RISPOSTA DEL GIORNALISTA DE "LA NAZIONE" DELL'11/02/2003 |
Cari amici di Bairo
Probabilmente tutti voi mi disprezzate, come senza dubbio mi disprezza la signora Roberta Restelli di Bareggio. Mi chiamo Alessandro Vannetti e sono il giornalista di La Nazione autore dell’articolo apparso in cronaca di Siena il 29 gennaio 2003, per il quale la signora Restelli mi ha inviato un messaggio tanto gentile quanto caustico. Vorrei rispondere a lei e spiegare a lei e a voi alcune cose che, mi sembra, sono da chiarire.
Credo che più riflessione, meno superficialità e soprattutto più informazione non siano da consigliare solo ai giornalisti. Nella lettera della signora Roberta ci sono molti passaggi che, a mio giudizio, avrebbero meritato meno superficialità, più riflessione e più informazione. E non mi riferisco al giudizio di <amorevole solidarietà> che mi attribuisce nei confronti di Prospero Antonaccio (l’accalappiacani di Colle Val d’Elsa denunciato per maltrattamento di animali e “sputtanato” da Striscia la Notizia), quello è il suo giudizio e non ho la presunzione di farglielo cambiare. Mi riferisco ad altro. La signora Roberta scrive testualmente: <…critichiamo l’immoralità dell’amministrazione comunale che lo protegge cercando casa per lui (l’accalappiacani) e la sua famiglia di animali, ignorando volutamente e colpevolmente che il signor Antonaccio ha subito un sequestro per il maltrattamento di questi animali, molti dei quali gli sono stati già sottratti. La cosiddetta famiglia (i cani rimasti) di Prospero Antonaccio è costituita non da familiari ma da animali crudelmente e ripetutamente seviziati>. Se prima di parlare la signora si fosse informata avrebbe scoperto che le cose non stanno così. Innanzi tutto l’Antonaccio non ha subito solo un sequestro ma è stato denunciato penalmente; inoltre gli animali che gli sono stati sottratti non sono “molti” ma tutti. Quello che più importa, però, è che la famiglia di Antonaccio non è composta da animali, ma da una moglie (ammalata di tumore al cervello in fase terminale) e da una bambina di 8 anni (che merita anch’essa una tutela e una protezione non inferiori a quella dei cani del suo sciagurato padre). Passatemi qualche domanda un po’ provocatoria: sapete quanto costano le cure oncologiche? sapete cosa vuol dire sopportarle in una famiglia monoreddito? sarebbe più morale un’istituzione comunale che non provasse a prendersi cura di una famiglia così? Faccio presente che nell’enorme degrado mostrato da Striscia non ci vivevano solo i cani, ci vivono ancora Antonaccio, sua moglie e sua figlia. Ci vivono per mancanza di soldi e sono stati sfrattati. Non parlo della mia pietà per Prospero Antonaccio, parlo dell’obbligo dell’amministrazione comunale di aver pietà di una morente e di una bambina di otto anni, che hanno diritto la prima a morire sotto un tetto e la seconda a una speranza di futuro. E la signora Roberta sbaglia anche quando ritiene che il Comune di Colle Val d’Elsa non usa la tanta solerzia, dispendio e buona volontà che ha usato per Antonaccio per sostenere i volontari dei canili dove per rispetto civiltà e amore sicerca di dare una vita accettabile ai cani. Se si fosse informata un po’ meglio non le sarebbe stato difficile sapere che da 12 anni il Comune di Colle Val d’Elsa (dove mi onoro di essere nato) finanzia con circa 40 milioni annui il canile allestito in località Drove e gestito dall’associazione U.N.A (Uomo, Natura, Animali) che probabilmente Bairo conosce. Un canile che è stato costruito per salvare dalla soppressione voluta dalla legge per i randagi che non vengono né cercati dai padroni né adottati. Se si fosse informata meglio avrebbe certamente saputo che a Colle non un solo cane è stato abbattuto negli ultimi 12 anni, e che c’è in corso un progetto per realizzare un cimitero per animali dove cani, gatti etc. potranno essere sepolti con la testa rivolta verso la casa dei padroni, un cimitero la cui costruzione e la cui gestione saranno interamente a carico del Comune.
Questo sentivo di dover dire riguardo alla famiglia di Prospero Antonaccio e del Comune di Colle. Quanto alle colpe dell’accalappiacani ci penserà la magistratura. Quanto a me non amo gli animali meno della signora Roberta e, liberissimi ovviamente di credermi o meno, provo per Antonaccio la stessa repulsione che prova lei. Vivo in campagna e avendo molto spazio posso permettermi di avere due cani e una quantità incognita e incontrollabile di gatti, colombi, tortore, polli e conigli che vanno d’amore e d’accordo e vivono liberi, sani, e felici insieme a me, che finanzio per quanto posso l’U.N.A, non possiedo pellicce e non mangio i miei animali perché sono vegetariano per scelta libera e responsabile. E ogni tanto penso anche agli uomini, cercando di non fare d’ogni erba un fascio e di distinguere le responsabilità perché i figli non debbano pagare le colpe dei padri, soprattutto i figli dei padri più sciagurati. Anche a costo di veder scambiato questo mio impegno per “amorevole solidarietà” verso qualche scriteriato.
Spero perdonerete una lettera troppo lunga venuta così di getto e che vogliate trasmettere alla signora Roberta insieme ai miei saluti.
Poggibonsi 11 febbraio 2003
Alessandro Vannetti
La Nazione Valdelsa Via Costituzione 19 53036 Poggibonsi (SI)
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Risposta di Lucia Brogi Presidente U.N.A. Poggibonsi (Siena), al giornalista Alessandro Vannetti de "La Nazione" 18/02/2003
Subject: caso accalappiacani di Colle Val d'Elsa, il canile U.N.A. risponde a Vannetti |
Poggibonsi,
Egr.Sig. ALESSANDRO VANNETTI c/o La Nazione – Valdelsa Via Costituzione n.19 53036 POGGIBONSI
Scrivo la presente quale Presidente della Associazione di Volontariato U.N.A. – Uomo Natura Animali di Poggibonsi O.N.L.U.S. in relazione a quanto da Lei scritto, e diramato tramite posta elettronica in data 11.2.2003, in risposta ai messaggi di protesta a Lei inviati dai frequentatori del sito animalista “BAIRO”, al fine di smentire alcune cose, da Lei riferite, perché non rispondenti a verità e di precisare alcune inesattezze contenute in quanto da Lei scritto. Faccio anzitutto presente che l’Associazione da me rappresentata (pur essendo, suo malgrado, pesantemente coinvolta, anche per il solo fatto di ospitare da mesi i cani sequestrati senza, per adesso, avere ricevuto alcun indennizzo o contributo, nonostante le cure ordinarie e veterinarie, anche onerose, prestate agli animali custoditi), così come ha fatto sin dall’inizio della vicenda che ha riguardato il purtroppo ben noto accalappiacani dei Servizi Veterinari della Valdelsa, non intende entrare nel merito dei fatti attualmente all’esame dell’Autorità Giudiziaria. Per amore di verità debbo comunque fare presente che non è vero che all’accalappiacani in questione siano stati sottratti tutti gli animali, perché in occasione del primo sequestro del 17.10.2002 gli furono lasciati alcuni cani nonché un vitello, due mucche, cavalli, capre, galline, conigli etc., mentre in occasione del secondo sequestro del 17.11.2002 gli furono lasciati ben ventidue cani. Non desidero inoltre (e non solo per rispetto della privacy) entrare nel merito di alcune notizie da Lei riportate in relazione alla vita privata del suddetto accalappiacani, per confutarle con le diverse informazioni di cui sono in possesso. Non posso tuttavia tacere che quanto da Lei riferito a tale riguardo rappresenta solo una parte della verità e, tra l’altro, quella parte che, per come è stata riferita, parrebbe essere più favorevole ed accattivante per la persona di cui si tratta. Desidero invece smentire recisamente e puntualmente le notizie da Lei fornite che riguardano l’Associazione da me rappresentate, e precisamente:
non è vero, come Lei ha scritto, che “il Comune di Colle Val d’Elsa … finanzia con circa 40 milioni annui il canile allestito in località Drove e gestito dall’Associazione U.N.A.”; è vero invece che il Comune nel corso degli anni ha versato all’Associazione le seguenti somme: nulla per gli anni 1989, 1990, 1991 e 1992; lire 4.000.000= all’anno per gli anni 1993, 1994 e 1995; per l’anno 1996 (essendo nel frattempo entrata in vigore la citata legge regionale toscana n.43/1995, che prevedeva la stipula di convenzioni con associazioni di volontariato per adempiere all’obbligo disposto dalla legge ai comuni di adoperarsi per la prevenzione del randagismo) lire 20.000.000= in forza della prima convenzione (Rep. 3625 del 22.7.1996); lire 20.000.000= all’anno per gli anni 1997 e 1998 in forza della seconda convenzione (Rep. 4087 del 22.7.1998); lire 22.000.000= per l’anno 1999 in forza della terza convenzione (Rep. 4320 del 3.9.1998); lire 22.000.000=, oltre adeguamento ISTAT, all’anno per gli anni 2000, 2001 e 2002 in forza della terza convenzione (Rep. 4615 del 26.7.2002). =°= Prima di concludere desidero fare un’ultima notazione: può anche darsi che Lei (come scrive testualmente) provi “repulsione” per la persona di cui si tratta; ma è certo che Lei ha uno strano modo di dimostrare questa “repulsione” dal momento che ha firmato ben due articoli (gli unici due di simile tenore, mi sembra, tra quelli pubblicati nella stampa locale), apparsi su La Nazione il 19.11.2002 ed il 29.1.2993, chiaramente a favore del soggetto in questione. Con i migliori saluti Lucia Brogi Presidente U.N.A. Poggibonsi (Siena)
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