Cani destinati a diventare cavie da laboratorio in Germania. È questa una delle ipotesi investigative che nei mesi scorsi ha spinto la Procura di Brescia ad aprire un’inchiesta su un canile-rifugio della Bassa.
L’indagine ha preso il via a novembre dal sequestro di quindici meticci scoperti mentre viaggiavano stipati in un Traffic Renault e in un’auto furgonata.
I due mezzi, intercettati e bloccati dai carabinieri del Nucleo antisofisticazioni a Sirmione, erano diretti in Germania. A insospettire i militari la fuga dell’auto staffetta che precedeva il furgone. I cani di età compresa fra i 3 e i 5 anni provenivano tutti dallo stessa struttura di accoglienza convenzionata con l’Asl, ma gli animali, avrebbero successivamente rivelato gli accertamenti, erano stati presi in carico dal titolare di un rifugio privato.
Non solo, i cani viaggiavano senza la certificazione sanitaria necessaria per un trasporto internazionale, ma su alcuni era visibile il tentativo di eliminare il tatuaggio di riconoscimento.
Inoltre due certificati veterinari di una coppia di animali del rifugio privato risultavano essere in realtà emessi per animali del canile convenzionato. Le condizioni di salute degli animali erano pessime tanto che un’esemplare sofferente di diabete morì poco dopo essere stato trasferito al centro sanitario dell’Asl di Brescia.
I cani sequestrati vennero successivamente riaffidati al canile di pertinenza ma l’indagine è proseguita. L’attenzione degli inquirenti si è concentrata in particolare su alcuni personaggio del Lodigiano e del Milanese in contatto con le strutture di accoglienza del Bresciano.
Gli investigatori hanno ascoltato anche molti volontari testimoni involontari di alcuni episodi su cui la magistratura sta ancora cercando di fare piena luce.
n.s.