Lo rende noto la direzione del Parco nazionale delle Galapagos (Png) in un comunicato. Il turista, Dirk Bender, era stato arrestato lo scorso luglio dagli agenti del Png all’aeroporto dell’arcipelago mentre trasportava un pacco sospetto, all’interno del quattro iguane erano state avvolte in della canapa. L’uomo, un bagnino di 32 anni, è stato accusato di «aver alterato l’ecosistema locale delle isole, nel tentativo non autorizzato di rimuovere quattro iguane terrestri», spiega il Png. Questi rettili appartengono ad specie in via di estinzione, Conolophus subcristatus, particolarmente soggetta a un piano di protezione dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). Molto probabilmente il tedesco avrebbe cercato di esportare clandestinamente gli animali in Europa per poi metterli in vendita a caro prezzo vista la rarità degli animali e la loro provenienza.
 
TG COM 24
5 FEBBRAIO 2013
 
USA UNA NUOVA CASA PER I DUE PUMA “ORFANI”
 
Per ora sono "affidati" allo zoo dell'Oregon, ma presto questa coppia di puma "orfani" dovrà trovare una nuova sistemazione, probabilmente il Tennessee Chattanooga Zoo. I due fratelli, un maschio e una femmina, sono stati trovati a Missoula, nel Montana, dopo essere stati abbandonati. "I cuccioli sono grandi come dei cani di media taglia - ha spiegato il responsabile dello zoo -. Senza una madre, i piccoli puma non hanno le competenze e le risorse necessarie per sopravvivere. Non a caso, appena arrivati qui, hanno mangiato voracemente tutta la notte".
VIDEO
http://www.tgcom24.mediaset.it/animali/videodallarete/1002195/usa-una-nuova-casa-per-i-due-puma-orfani.shtml
 
LA REPUBBLICA
5 FEBBRAIO 2013 
 
Animali consenzienti
 
Il  Bundesrat, la camera che rappresenta la federazione tedesca, venerdì scorso ha approvato una legge  che proibisce “l’uso di animali per attività sessuali”  e dispone una multa di 25.000 euro a chi la infrangerà. Si è arrivati alla norma dopo una serrata campagna degli animalisti e proteste di gruppi come il  “Compromesso zoofilo per la chiarezza e la tolleranza” di Michael Kiok.  Il signor Kiok non fa mistero della sua appassionata relazione amorosa con la sua cagna, un pastore tedesco di sette anni.
Kiok si è battuto tanto per ribadire che la proibizione della zoofilia è contraria a uno stato di diritto e ha opposto agli animalisti argomenti del tipo “più facile capire gli animali che, per esempio, le donne”. Temo che la povera cagna che vive con Kiok sia, in effetti, un po’ come le donne abusate dagli uomini, persone che sopportano in silenzio senza pretendere di “farsi capire”. Come nel caso di molte donne che ancora subiscono violenze e sopraffazioni, a Kiok piace pensare che la sua cagna sia consenziente. La conclusione è sempre la stessa: chi non è in grado di rispettare gli animali per la loro animalità, non è in grado di rispettare neanche le persone.
 
VIRGILIONEWS
5 FEBBRAIO 2013 

Vivisezione, nei laboratori italiani 4,5 milioni di animali in 5 anni
Solo nel 2012 sacrificati per la ricerca circa 900mila animali tra primati, cani, gatti, topi e altre specie, con un incremento rispetto alle 864mila vittime del 2011.


Quattro milioni e mezzo di animali entrati nei laboratori italiani di ricerca negli ultimi cinque anni,di cui circa 900mila solo nel 2012, con un incremento di alcune migliaia di capi rispetto agli 864mila del 2011.
Queste le
cifre elaborate da Aidaa sulla base dei dati, pubblicati dalla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 5 marzo 2011 (numero 53), relativi alla media degli animali sottoposti a esperimenti nel 2009.

Analizzando i dati dell'ultimo quinquennio, l’associazione ha calcolato che 2.205.000 sono stati ‘sacrificati’ per test definiti di ‘ricerca di base’, 550mila per esperimenti sui farmaci e ben 360mila nei test di tossicità, vale a dire, come sottolinea Aidaa, per testare gli effetti nocivi delle sigarette e di altri prodotti tossici in commercio, compresi detersivi e altre sostanze cancerogene.

Infine 120mila, pari a poco meno del 3%, sono stati impiegati per esperimenti legati allo sviluppo delle diagnosi delle malattie. Tra le altre voci, compaiono test bellici a test secondari, definiti come ‘vari’.

La lista delle specie coinvolte è varia quanto quella degli scopi ‘scientifici’ per cui le loro vite sono state sacrificate, spesso dopo atroci sofferenze: dai primati  ai cani, gatti, topi e ratti, passando per decine di specie di roditori, furetti, uccelli di varie specie ma anche capre, asini e maiali.

Nonostante il 2012 sia stato un anno pieno di soddisfazioni per la lotta contro la vivisezione, con la chiusura di Green Hill, l’allevamento lager di beagle destinati ai laboratori, divenuto il simbolo della battaglia per la fine degli esperimenti, la vittoria finale è ancora lontana.

Una nuova speranza viene dal divieto europeo, che dovrebbe scattare l’11 marzo, di commercializzare in tutta l’Unione i cosmetici testati sugli animali.

 
TISCALI
5 FEBBRAIO 2013
 
Nuova terapia genica restituisce l’udito a topi con sordità congenita
 
La terapia genica ha restituito l'udito e il senso dell'equilibrio ai topi affetti da una rara forma di sordità congenita, nota come sindrome di Usher. Il risultato apre la strada a nuove terapie nell'uomo, che dovrebbero essere somministrate nelle prime fasi dello sviluppo già nell'utero materno. Ad annunciarlo su Nature Medicine sono i ricercatori della Rosalind Franklin University of Medicine and Science vicino a Chicago.
La sindrome di Usher è una rara patologia congenita invalidante - Colpisce una persona su seimila causando la perdita della vista e dell'udito. La sua origine è genetica: molti casi sono riconducibili ad una mutazione del gene USH1C che determina la produzione di una versione troncata di una proteina fondamentale per lo sviluppo dell'orecchio interno, la cosiddetta armonina. Nei topi che portano questa mutazione non si manifesta solo la sordità, ma anche una serie di problematiche legate all'equilibrio che determinano strani comportamenti dell'animale, come lo scuotimento del capo e la tendenza a girare in tondo.
Terapia genica funziona se si interviene precocemente - Grazie alla terapia genica, però, è possibile alleviare questa condizione, a patto di intervenire in modo molto precoce. I ricercatori guidati da Michelle L. Hastings ci sono riusciti iniettando nei topi appena nati alcuni brevi frammenti di Dna (oligonucletodi antisenso) che hanno aumentato la produzione della proteina armonina nella sua versione normale. Una sola iniezione ha consentito di migliorare l'udito alle basse frequenze oltre a correggere i comportamenti anomali legati all'equilibrio. Questi effetti si sono mantenuti per diversi mesi e si sono accompagnati al miglioramento del numero e della struttura delle cellule ciliate , che nell'orecchio trasducono le onde sonore in impulsi nervosi diretti al cervello.
 
TUTTO GREEN
5 FEBBRAIO 2013
 
Mucca pazza, la UE reintroduce le farine animali
 
Dopo l’epidemia della ‘mucca pazza‘ speravamo che non se ne parlasse più. Dodici anni fa il contagio della BSE, l’encefalite spongiforme bovina, fu devastante: 400.000 casi di bovini infettati nel mondo e 210 morti per la variante umana, di cui 2 furono registrati anche in Italia. Per questo, nel 2001, la UE vietò l’uso di farine di origine animale come mangime per gli animali, soprattutto per i ruminanti, e avviò un programma di eradicazione che prevedeva l’abbattimento preventivo di oltre 4 milioni di bovini. Dal 1 gennaio 2013 l’Unione Europea ha riammesso le proteine animali trasformate (le cosiddette PAT) nell’alimentazione degli animali non ruminanti. Così saranno di nuovo parte del pasto per maiali, polli, conigli e pesci da allevamento, mentre resta in piedi il divieto di somministrare PA T ai ruminanti.
E’ opinione degli scienziati e di diversi istituti nazionali di alimentazione che la variante del morbo di Creutzfeld-Jakobs, diagnosticato nel 1986 ma che ha fatto registrare decessi anche nelle ultime stagioni, sia stata generata dall’utilizzo di carcasse infette per produrre farine animali, e non dal fatto di forzare la natura di animali erbivori. Sembrerebbe colpa di farine infette, dunque, e non di tutte le farine animali. E per rafforzare questa tesi, si segnala come oggi le carni provenienti dal Sudamerica già contengano proteine animali.
Superando un divieto severo applicato in tutta l’UE per oltre 10 anni allo scopo di inibire la diffusione del morbo, sia nella sua variante umana che animale, i capi di bestiame europei torneranno a essere nutriti con alcuni tipi di farine animali, prodotte con scarti di macelleria, osservando alcuni limiti.
Non si potranno offrire mangimi fatti con animali della stessa specie per evitare il cannibalismo, per il timore di possibili mutazioni genetiche pericolose anche per l’essere umano. Inoltre, tali farine saranno strettamente tracciate, al fine di identificare l’origine delle proteine nei mangimi. E per evitare passaggi ad altre specie, si organizzeranno test simili a quelli che si fanno per individuare l’introduzione di prodotti geneticamente modificati.
C’è da fidarsi?
 
GEA PRESS
6 FEBBRAIO 2013
 
Green Hill – richiesta la documentazione veterinaria sui cani
Intanto, a giorni, la Cassazione deciderà sul sequestro probatorio.
 
I legali di Green Hill potrebbero essere tornati in possesso della documentazione inerente i cani sequestrati nel luglio scorso. Documentazione allora prelevata dagli inquirenti a seguito dell’intervento disposto dalla Procura della Repubblica di Brescia. La richiesta, secondo indiscrezioni pervenute a GeaPress, parrebbe essere stata evasa.
Si tratterebbe in modo particolare delle vecchie schede veterinarie ed altri documenti tecnici. Materiale già acquisito dagli inquirenti e che andava comunque restituito. Qualche perplessità ha però suscitato la tempistica. Non in coincidenza del processo, la cui data è ancora da stabilire. Piuttosto con il prossimo appuntamento romano del 21 febbraio quando, presso la Corte di Cassazione si discuterà sulla possibilità di mantenere oppure no, il sequestro probatorio sui cani. Il tutto, ovviamente, dietro ricorso dell’azienda di Montichiari (BS).
Inoltre, in questi giorni, alcuni detentori dei beagle di Green Hill, sono stati contattati dagli affidatari. La richiesta, in questo caso, riguarderebbe le cartelle o altra documentazione veterinaria maturata dopo il contratto stipulato tra gli affidatari LAV e Legambiente e le centinaia di persone che hanno avuto concesso il possesso dei cani. Ricordiamo che tecnicamente, nei rapporti con la Procura della Repubblica di Brescia, sono riconosciute solo LAV e Legambiente. Saranno loro, nella malaugurata ipotesi (almeno dal punto di vista degli animalisti) dovesse decadere il sequestro probatorio, a rispondere, almeno in prima istanza, alle evenutali rivalse di Green Hill.
In azienda, intanto, sarebbero stati notati alcuni movimenti. Interventi che potrebbero riguardare il sistema di sorveglianza. Ricordiamo che l’azienda dovrebbe ancora essere in possesso dell’autorizzazione rilasciata dal Comune di Montichiari. Il sequestro preventivo è, inoltre, decaduto a seguito del ricorso presentato dai legali di Green Hill al Tribunale del Riesame. Ricorso al quale il PM si è opposto ricorrendo a sua volta in Cassazione.
Dunque una situazione ancora molto fluida ed incerta. Anche in previsione dell’importante appuntamento circa il ricorso di Green Hill in Cassazione, il prossimo 16 febbraio è stata indetta a Montichiari una manifestazione animalista.
 
NEL CUORE.ORG
6 FEBBRAIO 2013
 
L'ASTORE FERITO A PAVIA: ULTIMA VITTIMA DELLA STAGIONE VENATORIA
La Lipu: "Quest'anno 95 i rapaci recuperati"
 
Bastavano poche ore e avrebbe continuato a volare indisturbato: nell'ultima giornata di stagione venatoria, a poche ore dal "fischio" finale, una scarica di pallini l'ha colpito, provocandogli fratture a entrambe le ali e, forse, condannandolo per sempre in una voliera.
Non aveva nemmeno un anno il giovane (e raro) astore trovato ferito giovedi scorso da un agricoltore nel piccolo comune di Ottobiano (Pavia), in Lomellina, consegnato alle guardie provinciali di Pavia e infine ricoverato d'urgenza al Centro recupero fauna selvatica della LIPU "La Fagiana", a Pontevecchio di Magenta (MI).
L'animale, sottoposto a una radiografia, aveva gravi fratture a entrambe le ali, provocate da numerosi pallini. Un caso che il Centro LIPU ha subito giudicato disperato, mentre è tanta la rabbia per quanto accaduto a poche ore dalla chiusura della caccia e ai danni di u na specie definita rara a livello nazionale. Per il futuro del giovane astore si aprono molte incognite: non si sa se potrà recuperare dopo le cure medico-chirurgiche e tornare a volare.
L'astore (un rapace dalle dimensioni simili alla più comune poiana) è presente in Italia con sole 500/800 coppie nidificanti. Il suo habitat riproduttivo è rappresentato da boschi di collina e montagna, mentre in inverno qualche esemplare (come quello ferito nel pavese) scende in pianura alla ricerca di prede.
La vicenda dell'astore di Pavia non è che una, purtroppo, delle tante che in questa stagione venatoria appena conclusa ha colpito duramente i rapaci, specie superprotette dalla legge italiana e dalle Convenzioni internazionali, animali che i centri recupero della LIPU hanno cercato, per quanto possibile, di curare e salvare.
Il bilancio della stagione è a dir poco tragico: dal 1° settembre 2012, primo giorno di preapertura della caccia, al 31 gennaio 2013 ( giorno di chiusura nella gran parte delle Regioni), ben 95 rapaci sono stati abbattuti a fucilate e ricoverati nei centri LIPU (appartenenti a rapaci diurni quali, aquila minore, biancone, falco palude, gheppio, lodolaio, poiana, sparviere, falco pellegrino falco pecchiaiolo, smeriglio e notturni quali allocco, gufo comune, gufo di palude e civetta): 43 sono deceduti (pari al 45% del totale), 36 sono attualmente in cura mentre i più "fortunati" (9) sono già stati liberati."Questo ultimo inquietante episodio – dichiara Fulvio Mamone Capria, presidente LIPU – e i dati finali dei rapaci impallinati nei nostri centri confermano l'urgenza di un Piano nazionale antibracconaggio che attribuisca maggiori fondi alle forze dell'ordine, in primis il Corpo forestale dello Stato, e l'avvio di una seria modifica alla 157/92 che preveda, almeno raddoppiandole, le sanzioni sostanziali ai bracconieri".
"Lo abbiamo chiesto nelle nostre proposte ai candidati premier e l o ribadiamo oggi, di fronte a questo ennesimo e sciagurato sfregio alla natura – prosegue il presidente LIPU - Ma serve anche, finalmente, un intervento a sostegno dei centri recupero, che operano con abnegazione ma con pochissime risorse e insufficiente supporto da parte delle amministrazioni.
 
IL TIRRENO LIVORNO
6 FEBBRAIO 2013
 
Va al circo e la giraffa la colpisce in testa
 
«Mi ha dato una musata e mi ha fatto cadere, ora chiederò i danni». Vittima una mamma che era andata a portare i suoi due bimbi a vedere gli animali
«Ero con i miei figli al circo a guardare gli animali quando una giraffa ha chinato il collo verso di me e improvvisamente mi ha colpito alla testa con il muso. Io sono caduta e per alcuni secondi ho visto solo nero. Per fortuna sono riuscita a mettere al sicuro i miei bimbi. Ora chiederò i danni al circo».
Incredibile ma vero. A parlare è Valeria Neri, 36 anni, madre di due bambini e protagonista di una brutta avventura al circo Medrano a Porta a terra, nei giorni scorsi.
Assistita dall’avvocato Francesco Atzeni, ora la donna farà causa al circo. «Chiederemo i danni, circa 5mila euro» spiega l’avvocato.
La donna racconta che le recinzione dell’animale era troppo bassa: «Se fosse stata più alta non sarebbe successo - dice la donna - non mi spiego infatti come sia stato possibile che la giraffa abbia allungato il collo fino a colpirmi in quel modo: sono un metro e sessanta, mica una watussa!». La donna è ancora in convalescenza: «Ora riesco a riderci un po’ su, ma me lo sono vista brutta. Traumi cranico e toracico più tutte le conseguenze. E poi i bimbi piangevano... E cosa poteva succedere se la giraffa avesse colpito loro invece che me? La mia bimba l'ha sfiorata...».
 
CANICATTI’ WEB
6 FEBBRAIO 2013
 
Sicilia, cani e gatti alla prova del fisco: allarme per le spese veterinarie
 
Il fisco a partire da quest’anno interesserà anche i nostri amici animali. Nel nuovo redditometro infatti ci sono finite anche le spese veterinarie degli animali d’affezione. Questo significa che a cadere sotto la lente d’ingrandimento del cosiddetto accertamento sintetico ci sono anche le spese che riguardano la cura, la sicurezza e il benessere del proprio animale domestico: controlli e visite dal veterinario, microchippatura, vaccini, farmaci e tutti gli altri costi legati alla salute dei nostri cuccioli. A preoccuparsi, oltre ai proprietari, sono soprattutto i veterinari, che avvertono come l’inserimento di questo tipo di spese possa rappresentare un disincentivo alla cura e alla tutela degli animali, in particolare per chi decide di adottare un randagio. «C’è il rischio – spiega Luisa Li Vecchi, veterinario e vicepresidente dell’Ordine dei Veterinari di Palermo – che si finisca con il tassare magari chi decide di adottare più cagnolini randagi. Se invece di aiutare queste persone, le si tassa. Se possedere un cane o un gatto oggi è considerato un lusso, in molti ci penseranno due volte prima di prendersi questa responsabilità». «Certo – specifica la vicepresidente – si possono fare anche le opportune distinzioni. Ci sono delle razze che potremmo definire “di lusso”, ma riguardano solo quei cani che partecipano a concorsi o premi internazionali. E non è certo il caso di tutti i proprietari. La maggior parte, a Palermo per esempio, ha un reddito medio e i costi sostenuti per il proprio animale non sono lusso, ma sacrifici».
E poi c’è l’altra faccia della medaglia: potrebbe verificarsi il rischio di non dichiarare le spese sostenute e questo significa anche meno controlli in termini di qualità dell’assistenza medica per i pazienti a quattrozampe. «Se io so che vengo tassato, magari neanche richiedo la fattura – aggiunge la dottoressa Li Vecchi – quindi bisogna fare attenzione». E proprio un caso del genere è accaduto davvero: un uomo ha deciso di non far inserire il microchip ai suoi cuccioli, perché altrimenti avrebbe dovuto riconoscere tutte le spese veterinarie sostenute per loro. L’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani) ha preso una posizione di fronte a questa misura, promuovendo una petizione, chiusasi il 31 gennaio, superando le 50 mila firme richieste, attraverso la quale si chiede «di togliere le spese veterinarie dal redditometro; che vengano esentate dall’iva le prestazioni di prevenzione e tutela della salute pubblica, come vaccini o microchip e che venga mantenuta la detraibilità delle spese veterinarie», è quanto si legge nel testo d ella petizione. Tra l’Iva che &egra ve; attualmente al 22 per cento e redditometro, aggiungono dall’Anmvi, «gli effetti più deleteri li pagherà ancora lo Stato: meno prevenzione e randagismo fuori controllo».
Eccessivi allarmismi però non sono del tutto reali: «Sicuramente – chiarisce Luisa Li Vecchi – non possiamo dire che favorisce gli abbandoni, perché in ogni caso chi abbandona i cani, purtroppo, continuerà a farlo, indipendentemente dai costi sanitari». Ad essere compromessa, invece, potrebbe essere l’attenzione alla prevenzione della salute degli animali domestici: «L’effetto più preoccupante riguarda le cure e i controlli preventivi per risparmiare ed evitare costi in più». Per i nostri amici a quattrozampe insomma c’è il rischio che si affrontino solo le spese per le cure indispensabili.
 
CORRIERE DELLA SERA
6 FEBBRAIO 2013
 
IL RAPPORTO EURISPES
Più della metà delle famiglie ha animali in casa
Aumentano i proprietari di cani e gatti, sono il 55,6% degli italiani. E per loro si spendono anche 300 euro al mese
 
Animali domestici, passione degli italiani. Più della metà delle famiglie del Belpaese (il 55,3%), infatti, ha in casa uno o più «pet», un dato in netta crescita rispetto al 2012 quando la percentuale si attestava al 41,7% (+13,6 punti). È quanto emerge dal Rapporto Italia 2013 che l'Eurispes ha presentato nei giorni scorsi a Roma.
PRIMA IL CANE - L'animale più diffuso nelle case degli italiani è il migliore amico dell'uomo, il cane, presente nelle dimore del 55,6% degli italiani, seguito al secondo posto dal gatto (49,7%). E se il 46,7% di chi possiede un animale riesce a sopperire ai bisogni dei cuccioli con meno di 30 euro al mese, quasi un terzo del campione (il 32,7%) spende invece per il sostentamento dei propri animali domestici da 30 a 50 euro al mese e il 13,6% da 51 a 100 euro. Il 4,9% li coccola e li accudisce al meglio, viziandoli anche un pò, spendendo da 101 a 200 euro al mese; lo 0,7% affronta una spesa che varia da 201 a 300 euro mensili e l'1,4% destina più di 300 euro delle proprie risorse economiche al proprio beniamino.
IL CONFRONTO - Confrontando i risultati della rilevazione dello scorso anno, si scopre che sono aumentati di 3,5 punti percentuali gli italiani che hanno in casa un solo animale, passando dal 29,8% dello scorso anno al 33,3% del 2013. L'aumento risulta ancora più consistente, quasi il doppio rispetto al 2012, se si considera il caso di chi ha più di un animale all'interno del proprio nucleo familiare, passando dall'11,9% dell'anno appena trascorso al 22% del 2013, con una differenza di 10,1 punti percentuale.
LE SPESE - Nella maggior parte dei casi (52,6%) la spesa per l'alimentazione degli animali si attesta meno di 30 euro al mese; nel 31,6% dei casi varia dai 30 a 50 euro. L'11% dei proprietari spende invece da 51 a 100 euro, il 3,5% da 101 a 200 euro, lo 0,2% da 201 a 300 euro e l'1,1% più di 300 euro al mese. Prendendo in considerazione un arco temporale non più mensile ma annuale, scopriamo che la maggior parte di chi ha un animale in casa spende meno di 100 euro l'anno per veterinari e medicinali (63,8%), il 24,3% spende da 101 a 200 euro, il 7,7% da 201 a 300 euro e il 4,2% più di 300 euro. La toelettatura dei propri animali può essere affidata a centri specializzati, ma avviene spesso che gli stessi proprietari decidano di occuparsene in prima persona. Quest'ultima è la scelta preferita dal 65,2% che afferma di non spendere nulla pe r la toletta dei propri anima li. Il 34,8% invece si rivolge a specialisti per le operazioni necessarie alla corretta pulizia dei propri cuccioli: il 19,3% lo fa spendendo fino a 50 euro l'anno, il 10% spendendo da 51 a 100 euro, il 3% da 101 a 150 euro e il 2,4% oltre i 150 euro di budget. La vanità degli esseri umani coinvolge anche gli animali per mano dei loro padroni. Ed ecco che per rendere i loro amici animali più fashion si acquistano gadget pensati esclusivamente per loro: il 34,7% spende fino a 50 euro l'anno per l'acquisto di abitini, collari e accessori; il 6,3% spende da 51 a 100 euro, l'1,6% rispettivamente da 101 a 150 euro e più di 150 euro, mentre il 55,8% fa volentieri a meno di questi acquisti.
 
EXPRESS NEWS
5 FEBBRAIO 2013
 
Gazzelle libiche a rischio estinzione dopo la caduta di Gheddafi
 
Durante il regime sanguinario del leader Muammar, questi animali erano in una certa misura tutelati, ma ora secondo gli attivisti per l’ambiente locali la situazione sta precipitando.
I cacciatori, come al solito, sostengono che si tratta di un modo come un altro per poter mangiare, ma non è così, si uccide solo per scopi ludici, per il divertimento di questi esseri senza scrupoli.
VIDEO
http://www.express-news.it/2013/02/05/gazzelle-libiche-a-rischio-estinzione-dopo-la-caduta-di-gheddafi/ 
 
HUFFINGTON POST
5 FEBBRAIO 2013
 
I dubbi sulla vivisezione

Erica Vecchione

 
Il 18 e il 19 gennaio scorsi sono stati i giorni del No Harlan Global Day, un insieme di manifestazioni congiunte in sei paesi (Italia, Francia, Inghilterra, Israele, Croazia e Slovenia) e in diciannove città, contro la multinazionale americana che si occupa di allevamenti e laboratori per la vivisezione, specializzata nella creazione di varietà di roditori modificate geneticamente.
Una delle sedi è a Correzzana (MB), uno dei pochi stabilimenti in Italia dove vengono tenuti in quarantena gli animali da vivisezione.
Le manifestazioni dei giorni scorsi cavalcano l'ondata di entusiasmo per il recente successo dei coordinamenti e associazioni antivivizioniste, legato alla liberazione dall'allevamento intensivo Green Hill di Montichiari (BS) di 2.500 cani beagle ed al suo temporaneo sequestro, per merito anche di una mobilitazione pubblica senza precedenti.
Attraverso le immagini dei beagle stabulati nelle gabbie dell'allevamento - grazie anche al servizio di Striscia la Notizia - e ad un inaspettato interesse della società civile, si è infiammato in Italia il dibattito sulla vivisezione.
La vivisezione o sperimentazione animale - metodo di studio e ricerca mediante operazioni su animali vivi - è di legge l'unica forma per testare qualsiasi prodotto che verrà poi a contatto con l'essere umano. La vivisezione tuttavia non viene solamente utilizzata nel testare farmaci, ma anche cosmetici, profumi, detersivi, inchiostri, gas tossici, armi batteriologiche, e molto altro.
Per i detrattori della vivisezione, questa tecnica di sperimentazione è fondamentalmente immorale. A scimmie e gatti nei laboratori vengono strappati gli occhi o estirpata la calotta cranica per inserirvi elettrodi nel cervello, ai cani viene aperto il ventre per stimolare ostruzioni intenstinali, vengono rotte ossa o perforate mascelle. Nel campo della cosmesi, è ancora in uso il Draize Test - inventato durante la seconda guerra mondiale - mediante il quale si spalma il cosmetico negli occhi di conigli, immobilizzati per diversi giorni.
Secondo i dati forniti dalla Gran Bretagna, nel 70% dei casi, agli animali non viene somministrata alcun tipo di anestesia né analgesico. In Europa muoiono ogni anno dodici milioni di animali nei laboratori di ricerca. La vivisezione però non desta dubbi solo di carattere etico, ma anche a livello scientifico. Lo scopo della vivisezione è quello di fornire preventivamente dati utili alla tutela della salute dell'uomo, tuttavia, in molti casi i risultati dei test hanno fornito dati completamente errati quando si è trattato della salute umana.
Solo su un animale - il porcellino d'India - la diossina risultava tossica. Il benzene, componenete chimico industriale la cui esposizione provoca la leucemia negli esseri umani, non fu ritirato dal commercio in quanto superò brillantemente gli esperimenti sui topi. Anche per l'amianto, non si riuscì mai a produrre in laboratorio il cancro sugli animali, che ciò nonostante provocava sulle persone.
Per vent'anni il fumo di sigaretta non fu considerato cancerogeno poichè non si riusciva a causare il cancro nei cani e nelle scimmie. Al contrario, la penicillina e l'aspirina sono mortali per gli animali ma hanno effetti benfici sugli esseri umani. Il cortisone, tossico per gli embrioni di tutte le specie, non lo è per quella umana.
Quel che emerge da sempre più punti di vista, anche all'interno del mondo scientifico, è che non si possa stabilire a priori la specie animale più simile alla nostra; nemmeno gli scimpanzè, che condividono con noi il 99% del Dna, possono essere considerati uguali.
Il test sull'animale può fornire un modello di paragone a posteriori, ma non riesce ad essere un efficace metodo predittivo. Utilizzare animali per la ricerca - testando i prodotti sulle vere cavie, gli esseri umani - ha storicamente provocato danni enormi alla salute dell'uomo e continua tutt'ora a procurarne.
Nei soli Stati Uniti, ogni anno muoiono 100.000 persone a causa di reazioni avverse ai farmaci (è la quinta causa di morte) ed ogni anno, nel mondo, più del 51% dei farmaci immessi sul mercato vengono ritirati poiché rivelatisi tossici o mortali per la salute.
La vivisezione lascia perplessi nei dati di affidabilità: i 4/5 dei test che hanno superato la sperimentazione animale, non passano invece la sperimentazione umana (per commercializzare un farmaco bisogna per legge sperimentarlo prima sull'uomo). Del 20% che passa, il 51% viene poi ritirato a causa di gravi effetti collaterali; quindi, in definitiva, il 90% delle sperimentazioni animali fallisce lo scopo che si era prefissa. Un altro dubbio sull'utilità stessa della vivisezione è che patologie indotte artificialmente su un animale non hanno le stesse caratteristiche di quelle insorte spontaneamente sull'uomo.
La vivisezione è una macchina ad uso di multinazionali potenti e poco propense ad un repentino cambio di rotta poiché gli permette con facilità (la sperimentazione animale non è sottoposta ai rigori della validazione imposta ad altri metodi alternativi in vitro) l'introduzione sul mercato di prodotti chimici che garantiscono ingenti profitti. Inoltre, in un processo per danno da farmaco, le aziende possono sempre dimostrare che il farmaco non aveva segnalato danni collaterali all'animale.
Come può comportarsi chi è contrario alla vivisezione?
La legge (n° 416 del 1993) garantisce a studenti e lavoratori il diritto di obiezione di coscienza per motivi etici; di fatto però è quasi impossibile per uno studente avvalersi di questa facoltà ed inoltre le università non forniscono quasi mai laboratori didattici alternativi.
Inoltre, la vivisezione consente una strada accelerata verso la carriera, permettendo di pubblicare con maggiore velocità le proprie ricerche: cambiando solo una variabile dell'esperimento (sesso o età dell'animale), si può presentare una nuova pubblicazione.
Ad oggi, rimane la vivisezione l'unica risorsa per il progresso medico-scientifico?
Sono in molti ormai a sostenere che esistano metodi alternativi - non solo più predittivi della sperimentazione animale ma più veloci ed economici - come le colture cellulari in vitro (in questo caso la materia prima arriverebbe gratuitamente dalle sale operatorie, ad esempio la placenta) oppure la ricerca sulle cellule staminali.
I promotori della vivisezione spesso domandano se sia meglio "sacrificare un animale o un bambino"; ma forse sarebbe da chiedersi se non avesse ragione Einstein nel sostenere, a riguardo, che "nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni".
 
QUOTIDIANO SANITA’
6 FEBBRAIO 2013
 
Roma. Nas sequestrano oltre 100 animali maltrattati e in stato d’abbandono
L’operazione è nata da un esposto dell’associazione ”Italian Horse Protection” che segnalava la presenza di numerosi equidi, versanti in stato di incuria ed in pessime condizioni di salute, detenuti all’interno di terreni della provincia egestiti tutti dalla stessa persona che è stata denunciata oltre che per maltrattamento ed abbandono anche per ricettazione.
 
I Carabinieri del NAS di Roma, in seguito ad una serie di accertamenti, hanno denunciato una persona per aver detenuto numerosi cavalli ed equidi in condizioni di maltrattamento ed abbandono. L’operazione è nata da un esposto, trasmesso dall’associazione”Italian Horse Protection” che si occupa di tutela e protezione di cavalli, che segnalava la presenza di numerosi equidi, versanti in stato di incuria ed in pessime condizioni di salute, detenuti all’interno di terreni della provincia di Roma, gestiti tutti dalla stessa persona.
Immediatamente attivatisi, militari del NAS della capitale e personale veterinario della Task Force per la tutela degli animali istituita presso il Ministero della Salute, in collaborazione con i Carabinieri dell’Arma Territoriale, effettuavano una serie di sopralluoghi sui terreni dove erano stati rinchiusi gli animali, accertando l’effettivo stato di estremo abbandono e di maltrattamento da parte del c.d. “allevatore”.
In particolare, i capi (cavalli ed alcuni tra asini, muli e pony) sottoposti alle rigide temperature invernali avevano le zampe immerse nel fango, erano per lo più in evidente stato di sofferenza e di deperimento e presentavano segni di denutrizione. Inoltre, laddove presenti, gli improvvisati contenitori utilizzati per l’abbeveraggio erano vuoti o con scarsa acqua piovana peraltro stagnante.
La situazione ha reso necessario il trasferimento di alcuni animali presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Perugia per le cure urgenti.
Inoltre i capi, tutti in pessime condizioni igienico - sanitarie, erano per lo più privi di microchip di identificazione, ed almeno due venivano riconosciuti come propri dalla titolare di un’azienda agricola della provincia di Frosinone, che ne aveva denunciato la scomparsa.
Inoltre, in alcuni dei terreni dove erano rinchiusi veniva riscontrata la presenza di rifiuti e materiali di risulta, nonché di numerose carcasse ed ossa di animali, presumibilmente morti a causa dei maltrattamenti subiti e non correttamente smaltiti. Diversi capi venivano inoltre rinvenuti mentre vagavano per le vie attigue ai terreni dove erano rinchiusi, con pericolo per la loro incolumità e di quella degli utenti della strada.
L’indagine, tuttora in corso e coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Velletri che ha disposto la perquisizione di tutti i terreni nella disponibilità del responsabile, al momento ha consentito di sottrarre ai maltrattamenti oltre 100 equidi, che sono stati sequestrati ed affidati in custodia ad un’azienda agricola del frusinate che si occuperà della loro cura e del corretto allevamento.
Il detentore degli animali è stato denunciato, oltre che per maltrattamento ed abbandono degli animali, anche per ricettazione.
 
LA ZAMPA.IT
6 FEBBRAIO 2013
 
Roma, sequestro di cavalli, pony e asini maltrattati
 
Oltre 100 equidi tra cavalli, asini, muli e pony maltrattati ed in stato di abbandono sono stati sequestrati da carabinieri del Nas e personale del Ministero della Salute in un allevamento in provincia di Roma. Denunciato un uomo per maltrattamento ed abbandono degli animali e ricettazione.
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http://www.lastampa.it/2013/02/06/multimedia/societa/lazampa/roma-sequestro-di-cavalli-pony-e-asini-maltrattati-ms9YFeTMeS04P0EAWvpEIK/pagina.html
 
NEL CUORE.ORG
6 FEBBRAIO 2013
 
CAVALLI E ASINI ABBANDONATI A ROMA: ALLEVATORE DENUNCIATO
"Gli animali costretti a vivere tra i rifiuti e al freddo"
 
Teneva cavalli, asini, muli e pony maltrattatati e abbandonati. Per questo motivo i carabinieri del Nas di Roma hanno denunciato un allevatore. L'operazione è nata da un esposto dell'associazione "Italian Horse Protection" che segnalava la presenza di animali in stato d'incuria e in pessime condizioni di salute, in terreni della provincia di Roma gestiti tutti dalla stessa persona. I militari delll'Arma e i veterinari della task force per la tutela degli animali istituita dal ministero della Salute hanno fatto una serie di sopralluoghi sui terreni dove erano stati rinchiusi gli animali, accertando la situazione molto critica.
Gli animali, costretti a stare al freddo - scrive la Repubblica Roma - avevano le zampe immerse nel fango. E non solo: erano chiaramente sofferenti e deperiti, oltra a presentare segni di denutrizione. Vuoti o quasi i contenitori utili zzati per l'acqua.
Alcuni animali sono stati trasferiti alla facoltà di Medicina veterinaria dell'università di Perugia per le cure più urgenti. Le povere bestiole, tutte in pessime condizioni igienico-sanitarie, erano per lo più prive di microchip di identificazione. Almeno due capi erano di proprietà dalla titolare di un'azienda agricola della provincia di Frosinone che ne aveva denunciato la scomparsa.
E non finisce qui. In alcuni dei terreni dove erano rinchiusi sono stati trovati anche rifiuti e materiali di risulta, oltre che numerose carcasse e ossa di animali. Diversi animali sono stati sorpresi a vagare per le vie vicine, con pericolo per la loro incolumità e di quella degli automobilisti.
L'indagine, tuttora in corso e coordinata dalla Procura di Velletri che ha disposto la perquisizione di tutti gli appezzamenti di terra, al momento ha sottratto ai maltrattamenti oltre 100 e quindi, sequestrati e affidati in custodia a un'azienda agricola del frusinate che si occuperà della loro cura. L'uomo che teneva "prigionieri" gli animali è stato denunciato, oltre che per maltrattamento e abbandono degli animali, anche per ricettazione.
 
IL MATTINO
6 FEBBRAIO 2013
 
Capua (CE), cani stipati negli spogliatoi abbandonati: blitz di Asl e Forestale
Erano stati lasciati in una struttura sportiva ormai in disuso in condizioni igienico-sanitarie pessime
 
Capua (CE) - Diversi cani stipati in due spogliatoi di una struttura sportiva in via Parisi a Capua, accucciati all'interno dei locali da tempo in disuso, alle spalle del parco residenziale Viribus Unitis.
Questa mattina il blitz del Corpo forestale dello Stato, con la collaborazione della polizia municipale e personale del servizio veterinario del'Asl, che ha verificato la presenza di diversi cani di media e grossa taglia. La struttura, affidata dall'attuale amministrazione comunale a un'associazione di volontariato onlus, facente capo a un educatore cinofilo, la cui posizione è tuttora al vaglio degli investigatori, era stata fino a ieri impiegata per la custodia e l'addestramento degli amici a quattro zampe.
Nonostante gli animali non siano apparsi deperiti, gli operatori della Forestale di Caserta hanno accertato al cune irregolarità, con particolare riguardo alle pessime condizioni igienico-sanitarie in cui erano costretti a vivere i cani, rinchiusi in stanze anguste.
A far scattare l'operazione, una segnalazione di alcuni residenti del posto, infastiditi dal continuo abbaiare degli animali, soprattutto nelle ore notturne.
 
LA PROVINCIA DI COMO
6 FEBBRAIO 2013
 
Avvelenati due cani a Saronno
La sezione Enpa sporge denuncia
 
SARONNO (VA) - Due cani avvelenati nel quartiere Matteotti. È successo in un'area verde molto centrale e adesso l'Enpa (Ente nazionale per la protezione degli aninmali) ha lanciato l'allarme, invitando a fare attenzione non solo ai quattrozampe, ma anche ai bimbi che frequentano il parco.Un pechinese ed un meticcio di piccola taglia, tenuti regolarmente al guinzaglio dal proprietario, si sono concessi una passeggiata nel parco di via Don Minzoni, dove hanno leccato una sostanza buttata nell'erba. «Non sappiamo esattamente di che cosa si tratti. La sua presenza ci è stata segnalata dal proprietario dei due sfortunati animali» - spiega Evi Mibelli, portavoce della sezione saronnese dell'Enpa - «È stata sparsa nell'area verde che si trova al centro del rione Matteotti. Uno spazio molto frequentato da bambini, ma anche da diversi saronnesi con I propri cani. Il sospetto è che a qualcuno diano fastidio e che quel qualcuno abbia deciso di ricorrere al veleno per scoraggiare i proprietari dal portare lì i propri animali. Con il risultato di mettere a rischio non solo la vita dei quattrozampe, ma anche e soprattutto quella dei bimbi che nel parco vanno a giocare e potrebbero entrare in contatto con la sostanza».La sua pericolosità è stata confermata dal fatto che i due cani sono stati ricoverati d'urgenza, dopo poche ore dall'ingestione, in una clinica veterinaria e tenuti in osservazione per un paio di giorni, fino a scongiurato pericolo. A fronte del rischio per gli animali e soprattutto per i bambini, l'Enpa ha presentato una denuncia ai carabinieri.
 
LA NUOVA VENEZIA
6 FEBBRAIO 2013
 
I due cuccioli salvati sono spariti di nuovo
 
MIRA (VE) - I due cagnolini scoperti lunedì nel nascondiglio di un furgone e destinati al traffico illegale di animali, sono stati riconsegnati proprio al “corriere” cui erano stati sequestrati, dopo che ha pagato 1200 euro per riaverli. Insorgono le associazioni ambientaliste e animaliste che ritengono la decisione assurda. Il salvataggio temporaneo dei due cuccioli era arrivato lunedì mattina lungo la Romea quando una pattuglia di vigili aveva sentito dei guaiti e lamenti da un furgone rumeno. Gli agenti hanno hanno scoperto una modifica al veicolo, che aveva portato alla creazione di un nascondiglio. Da lì sono saltati fuori due splendidi cuccioli di razza “Sharpei”. L’autista, ha tentato di spiegare che li doveva vendere ma non ha risposto alle domande sul perché fossero segregati nel nascondiglio. I due cani, n on avevano né microchip, né documentazione. Gli agenti hanno contestato il “trasporto non conforme di animali da compagnia”, dando 1200 euro di multa. I cani sono rimasti per un po’ con i vigili e stavano per essere inviati a un canile ma poi la polizia municipale ha dovuto riconsegnarli dietro il pagamento della multa. «Avremo voluto portare avanti il sequestro dei due cani», dice il comandante dei vigili, Mauro Rizzi, «ma la legge ce lo impediva. Il traffico illegale di animali si configura con più di 5 esemplari e nel furgone ce n’erano solo due. I compagni di viaggio del rumeno che si è dichiarato proprietario hanno detto che i cani erano di sua proprietà e pagata la multa di 1200 euro, non potevamo trattenerli». Il presunto proprietario ha pagato in contanti e con bancomat, dicendo che erano suoi, evidentemente dopo essere stato istruito al telefono da “qualcuno” abile con le leggi e che quei cani li voleva a tutti i costi. Gli agenti non hanno potuto fare nulla e, con la morte nel cuore, li hanno dovuti riconsegnare. Dopo l’articolo della Nuova in comando erano arrivate decine di telefonate per poterli adottare. Lo stesso comandante dei vigili urbani ammette «Se si fosse potuto quei due cagnolini li avrei tenuti con me» . Ma intanto i due cuccioli sono riparti con i rumeni , senza che nessuno possa garantire quello che succederà loro. «Assurdo», dice l’ex consigliere dei Verdi Francesco Vendramin, «che gli animali non possano essere trattenuto un po’ di tempo in più per poter verificare chi siano le persone che li avevano relegati nel sottofondo di un’auto». Per Roberto Martano dell’Ente protezione animali) la colpa: «non può essere data ai vigili di Mira che più di altri comandi verificano le condizioni di viaggio degli animali. La questione è che la normativa a volte prevede il sequestro dell’animale e però anche l’affidamento dello stesso al proprietario dietro al pagamento di una multa».
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 FEBBRAIO 2013
 
Hyundai travolge un gregge venti pecore morte sul colpo
 
SASSARI - Ha travolto un gregge di pecore che attraversava la strada al buio e ne ha uccise 20 in un solo colpo. L’incidente si è verificato lunedì sera - poco dopo le 19.30 - all’altezza di Fiume Santo. Un giovane di 22 anni di Stintino, alla guida di una Hyundai Coupe, è rimasto lievemente ferito ma è salvo per miracolo. L’impatto con il gruppo di ovini, infatti, è stato violento, anche a causa dell’elevata velocità. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Porto Torres che hanno eseguito i rilievi per ricostruire la vicenda e accertare le responsabilità. Richiesta anche la collaborazione del Servizio veterinario dell’Asl per il programma relativo all’eliminazione degli animali morti nell’incidente. Il gregge - secondo quanto emerso dalle prime verifiche - è di proprietà di un allevatore di Osilo di 50 anni, e l’attraversamento stradale è stato effettuato a conclusione del pascolo per consentire il rientro all’ovile che è ubicato proprio in quella zona. Al conducente della Hyundai sarà contestata la guida pericolosa e l’eccesso di velocità. Traffico a rilento nella zona dell’incidente fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.
 
LA TRIBUNA DI TREVISO
6 FEBBRAIO 2013
 
Cigno a passeggio in tangenziale: traffico nel caos
 
Treviso - Un grosso cigno attraversa la strada e crea il panico tra gli automobilisti. Sono dovuti intervenire anche i vigili del fuoco per mettere in salvo la bestiola che sembrava decisamente spaventata. È stato un insolito episodio, quello che si è verificato nella mattinata di ieri poco dopo le 8, nei pressi della rotonda della tangenziale a San Giuseppe, a poche centinaia di metri dall'aeroporto Canova. Un cigno, fuggito probabilmente dal vicino parco del Sile, è finito sulla carreggiata rischiando più volte di essere travolto dalle auto in transito. Sul posto per il recupero dell'animale sono intervenuti i vigili del fuoco ed i veterinari del Suem. Nella zona il traffico, durante le operazioni di soccorso al malcapitato cigno, ha subito leggeri rallentamenti. La bestiola, una volta catturata e messa in sicurezza, è stata portata i n un luogo sicuro e lasciata riposare. Per gli automobilisti è invece stato solamente un grande spavento.
 
IL CENTRO
6 FEBBRAIO 2013
 
Ritrova dopo 2 anni il cane sparito

Luca Tomassoni

 
ALBA ADRIATICA (TE) - Notato mentre vagava per Roma, il cagnolino torna a casa dai padroni dopo due anni, quando la speranza di ritrovarlo li stava abbandonando. La bella storia a lieto fine di Apollo, un carlino di sette anni che era scomparso da Alba Adriatica nel 2011 e che era cercato disperatamente dal suo padrone, un noto esponente politico della città, che finalmente lo ha potuto riabbracciare. La notizia della scomparsa del cagnolino risale al maggio 2011, quando il padrone allarmò tutta la città trasmettendo un appello, giunto anche tra le pagine de “Il Centro”, a chiunque lo incontrasse. Nell’appello si prometteva anche una ricompensa in denaro, tanto era l’amore per il carlino che in molti ad Alba conoscevano. Ma nonostante le ricerche, del cagnolino scomparso nei pressi di un autolavaggio di Alba non si è mai saputo più nulla. Nessuno lo aveva incontrato, nessuno aveva notato il carlino tra le vie della città o dei comuni limitrofi. Sono passati quasi due anni da allora e il padrone oramai aveva perso quasi del tutto le speranze di ritrovare l’amico fedele. Poi, qualche giorno fa, come per miracolo, il telefono ha squillato. La chiamata proveniva da un ufficio della Asl di Roma, che comunicava al padrone di aver soccorso il carlino scomparso da Alba. Era stato notato da un passante nella Capitale, che vedendolo debole e infreddolito lo ha portato al pronto soccorso per animali. Lì, grazie al micro-chip istallato prima della scomparsa e del probabile incontro con qualche turista romano che lo ha raccolto nel 2011 e portato con sè, sono riusciti a scoprire il nome del padrone albense, che è subito partito per Roma, per incontrare il passante e riabbracciare il suo Apollo, non prima di aver pagato il riscatto e mantenere la promessa fatta due anni pr ima nella disperazione per la perdita. Apollo ha subito riconosciuto il suo padrone, che adesso si sta prendendo cura di lui per farlo tornare in forze e tornare a giocare e passeggiare insieme, come due amici che, all’improvviso, hanno ritrovato la felicità, tornata grazie ad un insieme di casi fortuiti.
 
CORRIERE DELLA SERA
6 FEBBRAIO 2013
 
LA POLEMICA
«Basta cani alla catena». La proposta di Pd e Verdi divide la Regione
Il progetto di legge per vietare «inutili sofferenze» agli animali domestici. Ma i leghisti attaccano
 
BOLOGNA - Vietato tenere i cani «domestici» alla catena, provoca «inutili sofferenze» a quelli che sono ormai considerati universalmente «membri di famiglia». È la proposta che arriva dai consiglieri regionali dell'Emilia-Romagna Marco Monari (Pd) e Gabriella Meo (Verdi), decisi a modificare le legge regionale sulla tutela degli animali (datata 2005) introducendo il divieto di tenere alla catena gli animali da compagnia e inasprendo le sanzioni per chi disubbidisce. Monari e Meo hanno preparato questo progetto di legge tenendo conto del fatto che agli occhi della società gli animali da compagnia sono ormai «membri della famiglia» e chi li accudisce li considera sempre più spesso come «compagni della propria esistenza, degni di ricevere amore e rispetto».
IL PROGETTO - Il progetto di legge, su cui dovrà decidere viale Aldo Moro, si compone di quattro articoli: eliminare i maltrattamenti e le sofferenze a cui gli animali possono essere sottoposti, definendo meglio la categoria degli «animali da compagnia»; abolire l'uso della catena; regolamentare i ricoveri per gli animali da compagnia e inasprire le sanzioni per chi viola queste nuove disposizioni. Il presupposto da cui partono Monari e Meo è che gli animali che vivono sotto i nostri tetti svolgono «un ruolo positivo per le persone sole bisognose di affetto e compagnia» oltre che «per la stessa salute umana». Ecco perchè, «oltre alla tutela delle loro condizioni igieniche e sanitarie, è necessario sviluppare un maggiore rispetto delle loro caratteristiche comportamentali e del loro benessere», scrivono i due consiglieri nella relazione che accompagna il progetto di legge. A imporre queste modifiche, sostengono Monari e Meo, è una «consapevolezza» che ormai «maturata e diffusa» nella società.
LE OPPOSIZIONI - Ma le critiche non tardano. I primi a gridare allo scandalo sono i leghisti, che da un lato accusano Pd e Sel di essere dei copioni, dall'altro li stigmatizzano per aver escluso dalle protezioni i cani da caccia, da guardia o da tartufo, che meritano tutela quanto Fido. Il progetto di legge di Monari e Meo, scrive in una nota il capogruppo della Lega nord in viale Aldo Moro, Mauro Manfredini, è una «fotocopia» di quello proposto dal consigliere del Carroccio, Stefano Cavalli, il 3 luglio scorso. Ma è incompleto, perchè «non prevede divieti di tenere alla catena cani da caccia, da tartufo, da guardia e altro». Quel progetto, nonostante i mesi passati, non è mai stato discusso in commissione e questo ha spinto un animalista, Davide Battistini, a mettersi in sciopero della fame da capodanno proprio per «ottenere una normativa regionale che vieti di tenere alla catena tutti i cani, siano essi da compagnia, da caccia o da tartufo». Ora, invece, arriva la proposta di Pd e Sel, finalizzata solo a «piantare la propria bandierina di partito». Da Manfredini e Cavalli è giá arrivato un emendamento per «sopperire alle gravi lacune, tendenziose, della maggioranza» e per «appoggiare la battaglia di civiltà di Battistini, che ha messo a rischio la propria salute per la sacrosanta tutela dei diritti degli animali».
 
GEA PRESS
6 FEBBRAIO 2013
 
Regione Emilia Romagna – Cani alla catena: presentato il progetto di legge per porre il divieto (TESTO DISPONIBILE)
La Consigliera Gabriella Meo: chiedo a Davide Battistini di sospendere lo sciopero della fame.
 
La consigliera regionale dei Verdi Gabriella Meo ha depositato una proposta di legge regionale (SCARICA LA PROPOSTA), presentata assieme al capogruppo del PD Marco Monari, per vietare esplicitamente di tenere alla catena i cani e gli altri animali da compagnia.
“Abbiamo raggiunto un accordo con altre forze politiche presenti in Assemblea legislativa – spiega la consigliera Meo – per dare una risposta chiara e urgente a Davide Battistini che dal 1° gennaio di quest’anno è in sciopero della fame a tutela dei diritti degli animali, in ciò sostenuto da tutto il mondo animalista emiliano-romagnolo e non solo.”
Scopo dell’iniziativa è quello di giungere ad un rapido aggiornamento della legge regionale sul benessere animale la quale, ricorda il comunicato della Consigliera Meo, è stata approvata nel 2005 su iniziativa dei Verdi. Poche e stringate modifiche che, oltre ad aumentare le sanzioni per chi non rispetta il benessere degli animali d’affezione, introduce direttamente il divieto di utilizzo “della catena o di qualunque altro strumento di contenzione similare”.
“A questo punto – conclude l’esponente ecologista – chiedo a Davide di sospendere il suo sciopero della fame a salvaguardia innanzi tutto della sua salute e per consentire all’Assemblea legislativa regionale di arrivare all’approvazione di questa nuova norma con i tempi tecnici necessari ai lavori in Commissione e in Aula.”
 
NEL CUORE.ORG
8 FEBBRAIO 2013
 
EMILIA-ROMAGNA, "BASTA CANI ALLA CATENA": LA PROPOSTA ALLA REGIONE
L'idea dei consiglieri Meo (Verdi) e Monari (Pd)
 
Vietare di tenere i cani "domestici" alla catena, partendo dal fatto che provoca per loro "inutili sofferenze". È la proposta lanciata dai consiglieri regionali dell'Emilia-Romagna Marco Monari (Pd) e Gabriella Meo (Verdi), che intendono modificare le legge regionale sulla tutela degli animali (risalente al 2005) introducendo il divieto di tenere alla catena gli animali da compagnia e inasprendo le sanzioni per i trasgressori.
Monari e Meo - scrive il Corriere di Bologna - hanno preparato questo progetto di legge tenendo conto del fatto che gli animali da compagnia vengono considerati da parte di chi li accudisce "membri della famiglia" e "compagni della propria esistenza, degni di ricevere amore e rispetto".
Il progetto di legge, su cui dovrà decidere la Regione, è composto da quattro articoli: eliminare i maltrattamenti e le sofferenze a cui gli animali possono ess ere sottoposti, con una definizione migliore della categoria degli "animali da compagnia"; abolire l'uso della catena; regolamentare i ricoveri per i pets e inasprire le sanzioni per chi trasgredisce le norme. "Oltre alla tutela delle loro condizioni igieniche e sanitarie, è necessario sviluppare un maggiore rispetto delle loro caratteristiche comportamentali e del loro benessere", scrivono i due consiglieri nella relazione che accompagna il progetto di legge.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 FEBBRAIO 2013
 
Al mare con Fido da Cannigione a Porto Cervo
 
ARZACHENA (OT) - Le spiagge Smeralde diventano animal friendly. Da questa estate gli amanti degli animali potranno godersi il sole insieme con i loro amici a quattro zampe. La giunta Ragnedda ha deliberato i tre lidi in cui Fido avrà diritto di tuffarsi: Lu Postu a Baja Sardinia, La Sciumara a Cannigione e Porto Liccia a Porto Cervo. Prima dell'inizio della stagione il consiglio comunale sarà chiamato ad approvare il regolamento che detterà le regole per andare in spiaggia con il proprio cane. Esisteva una vecchia delibera del 2009 in cui venivano indicate due spiagge per gli amici a quattro zampe, Lu Postu e Cala di Volpe. L'impegno era rimasto però sulla carta. «Abbiamo fatto alcuni sopralluoghi e dopo una serie di valutazioni abbiamo pensato di confermare l'indicazione per Lu Postu ma di aggiungere La Sciumara e Porto Liccia – spiega l'assessore al Demanio, Gianni Baffigo –. L'ingresso alle spiagge sarà libero, ma ci sarà un controllo da parte delle guardie eco-zoofile. I fruitori saranno chiamati a rispettare un regolamento che verrà affisso all'ingresso della spiaggia. Tutte le indicazioni saranno contenute nel regolamento che approveremo a breve in consiglio».
 
CORRIERE DELLA SERA
6 FEBBRAIO 2013
 
OPERAZIONE DI ASL E GUARDIA COSTIERA DI VENEZIA
Pesci scaduti e senza etichette nei banchi dei supermercati
Sequestrati prodotti ittici in due ingrossi orientali: multe per 65mila euro
 
Cinquecento chili di pesce scaduto, senza le etichette obbligatorie, sono stati sequestrati da Asl di Brescia e dalla Guardia costiera di Venezia in due in ingrossi bresciani, gestiti da stranieri, ai quali sono state comminate 35mila euro di sanzioni. Non solo. In fatto di prodotti ittici anche diversi supermercati di Brescia e provincia esponevano merce priva della necessaria tracciabilità (30mila euro il totale delle sanzioni). Il sospetto è - proprio come accaduto a ridosso dell'ultimo dell'anno - che venissero venduti pesci di origine orientale come pescati in Italia.
 
IL MATTINO DI PADOVA
6 FEBBRAIO 2013
 
Una nidiata di...scorpioni

Annalisa Celeghin

 
Padova - Non è cosa da tutti i giorni occuparsi di una ‘cucciolata’ di scorpioni, di certo non qui in città. Eppure succede anche questo: Cecilia Morello, ventiduenne studentessa padovana di Scienze naturali, si sta prendendo cura da qualche mese dei piccoli di scorpione messi al mondo ad agosto da Dina, un esemplare femmina di scorpione italiano. «Dina l’ha trovata mio fratello nel giardino di casa, intrappolata in una ragnatela, e me l’ha affidata: sa che ho una passione per tutti gli animali e che sarebbe stata in buone mani» racconta del tutto disinvolta Cecilia. «Mi sono attrezzata con un terrario e una lampada uvb. E un giorno, con grande sorpresa, soprattutto perché pensavamo che lo scorpione fosse un maschio, l’ho scoperta con il dorso letteralmente carico di piccoli scorpioncini, tutti bianchi: Dina era diventata mamma di ben 17 piccoli!». Dina è un Euscorpius, l’unico tipo di scorpione presente in Italia. Nonostante l’aspetto che incute un po’ di paura, è un animaletto del tutto innocuo per l’uomo: una sua puntura è paragonabile a quella di una vespa e salvo casi di allergie particolari, facilmente curabile. Sembrerà strano, ma della nidiata nata a casa Morello ora sono rimasti solo otto piccoli, dato che gli altri “fratellini” sono stati affidati ad appassionati del genere. «Quelli che non saranno “adottati”»sottolinea Cecilia, «saranno liberati la prossima primavera sui nostri colli, quando il clima sarà più mite e non avranno problemi a cavarsela da soli».
 
RSI.CH
6 FEBBRAIO 2013
 
"Il mio cane è stato avvelenato"
Ministero Pubblico: "maltrattamenti di animali in aumento"

 
Svizzera - L’altro ieri il mio cane è stato avvelenato. Qualcuno ha gettato dei bocconcini di pane avvelenati nel giardino di casa mia. Ne ho trovati sparsi per tutta la corte, che oltretutto è recintata”.
E’ arrabbiatissima, Sheyla Iglesias Garcia, una giovane di Agno, quando ci racconta quanto è capitato al suo cane, Pupa, un incrocio femmina di 5 anni. Il cane si è salvato, ma il veterinario ha confermato l’intossicazione. Sheyla ha dunque deciso di inoltrare una denuncia contro ignoti.
“Non capisco- ci dice ancora - il mio cane abbaia solo se qualcuno si avvicina al giardino, ma niente di più. Nelle ultime settimane però è successo a molte persone che conosco. E non solo ad Agno. Tre settimane fa è capitato a due cani a Sala Capriasca. E recentemente anche a Pregassona". "E pensate cosa sarebbe successo - conclude - se avessero buttato il pane avvelenato in gennaio, quando aspettava i cinque cuccioli...".
joe.p.
Nessun allarmismo, ma il fenomeno è in crescita.
Lo confermano gli ultimi dati ufficiali sui maltrattamenti degli animali. Dicono che nel corso del 2011 i casi trattati dal Ministero pubblico ticinese sono aumentati rispetto al passato recente. Sono stati 27, con l'emanazione di 10 decreti d'accusa e 17 non luogo a procedere; 5 altri incarti sono stati sospesi in quanto gli autori sono ignoti. A ciò vanno poi aggiunte le inchieste con risvolti di carattere amministrativo (multe ecc.) che vengono gestite direttamente dall'Ufficio del veterinario cantonale.
"Spesso la polizia può intervenire e procedere con degli interrogatori solo se il proprietario dell’animale avvelenato indica dei sospetti", ci spiega il portavoce del Ministero pubblico Saverio Snider. "Ma il problema naturalmente è che se non si trova il colpevole i fascicoli restano in sospeso”.
"La denuncia è un passo importante”
"Solo se il veterinario conferma l’avvelenamento con un certificato si può procedere con la denuncia”, rende attenti Armando Besomi della Società protezione animali di Bellinzona. "Attenzione però: va inoltrata entro tre mesi. Ed è un passo importante, perché anche se non si trova subito il colpevole, può essere riattivata in un secondo tempo". "E inoltre - conclude - è importante cercare di far rendere noto ogni caso di avvelenamento, perché parlarne sui media può avere un effetto deterrente".
 
VIRGILIO NOTIZIE
6 FEBBRAIO 2013
 
Europarlamento, stop a bracconaggio elefanti e rinoceronti
Approvata risoluzione per rinforzare convenzione internazionale
 
(ANSA) - BRUXELLES, 6 FEB - Stop immediato a livello internazionale al bracconaggio di elefanti e rinoceronti. Lo ha chiesto il Parlamento europeo, approvando a larga maggioranza una risoluzione che mira a rafforzare la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (Cites). La risoluzione individua la necessita' di aumentare la lotta contro il bracconaggio di elefanti e rinoceronti, presi di mira il primo per l'avorio e il secondo per il corno dall'alto valore economico. L'Eurocamera ha chiesto con la risoluzione approvata oggi di ''incrementare gli impegni assunti'' con la Convenzione Cites durante la Conferenza che si terra' a Bangkok (Thailandia) dal 3 al 14 marzo. Cites e' il piu' grande accordo globale esistente di conservazione della fauna selvatica che mira a evitare l'eccessivo sfruttamento attraverso i l commercio internazionale. Alla Convenzione aderiscono 176 parti, compresi i 27 Stati membri dell'Ue. Gli europarlamentari hanno chiesto, inoltre, che varie specie di squali siano trasferite nelle liste degli animali il cui commercio deve essere controllato e gli orsi polari siano inseriti in un'altra categoria nella Convenzione che li tuteli per aumentare la consapevolezza sulla loro situazione.
 
IL SALVAGENTE
6 FEBBRAIO 2013
 
Carne di cavallo negli hamburger, coinvolta anche Burger King
Si allarga lo scandalo nel Regno Unito, e anche la Spagna scopre la truffa.
 
Lo scandalo non accenna placarsi, in Inghilterra. E mentre i test della Food Standard Agency rivelano che anche gli hamburger surgelati del marchio Freeza contengono per l’80% carne di cavallo, spacciata per manzo, in Spagna si scopre che alcuni prodotti in vendita nella grande distribuzione contengono Dna equino. I governi di Irlanda e Regno Unito hanno scoperto che all'origine della frode c'è una fabbrica polacca, che produceva hamburger mescolando carni di diversa provenienza.
Burger King e il maxi ritiro
Ma a essere chiamati in causa, oltre a marchi come Tesco e altre insegne della grande distribuzione come Aldi, è stato anche il big del fast food Burger King, che ha ritirato 10 milioni di hamburger dal mercato.
L'ammissione e contatti con la Silvercrest
Dopo avere negato il proprio coinvolgimento, anche la nota catena ha confessato di essere stata travolta dal caso degli hambuirge di cavallo. I risultati dei test del Dna condotti negli stabilimenti irlandesi di uno dei suoi fornitori, la Silvercrest di Monaghan, uno dei più grandi produttori di hamburger in Europa, hanno rilevato tracce di carne equina. Anche i supermercati Tesco, Aldi e Co-operative hanno rescisso i contratti con la Silvercrest.
Nuovi controlli
Diego Beamonte, vice presidente della qualità di Burger King ha spiegato che la società è stata “profondamente turbata dai risultati della nostra indagine e chiediamo scusa ai nostri ospiti, che si affidano a noi per avere hamburger di manzo di qualità al 100%”. “L'azienda”, ha detto, “valuterà se effettuare controlli aggiuntivi, tra cui i test del DNA e altre analisi avanzate, per la tracciabilità sarà necessario”.
 
AGI
8 FEBBRAIO 2013
 
Le lasagne 'equine' spaventano gli inglesi, Findus nella bufera
 
Londra - E' bufera sulla Findus, dopo la scoperta che le sue lasagne non erano condite con carne di manzo, come proclamato sulla confezione, ma di cavallo. Le autorita' britanniche hanno avvertito il pubblico di non consumare le lasagne prodotte in Francia. L'Agenzia per la sicurezza alimentare ha addirittura parlato di "attivita' criminale" e ha chiesto ulteriori controlli per verificare la presenza di un farmaco usato in veterinaria.
Findus Italia "estranea alla vicenda"
La stessa Findus ha esaminato 18 campioni prodotti dalla sussidiaria Comigel in Francia e ha scoperto che ben 11 contenevano tra il 60 e il 100 per cento di carne equina. Tutti i prodotti sono stati subito ritirati dal mercato, anche se l'azienda ha assicurato che "non ci sono pericoli" per la salute. Resta aperta la caccia al fenilbutazone, un farmaco usato sugli equini ma proibito nel caso di animali destinati alla macellazione. Catherine Brown, responsabile dell'agenzia britannica per la sicurezza alimentare, ha parlato di una "situazione agghiacciante". "Devo dire che in due casi di contaminazione di massa e' molto probabile che si tatti di attivita' dolosa e fraudolenta".
 
IL GIORNALE
8 FEBBRAIO 2013
 
Londra, trovata carne di cavallo nelle lasagne e negli hamburger: ritirati i prodotti della Findus
Scandalo nel Regno Unito e in Francia: carne di cavallo è stata trovata nelle lasagne e negli hamburger confezionati in Francia e venduti in Inghilterra
 
Adesso la Findus è nei guai. Carne di cavallo è stata trovata nelle lasagne e negli hamburger prodotti in Lussemburgo e venduti nel Regno Unito e in Francia. Il responso, destinato a creare non poche polemiche contro il colosso alimentare, è arrivato dai test condotti dalle autorità britanniche per la sicurezza alimentare, che hanno invitato la popolazione a non consumarle.
Dalla analisi è emersa la presenza dal 60% al 100% di carne di cavallo. "Findus ha ritirato i prodotti del suo rifornitore francese, Comigel, sollevando dubbi sul tipo di carne usata nelle lasagne", ha fatto sapere l’Agenzia per la sicurezza alimentare del Regno Unito precisando che i test sono stati condotti "nell’ambito dell’inchiesta in corso su carne mal-etichettata". Le lasagna incriminate sono state prodotte in Lussemburgo dove le autorità veterinarie, però, hanno subito fatto sapere che la carne proviene dalla Francia dove sarebbe stata "marchiata fraudolentemente" come "manzo". In un comunicato pubblicato oggi, anche la Findus Uk ha infatti confermato che le lasagne e gli hamburger, prodotti dalla Comigel, azienda francese che non rifornisce la filiale italiana, hanno rivelato la presenza di carne di cavallo. La Comigel ha il quartier generale a Metz, nel nord-est della Francia, e l'impianto di produzione in Lussemburgo. Un vero e proprio colosso che rifornisce di carne - non solo di cavallo - sedici Paesi, tra cui anche la Germania, l'Olanda e il Belgio.
Due settimane fa, erano state trovate tracce di dna equino negli hamburger di manzo in vendita in quattro delle principali catene di supermercati in Gran Bretagna e Irlanda, tra cui la Tesco. L’agenzia per la sicurezza alimentare ha comunque rassicurato i consumatori, affermando che al momento non sono emerse prove del fatto che "ci siano rischi per la salute", ma ha ordinato nuove analisi sulle lasagne per accertare l’eventuale presenza del farmaco fenilbutazone, somministrato agli animali e bandito dalla catena alimentare. I consumatori che hanno acquistato il prodotto potranno, ad ogni modo, contattare la compagnia per essere risarciti. La Findus ha già cominciato a ritirare dai supermercati le sue lasagne, così come Tesco e Aldi hanno ritirato diversi piatti preparati dalla Comigel. Ad ogni modo, la Findus ha assicurato che tutti gli altri prodotti sono stati testati e, quindi, non sono coinvolti nel caso. In Gran Bretagna e Irlanda il consumo di carne equina è pressoché inesistente e rappresenta quasi un tabù.
 
LA ZAMPA.IT
6 FEBBRAIO 2013
 
“Mare di aringhe morte”: allarme in Islanda
 
Migliaia di aringhe galleggiano senza vita. È il desolante panorama del fiordo islandese Kolgrafafjordur, nella penisola Snaefellsnes, dove è in atto un vero e proprio disastro ambientale. Solo a dicembre erano morti oltre 25 mila esemplari, ora la moria si è aggravata. La causa potrebbe essere la costruzione, realizzata nel 2004 di una discarica e di un ponte, che hanno alterato l’ecosistema.
FOTO
http://www.lastampa.it/2013/02/06/multimedia/societa/lazampa/mare-di-aringhe-morte-allarme-in-islanda-KoqEBwQgxiXOhPoBVWqyDI/pagina.html
 
NEL CUORE.ORG
6 FEBBRAIO 2013
 
TEXAS, FA SESSO CON UN CAVALLO: VOLEVO FAR NASCERE UN CENTAURO
Quattro mesi di carcere per il 29enne Andrew Mendoza
 
Il texano Andrew Mendoza ha confessato di aver fatto sesso con il cavallo del suo vicino, dopo essere stato mollato dalla sua ragazza. Il 29enne ha raccontato ai poliziotti: "Ero a casa mia in attesa che la mia ragazza mi chiamasse. Mi sono detto che se non avessi ricevuto una telefonata, sarei andato alla porta accanto per far sesso con il cavallo del vicino".
Dopo aver descritto nei dettagli la sua scappatella sessuale - scrive il Sun - Mendoza ha lasciato di sasso le autorità di Wharton County, in Texas, confessando che stava cercando di ingravidare l'animale. Ecco le sue parole: "Stavo cercando di far avere al cavallo un piccolo: stavo pensando di generare un centauro".
Mendoza si è poi dichiarato colpevole di oscenità pubblica e di trasgressione criminale ed è stato condannato a quattro mesi di carcere.
 
LA ZAMPA.IT
6 FEBBRAIO 2013
 
Allarme clima, orsi polari a rischio estinzione
A causa della riduzione dei ghiacci
 
Washington - Occorre promuovere progetti per salvare le popolazioni di orsi polari a rischio estinzione a causa degli effetti dei cambiamenti climatici e del surriscaldamento globale che sta intaccando l’ecosistema Artico.  
Questo è l’appello lanciato ai governi delle nazioni nel mondo da uno studio condotto da Andrew Derocher dell’Università di Alberta pubblicato sulla rivista Conservation Letters. La ricerca sostiene che anche solo una piccola e inattesa variazione nelle attuali tendenze al riscaldamento dell’Artico potrebbe essere letale per gli orsi.  
L’indagine “Rapid ecosystem change and polar bear conservation” lancia l’allarme: gli orsi polari sono sull’orlo del declino e i governi dovrebbero agire prontamente per evitare il peggio. «È un dato di fatto che la rottura precoce del ghiaccio marino e la riduzione dei ghiacci inizino a pesare aggressivamente sulle popolazioni di orsi - ha spiegato Derocher - è necessario che i governi preparino immediatamente piani di gestione e conservazione degli orsi polari per limitare i danni di un eventuale cambio degli scenari climatici attuali. Parliamo di emergenze attese e previste da numerose ricerche sul tema che testimoniano l’arrivo di un ulteriore riscaldamento: abbiamo dimostrato, ad esempio, che un solo anno di riduzione dei ghiacci agli estremi nella Baia di Hudson potrebbe cancellare metà della popolazione attuale di orsi nell’immediato». 
 
AGEN PARL
6 FEBBRAIO 2013
 
ELEZIONI: PAE, NON VOTATE BERSANI E GIANNINO SOSTENGONO SPERIMENTAZIONE ANIMALE
 
"Qual è la sua posizione in merito all'uso di animali nella ricerca biomedica? Pensa sia corretto limitare l'uso di alcune specie animali a scopo di ricerca?" Questa è la domanda di Le Scienze, edizione italiana di Scientific American posta ai leader delle principali forze politiche candidate al governo del paese dopo le prossime elezioni, contestualmente alla pubblicazione del 25° Rapporto Italia - Eurispes dove gli italiani si esprimono per l’87,3% contro la sperimentazione animale, trend costantemente in aumento. Chiara la posizione di Pierluigi Bersani (candidato per il PD) e di Oscar Giannino (candidato per FARE - Fermare il Declino) totalmente favorevole alla sperimentazione animale. "Registriamo, dalle loro risposte, una totale incompetenza circa la materia trattata. Per ignoranza o per dolo sostengono una pratica euristica non predittiva per il genere umano considerata dalla comunità scientifica emergente una falsa scienza. La sperimentazione animale non ha assolto il compito assegnato, fornire dati utili per tutelare preventivamente l'uomo; ostacolo alla vera ricerca ed al progresso scientifico il modello animale è semplicemente assunto come gold standard sulla base di un’ipotesi di predittività mai verificata. " - dichiara il presidente del Partito Animalista Europeo, Stefano Fuccelli - " Ancora più grave la dichiarazione di Bersani che esplicitamente giustifica tale barbara pratica per interesse economico soprattutto a vantaggio della lobby del farmaco considerato che il vero scopo della s.a. è garantire grandi profitti alle industrie del farmaco senza subire conseguenze giudiziarie in caso di disastri farmacologici." - e conclude - " Il PAE, come già comunicato, non sosterrà alcuna lista ma invita, in ta le posizione di terzietà, i propri iscritti e sostenitori ( la pagina Facebook del PAE ne annovera oltre 150.000 ottenuti in soli 4 mesi ed è prima tra tutti i partiti ) a non votare i candidati Bersani del Partito Democratico e Giannino di FARE - Fermare il Declino alle prossime elezioni politiche".
 
NEL CUORE.ORG
6 FEBBRAIO 2013
 
VIVISEZIONE, BERSANI A "LE SCIENZE": INDISPENSABILI I TEST SUGLI ANIMALI
La risposta del leader Pd pubblicata sulla rivista
 
"Chi è contrario all'uso degli animali in laboratorio va rispettato, ma, al contempo, credo che i test sugli animali siano indispensabili. Almeno fino a che non saranno individuati metodi alternativi scientificamente accettabili. Nel 2010, l'Unione Europea ha approvato una direttiva sulla protezione degli animali utilizzati per studi scientifici. Una legge contestata e rigettata da chi vorrebbe addirittura vietare nel nostro Paese l'allevamento di animali destinati alle sperimentazioni". Così il segretario del Pd Pierluigi Bersani – su "Le Scienze", edizione italiana di "Scientific american" – risponde al quesito posto dal gruppo " Dibattito Scienza" ai leader delle principali forze politiche candidate al governo del paese dopo le prossime elezioni. "A mio parere – prosegue Bersani - chi vuole vietare l a sperimentazione nel nostro Paese n on tiene conto di un elemento essenziale. Nessun organismo internazionale autorizzerebbe mai l'uso clinico, sull'uomo, di un farmaco che non sia stato precedentemente sperimentato su due specie animali. In secondo luogo, il periodo difficilissimo che stiamo vivendo dal punto di vista economico non può essere affrontato dando una chance in più alle imprese farmaceutiche per delocalizzare: si calcola che, se gli allevamenti e i centri di ricerca chiuderanno, oltre 10mila ricercatori perderanno il posto e probabilmente saranno costretti ad andare all'estero".
La risposta del leader Pd è la più netta a favore della sperimentazione in vivo fra le tre finora pubblicate. A favore della sperimentazione animale è anche Oscar Giannino, che però articola di più l'argomentazione: "Crediamo che una buona regolamentazione e lo studio di nuovi strumenti biomedici sia il miglior modo per sostenere la ricerca medico-scientifica e, al tempo stesso, di porsi come obiettivo la riduzione del numero di animali utilizzati in tali pratiche: obiettivi per i quali il semplice bando non può avere alcuna utilità". Piuttosto vago Antonio Ingroia. "Credo sia eticamente giusto, e anche utile, limitare l'uso degli animali in sede di ricerca biomedica. Dovrebbe essere la comunità scientifica, consultando le associazioni di settore, a individuare i migliori criteri per ricerche e sperimentazioni. Ogni essere vivente merita rispetto e considerazione".
 
LE SCIENZE
6 FEBBRAIO 2013
 
Una risposta immunitaria "umana" nei topi
 
Una nuova ricerca ha riprodotto nei topi di laboratorio una risposta immunitaria simile a quella umana, grazie a una manipolazione genetica che permette agli animali di esprimere una specifica classe di proteine coinvolte nel processo di riconoscimento dell'antigene. Il risultato dimostra la validità di un metodo sperimentale che consente di prevedere se un principio attivo contro i tumori che funziona nei roditori può essere utile anche nell'essere umano, aprendo la strada a un processo di sviluppo di farmaci e vaccini più razionale (red)
I test sui topi di laboratorio sono necessari per verificare l’efficacia e la sicurezza dei nuovi farmaci e vaccini. Spesso però non sono sufficienti, perché non si riescono a replicare su soggetti umani i risultati positivi ottenuti sui roditori, secondo meccanismi che sono in gran parte imprevedibili. Ma le cose potrebbero cambiare, soprattutto nella lotta contro i tumori, se il sistema immunitario dei topi fosse "ingegnerizzato" per assomigliare maggiormente a quello umano. Ed è proprio in questa direzione che va il risultato pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” da un gruppo di ricercatori della University of Southern California (USC).
“Si tratta del migliore modello mai real izzato in questo campo: siamo riusciti a porre le basi per una rapida identificazione delle immunoterapie in grado di attaccare efficacemente i tumori e per la progettazione di nuovi vaccini", ha sottolineato Weiming Yuan, professore di microbiologia molecolare della Keck School of Medicine dell’USC e coordinatore del team che firma l'articolo. “Prima del nostro studio, non sapevamo se un farmaco [testato sui topi, N.d.R.] avrebbe funzionato o no nell’essere umano: ora abbiamo una percentuale di successo che può andare da 1 su 100 a 1 su 5”.
Tra i fattori che innescano più prontamente la risposta immunitaria e che partecipano maggiormente ai meccanismi d’immunomodulazione vi sono i linfociti T natural killer invarianti (iNKT), I linfociti T però non possono rispondere agli antigeni, le sostanze che evocano la risposta immunitaria, perché non sono in grado di riconoscerli direttamente: bisogna che l'antigene venga elaborato e “presentato” da una diversa classe di cellule, dette appunto "cellule che presentano l'antigene", o APC (dall'inglese antigen presenting cell). Le CD1d sono una sottoclasse di proteine espresse sulla superficie di molte APC e hanno lo specifico compito di attivare i linfociti T. Uno dei maggiori problemi nel trasferimento dei risultati sull'efficacia terapeutica dei nuovi principi attivi dai roditori all'essere umano è che le CD1d esistono in due forme - la forma murina (mCD1d) e quella umana (hCD1d) – le quali, pur essendo molto simili sia nella sequenza degli amminoacidi sia nella struttura ripiegata tridimensionale, conservano alcune sottili differenze che determinano diverse funzionalità, in particolare nell'attivazione dei linfociti T.Il problema è risultato evidente, per esempio, negli studi su una sostanza derivata dalle spugne, detta alfa-galattosilceramide (alfa-GalCer), che aveva suscitato molte speranze, dal momento che nei to pi ha una potente azione antitumorale, in particolare per il melanoma. Nell'uomo, purtroppo, non è stato rilevato lo stesso effetto, proprio a causa delle differenze tra le molecole CD1d e le rispettive differenze nelle cellule iNKT umane e di topo.
Ora invece Yuan e colleghi sono riusciti a modificare geneticamente un gruppo di topi in modo che esprimessero molecole CD1d con una struttura molto più simile a quella umana. Nei test in vivo, le CD1d “umanizzate” hanno dimostrato di poter effettivamente attivare una sottopopolazione di linfociti T natural killer in animali a cui era stato somministrato l’alfa-GalCer. Si tratta di un successo di estrema importanza, non solo perché apre la strada a ulteriori ricerche sull’alfa-GalCer e sulla possibilità di modificarne la struttura per renderlo efficace anche nell’uomo, ma anche perché dimostra l'utilità di un approccio che potrebbe essere applicato anche ad al tre molecole sottoposte agli studi preclinici.
 
LA NUOVA FERRARA
6 FEBBRAIO 2013
 
I compagni di vita umani diventano modelli da imitare
 
I luoghi comuni sui gatti sono tanti e difficili da sfatare. Sono spesso dipinti come animali un po' egoisti e opportunisti, poco affezionati ai loro padroni. Una recente ricerca scientifica, invece, sembra destinata a smentire, definitivamente, la cattiva fama dei piccoli felini di casa. La Facoltà di Medicina e Veterinaria dell'Università di Messina, infatti, ha recentemente pubblicato sulla rivista "Journal of Veterinary Behavior" una ricerca in cui è messa in evidenza la stretta connessione tra il comportamento dei felini domestici e la loro convivenza con gli esseri umani. I ricercatori hanno studiato due gruppi distinti di gatti, uno abituato a vivere in case piccole, l'altro abituato ad abitare in appartamenti grandi e a poter uscire di notte, mettendone in rilievo gli stili di vita diversi. I gatti che non escono da casa, infatti, tendono ad avere ritmi biologici quotidiani simili a quelli dei loro padroni, a mangiare negli stessi orari e a dormire durante la notte. I gatti che sono abituati a uscire ed essere indipendenti risultano più attivi nelle ore notturne, mantengono un forte istinto predatorio e hanno comportamenti tipici della natura felina. In conclusione: i mici sono molto intelligenti e hanno un forte senso di socialità che li porta a prendere i loro compagni di vita umani come modelli da imitare.
 
GIORNALE DI BRESCIA
7 FEBBRAIO 2013
 
Via alla bonifica
Cani uccisi perché disturbavano le lepri

Roberto Manieri

 
Prov. Di Brescia - Lepri. Sarebbe solo uno sporco affare di cattura e vendita di lepri. Sullo sfondo gente senza scrupoli (e non certo cacciatori) che, per tutelare le cucciolate, non esita a disseminare esche avvelenate fra i tratturi e le carrarecce di campagna, uccidendo gli animali che mangiano i bocconi avvelenati.
Questo il primo particolare che emerge dalle indagini in corso a Pavone Mella sulla misteriosa moria di cani. Nove sino ad ora gli esemplari trovati morti o che si sono spenti tra le mani dei padroni disperati dopo aver consumato dei bocconi avvelenati. Ma al triste elenco di carcasse di bastardini delle cascine si aggiungono quelle di volpi, tassi e faine, animali protetti anche se ritenuti predatori di pollai.
Ad uccidere esche avvelenate con un potente e vietato insetticida, il «carbofuran», un geodisinfestante largamente impiegato anche in Italia, il cui nome è tristemente noto per la moria di leoni in Kenya, tanto da indurre al divieto d' uso a livello internazionale. Ma la moria di cani diventa anche un'emergenza sanitaria: ieri l'avvelenamento ricondotto a dosi massicce di pesticidi ha portato alla costituzione di un tavolo di coordinamento in Prefettura per avviare le procedure previste dall'ordinanza 10 febbraio 2012 del Ministero della Salute.
L'analisi dell'Istituto Zooprofilattico di Brescia non lascia infatti dubbi: i bocconi avvelenati hanno una concentrazione di insetticida sino a 1,583 mg/kg, quando la dose considerata pericolosa per l'uomo è di 1 mg/kg secondo dati vecchi, poi superati dal divieto di uso. Non per nulla la Comunità Europea ha messo al bando tutti i pesticidi e gli insetticidi contenenti il carbofuran, lasciando il tempo finestra per smaltire le scorte residue fino al 13 dicembre 2008. Non di meno va detto che il prodotto è acquistabile all'estero, Romania e Slovenia, dunque la sua reperibilità è relativamente semplice.
Ora le indagini puntano all'ambiente della cattura delle lepri. I cacciatori vengono escludi a priori e anzi, a loro viene rivolto l'appello di sorvegliare il territorio per tutelare fauna e cani. L'interesse di abbattere i randagi apparterrebbe invece a qualcuno che vuole proteggere le cucciolate, dato che come noto le lepri non costruiscono tane sotterranee, ma sfruttano per partorire depressioni del terreno.
Da qui estese indagini da parte della Polizia Provinciale, mentre dalla Prefettura emerge la necessità di avviare «tempestivamente» la bonifica del territorio con spese presumibilmente a carico del Comune di Pavone Mella. Indignata la comunità del paese: «È pazzesco pensare che possa esserci gente che avvelena l'ambiente con pericoli di morte anche per l'uomo per garantirsi i 350 euro a coppia che prendono dalla vendita delle lepri vive». Già oggi gli uomini della Protezione Civile di Pavone Mella interverranno nelle operazioni di bonifica della zona delle Martinenghe usando cani muniti di museruola. Con loro i volontari dell'Anpana. Qui l'appello dei sanitari: in caso di avvelenamento far vomitare il cane con acqua e tanto sale e non toccare la saliva bavosa. L'ingestione casuale provoca la morte anche nell'uomo.
 
GIORNALE DI BRESCIA
7 FEBBRAIO 2013
 
I CONSIGLI
Che fare in caso di avvelenamento del cane
 
Si deve chiamare subito il centro veterinario più vicino per allertare il medico dell'arrivo, far vomitare l'animale (utile in assenza di emetici, somministrare una sospensione dell'albume d'uovo montato a neve, unito ad acqua calda molto salata e mantenere il soggetto tranquillo e non dare latte). In caso di morte dell'animale per sospetto avvelenamento, i veterinari consigliano di non effettuare mai il seppellimento senza aver contattato il Servizio Veterinario.
L'animale avvelenato seppellito senza criterio potrebbe fungere da esca e causare a sua volta la morte di altri animali in special modo gli animali selvatici (la stricnina persiste infatti in natura per diversi anni). La carcassa e i reperti eventualmente prelevati dal Servizio Veterinario verranno trasmessi all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale.
L'animale morto prelevato o portato dal Medico Veterinario che provvederà a consegnarlo alla sede dell'Istituto Zooprofilattico, verrà sottoposto a visita autoptica per le analisi del caso (contenuto gastrico, fegato, plasma e altro) alla ricerca di un principio causante l'avvelenamento (fosfuro di zinco, organofosforici-carbammati, metaldeide, anticoagulanti, arsenico, cloralosio, crimidina, cianuri, erbicidi triazinici, clorati, imidaclopride). Le carcasse, le esche, i campioni tessutali e i contenuti gastrici di animali morti per sospetto avvelenamento vengono analizzati gratis se consegnati dal medico veterinario o tramite la Polizia Provinciale o altri corpi di Polizia.
 
AGI
7 FEBBRAIO 2013
 
CIVETTA DELLE NEVI FUGGE DA VOLIERA, RITROVATA IN UN CASOLARE
 
Modena - Era fuggita dalla voliera danneggiata dalla neve, a Serramazzoni nel modenese, ed e' stata ritrovata in un casolare di Pavullo dalla polizia provinciale, dietro segnalazione di alcuni residenti. L'uccello ritrovato - tipico del nord Europa, Stati uniti e Canada- altezza oltre 40 centimetri e un'apertura alare di oltre un metro e mezzo, aveva l'anello di identificazione previsto dalle norme internazionali Cities che regolano il possesso di fauna esotica: dopo essere stata accudita e rifocillata per alcuni giorni dai volontari del Centro fauna selvatica Il Pettirosso di Modena, la civetta e' stata riconsegnata al proprietario. In liberta' non sarebbe vissuta a lungo, perche' la vita in cattivita' arriva anche ad annullare la capacita' dell'animale di alimentarsi autonomamente.
 
QUOTIDIANO.NET
7 FEBBRAIO 2013
 
Campagna elettorale a colpi di cuccioli
Monti adotta un trovatello in diretta Tv, come aveva fatto Berlusconi con una cagnolina siciliana
Tematiche animaliste assenti nel dibattito ma non mancano i colpi di teatro
 
di Silvia Mastrantonio
 
Roma, 7 febbraio 2013 - La campagna elettorale si combatte anche a "colpi di cuccioli". Così se domenica Silvio Berlusconi si era mostrato agli italiani con una cucciola in braccio, una cagnolina raccolta sulle strade della Sicilia, ieri sera è toccato a Mario Monti spupazzare un canetto  in diretta televisiva, durante la trasmissione di Daria Bignardi, le Invasioni barbariche. Forse perché fanno gola i voti dei tanti italiani che amano gli animali, forse perchè le cifre sulla presenza di pet nelle case sono in continua ascesa, forse perché si crede (erroneamente)  che ogni tipo di adesione a temi sentiti possa spostare le preferenze degli elettori. Così Mario Monti dalla Bignardi se all'inizio è apparso rigido, poi si è sciolto con l'arrivo in studio di un cucciolo, dal nome Trozzy, che la conduttrice gli ha messo sulle gambe. Monti del resto, conosce i cani: fin dall'inizio del suo mandato a palazzo Chigi si era fatto riprendere nei ritratti di famiglia, cane compreso. Il cucciolo, per lui, non era uno sconosciuto e comunque la presenza del piccoletto ha contribuito ad alleggerire il clima. Poi l'ha portato a casa e oggi, su Twitter, ha annunciato di averlo chiamato "Empatia", per gli amici "Empy", postando sul social network la propria foto insieme con il canetto. Scrive: "Sarà la mascotte della nostra campagna elettorale".
Prima di lui Berlusconi ha fatto girare le foto con la cucciola siciliana in braccio. GeaPress, agenzia di stampa animalista, ha ricostruito le fasi della vicenda fino ad arrivare a concludere che, in realtà, la cucciola non è rimasta nel villone di Arcore ma è stata presa in carico da Michela Vittoria Brambilla, fervente animalista.
Il fatto che sia "caduta" nelle braccia di Berlusconi è stato determinato da una serie di circostanze più o meno casuali. L'importante, tuttavia, è che la piccola abbia una casa, villa o appartamento che sia. E anche le polemiche nate attorno alla volontaria che l'aveva raccolta in Sicilia, si sono ben presto sedate. Nessun intento politico, solo un caso. Per la signora, che non mette mai in discussione il proprio impegno a favore dei più deboli, conta soltanto che la cucciola abbia trovato una sistemazione. Della campagna elettorale non le interessa nulla.
Ma c'è anche chi della fede animalista ha fatto bandiera ben prima dell'inizio della campagna elettorale. Un esempio è Oscar Giannino che dichiara apertamente la propria indole "gattofila". Non c'è un'occasione in cui Giannino non si fermi ad accarezzare un gatto, ovunque si trovi. Si parla poco, in questi giorni di comizi e "ospitate" Tv, di temi legati alla natura e agli animali. Nonostante le sollecitazioni di organizzazioni come Enpa, Lav, Lipu, Wwf, i candidati non si esprimono o lo fanno poco.
Però c'è anche chi, come Pierluigi Bersani, inciampa proprio su temi animalisti. L'altro giorno, nel corso di un incontro, il leader del Pd si è dichiarato a favore della vivisezione. Una presa di posizione che non è piaciuta e che, rapidamente, ha fatto il giro dei volontari e delle associazioni. Magari poi il candidato premier del centrosinistra farà marcia indietro e tornerà sui propri passi. Però è difficile che anche abbracciare un cucciolo in tv basti a ricomporre la frattura. Inutile dire che, invece, il team di Ingroia batte su queste tematiche anche grazie alla condidatura di Stefano Leoni, ex presidente del Wwf.
 
CORRIERE DELLA SERA
7 FEBBRAIO 2013
 
Si intensificano i tentativi dei politici di catturare l'attenzione degli amici degli animali
Quell'empatia sospetta in campagna elettorale
La cagnolina Empy adottata da Monti forse non entrerà mai a Palazzo Chigi, Berlusconi si proclama paladino dei randagi

Alessandro Sala

 
Ovviamente non è affatto un caso che i politici italiani abbiano iniziato a farsi immortalare, in piena campagna elettorale, in compagnia di animali domestici, in particolare cani. Era stato Silvio Berlusconi a dare il via alle danze, facendosi fotografare con Michaela Biancofiore e con il di lei Carlino, Puggy, un’immagine subito diffusa via Facebook. Lo stesso Cavaliere domenica scorsa si è fatto ritrarre in compagnia di un altro quattrozampe, l'ex trovatella Vittoria, a lui portata da Michela Vittori Brambilla, che stando al Giornale - che nella titolazione la dà ; per adottata dall'ex premier, anche se dal testo dell'articolo sembra più che altro un'adozione solo ideale - dovrebbe testimoniare «l'impegno del Cavaliere e dell'intera coalizione di centrodestra nella lotta al deplorevole fenomeno dell'abbandono e del randagismo degli animali». Alle Invasioni Barbariche è stata infine Daria Bignardi a giocare un brutto tiro a Mario Monti (lui l'ha bonariamente definito «un vile ricatto»), chiedendogli a bruciapelo se volesse a sua volta adottare un cane e piazzandogli in braccio la piccola Trozzy, poi ribattezzata Empy (da una frase pronunciata dallo stesso premier durante il siparietto in studio, che ha definito la cagnolina «un cucciolo empatico»).
IL RAPPORTO EURISPES - Non è un caso, dicevamo, perché, tanto per restare alle dinamiche dell’empatia, più della metà delle famiglie italiane - il 55% secondo l’ultimo rapporto Eurispes – convivono con un animale domestico, soprattutto cani o gatti. I «pet», secondo lo stesso rapporto, sono presenti nel 33% delle abitazioni. I possessori di animali, dunque , sono un potenziale bacino elettorale. Per di più trasversale, perché l’amore per gli animali non conosce barriere ideologiche, e chissà che proprio per questo venga visto come territorio «di caccia» ideale per chi voglia sottrarre consensi all’avversario o pescare tra gli indecis i. Ma cosa resterà di questa empatia animalesca alla fine della campagna elettorale?
NOI E GLI USA - Nei giorni scorsi l’ex presidente americano George W. Bush aveva annunciato con dolore la morte di Barney, il fedele Scottish Terrier che è stato presenza costante nei suoi otto anni alla Casa Bianca e a cui era stata persino dedicata una pagina del sito web ufficiale della Presidenza Usa. E più volte il suo successore, Barack Obama, si è mostrato pubblicamente al fianco di Bo, il Cão de água portoghese accolto nel palazzo presidenziale all’inizio del suo primo mandato. Nulla di strano. I presidenti Usa sono perfettamente in sintonia con i loro connazionali. I nostri politici, soprattutto capi di stato e di governo, non hanno invece mai manifestato pubblicamente grande amore per i quattro zampe (nel penultimo governo c’erano però un ministro, la già citata, Michela Vittoria Brambilla e un sottosegretario, Francesca Martini, animaliste più che dichiarate). Per questo motivo l’ostentazione di questa empatia, concentrata nelle settimane della campagna elettorale, appare oggi un po’ sospetta (Monti, sempre alle Invasioni, si è lasciato scappare che ci sarà «una gara tra vari nipoti» per poter tenere la cucciola, lasciando intendere che non la porterà con sé a Palazzo Chigi).
E DOPO IL VOTO? - Non abbiamo ancora visto una foto analoga di Bersani o di Ingroia o Beppe Grillo e speriamo di non vederla mai se fosse in funzione puramente elettorale. Quello che si può sperare è che invece l’empatia animalista dei politici possa continuare anche dal 26 febbraio in avanti e che le politiche di governo e Parlamento tengano sempre più conto dell’empatia vera, quella tra gli italiani e gli animali, che in alcuni casi è talmente forte da riflettersi in un altro dato riportato dal rapporto Italia 2013, ovvero il fatto che il 6% degli italiani ha scelto di diventare vegetariano o vegano, con un incremento del 2% rispetto alla rilevazione dell’anno precedente. Le cose da fare sono molte e le principali associazioni animaliste le hanno elencate nel manifesto in otto punti “Io voto con il cuore”, presentato nei giorni scorsi a Milano. Secondo il dizionario l’empatia è «la capacità di un individuo di comprendere in modo immediato i pensieri e gli stati d’animo di un’altra persona». I politici italiani non sono stati poi così immediati nel comprendere il legame tra gli italiani e gli animali. Questa sarà la volta buona?
 
GEA PRESS
6 FEBBRAIO 2013
 
India – In 1100 salvate grazie ad un incidente stradale
Le tartarughe del guscio molle erano destinate per le ricette del sud est asiatico.
 
Sono salve grazie ad un incidente stradale. Potrebbe sembrare un paradosso ma in effetti grazie alla collisione frontale di due automezzi avvenuta in una strada di Nimiyaghat, in India, si sono scoperte ben 1100 Tartarughe dal Guscio molle del Gange (Nilssonia gangetica). Altre 150, invece, erano già morte al chiuso di uno dei 22 sacchi di juta ove erano state stipate. L’autista del mezzo, è fuggito.
Le indagini della polizia hanno comunque potuto accertare come il carico di tartarughe fosse diretto a Calcutta e da qui, probabilmente nascoste in un bagaglio aereo, destinate ad uno dei paesi del sud est asiatico deve sono ricercate per le loro carni. Un giro di affari, riferiscono le autorità indiana, notevole oltre che servito da una macchina del contrabbando lungamente rodata.
Gli animali salvati sono ora stati sistemati in alcuni grossi contenitori nella città Giridh, in attesa della liberazione.
 
ANSA
7 FEBBRAIO 2013
 
Condanna veterinario Modena per sperimentazioni su animali
Lav, sentenza importante apre varco in muro silenzio
 
MODENA - Due mesi di reclusione, convertiti in una multa di 15 mila euro, senza sospensione condizionale della pena, oltre al risarcimento delle spese legali alle associazioni costituite parti civili, tra cui la Lav denunciante: questa la condanna inflitta stamattina dal Tribunale di Modena a carico del medico veterinario incaricato delle sperimentazioni su animali all'interno di un laboratorio abusivo scoperto a Mirandola nel 2011.
A renderlo noto la stessa Lav, Lega antivivisezione. Il caso, il primo in Italia, fu smascherato a seguito dell'intervento della Guardia di Finanza coadiuvata delle Guardie zoofile della Lav e ha gia' portato - ricorda l'associazione - alla recente sentenza di condanna a carico del titolare del laboratorio abusivo di sperimentazione, denunciato per maltrattamento e uccisione di animali.
''Un reato gravissimo quello che ha portato alle due condanne, lo scorso ottobre a carico del titolare R.C. e oggi a carico della veterinaria, le prime in Italia per un caso di sperimentazione illegale - sottolinea la Lav -. Anche questa sentenza conferma come tutti gli animali siano oggi oggetto della normativa penale sul maltrattamento (legge 189 del 2004), senza distinzione alcuna, anche se oggetto di attivita' speciale, come in questo caso la sperimentazione animale''.
''Una nuova sentenza importante in un contesto intoccabile come la sperimentazione animale: le responsabilita' a carico della veterinaria sono evidenti e gravi, tanto da suggerire la richiesta di radiazione dall'Albo - afferma Michela Kuan, biologa, responsabile Lav settore Vivisezione -. Purtroppo ne' la legge nazionale ne' quella europea pongono, ad oggi, (l'Italia deve ancora recepire il nuovo testo comunitario) reali vincoli nel ricorso all'animale e mancano totalmente i controlli. Questo caso e' unico perche' ha permesso di aprire un varco in questo muro silenzioso''.
 
24EMILIA.COM
7 FEBBRAIO 2013
 
Mirandola (MO), sperimentazioni in un laboratorio clandestino: condannata veterinaria
E' stata condannata a 2 mesi di reclusione, convertiti in una multa di 15mila euro, la veterinaria di Mirandola che operava in un laboratorio clandestino per la sperimentazione sugli animali.
 
Si tratta del primo caso in Italia, smascherato grazie all'intervento della guardia di finanza coadiuvata delle guardie zoofile della Lav che ha già portato alla recente sentenza di condanna a carico del titolare del laboratorio abusivo, il quale è stato denunciato per maltrattamento e uccisione di animali.
''Un reato gravissimo quello che ha portato alle due condanne, le prime in Italia per un caso di sperimentazione illegale - ha dichiarato la Lav - Anche questa sentenza conferma come tutti gli animali siano oggi oggetto della normativa penale sul maltrattamento, senza distinzione alcuna, anche se oggetto di attività speciale, come in questo caso la sperimentazione animale''.
''Una nuova sentenza importante in un contesto intoccabile come la sperimentazione animale: le responsabilità a carico della veterinaria sono evidenti e gravi, tanto da suggerire la richiesta di radiazione dall'Albo - ha aggiunto la biologa Michela Kuan, responsabile Lav settore Vivisezione - Purtroppo né la legge nazionale né quella europea pongono, ad oggi, reali vincoli nel ricorso all'animale e mancano totalmente i controlli. Questo caso è unico perché ha permesso di aprire un varco in questo muro silenzioso''
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LA TRIBUNA DI TREVISO
7 FEBBRAIO 2013
 
Allevatore trova cani e capretto impiccati
 
MONTEBELLUNA (TV) - Erano in una borsa di plastica abbandonata in un campo lungo via Villette a Guarda, attorno al collo avevano un laccio. Erano due cani meticci di piccola taglia e un capretto, tutti e tre probabilmente strozzati prima di essere gettati nel campo. Una brutale crudeltà verso i tre animali, non la prima che si registra nella zona di Montebelluna, dal momento che un altro episodio di torture verso gli animali era stato verificato nella zona del Montello. Il ritrovamento risale a ieri mattina, quando un allevatore di Guarda ha visto il sacchetto in un campo di sua proprietà e dentro vi ha scorto le tre bestie senza vita. Subito ha avvertito la polizia locale, che ha mandato una pattuglia sul posto a vedere e che a sua volta ha chiesto l'intervento del servizio veterinario dell'Usl 8. Inizialmente sembravano tre cani. Poi, una volta estratte le tre povere bestiole dal sacchetto, si è visto che si trattava di due piccoli cani e di un capretto. Attorno al collo tutti e tre avevano un laccio di plastica e quindi il primo pensiero è che siano stati impiccati o strozzati con quei lacci prima di essere messi nel sacchetto e buttati nel campo. Nessuno dei tre animali aveva il microchip e quindi è impossibile risalire al suo proprietario. I due cani e il capretto così crudelmente uccisi sono stati presi in consegna dagli operatori del servizio veterinario dell'Usl 8 che li ha mandati all'Istituto zooprofilattico di Treviso affinchè vengano accertate le cause della morte e quindi avere o meno la conferma che quei tre animali siano deceduti per soffocamento. Sono stati trovati poco prima delle otto di ieri mattina ed è probabile che siano stati gettati lì nella notte o nelle prime luci del giorno. La polizia locale di Montebelluna ha lanciato un appello affinché chi è ; transitato durante la notte o alle prime luci del giorno lungo via Villette e ha notato qualcosa di strano lo riferisca in modo che sia possibile raccogliere qualche indizio utile ad individuare chi abbia strozzato e gettato nel campo i due piccoli meticci e il capretto.
 
LA NUOVA VENEZIA
7 FEBBRAIO 2013
 
Traffico illegale di cuccioli nei negozi della Riviera

Alessandro Abbadir

 
DOLO (VE) - «Il traffico di animali illegali da compagnia dall’Est Europa è un fenomeno terribile, diffuso anche in Riviera del Brenta e nel Miranese. Per fatti di questo tipo abbiamo segnalato alle forze dell’ordine oltre una decina di negozi, nel comprensorio». A fare questa denuncia è Roberto Martano, responsabile dell’ Enpa (Ente nazionale protezione animali) per la zona. Martano prende spunto dalle scoperte fatte dai vigili urbano di Mira che hanno rinvenuto nel vano di una automobile due cagnolini di razza “Sharpei” destinati al sud Italia. L’autista ha tentato di spiegare che li doveva vendere ma non ha risposto alle domande sul perché fossero segregati nel nascondiglio. I due cani non avevano né microchip, né documentazione. Gli agenti hanno contestato il “trasporto non conforme di animali da compagnia" dando 1200 euro di multa che sono stati pagati sanando quindi le irregolarità. «Abbiamo segnalazioni da clienti di negozi» dice Martano «di animali, cuccioli di cane e gatto molto piccoli che vengono venduti con gravi malattie come la gastroenterite. Si tratta di malattie tipiche di animali che sono stati strappati alla genitrice troppo presto. Questo è illegale e dai controlli fatti si è visto che quegli animali provenivano da paesi come Romania, Bulgaria e Albania. Questi animali il più delle volte non avevano alcuna vaccinazione nè microchip». I casi denunciati ai carabinieri e alla polizia municipale sono una trentina; i negozi sempre i soliti. «In un’altra decina di casi» continua Martano «sono stati segnalati animali esposti nelle vetrine a tutte le ore del giorno, che ad un esame medico sono risultati fortemente stressati e in periodo estivo hanno subito vere e proprie insolazioni . Fenomeni che il più delle volte portano alla morte delle povere bestiole. Sarebbe opportuno che i Comuni della Riviera e del Miranese vietassero l’esposizione di animali in vetrina. Non sono soprammobili, ma esseri viventi».
 
IL GAZZETTINO
7 FEBBRAIO 2013
 
Girò film hard con i cani, condannato: «Rientra nei casi di "maltrattamento"»
La Cassazione: «Anche se non è previsto il reato di zooerastia, quella condotta è contraria alle caratteristiche dell'animale»
 
BOLZANO - Girò un film hard all'interno del suo allevamento di cani. Per questo un allevatore di Bolzano, Christian Galeotti, è stato condannato in Cassazione per maltrattamenti di animali. In particolare, la terza sezione penale, con la sentenza n. 5979, ha fatto presente che anche se nel nostro ordinamento il codice penale non contempla il reato di "zooerastia o zoopornografia", le sevizie sessuali vanno ricomprese nel reato di maltrattamenti «non potendo esservi dubbio - spiega la Corte - sulla assoluta contrarietà di una simile condotta alle caratteristiche etologiche del cane».
De l resto, osserva ancora la Cassazione, ciò che pesa nei delitti contro gli animali è proprio la «compassione suscitata agli occhi dell'uomo dall'animale maltrattato». Ribadita in questo modo la linea della Corte d'appello di Bolzano secondo la quale il sesso con animali rientra nelle forme di maltrattamento. La condanna a due anni di reclusione inflitta all'allevatore dovrà tuttavia essere rivalutata in un appello bis, per quanto riguarda l'accusa di sostituzione di persona per la vendita di cani sul web.
 
IL TIRRENO
7 FEBBRAIO 2013
 
Davanti a cani e gatti Albertone si scioglieva
 
Chissà cosa direbbe oggi Alberto Sordi, leggendo le notizie riportate in questi giorni dalle cronache sul maltrattamento di animali, lui che li ha sempre difesi dalla crudeltà dell'uomo e che in uno dei suoi ultimi film "Nestore l'ultima corsa", questa crudeltà l'ha denunciata, raccontando la drammatica storia di un anziano vetturino, impotente di fronte alla triste fine del cavallo con cui ha lavorato tanti anni, mandato dal proprietario al mattatoio. Sì, perché l'Albertone nazionale ( il 25 febbraio prossimo ricorre il decennale della sua morte) con gli animali aveva un rapporto di grande affetto, come racconta in un capitolo del suo libro " Storia di un commediante", dove scrive: «Non sono animalista, ma gli animali suscitano in me una grande tenerezza.Dipendono da noi e non hanno la parola, per cui non possono protestare, difendersi o mandare al diavolo qualcuno. I più sono a servizio dell'uomo e l'uomo che fa per compensarli? Li tortura, li usa e quando non servono più li ammazza». «Da piccolo - continua Sordi - non avevo animali, a parte un gatto randagio, nero, rognoso, che avevo portato a casa più per curiosità che per affetto. Si chiamava Mimmino, era molto indipendente, ma legatissimo a mio padre che tutte le sere, quando tornava verso l'una e mezzo di notte dal Teatro dell'Opera, lo trovava ad aspettarlo alla fermata del tram. Mangiavano sempre insieme, papà seduto a tavola e lui sotto le sue gambe. C'era fra loro un vero e proprio dialogo e la notte spesso mi svegliavo sentendo mio padre che raccontava a Mimmino quello che gli era successo a teatro, facendo nomi e cognomi, come se ad ascoltarlo ci fosse una persona... Più avanti, quando ho avuto una casa mia, ho incominciato a ospitare cani. Di tutte le razze, fra cui un basset hound che mi ad orava e voleva sempre stare in braccio: li tenevo in casa, avevano il loro "pied-à-terre", dormivano sui letti, facevano vita di famiglia, erano "umani". Fra loro e me c'era un rapporto di piena libertà e di rispetto: qualche carezza, un po' di scodinzolamenti, ma senza costrizioni, senza obblighi. Il cane, a parte certi momenti di reazione - dovuti alla razza, all'età o all'abuso e alla leggerezza dell'uomo -, è sempre dolcissimo e sottomesso, una "spalla" nei momenti difficili, un vero amico. Certo però che qualche volta si esagera. Come quando lo si infiocchetta come un uovo di Pasqua, magari per farlo partecipare ai concorsi di bellezza, snaturandolo, frustandone le vere esigenze e calpestandone la dignità. Una violenza, come lo è l'esagerazione all'opposto. I cani, infatti, soffrono a essere infiocchettati, ma anche a restare sporchi e trascurati e sono felici quando si sentono puliti e profumati. Come lo era Cirillo, un pastore maremmano, che viveva allo stabilimento cinematografico Staffa Paladino, un povero randagio che noi tutti avevamo adottato: in pratica, la nostra mascotte... Qualche volta lo vedevo un po' zozzo e allora davo i soldi ad Anna Longhi, mia partner nel film "Le vacanze intelligenti", che si era presa l'incarico di occuparsene, dicendole di portarlo a lavare. E lui, dopo essere stato dal barbiere per cani, rientrando allo stabilimento con il pelo bianco che sembrava una nuvola, girava dappertutto, (negli studi, nel bar, nei camerini), piazzandosi davanti alle persone e pavoneggiandosi, come per dire: "ahò, guardate un po' quanto so' bello ora che m'hanno ripulito!"».
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 FEBBRAIO 2013
 
Cinghiali, i lacci sono fuorilegge
 
di Andrea Nieddu
 
LA MADDALENA (OT) - Il Parco presenta una denuncia contro anonimi per l’uso di lacci e gabbie abusive per la cattura dei cinghiali a Caprera. A fare la scoperta il personale del Coordinamento territoriale ambientale che monitora le 11 gabbie autorizzate all’interno di un programma di abbattimento selettivi degli ibridi di cinghiale. «L’introduzione di gabbie non autorizzate per la cattura di fauna selvatica all’interno di un’area protetta da parte di privati cittadini – spiega l’ente –, oltre che rappresentare un reato di tipo penale, rischia di essere un ulteriore ostacolo per la definitiva soluzione del problema. Non è infatti chiara la natura e le finalità di queste catture». Il Parco invita i cittadini a collaborare per individuare alt re situazioni anomale e a segnalarle al numero 0789.790233 o a rivolgenrsi direttamente al personale del Cta. Dal 2001 si occupa di portare avanti un piano per contenere il numero di cinghiali fin dall’anno 2001, spendendo significative risorse pubbliche. «Il lavoro realizzato in questi anni rischia di essere vanificato da atteggiamenti poco collaborativi – accusa il Parco –. L’introduzione di questi animali a Caprera ha rappresentato un danno ecologico significativo maturato nel corso degli anni. Il ricorso a metodi di abbattimenti selettivo all’interno di un’area protetta come il Parco deve comunque essere considerato uno strumento e una modalità eccezionale, al fine esclusivo di salvaguardare questo habitat incredibilmente delicato, dove anche l’introduzione di specie “aliene” può costituire un elemento di distruzione per molte altre specie.
 
LA NUOVA VENEZIA
7 FEBBRAIO 2013
 
Gettano bocconi avvelenati alle nutrie di via Spalti
 
NOALE (VE) - Trovata carcassa di nutria in zona Spalti a Noale e la Lega anti vivisezione (Lav) sospetta che sia stata avvelenata. L’episodio è avvenuto il 30 gennaio e un cittadino ha subito avvertito l’associazione animalista, facendo sapere che il roditore non presentava traumi. Da tempo, infatti, si è insediata una colonia di nutrie nella zona, che ha catturato l’attenzione di molti. «Al momento non possiamo sapere se l’animale è stato avvelenato», precisa la sede veneziana di Lav, «anche perché il corpo è sparito. Ricordiamo, però, che l’ordinanza del Ministero della Sanità contro i bocconi avvelenati prevede precise responsabilità per i sindaci». Così l’associazione animalista ha scritto una lettera al sindaco di Noale Michele Celeghin, precisando cosa fare per non incorrere nella violazione delle disposizioni ministeriali: «I bocconi avvelenati non costituiscono solo un grave atto di maltrattamento nei confronti degli animali ma rappresentano anche un concreto pericolo per i cittadini, soprattutto i bambini».
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 FEBBRAIO 2013
 
Cavallo al galoppo nel traffico sedato con un marron glacè
 
OLBIA (OT) - Un geometra e una impiegata si sono trasformarti, ieri pomeriggio, in provetti domatori di cavalli per avere ragione di uno splendido puledro, scappato da un recinto lasciato aperto e finito in mezzo al traffico sulla tangenziale. L’improvvisato rodeo che ha visto impegnati, sulla circonvallazione di San Nicola, Antonio Sotgia e Tiziana Oggianu era dovuto ad un cavallo baio che, fuggito dal suo recinto di via Barcellona, si era infilato al galoppo sulla tangenziale percorrendo, tra auto e camion diversi chilometri prima di imboccare lo svincolo per San Nicola. Qui l’animale, sfiancato dalla lunga corsa, si è fermato sul bordo della strada, in cunetta, dove è stato raggiunto dai due «domatori» (sicuramente esperti) che con marron glacè e carezze sono riusciti a tranquillizzare l’animale e legargli, attorno al collo, una capezza. Nella zona sono arrivate le pattuglie della polizia stradale e delle guardie ecozoofile, che hanno provveduto a regolamentare il traffico e rilevare il microchip dal quale sono stati estratti i dati dell’animale e del proprietario. Il cavallo, una volta tranquillizzato, è stato presa in consegna dal proprietario al quale gli agenti hanno contestato diverse infrazioni. Il cavallo, nella sua lunga corsa in libertà, ha percorso oltre cinque chilometri seminando il panico tra auto e camion, restando fortunatamente illeso.
 
NEL CUORE.ORG
7 FEBBRAIO 2013
 
PARLAMENTO UE: RISOLUZIONE PER GLI ANIMALI CHE RISCHIANO L'ESTINZIONE
Proposti lotta ai bracconieri e controllo del commercio
 
Il Parlamento di Strasburgo ha invitato mercoledì l'Unione europea a promuovere l'applicazione a livello internazionale del divieto di bracconaggio di elefanti e rinoceronti e chiedere alla Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (Cites) di porre fine alla votazione a scrutinio segreto. La risoluzione del Parlamento, approvata a larga maggioranza, chiederà alla Cites di incrementare gli impegni assunti, nel corso della Conferenza in programma a Bangkok (Thailandia) dal 3 al 14 marzo.
Per i deputati, diverse specie di squali dovrebbero essere aggiunte alla lista degli animali il cui commercio deve essere controllato e gli orsi polari dovrebbero essere trasferiti in un'altra categoria Cites per aumentare la consapevolezza della loro situazione. La risoluzione esorta, ancora, i Paesi a rafforzare la lotta contro il bracconaggio di elefanti e rinoceronti per il loro avorio e corno. Nel documento approvato si chiede di non utilizzare più il voto segreto come pratica generale all'interno Cites e di includere una clausola sul conflitto d'interessi.
I membri del Cites dovrebbero rafforzare i finanziamenti nel corso dei prossimi anni per aiutare ad evitare l'eccessivo sfruttamento attraverso il commercio internazionale della fauna e della flora selvatiche. Secondo la risoluzione, l'Ue dovrebbe rinnovare il proprio impegno finanziario per il monitoraggio dell'abbattimento illegale di elefanti (programma Mike).
 
GREEN REPORT
7 FEBBRAIO 2013
 
L'Unione europea dichiara guerra al bracconaggio di animali in via di estinzione
Le proposte dell’Ue al summit della Cites a Bangkok dal 3 al 14 marzo
 
Il Parlamento ha invitato la Commissione europea a «Promuovere l'applicazione a livello internazionale del divieto di bracconaggio di elefanti e rinoceronti e chiedere alla Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites) di porre fine alla votazione a scrutinio segreto come pratica generale e di includere una clausola sul conflitto d'interessi.
La risoluzione, approvata a larga maggioranza, chiede che la Conferenza Cites che si terrà a Bangkok, il Thailandia, dal 3 al 14 marzo di «Incrementare gli impegni assunti». Alla Convenzione aderiscono 176 parti, compresi i 27 Stati membri dell'Ue.
Secondo gli eurodeputati anche diverse specie di squali dovrebbero essere aggiunte alla lista degli animali il cui commercio deve essere controllato, mentre gli orsi polari dovrebbero essere trasferiti in un'altra categoria CIites per aumentare la consapevolezza della loro situazione. La risoluzione esorta inoltre i Paesi interessati «A rafforzare la lotta contro il bracconaggio di elefanti e rinoceronti per il loro avorio e corno».
Inoltre «I membri della Cites dovrebbero rafforzare i finanziamenti nel corso dei prossimi anni per aiutare a evitare l'eccessivo sfruttamento attraverso il commercio internazionale della fauna e della flora selvatiche» e
All'Unione europea viene chiesto di partecipare «Attivamente ai negoziati della Cites» e di «Garantire la continuità del finanziamento del suo aiuto allo sviuppo fine di raggiungere gli obiettivi della Convenzione».
Il testo approvato dagli eurodeputati invita l'Ue a «Respingere ogni proposta mirante a declassificare l'elefante africano o il commercio di avorio di elefante africano», senza che prima  non sia stato valutato l'impatto globale delle vendite di zanne di elefante realizzate nel 2008 da  Botswana, Namibia, Sudafrica e Zimbabwe en 2008. l'Ue dovrebbe «Rinnovare il proprio impegno finanziario per il monitoraggio dell'abbattimento illegale di elefanti» dl programma Monitoring of illegal killing of elephants (Mike).
Il Parlamento europeo ha chiesto che l'Ue e tutte le parti della Cites diano il loro sostegno alla proposta del Kenya che punta a instaurare una "quota zero" temporanea per le esportazioni di trofei di rinoceronti dal Sudafrica e dallo Swaziland.
 
NEL CUORE-ORG
7 FEBBRAIO 2013
 
SPAGNA: ASINO SPINTONATO, TORTURATO E UCCISO PER CARNEVALE
L'Enpa all'ambasciatore: "No a questa atrocità"
 
Spintonato, percosso, frastornato con urla e petardi e, come se non bastasse, torturato e ucciso. La vittima? Un povero asinello preso di mira alla festa di Peropalo in occasione del martedì grasso (quest'anno il 12 febbraio) a Villanueva de la Vera, ad Estremadura, in Spagna. Tutto ciò in barba al divieto della legge spagnola n.5/2002 sui maltrattamenti agli animali.
Ecco che l'Enpa ha scritto all'ambasciatore spagnolo in Italia chiedendogli di intervenire per porre fine alla barbarie di questa "fiesta". "Si tratta di un'usanza che ripugna alla coscienza dei cittadini europei e che non può essere giustificata da nessuna motivazione", si legge nella lettera della Protezione animali. Che continua così: "Signor Ambasciatore, le chiediamo a questo proposito un incontro urgentissimo e, soprattutto, di vol er compiere i passi necessari per impedire che ancora una volta Villanueva de la Vera sia teatro di una simile atrocità".
"E ciò, in particolar modo, dovrebbe essere per i Paesi membri dell'Unione Europea – si trova scritto ancora nella missiva indirizzata all'ambasciatore -: essere cittadini d'Europa deve significare anche condividere valori e sensibilità che non riguardino soltanto la nostra specie. Naturalmente, sosteniamo appieno la mobilitazione che già da tempo le Associazioni spagnole stanno svolgendo in modo encomiabile, per assicurare la cancellazione di barbarie che la Spagna di oggi non merita".
 
TISCALI
8 FEBBRAIO 2013
 
Asinello torturato e ucciso: la "fiesta" di Villanueva de la Vera deve finire
 
OSCAR GRAZIOLI
 
Ci sono cose che proprio non posso sopportare in un paese che dovrebbe essere civile, almeno nel terzo millennio. Mi riferisco alla Spagna, nazione che è stata nel passato una grande potenza mondiale e ha prodotto personaggi di grandissimo valore, soprattutto nei campi dell’arte. Non per niente se c’è una nazione che, per quantità e qualità del patrimonio storico, può competere con l’Italia, al mondo c’è solo la Spagna.
Ho girato quasi tutta l’Europa, soprattutto per fare caccia fotografica, ma anche come un qualunque turista che abbia voglia di vedere spettacoli d’incommensurabile bellezza come i paesaggi della Norvegia o l’entroterra selvaggio e affascinante dell’ex Jugoslavia. Volutamente non son mai andato in Spagna che peraltro è a un tiro di schioppo dall’Italia. Motivo? La corrida, ma soprattutto le decine di feste religiose e tradizioni paesane (“fiesta”) dove si commettono le più efferate torture su animali che non hanno scampo se non nella morte che segue atroci sofferenze. A tali feste, partecipa un popolo che ride, batte le mani, beve, salta, urla e picchia, percuote, massacra animali la cui sola colpa è quella di essere nati nel posto sbagliato.
Sono consapevole che molte delle nazioni che ho visitato non sono indenni da critiche: i danesi e il massacro delle baby foche, i norvegesi e la caccia alle balene in barba a qualunque legge ne sono un esempio. Ma almeno si può trovare una briciola di giustificazione nel guadagno che queste popolazioni storicamente traggono da queste pratiche che, ogni anno, trovano punti di debolezza, scardinate da un’opinione mondiale che ne chiede la fine.
Ora, ditemi voi che gusto ci può essere nel prendere un asinello, spintonarlo, picchiarlo con pugni e bastoni, riempirlo d’alcol, spaccargli la schiena e, non contenti farlo rialzare, perché stramazzi ancora a terra a forza di bastonate, mentre un ubriaco gli salta sul dorso. Quando le lame gli tagliano la gola e tutti intorno ridono e ballano, finalmente gli occhi dell’animale si chiudono e le orecchie non sentono più l’orrore di gente delirante, in preda solo alla fregola della pura violenza. E tutto questo per ricordare l’episodio di un sequestratore che, in passato, venne giustiziato dopo che ebbe attraversato le vie di Peropalo a dorso di un asino.
Questo è quanto si è svolto alla “fiesta” di Villanueva de la Vera, in Estremadura, anche quest’anno, in barba alla legge sul maltrattamento degli animali entrata di recente in vigore nella penisola iberica. Sarà che l’asino e il mulo sono animali praticamente sacri nella mia mente, quando penso al debito che abbiamo con loro, alle loro schiene che hanno trasportato, nei millenni, i carichi delle povere famiglie con pazienza, con costanza. Quando penso ai nostri alpini sui tratturi ghiacciati della notte carsica, dove l’unica salvezza erano quegli zoccoli che sembravano bussole di acciaio nell’arpionare il ghiaccio di fianco al precipizio, mi chiedo come si possa riservare simile torture gratuite e angoscianti a un animale mite che meriterebbe oasi e santuari di recupero dove portare i bambini a conoscere quella che non è una favola, ma la storia vera.
 
GEA PRESS
7 FEBBRAIO 2013
 
11.000 elefanti, dal 2004, uccisi in Gabon – gli ultimi sequestri in Europa
Il WWF rilancia la sua petizione - la denuncia degli ambientalisti: il problema dell'avorio di contrabbando va affrontato con un lavoro di intelligence internazionale.

 
Sono circa 11.100 gli elefanti uccisi dal bracconaggio dal 2004. Si tratta, denuncia il WWF in un suo comunicato, di una cifra che comprende tra il 44 ed il 77% della popolazione stimata del Gabon. In molti casi sono uccisioni avvenute all’interno del Parco Nazionale del Minkébé, oltre che nelle splendide foreste che circondano, nel nord del paese, l’area protetta.
I dati emersi in un recente studio condotto dall’Agenzia dei Parchi Nazionali del Gabon, confermano la denuncia del WWF e della Wildlife Conservation Society (WCS). Le popolazioni di elefanti, secondo le due associazioni, vengono decimate al punto che la sopravvivenza della specie in Africa centrale è messa seriamente in discussione.
Un problema grave quanto altri che riguardano il bracconaggio ai danni della fauna protetta che saranno al centro della prossima Conferenza delle parti della CITES (la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) che si terrà a marzo in Thailandia.
Tutti gli Stati firmatari e tra questi i Governi europei, Italia in testa, riporta nel suo comunicato il WWF, avranno l’opportunità e dovranno per tutti noi prendere le decisioni giuste per ridurre la domanda di prodotti provenienti da specie in via di estinzione, rafforzare la legislazione, aumentare i controlli e le sanzioni”. Per questo il WWF sta sostenendo contemporaneamente in 156 paesi nel mondo una petizione globale (FIRMA PETIZIONE ) che ha già superato le 200.000 firme per chiedere al Primo Ministro thailandese Yingluck Shinawatra di vietare ogni forma di commercio di avorio in Thailandia al fine di contenere l’uccisione illegale di elefanti africani. In quel paese, infatti, la vendita di avorio locale è consentita. Un utile escamotage, grazie alla falsificazione dei documenti, per la vendita dell’avorio importato illegalmente dall’africa.
“La situazione è fuori controllo. Stiamo assistendo al massacro sistematico del più grande mammifero terreno del mondo. – afferma Massimiliano Rocco, Responsabile Specie e Traffic del WWF Italia – Alcuni studi fanno credere al mondo intero che la guerra per l’avorio si sia spostata dall’Africa centrale ad altre parti del continente. Questo è sbagliato. Ciò che è cambiato è che ora questi criminali stanno attaccando anche le popolazioni di elefanti che si credevano più protette in Africa orientale e meridionale. Intanto in Africa centrale, senza che nessuno lo sappia o conosca bene la questione, gli elefanti stanno perdendo questa guerra alla velocità della luce“.
I dati dello studio condotto sul Minkébé sono infatti rappresentativi di una tendenza globale, almeno per quella parte dell’Africa dove vive il piccolo Elefante delle foreste. Basti pensare alla Repubblica Democratica del Congo, dove rimangono solo il 10% degli elefanti di venti anni addietro.
“Il nuovo governo della Repubblica Centrafricana, ad esempio, ha dovuto mandare le sue forze armate per fermare i bracconieri prima che arrivassero a toccare l’ultima roccaforte di elefanti del Paese, Dzanga-Sangha, dichiarata recentemente Patrimonio dell’Umanità – ha detto Isabella Pratesi, Direttore Conservazione Internazionale del WWF Italia, e coordinatrice della campagna WWF Green Heart of Africa – Non è solo una questione di tutela delle risorse naturali della Repubblica Centrafricana, ma anche di fermare questi gruppi armati che si muovono in tutto il Paese e terrorizzano le popolazioni locali, ovunque si trovino“.
Alcuni paesi, come Camerun, Chiad e Gabon, hanno reclutato maggiori Guardie Forestali. “Questo però non basta – sostiene Massimiliano Rocco – Le agenzie di intelligence internazionali devono essere pienamente coinvolte nel contrastare questi traffici e nella lotta al bracconaggio e questo deve essere fatto sin da subito, non vi è tempo da perdere. Un impegno internazionale utile al fine di identificare, tracciare e mettere fine all’attività di queste reti criminali globali, che mettono a rischio la sicurezza nazionale e ostacolano le prospettive di sviluppo economico dei paesi più poveri“.
Il traffico di avorio non riguarda solo quei paesi, ma coinvolge numerose altre aree del mondo, tra le quali la stessa Europa. E’ di qualche giorno fa l’arresto in Svizzera di un cittadino di origine francese ma abitualmente residente in Italia con una zanna grezza di oltre 90 cm di lunghezza e oltre 4,5 kg di peso , del valore di diverse migliaia di euro. Sul banco degli imputati rimane comunque l’Asia orientale, grande importatrice di avorio di contrabbando.
“Se i governi dei paesi di questa regione – ha concluso Massimiliano Rocco – non iniziano a trattare questo problema come un’emergenza internazionale, non si può escludere che non ci sarà più alcuna popolazione di elefanti in vita in Africa centrale nei prossimi anni“.
 
ADN KRONOS
7 FEBBRAIO 2013
 
Gabon, è strage di elefanti: 11mila animali uccisi dal bracconaggio in nove anni
Roma - A rischio la sopravvivenza della specie in Africa centrale. E' quanto emerge da uno studio condotto dall'Agenzia dei Parchi Nazionali del Gabon, Wwf e la Wildlife Conservation Society
 
Roma - Sono oltre 11.000 gli elefanti uccisi dal bracconaggio dal 2004, tra il 44 ed il 77% dell'intera popolazione stimata del Gabon. Molti degli animali sono stati uccisi all'interno del Parco Nazionale del Minkèbé e nelle foreste nei suoi dintorni nel nord del Paese, nel bacino del Congo, in cui vive la più grande popolazione di elefanti africani delle foreste. E' quanto emerge da uno studio condotto dall'Agenzia dei Parchi Nazionali del Gabon, Wwf e la Wildlife Conservation Society e secondo il quale la sopravvivenza della specie in Africa centrale è messa seriamente in discussione. Il tema sarà al centro della prossima conferenza delle parti della Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, che si terrà a marzo in Thailan dia.
Tutti gli Stati firmatari e tra questi i Governi europei, Italia in testa, dovranno prendere le decisioni giuste per ridurre la domanda di prodotti provenienti da specie in via di estinzione, rafforzare la legislazione, aumentare i controlli e le sanzioni. Fino al 14 marzo, il Wwf sostiene, contemporaneamente in 156 Paesi, la petizione globale wwf.it/stopavorio che ha gia' superato le 200.000 firme, per chiedere al Primo Ministro thailandese Yingluck Shinawatra di vietare ogni forma di commercio di avorio in Thailandia al fine di contenere l'uccisione illegale di elefanti africani "La situazione è fuori controllo. Stiamo assistendo al massacro sistematico del più grande mammifero terreno del mondo - afferma Massimiliano Rocco, responsabile Specie e Traffic del Wwf Italia - Alcuni studi fanno credere al mondo intero che la guerra per l'avorio si sia spostata dall'Africa centrale ad alt re parti del continente. Questo è sbagliato. Ciò che è cambiato è che ora questi criminali stanno attaccando anche le popolazioni di elefanti che si credevano più protette in Africa orientale e meridionale. Intanto in Africa centrale, senza che nessuno lo sappia o conosca bene la questione, gli elefanti stanno perdendo questa guerra alla velocità della luce".
I dati dello studio condotto sul Minkèbé sono rappresentativi di una tendenza in tutte le rimanenti roccaforti di elefanti delle foreste nella regione, per non parlare della Repubblica Democratica del Congo, che detiene dai 7.000 ai 10.000 elefanti, meno del 10% della sua popolazione di 20 anni fa. Il Gabon rappresenta solo circa il 13% delle foreste dell'Africa centrale, ma è la patria di oltre la metà degli elefanti africani delle foreste. Il Minkèbé National Park, a sua volta, è la patria della più grande popolazione di elefanti del Gabon e probabilmente anche della più grande popolazione di elefanti africani delle foreste. Oltre che nella Repubblica Centrafricana - in cui fino alla meta' degli anni '80 hanno vissuto fino a 80.000 elefanti - i bracconieri stanno approfittando dell'instabilità politica per eliminare gli elefanti restanti del Paese, che ora si contano a migliaia.
Almeno 17 elefanti sono stati uccisi nella foresta Ngotto nel sud del Paese nel giorni scorsi e alcuni abitanti dei villaggi locali inoltre raccontano dell'uccisione di 60 elefanti nei pressi della citta' di Yaloke, con segnalazioni di uccisioni in tutto il Paese. "Il nuovo governo della Repubblica Centrafricana ha dovuto mandare le sue forze armate per fermare questi bracconieri prima che arrivassero a toccare l'ultima roccaforte di elefanti del Paese, Dzanga-Sangha, dichiarata recentemente Patrimonio dell'Umanità - spiega Isabella Pratesi, direttore Conservazione Internazionale del Wwf Italia e coordinatrice della campagna WWF Green Heart of Africa - Non è solo una questione di tutela delle risorse naturali della Repubblica Centrafricana, ma anche di fermare questi gruppi armati che si muovono in tutto il Paese e terrorizzano le popolazioni locali, ovunque si trovino".
 
AGI
8 FEBBRAIO 2013
 
Animali: uccisi meta' degli elefanti del Gabon
 
Libreville - Piu' della meta' della popolazione di elefanti del Gabon e' stata uccisa dai bracconieri dal 2004 ad oggi nonostante le misure di sicurezza e protezione adottate per provare a fermare il massacro. "Piu' di undicimila elefanti sono stati uccisi dal 2004" ha spiegato in una nota Fiona Maisels della Wildlife Conservation Society. Il Gabon sulla costa occidentale dell'Africa centrale si ritiene ospiti oltre la meta' dei quarantamila elefanti accolti nelle foreste del continente. Gli animali sono da sempre minacciati dai bracconieri in cerca di avorio. La caccia illegale all'avorio ha ridotto la popolazione di elefanti nelle foreste africane di due terzi dal 2004. "Nonostante i nostri sforzi, continuiamo a perdere tanti elefanti ogni giorno. Se non agiamo con la necessaria urgenza per interrompere questa strage, il futuro degli elefanti in Africa sara' definitivamente compromesso" ha aggiunto Lee White a capo della national parks agency del Gabon nella stessa nota. "Abbiamo aumentato il numero di guardie forestali e potenziato l'organico dei parchi nel tentativo di fermare questo massacro criminale". Il commercio illegale di avorio e' in gran parte alimentato dalla domanda in Asia e nel Medio Oriente, dove le zanne di elefante e le corna di rinoceronte sono utilizzate per realizzare ornamenti e per la medicina tradizionale. A parte rare eccezioni, il commercio dell'avorio e' illegale dal 1989 dopo che da milioni di elefanti nel ventesimo secolo si e' passati ad una popolazione di circa seicentomila.
 
AGI
7 FEBBRAIO 2013
 
Animali: elefanti africani sono "intolleranti" all'uomo
 
Trondheim - Gli elefanti africani (Loxodonta africana) sono intolleranti all'uomo e provano a evitarlo in tutti i modi, rifugiandosi nelle aree protette e lontane dalla presenza umana. Quando gli elefanti riescono a mettere una sana distanza tra se' e le attivita' umane risultano piu' rilassati e in salute, secondo un nuovo studio pubblicato sull'African Journal of Ecology. I risultati della ricerca hanno dimostrato che gli elefanti africani che vivono "al sicuro dall'uomo" nelle riserve protette sono meno stressati e vulnerabili alle malattie degli elefanti che subiscono con maggiore frequenza l'impatto delle attivita' umane.
In particolare, la ricerca ha dimostrato che gli elefanti che vagano al di fuori del Seregenti National Park, una delle piu' importanti aree naturali protette dell'Africa orientale, sono significativamente piu' stressati dei "coetanei" che vivono a l riparo dall'uomo all'interno del parco. Lo studio ha analizzato anche i livelli di benessere degli elefanti che risiedono nella aree parzialmente protette della Grumeti Game Reserve e dell'Ikoma Open Area, dove gli incontri con l'uomo sono piu' frequenti. Analizzando gli escrementi degli elefanti, i ricercatori coordinati da Eivin Roskaft dell'Universita' norvegese di Scienza e Tecnologia hanno scoperto che gli elefanti non disturbati dalle attivita' umane posseggono livelli inferiori dell'ormone dello stress glucorticoide.
 
AGI
7 FEBBRAIO 2013
 
Salute: turisti che visitano tartarughe a rischio contaminazioni
 
Washington - I turisti che vengono in contatto con le tartarughe di mare nei centri marini di attrazione potrebbero avere dei problemi con la salute. Secondo un articolo comparso sul JRSM Short Reports, il contatto con tartarughe selvatiche e messe in cattivita', attraverso il tocco nelle piscine oppure consumando prodotti legati a questi animali, espone al rischio di contaminanti tossici e patogeni zoonotici (che passano cioe' dall'animale all'uomo) come batteri, virus, funghi e parassiti.Secondo la review di numerosi studi compiuti dalla World Society for the Protection of Animals, i sintomi della contaminazione somigliano a quelli dei disordini gastrointestinali e quelli peggiori possono raggiungere la setticemia, la polmonite e la meningite. Uno dei casi studio e' quello della Cayman Turtle Farm in Grand Cayman, ch e fra il 2007 e il 2011 ha attratto oltre un milione di visitator i. "I visitatori sono stati esposti a contaminazione e ulteriore disseminazione di contaminanti tramite viaggi aerei e in nave", ha spiegato Clifford Warwick, fra gli autori dello studio.
 
GEA PRESS
7 FEBBRAIO 2013
 
Umbria – Carne ed irregolarità – Il Corpo Forestale: una azienda su cinque controllata, non in regola
170.000 euro di sanzioni contestate - Etichettatura e tracciabilità i punti critici.
 
Una azienda ogni cinque ispezionate è risultata non in regola rispetto alla etichettatura e tracciabilità della carne bovina posta in vendita. E’ questo il primo dato che si evince a seguito dei controlli effettuati in Umbria dal Corpo Forestale dello Stato. A finire sotto controllo, macellerie e rivendite di carne fresca. In tutto ben 170.000 euro di sanzioni contestate.
L’attività di controllo è andata avanti nei mesi di dicembre e gennaio. Sottufficiali e Agenti del Corpo Forestale dello Stato hanno infatti condotto su tutto il territorio regionale una vasta campagna di controllo delle macellerie, sia singole che poste all’interno delle strutture della grande distribuzione.
Scopo dei controlli era verificare la regolarità della commercializzazione della carne bovina, specie per gli aspetti relativi alla provenienza ed alla etichettatura .
Il tutto ha preso spunto dai controlli effettuati nell’ambito comunale di Perugia inziati già negli ultimi mesi del 2011. Su circa metà degli esercizi commerciali controllati, riporta il comunicato odierno del Corpo Forestale, sarebbe così stato accertato un elevato tasso di irregolarità. In questo caso ben il 50% delle aziende soggette a controllo. Il riferimento era sempre lo stesso: provenienza ed etichettatura della carne bovina posta in vendita.
Senza tali obblighi si preclude la possibilità di garantire fenomeni di contraffazione, quali ad esempio la vendita di carne decongelata magari di provenienza estera spacciata per carne fresca di provenienza locale. Oppure, spiega sempre il Corpo Forestale, carne appartenente ad una varietà bovina di maggior valore ed invece sostituita con altra di minor prezzo.
Ad essere ora controllate nell’intero ambito regionale, sono state 231 macellerie singole o punti vendita di carni bovine posti all’interno di grandi esercizi commerciali di prodotti alimentari. Le irregolarità riscontrate hanno riguardato 48 aziende, pari al 21% del totale delle aziende soggette a verifica. Circa centosettantamila euro è risultato l’importo delle sanzioni amministrative contestate .
In provincia di Perugia sono state controllate complessivamente 138 macellerie e punti vendita . A seguito delle verifiche sono state elevate situazioni di irregolarità in trentaquattro aziende, pari al 25% circa del totale delle controllate. Elevate complessivamente 48 sanzioni amministrative per un importo totale di 133.333,36 euro. Tre i sequestri di carni confezionate e di documentazione.
Le irregolarità riguarderebbero la messa in commercio di carni bovine senza adozione di un sistema idoneo a garantire la veridicità delle informazioni obbligatorie e il nesso tra le carni e l’animale o il gruppo di animali interessati. Inoltre la commercializzazione di carni preincartate di bovino adulto con denominazione di vendita non corretta. L’inosservanza dell’obbligo di munire di apposito cartello i prodotti sfusi posti in vendita o con cartello recante la denominazione di vendita errata. E’ stato contestato altresì l’inadempimento degli obblighi relativi alla raccolta identificazione e trasporto dei sottoprodotti di origine animale, volti a prevenire rischi per la salute.
Nella provincia di Terni le aziende soggette a controllo sono state invece 93. Gli illeciti sono relativi a  quattordici aziende (pari al 15% degli esercizi commerciali soggetti a controllo) che hanno dato luogo ad altrettante sanzioni amministrative per un importo complessivo di 36.000,00 euro . Gli illeciti più frequenti riguarderebbero la mancanza o incompleta esposizione al pubblico delle indicazioni obbligatorie in materia di etichettatura previste per la vendita di carne bovina, la mancata corrispondenza tra i dati relativi al bovino in vendita e il cartello esposto sul banco frigo.
 
L’ECO DELLE VALLI
8 FEBBRAIO 2013
 
Cani avvelenati, dalle prime indagini spunta il traffico di lepri
 
PAVONE MELLA (BS) -  Dopo la morte di dieci cani, avvelenati nelle campagne di Pavone Mella, le indagini continuano e danno i primi risultati. Pare infatti che gli animali siano stati uccisi per proteggere le lepri, che in questo periodo cercano delle zone, spesso poco riparate dalla campagna della Bassa per partorire. E ad avvelenare i bocconi che hanno provocato la morte di cani, ma anche di volpi tassi e faine, animali protetti, non sono stati dei cacciatori, ma più probabilmente dei commercianti di lepri, forse interessati al commercio delle loro pellicce. 350 euro, è questo il guadagno che si può avere vendendo una coppia di lepri vive, probabilmente per questi trafficanti la vita di altri animali, la salubrità dell’ambiente e, in casi estremi, anche una vita umana valgono molto meno.
Infatti l’episodio già grave per chiunque abbia una coscienza, rischia di diventare effettivamente pericoloso anche per gli uomini. Il veleno utilizzato è un potente insetticida, “carbofuran”; nei bocconcini avvelenati erano presenti 1,583 mg/kg di veleno, quando la dose considerata pericolosa per l’uomo è di 1 mg/kg. Dati dimostrati dal fatto che la Comunità Europea ha già da tempo messo al bando questo tipo di pesticidi. Proprio per questi motivi le opere di bonifica della zona sono già iniziate, con l’ausilio di cani muniti di museruole e grazie ai volontari dell’Anpana.
Ma come ci si deve comportare se si sospetta che il proprio cane sia stato avvelenato?
Ecco alcuni semplici suggerimenti: il primo passo è chiamare il veterinario più vicino e avvertirlo del vostro arrivo, anche pochi minuti possono essere fondamentali per la sopravvivenza del vostro animale. Nel frattempo cercate di far vomitare il vostro cane, ad esempio con un miscuglio di acqua e sale. L’avvelenamento si manifesta con un aumento della salivazione e della sudorazione, forti dolori addominali, a causa dei quali il cane tenderà a non muoversi, tipici sono anche vomito, diarrea e la diminuzione del diametro della pupilla. Altri sintomi tipici dell’avvelenamento da pesticida sono: tachicardia, fascicolazioni muscolari (contrazioni spontanee e involontari dei muscoli) e in alcuni casi paralisi muscolare.
Se invece vi dovesse capitare di trovare un animale purtroppo già morto, non dovete seppellirlo, ma è necessario chiamare un veterinario, che consegnerà l’animale all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale per le visite necessarie e procederà al corretto smaltimento. Infatti seppellire animali avvelenati è molto pericoloso soprattutto per gli altri animali, in particolare per quelli selvatici.
 
LA NAZIONE
8 FEBBRAIO 2013
 
Coca importata nella pancia dei cani, 'l'esperto' dell'orrore è livornese
Il metodo infallibile per passare la frontiera
È lui stesso a raccontarlo alla polizia
 
Livorno - Si chiama Larry Barisante e la sua storia è veramente da racconto dell'orrore: è lui l'"esperto" nel trafficare droga utilizzando cani, che vengono tristemente "imbottiti" della sostanza per evitare i controlli delle forze dell'ordine.
Sul suo metodo niente si sa prima del maggio 2012, quando i carabinieri di Pontedera intervengono in un'abitazione per una lite familiare. Quello che trovano nella casa è il primo dei collegamenti che ci permettono di ricostruite la storia. Nell'abitazione risiede un luogotenente del giovane, tale Massimo Pracchia. I carabinieri entrando si trovano di fronte al segreto del traffico: qui i cani vengono sventrati, per estrarre dal loro stomaco la cocaina. Non tutti sopravvivono all'operazione e nella campagna, nelle vicinanze della casa, vengono ritrovati numerose carcasse.
Sono tutti cani di grossa taglia. Per trasportare la droga servono San Bernardo, Gran danese, Dog de Bordeaux, Mastino napoletano e labrador. Lo svela lo stesso Barisante, che non viene tradito da Pracchia in quell'occasione, ma arrestato a Rozzano, durante un controllo della polizia su una gang di Latin King, a cui si era affiliato.
Agli agenti del Commissariato Mecenate ha spiegato: "Mi occupo di narcotraffico da circa 14 anni. Ero sposato con Luzbalvina Prieto Marquez, figlia di un luogotenente del 'Cartello del Golfo', associato al braccio armato degli Zetas. Mentre ero a Marsiglia ho avuto l'idea per un nuovo sistema di trasporto di cocaina che utilizzava cani vivi. La sostanza viene inserita dentro un cilindro di circa 250 grammi; prima la avvolgo nel cellophane, poi viene chiuso sotto vuoto, poi nuovamente nel cellophane, poi nella carta carbone, affinchè i raggi x non possano penetrare l'involucro, dopodiché ancora un cellophane e dopo uno scotch di vinile nero, ancora più resistente ai raggi x . Finito l'involucro, il cilindro è pronto per essere inserito nei cani di grossa taglia. "
Nell'ultimo anno sono entrati ben 48 cani. Partivano da Città del Messico e passavano per lo scalo di Madrid. mai un cane è stato fermato: erano tutti regolarmente dotati di microchip. A ritmo di due alla volta arrivavano in Europa: nello stomaco 1250 grammi di cocaina pura a testa.
Il fatto che molti dei cani non sopravvivano? È l'unica pecca del metodo secondo Barisante.
 
BLITZ QUOTIDIANO
8 FEBBRAIO 2013
 
Larry Barisante, “canaro” della droga: i cani prima riempiti e poi sventrati
 
MILANO – Larry Barisante, trentenne di Livorno da 14 anni nel narcotraffico, ha inventato un metodo infallibile per trasportare la cocaina dal Sudamerica all’Italia tramite cani vivi. Barisante, il giovane “canaro” della droga, ha un curriculum di tutto rispetto nel settore. Nel narcotraffico da quando aveva 16 anni, è stato sposato con Luzbalvina Prieto Marquez, figlia di un luogotenente del cartello del Golfo associato al braccio armato degli Zetas. E’ stato detenuto a Marsiglia, tappa fondamentale del suo curriculum criminale, perché è lì che ha ideato un metodo fino a ieri infallibile per il narcotraffico.
L’ha raccontato lui stesso una volta arrestato a Milano durante un controllo su una gang dei Latin King. La cocaina viene inserita in un cilindro, avvolta nel cellophane, chiusa sottovuoto, poi ancora cellophane, poi carta carbone resistente ai raggi X dei controlli, ancora cellophane e infine scotch di vinile nero. Eccolo, così, un involucro perfetto e di fatto “trasparente” ai controlli di qualunque macchina “droga detector”. E come lo trasporti dal Messico all’Europa? Semplice, il “canaro” Barisante ha iniziato a usare cani di grossa taglia, San Bernardo, Mastino napoletano, Gran Danese. L’involucro, anzi gli involucri li ficchi in pancia al cane e quello passa la frontiera.
A Città del Messico c’è un veterinario di nome Lallo, continua Barisante nel suo racconto, che fa un taglio cesareo e inserisce al massimo sei involucri nella pancia dell’animale di turno. Poi i cani sono pronti per l’aeroporto, due al massimo per ogni passeggero, destinazione Madrid. Un metodo infallibile perché infatti non viene notato dalla polizia, dai controlli, nemmeno dal fiuto dei pastori tedeschi che girano al guinzaglio dei finanzieri. Talmente infallibile che in 12 mesi vengono portati in Italia 48 cani con relativo carico senza alcun intoppo. I cani erano regolarmente denunciati e con microchip.
Succede però che la carriera del Barisante venga interrotta da una banale lite familiare a Pontedera. I carabinieri intervengono nell’abitazione di Massimo Pracchia, luogotenente di Barisante, per un litigio in famiglia. E scoprono l’ultima tappa della “filiera” del giovane “canaro”. E’ proprio in quella casa infatti che i cani vengono aperti, letteralmente sventrati, per recuperare la cocaina. Non tutti ce la fanno e così gli agenti, oltre a trovare un cane in piena operazione quando arrivano in casa, trovano una serie di carcasse nelle campagne circostanti. Il cane in questione sta male e solo così, con l’operazione, i carabinieri scoprono il carico di droga.
Una banale lite familiare, non un controllo, ha fermato il traffico di Barisante. Lui stesso verrà fermato ma solo tempo dopo: Pracchia, il luogotenente di Pontedera, non lo tradisce e non fa il suo nome. Barisante verrà arrestato a Rozzano, vicino Milano, durante un controllo su una gang latinoamericana, i Latin King, cui il “canaro della droga” aveva affidato la sua protezione.
 
NEL CUORE.ORG
9 FEBBRAIO 2013
 
PONTEDERA (PI), CILINDRO DI COCA IN PANCIA: CANI CORRIERI DELLA DROGA
La confessione di Larry Barisante alla polizia
 
Si chiama Larry Barisante ed è di Pontedera, in provincia di Pisa. Siamo di fronte ad "esperto" nel trafficare droga utilizzando cani, che vengono "imbottiti" di sostanze stupefacenti per evitare i controlli delle forze dell'ordine.
Sul suo metodo niente si hanno notizie prima del maggio 2012, quando i carabinieri di Pontedera fanno un blitz in una casa per una lite familiare. In quell'abitazione vive un luogotenente del giovane, Massimo Pracchia. I militari dell'Arma si trovano di fronte al segreto del traffico: qui i cani vengono sventrati, per estrarre dal loro stomaco la cocaina. Non tutti sopravvivono all'operazione e nella campagna, nelle vicinanze della casa, vengono ritrovate parecchie carcasse.
Sono tutti cani di grossa taglia: San Bernardo, Gran danese, Dog de Bordeaux, Mastino napoletano e labrador. Lo racconta lo stesso Barisante, che non viene tradito da Pracchia in quell'occasione, ma arrestato a Rozzano, durante un controllo della polizia - scrive La Nazione - su una gang di Latin King, a cui si era affiliato.
Agli agenti milanesi ha spiegato: "Mi occupo di narcotraffico da circa 14 anni. Ero sposato con Luzbalvina Prieto Marquez, figlia di un luogotenente del 'Cartello del Golfo', associato al braccio armato degli Zetas. Mentre ero a Marsiglia ho avuto l'idea per un nuovo sistema di trasporto di cocaina che utilizzava cani vivi. La sostanza viene inserita dentro un cilindro di circa 250 grammi; prima la avvolgo nel cellophane, poi viene chiuso sotto vuoto, poi nuovamente nel cellophane, poi nella carta carbone, affinchè i raggi x non possano penetrare l'involucro, dopodiché ancora un cellophane e dopo uno scotch di vinile nero, ancora più resistente ai raggi x . Finito l'involucro, il cilindro è pronto per essere inserito nei cani di grossa taglia". Senza pietà.
Nell'ultimo anno sono entrati ben 48 cani. Partivano da Città del Messico e passavano per lo scalo di Madrid. Mai un cane è stato fermato: erano tutti regolarmente dotati di microchip. Due per volta arrivavano in Europa e nello stomaco portavano 1250 grammi di cocaina pura a testa. Gli animali, sfruttati come corrieri della droga, perdono spesso la vita. Ma questo ai narcotrafficanti interessa ben poco.
 
GEA PRESS
8 FEBBRAIO 2013
 
Ravello (SA) – Cane impiccato. Il sospetto ricade nel mondo dei pastori
Le indagini dirette dalla Polizia Municipale
 
La scoperta è avvenuta ieri mattina nelle campagne di Ravello, in provincia di Salerno. In località Acqua Sambucana, il macabro ritrovamento. Ad accorgersi del cane impiccato, è stato proprio il suo detentore. L’animale, secondo l’ASL territorialmente competente, non doveva avere oltre l’anno di età.
Un maschio, meticcio, che da circa un mese era accudito da un falegname. Proprio quest’ultimo ha dato poi l’allarme alla Polizia Municipale. Il cane sarebbe stato trovato alla fine di una stradina interpoderale nei pressi di un ricovero in cemento. Secondo la Polizia Municipale si tratta di un piccolo manufatto avente lo scopo di riparare dalla pioggia.
Quando gli inquirenti hanno raggiunto il luogo, il cane era però già a terra. Qualcuno, ancor prima che da quelle parti passasse il falegname, aveva tagliato la corda con la quale è avvenuta l’impiccagione. L’area in qestione non è molto frequentata. Si trova, infatti, ad almeno tre chilometri dal centro abitato. L’ipotesi più probabile, si riferisce nei luoghi, è che il cane possa aver dato fastidio a qualcheduno. Il luogo è sovente transitato dalle greggi. Forse il disturbo arrecato agli animali ha scatenato la tremenda “soluzione”.
Al detentore del povero cane, non è rimasto altro da fare che presentare una denuncia contro ignoti. La Polizia Municipale, diretta dal Tenente Biagio Cipolletta, ha comunque avviato una indagine affinchè possa essere trovato e denunciato il responsabile di tale efferato gesto.
http://www.geapress.org/m/ravello-sa-cane-impiccato-il-sospetto-ricade-nel-mondo-dei-pastori/40759
 
NEL CUORE.ORG
8 FEBBRAIO 2013
 
FIRENZE, COCKER ABBANDONATO IN UN CASSONETTO: INCASTRATO 80ENNE
L'animale, ancora in cura, ha problemi neurologici
 
Da quando l'Enpa ha lanciato un appello alla cittadinanza per cercare di scoprire la persona che la settimana scorsa aveva abbandonato morente, in un cassonetto dell'immondizia, chiuso in un sacco un anziani cocker, i centralini delle guardie zoofile di Firenze sono stati inondati da centinaia di segnalazioni, ben 320. Su alcune di queste, dopo le necessarie verifiche, si sono concentrate le attività investigative del Sista, lo speciale nucleo investigativo delle guardie della Protezione animali di Firenze. Dopo una serie di riscontri, di testimonianze e di controlli con persone in grado di riferire sull'episodio e con l'anagrafe canina dell'Asl veterinaria fiorentina (controllo di 300 tabulati di cani cocker iscritti nell'area fiorentina) le guardie zoofile hanno stretto il cerchio su una persona, un anziano ottantenne residente a Campi Bisenzio. Nella serata di ieri è stato identificato ed ha dichiarato che il cane era morto e per questo lo aveva collocato nel cassonetto.L'ottantenne dovrà rispondere dei reati di maltrattamento, abbandono e atti crudeli nei confronti di animali alla Procura della Repubblica.
La presidente nazionale dell'Enpa, Carla Rocchi, ha commentato: "Per l'autore di un gesto così spietato, l'Enpa chiede una condanna esemplare: abbandonare un animale con il quale si è condivisa una vita e non sostenerlo nel momento di maggior bisogno denota una tale malvagità da far pensare che la psicologia di queste persone soffra di gravi disturbi e deficit che potrebbero essere pericolosi anche per gli uomini"
Il cane,di nome "Mignon", è tuttora ricoverato in una clinica veterinaria ancora in precarie condizioni. La settimana prossima sarà sottoposto ad una Tac visto il perdurare di gravi sintomi neurologici.
 
ESTENSE.COM
8 FEBBRAIO 2013
 
Esche avvelenate al Parco urbano
Collocate tabelle di avvertimento negli accessi dell'area verde comunale tra le vie Canapa e Bacchelli
 
Ferrara - La Polizia Municipale ha provveduto questa mattina, venerdì 8 febbraio, a recuperare grazie alla tempestiva segnalazione di un cittadino, una confezione di possibili esche avvelenate nel vialetto di accesso al Parco Urbano Bassani, lato via Canapa.
Ora l’involucro verrà esaminato dalle autorità sanitarie competenti. Una successiva ispezione del personale della Polizia Municipale non ha dato ulteriori risultati e, in via precauzionale, il Comando ha disposto in collaborazione con Amsefc – che gestisce la manutenzione del verde pubblico – la collocazione di tabelle di avvertimento nelle vie di accesso al parco.
La raccomandazione agli utenti dell’area verde è di fare attenzione e di segnalare al centralino della Polizia Municipale (tel. 0532-418600) eventuali altri ritrovamenti.
Non è la prima volta che avvengono ritrovamenti di questo tipo nelle aree verdi pubbliche della città. Lo scorso agosto era stato visto uno sconosciuto gettare polpette avvelenate nel parchetto del sottomura di viale IV Novembre (vai all’articolo) e sempre la scorsa estate erano giunte segnalazioni di crocchette per cani avvelenate nell’area di sgambamento cani di viale Krasnodar
 
CORRIERE DELLA SERA
8 FEBBRAIO 2013
 
Colleferro mandrie abbandonate: denunciato il proprietario
Scheletri di cavalli nel pascolo degli orrori
Pony morto dopo il blitz. Corsa contro il tempo per salvare i «fratelli» che hanno patito fame e freddo per settimane

Rinaldo Frignani

 
ROMA - Un pony è morto mercoledì notte e i suoi fratelli rischiano di fare la stessa fine. I veterinari dell'università di Perugia non hanno fatto in tempo a salvarlo, nè a dargli un nome. La fame e il freddo patiti per settimane lo hanno stroncato poche ore dopo essere stato salvato da una pozza di fango in un campo sterminato vicino Colleferro, alle porte della Capitale. Il pascolo dell'orrore da dove ancora oggi spuntano - neanche fosse il deserto del Nevada - gli scheletri di cavalli, muli e asini morti chissà quando nell'indifferenza totale di chi avrebbe dovuto occuparsi di loro e per di più a poche centinaia di metri dalle abitazioni.
Una storia che ben conosciuta a Colleferro, come a Segni e in altri comuni a sud di Roma e in provincia di Frosinone. Nei mesi scorsi due servizi in tv (di «Striscia la Notizia») e l'inchiesta della procura di Velletri avevano alzato ancora di più il velo sulla vicenda delle mandrie abbandonate e del loro padrone, di 84 anni, vecchia conoscenza delle forze dell'ordine, ora denunciato per maltrattamento, abbandono di animali e ricettazione di cavalli rubati. «Un personaggio che nel corso degli anni - spiegano i carabinieri dei Nas - ha accumulato una fortuna. I cavalli e i muli li ha comprati dappertutto, poi li ha lasciati lì su quei pascoli».
Nel giro di una settimana i militari dell'Arma hanno sequestrato 104 equidi, molti dei quali sono stati trasferiti in un aziende agricole a Paliano e Valmontone (Frosinone) per essere assistiti. I casi più gravi - come quello del povero pony - sono stati invece dirottati in Umbria. Animali ridotti alla fame, malati, rimasti per mesi in balìa delle intemperie, nel degrado più profondo, su terreni ormai senza erba da brucare, con casolari diroccati e staccionate talmente malridotte da non poter impedire ai cavalli di invadere le strade e provocare incidenti. Ancora giovedì su quegli stessi terreni attorno a Colleferro, vicino al cimitero comunale e anche dalla parte opposta, dove c'è la famigerata «collina della morte», c'erano una cinquantina di animali allo stato brado, sfuggiti per ora alla retata dei carabinieri e dell'Italian horse protection association che, con le sue denunce, ha dato la svolta alla vicenda, facendo intervenire il ministero della Salute.
«Ma adesso il problema principale è quello dell'assistenza degli equidi che abbiamo salvato - spiega il presidente Antonio Nardi Dei da Filicaja Dotti -. Una trentina di esemplari sono stati affidati alla Forestale perché non abbiamo dubbi che saranno trattati bene. Ma una quantità del genere di cavalli e muli ha un costo quotidiano notevole. Servirebbe l'intervento delle istituzioni, ma ci è stato risposto che non ci sono fondi. E quindi c'è bisogno di una mobilitazione dei cittadini». Per un paio di mesi i volontari, guidati dal responsabile organizzativo dell'associazione, Sonny Richichi, hanno cercato di individuare le mandrie sempre più numerose nel corso degli anni. C'è chi dice «sfruttate per occupare i terreni acquisiti in attesa di entrar ne in possesso». Sarebbe questo il motivo per cui, esaurita la loro funzione primaria, i cavalli sono stati poi abbandonati a se stessi.
FOTO
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_febbraio_8/cavalli-scheletri-pascolo-orrori-2113905877220.shtml
 
NEL CUORE.ORG
8 FEBBRAIO 2013
 
CAGLIARI, CUCCIOLO DI BOXER IN REGALO AD 86ENNE: NO DEL TUTORE
"Non è necessario al ménage familiare"
 
Quel cucciolo di boxer che "passeggia incustodito" per l'abitazione non è "necessario al ménage familiare", quindi deve andare via. Questa la motivazione con cui il tutore di un signore cagliaritano di 86 anni, che vive insieme alla moglie e a due collaboratrici familiari, ha intimato l'allontanamento del cane dall'appartamento. Chi non la pensa così è proprio il diretto interessato, il quale non ha alcuna intenzione di separarsi dal suo nuovo "amico", nonostante il tutore abbia ventilato l'ipotesi di investire della questione il giudice tutelare, se ciò non fosse accaduto. Della vicenda si sono interessate anche le guardie zoofile dell'Enpa di Cagliari, allertate da una vicina dell'uomo preoccupata per la sorte dell'anziano, che avrebbe sicuramente sofferto da questa separazione, e del cagnolino.
"I nostri agenti – spiega Emanuele Deiana, presidente dell'Enpa di Cagliari – non hanno riscontrato alcuna irregolarità: il cucciolo è registrato all'anagrafe canina, vaccinato, accudito con amore. Anche dal punto di vista comportamentale, non abbiamo riscontrato alcun tipo di problematica. Dunque, le persone che si prendono cura di lui lo stanno facendo nel migliore dei modi".
Invalido civile al 100% a causa dei postumi di un ictus ischemico e non autosufficiente, l'uomo è comunque nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali ed è in grado non solo di valutare in modo corretto i propri interessi personali economici e sociali, ma anche di esprimere un valido consenso o dissenso in merito a scelte di ordine personale, come certificato dal direttore della clinica psichiatrica dell'università di Cagliari.
Tra l'altro, stando a quanto scrive in una lettera autografa lo stesso 86enne, esisterebbe la possibilità che il tutore possa procedere con il licenziamento delle due collaboratrici familiari. Una ipotesi che l'uomo, molto affezionato alle due signore, rifiuta in modo categorico.
"Dal momento che non sussiste alcuna criticità, non riesco proprio a comprendere cosa abbia spinto il tutore ad essere così intransigente con il suo assistito e con il cucciolo – prosegue Deiana -. Forse lamenta di non essere stato informato dell'arrivo del 4Zampe oppure non conosce o non capisce l'affetto che i cani possono dare. Forse non ama gli animali d'affezione. Sta di fatto che stiamo seguendo da vicino l'evolversi della vicenda: vogliamo che il cucciolo e il suo proprietario vivano felici l'uno con l'altro".
 
AGI
8 FEBBRAIO 2013
 
Fare sesso con animali e' reato, Cassazione conferma condanna
 
Roma - Fare sesso con animali e' reato di maltrattamento, anche se la specifica condotta non e' prevista dal nostro Codice. Lo conferma la Terza Sezione della Corte Cassazione (sentenza n.5979/2012 del 13 dicembre 2012), che si e' pronunciata contro un allevatore che "usava mantenere cani a pensione, deliberatamente ometteva di curare gli animali di cui era custode, cagionandone in alcuni casi addirittura la morte per fame o mancanza di cure mediche, e inoltre costringeva alcuni cani ad avere rapporti sessuali con donne." "Abbiamo vinto! - esulta la LAV - Anche il terzo e ultimo grado di giudizio ha dato ragione alle tesi e alle sentenze dei tribunali. Una sentenza importante, "storica" nell'analisi del concetto di maltrattamento in quanto interviene a chiarire l'ampia e generale portata applicati va del delitto di maltrattamento animale nelle sue varie ipotesi. Una sentenza che potra' essere impiegata come "faro" in analoghi casi in cui, ad esempio, gli animali sono oggetto di pratiche commerciali, ma non per questo destinati a minor tutela se, appunto, la norma speciale non prevede espressamente la possibilita' di compromissione del loro benessere e ricorda, ancora una volta, che colui che e' responsabile a qualunque titolo del benessere di animali ha l'obbligo giuridico di impedire il cagionar di alcun tipo di lesione, siano esse fisiche che psicofisiche, entrambi penalmente rilevanti." La difesa dell'imputato, in tutti e tre i gradi di giudizio e' sempre consistita in un tentativo di sminuire i fatti e le proprie responsabilita', ora negando l'intenzione di cagionare lesioni agli animali, ora sostenendo che non vi era la prova che le sue omissioni avessero causato la morte e la sofferenza di quegli animali, di cui pure lui era custode.
La Cassazione con la sentenza citata ha rigettato il ricorso, chiarendo che i giudici di primo e secondo grado avevano correttamente accertato il maltrattamento e che le lesioni non devono per forza comportare malattie nei confronti degli animali, potendo essere solo psicofisiche e che una pratica come la zooerastia (ovvero il costringere animali ad avere rapporti sessuali con uomini) non essendo espressamente consentita, ma anzi moralmente riprovevole, non puo' rientrare in alcun modo nello stato di necessita' idoneo a scriminare condotte che sono oggettivamente contrarie all'etologia dell'animale, alle sue leggi biologiche e naturali causando invece comportamenti insopportabili con le caratteristiche etologiche e dunque costituisce reato; e questo anche se non esiste una legge che espressamente lo vieta, come invece ad esempio accade in Francia. "Un principio davvero rilevante per tante altre attivita', non espressamente consentite ma che vengono perpetuate perche' tanto non c'e' una legge che lo vieta, e che comportano dolore e sofferenza agli animali", sottolinea l'Ufficio Legale della LAV.
 
NEL CUORE.ORG
8 FEBBRAIO 2013
 
CASSAZIONE, IL SESSO CON ANIMALI E' UNA FORMA DI MALTRATTAMENTO
Depositata ieri la sentenza sul caso Galeotti
 
Fare sesso con animali è reato di maltrattamento, anche se la specifica condotta non è prevista dal nostro Codice. Lo conferma la Terza Sezione della Corte Cassazione (sentenza n.5979/2012 del 13 dicembre 2012), la cui sentenza è stata resa nota ieri: l'allevatore Christian Galeotti (Bolzano)"usava anche mantenere cani a pensione, deliberatamente ometteva di curare gli animali di cui era custode, cagionandone in alcuni casi addirittura la morte per fame o mancanza di cure mediche, e inoltre costringeva alcuni cani ad avere rapporti sessuali con donne."
"Abbiamo vinto! - esulta la LAV - Anche il terzo e ultimo grado di giudizio ha dato ragione alle tesi e alle sentenze dei tribunali. Una sentenza importante, "storica" nell'analisi del concetto di maltrattamento in quanto interviene a chiarire l'ampia e generale portata applicativa del delitto di maltrattamento animale nelle sue varie ipotesi. Una sentenza che potrà essere impiegata come "faro" in analoghi casi in cui, ad esempio, gli animali sono oggetto di pratiche commerciali ma non per questo destinati a minor tutela se, appunto, la norma speciale non prevede espressamente la possibilità di compromissione del loro benessere e ricorda, ancora una volta, che colui che è responsabile a qualunque titolo del benessere di animali ha l'obbligo giuridico di impedire il cagionar di alcun tipo di lesione, siano esse fisiche che psicofisiche, entrambi penalmente rilevanti."
La difesa dell'imputato, in tutti e tre i gradi di giudizio è sempre consistita in un tentativo di sminuire i fatti e le proprie responsabilità, ora negando l'intenzione di cagionare lesioni agli animali, ora sostenendo che non vi era la prova che le sue omissioni avessero causato la morte e la sofferenza di quegli animali, di cui pure lui era custode.
La Cassazione con la sentenza citata ha rigettato il ricorso, chiarendo che i giudici di primo e secondo grado avevano correttamente accertato il maltrattamento e che le lesioni non devono per forza comportare malattie nei confronti degli animali, potendo essere solo psicofisiche e che una pratica come la zooerastia (ovvero il costringere animali ad avere rapporti sessuali con uomini) non essendo espressamente consentita, ma anzi moralmente riprovevole, non può rientrare in alcun modo nello stato di necessità idoneo a scriminare condotte che sono oggettivamente contrarie all'etologia dell'animale, alle sue leggi biologiche e naturali causando invece comportamenti insopportabili con le caratteristiche etologiche e dunque costituisce reato; e questo anche se non esiste una legge che espressamente lo vieta, come invece ad esempio accade in Francia.
"Un principio davvero rilevante per tante altre attività, non espressamente consentite ma che vengono perpetuate perché tanto non c'è una legge che lo vieta, e che comportano dolore e sofferenza agli animali", sottolinea l'Ufficio Legale della LAV.
Gli animali oggetto dei maltrattamenti sono stati tutti confiscati e affidati alla LAV, che aveva denunciato il caso e si era costituita parte civile.
 
IL GIORNALE
8 FEBBRAIO 2013
 
Benvenuti i cani in politica Silvio e Mario affettuosi coi cuccioli
Da loro possono imparare qualcosa

di Vittorio Feltri

 
Alcuni giorni fa Silvio Berlusconi ha adottato un cane per intercessione di Michela Vittoria Brambilla, più nota come fervente animalista che come ex ministro del Turismo. E, subito dopo, Mario Monti ha fatto la medesima cosa: l'unica differenza è che a offrirgli la bestiola è stata Daria Bignardi, la stessa signora che, durante una puntata del suo programma, cercò di sfottermi perché sul display del cellulare avevo (ho ancora) l'immagine ricordo del mio gatto Ciccio, morto anni fa. Buon segno: anche la conduttrice, passando dal disprezzo per il felino in effigie alla tenerezza per il cagnolino vivo, si è evoluta.
Ma il problema è un altro. Vari osservatori criticheranno l'ex premier e il premier in carica, dicendo che, pur di strappare un pugno di voti, sfruttano perfino i cani, l'affetto per i quali rende simpatici. C'è poi chi deplorerà Monti perché ha pedestremente imitato Berlusconi - mago della comunicazione - allo scopo di non perdere punti. Ma stavolta ci dissociamo da simili polemiche per talune ragioni. Chiunque manifesti amore per gli animali merita attenzione e stima, perché dimostra di avere cuore e cervello. Le bestie, infatti, possono benissimo fare a meno degli uomini, mentre gli uomini non possono fare a meno di esse. Chi non afferra questo concetto è un demente.
Non credo neppure che i due citati uomini impegnati nella campagna elettorale abbiano fatto una pantomima nell'accettare di ospitare in casa loro cucciolotti bisognosi di famiglia. Si percepisce a occhio nudo, guardando le foto che li ritraggono con i cagnolini in grembo, che non recitano la parte di chi si improvvisa maldestramente cinofilo: li abbracciano con delicatezza, lo si evince dalla loro espressione. Due istantanee, due quadretti edificanti, due personaggi finalmente se stessi, senza veli, che provano piacere autentico nel coccolare esserini indifesi e sicuramente non ipocriti nel ricambiare la benevolenza dei nuovi padroni.
D'altronde, è noto: i cani sono animali da branco, necessitano di un capo e, quando lo trovano, gli garantiscono ubbidienza e fedeltà. Berlusconi e Monti in questo caso, accarezzando il pelo morbido delle bestiole, hanno compiuto un atto rivoluzionario per l'Italia: mai nessuno, prima di loro, aveva accettato di farsi riprendere in compagnia di un amico quadrupede, introducendolo nelle cronache politiche come simbolo di amore disinteressato. Ritratti inediti che rivelano spontaneità e sensibilità apprezzabili, spero, tanto a destra quanto a sinistra. Un'iniezione di fiducia per un popolo sfiduciato: chi ama gli animali non può essere cattivo e magari è attrezzato per rispettare i propri simili.
Cogliere un tratto di dolcezza in due leader di partito produce un effetto  benefico e rassicurante in chi si accinge a votare: altro che caimani. Non eravamo abituati a certe scenette, e assistervi è stato sorprendente in senso positivo. Gli americani da tempo non escludono gli animali dalle istituzioni, anzi, li elevano spesso al rango di protagonisti della Casa Bianca.
Non c'è statunitense che abbia scordato il nome del micio di Bill Clinton, il mitico Socks, che campò oltre 20 anni e figurò, nelle sue pose regali, su tutti i giornali del mondo. Una speranza: Silvio e Mario imparino dai loro cani a essere fedeli, ma non si mettano ad abbaiare alla luna; e tengano i piedi saldamente attaccati alla penisola, dove le grane da sistemare sono tante.
 
VICENZA PIU’
8 FEBBRAIO 2013
 
Zanoni felice per sentenza Cassazione: detenere richiami vivi in gabbie anguste è reato
 
Andrea Zanoni, eurodeputato - Con la sentenza numero 2341/13 del 17/01/2013 (udienza del 7/11/2012), la Terza Sezione della Corte di Cassazione ha riconosciuto il reato di maltrattamento di cui all'articolo 727 comma 2 del Codice Penale nella detenzione di uccelli in gabbie anguste. Andrea Zanoni, eurodeputato e vice Presidente dell'Intergruppo per il Benessere degli Animali al Parlamento europeo ha commentato la sentenza con soddisfazione
«La Corte di Cassazione ha confermato quanto io e vari esperti, nonché numerosi veterinari, stiamo sostenendo a gran voce da troppo tempo. Ora la caccia con richiami vivi è reato e i cacciatori che li utilizzano, segregandoli a vita in quelle minuscole gabbiette, possono essere multati. Questa giurisprudenza metterà finalmente fine alla parola "richiami vivi"».
Nel testo della sentenza si legge che "il detenere uccelli in gabbie anguste piene di escrementi, essendo l'inadeguata dimensione delle gabbie attestata dal fatto che gli uccelli hanno le ali sanguinanti, avendole certamente sbattute contro la gabbia in vani tentativi di volo, integra il reato di cui all'articolo 727 comma 2 del Codice Penale poiché, alla luce del notorio, nulla pi& ugrave; dell'assoluta impossibilità del volo è incompatibile con la natura degli uccelli".
«Invito tutte le guardie venatorie, volontarie e non, a denunciare i possessori di richiami vivi detenuti nelle piccole gabbie comunemente utilizzate da tutti i cacciatori». Questo l'invito rivolto a chi fa vigilanza venatoria da Zanoni, che da anni si batte per quella che ha sempre denunciato come una delle pratiche più crudeli usate dai cacciatori, sottolineando anche la palese violazione della Direttiva Uccelli 2009/147/CE, ovvero la cattura con le reti da uccellagione di uccelli migratori negli impianti autorizzati dalle Regioni, destinare alla caccia da appostamento fisso, nonostante il parere sfavorevole dell'Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (ISPRA).
«In Italia, ogni anno assistiamo impotenti alla morte di migliaia di piccoli volatili vittime indifese della lobby dei cacciatori - ha concluso Zanoni - Vengono catturati esemplari anche di specie in declino, come l'Allodola classificata "vulnerabile" e inserita nella lista rossa degli uccelli nidificanti nel nostro Paese e in pericolo di estinzione. Dopo la cattura, questi poveri uccelli vengono detenuti tutta la vita in gabbie piccolissime che non permettono loro nemmeno di aprire le ali. Si atrofizzano i muscoli, le zampe si ricoprono di piaghe e ulcere, il tasso di mortalità è impressionante. Da oggi, alla luce di questa rivoluzionaria sentenza, i cacciatori dovranno dire addio ai richiami vivi e la Regione può chiudere una volta per tutte con le autorizzazioni dei roccoli per catturare questi poveri uccelli destinandoli a morte certa»
BACKGROUND
La sentenza di Cassazione riguarda un ricorso contro una sentenza di condanna di primo grado del Tribunale di Verona del 18/07/2011, la numero 1298/2011, contro tre imputati residenti nella provincia di Verona. Con la sentenza di Cassazione sono stati rigettati i ricorsi dei ricorrenti i quali sono stati condannati al pagamento delle spese processuali. In più occasioni l'eurodeputato ha fatto presente il problema alla UE. Il 27 agosto 2012, Zanoni ha presentato un'interrogazione alla Commissione europea per chiedere di fermare la piaga dei richiami vivi in Veneto e in altre regioni italiane.
A maggio 2012, in commissione Ambiente, l'eurodeputato aveva presentato un emendamento alla relazione sulla "Strategia dell'unione europea per la protezione e il benessere degli animali 2012-2015 ", prevedendo "l'inclusione di misure volte a risolvere il problema del possesso di uccelli selvatici, catturati o allevati, utilizzati come richiami vivi nella caccia di uccelli migratori, in condizioni incompatibili con la loro natura".
Lo scorso dicembre Zanoni, con alcuni rappresentanti della Lega per l'abolizione della caccia (LAC) e del Commitee Against Bird Slaughter (CABS) ha consegnato circa 18 mila firme alla Presidente della Commissione Petizioni al Parlamento europeo, Erminia Mazzoni, per chiedere il divieto in tutta Europa dell'utilizzo di uccelli selvatici come richiami vivi.
 
IASAIRCARGO.IT
8 FEBBRAIO 2013
 
Trasporto animali: tutto quello che c’e’ da sapere
 
Utilizzare il trasporto aereo per trasferire il nostro animale, al nostro seguito o senza accompagnatore, non deve essere fonte di stress.
Fondamentale per dare al nostro cucciolo tutte le tutele e i confort del caso è affidarsi per il trasporto animali al vettore giusto, ed Alitalia lo è, che conosca a fondo le regole di un settore nato nel 1930, regole che spesso sono difficili da metabolizzare da parte degli utenti.
Oggi il trasporto di animali vivi in aereo e’ considerato, senza dubbio alcuno, il metodo piu’ umano e conveniente di trasporto su medie e lunghe distanze.
Punto di riferimento univoco e’ rappresentato dal LAR, “Live Animals Regulations” il manuale dalla IATA (International Air Transport Association) l’organizzazione internazionale delle compagnie aeree.
La IATA detta regole riguardo al benessere degli animali – in stretta correlazione al comportamento animale studiato dalla scienza moderna – e la loro identificazione. Il LAR si pone come fine ultimo quello di garantire che tutti gli animali siano trasportati per via aerea in modo sicuro ed umano e tiene conto delle differenti discipline dei diversi stati membri, nonche’ della documentazione necessaria per il trasporto degli animali per via aerea.
La prima regola a tutela del benessere dell’animale è che questo viaggi all’interno di un contenitore idoneo quanto a dimensioni, in modo da garantire all’animale lo spazio sufficiente per ruotare in piedi intorno a se stesso, alzarsi e sedersi tranquillamente ed assumere in ogni momento del viaggio una posizione naturale.
La LAR comprende una classificazione completa di 1000 specie di animali con lo specifico contenitore per il loro trasporto (solo i gatti ed i cani di piccola taglia possono avere accesso in cabina). Di recente, ad esempio, sono state fornite nuove indicazioni relativamente ai contenitori per il trasporto di pinguini, cetacei, tartarughe ed orsi polari.
Per questi, come per tutti gli animali, la LAR fornisce consigli circa la stagionalita’ indicata per il viaggio aereo. E’ certamente consigliabile far acquisire all’animale da trasportare familiarita’ con la cassa nella quale sara’ posto durante il volo ed – in linea generale – ridurre la quantita’ di cibo dal giorno prima e dargli un pasto leggero qualche ora prima del volo.
Lo IATA scoraggia assolutamente  l’uso di sedativi e tranquillanti se non per scopo terapeutico e sotto il controllo del veterinario.
Trasporto animali in aereo? Nessuna paura, se ti affidi a chi ne conosce bene le regole come Ias Air Cargo agente generale di Alitalia!
 
LA CITTA’ DI SALERNO
8 FEBBRAIO 2013
 
L’allarme: «L’inquinamento sta distruggendo i pesci locali»
 
SALERNO. “Ospiti” sempre più rari del nostro mare sono le sogliole, le pescatrici, gli sgombri e le ricciole: queste alcune delle specie di cui denuncia la scomparsa il presidente della cooperativa “Campania Pesca”, Ivo Gentile Pellegrino. «Sono ormai un paio di anni che alcune pesci, una volta numerosissimi nelle nostre acque, vengono additati come “mosche bianche”. Principale responsabile - ha spiegato - è l'inquinamento che, senza sosta, distrugge una delle maggiori risorse a nostra disposizione». Gli scarichi delle città costiere, la perdita di habitat naturali, il disturbo umano di yacht e motoscafi: il risultato è che una sostanziosa percentuale delle riserve di pesce è svanita. Il che fa male all’ambiente ma fa male anche ai pescatori, che vedono la loro raccolta diminuire ad una velocità mai vista. Non è un caso che l’inquinamento costiero uccida l’80 per cento delle uove deposte dai pesci , fino a 100 metri di profondità. Così i pescatori catturano animali sempre più piccoli e i cicli di riproduzione sono sempre più brevi. «Anche i rombi sono diventati molto rari - aggiunge Pellegrino - di sicuro quello della tutela dell'ambiente non è un aspetto da prendere sotto gamba».
 
IL GIORNALE
8 FEBBRAIO 2013
 
Empy, Socks e Millie: quando gli animali si infilano nelle urne
In America gli elettori ricordano ancora il nome del gatto di Clinton. Ma la mossa degli spin doctor per avere l'effetto tenerezza non basta
 
Gli americani di una certa età ricordano ancora il nome del cane di Nixon: Millie. E non a caso: uno studio dimostrò che il barboncino nero del presidente repubblicano era citato in televisione più di qualunque altro ministro. Se oggi citate il nome Socks, molti cinquantenni, anche in Italia, vi diranno che era il gatto di Bill Clinton, il quale aveva anche un labrador. George Bush di cani ne aveva due e quando uno si rifiutò di salire sulla scaletta dell'Air Force One, di fronte ai fotografi che immortalarono la scena, la sua popolarità aumentò di due punti. Obama, quando fu eletto, non aveva animali in famiglia, ma dopo poche settimane i suoi consulenti gli consigliarono di regalarne uno alle sue figlie e per presentare «Bo», questo il nome del «First Dog», fu organizzata addirittura una conferenza stampa sul prato della Casa Bianca.
Non stupisce, pertanto, che Berlusconi prima e, a ruota, Monti si siano fatti immortalare con un cucciolo in braccio. Il cane umanizza l'uomo politico, lo fa sembrare sensibile, più simile all'uomo della strada. Il meccanismo di identificazione è fortissimo negli Stati Uniti, dove la famiglia modello possiede un cane e se non ce l'ha, sogna di averne uno come ricordano decine di film di Hollywood. In Italia la suggestione è meno forte, essendo diverse le abitudini di vita, ma la simbologia è altrettanto forte. Il cane, meglio se un cucciolo, evoca tenerezza, bisogno di proteggere o di essere protetti, altruismo, affetto, insomma un insieme di valori positivi che suscitano un transfer immediato, che colpisce i sensi più che il cervello e dunque è straordinariamente efficace.
A una condizione: l'interesse per i cani non deve essere episodico. La foto e via, la carezza in diretta tv aiuta il politico, soprattutto se percepito come freddo e distante (e Dio sa quanto ne abbia bisogno Monti), ma l'effetto è effimero se non rientra in un comportamento coerente, prolungato nel tempo e debitamente propagandato.
Per intenderci: servirà a poco all'ex presidente della Bocconi se non si accompagna a un deciso cambio di immagine, a un'umanizzazione della personaggio che per ora è stato pianificato maldestramente dagli spin doctor del presidente del Consiglio e da costui interpretato persino peggio.
Berlusconi è apparso più credibile perché gesti di questo tipo sono più coerenti con la sua immagine pubblica e sorretti da una capacità comunicativa straordinaria. Basta guardare l'espressione sul volto dei due per cogliere la differenza: nella foto dell'altro giorno Silvio dà l'impressione di amare il cane, lo abbraccia, quasi lo bacia; Mario, invece, in quella con Empy postata su Twitter, comunica malinconia e nessuna empatia, sembra un nonno costretto, controvoglia, dai nipotini a farsi fotografare con il loro cucciolo.
Per entrambi, però, è verosimile che l'«effetto cane» sarà già svanito il giorno delle elezioni. Né l'uno né l'altro hanno il tempo necessario per costruire un nuovo percepito. I presidenti americani trascorrono quattro anni a farsi fotografare, almeno una volta alla settimana, mentre giocano con il cane nel giardino della Casa Bianca o lo accarezzano sulla poltrona dello Studio Ovale sotto lo sguardo compiaciuto di moglie e figlie.
Nelle due settimane che mancano al voto, Mario Monti e Silvio Berlusconi non riusciranno a dimostrare la loro indole animalista, la tenerezza che, nonostante tutto, alberga nei loco cuori. E gli italiani voteranno seguendo altri parametri, altri valori non tutti razionali, anzi. Il successo di una campagna si misura sulla capacità di coinvolgere, motivare, emozionare. L'identità conta più dei programmi. E in quella italiana il fattore cane, per quanto graditissimo, non incide come in America. Per fortuna.
 
YAHOO NOTIZIE
8 FEBBRAIO 2013
 
Bielorussia, 72enne aiuta gatti chiusi in cantine sigillate per ratti
 
Minsk (Bielorussia) - Una donna di 72 anni ha deciso di prendersi cura dei gatti randagi di Minsk in Bielorussia, per evitare che muoiano di fame nelle cantine dei condomini abbandonati. Le autorità cittadine stanno infatti isolando gli scantinati dei vecchi condomini in disuso per evitare la diffusione dei ratti, ma il risvolto triste dell'iniziativa è che i gatti che vengono chiusi al loro interno sono destinati a morire. Antonina Gayenko, la donna 72enne, ha spiegato che la addolorava troppo vedere i suoi amici felici morire in questo modo e così quotidianamente porta loro del cibo attraverso dei piccoli fori fatti nelle piastre metalliche a bordo delle cantine. "Io do loro da mangiare con i miei soldi, non faccio del male a nessuno. Le autorità non controllano prima di chiudere le cantine", ha spiegato.
 
LA ZAMPA.IT
8 FEBBRAIO 2013
 
Indonesia, rientra in ufficio e trova un drago di komodo
L’uomo, bigliettaio di un parco naturale, è stato ferito. Grave
anche un altro dipendente che ha tentato di salvarlo
 
Due persone sono state attaccate da un esemplare di drago di komodo sull’isola di Rinca, in Indonesia. Un impiegato del parco naturale esistente in quella località stava rientrando in ufficio quando ha trovato ad aspettarlo il varano, che lo ha immediatamente morso. Un secondo impiegato del parco è quindi giunto per prestare soccorso ma è stato ferito anche lui. Heru Rudiharto, direttore della riserva, ha dichiarato: «Il varano lo ha sorpreso, lui ha tentato di salire su una sedia ma il drago lo ha attaccato alle gambe e lo ha morso». 
Fra le isole di Rinca e di Padar vivono i circa 4.000 esemplari di drago di komodo ancora presenti nel mondo. Queste lucertole possono raggiungere i tre metri di lunghezza e i circa 70 chilogrammi di peso. I due uomini sono stati subito trasportati all’ospedale di Bali ma le loro condizioni sono molto gravi. Il morso di questi varani giganti non è velenoso, ma la loro saliva contiene una tale concentrazione di batteri che molte persone che riportano ferite causate dal drago spesso muoiono per sepsi o infezioni successive. Non è ancora noto come i draghi di komodo possano essere immuni a questi batteri.  
http://www.lastampa.it/2013/02/08/societa/lazampa/indonesia-rientra-in-ufficio-e-trova-un-drago-di-komodo-A24by7r3GhACB6pVSSOrJM/pagina.html
 
NEL CUORE.ORG
8 FEBBRAIO 2013
 
IL MIRACOLO DI WISDOM, MAMMA ALBATROS MATUSALEMME A 62 ANNI
La scoperta degli scienziati nell'atollo Midway (Pacifico)
 
"Mamma matusalemme" a 62 anni. E' la storia di Wisdom. In un'isola sperduta del Pacifico, una femmina di albatros, uno degli uccelli di età più avanzata che sia mai stato conosciuto sulla faccia della Terra, ha deposto un uovo e covato un uccellino.
Madre e piccolo stanno bene, hanno annunciato gli scienziati del Midway Atoll National Wildlife Refuge. Un miracolo? Chissà. Sta di fatto che i volatili della specie di Wisdom, un albatros di Laysan, muoiono di solito a metà della sua età, stando a quanto rivelato da gli esperti che la seguono da anni. Il piccolo è il 36esimo accertato. Una mamma inossidabile che dal 2006 ha covato almeno cinque uova e nel 2011 è sopravvissuta a uno tsunami che ha devastato la fauna aviaria del Pacifico.
A conferma della straordinaria energia di questo animale, gli esperti delle Midway hanno anche fatto sapere che l'albatros in questione ha volato cinque milioni di chilometri da quando è stata identificata ed è stata avvistata per la prima volta nell'atollo delle Hawaii nel 1956 ad un'età stimata di cinque anni. Insomma, una distanza pari a circa cinque volte il viaggio dalla Terra alla Luna, ha indicato il Servizio geologico federale.
"Siamo senza parole: un uccello di 62 anni che continua a deporre uova", ha detto all'Ansa Bruce Peterjohn, direttore del Bird Banding Laboratory del centro del Servizio geologico a Laurel nel Maryland, secondo cui il fatto che Wisdom sia in grado di riprodursi ad un'età così avanzata può aiutare gli scienziati a capire di più sulla specie degli albatros ma anche sullo stato di salute degli oceani che costituiscono il loro habitat.
 
NEL CUORE.ORG
8 FEBBRAIO 2013
 
RISCALDAMENTO GLOBALE, GLI UCCELLI SI SPOSTANO VERSO NORD
Lo studio: difficile trovare cibo con il clima polare
 
Gli uccelli si spostano sempre più a nord con il riscaldamento globale. Ma questa tendenza, che potrebbe apparire positiva quando si parla dei cambiamenti climatici, sui volatili ha in realtà dei limiti. E' quanto emerge da uno studio dell'università inglese di Birmingham realizzato sui cormorani (Phalacrocorax carbo) pubblicato sul Journal of Zoology. Questo uccello, come molti altri, inizia a spostarsi verso latitudini più elevate per via delle temperature più alte ma sul suo cammino, secondo la ricerca, incontrerà uno "stop".
Sembra che - nonostante il riscaldamento globale possa rendere accessibili al cormorano ambienti dell'emisfero settentrionale prima ostili perché eccessivamente freddi - la durata delle notti polari costituisca un ostacolo per le attività di foraggiamento di questo volatile.
La troppa oscurità renderebbe difficile, infatti, al cormorano di promuovere le attività finalizzate al nutrimento con successo durante l'inverno. Un dato che, a detta degli studiosi inglesi, costituisce l'altra faccia della medaglia dei presunti effetti benefici prodotti dal clima più caldo su alcune specie di animali rispetto ad altre.
 
AGI
8 FEBBRAIO 2013
 
Salute: terapia genica cura diabete in cani
 
Barcellona - Con la terapia genica e' possibile curare il diabete di tipo 1 nei cani. Lo ha dimostrato uno studio dell'universita' di Barcellona pubblicato dalla rivista Diabetes, il primo su animali cosi' grandi, che potrebbe aprire la strada a una applicazione anche sugli uomini. La terapia consiste nell'introdurre con delle iniezioni nelle zampe posteriori degli animali dei virus innocui che veicolano due geni, uno che serve a produrre l'insulina e uno per la glucochinasi, un enzima che regola l'assunzione da parte delle cellule del glucosio del sangue. A quattro anni dal trattamento i cani su cui sono stati effettuati i test sono ancora liberi dalla malattia: "E' la prima volta che questa terapia viene testata su animali cosi' grandi, dopo essersi mostrata efficace per i topi - scrivono gli au tori - ma servono ancora test approfonditi prima di tentarla sull'uomo".
 
CORRIERE DELL’UMBRIA
9 FEBBRAIO 2013
 
Assisi, ancora polpette avvelenate nei giardini delle abitazioni: indaga la provinciale
Un altro cane è stato salvato dal veterinario. I residenti di Santa Maria degli Angeli sono preoccupati e chiedono aiuto al primo cittadino e alle forze dell’ordine
 
Ancora un cane “colpito” da una polpetta al veleno a Santa Maria degli Angeli, sempre nella zona tra via Caduti di Cefalonia e via Bruno Buozzi dove già la scorsa settimana diversi proprietari di cani avevano denunciato fatti simili: anche in questo caso, come nei tre precedenti, l’animale si è salvato grazie alle cure del veterinario.
L’allarme e la caccia all'avvelenatore Ma i residenti della zona non sono restati con le mani in mano: oltre a chiamare la polizia provinciale - che ha promesso di allertare anche il sindaco - si sono organizzati per cercare di capire chi, soprattutto nel tardo pomeriggio, getti bocconi avvelenati nei giardini privati delle case, esponendo al rischio di avvelenamento anche le persone. “Il fatto è ancora più grave - spiegava infatti al Corriere uno dei residenti della zona - anche perché abbiamo una bambina di un anno e mezzo che gioca con qualsiasi oggetto alla, portata di mano”.
Salvato in extremis Nell’ultimo caso, risalente alla scorsa settimana, la polpetta risultava “condita” con metaldeide, una sostanza che si usa come pesticida per le lumache e che per gli amici a quattro zampe è letale se non si interviene subito con una lavanda gastrica; i sintomi che presentano i cani che hanno ingerito il veleno sono agitazione, ipertermia, tachicardia e tremori muscolari.
 
LA NAZIONE
9 FEBBRAIO 2013
 
In casa armi e animali abbattuti, denunciato bracconiere
A Bagno a Ripoli
Quattro grandi surgelatori a pozzetto, dove all'interno c'era di tutto: carne di daino, cinghiale, capriolo, lepre, e numerosi uccelli come beccacce e fagiani
 
Firenze - Quattro grandi surgelatori a pozzetto, dove all'interno c'era di tutto: carne di daino, cinghiale, capriolo, lepre, e numerosi uccelli come beccacce e fagiani. E' quanto ha scoperto la polizia provinciale nella cantina di un uomo di Bagno a Ripoli. Gli agenti hanno trovato anche un daino e un cinghiale appena abbattuti, in un periodo di chiusura della caccia, pronti per essere fatti a pezzi e messi nel congelatore. Sequestrati fucili da caccia, una carabina ad aria compressa, centinaia di cartucce a munizione spezzata e a palla unica, due balestre, un dardo con punta illegale, pugnali, accette, coltelli a serramanico. Tutte armi che l'uomo, denunciato per bracconaggio, deteneva senza autorizzazione.
 
NEL CUORE.ORG
9 FEBBRAIO 2013
 
PADOVA, "ANIMALI MORTI APPESI SUL TERRAZZO DI DUE CUOCHI CINESI"
I residenti sdegnati: "Li fanno essiccare"
 
A Voltabarozzo, in provincia di Padova, monta la protesta. Carcasse di animali appese sul terrazzo della casa di due cuochi cinesi, in via Piovese, ad essiccare. C'è chi dice siano pipistrelli, chi ali di pollo, zampe di coniglio o qualsiasi altra diavoleria culinaria. Sta di fatto che i vicini dei due cinesi, assunti in un locale cittadino, sono sdegnati.
"I gatti del quartiere passano tutto il pomeriggio nel giardino dell'abitazione e tentano di avvicinarsi alle carcasse", raccontano alcuni residenti al Mattino di Padova. Che aggiungono: "Così i padroni di casa cercano di allontanarli lanciando loro i sassi. Nessuno sa di cosa si tratti, guardandoli così sembrerebbero pipistrelli oppure ali di qualche volatile. Quel che è certo, è che fanno veramente senso".
Lament ele arrivano anche dal panificio vicino o dagli altri negozi della zona. "Qualcuno vorrebbe richiedere l'intervento della polizia municipale ma si temono ritorsioni e quindi nessuno ha ancora mosso un dito. Però una situazione simile non si può tollerare", insistono i residenti. Per poi spiegare: "Capiamo che la loro cultura è diversa dalla nostra però bisognerebbe cercare di non dimenticare mai le regole della buona convivenza. Oltre a un aspetto igienico-sanitario, non si può trascurare neppure la pubblica decenza. Non si possono esporre in questo modo carcasse di animali sul terrazzo".
 
NEL CUORE.ORG
9 FEBBRAIO 2013
 
TRAFFICO DI CUCCIOLI, BRAMBILLA: "SOSPENDERE L'IMPORT DALL'EST"
L'appello in una lettera al ministro Balduzzi
 
Sospendere cautelativamente l'importazione di cuccioli di cane e di gatto dai Paesi dell'est europeo, anche aderenti all'Ue, e avviare un'approfondita verifica sull'efficacia dei controlli che dipendono dal ministero della Salute. Lo chiede con una lettera al ministro Renato Balduzzi l'on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell'Ambiente, che oggi ha presentato l'iniziativa alla stampa. "Non possiamo più tollerare – spiega l'ex ministro del Turismo – che il nostro paese sia una meta abituale per il traffico dei cuccioli dall'est, un reato che si regge sulla complicità di troppi "operatori" italiani e che indigna le nostre coscienze. Questi poveri cuccioli arrivano in Italia per chissà quali vie, con un'età inferiore a qu ella prevista dalla legge, malati o pieni di farmaci per nascondere le malattie contratte durante gli interminabili viaggi, venduti a caro o carissimo e molto spesso destinati a morire in pochi giorni. Una tragedia che coinvolge le tante famiglie italiane che, dopo averli acquistati ignari della provenienza, li vedono perdere la vita con grandi sofferenze. Il fenomeno ha assunto proporzioni allarmanti ed io non sono più in grado di quantificare le denunce che i cittadini hanno presentato alla mia associazione. Perciò chiediamo al governo un provvedimento cautelativo, l'unica soluzione possibile a questo punto. E alle persone che decidono di prendere con sé un cane, dopo averci pensato molto bene, chiediamo di recarsi tranquillamente in un canile, dove potranno trovare il loro più caro amico senza incorrere in truffe".
I motivi della richiesta sono spiegati dettagliatamente nella lettera. "La legge 201 del 2010 – scrive l'ex ministro dl turismo – che è stata approvata dal governo Berlusconi, ha avuto, tra gli altri, il grande merito di individuare il reato di traffico di animali da compagnia (art.4) e l'illecito di introduzione nel territorio nazionale di animali da compagnia (art.5), facendo emergere una realtà di abusi e maltrattamenti in precedenza pressoché ignorata". Dopo due anni di applicazione, tuttavia, il fenomeno appare oggi in tutta la sua gravità. "La tratta dei cuccioli dai Paesi dell'Est (soprattutto Slovacchia, Romania e Ungheria) – continua la lettera - si è rivelato uno dei business più redditizi per organizzazioni transnazionali di criminali senza scrupoli. Nel 2011, primo anno di applicazione, sono stati sequestrati centinaia di cuccioli, nell'anno successivo, 2012, gli animali sequestrati alla frontiera sono stati migliaia, dei quali 7-800 solo negli ultimi tre mesi. Praticamente non passa settimana senza che gli organi di informazione non riferiscano di nuovi casi e nuovi sequestri. Quasi sempre si tratta di cuccioli piccolissimi, con passaporti contraffatti all'origine, strappati alle madri senza che sia gli stata quindi effettuata la profilassi vaccinale, duramente provati da lunghissimi viaggi, imbottiti di farmaci per "coprire" le loro reali condizioni di salute, "forniti" da intermediari disonesti a "normali" esercizi commerciali i cui titolari spesso "chiudono un occhio" o tutt'e due. La frequenza dei casi e la costanza della fattispecie lasciano supporre che il numero di animali posti in vendita senza avere i requisiti di legge sia molto elevato. E desta particolare allarme il fatto che importatori autorizzati, già sorpresi con animali troppo giovani e dai passaporti falsificati, continuino a svolgere indisturbati la propria attività". Di qui la richiesta al ministro di sospendere l'importazione e di avviare la verifica sull'efficacia dei controlli.
Solo nelle ultime settimane, in operazioni condotte dalle forze dell'ordine insieme con il responsabile vigilanza della Leidaa, Antonio Colonna, sono stati sequestrati a Torino, Sarno, Napoli e Nola circa 70 cani, alcuni dei quali – in rappresentanza dei loro fratellini meno fortunati – hanno partecipato alla presentazione odierna con l'on. Brambilla. L'ultima operazione – due interventi contemporanei coordinati dalle Procure di Nola e Napoli all'inizio della settimana scorsa - si è conclusa con il sequestro di 21 cuccioli, palesemente di età inferiore a quella legale per l'immissione in commercio, e la denuncia di due persone: una di Nola, che gestiva l'attività illecita presso un negozio molto noto, e l'altra a Napoli, in un esercizio commerciale del centro della città. I reati ipotizzati sono traffico e commercio illegale di animali d'affezione, truffa, falso ideologico, maltrattamento e uccisione di animali. Le indagini sono ora concentrate sull'importatore dei cani sequestrati con sede ad Aversa (CE) ma anche sulle autorità competenti incaricate di effettuare i controlli. Per tre dei 21 cuccioli non c'è stato nulla da fare, gli altri versano in gravi condizioni
Per info www.leida.info
 
GEA PRESS
9 FEBBRAIO 2013
 
Cagnolini tra le braccia dei politici – Arca 2000: tutti giù le mani
Da Berlusconi a Monti, fino a Bersani pizzicato - In braccio con lo "specchietto per le allodole".
 
Negli ultimi giorni, i giornali e le televisioni hanno diffuso le immagini di Monti e Berlusconi con un cagnolino in braccio. Anche Bersani è caduto in tentazione facendosi fotografare con un cane. A Monti, la bestiola viene “regalata” addirittura dalla Bignardi nel corso di una trasmissione televisiva, come se fosse una “scatola di cioccolatini”, senza chiedersi se Monti voglia veramente adottare il cucciolo.
Questo il riepilogo dello show elettorale con i cani in braccio, fatto dall’associazione Arca 2000 onlus la quale ricorda, in un suo comunicato, come l’adozione di un cane è una cosa molto seria. Per Arca 2000 si tratta “di messaggi d’imperdonabile leggerezza, nel cattivo gusto televisivo che non ci risparmia nulla, mentre la politica non conosce più limiti di decenza“.
Per Arca 2000 è probabile che qualche agenzia di comunicazione abbia rilevato che l’elettorato animalista rappresenta un target appetitoso. Il timore paventato è dunque quello che gli animalisti “sognatori e idealisti“, siano disposti a credere a quelle che vengono definite “le favole del politico“.
In realtà, sostiene Arca 2000, in tutti questi anni si sono viste facce vecchie e nuove che avrebbero già dimostrato, quando erano al Governo, di non aver fatto un bel niente per gli animali. Il simbolo di tale contraddizione sarebbero proprio i cagnolini fotografati come specchietto delle allodole.
Un esempio di cose non fatte è la proposta di legge per la “Regolamentazione della professione veterinaria” (n.2526) contro la malasanità animale. “Non è mai stata discussa nella passata legislatura” denuncia Arca 2000 la quale, nel suo comunicato, si chiede “perché la Brambilla (Pdl), Amati (PD) e Castelli(Movimento 5 stelle) [ndr. si tratta dei nuovi aderenti al programma politico della Federazione Diritti Animali presieduta dall'On.le Brambilla] “non hanno speso nemmeno due parole” nel loro programma elettorale proprio sul problema della malasanità animale. Anzi, sempre secondo Arca 2000, non avrebbero risposto alle richieste in merito.
Secondo Arca 2000, gli animali meritano rispetto e proprio per questo non devono essere strumentalizzati. Di fatto divengono elementi pubblicitari. Dopo il corpo delle donne nella pubblicità, continua agguerrita Arca 2000, è l’ora dei cuccioli di animali, ovvero di tutto ciò che può condizionare il nostro inconscio ingannandolo e blandendolo, facendo leva sui sentimenti.
“Se si ha davvero a cuore il rispetto degli animali – conclude Daniela Ballestra, Presidente di Arca 200 Onlus – non occorre mettersi in posa con un cagnolino, piuttosto si dimostri con i fatti e le leggi concrete di amarli veramente“.
 
SAN REMO NEWS
9 FEBBRAIO 2013
 
San Biagio della Cima (IM): cane bloccato in acqua salvato dai Vigili del Fuoco
E' stato un residente a dare l'allarme dopo che aveva sentito il persistente guaire dell'animale.
 
Un cane nella notte è stato salvato dai vigili del fuoco di Ventimiglia nell'abitato di San Biagio della Cima. I pompieri sono stati chiamati ad intervenire poco dopo mezzanotte perchè un residente sentiva in lontananza e nell'oscurità i lamenti di un cane. Il guaito dell'animale ha permesso di localizzarlo, era finito sul greto del fiume e non riusciva più a camminare.
Sembra infatti che il cane avesse avuto un principio di ipotermia tanto che aveva le zampe posteriori paralizzate dal freddo. Una volta riportato sulla strada principale i vigili del fuoco hanno affidato l'animale alle cure del servizio veterinario del 118.
 
LA PROVINCIA DI VARESE
9 FEBBRAIO 2013
 
Il cane e la tartaruga salvati dai pompieri
 
SALTRIO (VA) - Ululava e si lamentava da ore nell'appartamento della padrona che l'aveva abbandonato. I vicini di casa, allarmati e preoccupati dai continui latrati che si sentivano, hanno chiamato i carabinieri e i vigili del fuoco che sono intervenuti salvando l'animale. Ancora una storia di abbandono, ancora una volta un cane trascurato dal suo padrone. Una vicenda triste che arriva da Saltrio. Per fortuna, però, si tratta di una storia a lieto fine visto che i soccorritori, dopo essersi assicurati che il cane stesse bene, lo hanno liberato affidandolo a un canile convenzionato. La padrona, per il momento non reperibile, potrebbe finire nei guai: rischia infatti di essere denunciata per abbandono e maltrattamento di animali. Nell'appartamento i veterinari hanno trovato anche una piccola tartaruga marina. L'animale è stato affidato a degli specialisti.
 
GAZZETTA DI REGGIO
9 FEBBRAIO 2013
 
Mucca nel dirupo, impossibile salvarla
 
CARPINETI (RE) - E’ fuggita nel cuore della notte dalla stalla. Ma nel suo girovagare, è finita nel calanco, facendo un volo di almeno 200 metri, fino a che un albero ha arrestato la sua corsa. E’ successo a Villa Prara, in via Topognana, comune di Carpineti, nell’azienda agricola Ugolotti. Quando l’allevatore si è accorto della sparizione dell’animale e di dove era finiti, ha chiamato i vigili del fuoco. I pompieri l’hanno raggiunta calandosi assieme a un veterinario. Gli accertamenti, però, hanno riscontrato che l’animale – tra l’altro gravida di 4 mesi – era gravemente ferito e sofferente. I veterinari hanno dunque deciso di abbatterlo. Nel corso della giornata di ieri, si stava valutando come poter recuperare la carcassa del povero animale, posto che l’elicottero dei vigili del fuoco non può intervenire per animali morti.
 
GEA PRESS
9 FEBBRAIO 2013
 
Appello al Governatore dell’Emilia Romagna – Davide Battistini, in sciopero della fame, rischia ormai danni irreparabili
Errani comunichi lo stop all'uso delle catene per i cani e lo sciopero della fame finirà.
 
A soli pochi passi dal subire danni fisici irreparabili. In tal maniera inizia la lettera inviata al Governatore Errani, da Davide Battistini (nella foto nel corso della manifestazione di essereAnimali), da 40 giorni in sciopero della fame. Una battaglia, quella dell’attivista di Ravenna, voluta per ottenere una norma (certa) che vieti l’uso della catena ai cani.
Tredici chilogrammi in meno, consumati, riferisce Battistini, “con la non violenza, per la civiltà della nostra comunità“. Dal 17 febbraio, poi, Battistini entrerà anche in sciopero della sete. Questo come conseguenza dell’assoluta mancanza di certezze in merito all’approvazione di un provvedimento che una volta per tutte sancisca il divieto della catena.
Battistini lo dice chiaramente. Niente premesse, ma concretezza. Una battaglia, la sua, che in questi giorni ha ricevuto la solidarietà di migliaia di attivisti da ogni regione italiana. “E’ altamente probabile – scrive Battistini al Governatore Errani – che non potrò vedere mai i risultati delle elezioni“. Il 17 febbraio, saranno ormai 48 i giorni di sciopero della fame. Eppure 11.000 cittadini hanno già chiesto al massimo rappresentante della politica regionale un atto di compassione e civiltà.
Al Governatore, Davide Battistini pone ora sei quesiti. Innanzi tutto se le catene verranno abolite e, nel caso, quando e per quali “animali non umani”. Una volta entrato in vigore il divieto, si chiede inoltre di evitare di nascondersi dietro a rimandi ad altre leggi. Impegno, comunque, che non deve essere solo del Governatore, ma anche di tutti i partiti che formano la maggioranza di governo in regione. L’ultimo punto è relativo, invece, agli insufficienti controlli sul rispetto delle leggi in materia di tutela degli animali. Si inizi, cioè, a farle veramente rispettare.
Un impegno vincolante, quello che chiede Battistini, giusto al fine di evitare che i politici che verranno dopo le elezioni potranno facilmente disattenderlo.
A nome degli 11.000 firmatari “con queste semplici e chiare parole che Le chiediamo – conclude Battistini nella lettera inviata ad Errani – il digiuno verrà interrotto il giorno del suo comunicato“.
Domani nel blog  aperto proprio a seguito dell’iniziativa di Battistini, verrà pubblicato l’ultimo certificato medico del dr. Roberto Parollo dell’ospedale civile di Ravenna.
 
IL GIUNCO
9 FEBBRAIO 2013
 
Lav, Bottinelli annuncia lo sciopero della fame contro i cani alla catena
 
GROSSETO – Un digiuno a staffetta per dire basta ai cani a catena in Emilia Romagna. L’iniziativa è stata lanciata attraverso il blog Restiamo Animali per sostenere lo sciopero di Davide Battistini, ravennate, che dal 1° gennaio non mangia chiedendo alla Regione di vietare la possibilità di detenere cani alla catena. Domani, domenica 10 febbraio, aderirà al digiuno anche Giacomo Bottinelli, responsabile LAV Grosseto e membro del Consiglio Direttivo Nazionale LAV.
«Il problema dei cani a catena contro il quale Battistini sta combattendo è grave anche in Toscana – spiega Bottinelli – dove la legge pone alcune regole e dei limiti di tempo, ma i controlli e le effettive sanzioni in caso di inadempienza sono pressoché inesistenti. Davide Battistini sostiene il principio che la detenzione di un cane possa essere concessa solo a chi dispone dell’idoneo spazio recintato e protetto e che la catena sia dunque da abolire. Troppo spesso anche in Toscana vediamo cani costretti a vita alla catena, specialmente nelle campagne, ma anche in cortili di città».
L’elenco completo dei digiunanti è al link: http://restiamoanimali.wordpress.com/2013/02/02/no-alle-catene-aderisci-al-digiuno-a-staffetta/
 
VARESE NEWS
9 FEBBRAIO 2013
 
Lettere al direttore
I miei cani, e un pensiero a chi non li ama
Una considerazione a voce alta sull'amore per gli animali. Schopenhauer diceva: "Chi non ha mai posseduto un cane non sa cosa significhi essere amato"
 
Caro direttore,
ho visto che si è parlato di cani.
Non ho letto, fa freddo e i dolori mi impediscono di essere particolarmente attenta.
Non so se si parlasse di cani e cacche, padroni poco civili e persone insofferenti e mica tanto felici.
Io sono in casa e guardo i miei cani; delle ultime cucciolate ne ho tenuti tre. Erano previsti due: Blanca e Fedor e si aggiunto Lucignolo color oro e ancora incompleto di accessori maschili, piccolo come un passero e furbissimo.
Giorgino il cuginetto gigante, l'amatissimo nemico di Fidel li accudisce e insegna loro le regole.
Seguo con lo sguardo le loro manovre, li spio mentre aspettano ogni porta che si schiude per infilarcisi dentro e scatenare le mie ire che finiscono in baci.
Fanno la cacca sulla traversina, sono abbastanza educati, ma qualche volta gli scappa e la lasciano dove capita; la raccolgo, è un effetto indesiderato e collaterale di una terapia miracolosa grazie alla quale sopporto i parenti umani in un momento in cui ne farei volentieri a meno.
La sera, anzi la notte in cui io meglio trovo la mia naturale dimensione quando tutti dormono, loro aspettano che esca dalla doccia e insieme ci facciamo un gelato alla vaniglia e guadiamo la luna dall'enorme vetrata, pare di essere in cielo, irraggiungibili.
Sei occhi curiosi , sei orecchie extra large mi interrogano e sei lingue incredibilmente lunghe per affarini che stanno in una mano mi manifestano il loro incondizionato amore impiastrandomi il naso e io mi sento bene, mi sento in pace, mi sento come se dopo un'interminabile e inutilmente faticosa corsa abbia raggiunto il traguardo e posso stare per sempre così, immobile, in un luogo senza spazio e tempo, un infinito momento dove spariscono l'inganno e il tradimento e resta solo l'incorruttibilità e la fiducia.
So che esistono persone che non amano i cani, Schopenhauer che non era un pirla qualsiasi, diceva:" Chi non ha mai posseduto un cane non sa cosa significhi essere amato".
Se domani pesto una merda, pulirò la scarpa e ci riderò su come tutte le persone molto amate.
Roberta
 
GAZZETTA DI MANTOVA
9 FEBBRAIO 2013
 
Caccia alle nutrie con il fucile

Roberto Marchini

 
SABBIONETA (MN) Via libera alla caccia alle nutrie con il fucile. Con una specifica ordinanza il sindaco di Sabbioneta, Marco Aroldi, ha infatti ordinato l'impiego del fucile quale sistema aggiuntivo per il contenimento della proliferazione delle nutrie. Una ventina di cacciatori coordinati da Giuseppe Zardi e Ermete Savazzi, sono stati autorizzati a sparare per abbattere i roditori, in deroga al piano previsto dalle Provincia, dallo ore 5 alle ore 24 per sessanta giorni, limitatamente ad «una zona del territorio dove i canali di acqua anche nel periodo invernale, offrono l'habitat ideale per la proliferazione del roditore con conseguente aumento esponenziale degli animali». I fucili con canne a anima liscia fino a tre colpi, dovranno essere utilizzati solo con munizioni spezzate, l'abbattimento con fucile dovrà essere eseguito solo attraverso l'organizzazione di squadre da due o tre persone, gli animali abbattuti dovranno essere conservati presso il magazzino comunale in appositi freezer in sacchi trasparenti che verranno poi consegnati per lo smaltimento e la distruzione al competente servizio venatorio della Provincia di Mantova. Contro l'ordinanza di abbattimento, è possibile proporre ricorso al Prefetto di Mantova o al Tribunale amministrativo regionale.
 
TIO.CH
9 FEBBRAIO 2013
 
Lupa giudea sfugge ai bracconieri e commuove il Paese
Il futuro di Tiltan è in un parco naturale nei dintorni di Tel Aviv
 
TEL AVIV - Ha alle spalle una vita travagliata, trascorsa in lande desertiche, aspre ed inospitali. Ma ora il futuro appare roseo per Tiltan (Trifoglio), un esemplare femmina di lupo della Giudea alla cui odissea - sfociata in una sorta di "love story" - il tabloid "Yediot Ahronot" dedica oggi una pagina ricca di pathos.
Dell'esistenza di Tiltan l'ente israeliano per la protezione della natura ha appreso quattro anni fa quando, l'animale fu visto aggirarsi vicino allo sperone roccioso di Massada. La lupa era riconoscibile a distanza perché claudicante. Ricoverata in ospedale, fu presto evidente che la zampa destra posteriore era stata gravemente ferita da trappole di bracconieri e proiettili. Fu necessario amputarla: ma in quelle condizioni Tiltan non aveva speranze di sopravvivenza nel deserto.
La bestia è stata così condotta nel "Safari" di Ramat-Gan: un parco naturale nei dintorni di Tel Aviv. I responsabili temevano che Tiltan sarebbe stata emarginata dai lupi a cui andava aggiungersi: Ramon, il capo-branco, e quattro femmine. Ma contro le previsioni, scrive stupito "Yediot Ahronot", la lupa della Giudea ha presto "sedotto" Ramon ed è divenuta lei stessa una leader del branco.
 
IL MATTINO
9 FEBBRAIO 2013
 
Il gatto disabile che si sposta con la "sedie a rotelle"
Un gatto disabile che non può usare le zampe posteriori è diventato nuovamente autonomo grazie ad una speciale sedia a rotelle costruita da un gruppo di studenti.

Flipper, questo il nome del gattino, è nato con una malformazione che non gli consente di camminare sulle zampette posteriori. Gli studenti del liceo di Conifer (cittadina a Sud di Denver) hanno così deciso di aiutare lo sfortunato gatto dotandolo di due ruote per muoversi in libertà.La storia richiama alla mente quella del maialino Chris P. Bacon che ha commosso il web con la sua storia: anche questo animaletto, infatti, non può camminare perché senza zampe posteriori. Anche per il maialino, così come per il gatto, l'uomo si è attivato per renderli "liberi".
VIDEO
http://www.ilmattino.it/tecnologia/internet/gatto_sedia_rotelle_zampe/notizie/250366.shtml
 
LA STAMPA
9 FEBBRAIO 2013
 
In Germania il cane poliziotto ha le scarpe
 
La poliziotta tedesca Dunja Fischer della polizia federale di Osnabrück, nella Germania Occidentale, mette al cane Rooney degli speciali scarpini protettivi. Tutti i cani dell’unità K-9 devono indossare queste scarpe speciali quando sono in servizio.
FOTO
http://www.lastampa.it/2013/02/09/multimedia/societa/lazampa/in-germania-il-cane-poliziotto-ha-le-scarpe-5atCKmutQw819PZXIVwliP/pagina.html
 
NEL CUORE.ORG
9 FEBBRAIO 2013
 
RICERCA BIOMEDICA, PER GRILLO LA VIVISEZIONE E' "FONDAMENTALE"?
Caos in rete per la risposta del M5S su "Le Scienze"
 
C'è grande confusione sotto il cielo delle 5 Stelle. E conseguentemente in rete. La risposta favorevole all'uso degli animali nella ricerca biomedica elaborata dal gruppo di lavoro di M5S e pubblicata ieri su "Le Scienze" ("L'uso degli animali nella ricerca biomedica è ancora di fondamentale importanza. Questo campo deve essere fortemente normato e controllato, per evitare abusi, e minimizzare le sofferenze ed il disagio degli animali, salvaguardando gli scopi di salute pubblica") sta gettando nello sconcerto i molti fan del comico genovese, che effettivamente – sul suo blog e nel "tsunami tour" – ha sostenuto una tesi ben diversa. Vedi ad esempio: http://www.youtube.com/watch?v=QNTGCSLQOBc. Allora c'è chi se la prende con gli estensori della risposta. Sulle "Scienze" si legge: "Le risposte sono state scritte con i contributi di Fabrizio Bocchino, Federica Daga, Filippo D'Amico, Giovanni Di Caro, Giorgio Di Marzo, Claudia Mannino, Angelo Nicotra, Riccardo Nuti e i partecipanti ai gruppi tematici. Il dettaglio delle proposte programmatiche del M5S scaturisce da gruppi di studio liberi, a cui chiunque può partecipare". Nel frattempo nei social network è caos. "A chi dobbiamo credere'?", chiedono per esempio sulla pagina Facebook di "Animal amnesty". 
Al questionario del gruppo "Dibattito Scienza" non hanno ancora risposto né Mario Monti né Silvio Berlusconi.
 
MESSAGGERO VENETO
10 FEBBRAIO 2013
 
Affida la cagnetta ai nonni
Uccisa dai ladri a bastonate

Rosario Padovano

 
prov. di Venezia - Orrore a Pordenone per la terribile morte del cane Sissi, una meticcia di 7 anni di una ragazza abitante in città, trovata morta in un giardino di un’abitazione privata a Gambarare di Mira, in provincia di Venezia. Il cane appartiene a M.T.. giovane studentessa che, d’accordo con la mamma, aveva deciso di affidare momentaneamente la cagnetta ai nonni materni, che abitano nella popolosa località veneziana. I familiari di M.T. hanno riferito che la povera Sissi è stata presa a bastonate sul capo da alcuni ladri che volevano penetrare nell’abitazione per rubare. Non riconoscendo gli intrusi, il cane avrebbe abbaiato. La reazione dei banditi è stata spropositata, tanto da provocare la morte della cagnetta per trauma cranico. E’ possibile sia stata percossa con un utensile in ferro di quelli di cui si servono i ladri per forzare ingressi o infissi delle abitazioni da depredare. Quando Sissi, ieri mattina, è stata soccorsa dai nonni materni della ragazzina pordenonese nel giardino di casa era ancora viva, anche se agonizzante. Le sue condizioni erano subito apparse disperate. I nonni della padroncina, tuttavia, non si sono persi d’animo e hanno chiamato un veterinario. Il professionista è accorso subito nell’abitazione, ha applicato un’iniezione alla cagnolina, ma dopo pochi minuti Sissi ha esalato il suo ultimo respiro, morendo tra le braccia del soccorritore. E’ stato un duro colpo per la famiglia di M.T.. La madre è stata avvertita pochi minuti dopo e la ragazza pordenonese ha subito esternato i suoi sentimenti sul web. La ragazza non riesce ancora a credere a quanto i nonni materni le hanno raccontato. Il popolo di internet, intanto, invoca giustizia per gli assassini della cagnetta, che si sono accaniti su Sissi in modo barbaro e ingiustificabile. Quella di Sissi è una tragedia che fa venire in mente la storia allucinante di un altro cane, massacrato di recente: si chiamava Misko e anche la sua triste storia sta facendo il giro del web. L’animale, la notte di Capodanno, è stato ucciso a Gallesano, vicino a Paola in Istria, dove abitava con i suoi padroni. Un essere spregevole gli ha fatto esplodere un petardo in e il povero Misko è morto straziato.
 
CANICATTI’ WEB
10 FEBBRAIO 2013
 
Licata (AG), cane impiccato alla porta di un casolare
 
Un grosso cane di razza pitbull ieri mattina è stato trovato impiccato alla maniglia della porta d’ingresso di un casolare di contrada Marcotto, all’estrema periferia di Licata. Intorno al collo l’animale aveva una grooss catena di ferro. Scattato l’allarme, sul posto si sono recati i poliziotti del locale Commissariato che hanno immediatamente avviato le indagini. Non si esclude alcuna ipotesi, dall’intimidazione rivolta al proprietario del casolare al gesto barbaro e criminare di qualche giovane della zona. Sul posto è intervenuto anche il medico veterinario dell’Asp.
 
QUOTIDIANO.NET
10 FEBBRAIO 2013
 
Tommy sta molto male
Ricoverato in clinica
 
Brindisi. E' grave il cane che va in chiesa a cercare la padrona
Alla fine di polemiche e contese è stato affidato al figlio della signora morta
 
Brindisi - Il cane Tommy che ha commosso l'Italia per la sua abitudine di recarsi ogni giorno, per mesi, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a San Donaci (Brindisi) in cui a novembre si è celebrato il funerale della sua padrona è ricoverato in una clinica per animali, sulla cui ubicazione non vengono fornite indicazioni, perché non è in buone condizioni di salute. Lo riporta oggi il quotidiano brindisino Senzacolonne.  Il cane, un meticcio di 13 anni, era ritornato nei giorni scorsi a casa di Sebastian Mapelli, il figlio di Maria Lochi, la donna di 57 anni che aveva adottato il meticcio e che è morta alla fine dello scorso novembre. Tommy sarebbe affetto da diverse patologie.  ;Da quando era morta la sua padrona, Tommy andava in chiesa ogni giorno e assisteva alle funzioni, accolto da preti e fedeli, aspettando il ritorno della donna . Nelle scorse settimane il cane era stato al centro di polemiche e infine conteso da più parti, inclusa l'amministrazione comunale di San Donaci.
La vicenda del meticcio di cui Maria Lochi, che quando era in vita si era a lungo dedicata ai randagi del suo paese, incluso Tommy, sembra ora essersi conclusa con l'affidamento di Tommy al figlio della donna. L'uomo si sta occupando di sostenere le cure necessarie al cane il quale, anche per l'età avanzata, è ora in pericolo di vita.
http://qn.quotidiano.net/lifestyle/2013/02/10/843620-cane-chiesa-tommy.shtml
 
TISCALI
10 FEBBRAIO 2013
 
Paura per Tommy, cane che andava in chiesa
 
BRINDISI - Il cane Tommy che ha commosso l'Italia per la sua abitudine di recarsi ogni giorno, per mesi, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a San Donaci (Brindisi) in cui a novembre si e' celebrato il funerale della sua padrona e' ricoverato in una clinica per animali, sulla cui ubicazione non vengono fornite indicazioni, perche' non e' in buone condizioni di salute. Lo riporta il quotidiano brindisino Senzacolonne. Il cane, un meticcio di 13 anni, era ritornato nei giorni scorsi a casa di Sebastian Mapelli, il figlio di Maria Lochi, la donna di 57 anni che aveva adottato il meticcio e che e' morta alla fine dello scorso novembre. Tommy sarebbe affetto da diverse patologie. Da quando era morta la sua padrona, Tommy andava in chiesa ogni giorno e assisteva alle funzioni, accolto da preti e fedeli, aspettando il ritorno della donna. Nelle scorse settimane il cane era stato al centro di polemiche e infine conteso da piu' parti, inclusa l'amministrazione comunale di San Donaci. La vicenda del meticcio di cui Maria Lochi, che quando era in vita si era a lungo dedicata ai randagi del suo paese, incluso Tommy, sembra ora essersi conclusa con l'affidamento di Tommy al figlio della donna. L'uomo si sta occupando di sostenere le cure necessarie al cane il quale, anche per l'eta avanzata, e' ora in pericolo di vita.
 
NEL CUORE.ORG
11 FEBBRAIO 2013
 
STA MALE TOMMY, IL CANE DI S.DONACI CHE HA COMMOSSO L'ITALIA INTERA
L'animale è anziano e in pericolo di vita
 
Non se la passa bene Tommy, il cane che ha commosso l'Italia per la sua abitudine di recarsi ogni giorno, per mesi, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a San Donaci (Brindisi) in cui a novembre si è celebrato il funerale della sua padrona. Il cane, anziano e affetto da diverse patologie, sarebbe in pericolo di vita. Lo riferisce il quotidiano brindisino Senzacolonne.
L'animale, un meticcio di 13 anni, era ritornato nei giorni scorsi a casa di Sebastian Mapelli, il figlio di Maria Lochi, la donna di 57 anni che aveva adottato il meticcio e che è morta alla fine dello scorso novembre.
Da quando era morta la sua padrona, Tommy andava in chiesa ogni giorno e assisteva alle funzioni, accolto da preti e fedeli, aspettando il ritorno della donna.
Nelle scorse settimane il cane era stato al centro di polemiche e infine conteso da piu' parti, inclusa l'amministrazione comunale di San Donaci.
http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/ricoverato-in-clinica-tommy-il-cane-di-sdonaci-che-ha-commosso-l-italia.html
 
NEL CUORE.ORG
13 FEBBRAIO 2013
 
S. DONACI (BR), MORTO IN CLINICA IL CANE TOMMY: "ARRESTO CARDIACO"
Era stato ricoverato a Fasano (BR). Commosse l'Italia
 
Ha resistito solo per tre mesi dopo la morte della proprietaria, che era riuscito a toglierlo dalla strada. Un amore che il cane Tommy aveva ricambiato andando ogni giorno ai piedi dell'altare della chiesa di Santa Maria Assunta a San Donaci, in provincia di Brindisi, dove a dicembre c'erano stati i funerali della donna. Il meticcio che ha commosso l'Italia è morto alle 15,45 del 12 febbraio, in una clinica veterinaria di Fasano, a cui era stato affidato per le cure da Sebastian Mapelli, il figlio di Maria Lochi, morta a 57 anni dopo una vita trascorsa a prendersi cura dei randagi.
La situazione era apparsa subito molto grave ai dottori, che hanno riscontrato diverse malattie diagnosticate troppo tardi, aggravate dall'età avanzata e dall'impatto psicologico della morte di Maria Lochi. Un arresto cardiaco gli è stato letale.
L'annuncio è arrivato sul web con poche parole: "Purtroppo devo dare a tutti una triste notizia... Tommy non è più con noi! Si è spento nel sonno alle ore 15:45 a causa di un arresto cardiaco. Riposa in pace caro amico". Da domenica scorsa, quando si era diffusa la notizia che Tommy era in fin di vita, proprio sul social network più diffuso in Italia erano stati pubblicati parecchi messaggi di incoraggiamento. Ma Tommy, il cane fedele oltre la morte, non ce l'ha fatta.
 
LA REPUBBLICA
12 FEBBRAIO 2013
 
E' morto Tommy, il cane che aspettava la padrona in chiesa
 
Ha seguito la sua padrona, pochi mesi dopo la scomparsa. Il cane meticcio di 12 anni, Tommy, era diventato un caso per essere tornato spesso nella parrocchia dove andava a pregare Maria Lochi, la donna che si era occupata di lui e di altri randagi del quartiere. A raccontare la vicenda, il 15 gennaio scorso, era stato don Donato Panna, della Parrocchia brindisina di San Donaci nell'intervista di Valentina Tosoni
VIDEO
http://video.repubblica.it/edizione/bari/e-morto-tommy-il-cane-che-aspettava-la-padrona-in-chiesa/116302/114720
 
GIORNALE DI PUGLIA
12 FEBBRAIO 2013
 
Il cane Ciccio è morto

SAN DONACI (BR).  E' arrivata, purtroppo, una bruttissima notizia per la comunità di San Donaci: il cane che ha commosso l'Italia, Ciccio, non c’è l'ha fatta. E’ morto, così, a due mesi dalla morte della sua padrona, Maria Lochi. 
Da quel giorno Ciccio l'aveva sempre aspettata sui gradini dell’altare e nessuno ha mai avuto il coraggio di mandarlo fuori, neanche durante la celebrazione della Santa Messa perché tutti conoscevano il motivo per cui, puntualmente, ogni giorno si recava nella chiesa di Santa Maria Assunta.Il pastore tedesco si recava in chiesa con la testa bassa e lo sguardo triste ad aspettare che la sua padrona tornasse, perché era proprio lì che l’aveva vista l’ultima volta, quando si erano svolti i suoi funerali.
Ora Ciccio, malato da tempo, ha lasciato un vuoto in quella chiesa, ma, finalmente, ha raggiunto la sua padrona. 
http://www.giornaledipuglia.com/2013/02/e-morto-il-pastore-tedesco-tommy.html
 
IL GIORNALE
14 FEBBRAIO 2013
 
Aspettava la padrona morta Il cane ucciso dalla fedeltà
A Tommy avevano concesso di seguire il funerale e lui, da mesi, tornava in chiesa a cercare la donna. Poi il dolore l'ha stroncato
 
OSCAR GRAZIOLI
 
Nikos Dimou, forse il più grande poeta greco contemporaneo, in una delle sue poesie («Dopo») sui gatti che abbiamo avuto e che se ne sono andati per sempre, scrive: «Se c'è Dio e se è Bontà infinita, a ciascuno di loro appresterà il proprio Paradiso».Ed è lì dove è approdato anche Ciccio-Tommy, il meticcio simil pastore tedesco che ha provocato stupore e commozione in una larga fascia di cittadini italiani per la sua abitudine di attendere, tutti i giorni, il ritorno della sua amata padrona.
La storia di Tommy si svolge nel tormentato Mezzogiorno d'Italia, troppo spesso nei titoli dei media, per il racconto di atroci maltrattamenti perpetrati ai danni degli animali. Questa volta, invece, esce prepotente il grande cuore di tanti cittadini che trovano le loro radici proprio in quel sud troppo spesso denigrato o deriso, senza tenere conto di una storia millenaria tormentata e di condizioni sociali legate a un territorio aspro e difficile, oltre che a dominazioni dure e oppressive. Siamo nel brindisino, piena Puglia, dove una donna di soli 57 muore per cause naturali nel mese di novembre.
Maria ha dedicato buona parte della sua vita ad aiutare i cani randagi e ultimamente si era occupata di Tommy, un meticcio di pastore tedesco di circa tredici anni, da lei adottato.
Da quando era morta la sua padrona, Tommy andava in chiesa ogni giorno e assisteva alle funzioni, accolto da sacerdoti e fedeli, aspettando il ritorno della donna. «Tommy - raccontava qualche tempo fa don Antonio de Marco, vice parroco della chiesa di Santa Maria degli Angeli di San Donaci - si accoda a tutti i cortei funebri. Noi gli consentiamo di entrare, specie quando piove e fa freddo. Sarebbe bello se qualcuno lo adottasse.
È un meticcione molto simile a un pastore tedesco - aggiunge il sacerdote - che quasi quotidianamente si reca in parrocchia ormai da due mesi».
In effetti, tutti hanno notato che Tommy, quasi tutti i giorni, si reca presso la chiesa frequentata dalla sua padrona, proprio quella dove gli è stato permesso di assistere al suo funerale. E questo è un fatto straordinario che merita di essere sottolineato.
La presenza di cani in chiesa, infatti, non è notoriamente gradita, anzi, di solito vengono cacciati a calci e dobbiamo alla benevolenza e alla larghezza di vedute di questi sacerdoti il fatto di accogliere, seppure eccezionalmente, un cane nella casa che è del Signore, ma anche di quel S. Francesco che non ha avuto remore nell'impiegare parte della sua missione terrena a lenire i tormenti degli animali, parlando ai lupi come agli uccelli.
Nelle scorse settimane il cane era stato al centro di qualche polemica perché non era chiaro dove dovesse essere accasato. La stessa amministrazione di San Donaci ne avrebbe desiderato la proprietà.
Poi, Tommy è stato affidato a Sebastian Mapelli, il figlio di Maria, quando però già cominciava a mostrare i segni delle numerose malattie di cui era affetto. Pochi giorni fa si è reso necessario il ricovero in clinica per l'aggravarsi delle sue patologie e i veterinari si sono accorti che la sua situazione era molto grave. Nonostante ogni sforzo fatto per salvarlo, Tommy è morto l'altro ieri, tra il conforto e la commozione del personale sanitario, nella clinica di Fasano dove era stato ricoverato.
Qualcuno dice che Tommy aveva voglia di raggiungere la sua padrona ed è morto di crepacuore. Forse è esagerato ma le parole di Nikos Dimou meritano una riflessione sulla capacità di sentire di questi «fratelli minori».
 
IL TIRRENO
10 FEBBRAIO 2013
 
Auto contro albero, grave giovane

Elisabetta Giorgi

 
GROSSETO - I vigli del fuoco hanno dovuto tagliare le portiere completamente accartocciate, per estrarli e portarli all’ospedale. L’auto era distrutta. Brutto incidente, ieri sera intorno alle 20,30 all’imbocco della strada delle Collacchie, la strada che porta a Marina di Grosseto. Due giovani sono finiti fuori strada, perdendo all’improvviso il controllo dell’auto: ancora da ricostruire la dinamica. La Renault Clio a bordo della quale viaggiavano (pare in direzione Grosseto) è finendo la sua corsa contro un platano, accartocciandosi completamente. Feriti i due giovani che erano a bordo, Alessio Marcotulli e Alice Antoni: entrambi hanno riportato lesioni gravi: fratture ed escoriazioni in varie parti del corpo. Sul posto sono intervenute due ambulanze della Misericordia: medici e infermieri hanno stabilizzato i feriti sul posto, prima di indirizzare la ragazza all’ospedale Misericordia di Grosseto, e il ragazzo al policlinico Le Scotte di Siena. In auto con loro c’era anche un cagnolino nero, risultato illeso. Per lui è stata chiamata apposta l’Asl 9, con un medico del servizio veterinario, per appurare le condizioni dell’animale al quale però non è stata riscontrata alcuna ferita, ma solo uno stato di choc e agitazione. I genitori di uno dei due ragazzi sono andati a recuperarlo. I vigili del fuoco hanno aperto l’auto e tirato fuori i corpi. la municipale è intervenuta per la viabilità: l’area è stata bloccata al transito. I rilievi sono dei carabinieri di Grosseto.
 
LA ZAMPA.IT
10 FEBBRAIO 2013
 
Film hard con il cane, allevatore condannato per maltrattamenti
Benché non esista il reato  di ’zooerastia’, il tribunale  di Bolzano ha considerato  la condotta contraria alle caratteristiche  etologiche dell’animale
 
Girò film hard all’interno del suo allevamento di cani. Per questa ragione un allevatore di Bolzano, Christian G., è stato condannato in Cassazione per maltrattamenti. In particolare, la Terza sezione penale, sentenza 5979, ha fatto presente che anche se nel nostro ordinamento il codice penale non contempla il reato di ’zooerastia’ o ’zoopornografia, le sevizie sessuali vanno ricomprese nel reato di maltrattamenti «non potendo esservi dubbio sulla assoluta contrarietà di una simile condotta alle caratteristiche etologiche del cane» spiega la Suprema Corte .  
Del resto, osserva ancora la Cassazione, ciò che pesa nei delitti contro gli animali è proprio la «compassione suscitata agli occhi dell’uomo dall’animale maltrattato». Ribadita in questo modo la linea della Corte d’appello di Bolzano secondo la quale il sesso con animali rientra nelle forme di maltrattamento. La condanna a due anni di reclusione inflitta all’allevatore dovrà tuttavia essere rivalutata in un appello bis, relativamente al capo di imputazione sulla sostituzione di persona per la vendita di cani sul web.
 
ANSA
10 FEBBRAIO 2013
 
A San Valentino abbandonato oltre 70% animali regalati
Appello Aidaa a verificare desiderio futuri padroni
 
ROMA - Oltre il 70% degli animali, e in particolare dei cani, regalati per San Valentino finiscono per essere abbandonati. Lo afferma l'associazione italiana difesa animali ed ambiente (Aidaa) che rivolge un appello accorato a ''non regalare cani, ne' altri animali a san Valentino se non a persone che veramente li desiderano''. Altrimenti il destino di questi animali ''quasi certamente e' di finire la vita in mezzo ad una strada o tra le sbarre di un canile o di un gattile''.
L'associazione suggerisce, inoltre, di verificare prima ''in quali condizioni l'animale andra' a vivere nella casa della vostra amata o del vostro amato e sopratutto se l'animale e' bene accetto dagli altri componenti della famiglia del vostro amato e che non vi si a la presenza di altri animali che possano in qualche modo risultare incompatibili con il nuovo arrivato.
Purtroppo, nonostante le raccomandazioni delle associazioni animaliste e degli esperti - si legge nella nota - gli animali regalati come pegno d'amore a san Valentino stanno crescendo numericamente, specialmente i cani di piccola taglia. Ai meno sfortunati si aprono le gabbie dei canili, mentre per la maggior parte di essi l'abbandono in strada equivale quasi certamente a morte sicura''.
 
NEL CUORE.ORG
10 FEBBRAIO 2013
 
CACCIA, LA CASSAZIONE HA DECISO: RICHIAMI VIVI? E' MALTRATTAMENTO
Esulta l'Enpa: "Via un metodo barbaro e arcaico"
 
Una sentenza che finalmente mette fine alla prassi di usare richiami vivi per la caccia. Così l'Enpa a proposito del pronunciamento con cui la Corte di Cassazione ha stabilito che "detenere gli uccelli in gabbie anguste piene di escrementi, essendo l'inadeguata dimensione delle gabbie attestata dal fatto che gli uccelli hanno le ali sanguinanti, avendole certamente sbattute contro la gabbia in vani tentativi di volo, integra il reato di cui al'articolo 727 comma 2 del Codice Penale poiché, alla luce del notorio, nulla più dell'assoluta impossibilità del volo è incompatibile con la natura degli uccelli".
I richiami vivi, spiega la Protezione animali, rappresentano un aspetto particolarmente cruento e contestato della caccia. Si tratta, infatti, di animali allevati o cattura ti - con autorizzazioni regionali o provinciali - e imprigionati in gabbie piccolissime. Costretti a vivere in luoghi bui come le cantine per ingannare il loro orologio biologico, vengono esposti alla luce del sole soltanto durante la stagione venatoria. In questo modo gli uccelli, confondendo l'autunno con la primavera, sono spinti a cinguettare per richiamare i loro simili e, quindi, a fare da esca per altre prede innocenti. Un barbaro ed arcaico sfruttamento degli animali - insiste l'associazione animalista - che, anche in virtù delle normative vigenti, non ha proprio più senso di esistere.
"Se la Corte di Cassazione ha stabilito che 'nulla più dell'assoluta impossibilità del volo è incompatibile con la natura degli uccelli' - si legge in una nota - significa che essi non possono e non devono essere detenuti all'interno di gabbie anguste, anche durante lo "svolgimento" della caccia. Per questo, abbiamo mobilitato le nostre guardie zoofile per una serie di controlli sul territorio. Invitiamo i cittadini a segnalarci chi dovesse detenere uccelli all'interno di gabbie tanto piccole da non consentire loro neanche di aprire le ali. Con questo pronunciamento la Corte di Cassazione ha scritto la parola fine sulla pratica dei richiami vivi - conclude l'Enpa-: auspichiamo che il nuovo Governo dia seguito alla sentenza della Suprema Corte, eliminando questa usanza barbara, incivile ed ora illegale".
 
UNO NOTIZIE
10 FEBBRAIO 2013
 
CACCIA, STAGIONE VENATORIA 2013, ULTIME NOTIZIE ITALIA / L'associazione vittime della caccia: ' I dati parlano chiaramente'
 
Roma ultime news Caccia, Stagione Venatoria 2013 www.UnoNotizie.it - Non che le stagioni venatorie passate fossero state pacifiche, anzi, ma questa da poco conclusa è stata un'apoteosi di atti di una gravità inaudita. Non lo dice solo Daniela Casprini, presidente dell'Associazione Vittime della caccia ma i numeri che parlano da sè:
21 morti e 96 feriti = 117 le vittime riscontrate durante le battute di caccia (2 morti e 1 ferito i bambini impallinati!) di cui 3 morti e 16 feriti tra la gente comune in soli 62 giorni venatori effettivi (dal 1 settembre al 31 gennaio), considerando che ogni cacciatore su 5 giorni settimanali a scelta ne usufruisce di 3 per cacciare.
Ma i  fatti riportano che i troppi cacciatori non sono perniciosi solo durante le battute ma anche nella loro vita privata, tanto che risultano in ambito extravenatorio altre 33 vittime (11 morti e 22 feriti) di cui ben 24 vittime tra la gente comune (8 i morti e 16 i feriti).
In totale le armi da caccia e i cacciatori hanno causato 150 vittime nell'arco di soli 5 mesi! 43 tra coloro che non c'entravano niente (11 morti e 32 feriti), ma la cosa ancora più sconvolgente sono le vittime minori di età: ben 9 bambini fucilati, di cui 5 morti!
E ancora c'è chi fa/autorizza lezioni nelle scuole per avvicinare i minori alla caccia e addirittura una compagnia di assicurazione stipula un contratto per i minori a caccia in qualità di battitori, forse non rendendosi conto che i mi nori non possono essere impiegati in attività pericolose e che il battitore, nei fatti, svolge attività venatoria a tutti gli effetti, attività vietata ai minori di 18 anni!
L'Associazione Vittime della caccia domenica 3 febbraio pubblicherà sul proprio sito il DOSSIER 2012-2013 con tutti i dati completi raccolti sinora (ed eventualmente aggiornati) su:
- le vittime della caccia, sia in ambito venatorio che extravenatorio;
- le vittime di ordinaria follia venatoria con la raccolta dei casi sulle tragedie sfiorate con armi da caccia e/o per mano di cacciatori;
- le vittime tra i bambini, sia impallinati sia quelli coinvolti in fatti tragici e scioccanti con armi da caccia e cacciatori;
- le vittime tra gli animali domestici impallinati;
- la fauna protetta vittima della caccia illegale;
- la raccolta dei casi riscontrati riguardanti crimini venatori/constatazione illeciti;
- la raccolta dei casi riguardanti denunce/incriminazioni/sentenze in materia venatoria;
- la comparazione con i dati della stagione precedente;
- un focus sull'età dei cacciatori responsabili di incidenti con tabelle e grafici esplicativi;
- una quadro sulle province/regioni in cui sono accaduti gli incidenti venatori;
- l'impressionante ed emblematico calendario sulla frequenza degli avvenimenti in questione;
e altro ancora.
Presto al Dossier si aggiungerà una sezione sulla violenza domestica e il femminicidio per mano di chi detiene legalmente armi da fuoco ad uso caccia, che riguarderà non solo l'arco temporale dei 5 mesi dedicati alla caccia ma anche durante tutto l'anno solare.
"Non ci sono molte altre parole da aggiungere a questi numeri spaventosi, i fatti parlano già da sè. Chi ha un minimo di coscienza ne tragga le proprie conclusioni e i responsabili di questa strage legalizzata (cacciatori e politici/amministratori connive nti) cominciassero a riflettere seriamente - e una volta per tutte - su questo fenomeno solo italiano, quale conseguenza di una normativa oramai obsoleta ed imopportuna per un territorio come quello del nostro Paese.
Non è da adesso, infatti, che la stampa internazionale guarda basita ed incredula l'entità di questo problema drammatico ed aberrante cui sono sottoposti soprattutto i cittadini normali che svolgono una vita pacifica, senza andare in giro a sparare agli altri", dichiara Daniela Casprini presidente dell'Associazione Vittime della caccia.
 
MATTINO DI PADOVA
10 FEBBRAIO 2013
 
I sette vizi dei cani Come riconoscerli e come superarli
Una psicologa del comportamento elenca i problemi più comuni: dai morsi sul divano al chiedere cibo a tavola
 
di Annalisa Celeghin
 
I nostri cani, membri della famiglia a tutti gli effetti, vengono spesso trattati come bimbi; proprio per questo a volte capita che sviluppino cattive abitudini, difficili da scoraggiare e che rendono la convivenza meno serena di quanto dovrebbe essere.
Abbiamo così chiesto ad Ylenia Favaro, 31 anni, educatrice cinofila di Padova con un master in pet therapy, di stilare un elenco dei sette vizi più diffusi tra i nostri amici a quattro zampe, con relativi consigli su come risolvere le situazioni più spinose. Eccoli: magari il vostro cane ha bisogno di essere aiutato a risolverne uno!
1. Sporca in casa?
Ad ogni uscita tenete a portata di mano dei bocconcini. Appena il cane sporca, lodatelo molto e dategli subito il bocconcino. Se, quando torniamo a casa dal lavoro, troviamo i bisogni in casa, non sgridatelo: non servirà a niente, perché non può collegare i due eventi!
2. Soffre di ansia da separazione?
Abituiamolo gradualmente a stare da solo: all’inizio lo si lascerà dieci minuti, poi 20 e così via. Durante i preparativi precedenti la vostra uscita non date attenzione al cane e anche al momento di uscire non salutatelo: eviterete che l'ansia aumenti ancora di più. Lasciategli a disposizione un paio di giochi, meglio se diversi da quelli che usate per giocare insieme.
3. Chiede cibo mentre siamo a tavola?
Niente più cibo mentre siamo a tavola: dandogli anche solo una briciola di pane rinforzeremo questo comportamento. Sarà dura e dovrà abituarsi a questo cambiamento, l'importante è che in famiglia tutti siano coerenti e non ci siano eccezioni.
4. Non risponde al vostro richiamo?
Ogni tanto, durante la giornata, chiamatelo per nome e con un “dai”, “vieni” o “qui” (usate sempre la stessa parola); appena si avvicina dategli un premio e continuate poi a fare quello che stavate facendo. Quando vi sembra che abbia capito la richiesta provate in uno spazio aperto, nelle aree dedicate ai cani per esempio.
5. Abbaia in casa?
La prima cosa da fare è non urlare di smetterla: il cane non capisce le vostre parole e interpreterà le vostra urla come un: «Bravo, abbaia più forte!». Smettete di dargli attenzioni e giratevi dando la schiena al cane; appena smette, attendete qualche secondo, giratevi e premiatelo sia con i bocconi che una bella carezza e un «Bravo!».
6. Rovina mobili e divani mordendoli?
La noia può essere la causa. Il cane, oltre a sfogarsi fisicamente ha bisogno anche di sfogarsi mentalmente: inventiamoci dei giochi da fare in casa, come ad esempio un gioco di fiuto. Nascondiamo il suo gioco preferito e sproniamolo a cercarlo, e quando lo trova gratifichiamolo con un bocconcino o coccolandolo.
7. Tira quando lo portate al guinzaglio?
Sostituite il collare con una pettorina così da non far gravare tutto il vostro peso sul collo del cane. La passeggiata è un momento di relax sia per il vostro cane che per voi, per cui lasciatelo annusare in giro senza mettergli fretta, e non siate voi i primi a strattonarlo. Appena il cane comincia a tirare fermatevi e tenete saldamente il guinzaglio; quando il cane arretrerà verso di voi e il guinzaglio non sarà più teso, lodatelo e ricominciate a camminare. All'inizio farete poca strada ma poi le passeggiate saranno lunghe e rilassanti.
 
GEA PRESS
10 FEBBRAIO 2013
 
Sperimentazione animale – Spagna: le scimmie quando arrivano in Europa. Nuova investigazione di Igualdad Animal (FOTOGALLERY)
Sono queste le scimmie che si utilizzano per la sperimentazione animale? Per gli animalisti è la realtà.
 
Nuova investigazione di Igualdad Animal, l’associazione internazionale impegnata nelle difesa degli animali.
La sezione spagnola ha oggi diffuso le fotografie  che sarebbero riferite  agli stabulari esistenti nella provincia di Tarragona (Catalogna), dove sono rinchiuse le scimmie macaco provenienti dalle isole Mauritus. Il loro destino, come è noto, sono i laboratori della sperimentazione animale.
Animali che, stante la nota diffusa da Igualdad Animal, si presenterebbero con disturbi della pelle. Poi, riferiscono sempre gli animalisti, i morsi nelle gabbie che sarebbero determinati dai disturbi psicologici della cattività (vedi in gallery foto Igualdad Animal).
Secondo gli animalisti l’allevamento in questione,  sarebbe stato autorizzato pochi giorni prima dell’approvazione di una legge sulla protezione degli animali in Catalogna. Una legge che avrebbe poi vietato simili strutture. L’installazione, avvenuta nel 2002, fece registrare, tra le varie polemiche, anche  una interrogazione parlamentare rivolta alla Commissione Europea dall’On.le María Sornosa Martínez (PSE). L’Eurodeputata, tra gli altri rilievi, metteva in evidenza come le importazioni in generale dei primati potessero accidentalmente causare l’introduzione di patogeni anche di natura zoonotica.
La Commissione allora scaricò tutte le competenze sull’autorità nazionale ritenendo comunque che non c’era motivo ” di ritenere che tali disposizioni non siano state osservate“. Questo perchè non erano arrivate indicazioni contrarie. Anzi se l’Eurodeputata era in possesso di informazioni, ebbe a riferire la Commissione, era pregata di comunicarle. Una risposta che la dice tutta sull’efficacia dei poteri di controllo esistenti a livello europeo circa le scelte degli stati nazionali.
Igualdad Animal, si rivolge ora alle autorità governative locali, oltre che ai vettori aerei che ancora permettono questi traffici. Stop alle importazioni.
Abbiamo contattato la società dell’allevamento Centre de Recherches Primatologiques, chiedendo una loro dichiarazione in merito alla denuncia degli animalisti. Rimaniamo ovviamente disponibili ad ospitare una loro replica.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/sperimentazione-animale/sperimentazione-animale-spagna-le-scimmie-quando-arrivano-in-europa-nuova-investigazione-di-igualdad-animal-fotogallery/40835
 
NEL CUORE.ORG
10 FEBBRAIO 2013
 
USA, DIETROFRONT FLORIDA: FORSE RIVIETERA' DI COLORARE GLI ANIMALI
Presentato un disegno di legge di carattere animalista
 
L'anno scorso, il legislatore della Florida ha ribaltato un divieto di quasi 50 anni sulla tintura di animali con colori artificiali. Giovedì scorso, invece, la senatrice Maria Sachs, a D-Delray Beach, in Florida, ha sponsorizzato un progetto di legge che permetterebbe di ripristinare questo divieto, invertendo senza dubbio una dei provvedimenti più ridicoli - scrive l'Huffington Post - approvati lo scorso anno.
Ellyn Bogdanoff, di R-Fort Lauderdale, avversaria storica della Sachs, ha patrocinato il disegno di legge del 2012 per dare agli esperti di toelettatura degli animali della Florida una possibilità non trascurabile negli spettacoli e nei concorsi con gli animali da compagnia. La proposta della Bogdanoff è stata approvato con una maggioranza schiacciante. Intanto, le associazioni animaliste locali hanno chiesto al governatore Rick Scott di porre il veto alla p roposta di legge.
Don Anthony, della Fondazione per i diritti degli animali della Florida, ha detto al New York Times: "Questa legge ha protetto migliaia di animali da abbandono e abusi. E non deve essere messa in difficoltà da un toelettatore che vuole tingere i barboncini di viola". La firma di Scott è arrivata prima di Pasqua.
Migliaia di pulcini vengono colorati artificialmente per la festa di primavera, con un colorante iniettato nelle uova o spruzzato subito dopo la schiusa delle uova.
Mentre gli allevatori di pollame attestano che il colorante non è per nulla tossico e non ha effetti duraturi sugli animali, associazioni come la Humane Society dicono che questa pratica viene effettuata anche su migliaia di pulcini scartati ogni Pasqua.
Il disegno di legge Sachs, infine, vorrebbe ripristinare anche il divieto di vendita di pulcini, anatroccoli e altri uccelli più piccoli di quattro settimane e di conigli sotto i due mesi di età.
 
NEL CUORE.ORG
10 FEBBRAIO 2013
 
USA, SENZA LUPI E' STATO STRAVOLTO IL "SISTEMA YELLOWSTONE"
Per risolvere la situazione non basta reintrodurli
 
La rimozione dei lupi dal parco nazionale di Yellowstone negli States ha provocato una serie di cambiamenti complessi nei processi ecologici locali. Lo rivela una nuova ricerca della Colorado State University. Un impatto che non si può cancellare, secondo i risultati dello studio, soltanto reinserendo gli animali. L'indagine, intitolata "Stream hydrology limits recovery of riparian ecosystems after wolf reintroduction", è stata pubblicata - scrive Quotidiano.net - su "Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences".
L'approfondimento ha rilevato, ancora, che gli effetti della rimozione dei cosiddetti super-predatori - quei predatori adulti che si trovano in cima alla catena alimentare di un dato ambiente naturale - sono imprevedibili e per nulla simmetrici agli effetti della reintroduzione degli stessi, ha spiegato Kristin Marshall, responsabile principale dello studio.
 
NEL CUORE.ORG
10 FEBBRAIO 2013
 
SUDAN, MILIONI DI MUCCHE SONO A RISCHIO: "APPLICARE L'ACCORDO"
I pastori nomadi protestano: fateci attraversare il confine
 
Milioni di mucche rischiano di morire di sete se la frontiera fra i due Sudan non verrà riaperta, come stabilito da un accordo firmato a settembre, per lasciare circolare i pastori nomadi. Lo hanno denunciato alcuni rappresentanti degli stessi nomadi.
I governi di Khartoum e Juba ai ferri corti. Le tensioni fra i due Paesi (Sudan e Sud Sudan) legate a questioni economiche, territoriali e di sicurezza non risolte dalla spartizione del 2011, e che hanno rischiato di degenerare in una guerra civile nel 2012, impediscono al momento l'applicazione dell'accordo siglato a settembre con il placet dell'Unione africana.
Per i pastori nomadi, che avevano l'abitudine di migrare ogni inverno verso sud, questa situazione è drammatica, ha spiegato Mahmud Gibril, un responsabile locale della tribù nomade dei Rezeigat. Secondo Gibril, due milioni di vacche sono bloccate da metà ; dicembre a nord del fiume Bahr al Arab, dove acqua e erba sono scarse.
"Se questa situazione continua fino a inizio aprile, la maggior parte moriranno", ha aggiunto. Secondo la Fao, la chiusura della frontiera coinvolge quattro tribù e ha impedito a circa sette milioni e mezzo di animali di effettuare la migrazione annuale verso l'acqua e i pascoli del sud. L'organizzazione Onu per l'alimentazione e l'agricoltura ha sollecitato già più volte un'applicazione rapida degli accordi di settembre.
 
GIORNALE DI BRESCIA
11 FEBBRAIO 2013
 
Strage di animali
Pavone (BS), un altro cane morto nei campi avvelenati

Bruno Manenti

 
Anche ieri mattina è stato rinvenuto nella campagna di Pavone Mella un cane morto. A ritrovarlo il gruppo dei volontari delle guardie ecozoofile dell'Anpana (Associazione nazionale protezione animali, natura e ambiente) che hanno proseguito l'operazione di perlustrazione avviata l'altro giorno dal nucleo della Protezione civile «La Fenice», sempre in collaborazione con le guardie ecozoofile e gli agenti della Polizia provinciale. Lo scopo era quello di rintracciare residui di bocconi avvelenati con Carbofuran ed eventuali resti di animali deceduti. Il risultato era stato il ritrovamento di una carcassa di gatto e sette polpette contaminate.
Purtroppo è andato a segno anche il «rastrellamento» di ieri che ha visto impegnati una decina di guardie ecozoofile e due volontari di Legambiente lungo gli argini del Mella e nella zona dove si sono verificati i riprovevoli episodi della strage di animali: 10 cani e alcuni gatti avevano trovato la morte ingerendo le famigerate esche, composte da carne mista a pesticidi. Ed è stato proprio in quell'area, nei pressi della cascina Brunello, che si è ritrovato un altro cane deceduto, probabilmente per le medesima causa.
Comunque spetterà dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Brescia, al quale sarà inviata la carcassa, stabilire se anche questo caso, come tutto lascia supporre, sia da addebitare all'azione irresponsabile di chi ha disperso nella campagna pavonese le esche avvelenate che, lo ricordiamo, possono essere pericolose anche per l'uomo.
Il ritrovamento di ieri conferma la serietà della situazione, alla quale l'Amministrazione comunale ha risposto con decisione. Spiega il vicesindaco Maria Teresa Vivaldini: «Abbiamo fortemente voluto questa bonifica e ringrazio la protezione civile, la Polizia provinciale ed i volontari dell'anpana per il grande impegno e la collaborazione che hanno prestato. Il nostro obiettivo è quello di mettere in completa sicurezza il nostro territorio, ragione per cui non smetteremo di monitorare la situazione. Siamo usciti dall'emergenza, ma l'attenzione non calerà: vogliamo far sì che Pavone Mella torni alla tranquillità di sempre. Per qualche giorno consigliamo ancora a chi porta a spasso il proprio cane di adottare tutte le precauzioni del caso, museruola compresa».
 
ALTO ADIGE
11 FEBBRAIO 2013
 
Bocconi avvelenati in strada Ecco come comportarsi
 
di Martina Capovin
 
BOLZANO - Avvelenare un animale è un reato punibile ai sensi dell’articoli 544-bis e 544-ter (uccisione e maltrattamento di animali) del codice penale. Non solo: le leggi sanitarie proibiscono e puniscono lo spargimento di sostanze velenose con reclusione ed ammende. Ma soprattutto: quelli che i nostri “cari simili” non sanno - o fanno finta di non sapere - è che lasciare in giro boccone avvelenati non solo è pericoloso per l’animale che si intende eliminare ma anche per noi esseri umani in special modo per i bambini. È un atto spregevole e da codardi, perché si uccide esseri viventi in modo crudele. Ma cosa bisogna fare nel caso si trovino dei bocconi avvelenati, o peggio, se il nostro animale dovesse cadere vittima di queste terribili trappole? In caso di rinvenimento di materiale sospetto, bisogna immediatamente segnalarne la presenza agli organi di vigilanza preposti, ovvero l’Ufficio Ambiente del Comune, il servizio veterinario o la polizia e carabinieri. Nel caso di ritrovamento, inoltre, bisogna fare molto attenzione a preservare la propria incolumità. Innanzitutto: nulla deve essere raccolto a mani nude, e nemmeno annusato, per evitare che qualche particella possa essere inalata. Il frammento di cibo deve essere raccolto con dei guanti, sigillato e poi consegnato alle autorità perché venga analizzato e perché la zona del ritrovamento venga bonificata. Solo procedendo in questo modo si può evitare che tanti amici pelosi rischino la vita. Nel caso in cui il nostro animale ingerisca un boccone avvelenato (o contenente chiodi, pezzi di vetro o simili) vige l’obbligo di denuncia ad un qualsiasi organo di poli zia giudiziaria, con allegati tutti i referti veterinari esistenti e disponibili. Il medico veterinario che, sulla base di una sintomatologia conclamata, emette diagnosi di sospetto di avvelenamento di un animale, domestico o selvatico che sia, deve darne immediata comunicazione al sindaco e al servizio veterinario Asl del territorio. In caso di decesso dell’animale il medico veterinario deve, inoltre, inviare le spoglie e ogni altro campione o documento utile a identificare la sostanza o l’elemento che ne ha provocato la morte all’Istituto Zooprofilattico competente del territorio, accompagnati da referto anamnesico. Chi dovesse avere anche solo il minimo sospetto, si rivolga immediatamente al veterinario di fiducia. Solo in questo modo si può salvare la vita al proprio amico peloso.
 
LA REPUBBLICA
11 FEBBRAIO 2013
 
Trappole, denunciato bracconiere "Maltrattamento di animali"
La scoperta dei forestali in un bosco alle porte di Cisternino: cinque mattoncini schiacciavano i volatili fino a soffocarli. L'uomo, proprietario del terreno accanto al bosco, è stato incastrato dalle telecamere
 
Cisternino (BR) - Più che trappole, degli strumenti di tortura. Erano state messe da un bracconiere in un bosco alle porte di Cisternino, ma sono state scoperte dal personale del corpo forestale di Ostuni. L'uomo, incastrato attraverso le telecamere, è stato denunciato a piede libero non solo per la violazione sulla legge della caccia, ma anche per maltrattamento e uccisione di animali. Le guardie stavano effettuando un controllo in località Brunicchio quando hanno notato le trappole. Gli strumenti erano stati realizzati con mattoni in cemento posizionati in obliquo e sorretti da alcuni bastoncini in legno, pronti a cadere al minimo movimento così da schiacciare gli uccelli attirati dal cibo sistemato al loro interno.
Una volt a fatta la scoperta, i forestali hanno posizionato nelle vicinanze delle telecamere che hanno permesso di filmare il bracconiere in diverse occasioni, sia quando posizionava il cibo nelle trappole sia durante il prelievo della selvaggina rimasta in trappola. Tra l'altro gli oggetti non provocavano la morte immediata dei volatili, ma al contrario uno schiacciamento graduale che ne provocava la morte per soffocamento. Il responsabile, residente a Cisternino e prontamente identificato dagli agenti, è proprietario del terreno adiacente al bosco dove erano collocate le trappole.
I forestali hanno rimosso e sequestrato le cinque trappole con conseguente denuncia a piede libero dell’uomo, per violazione della legge sulla caccia 157/92 che vieta l' uso di trappole per il prelievo ed uccisione di avifauna e per maltrattamento e uccisione di animali.  
 
GEA PRESS
11 FEBBRAIO 2013
 
Bagno a Ripoli (FI) – in cantina con il cinghiale e il daino da macellare (FOTO)
Intervento della Polizia Provinciale - In poche settimane due interventi significativi ai danni dello stesso ATC.
 
A coincidere è l’ATC (Ambito Territoriale di Caccia)  dove è stata condotta l’operazione antibracconaggio. L’ultimo intervento, occorso nella notte tra il sette e l’otto febbraio, è  della Polizia Provinciale di Firenze. A dicembre, invece, le Guardie ENPA fiorentine denunciarono un selecontrollore trovato in possesso di due congelatori pieni di carne.  Ora, di congelatori del tipo a pozzetto, ne sono stati trovati ben quattro.
Un uomo privo di porto d’armi, al quale è stata sequestrata carne di daino, cinghiale, capriolo, lepre e numerosi uccelli quali beccacce e fagiani. Tutti quantitativi già lavorati e poi surgelati. La Polizia Provinciale è arrivata a lui a seguito di alcuni indizi che in qualche maniera ricollegavano l’attività di bracconaggio ad un uomo forse troppo sicuro delle sue azioni. Numerosi appostamenti ed infine il sequestro avvenuto nel Comune di Bagno a Ripoli.
Ad essere sequestrata, oltre alla carne sistemata nei quattro congelatori, anche un daino ed un cinghiale appena abbattuti. Il tutto, riferisce nel suo comunicato la Polizia Provinciale, sarebbe avvenuto in periodo di caccia chiusa. I due animali, appesi al tetto della cantina, erano pronti per essere macellati.
Trovati inoltre trofei di animali per i quali è ora in corso la verifica sulla regolare detenzione . Numerose le armi, anch’esse oggetto di verifica. Si tratta di fucili da caccia, una carabina ad aria compressa, centinaia di cartucce a munizione spezzata ed a palla unica, due balestre, un dardo con punta illegale e un grande quantitativo di armi da taglio di varia dimensione e foggia (pugnali, accette, coltelli a serramanico ecc…). Le frecce delle balestre, erano predisposte per la caccia gli ungulati.
Allo stato non sembrano esserci collegamenti tra l’intervento dell’ENPA dello scorso dicembre e quello ora denunciato dalla Polizia Provinciale.
VEDI FOTOGALLERY:
http://www.geapress.org/caccia/bagno-a-ripoli-fi-in-cantina-con-il-cinghiale-e-il-daino-da-macellare-foto/40933
 
LA REPUBBLICA
11 FEBBRAIO 2013
 
ANIMALI, POLIZIA PROVINCIALE SALVA CARDELLINI: ERANO CHIUSI IN UNA CANTINA
 
La Polizia Provinciale di Milano, su segnalazione dell'Enpa, ha recuperato diversi uccelli detenuti illegalmente in una cantina di un'abitazione privata a Milano, nel quartiere di Quinto Romano in zona Baggio. Tra i volatili messi in salvo c'erano otto esemplari di cardellino e un lucherino, tutti appartenenti alla famiglia dei fringillidi che in base alla legge venatoria non possono essere detenuti in numero superiore a cinque. "Malgrado siano stati rinchiusi in una stanza illuminata soltanto da luce artificiale, gli animali sono stati ritrovati in buono stato - riferisce l'assessore alla Polizia Provinciale Stefano Bolognini -. Sono stati salvati grazie all'impegno degli agenti sempre attivi nella tutela della fauna in difficoltà e dell'ambiente e grazie alla proficua collaborazione con Enpa". La persona titolare della cantina è stata denunciata mentre gli uccellini sono stati trasportati all'oasi WWF di Vanzago per una verifica più accurata delle loro condizioni di salute.
 
GO NEWS
11 FEBBRAIO 2013
 
Pecore denutrite, sequestrato allevamento
Secondo quanto emerso a causa della mancanza di cibo le capre faticavano anche a sostenersi e si nutrivano con frasche residui di potature delle piante
 
prov. di Lucca - Un piccolo allevamento di pecore e capre è stato sequestrato a Farnocchia, nel comune di Stazzema dalla forestale e dall'Asl 12 Versilia dopo aver constatato condizioni di denutrizione e malnutrizione degli animali.
Secondo quanto emerso a causa della mancanza di cibo le capre faticavano anche a sostenersi e si nutrivano con frasche residui di potature delle piante.
Sempre la forestale avrebbe scoperto, in un fossato ai lati dell'allevamento, delle carcasse di capre. Il titolare dell'allevamento è stato denunciato e gli animali affidati a un altro allevatore. 
 
NEL CUORE.ORG
11 FEBBRAIO 2013
 
LAV, ALLO ZOO DI NAPOLI ANIMALI IN CONDIZIONI INSOSTENIBILI
Per l'associazione "la struttura è da chiudere"
 
Negli ultimi giorni la LAV è stata nuovamente testimone, insieme alle telecamere di Striscia la Notizia (Canale 5)  e all'inviato degli animali Edoardo Stoppa, delle insostenibili condizioni di reclusione degli animali nello Zoo di Napoli.
Pochi giorni fa lo Zoo di Napoli, al suo secondo fallimento economico, è passato nelle mani di nuovi investitori che vorrebbero avviare i lavori di ristrutturazione e ammodernamento.
Proprio in quei giorni di fine gennaio, siamo tornati sul posto per verificare le condizioni degli animali e la situazione si è confermata più che mai insostenibile ed eloquente. Animali sofferenti: un elefante con evidenti spasmi, cammelli con le gobbe "sgonfie", sintomo di esaurimento delle riserve di grasso e presumibilmente di un'alimentazione non adeguata; tigri e orsi che a causa dello stress della prigionia compiono continuamente movimenti stereotipati; degrado, animali vaganti e alcuni troppo magri, assenza di personale, assenza di arricchimenti ambientali.
"Una struttura particolarmente penosa, come tutti gli zoo da chiudere. Non sarà una riverniciata, con l'ennesima nuova proprietà, a cambiare le condizioni degli animali - afferma Luigi Civita, responsabile della LAV di Napoli - Al Sindaco di Napoli De Magistris abbiamo ripetutamente chiesto l'impegno a chiudere la struttura ricollocando gli animali in centri di recupero e in strutture autorizzate. Ci chiediamo come l'Amministrazione e i cittadini possano continuare a giustificare e a tollerare questa vecchia prigione per animali innocenti: una vergogna per tutta la città, che poche telecamere hanno il coraggio di mostrare! Ricordiamo che questo zoo è ancora aperto con un'illegittima deroga non scritta poiché non ha ottenuto la licenza prevista dalla legge da parte del Ministero dell'Ambiente. Inoltre, da tempo, la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo sul maltrattamento degli animali nello zoo e il Sindaco è responsabile delle condizioni degli animali sul proprio territorio. Perché ostinarsi a mantenere in piedi una struttura di detenzione per animali, laddove anche diversi studi psicologici dimostrano il valore diseducativo degli zoo?"
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 FEBBRAIO 2013
 
Cade un cavaliere e “Sa Carrela” si fa triste

Piero Marongiu

 
SANTU LUSSURGIU (Oristano) -  Mancavano poche discese alla conclusione della corsa, forse una decina in tutto, quando il cavallo montato da Stefano Serreli, uno splendido anglo arabo di cinque anni, di proprietà di un allevatore di Nuoro, ha avuto un cedimento improvviso che ha causato la caduta del cavaliere e un infortunio grave all’animale, che, purtroppo, è stato abbattuto dai sanitari del servizio veterinario. Subito dopo l’incidente le condizioni del cavallo, che zoppicava vistosamente, sono apparse molto gravi. Tuttavia, il responsabile del servizio veterinario della Asl di Oristano, Francesco Carta, coadiuvato dal veterinario di servizio lungo il percorso, Rossella Manca, avevano predisposto il ricovero del cavallo presso una struttura sanitaria allestita in prossimità del paese, dove sarebbe stato tenuto sotto osservazione fino a questa mattina. Per Stefano Serreli, invece, a parte qualche escoriazione, curata da uno dei tre medici che garantivano il servizio sanitario, nessuna conseguenza. Anzi, Alexandros Zachos, ortopedico e traumatologo dell’ospedale di Nuoro, che lo ha visitato dopo la caduta, gli ha consigliato ulteriori accertamenti, ma Serreli ha detto di stare bene, ha firmato ed è andato via. Eppure tutto stava andando per il meglio, le discese si susseguivano a ritmo regolare, veloci e spericolate come sempre, ma condotte impeccabilmente dai cavalieri. Anche la pista, nonostante il maltempo dei giorni scorsi, ha tenuto in maniera ottimale e il servizio d’ordine messo in piedi dagli organizzatori e dal presidente dell’associazione cavalieri Andrea Nughes, è stato pressoché perfetto. I controlli etilometrici effettuati dai carabinieri su 34 cavalieri, hanno dato tutti esito negativo. Purtroppo, però, l’incidente è sempre in agguato e non è prevedibile. Alla fine della manifestazione i cavalieri hanno lasciato via Roma in silenzio e visibilmente sconfortati. Oggi, salvo imprevisti, è in programma la seconda giornata di sa Carrela. L’inizio è previsto per le 15.30, ma l’umore dei cavalieri, c’è da scommetterci, non sarà certamente quello dei giorni di festa.
 
AGEN PARL
11 FEBBRAIO 2013
 
FVG: I FORESTALI AL RECUPERO DI UN ANIMALE FERITO
 
Trieste - "Il Corpo Forestale Regione opera anche per la salvaguardia delle specie faunistiche che popolano le aree montane. Nei giorni scorsi, a Prato Carnico, tra gli abitati di Pieria e Osais, nei pressi della Strada Regionale 465 di San Canciano, lungo il corso del torrente Pesarina, gli uomini della Stazione forestale di Forni Avoltri, con la collaborazione dei Vigili del Fuoco, del Corpo di Vigilanza Locale Provinciale e dell'Azienda Servizi Sanitari, hanno tratto in salvo un esemplare di cervo femmina, di circa dieci mesi d'età, che era rimasto incastrato in un'opera trasversale di sbarramento situata sul corso d'acqua. L'animale era finito in quella che poi si è rivelata una trappola naturale, fuggendo a seguito della collisione con un automezzo, che transitava sulla strada soprastante. Il cervo è poi stato trasportato al Centro recupero fauna selvatica di Campoformido, per essere curato e riabilitato prima di venire liberato nuovamente nel suo habitat naturale".
Lo rende noto un comunicato della regione Friuli Venezia Giulia.
 
IL TEMPO
11 FEBBRAIO 2013
 
Sostenibilita
Dalla caccia alla tutela, ecco gli animali nei programmi di partiti e coalizioni
 
Milano - Alcuni parteggiano per la caccia, altri per gli animali. Qualcuno si dice a favore della sperimentazione sugli animali, ma poi nel programma fa un passo indietro. In vista delle elezioni la Lav, la lega antivivisezione, esamina i programmi di partiti e coalizioni, ed ecco il risultato. 'Fare per fermare il declino' prende impegni generali su parchi e aree protette, senza però menzionare i diritti degli animali e Oscar Giannino si è dichiarato a favore della sperimentazione sugli animali. Nessuna menzione agli animali da parte di Futuro e Libertà, Scelta Civica Monti, La Destra e Fratelli d'Italia; quest'ultimo, il 21 gennaio scorso ha sottoscritto un accordo con il Movimento per la Caccia e la Civiltà Rurale-Associazione Cacciatori Veneti. Udc ha firmato il 22 gennaio scorso u n Protocollo d'Intesa con il Partito di cacciatori e pescatori '' Caccia e Ambiente''. Anche il Movimento 5 Stelle non menziona i diritti degli animali e nella parte dedicata alla ''Ricerca'' non vincola la richiesta di aumento dei fondi al non uso della vivisezione, ma alcuni attivisti hanno pubblicato un Manifesto a favore anche dei diritti degli animali, mentre altri si sono espressi a favore della vivisezione. Grillo però ha confermato di essere contro la vivisezione perché ''inutile, crudele, dannosa''. La Lega Nord menziona ''valorizzazione del sistema parchi e delle aree protette'', ''green economy'', ''tutela degli animali da compagnia e affezione e cancellazione delle spese relative agli stessi dal redditometro'', ''misure contro gli abbandoni degli animali come strumento di lotta ala randagismo'', ma nel suo programma la caccia è ''da difendere e rilancia re''. Tra gli obiettivi del Pd, il ''contrasto severo dei reati contro l'ambiente'' mentre nella parte ''Salute'' è scritto ''riteniamo anche che in questo quadro possano essere comprese le politiche, opportune in sè, di tutela degli animali d'affezione, troppo sovente l'unica, ultima compagnia dei più deboli''. Bersani si è schierato a favore della sperimentazione sugli animali. Nel Programma dell'area tematica Pd ''tutela animali'' ripreso nel Programma del Patto dei Democratici, il Pd è invece ufficialmente contrario alla vivisezione. Il Pdl menziona la ''valorizzazione del sistema parchi e delle aree protette'', ''green economy'', la ''tutela degli animali da compagnia e affezione e cancellazione delle spese relative agli stessi dal redditometro'', ''misure contro gli abbandoni degli animali come strumento di lotta al randagismo''. Per l'associazionismo l'impegno nel capitolo 16 è la ''stabilizzazione e il raddoppio del 5 per mille'' Fra gli obiettivi di Rivoluzione Civile, l'inserimento dei reati contro l'ambiente nel codice penale, stop a consumo del territorio, no alle grandi opere, messa in sicurezza del territorio. Ingroia si è detto favorevole solo a una limitazione della sperimentazione sugli animali. Nel successivo Programma completo della lista si legge che ''dobbiamo anche adottare una normativa che assicuri un'effettiva tutela dei diritti degli animali e per il superamento della vivisezione per costruire una società rispettosa di tutti gli esseri viventi''. Sel ha aderito al Programma della Federazione Italiana Diritti Animali e Ambiente e Nichi Vendola ha dichiarato che ''non solo lo condivido ma i temi da voi posti non sono marginali e figli di un Dio minore, ma una questione chiave che tocca l'evoluzione culturale dell'umanità in quel percorso per me cruciale della fuoruscita da un devastante antropocentrismo. Non a caso la frase chiave del mio programma su questo tema è appunto: L'uomo padrone di tutto oppure un creato a misura di tutti''. Il programma di Sel ha uno specifico capitolo ''Diritto agli animali''.''Porteremo il bisogno di cambiamento anche nel riconoscimento dei diritti degli animali, ed in un nuovo rapporto tra viventi''. Impegno anche su abolizione della vivisezione, caccia, riconversione ecologica dell'economia, sviluppo delle professioni verdi e nuovi stili di vita, difesa del territorio.
 
GEA PRESS
11 FEBBRAIO 2013
 
Zoo europei l’Unione Europea pronta ad intervenire in caso di violazioni
La risposta del Commissario Potočnik all'interrogazione dell'On.le Andrea Zanoni.
 
Secondo il Commissario all’Ambiente della Ue Potočnik è giunta ora che gli Stati membri dispongano le ispezioni per garantire l’applicazione della norma comunitaria. 
L’invito è arrivato a seguito di una interrogazione sullo stato dei giardini zoologici europei, presentata dall’On.le Zanoni, eurodeputato IdV e vice presidente dell’intergruppo Benessere degli Animali al Parlamento europeo. Secondo lo stesso Zanoni, in Italia ci troviamo innanzi ad una situazione che permane critica.
A contribuire ad uno scenario a tinte fosche, riferisce l’On. le Zanoni nel suo comunicato, c’è l’indagine diffusa dell’associazione inglese Born Free sullo stato dei giardini zoologici europei.
“La Commissione segue attentamente la questione – ha dichiarato il Commissario Potočnik - avviando le opportune azioni legali nei casi in cui risulti chiaramente che non sono state adottate misure per ovviare alle carenze esistenti a livello di recepimento e di applicazione della direttiva 1999/22/CE”.  Misure, nel caso, da fare adottare agli Stati membri. Le licenze, in primis, che dovrebbero essere in possesso degli zoo e perciò le ispezioni per garantire il rispetto delle previsioni in materia di conservazione e protezione degli animali.
Secondo il Commissario Potočnik la “Commissione ha già reagito alle carenze constatate nel corso dell’indagine EU Zoos ad esempio integrando la questione del benessere degli animali selvatici nei giardini zoologici nel programma di formazione, recentemente ultimato, sul benessere animale destinato ai veterinari”.
I timori che però l’Italia sia inadempiete sono tutt’altro che marginali. “Purtroppo – ha dichiarato Zanoni – temo che in Italia senza controlli e sanzioni non riusciremo a risolvere il problema fotografato da Born Free“. Secondo l’indagine, infatti, nove su dieci di tali strutture non avrebbero la licenza e migliaia di animali sarebbero così detenuti in condizioni non adatte alle loro caratteristiche. Zanoni, per questo,  ha già intrapreso le opportune iniziative per sapere “quali misure le autorità italiane stanno contando di prendere per rimediare all’assurda situazione denunciata dall’associazione”.
Una questione, quella degli zoo, che non è comunque solo italiana. Per questo l’On.le Zanoni ha altresì chiesto al Consiglio, ovvero l’Istituzione che rappresenta i Paesi Ue, il numero esatto dei giardini zoologici e la percentuale di quelli non a norma. “La tutela degli animali in queste strutture – ha concluso Zanoni – non deve solo essere recepita sulla carta ma messa in pratica. Per questo ci vogliono seri controlli e multe per i Paesi che non applicano la direttiva 1999/22/CE mentre alle strutture che non si vogliono mettere in regola devono essere applicati immediatamente i sigilli”.
L’indagine dell’associazione animalista Born Free, è stata presentata lo scorso aprile al Parlamento europeo. Nonostante gli evidenti passi avanti compiuti dai Paesi membri, la direttiva comunitaria sugli Zoo resta sostanzialmente inapplicata con migliaia di animali in cattive condizioni. In Italia la direttiva Zoo è stata recepita ufficialmente con il Decreto Legislativo 73 del 21 marzo 2005, ma la sua attuazione, secondo l’indagine, è a dir poco lacunosa, prima di tutto per il numero dei giardini zoologici che dispongono di una licenza, e poi per tutta una serie di parametri che vanno dagli standard di mantenimento degli animali, alla vicinanza dei visitatori, all’assenza di controlli adeguati. A farne le spese sono gli stessi animali.
 
FAN PAGE
11 FEBBRAIO 2013
 
Lolong, il coccodrillo più grande del mondo, è morto nelle Filippine
Era in cattività dal 2010, dopo esser stato catturato da una dozzina di individui.

 
Era il coccodrillo di acqua salata più grande di cui si abbia mai avuto notizia, per questo, quando venne catturato nel settembre del 2010, in molti si mobilitarono per riuscire nell’impresa; da allora Lolong, questo il nome con cui venne ribattezzato, era diventato l’attrazione eco-turistica del parco acquatico delle Filippine in cui viveva, fino a pochi giorni fa quando è finito per cause che non sono ancora note.
Da un mese a questa parte, Lolong aveva iniziato a rifiutare il cibo, mentre il personale che si occupava di lui riscontrava un crescente gonfiore visibile all’esterno, in corrispondenza del suo stomaco. Adesso che è morto, il suo corpo, con tutta probabilità, verrà conservato affinché possa continuare ad essere esposto ed ammirato in tutta la sua enormità: questa, almeno, è la speranza di Edwin Elorde, il sindaco della città di Bunawan nella quale il coccodrillo fu preso dopo una caccia durata circa tre settimane, grazie all’ausilio di una dozzina di individui. Prima, però, sarà indispensabile condurre adeguate indagini ed esami autoptici per stabilire le cause del decesso del gigantesco rettile. Con i suoi 6.4 metri di lunghezza e gli oltre 1000 chilogrammi di peso, Lolong poteva essere considerato a buon diritto un animale da record: le sue enormi dimensioni hanno fatto scendere dal podio dei Guinness World Records anche Cassius, coccodrillo in cattività in una fattoria del Queensland che misura 5.48 metri. Era stato catturato nel 2010 poiché considerato una minaccia per l’intera comunità: si sospettava, infatti, che fosse responsabile di diversi attacchi agli uomini e anche della morte di due persone. Un dato che, in verità, non è mai stato possibile verificare anche se la progressiva distruzione dell’habitat di questi grandi ed inquietanti rettili sta rendendo più frequenti gli avvicinamenti di tali predatori ai villaggi e ai centri abitati, anche nelle Filippine.
 
AGI
13 FEBBRAIO 2013
 
Animali: Filippine, coccodrillo gigante sottoposto ad autopsia
 
New York - Lolong, il piu' grande coccodrillo marino (Crocodylus Porosus) mai catturato, morto per cause misteriose nel Sud delle Filippine e' stato sottoposto ad un'autopsia. I test saranno utili a dimostrare se l'animale e' morto a causa di maltrattamenti o avvelenamento nel piccolo recinto dove era in mostra per i turisti sin dal 2011 quando era stato catturato in una palude. Lolong misurava oltre sei metri ed e' deceduto domenica scorsa. "Vogliamo scoprire la vera causa della sua morte per evitare che si speculi o si faccia cattiva informazione su questo triste episodio", ha spiegato in una nota Mundita Lim, responsabile del Protected Areas and Wildlife Bureau nelle Filippine. "I risultati dell'autopsia non saranno noti fino alla fine di questa settimana possiamo pero' gia' comunicare che i veterinari che hanno effettuato le analisi non hanno rilevato alcuna traccia di materiale nocivo all'interno del corpo", ha precisato Mundita Lim, smentendo le notizie diffuse dalla stampa locale sulla presunta morte del coccodrillo gigante per avvelenamento da ingestione di plastica o nylon. La Peta (People for the Ethical Treatment of Animals) in un comunicato ha stigmatizzato lo sradicamento di questi coccodrilli dal proprio habitat naturale per scopi turistici, sostenendo che Lolong sia morto per lo stress subito negli anni. Negli habitat i coccodrilli marini tendono a vivere, infatti, fino a cento anni mentre Lolong e' morto a sessant'anni. Il coccodrillo era famoso perche' era stato catturato in una palude vicino alla citta' di Bunawan nel settembre del 2011 dopo essere stato "accusato" di aver staccato la testa ad una ragazza e mangiato un pescatore. Lolong e' nel Guinness dei Primati per essere il coccodrillo marino piu' grande del mondo.
 
VIRGILIO GO GREEN
11 FEBBRAIO 2013
 
Carne di cavallo nelle lasagne Findus: incubo in UK
“Lasagne al cavallo”: in Gran Bretagna scoppia lo scandalo legato ai prodotti surgelati Findus. Recenti analisi hanno rilevato tra il 60% e il 100% di carne equina in alimenti che dovrebbero contenere solo manzo.
 
C’è chi decide di essere vegetariano ed evita di consumare carne e pesce. C’è chi invece, spinto da una particolare passione verso una specie animale, decide di non cibarsene.
È così che ci si può trovare a cena con un’amica che non mangia il coniglio, o con un conoscente che non mangia il cervo. Ancora più comuni sono le persone che non riescono a tollerare la carne di cavallo. Addirittura in Inghilterra, paese in cui l’animale è tra i più amati, l’intera popolazione risulta estremamente sensibile al tema. È per questo che sta facendo letteralmente scalpore la notizia che le lasagne Findus vendute in UK siano realizzate con carne equina, sebbene indichino il manzo come ingrediente di base.
Un vero e proprio scandalo, convalidato dalle analisi dell’Autorità britannica della sicurezza alimentare, Fsa, che hanno rilevato una presenza tra il 60% e il 100% di carne equina in sostituzione al classico manzo.
I risultati di questa indagine, che hanno duramente colpito i consumatori anglosassoni, sono stati infine confermati dalla stessa Findus UK. Esiste anche l’ipotesi che l’allarme possa allargarsi ad altri prodotti surgelati, come gli hamburger.
«Siamo di fronte a una situazione sconvolgente - ha commentato Catherine Brown, responsabile della Fsa, sentita da Ansa - Più che una contaminazione per errore sembra che dietro ci sia un'attività criminale organizzata».
E prima che i cittadini italiani, vegetariani e non, entrino nel panico, meglio chiarire un punto: il marchio Findus Italia è detenuto dalla Compagnia Surgelati Italiana, che è subito intervenuta a precisare come non vi sia alcuna connessione tra i prodotti venduti in Italia e quelli venduti all’estero.
 
NEL CUORE.ORG
11 FEBBRAIO 2013
 
LASAGNE AL CAVALLO, LO SCANDALO SCOPPIA A LIVELLO EUROPEO
Inchiesta nel Regno unito, prodotti ritirati in Francia
 
Assume dimensioni europee l'"horsemeat scandal", lo scandalo della carne di cavallo, trovata in alcune confezioni di prodotti Findus e Comigel etichettati come contenenti manzo e distribuiti nel Regno Unito, dove il consumo di questo tipo di carne è praticamente un tabù. Ora tocca alla Francia. Sei grandi catene di supermercati hanno ritirato dagli scaffali dei loro negozi in Francia i prodotti delle due case per il timore che contengano carne di cavallo. Lo ha annunciato, la federazione del commercio e della distribuzione. Si tratta, come si legge sul sito online di Le Figaro, di Auchan, Casino, Carrefour, Cora, Monoprix e Picard. I prodotti sono stati ritirati, secondo il comunicato della federazione, "per la non conformità dell'etichettatura rispetto alla natura della carne" dei gruppi.
Il governo britannico ha aperto un'inchiesta, dopo avere ammesso di non poter escludere che centinaia di migliaia o addirittura milioni di confezioni di prodotti surgelati (lasagne e hamburger) contengano carne equina diversamente da quanto riportato sulle etichette, né che siano finiti nella filiera anche animali malati, dunque con conseguenze non solo di un imbroglio etico ma potenzialmente di un pericolo per la salute dei consumatori. Come fornitore di Findus era stata indicata inizialmente al Comigel, un'altra azienda alimentare francese, ma quest'ultima ha fatto sapere di aver ricevuto la carne di cavallo da una società rumena. Lasagne e hamburger sotto accusa sarebbe stati esportati dalla Francia in 11 Paesi europei, ma le autorità francesi – che hanno chiamato a rapporto i vertici dell'industria transalpina della carne –non hanno precisato quali. Il presidente romeno Basescu ha avvertito che il Paese potrebbe dover fare i conti con restrizioni all'export e perdita di credibilità.
Il timore di autorità e media inglesi è che possano essere finiti nei piatti britannici cavalli selvaggi catturati in Romania dai contadini e venduti a gang criminali per sole 10 sterline a capo.
 
NEL CUORE.ORG
11 FEBBRAIO 2013
 
SCANDALO CARNE EQUINA, ENPA: "CONTROLLI ANCHE IN ITALIA"
"C'è il rischio che la malavita sfrutti i cavalli dimessi"
 
La malavita organizzata potrebbe essere all'origine dello scandalo alimentare, che riguarda in primo luogo gli animali e che ha colpito il Regno Unito. Lo rivelano la versione online del "Sun" e il sito Haryana Abtak secondo cui la contraffazione alimentare sarebbe da imputare al racket della carne di cavallo in Romania: sottoposti a terribili maltrattamenti, gli equini verrebbero macellati con il consenso di veterinari compiacenti – vuoi perché corrotti vuoi perché costretti con minacce – e le loro carni, spacciate per bovine, verrebbero poi immesse nei circuiti commerciali internazionali, e quindi usate per il confezionamento di prodotti alimentari. Secondo le stesse fonti, nel racket sarebbero implicate la mafia italiana e quella polacca.
«Considerando che oggi i mercati sono globalizzati" dichiara il direttore scientifico dell'Enpa, Ilaria Ferri – chiediamo che nel nostro Paese vengano disposti controlli accurati per tutelare gli animali. Tanto più che in un momento come l'attuale, che vede fortunatamente la chiusura di molti ippodromi, i cavalli con passaporto sportivo, sebbene non utilizzabili dal punto di vista alimentare, potrebbero essere intercettati dalla malavita organizzata e usati per questa finalità».
«Del resto – prosegue Ferri -, la frode alimentare è solo un aspetto di un problema più generale. Quello, appunto, legato all'uccisione di animali per soddisfare il nostro presunto fabbisogno alimentare: da questo punto di vista, dunque, discriminare fra cavalli, suini e bovini non ha alcun senso perché si tratta sempre di esseri viventi». «Dire di no alla carne è l'unico modo per salvare la vita a milioni di esseri viventi e risparmiare loro terribili sofferenze. Inoltre – prosegue Ferri –, dire di no alla carne è lo strumento più efficace non solo per prevenire le cause della contraffazione ma, come dimostra la letteratura scientifica, per garantire a tutti noi un'alimentazione più salutare, più sostenibile dal punto di vista della gestione delle risorse, meno inquinante e accessibile a tutti gli abitanti del pianeta».
 
GIORNALETTISMO
11 FEBBRAIO 2013
 
La carne di asino nel cibo surgelato
Dopo le lasagne dello scandalo
 
The Independent ha ricostruito il giro della carne di cavallo e asino spacciata per manzo e arrivata nei supermercati europei. Ecco la sua provenienza. MANZO DRAMA – Negli scaffali del Regno Unito, dopo le segnalazioni, le catene Aldi e Tesco si sono decisa a ritirare le confezioni di “spaghetti bolognese” e “lasagne di manzo” realizzati da Comigel, che lavora per Findus. La denuncia ha investito il colosso dei surgelati perché il 90% di quello che si spacciava per ‘manzo’ era in realtà un prodotto equino (ne abbiamo parlato qui). Ma da dove arriva tutta questa quantità di carne di cavallo? L’ANALISI – La ricostruzione di Independent parte dal divieto improvviso di utilizzare cavalli e asini nelle strade della Romania che fino a poco prima venivano impiegati quotidianamente per il trasporto. Centinaia di migliaia di animali sono finiti al macello. La legge è stata approvata sei anni fa ma l’applicazione reale è avvenuta solo recentemente e questo spiegherebbe l’enorme presenza di carne equina disponibile. Forme di carne di cavallo sono state spacciate per manzo in Francia, Svezia e Gran Bretagna. Jose Bove, dal Parlamento Europeo, ha confermato l’invio al macello di milioni di animali da parte della Romania.
CONSEGUENZE – Lo scandalo partito dalla Romania ha investito mezza Europa, Benoit Hamon il ministro dei consumatori francese ha detto che non avrebbe esitato a intraprendere azioni legali: le aziende erano a conoscenza della frode? Dai macelli della Romania a un rivenditore di Cipro, passando per l’Olanda che vendeva poi la carne in Lussemburgo che si occupava di produrre i pasti congelati che sarebbero finiti nei supermercati di sedici paesi europei. Un giro niente male, vero?
(Photo Credit/Independent/Getty Images)
FOTO
http://www.giornalettismo.com/archives/762283/il-giro-della-carne-contaminata-che-scandalizza-leuropa/ 
 
IL SOLE 24 ORE
12 FEBBRAIO 2013
 
Carne equina, lo scandalo diventa europeo
 
LONDRA - Da scandalo britannico a crisi europea: quattro Paesi Ue hanno aperto un'inchiesta sulla carne di cavallo spacciata per carne di manzo. La frode alimentare partita dalla Gran Bretagna, con l'ammissione da parte di Findus che le "lasagne di manzo" congelate contenevano tra il 60% e il 100% di carne equina, ora coinvolge 16 Paesi.
«Questa congiura criminale è molto estesa, - ha detto ieri il ministro dell'Ambiente Owen Paterson -. Ormai si tratta di un problema di competenza della Commissione Ue». Paterson ha avuto colloqui con diversi omologhi europei per delineare una strategia comune, e nei prossimi giorni incontrerà il commissario Ue alla Salute Tonio Borg. Oltre a limitare i danni e punire i responsabili, ha detto il ministro britannico, le autorità europee devono chiarire quanto è avvenuto e imporre controlli più rigidi per rassi curare i consumatori ed evitare che intere categorie di prodotti vengano boicottate con conseguenze negative anche per molte imprese non coinvolte.
Ieri la Francia ha seguito la Gran Bretagna nel convocare un summit di emergenza tra i ministri e le autorità responsabili e i maggiori produttori, distributori e rivenditori di prodotti di carne, mentre sette catene di supermercati, tra cui Carrefour e Auchan, hanno ritirato i prodotti a rischio dagli scaffali. Benoît Hamon, ministro responsabile della tutela dei consumatori, non ha saputo resistere alla tentazione di criticare il Governo britannico per il suo ruolo nelle trattative sul nuovo budget europeo: «Gli inglesi hanno votato a favore di tagli ai fondi per i controlli di sicurezza sui prodotti alimentari», ha detto.
Lo scandalo ha rivelato la grande complessità e scarsa trasparenza della catena di produzione in Europa. Nel caso di Findus, ad esempio, il gruppo britannico aveva appaltato la produzione delle lasagne alla francese Comigel, che utilizza una fabbrica in Lussemburgo ed esporta in 16 Paesi europei. Comigel ha detto di avere acquistato la carne "di manzo" in buona fede da Spanghero, altra società francese. Che, chiamata in causa, ha dichiarato di essere stata a sua volta ingannata dalla società rumena da cui acquistava la carne. Ma la carne macellata in Romania era acquistata da un intermediario cipriota in collaborazione con una società olandese.
Per questo Francia, Olanda, Romania e Gran Bretagna hanno aperto un'inchiesta per accertare l'effettivo coinvolgimento di loro imprese. Ieri Victor Ponta, il primo ministro rumeno, ha dichiarato che le società del suo Paese sono state completamente esonerate da qualsiasi responsabilità. Questo è l'esito dell'indagine condotta su richiesta delle autorità francesi, ha detto Ponta: «Posso garantire che la Romania ha agito correttamente, ma non possiamo essere ritenuti responsabili della catena di produzione dopo che la carne ha varcato il nostro confine».
Paterson ha detto che non intende imporre restrizioni all'importazione di carne dall'Europa dato che non ci sono timori per la salute, a meno che nei prossimi giorni venga accertata la presenza di fenilbutazone, un farmaco utilizzato per i cavalli che può essere nocivo per gli esseri umani se ingerito. I risultati dei controlli a tappeto per verificare il reale contenuto di tutti i piatti di carne, dalle lasagne alle polpette agli spaghetti al ragù, verranno resi noti venerdì. Paterson ha avvertito che porteranno «altre brutte notizie». Si prevede infatti che diversi altri prodotti in vendita, alcuni utilizzati anche nelle mense scolastiche inglesi, contengano non solo carne di cavallo ma anche di asino invece che manzo.
Intanto sono partite le prime cause legali: Findus ieri ha citato in tribunale Comigel, che però ; si è difesa. «Siamo vittime ed è chiaro che né Findus né Comigel sono responsabili - ha dichiarato Erick Lehagre, responsabile della società francese -. Per noi è una grossa perdita e chiederemo risarcimenti». Anche Spanghero, da cui Comigel acquistava la carne e il cui fornitore è un centro in Romania dove vengono macellati sia bovini che equini, ha detto di voler far causa.
 
TUTTO GREEN
11 FEBBRAIO 2013
 
Facing Animals, un film racconta lo strano rapporto tra uomo e animali. Alcuni li uccide per mangiarli e altri li coccola come figli.
 
Facing Animals, vincitore del premio ‘Gouden Camera’ come miglior documentario all’Eindhoven Film Festival 2012 nei Paesi Bassi, mostra la complessa e spesso bizzarra relazione esistente tra l’uomo e gli animali, con uno sguardo critico che porta lo spettatore a porsi delle domande.
Diretto da Jan van Ijken, un fotografo e film maker indipendente olandese che, attraverso questo documentario di circa 30 minuti, pone una rilevante questione etica: come mai distogliamo lo sguardo da milioni di animali allevati mentre ne coccoliamo e ‘umanizziamo’ altri.
Protagonisti del film sono galline, mucche, maiali e cani; l’uomo è, invece, il loro antagonista.
Nelle scene del documentario si alternano immagini di forte contrasto: mentre piccoli maiali urlano per il taglio delle code, alcuni cani vengono battezzati in una chiesa.
 
TUTTO GREEN
11 FEBBRAIO 2013
 
Dall’11 marzo stop UE ai test su animali per i cosmetici
 
Rivoluzione nel campo della cosmesi: grazie alle nuove normative imposte dall’UE, dal 15 marzo 2013 sarà assolutamente vietato importare e vendere prodotti o ingredienti cosmetici testati sugli animali; dal 15 luglio 2013, invece, anche le etichette dei prodotti dovranno essere adeguate al nuovo regolamento atto a  garantire la sicurezza dei consumatori.
Con questo provvedimento l’Unione Europea mette la parola ‘fine’ anche all’ultima deroga per alcuni test di tossicità che fino ad oggi potevano ancora essere compiuti sugli animali. Una decisione acclamata dalle associazione animaliste, ma considerata dalle industrie del settore un colpo fatale all’innovazione e alla ricerca in campo cosmetico.
Per quanto riguarda le etichettature dei prodotti, invece, le direttive UE prevedono che dal luglio prossimo i nano-materiali presenti in pigmenti, emulsioni e prodotti per la cura della pelle, e in generale tutti i componenti di grandezza inferiore a 100 nm, dovranno essere riportati chiaramente sulle etichette con la dicitura ‘NANO’.
Sempre a luglio si renderà obbligatoria la tracciabilità della filiera produttiva e distributiva dei prodotti, mentre le pubblicità veicolate tramite media dovranno rispondere a 6 parametri di riferimento: veridicità, conformità alla legge, onestà, prove di supporto, equità, scelta informata.
 
L’ESPRESSO
11 FEBBRAIO 2013
 
A chi servono i test su animali
 
di Fulco Pratesi
 
Il 92 per cento delle sostanze che superano gli esperimenti sulle cavie nei laboratori non sono efficaci sull'uomo. Queste pratiche sono quindi inutili alla scienza: ma utilissime ai profitti delle case farmaceutiche
«Il sistema più efficace per restare avvelenati dai funghi è farli assaggiare al cane o al gatto di casa». Così scrivevo in un articolo sull'Espresso del 5 maggio 2006 dedicato alla sperimentazione animale.
Negli ultimi anni numerosi articoli scientifici (su 'Nature' e altre riviste altamente accreditate) hanno confermato ciò, dimostrando come il 'modello animale' sia inaffidabile e non predittivo per l'uomo.
Dal lungo elenco di dichiarazioni di scienziati antivivisezionisti cito solo queste due: «Non siamo ratti da 70 kg! Se non fossero stati effettuati tanti test su animali oggi avremmo probabilmente disponibili modi più efficaci di curare le malattie». (T. Hartung, gi&agrav e; Direttore Ecvam al Jrc, Centro E uropeo di Ricerca.); «Ogni anno le industrie farmaceutiche sprecano migliaia di milioni di dollari usando come modelli i roditori nella ricerca oncologica» (R. Weinberg del Mit).  
Nell'articolo Fare a meno delle cavie si sostiene che «senza gli animali non vi sarebbe ricerca». Abbondanti dati scientifici dimostrano il contrario. Ad esempio: le revisioni sistematiche de l 2006 di Hackam & Redelmeier e del 2003 di Crowley WF Jr, in base alle quali la trasposizione dei risultati all'uomo fallisce quasi nel 70 per cento dei casi (nella ricerca di base i fallimenti sono del 99,996 per cento). Oppure i dati del Fda (organo che negli Usa controlla le sostanze nuove) ripresi da A. Harding su 'The Scientist': il 92 per cento delle sostanze che superano i test su animali non passano la prima delle quattro fasi di sperimen tazione sull'uomo.
L'articolo sostiene anche l'insostituibilità dei primati nelle ricerche, citando i vaccini per l'epatite C. Ma recenti studi (come la revisione sistematica di J.Bailey del 2010) e gli articoli del dott. A. Knight (rivista Atla, 2007 e 2008) mettono in discussione la loro utilità. Inoltre, degli 85 vaccini contro l'Aids risultati efficaci e sicuri negli scimpanzè, non uno è risultato utile per l'uomo. 
Gli stessi argomenti valgono per l'articolo C'è un topo in ospedale in cui la ricerca sui roditori (in crisi di credibilità) viene rilanciata con un nuovo 'packaging'. Ma chiamare "ospedale per topi" il laboratorio tradizionale e "malato surrogato" la cavia non cambia nulla al fatto che la cosiddetta strada maestra per la cura del cancro non può portare (salvo fortuite coincidenze) a risposte utili per l'uomo: diverse ricerche hanno rivelato che l'animale non è predittivo negli studi di cancerogenicità (A.Knight et al. 2006) e che il processo di tumorigenesi è diverso nel topo e nell'uomo (Rangarajan & Weinberg 2003).
Inoltre, di 20 composti noti che non causano il cancro nell'uomo, 19 lo causano nei topi (Ennever et al. 1987). E il 46 per cento delle sostanze che sono cancerogene per i ratti non lo sono per i topi, tanto che Albert Sabin dichiara che «i cancri da laboratorio non hanno nulla a che vedere con quelli naturali dell'uomo».
Ci si chiede allora perché possa sopravvivere ancora questo arcaico metodo di ricerca mentre andrebbero sfruttati ed ampliati i metodi recenti, specifici per la nostra specie, che, sfruttando le nuove conquiste della scienza, offrono enormi potenziali in più nell'affidabilità, nella quantità delle risposte che forniscono, nella rapidità e nella riduzione dei costi. Come fa l a ricerca federale dopo la pubblicazione del rapporto 'Toxicity testing in the 21st century', commissionata dal Cnr degli Usa, in cui è annunciato un «cambiamento epocale nella tossicologia con il trasferimento dei test dallo studio dell'animale intero allo studio in vitro della cellula umana».
La risposta la dà il professor Claude Reiss, ex direttore del Cnrs francese: «Il fatto che la stessa sostanza possa essere dichiarata inoffensiva o cancerogena a seconda della specie animale utilizzata, fa della sperimentazione animale lo strumento ideale per commercializzare ogni tipo di prodotto, anche se pericoloso, e per mettere a tacere le vittime che osassero far causa al produttore».
Ha collaborato Alberto Infante
 
NEL CUORE.ORG
11 FEBBRAIO 2013
 
VIVISEZIONE, "RITRATTA" L'AUTORE DELLA RISPOSTA DI M5S A LE SCIENZE
E' Fabrizio Bocchino, candidato al Senato in Sicilia
 
"Sono Fabrizio Bocchino, candidato al Senato per il Movimento 5 Stelle nella circoscrizione Sicilia. Vi comunico che per un increscioso errore, del quale il sottoscritto si assume la totale e piena responsabilità quale coordinatore del documento, sollevando tutti gli altri candidati/attivisti precedentemente ed impropriamente menzionati nelle pagina web sul sito lescienze.it, le risposte da me inviate in data Venerdì 8 Febbraio al sito dibattitoscienza.it (poi riprese dalle Le Scienze) non corrispondevano a quelle condivise dal Movimento 5 Stelle". Ha tutto l'aspetto di una vera e propria "ritrattazione" la nota del candidato di M5S che si è assunto la responsabilità di aver inoltrato l'ormai famosa risposta al per iodico "Le Scienze" sul tema della vivisezione.
"La decisione di rispondere all'iniziati va di dibattitoscienza.it – spiega Bocchino - è nata in seno al gruppo Facebook nazionale dei candidati. Io ho risposto ad una richiesta di aiuto pervenutami tramite quel canale e mi sono offerto volontario per coordinare la stesura delle risposte".
"Non appena accortomi dell'errore ho chiesto la rimozione delle risposte. Questa è stata effettuata sia dal sito dibattitoscienza.it sia da quello lescienze.it, ma purtroppo su quest'ultimo sito è rimasto attivo un link isolato che tuttora riporta il testo della risposta sbagliata relativa alla ricerca biomedicale con animali, nonostante io abbia contattato varie volte la redazione di lescienze.it già dalla mattina di Sabato 9 Febbraio, arrivando anche a minacciarli di un azione legale. (AGGIORNAMENTO Lun 11 ore 13: la pagina è stata finalmente rimossa)"
"Con la presente quindi – conclude il malcapitato - SMENTISCO che la risposta ancora presente sulla pagina di lescienze.it, corrisponda ad una posizione condivisa dal Movimento 5 Stelle sul tema trattato. Chiedo scusa a tutti. La velocità con la quale la rete di attivisti ha risposto all'errore è un segno fantastico di vitalità del Movimento. Errare è umano, ma con un gruppo così bello di persone, c'e' tantissimo da imparare. Grazie a tutti voi".
 
IL GIORNALE DI TRANI
12 FEBBRAIO 2013
 
Trani (BT), il giustiziere degli animali: volatili squartati e appesi o crocifissi nei pressi delle chiese

 
Un gabbiano ucciso, squartato ed appeso al palo di una segnale stradale, le sue interiora abbandonate in un sacchetto per terra. Tutto questo a pochi passi dalla chiesa di Santa Teresa in piazza Sedile San Marco.
Il fenomeno non sembra frutto di una bravata isolata, ma, probabilmente siamo in presenza di un esaltato che, non da oggi, si rende protagonista di questi gesti estremi contro gli animali. Altre segnalazioni, infatti, erano giunte in redazione con riferimento a uccelli crocifissi nella zona di via Sant’Annibale Maria Di Francia. In comune, oltre al «modus operandi», anche la vicinanza ad edifici religiosi, nella fattispecie il santuario della Madonna di Fatima.
Al momento, però, non si avrebbero elementi oggettivi per risalire al responsabile di questi gesti scellerati.
 
L’UNIONE SARDA
12 FEBBRAIO 2013
 
Selargius (CA), strage di cani a Santa Rosa
Meticcio ucciso con un fucile a pallini
Uno dei residenti ha scoperto la carcassa del cane e ha sporto denuncia contro ignoti.

 
Un altro cane ucciso a Santa Rosa. A soccombere, sotto i colpi di un fucile caricato a pallini, è stato un grosso cane, un meticcio nero. Mansueto, lo descrivono i residenti delle case sparse di Santa Rosa, un vasto appezzamento di terreno lungo la statale 387 che porta verso Dolianova. Un'area che ricade nella giurisdizione di Selargius. A scoprire il cane in una pozza di sangue Luigi Sassu, un residente che ha dato spesso da mangiare al meticcio. "È' il terzo cane ammazzato in pochissimo tempo. Il primo a morire sotto i colpi di un fucile era stato un maremmano, poi è toccato all'husky. Resta soltanto un setterino meticcio". Sassu ha raggiunto la caserma dei carabinieri per presentare una denuncia contro ignoti. Il sospetto è che ad uccidere i tre cani siano state persone che frequentano la zona di notte per riuscire a mettere a segno qualche furto. Ladri magari costretti a far marcia indietro proprio per colpa di questi vigilanti a quattro zampe.
 
L’ECO DELLE VALLI
12 FEBBRAIO 2013
 
Aumentano animali avvelenati
 
PAVONE MELLA  (BS) -  Domenica mattina un altro cane è stato trovato morto avvelenato nei campi di Pavone Mella. Il cane è stato ritrovato durante le operazioni di perlustrazione e bonifica della zona, dai volontari dell’Anpana (Associazione nazionale protezione animale, natura e ambiente) e dalla Protezione civile in collaborazione con la Polizia Provinciale.
I cani morti fino ad ora sono 11 (anche se alcune fonti ne contano 10), ad essi vano aggiunti numerosi gatti e altri animali selvatici. Domenica, assieme a nuove carcasse, sono stati trovati ancora numerosi bocconcini avvelenati, a dimostrare la gravità enorme della situazione. “Abbiamo fortemente voluto questa bonifica – afferma Maria Teresa Vivaldini, vicesindaco di Pavone – e ringraziamo la protezione civile, la Polizia provinciale ed i volontari dell’Anpana per il grande impegno e la collaborazione che hanno prestato. Il nostro obbiettivo è quello di mettere in completa sicurezza il nostro territori o, ragione per cui non smetteremo di monitorare la situazione. Siamo usciti dall’emergenza, ma l’attenzione non calerà: vogliamo far sì che Pavone Mella torni alla tranquillità di sempre.
Per qualche giorno consigliamo ancora chi porta a spasso il proprio cane di adottare tutte le precauzioni del caso, museruola compresa”. Riguardo alle indagini ancora in corso, la Vivaldini afferma “confido che la Polizia provinciale possa trovare elementi utili ad identificare i responsabili, persone che mettono a repentaglio la vita di persone, animali domestici e fauna selvatica”.
 
FOGGIA TODAY
12 FEBBRAIO 2013
 
Cani avvelenati a Vico: sul serial killer c’è una taglia di 10mila euro
L'Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente ha messo una taglia per assicurare alla giustizia "il pazzo criminale"
 
Sette cani uccisi con polpette alla formaldeide da fine gennaio ad oggi: è quanto accade a Vico del Gargano dove una cagna con i suoi figli appartenenti a due diverse cucciolate sono stati avvelenati dal killer dei cani, il quale ha riempito la zona di polpette composte da carne, riso soffiato e formaldeide: sostanza che provoca una morte veloce quanto atroce.
Il primo cane è morto alla fine di gennaio. Agli inizi di febbraio sono stati rinvenuti 2 chili di polpette sparse per i prati del comune da una volontaria che si occupava di dare da mangiare agli animali e che ha immediatamente sporto denuncia presso le forze dell'ordine, per poi rivolgersi all'Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente.  Vico del Gargano: cani avvelenati, c'è una taglia di 10mila euro
„L'AIDAA, oltre a presentare una formale denuncia, ha deciso di istituire una taglia di 10mila euro per chi darà indicazioni chiare e inoppugnabili che permettano l'individuazione e la condanna del maniaco assassino avvelenatore di cani. "Da quanto di ci è dato sapere non è la prima volta che i cani vengono avvelenati in questo comune della provincia di Foggia" ha detto all'Agenparl Lorenzo Croce presidente di AIDAA. Altri cani erano morti tra atroci sofferenze circa due anni fa. Ma in questo caso il ritrovamento di quasi due chili di polpette avvelenate che potrebbero tranquillamente essere toccate ed ingerite dai bambini, ci mette di fronte alla necessità di trovare ed assicurare alla giustizia questo pazzo criminale assassino di cani"
 
GIORNALE DI PUGLIA
12 FEBBRAIO 2013
 
Il cane Ciccio è morto

Daniele Martini


SAN DONACI (BR).  E' arrivata, purtroppo, una bruttissima notizia per la comunità di San Donaci: il cane che ha commosso l'Italia, Ciccio, non c’è l'ha fatta. E’ morto, così, a due mesi dalla morte della sua padrona, Maria Lochi. 
Da quel giorno Ciccio l'aveva sempre aspettata sui gradini dell’altare e nessuno ha mai avuto il coraggio di mandarlo fuori, neanche durante la celebrazione della Santa Messa perché tutti conoscevano il motivo per cui, puntualmente, ogni giorno si recava nella chiesa di Santa Maria Assunta.Il pastore tedesco si recava in chiesa con la testa bassa e lo sguardo triste ad aspettare che la sua padrona tornasse, perché era proprio lì che l’aveva vista l’ultima volta, quando si erano svolti i suoi funerali.
Ora Ciccio, malato da tempo, ha lasciato un vuoto in quella chiesa, ma, finalmente, ha raggiunto la sua padrona. 
 
ANSA
12 FEBBRAIO 2013
 
Addio a Tommy, cane che ha commosso l'Italia
Aspettava la padrona in chiesa dal giorno del funerale della donna
 
E' morto Tommy, il cane meticcio di 13 anni divenuto una celebrita' per la sua fedeltà alla padrona che lo ha condotto a varcare quotidianamente l'ingresso della chiesa di Santa Maria degli Angeli, a San Donaci (Brindisi), dove due mesi fa è stato celebrato il funerale della donna, scomparsa a 57 anni. Ne ha dato notizia Sebastian Mapelli che amministra ora la pagina facebook della madre, Maria Lochi, la donna che si è occupata del meticcio di 13 anni e di molti altri randagi. ''Purtroppo devo dare a tutti una triste notizia... Tommy non è più con noi! Si è spento nel sonno alle ore 15:45 a causa di un arresto cardiaco. Riposa in pace caro amico''.
Da domenica scorsa, quando si era diffusa la notizia che Tommy era in fin di vita, ricoverato in una clinica, proprio su facebook erano stati pubblicati numerosi messaggi di incoraggiamento al cane e al padrone che se ne stava occupando. A pubblicarli erano persone da tutta Italia che si erano lasciate commuovere dalla storia del meticcio che andava abitualmente in chiesa e stazionava vicino all'altare accolto da sacerdoti e da fedeli.
 
ANSA
12 FEBBRAIO 2013
 
Addio a Tommy, cane che ha commosso l'Italia
Aspettava la padrona in chiesa dal giorno del funerale della donna
 
E' morto Tommy, il cane meticcio di 13 anni divenuto una celebrita' per la sua fedeltà alla padrona che lo ha condotto a varcare quotidianamente l'ingresso della chiesa di Santa Maria degli Angeli, a San Donaci (Brindisi), dove due mesi fa è stato celebrato il funerale della donna, scomparsa a 57 anni. Ne ha dato notizia Sebastian Mapelli che amministra ora la pagina facebook della madre, Maria Lochi, la donna che si è occupata del meticcio di 13 anni e di molti altri randagi. ''Purtroppo devo dare a tutti una triste notizia... Tommy non è più con noi! Si è spento nel sonno alle ore 15:45 a causa di un arresto cardiaco. Riposa in pace caro amico''.
Da domenica scorsa, quando si era diffusa la notizia che Tommy era in fin di vita, ricoverato in una clinica, proprio su facebook erano stati pubblicati numerosi messaggi di incoraggiamento al cane e al padrone che se ne stava occupando. A pubblicarli erano persone da tutta Italia che si erano lasciate commuovere dalla storia del meticcio che andava abitualmente in chiesa e stazionava vicino all'altare accolto da sacerdoti e da fedeli.
 
LA REPUBBLICA
12 FEBBRAIO 2013
 
E' morto Tommy, il cane che aspettava la padrona in chiesa
 
Ha seguito la sua padrona, pochi mesi dopo la scomparsa. Il cane meticcio di 12 anni, Tommy, era diventato un caso per essere tornato spesso nella parrocchia dove andava a pregare Maria Lochi, la donna che si era occupata di lui e di altri randagi del quartiere. A raccontare la vicenda, il 15 gennaio scorso, era stato don Donato Panna, della Parrocchia brindisina di San Donaci nell'intervista di Valentina Tosoni
VIDEO
 
BRINDISI OGGI
12 FEBBRAIO 2013
 
Morto Tommy il cane che ha fatto commuovere l’Italia

Carmen Vesco

 
SAN DONACI (BR)– Non ce l’ha fatta e si è arreso al tempo Tommy, l’anziano meticcio, mix di pastore tedesco, balzato agli onori della cronaca dopo essere stato ospite più volte in chiesa durante le celebrazioni eucaristiche di Don Donato, il parroco che dopo la morte della padrona, Maria Lochi, gli  ha aperto le porte della sua chiesa. Si è spento nel sonno all’età di 13 anni a causa di una serie di patologie legate alla vecchiaia.
La storia di Tommy e le foto che lo ritraevano seduto su un lato, come abitudine di tutti i pastori tedeschi, sotto l’altare della  parrocchia Santa Maria Assunta  di San Donaci come un comune fedele avevano solo un mese fa fatto il giro dello stivale sulle prime pagine di tutti i quotidiani e nei tg nazionali.
Tommy, che accompagnava spesso la sua padrona Maria Lochi nei giri per il paese e anche in chiesa, dopo la sua morte, avvenuta a novembre scorso, aveva iniziato a fare capolino sempre più spesso a Santa Maria Assunta, e Don Donato, parroco missionario, con il consenso dei parrocchiani lo lasciava godere di un po’ di compagnia e calore umano, ora che era rimasto solo. Fino al giorno in cui le sue foto hanno fatto il giro del web e sono approdate nelle mani della stampa che ne ha fatto un caso nazionale. Il sindaco di San Donaci, Domenico Serio, ne voleva fare un cane di quartiere, le associazioni animaliste invocavano per lui un adozione in casa perché potesse godere gli ultimi momenti di vita in pace. Poi la “battagl ia legale” tra il figlio di Maria Lochi, Sebastian Mapelli, residente da anni a Milano, ma che si è presto reso disponibile ad adottare il “cucciolone buono” e, appunto, il Comune di San Donaci per l’affidamento. “Battaglia” breve a dire il vero perché presto Tommy sarebbe stato concesso alle amorevoli cure di Mapelli.
Ma la gioia è durata poco. Pochi giorni fa, tuttavia, l’animale è stato ricoverato presso un locale centro veterinario, sotto l’affidamento del figlio dell’ultima proprietaria, perché tanto sofferente.  Sebastian Mapelli, ha tenuto aggiornata la gente che voleva bene a Tommy via facebook, fino a che sempre via facebook tanti hanno fatto girare poco fa la notizia, fra cui Animal Amnesty che ha annunciato ufficialmente la morte dell’amico a quattro zampe così: “Pochi minuti fa è purtroppo giunta la notizia ufficiale che Tommy dalle 15.45 di oggi non è più tra noi e ha raggiunto la sua amata Maria…”.
Alla fine, fra polemiche e contese, ha scelto Tommy dove voleva andare.
 
BLITZ QUOTIDIANO
12 FEBBRAIO 2013
 
È morto Tommy, il cane che “pregava” in chiesa per la sua padrona
 
SAN DONACI (BRINDISI) – Tommy è morto. Aveva 13 anni. Un arresto cardiaco alle 15:45 del 12 febbraio ha fermato per sempre il cuore del cane, un meticcio simile a un pastore tedesco, che tutti i giorni per due mesi si è presentato ai piedi dell’altare della chiesa di San Donaci, lì dove a novembre era stato celebrato il funerale della sua padrona, Maria Lochi, morta a 57 anni. Amica degli animali, Maria era conosciuta in tutto il paese come “La Maria te lu campu”. E fra i tanti animali suoi amici, Tommy aveva un posto speciale.
Ogni giorno Maria andava a messa e Tommy aspettava pazientemente fuori, all’uscita. La prima volta che è entrato è stato per il funerale, e nessuno ha avuto più il coraggio di mandarlo via, a cominciare dal parroco, don Donato Panna. Dopo l’interesse di giornali e tv, spente le luci dei riflettori il cane si era ammalato e nessuno voleva prendersene cura, dopo che era stato conteso a colpi di carte bollate. Finché il figlio di Maria Lochi, Sebastian Mapelli, riprende Tommy con sé e lo ricovera nella clinica del veterinario Fabio Di Bello, a Fasano. Ma le condizioni di Tommy erano disperate, e non c’è stato un miracolo a salvarlo.
Sul gruppo “Amici per Tommy” un post dà l’addio a Tommy:
TOMMY non è più con noi…si è spento nel sonno a causa di un arresto cardiaco…tesoro,ci abbiamo provato e restituirti dignità…speravamo che potessi vivere i tuoi ultimi anni amato e coccolato dalla famiglia di Paolo Taurino che in questo mese e mezzo si è reso disponibile ad accoglierti…senza tanto clamore, ma armati solo di amore…invece non te ne hanno dato la possibilità, ti hanno strumentalizzato fino all’ultimo…e il pensiero va a Maria Lochi che ti ha amato, a suo figlio Sebastian che ha fatto tutto ciò che ha potuto per te,con amore,ed a Gaia,la sua compagna,che gli è stata vicina sostenendolo e proteggendolo dalla cattiveria della gente….e grazie a Mariateresa Lanzillotti, l’unica che ha raccontato la verità….ORMAI NON CI SEI PIU’ TOMMY…MA IN FONDO E' MEGLIO COSI’…QUESTA TERRA NON E’ UN POSTO PER GLI ANGELI COME TE E I TUOI FRATELLI..
 
TR NEWS
12 FEBBRAIO 2013
 
E’ morto Tommy, il cane che ha commosso l’Italia
 
SAN DONACI (BR) -  Nel pomeriggio, è morto Tommy, il cane meticcio di 13 anni che ha commosso l’Italia, diventando famoso per la fedeltà alla sua padrona tanto da aspettarla, ogni giorno, nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli, a San Donaci, dove due mesi fa è stato celebrato il funerale della donna,  scomparsa a 57 anni.
Tommy aveva iniziato a star male l’8 febbraio scorso ed oggi è sopraggiunto un arresto cardiaco.
A darne notizia su Facebook, Sebastian Mapelli, il figlio di Maria Lochi, la donna che si è occupata del meticcio e di molti altri randagi. 
 
IL TIRRENO
12 FEBBRAIO 2013
 
Fiamme in una casa, cane muore bruciato Si salva il padrone
 
MASSA - Era quasi ora di cena. Maurizio Natelli, 40 anni, stava riposando sul divano al piano superiore della sua abitazione in via Bertola 155 a Lavacchio. Aspettava la fidanzata per mangiare insieme a lei. In cucina c’era il suo cane Buck, un incrocio tra un labrador e un lupo. Anche lui con gli occhi mezzi chiusi. A un certo punto Maurizio ha sentito un odore acre e un rumore strano, si è svegliato e ha visto che il fumo aveva invaso la sua stanza. Non ci ha pensato un attimo: ha aperto la finestra, si è attaccato alla parabola satellitare e si è lasciato andare giù. Un volo di tre o quattro metri terminato sulla copertura di eternit di un casotto per gli attrezzi. Nella caduta il quarantenne ha messo male u n piede e probabilmente se lo è fratturato. Ma saranno i raggi x a dire l’esatta entità del danno. Comunque sia nulla in confronto a quello che è capitato al povero Buck, letteralmente bruciato vivo. I vigili del fuoco lo hanno trovato in una posizione che ha fatto supporre che l’animale stesse andando di sopra, forse per avvisare il suo padrone che era in pericolo. Forse ha abbaiato e Maurizio grazie a lui si è svegliato prima che il fumo potesse provocargli dei danni irreparabili ai polmoni. I pompieri comunque non hanno impiegato molto per spegnere le fiamme. In via Bertola, però, l’aria è rimasta irrespirabile per quasi un’ora. A scatenare il rogo è stato un cortocircuito, probabilmente. Le scintille poi hanno attaccato anche una bombola, ma questa nonostante il calore che cresceva tutto attorno non è esplosa. Ed è stato un miracolo perché altrimenti poteva davvero venire fuori un pandemonio, con tutte le altre abitazioni attaccate l’una all’altra lungo questa lingua d’asfalto che sale fin su in collina.
 
GAZZETTA DI MODENA
12 FEBBRAIO 2013
 
Salvati otto criceti abbandonati al gelo dentro una gabbia
 
Modena - Otto criceti russi sono stati abbandonati nella loro gabbietta di notte in un parcheggio in via Morane. Per fortuna alcuni ragazzi di passaggio, dopo aver notato gli animaletti ormai stremati a causa del gelo, hanno chiamato immediatamente i volontari del Centro fauna selvatica Il Pettirosso. L'episodio ripropone il fenomeno dell'abbandono di animali, in questo caso piccoli criceti non in grado di sopravvivere a lungo in quelle condizioni, oltretutto in balia di gatti o altri eventuali predatori, visto che la gabbia era stata lasciata aperta.
 
NEL CUORE-ORG
12 FEBBRAIO 2013
 
MILANO, LA POLIZIA PROVINCIALE HA SALVATO OTTO CARDELLINI
Trovati in una cantina della zona Baggio
 
Su segnalazione dell'Enpa, agenti della Polizia provinciale di Milano hanno recuperato diversi uccelli detenuti illegalmente nella cantina di un'abitazione privata a Milano, zona Baggio. Tra i volatili messi in salvo c'erano otto esemplari di cardellino e un lucherino, tutti appartenenti alla famiglia dei fringillidi che in base alla legge non possono essere detenuti in numero superiore a cinque. "Malgrado siano stati rinchiusi in una stanza illuminata soltanto da luce artificiale, gli animali sono stati ritrovati in buono stato - riferisce a "Omnimilano" l'assessore alla Polizia Provinciale Stefano Bolognini -. Sono stati salvati grazie all'impegno degli agenti sempre attivi nella tutela della fauna in difficoltà e dell'ambiente e grazie alla proficua collaborazione con Enpa". Il proprietario della cantina è stata denunciato mentre gli uccellini sono stati portati all'oasi WWF di Vanzago per una verifica più accurata delle loro condizioni di salute.
 
IL TIRRENO
12 FEBBRAIO 2013
 
Pecore maltrattate, chiuso l’allevamento
 
di Roy Lepore
 
STAZZEMA (LU) - Il Corpo forestale del Comando Stazione di Camaiore, assieme a tecnici veterinari dell’Asl 12 di Viareggio, hanno sequestrato un piccolo allevamento di pecore e capre, situato nel comune di Stazzema, in località Farnocchia. Denunciando il titolare per maltrattamento degli animali. Gli uomini della Forestale e i tecnici hanno deciso per questo provvedimento dopo avere constatato le evidenti condizioni di denutrizione e malnutrizione degli animali custoditi. Infatti gli animali, a causa della mancanza di cibo, faticavano anche solo a sostenersi, obbligati a nutrirsi di poche frasche, residui di potature, completamente brucati in ogni parte verde presente e con evidenti morsicature anche sulla corteccia, normalmente no n appetita da alcun animale in condizione di regolare alimentazione. Inoltre nella scarpata a valle dello stabile, seminascosto dalla vegetazione, il personale del Corpo Forestale ha rinvenuto alcune carcasse di animali deceduti, appartenenti allo stesso allevamento, che erano state gettate lì. Il titolare dell’allevamento è stato quindi denunciato per i reati di maltrattamento animale e gli animali “superstiti” sequestrati ed affidati ad altro allevatore. Si tratta, insomma, di un importante intervento della Forestale a tutela di animali maltrattati. E si spera che episodi di questo genere non accadano più, o almeno accadano meno di rado.
 
LA PROVINCIA DI VARESE
12 FEBBRAIO 2013
 
Cane imprigionato dal gelo
Lo salvano i vigili del fuoco
 
VALGANNA (VA) - Pastore bernese nelle acque gelide del torrente: lo salvano i vigili del fuoco di Varese. E' accaduto oggi a Ghirla, nella zona di piazza Perucchetti. L'animale, grossa taglia, era a spasso con la proprietaria. La donna ha raggiunto una zona isolata in mezzo al verde, libera da pericoli per l'animale come auto o altri mezzi e dove l'animale non costituisse un pericolo per gli altri, e l'ha lasciato correre. Una passeggiata in mezzo alla neve gradita dal cane. Che però, nella corsa, è scivolato cadendo nelle acque gelide del torrente che scorre a poca distanza non riuscendo più ad uscirne. La donna, in preda al panico non potendo da sola salvare l'animale, ha chiamato il 115. E sul posto sono arrivati i vigili del fuoco a loro volta calati nelle acque gelide del torrente che raggiunto e imbragato il cane , lo hanno riportato sano e salvo sulla riva prima che andasse in ipotermia.
Ma il cane di Ghirla non è stato l'unico animale messo in salvo dai vigili del fuoco di Varese. Poco dopo i pompieri sono corsi a Malnate dove un gattino si era arrampicato su un abete alto dieci metri senza più saper scendere. Senza bagnarsi questa volta i vigili del fuoco hanno utilizzato la classica scala per raggiungere il micio molto felice di lasciarsi salvare perché stanco, impaurito, e praticamente afonoo dal continuo miagolare. Salvo anche lui e restituito alla proprietaria.
 
IL GIORNALE
12 FEBBRAIO 2013
 
Sorpresa: Empy, il cagnolino di Monti, era soltanto a noleggio
Regalare il cucciolo al premier non era previsto. Andava riportato al negozio dopo la fine della trasmissione
 
Monti ha un nuovo cagnolino. Il nuovo cagnolino si chiamava Trozzy. Il premier lo ha ribattezzato Empy, che poi è diminutivo di Empatia. Ma - lo dice Corriere.it -  l'animaletto non era proprio un regalo.
Sorpresa. Il cucciolo che il Professore si è portato via dalla Invasioni barbariche di Daria Bignardi non era pensato per essere un presentino per Monti. La sfida a cui avevano pensato gli autori era un tentativo di umanizzare l'algido tecnico, mettendo alla prova la sua austerity davanti alla tenerezza di un cagnolino. L'esito però è stato a dir poco imprevisto.
Sì, perché non era previsto che il premier si portasse via il cucciolo. Anzi, dopo la trasmissione andava riportato al negozio milanese dove è stato noleggiato. Ma Monti se n'è invece andato dagli studi della Endemol con in braccio il cagnolino: un regalo non atteso, ma neppure previsto dagli ignari Babbi Natale.
 
MESSAGGERO VENETO
12 FEBBRAIO 2013
 
La Forestale recupera un cervo sulla Pesarina
 
PRATO CARNICO (UD) - A Prato Carnico, tra gli abitati di Pieria e Osais, nei pressi della strada regionale 465 di San Canciano, lungo il corso del torrente Pesarina, gli uomini della Stazione forestale di Forni Avoltri, con la collaborazione dei Vigili del fuoco, del Corpo di vigilanza locale provinciale e dell’Azienda servizi sanitari, hanno tratto in salvo un esemplare di cervo femmina, di circa dieci mesi, che era rimasto incastrato in un’opera trasversale di sbarramento sul corso d’acqua. L’animale era finito in quella che poi si è rivelata una trappola naturale, fuggendo a seguito della collisione con un automezzo, che transitava sulla strada soprastante. Il cervo è poi stato trasportato al Centro recu pero fauna selvatica di Campoformido, per essere curato e riabilitato prima di venire liberato nuovamente nel suo habitat. Intanto, la pratica dell’escursionismo, ma anche i lavori in campagna o nei boschi, o le semplici passeggiate in mezzo alla natura, spesso possono nascondere insidie per le persone, come per gli animali da accompagnamento. Lo evidenzia il Corpo forestale regionale cogliendo lo spunto da un episodio verificatosi in aperta campagna. Una squadra di forestali impegnata nel servizio di sorveglianza di carattere ambientale lungo la pista ghiaiosa che attraversa il torrente Torre tra Pavia di Udine e Buttrio, volto a contrastare il fenomeno, purtroppo diffuso, dell’abbandono di rifiuti domestici e di altra natura, ha scorto una volpe priva di vita. Per rimuovere e prelevare l’animale i forestali hanno dovuto adottare tutti gli accorgimenti e le precauzioni del caso al fine di evitare la possibilità di contagio della rabbia silvestre, una malattia diffusa appunto tra le volpi. E che per l’uomo può essere letale. Dopo u n primo sommario esame, l’animale è ; stato trasportato all’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie - struttura complessa territoriale di Pordenone e Udine - Unità operativa diagnostica clinica di Basaldella con l’obiettivo di concorrere al monitoraggio dello stato di salute della fauna selvatica, anche per poter prevenire il possibile contagio del pericoloso morbo alla fauna domestica e all’uomo. Dai risultati delle analisi, è emerso che la volpe raccolta dagli uomini del Cfr non era affetta dalla rabbia silvestre, bensì dal cimurro, malattia che, se pur meno pericolosa per l’uomo, è invece molto insidiosa per i canidi, specie per la quale risulta essere mortale o in grado di apportare permanenti conseguenze neurologiche che rendono in tal modo l’animale contagiato pericoloso anche per l’uomo. A tale proposito, il Corpo forestale regionale coglie l’occasione da questo episodio per invitare alla prudenza quanti scorgano animali selvatici in libertà, malati o privi di vita.
 
NEL CUORE.ORG
12 FEBBRAIO 2013
 
MONTIRONE (BS), SECONDO IL TAR E' A NORMA L'ALLEVAMENTO DI VISONI
L'attività può riprendere, sgomento tra gli animalisti
 
L'allevamento di visoni a Montirone (Brescia) è a norma. Lo ha stabilito il Tar che ha accolto il ricorso dei titolari contro l'ordinanza comunale di sgombero per la distanza ravvicinata alle case. L'attività può dunque riprendere, anzi, pare che i primi animali siano stati riportati nell'ex agriturismo. Secondo il Tar, la struttura ospita un allevamento – prima di polli e poi di visoni da quarant'anni – e le case sono state costruite in seguito. Ciò rende inapplicabile il regolamento comunale che impone a chi alleva animali da pelliccia la distanza minima di 100 metridalle case isolate e di 500 dal paese.
"Valuteremo se ci sono gli estremi per impugnare la sentenza", dice il sindaco Francesco Lazzaroni alla stampa locale. Sul piede di guerra gli animalisti. Domenica scorsa il gruppo "Centopercento animalisti" ha appeso ai cancelli dell'azienda uno striscione: "Voi riprendete lo sterminio, noi ricominciamo la lotta".
Non ha prodotto effetto neppure l'esposto presentato alla Procura dall'ex ministro Michela Vittoria Brambilla. L'inchiesta non ha rilevato nulla di anomalo.
http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/montirone-bs-secondo-il-tar-e-a-norma-l-allevamento-di-visoni.html
 
MESSAGGERO VENETO
12 FEBBRAIO 2013
 
Abbattimenti, partono i prelievi in deroga nelle zone di Piedimonte, Piuma e Oslavia
 
In attesa dell’eventuale “contributo” che potrà dare il lupo, servono interventi urgenti per affrontare nell’immediatezza il problema dei cinghiali. La proliferazione dei suini selvatici continua a destare preoccupazione dopo il boom delle scorribande nelle zone abitate della città che si era registrato lo scorso autunno, in particolare a Piedimonte, Piuma e Oslavia. La Provincia di Gorizia, in collaborazione con sindacati degli agricoltori, Prefettura, Polizia provinciale e municipale, amministrazione comunale e distretti venatori aveva già stilato a fine novembre un piano di interventi basato in particolare sui prelievi in deroga e, oltre agli abbattimenti, su un inasprimento dei controlli per evitare che ci siano goriziani che lasciano cibo per questi animali. A fine febbraio, è prevista proprio la partenza dei prelievi in deroga a cominciare d alle zone più a rischio, quelle cioè dove i cinghiali arrivano in mezzo alle case e possono così mettere in pericolo l’incolumità delle persone oltre all’integrità dei campi e degli orti coltivati. «Ci concentreremo prima – conferma l’assessore provinciale Mara Cernic – sulle zone come Piedimonte, Piuma e Oslavia. E’ importante partire subito in modo da evitare che la proliferazione continui in vista della primavera, quando l’attività agricola tornerà ad intensificarsi». Quanto alla gravità del problema-cinghiali a Gorizia e dintorni, l’assessore Cernic definisce «critica» la situazione: «Sarebbe opportuno – aggiunge – gestire con la Slovenia questo problema».
 
MESSAGGERO VENETO
12 FEBBRAIO 2013
 
Sul Carso sono tornati i lupi

Piero Tallandini

 
Il lupo torna a fare capolino sul Carso goriziano. A confermarlo sono i risultati di uno studio dell’Università di Lubiana, denominato “Slowolf”, che verranno presentati ufficialmente nei prossimi giorni. Alcuni esemplari sono stati dotati di radiocollare per seguirne gli spostamenti e ciò ha permesso di rilevarne la presenza anche nelle zone boschive del Carso che si trovano al di qua del confine. Una notizia sicuramente positiva per la biodiversità del territorio isontino e che assume una valenza notevole anche sotto il profilo storico visto che nel secolo scorso e prima ancora nell’Ottocento il lupo era stato letteralmente sterminato tanto che dall’ultimo dopoguerra si era pensato che nella vasta area che va dal Carso fino alle zone forestali di Tarnova e dintorni fosse ormai estinto. In passato questo straordinario animale, che per millenni ha rappresentato un “nemico” dell’uomo alimentando leggende e suggestioni popolari, poteva costituire una minaccia per le attività umane e in particolare per pastorizia e allevamento. Ma ora i tempi sono cambiati tanto che i lupi non solo vengono visti come un tesoro per la biodiversità, ma anche come una risorsa utile per contribuire alla “gestione” del territorio. Addirittura, la Provincia di Gorizia è pronta ad appoggiare un piano di reinserimento del lupo che, negli auspici, potrebbe favorire il contenimento della diffusione incontrollata dei cinghiali, problema che da tempo affligge le zona collinari attorno al capoluogo isontino. «Anzitutto il ritorno del lupo anche nel nostro territorio rappresenta una notizia positiva sotto il profilo della biodiversità"  conferma l’assessore provinciale all’ambiente, Mara Cernic -. Questo studio dell’Università di Lubiana ha permesso di stimar e una presenza, prevalentemente sul Carso sloveno, di un totale che va dai 30 ai 50 esemplari. Ma i radiocollari hanno confermato che ci sono costanti incursioni al di qua del confine. Del resto per secoli il lupo era un animale delle nostre terre e ora sarebbe bello poterne consolidare la presenza dopo che era stato considerato praticamente estinto a causa degli abbattimenti intensivi. Inoltre, la sua presenza può diventare utile anche per il problema cinghiali». «Da sempre il lupo è un nemico naturale dei cinghiali – aggiunge l’assessore Cernic - e questi ultimi hanno potuto proliferare in questi anni anche per l’assenza dei lupi, creando lo squilibrio che ha portato al boom dei suini selvatici. Per questo stiamo pensando di contribuire a un progetto mirato anzitutto ad evitare che i l lupo sia di nuovo messo in pericolo, un problema che in Slovenia è ancora sentito specie tra gli allevatori, in particolare di pecore, e i cacciatori locali che continuano a vedere questo animale come una potenziale minaccia. Se si riuscirà a proteggere il lupo si potrà contribuire anche a diminuire la presenza dei cinghiali nel nostro territorio e nel modo più naturale possibile». Il progetto “Slowolf” sarà presentato giovedì, alle 18, a palazzo Attems.
 
ADN KRONOS
12 FEBBRAIO 2013
 
Aumentano volpi, lupi e cinghiali che arrivano in città e fanno danni, 50milioni solo nel 2012
 
Roma - Con l’aumento delle aree protette gli animali selvatici lasciano le campagne per avvicinarsi sempre di più alle città provocando disagi per l’uomo, vigne, coltivazioni e allevamenti. Insolita apparizione anche nel cuore di Trastevere, all'interno del palazzo dell'Informazione di piazza Mastai, sede dell'agenzia di stampa ADNKRONOS. Una volpe rossa si è rifugiata tra computer e scrivanie fino a raggiungere la sala riunioni suscitando stupore e allarme dei redattori.
VIDEO
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Aumentano-volpi-lupi-e-cinghiali-che-arrivano-in-citta-e-fanno-danni-50milioni-solo-nel-2012_314176285970.html
 
QUOTIDIANO.NET
12 FEBBRAIO 2013
 
Traffici, l'affare milionario delle specie protette 2011, la Forestale ha accertato 189 reati e denunciato 132 persone
Scenari agghiaccianti nel dossier internazionale Legambiente PolieCo
 
Roma, 12 febbraio 2013 - Più di un`inchiesta ogni 4 giorni, con 297 persone arrestate e denunciate, 35 aziende sequestrate e un valore di 560 milioni di euro finito nelle mani degli inquirenti: negli ultimi due anni hanno interessato l`Italia 163 indagini internazionali per traffici illeciti di rifiuti, merci contraffatte, prodotti agroalimentari e specie animali. Un`escalation di speculazioni illegali e scenari sempre più inquietanti che riflettono un legame indissolubile fra l`andamento del commercio mondiale e quello dei mercati fuori legge. È quanto emerge dalla ricerca presentata oggi da Legambiente e Consorzio Polieco sui flussi illeciti tra l`Italia, l`Europa e il resto del mondo. Un dossier che, attraverso l`anali si delle connessioni fra le diverse filiere merceologiche, i soggetti coinvolti, le modalità operative, i luoghi più battuti dalle trame criminali, mette in luce come la fetta 'in nero' della globalizzazione si sovrapponga e si mischi a quella legale, crescendo con essa a velocità supersonica. 
Complessivamente, dice il dossier, i porti italiani figurano per 72 volte come punti di destinazione dei traffici e per 50 volte come aree di partenza. Ancona è quello in cui si registra il maggior numero di inchieste, seguito da Bari, Civitavecchia, Venezia, Napoli, Taranto, Gioia Tauro (Rc), La Spezia e Salerno.  Il paese più coinvolto nelle rotte illegali da e per l`Italia è la Cina, i cui porti sono stati individuati come punti di partenza o di arrivo di traffici illeciti ben 45 volte.
Al secondo posto figura la Grecia (con 21 inchieste) seguita dall`Albania (8 inchieste), dall`area del Nord Africa, da quella del Medio Oriente e dalla Turchia (rispettivamente 6 inchieste).  I business illegali aumentano per tutte le tipologie di merci considerate nel dossier Legambiente-Polieco, di pari passo con la crescita costante dei commerci internazionali.
Le esportazioni di rifiuti dai paesi Ue verso paesi non Ue, per esempio, secondo i dati Eurostat sono cresciute del 131% dal 2001 al 2009. I sequestri effettuati dall`Agenzia delle Dogane nei nostri porti dimostrano come nello stesso tempo siano cresciuti anche i traffici illeciti: 18.800 tonnellate di scarti destinati illegalmente all`estero negli ultimi due anni con un incremento del 35% circa rispetto al biennio 2008-2009.
Solo nel 2012, il 59% delle esportazioni di Pfu, il 16,5% di rottami metallici e più del 14% di scarti plastici si sono rivelati fuori legge, quindi sequestrati, ai controlli delle dogane italiane.  Cresce anche il business delle merci contraffatte, secondo le valutazioni dell`Ocse che ha stimato per il 2009 un giro d`affari per i contraffattori di oltre 250 miliardi di dollari e una perdita di circa due milioni e mezzo di posti di lavoro.
Sullo stesso trend i sequestri di animali vivi o parti di animali morti, protetti dalla Convenzione Cites sulle specie a rischio di estinzione e trafficati illegalmente. Nel complesso, nel 2011 il Corpo forestale dello Stato ha accertato 189 reati, con 132 persone denunciate all`autorità giudiziaria, 237 sequestri e 209 illeciti amministrativi per un importo notificato pari a 1.452.060,34 di euro.
Nel quadro dei mercati criminali mondiali, e soprattutto per il commercio illecito di specie protette provenienti da aree povere del mondo, gioca un ruolo importante e si alimenta la corruzione, stimata in Italia dalla Corte dei Conti intorno ai 60 miliardi di euro l`anno mentre a livello mondiale la Banca Mondiale parla di mille miliardi di dollari di tangenti. Un ruolo rilevante spetta, inoltre, alle mafie transnazionali, in particolare le triadi cinesi, la yakuza giapponese, la camorra napoletana e la mafia russa; con un ruolo sempre maggiore in Italia della `ndrangheta. Secondo Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente,  <per stroncare questi mercati illegali è importante rafforzare le azioni di contrasto e prevenzione, nel nostro Paese e a livello globale. Ci auguriamo finalmente che il prossimo Parlamento introduca nel Codice penale italiano i delitti contro l`ambiente e si impegni di ricostituire la commissione parlamentare d`inchiesta sulle ecomafie. Ma è altrettanto importante estendere a tutti i Paesi dell`Unione Europea il delitto di traffico illecito di rifiuti, che ha consentito in Italia di svelare rotte e interessi di queste organizzazioni criminali>.
 <Dobbiamo armonizzare ancora di più tutte le componenti istituzionali del Paese impegnate nel contrasto verso questo tipo di illeciti - ha detto invece il presidente di PolieCo, Enrico Bobbio - e, allo stesso tempo, perseguire l`obiettivo di una sburocratizzazione delle norme che regolano la gestione dei rifiuti, per favorire il riciclo di qualità made in Italy, attraverso la 'filiera corta' della gestione dei rifiuti. Solo in questo modo si possono evitare inutili traffici grazie a i quali, il più delle volte, si finisce per foraggiare le ecomafie e le imprese poco virtuose che, oltre a danneggiare l`ambiente e la salute dei cittadini di tutti i Paesi, conseguono risultati economici al di fuori delle regole>.
 
AGI
12 FEBBRAIO 2013
 
Germania: donna uccide 10 dei suoi 13 cani, poi si spara
 
Berlino - Una donna tedesca ha ucciso 10 dei 13 cani con cui viveva e si e' ammazzata. Il gesto e' stato compiuto quando alla porta della signora hanno bussato tre funzionari di polizia e quattro addetti della protezione animali, intervenuti per sequestrare gli animali dopo che la 49enne era stata condannata per maltrattamenti sui suoi cani.
Per tutta risposta, la donna, residente in un appartamento di Friesen, nella Germania orientale, ha sbattuto la porta in faccia agli agenti e ha iniziato a sparare, prima contro i cani e poi contro se stessa. A quel punto, i poliziotti hanno forzato la porta d'ingresso, ma hanno potuto solo constatare il decesso di 10 cani, di razza pastore australiano e della donna.
Tre cani sono sopravvissuti alla strage e sono stati affidati alle cure degli specialisti.
 
GEA PRESS
12 FEBBRAIO 2013
 
India – uomini che mordono tori – il filmato shock di PETA sulle “corride” nel Tamil Nadu
Pungolati e picchiati per una tradizione ancora molto sentita.
 
Sono iniziate lo scorso gennaio, nello stato del Tamil Nadu, le “corride” indiane. In realtà il toro non viene di regola ucciso e la “corrida” indiana (Jallikattu) è un antico quanto cruento gioco che si svolte sia nell’arena che in strada.
A nulla sono valse le proteste di PETA India che ha invitato le autorità di quel paese a bandire uno spettacolo che rappresenta una nota a demerito per l’intera India. Anzi la Corte di Madras ha rigettato il ricorso degli animalisti sulla presunta violazione alla legge indiana in materia.  Le “corride”, pertanto, si sono avviate fin dallo scorso mese.
A filmarle, però, ci ha pensato la stessa PETA.
Tori che di entrare nell’arena proprio non ne vogliono sapere. Per convincerli arrivano i pungoli metallici e finanche dolorosi morsi sulla coda. Nel filmato di PETA è possibile riconoscere, tra chi picchia i tori, quello che sembra essere un poliziotto.
Poi, una volta che l’animale è entrato nell’arena, due o più uomini cercano di afferrare l’animale terrorizzato per le corna. La corsa prosegue in strada, tra due ali di folla urlanti che infieriscono sul dorso dell’animale in fuga. Uno spettacolo crudele e che si conclude, spesso, come ha avuto modo di documentare PETA, con incidenti mortali per gli animali.
Alcuni gruppi di protezione animale europei hanno ora intenzione di lanciare una campagna di sensibilizzazione internazionale. Se da un lato tali feste si svolgono solo in uno degli Stati della confederazione indiana, è pur vero che il Governo centrale non parrebbe essere finora intervenuto.
VEDI VIDEO: 
http://www.geapress.org/corse-palii-giostre/india-uomini-che-mordono-tori-il-filmato-shock-di-peta-sulle-corride-nel-tamil-nadu/40993
 
LA ZAMPA.IT
12 FEBBRAIO 2013
 
I cani capiscono il punto di vista umano
Una ricerca dimostra che sono  più inclini a ’rubacchiare’ il cibo se l’uomo non può vederli
 
Gli amanti dei cani lo hanno sostenuto per anni: i loro amati cuccioli sono in grado di capirli profondamente. Ma questa tesi non era stata dimostrata dalla scienza, almeno fino ad ora. A cambiare le cose sono stati i ricercatori dell’Università di Portsmouth, che in uno studio pubblicato su “Animal Cognition” mostrano come i cani siano molto più propensi a rubacchiare del cibo quando pensano che nessuno li possa vedere, in particolare l’essere umano che ha appena raccomandato loro di non toccare la ciotola.  Gli esperti hanno scoperto che, se un uomo ordina a un cane di non prendere del cibo, le probabilità di vederlo disobbedire aumentano di quattro volte in una stanza buia, rispetto a una stanza illuminata. Questo dimostra che gli animali tengono conto di ciò che l’uomo può o non può vedere, spiegano gli psicologi. «Quello che abbiamo evidenziato è incredibile, perché implica che i cani comprendano che l’uomo al buio non può vederli», dice al “Daily Mail” Juliane Kaminski dell’Università di Portsmouth. «Questo significa - aggiunge - che l’animale potrebbe comprendere il punto di vista umano». La Max Planck Society ha finanziato la ricerca, costituita da una serie di esperimenti in condizioni di luce diverse, su cani domestici. Un totale di 42 femmine e 42 maschi di almeno un anno hanno preso parte ai test. «I nostri test suggeriscono che i cani decidono che è più sicuro ’rubacchiare’ il cibo quando la stanza è buia, perché comprendono in parte il punto di vista umano». Occorrono ulteriori ricerche, conclude l a studiosa, per identificare quali meccanismi controllano il comportamento dei quattrozampe.
 
NEL CUORE.ORG
12 FEBBRAIO 2013
 
SPERIMENTAZIONE SUI TOPI, STUDIO USA: "INUTILI E FUORVIANTI" I TEST
"Per sepsi, traumi e ustioni non servono"
 
"Scusate, ci siamo sbagliati". Dopo anni di ricerche, dopo che milioni di topi e ratti sono stati sacrificati in nome del presunto progresso scientifico, dopo che a centinaia di migliaia di pazienti sono stati somministrati farmaci realizzati e testati sulla base di questo modello animale, i ricercatori americani hanno dimostrato, con uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista "Proceedings of the National Academy of Sciences", che i risultati della sperimentazione sui topi non possono essere trasferiti sul modello umano per almeno tre diversi tipi di patologie (sepsi, traumi e ustioni). Ma i ricercatori – guidati dal dottor H. Shaw Warren, del Massachussets general hospital - si spingono oltre mettendo in dubbio anche l'attendibilità dei test condotti sul cancro e sulle patologie cardiache. Lo riferisce la versione online del "New York Times".
Particolarmente significativo i l caso della sepsi, la reazione potenzialmente letale che si verifica quando il corpo cerca di contrastare un'infezione: nessuno dei 150 farmaci testati con grandissimo dispendio di denaro sui topi ha funzionato sull'uomo. Il nuovo studio ha richiesto 10 anni ed ha coinvolto 39 ricercatori in tutti gli Stati Uniti ed è destinato, anche a detta di esperti estranei allo studio stesso, a modificare il corso della ricerca scientifica sulla sepsi in tutto il mondo."Il caso della sepsi è paradigmatico - spiega il direttore scientifico dell'Enpa, Ilaria Ferri -. Ai pazienti sono state somministrate circa 150 terapie farmacologiche precedentemente sperimentate sui topi: ebbene, nessuna di queste ha prodotto sull'uomo i risultati sperati, già osservati nelle cavie. Questo perché, come sostengono gli autori della ricerca, la biologia di un topo è profondamente diversa da quella di un uomo; così come sono differenti nelle due specie sia le manifestazioni patologiche sia le risposte fisiologiche. In altri termini, non c'è alcuna correlazione tra i geni dell'uomo e quelli dei topi".
"Dunque, il "paper" dei ricercatori americani - che ha dovuto attendere più di un anno prima di essere pubblicato - benché centrato sui topi, sembra avere una valenza più ampia che potrebbe far vacillare gli assunti di base, peraltro mai validati scientificamente, su cui si regge il sistema della sperimentazione animale".
"Ogni anno - prosegue Ferri - milioni di animali vengono sottoposi a sofferenze terribili e moltissimi di loro perdono la vita. La sperimentazione animale è inutile e paradossale perché alla fine, come dimostra la pubblicazione scientifica, anche noi uomini diventiamo cavie: topi di 70 kg sui qua li vengono sperimentati farmaci inaffidabili in quanto sviluppati a partire da un modello inattendibile. Pertanto, fermare i test sugli animali significa salvare la vita a milioni di esseri senzienti e contribuire realmente al vero progresso della scienza medica".
 
VITA.IT
12 FEBBRAIO 2013
 
Sperimentazione animale, «ecco perché Bersani sbaglia»
Lettera di Equivita al candidato premier: «La vivisezione non fa progredire la medicina. E i metodi alternativi già esistono. Parola di scienziati»
 
"Qual è la sua posizione in merito all'uso di animali nella ricerca biomedica? Pensa sia corretto limitare l'uso di alcune specie animali a scopo di ricerca?" Questa è la domanda di Le Scienze, edizione italiana di Scientific American posta ai leader delle principali forze politiche candidate al governo del paese dopo le prossime elezioni, contestualmente alla pubblicazione del 25° Rapporto Italia - Eurispes dove gli italiani si esprimono per l’87,3% contro la sperimentazione animale, trend costantemente in aumento. Chiara la posizione di Pierluigi Bersani (candidato per il PD) (vedi qua la sua risposta completa): «C redo che i test sugli animali siano indispensabili. Almeno fino a che non saranno individuati metodi alternativi scientificamente accettabili».
A Bersani risponde, con una lettera aperta, Fabrizia Pratesi de Ferrariis, Coordinatrice Comitato Scientifico di Equivita, comitato che unisce e coordina i medici e gli scienziati che aderiscono alla lotta contro la sperimentazione animale.
Ecco il testo della lettera:
Gentile On. Bersani,
La ringraziamo per il rispetto che concede a chi “non crede” nell’utilità della sperimentazione animale. Ma questa affermazione è poco pertinente: la sperimentazione animale non è un dogma, bensì una pratica di ricerca biomedica, che è “credibile” soltanto se ha valore scientifico.
Schierarsi come fa Lei, a fianco alle aziende chimiche nel farci credere che i test su animali tutelino la salute umana (in quanto “ahimè, non vi sono al momento altri metodi utilizzabili”) senza avere verificato questi due assunti, è un errore imperdonabile di negligenza.
A fianco alla voce di chi si oppone alla sperimentazione animale per ragioni etiche (86% dei cittadini europei, indagine Commissione, 2006; 87% Eurispes 2013) esiste un’altra voce, deliberatamente negletta - di scienziati coraggiosi e onesti che si battono per spiegare e dimostrare con i loro studi (ormai spesso pubblicati sulle grandi riviste scientifiche, come Nature, Scientific American, Science, ecc.) che il cosiddetto “modello animale” non ha predittività alcuna per l’uomo, non farà progredire la medicina. Neppure (cosa ancor più grave) potrà dare indicazioni utili a tutelare la nostra salute da un ambiente reso sempre più aggressivo con varie forme d’ inquinamento (vedi il caso dell’amianto, autorizzato al commercio in quanto testato su animali). Un elenco lunghissimo di questi testi si trova sul sito.
In quanto al Suo secondo assunto, secondo il quale i metodi alternativi scientificamente accettabili non esistono ancora, esso rivela un’altra grave lacuna nell’ informazione che Lei ha ricevuto. I metodi alternativi, che sono i soli scientificamente accettabili in quanto non si deve scordare che la sperimentazione animale NON LO E’, non solo esistono, ma sono anche stati molto spesso già adottati in tutti i continenti. Ad esempio, negli Stati Uniti, per un piano federale quinquennale di tossicologia cellulare, dopo la pubblicazione nel 2007, da parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche, su richiesta dell’Agenzia per l’Ambiente, del Rapporto intitolato “Tossicologia del XXI secolo”. Questo annunciava come nei test di tossicità (75% della ricerca su animali) lo studio poco affidabile dell’animale vivo avrebbe ceduto il posto allo studio in vitro delle cellule umane, e avrebbe costituito un “cambiamento epocale” nella ricerca biomedica, paragonabile ad altri momenti importanti nella storia della scienza, ad esempio quelli determinati dalla scoperta della penicillina, quell a del DNA o quella del computer.
Le nuove ricerche sulle cellule umane, che dobbiamo ai progressi rivoluzionari della biologia e della genetica, analizzano gli effetti di una sostanza e anche quelli combinati di diverse sostanze (in dosaggi e in combinazioni diverse) e offrono la possibilità reale di prevedere e di prevenire effetti dannosi alla salute e all’ambiente. Questi metodi, tra cui la tossicogenomica, che è in grado di far conoscere le variazioni subite dai geni umani in presenza di una sostanza tossica, aprono orizzonti talmente smisurati da non poter nemmeno lontanamente essere messi a paragone con le conoscenze assai ridotte (oltre che errate per qualsiasi specie che non sia quella analizzata) fornite dall’animale. Sono metodi robotizzabili (duplicabili), rapidissimi, mentre per i test richiesti dal Regolamento Europeo REACH (per la valutazione e regolamentazione delle sostanze chimiche immesse nell’ambiente) le 30.000 sostanze da analizzare richiederebbero, su animali, non meno di mezzo secolo, anche usando tutti i laboratori esistenti nella UE.
Una volta fatti gli investimenti necessari per la riqualificazione dei laboratori, i nuovi metodi sono anche infinitamente più economici.
Tuttavia i legislatori europei non hanno voluto ascoltare gli esperti che appositamente si erano recati a Bruxelles per istruirli sulla necessità di basare REACH su prove di tossicità moderne e affidabili (vedi conferenza stampa promossa da EQUIVITA e ANTIDOTE a Bruxelles il 11/11/05) e, lasciando che il metodo di tossicologia di base rimanesse quello sull’animale, hanno vanificato l’immenso impegno dello stesso Parlamento europeo nell’elaborazione della legge, come pure l’imp egno successivamente assunto dagli Stati membri per ridurre l’inquinamento chimico nell’ambiente.Il risultato è quello di una crescita rapidissima delle malattie tumorali e neurodegenerative, e di tanti altri effetti nocivi, quali la sterilità.Perché non sono stati “validati” e autorizzati i nuovi metodi di ricerca tanto utili ed efficaci? La prima ragione è la procedura lunghissima richiesta dalla UE (10 anni in media; quando giunge l’approvazione il metodo è già superato); la seconda ragione è che viene usata come “gold standard” - per la valutazione dei risultati - proprio la sperimentazione su animali (sic… nonostante essa sia il solo metodo che non è mai stato “validato”). Facile capire che non si giunga ad alcun risultato.Ma la ragione per cui comunque è ancora in uso la sperimentazione animale - per la quale i nostri discendenti non ci “rispetteranno” e neanche ci giustificheranno - è che essa consente “l’incertezza della prova”, molto comoda per evitare responsabilità o procedimenti legali nel caso di danni alla salute (“abbiamo fatto il possibile, ma tutti sappiamo che l’animale non sempre è predittivo”).
Ma c’è anche di più: la sperimentazione animale consente spesso di predeterminare risposta. Come ha dimostrato la polemica sorta di recente riguardante l’esito dei test su roditori del mais OGM, in Francia. (“hanno usato il ceppo di topi più resistenti al cancro” oppure “hanno usato la specie animale più idonea a subire effetti negativi”).
Il Comitato Scientifico EQUIVITA e ANTIDOTE-EUROPE propongono all’On. Pierluigi Bersani (che si è giocato molti voti con questo giudizio avventato) di programmare al più presto - nell’ipotesi di una sua vittoria nelle prossime elezioni - un’audizione e un dibattito pubblico in Parlamento, in cui questo tema tanto importante e tanto trascurato venga affrontato, senza censure e preclusioni.Occorre infatti far capire che la tutela della ricerca scientifica e la tutela degli animali vanno esattamente nella stessa direzione e che il Parlamento Europeo, nell’emanare la Direttiva 2010/63 ha perso un’occasione unica per consentire alla UE quell’aggiornamento e quel progresso scientifico che tutti aspettavamo.
 
L’UNIONE SARDA
13 FEBBRAIO 2013
 
Massacra cane a bastonate e lo getta via
Un pastore denunciato a Calasetta (CI)
  
 

 

 

 

 


NELLA FOTO - MALTRATTAMENTI SUGLI ANIMALI - IMMAGINE SIMBOLO

Calasetta (CI) - Ha ucciso a bastonate un cane e poi l'ha gettato in un terreno. Un pastore è stato denunciato dai carabinieri a Calasetta.

Incurante di agire davanti a testimoni, un pastore di 45 anni ha ucciso a bastonate un cane randagio che era entrato nel suo terreno nella zona di Campo Scia Main. Alcune persone, che hanno assistito esterrefatte alla brutale aggressione, hanno segnalato l'episodio ai carabinieri che hanno trovato il povero animale privo di vita, e gettato in un terreno della cooperativa San Maurizio. I militari hanno denunciato il pastore.
 
GEA PRESS
14 FEBBRAIO 2013
 
Calasetta (CI) – Il cucciolo tra le pecore – Finito con il cranio sfondato a colpi di bastone
Intervento dell'Arma dei Carabinieri - Al pastore, ora denunciato, imputate le spese di smaltimento.