IL TIRRENO
lunedì 17 giugno 2002

 

La lettera. Animali
 
 
IL "Bioparco" è uno zoo diseducativo


Raimondo Stiassi WWf

In località Cedrino, vicino a Cecina, l'Ekoclub ha creato, non molto tempo fa, una struttura all'aperto denominta «Bioparco» ove sono detenuti molti animali prevalentemente esotici, parecchi di loro sono chiusi in una lunga serie di gabbie, mentre altri, in genere uccelli acquatici vegetano in una sorta di piscina dalla quale non possono volar via perchè forse sono stati privati di alcune penne remiganti o timoniere.
Dopo aver visitato tale struttura, parecchie persone continuano a rivolgersi a me per lamentare le condizioni in cui vivono certi animali e affermare che ritengono diseducativo portare scolaresche a visitarla.
Questo «Bioparco», come e forse più dei soliti zoo, è infatti un luogo assai triste perchè mostra animali selvatici detenuti in una perenne prigionia lontano dai loro ambienti naturali.
Poichè l'Ekoclub è una filiazione della Federcaccia, cioè della maggiore associazione venatoria nazionale, non bisogna stupirsi che abbia creato tale zoo e cerchi di farlo visitare ai ragazzi delle scuole; chiaramente per abituarli a considerare gli animali selvatici non già come creature aventi il diritto di essere rispettate e vivere libere, bensì come «prodotti» di una natura asservita all'uomo, possibilmente cacciatore, e da esso gestita al solo scopo di soddisfare i propri capricci più egoistici e spesso crudeli. Del resto, questa propensione dell'Ekoclub, patrocinando le fiere dell'uccellagione di La California in Comune di Bibbona. Se si considera che l'uccellagione, o cattura degli uccelli con le reti, è una delle pratiche venatorie più distruttive e crudeli ed è oggi vietata dalle leggi internazionali (anche se, manco a dirlo, in Italia è tuttora permessa per fornire richiami vivi ai cacciatori da appostamento), tutti possono capire che l'Ekoclub, patrocinando quelle squallide fiere, dimostrò fin da allora di essere portatore di una filosofia decisamente venatoria, non certo ecologista come il suo nome vorrebbe far credere.


 

IL TIRRENO
mercoledì 26 giugno 2002

Non chiamiamolo bioparco


Condividiamo in pieno quanto scritto nella lettera del sig. Raimondo Stiassi, da voi pubblicata, in merito al Bio Parco Gallo Rose di Cecina. Oltre alle gabbie, alla totale insensibilità verso gli animali, al mancato rispetto verso il loro benessere, vogliamo sottolineare la mistificazione messa in atto per accalappiare la gratificazione di chi non sa o non può riflettere (per esempio i bambini). Chiamare ciò bioparco, una struttura che mortifica la vita con la stessa ipocrisia con cui i cacciatori si proclamano amanti della natura. È vero: amanti della natura morta.
Ci auguriamo che i lettori siano intelligenti e critici, che sappiano riflettere e approfondire, quindi riconoscere la mistificazione.
Cordialmente.
Silvia da Milano Gruppo Bairo  bairo.info

Le lettere e gli interventi possono essere recapitati alla redazione di Cecina del Tirreno, piazza Duomo 1/B. Oppure inviati per fax, al numero 0586 - 682071, o per e-mail: cecina.itØil tirreno.it.

 

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